VALOREE n ER gi A

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V A L O R E
e n er g i a
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V A L O R E
e n er g i a
C VA - C o m pa g n i a Va l d o s ta n a d e l l e A c q u e - C o m pa g n i e Va l d ô ta i n e d e s Ea u x
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Sommario
CVA S.p.A.
Compagnia Valdostana delle Acque
Compagnie Valdôtaine des Eaux S.p.A.
Via Stazione, 31 - 11024 Châtillon (AO) - I
Tel. +39 0166 823111 - Fax +39 0166 823105
E-mail: [email protected]
web: www.cvaspa.it
Art direction, progetto grafico
e impaginazione
?B! Conseil - Baratti
Coordinamento editoriale
Barbara Bonetti
Marie-Rose Colliard
Alessandra Norat
Testi
Barbara Bonetti
Marie-Rose Colliard
Eugenio Serra
Fotografie
Archivi CVA
Angelo Morelli
Stefano Venturini
Fotolito e stampa
Musumeci S.p.A.
Quart - Valle d’Aosta
© CVA S.p.A., 2010
Tutti i diritti riservati.
È vietata la riproduzione
anche parziale dell’opera
Finito di stampare
nel mese di maggio 2010
presso Musumeci S.p.A.
Quart (Valle d’Aosta)
CVA ringrazia tutti coloro che hanno contribuito, a vario titolo, alla realizzazione di questo libro con la loro preziosa collaborazione.
Un grazie particolare alla dott.ssa Manuela Ussin per le informazioni fornite a supporto del capitolo dedicato alla storia.
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Valle d’Aosta. Terra di quattromila
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Valle d’Aosta. Acqua pura
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CVA. una storia di energia
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Gruppo CVA. Forza d’insieme
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Eaux de la Vallée. Energia pura
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CVA. Centrali, dighe, bacini
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diga di beauregard
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centrale DI champagne 1
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CENTRALE DI avise
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CENTRALE DI signayes
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diga di place moulin - CENTRALE DI VALPELLINE
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CENTRALI di quart e di Nus
92
CENTRALE DI chÂtillon
100
CENTRALE DI maËn
108
CENTRALE DI bard
116
centrale di sendren
120
CENTRALE DI pont-saint-martin
128
CENTRALE DI QUINCINETTO 2
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È con grande piacere che traccio una breve presentazione per il decimo anniversario di Compagnia Valdostana delle
Acque, non solo come Presidente della Regione ma anche per averne condiviso in prima persona lo sviluppo per un periodo di tempo. CVA rappresenta senza alcun dubbio un fiore all’occhiello per la Valle d’Aosta: realtà economica di successo e
all’avanguardia, esempio di valorizzazione delle risorse naturali locali e di innovazione di una vocazione secolare, capofila
nello sviluppo delle fonti alternative nella Regione, modello di integrazione con il territorio e di rispetto e tutela dell’ambiente.
Questi anni sono stati caratterizzati da un primo periodo di stabilizzazione, a cui ha fatto seguito un programma di ristrutturazione, che è culminato in un solido progetto di espansione e di investimenti. Un percorso di crescita che è stato tracciato
e attuato in un costante e costruttivo confronto con la comunità, le istituzioni, gli enti locali e il Consorzio dei Comuni del
Bacino Imbrifero Montano. Si può quindi affermare che il futuro di CVA si inserisce a pieno titolo nella strategia di sviluppo
della Regione, improntata al rispetto dell’ambiente, attenta ai cambiamenti climatici, impegnata nel risparmio di emissioni
di CO2, scrupolosa nella salvaguardia dei diritti acquisiti, cosciente che l’acqua rappresenta per la Valle d’Aosta e per il suo
sviluppo una risorsa fondamentale.
Augusto Rollandin
Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta
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CVA - Compagnia Valdostana delle Acque S.p.A. compie dieci anni di vita e di attività. Anche per un’azienda un anniversario
costituisce una tappa importante e un momento di bilancio, in termini di risultati raggiunti e prospettive per il futuro.
E se dieci anni di per sé sono forse pochi, sono però quelli fondamentali perché sono i primi, ossia quelli che condizionano in
maniera determinante la crescita, ponendo le basi di ogni sviluppo successivo. Questo decennio è stato caratterizzato da una
“rivoluzione” nel settore dell’energia: dal monopolio di ENEL si è passati alla liberalizzazione del mercato, sia nella produzione
sia nella vendita di energia. Un cambiamento che ha imposto a CVA di effettuare, tempestivamente, scelte strategiche di posizionamento di mercato. Anche la formula dei consorzi di autoproduzione ha rappresentato una scelta vincente che continua
ad essere un unicum nel panorama nazionale. CVA ha acquisito competenze nelle attività di trading dell’energia, passando
attraverso la nascita della Borsa elettrica e dei mercati a termine finanziari e fisici; si è dotata di una struttura organizzativa
idonea, efficiente e motivata per competere sul mercato nazionale. E poi, ancora, la dinamica di mercato ci ha imposto, e ci richiede, di interrogarci sul futuro, ponendo in essere decisioni di ampliamento, di diversificazione delle fonti di produzione e di
allocazione geografica, perché l’azienda è una realtà dinamica che, con la sua crescita, si rafforza e contribuisce alla ricchezza
del territorio su cui è radicata. Con la pubblicazione di questo libro intendiamo fare memoria di un cammino, innanzitutto
per riconoscere e porre nella giusta evidenza il lavoro di chi, nei decenni, ha saputo puntare con lungimiranza e tenacia all’acquisizione di sempre nuove competenze e a un continuo miglioramento sotto il profilo professionale.
Cogliamo qui l’occasione di ricordare con affetto il dottor Francesco Guerrieri (1943 - 2005), che è stato, oltre che Presidente
di Finaosta, anche Presidente di CVA, dal 2001 fino alla sua scomparsa avvenuta nel dicembre del 2005. Lo ringraziamo per
aver messo al nostro servizio la sua provata esperienza e per la fiducia accordataci nelle fasi delicate dell’avvio delle attività.
Riccardo Trisoldi
Presidente CVA S.p.A.
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Il decennale di un’azienda costituisce senza dubbio un’occasione e un’opportunità. L’occasione, con la realizzazione di questo
libro, di proporre un itinerario che mette al centro l’acqua come principale ricchezza del territorio e risale indietro nel tempo, prendendo le mosse dall’avvio dello sfruttamento delle risorse idroelettriche valdostane nei primi anni del Novecento. E
racconta, in sintesi, la storia di CVA, dalla sua nascita ad oggi, ripercorrendo le tappe fondamentali dello sviluppo di questa
azienda, che in un tempo così breve ha saputo affermare il suo valore, operando a livello locale e a livello nazionale, anche
attraverso le sue aziende controllate che, insieme, costituiscono oggi un Gruppo di riconosciuta solidità e professionalità.
Attraverso la descrizione di alcuni impianti, forse tra i più rappresentativi per tipologia e localizzazione territoriale, con l’ausilio di immagini fotografiche di grande impatto, il lettore sarà guidato in un progressivo percorso di conoscenza dell’azienda
che - ci auguriamo - lo renderà via via più consapevole della presenza di CVA distribuita su tutto il territorio regionale e del
suo contributo in seno all’economia locale. Benché la storia di CVA sia recente, ci preme mettere in evidenza come essa poggi
le sue fondamenta su un patrimonio produttivo che ha radici lontane nel tempo ed è incardinato in maniera solida sul territorio, e come nel rispetto di questo territorio l’azienda voglia accrescere questo patrimonio produttivo. Fare memoria dei primi
dieci anni dell’azienda offre anche l’opportunità di ricordare, anche solo simbolicamente, tutti coloro che, in diversa misura
e a vario titolo, hanno contribuito alla sua nascita e alla sua evoluzione e ringraziare tutti coloro che tuttora offrono il loro
lavoro, il loro tempo ed il loro impegno per consentire a CVA di continuare ad essere una risorsa per la comunità di questa
regione, non solo sotto l’aspetto economico ma anche per la tutela dell’ambiente della Valle d’Aosta.
Paolo Giachino
Direttore Generale CVA S.p.A.
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valle d’aosta.
terra di
quattromila
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ambiente alpino
Le tracce del passato costellano il paesaggio, riportando alla
memoria i momenti salienti di una storia composita e affascinante: insediamenti liguri e celtici di età preistorica; monumenti grandiosi, eredità della lunga dominazione romana
iniziata con la fondazione di Aosta nel 25 a.C.; oltre cento tra
castelli e torri medievali; numerosi e diffusi luoghi di culto,
espressione di fede profonda. E, per la storia più recente, strade, ponti, fortificazioni militari, dimore signorili, esempi di
architettura rurale, terrazzamenti, canali, acquedotti, fino
alle grandi installazioni industriali, testimonianza dei mutamenti economici del XX secolo.
Tutto ciò attesta il passaggio, nei secoli, in vallate non sempre
accoglienti, in un territorio in cui l’altitudine media è pari a
2.061 m slm, di generazioni di uomini che hanno saputo farsi
amica una terra a tratti ostile. Uomini che hanno imparato a
coabitare con la natura alpina, l’hanno letteralmente conquistata agli usi agropastorali, dimostrando doti rare di energia e
tenacia nell’utilizzazione di quel 20% di territorio posto sotto
i 1.500 metri di quota, l’unico disponibile per le colture.
I valdostani, nel corso del tempo, hanno valorizzato le loro
risorse ambientali, tramandato antiche tradizioni, salvaguardato particolarità linguistiche e culturali improntate a una
lunga storia di autonomia. Questa preziosa eredità dei secoli
è confluita, a livello politico-amministrativo, nell’istituzione
della Regione Autonoma a statuto speciale (1948).
E, oggi come allora, questo piccolo e variegato popolo montanaro (125.000 abitanti circa) continua ad aprirsi all’accoglienza e all’ospitalità, tra montagne che contemporaneamente lo
proteggono e lo mettono in relazione col mondo circostante.
Incastonata come una perla preziosa nel settore nord-occidentale dell’Italia, la Valle d’Aosta è la più piccola delle venti
regioni del Paese.
Formatasi nel corso dell’orogenesi alpina, è stata modellata
sapientemente nella sua morfologia durante la glaciazione
quaternaria. Il tracciato della Dora Baltea, di circa 100 km,
prende avvio dalle sorgenti ai piedi del Monte Bianco e giunge sino a Pont-Saint-Martin, dove il corso del fiume prosegue
verso la Pianura Padana. I sedici affluenti della Dora, con le
rispettive vallate laterali dai paesaggi variegati e verdeggianti,
completano la fisionomia di un territorio che vanta il possesso delle quattro cime più alte d’Europa: il Monte Bianco
(4.810 m), possente massa granitica; il Monte Cervino (4.478
m), dalla inconfondibile forma piramidale; il Monte Rosa
(4.634 m), seconda cima delle Alpi per altezza; il Gran Paradiso (4.061 m), unico quattromila interamente contenuto nel
territorio italiano. Le forme uniche di queste montagne, insieme ad una ventina di altri picchi che superano i 4.000 metri, hanno reso celebre la Valle d’Aosta nel mondo e l’hanno
trasformata, negli ultimi 150 anni, nella patria eletta dell’alpinismo e in una meta ambita del turismo internazionale.
La caratteristica peculiare della regione, che la differenzia da
altre vallate alpine limitrofe, consiste nell’essere completamente circondata dai monti: questa posizione intra-alpina ha
segnato in maniera profonda i suoi abitanti, determinandone
carattere e vicende storiche.
Terra di confine, aperta verso il Piemonte e l’Italia, collegata
alla Francia e alla Svizzera tramite valichi d’importanza strategica frequentati ininterrottamente fin dalla preistoria, la Valle
d’Aosta è stata sempre terra di passaggio e di scambio, crocevia internazionale tra il Mediterraneo e l’Europa centrale.
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valle d’aosta.
acqua pura
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ghiacciai, torrenti,
laghi e cascate
Il giudizio complessivo sulla qualità biologica delle acque dei
torrenti valdostani, costantemente monitorate dall’Agenzia
Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Regione sulla
base delle caratteristiche delle comunità biologiche viventi sul
fondo dell’alveo, risulta positivo in tutte le stazioni controllate,
ubicate sia sulla Dora sia sui corsi d’acqua laterali.
Circa 1.150 piccoli laghi di origine glaciale, insieme con i più
grandi bacini di origine artificiale ottenuti dallo sbarramento
di valli e torrenti, vivacizzano i panorami montani delle vallate valdostane, creando angoli suggestivi e offrendo l’opportunità di passeggiate sempre diverse. La maggior parte dei
laghi è ubicata nella fascia altimetrica tra i 2.500 e i 3.000 m
slm, mentre sono praticamente assenti i laghi di fondovalle.
Insieme alle numerose cascate e agli “orridi” che si aprono tra
pareti rocciose vertiginose, i laghi alpini alimentano la fantasia delle popolazioni del posto, che li descrivono abitati da
spiriti, fate e folletti. L’acqua ha sempre stimolato l’immaginazione dell’uomo, per la sua stessa doppia valenza: sorgente
di vita o causa di pericolo, quando non sia controllata e dominata dalla sua intelligenza.
Una risorsa vitale, di cui la Valle d’Aosta è straordinariamente ricca, che ha chiesto all’uomo, nei secoli, di mettere in gioco le sue migliori capacità e competenze per il suo utilizzo
quotidiano: dalla lotta per “addomesticarla” e ridurla a scopi
potabili e irrigui, all’utilizzazione della sua forza motrice per
attivare segherie, mulini, laboratori artigianali di vario tipo,
sino alla produzione di energia idroelettrica a partire dalla
fine del XIX secolo.
Una terra di montagne poste nel cuore del mondo alpino. Una
terra plasmata dai ghiacci, a cui l’acqua ha dato, nel corso dei
millenni, il suo contributo essenziale nel modellare l’ambiente: incrementando il terreno alluvionale, fertile e coltivabile,
e realizzando angoli da fiaba, spettacolari dal punto di vista
paesaggistico.
Il bacino imbrifero della Valle d’Aosta coincide con il corso
della Dora Baltea e dei suoi sedici affluenti principali. Il limite
delle nevi perenni è posto ad una quota compresa tra i 2.800 e
i 3.300 m slm, a seconda dell’esposizione al sole o al vento.
Nel complesso, 208 ghiacciai si estendono nella regione, per
circa 156,80 km 2, il 4,8% della superficie totale. Generalmente ubicati oltre i 3.000 metri di quota, possono anche
giungere a lambire il fondovalle, come nel caso dei ghiacciai
di Courmayeur.
E se pure è sensibile il ritiro degli ultimi decenni in ragione
dell’innalzamento termico generale (l’estensione dei ghiacci
era di circa 237 km2 nel 1930), essi rappresentano ancora una
riserva d’acqua imponente. Tra i mesi di maggio e ottobre
l’apporto di acqua glaciale nella Dora è di circa un miliardo di
metri cubi, ossia un terzo del deflusso totale del fiume. Insieme alle precipitazioni della stagione invernale, questa riserva
costituisce un fondamentale serbatoio di acqua pura, preziosa
per gli usi potabili e irrigui, per la produzione di energia per
le lavorazioni artigianali e industriali, per la vita dell’uomo e
l’equilibrio dell’ambiente in generale.
Sul 40% del territorio valdostano l’innevamento si prolunga
in media per nove mesi all’anno. Il manto nivale svolge una
preziosa funzione regolatrice dei deflussi idrici: con lo scioglimento delle nevi, in primavera, la portata dei torrenti aumenta sino a dieci volte il livello della secca invernale.
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cva.
una storia
di energia
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radici nel passato
secolo e l’inizio del successivo, l’industrializzazione nella nostra regione. Dapprima l’interesse si concentra sulla necessità
di provvedere la città di Aosta di illuminazione pubblica, in
sostituzione delle vetuste lampade ad olio o a gas. Nel 1885
nasce la Société valdôtaine pour l’éclairage public, il cui primo modesto impianto deriva le acque dal torrente Buthier.
Quando, il 4 luglio 1886, il treno raggiunge Aosta in occasione
dell’inaugurazione della via ferrata, la piazza centrale (allora
Piazza Carlo Alberto) è totalmente illuminata a festa. La costruzione della ferrovia, in quegli anni, con la componente di
modernizzazione e di apertura che comporta, è un elemento
di stimolo anche per la ricerca nel settore idroelettrico.
Negli anni successivi parecchi altri centri abitati, per lo più per
iniziativa dei Comuni, realizzano impianti di illuminazione
pubblica alimentati da nuove centrali in corrente continua.
Negli stessi anni Ottanta del XIX secolo la scoperta di Galileo
Ferraris, relativa alla trasformazione dell’energia elettrica in
forza motrice, apre la strada all’applicazione tecnica dell’elettricità ai vari processi produttivi. È una vera rivoluzione. Anche le risorse idriche valdostane acquistano una importanza
inimmaginabile fino a pochi anni prima. L’energia elettrica
diventa competitiva rispetto ad altri tipi di energia e la sua
trasferibilità in corrente alternata, anche per lunghe distanze,
risulta la carta vincente. La regione è catapultata direttamente
nell’era industriale e avvia una serie di processi irreversibili
che porteranno profonde trasformazioni nella compagine
sociale e culturale della vallata.
L’elemento di maggior interesse, all’inizio, è dato dallo sviluppo nella bassa Valle d’Aosta di imprese industriali collegate
allo sfruttamento delle risorse idriche. Peraltro, in mancanza
di significativi progetti imprenditoriali locali e con l’assenso
L’utilizzo delle risorse idriche ha costituito un pilastro portante dell’economia della Valle d’Aosta in ogni epoca, in ragione dell’abbondanza di acqua di cui questa terra dispone.
Nella gestione e valorizzazione di questo bene così prezioso e
per sua natura vitale i valdostani hanno imparato a mettere
in campo concrete forme di collaborazione e di solidarietà.
Lo testimoniano la costruzione e l’organizzazione dei rus,
imponenti opere di canalizzazione a gestione collettiva o
consortile che solcano l’intera Valle d’Aosta e che hanno costituito, a partire dal Medioevo, la base dell’economia agropastorale della regione. Realizzati fin dal XIII secolo per assicurare una ripartizione equa e proporzionata delle acque sul
territorio, essi hanno dato una risposta concreta alle esigenze
legate all’uso potabile e domestico dell’acqua per gli uomini e
gli animali e all’uso irriguo per la campagna. Una severa regolamentazione presiedeva alla gestione e alla manutenzione
di questi canali, di cui era responsabile la collettività nel suo
insieme.
Fin dal XV e XVI secolo l’acqua viene sfruttata anche per la
produzione di energia meccanica. Anche nel caso della Valle
d’Aosta le prime forme protoindustriali si sviluppano proprio
lungo canali appositamente derivati dai corsi d’acqua. Vengono azionate primitive ruote ad acqua (le progenitrici delle attuali turbine idrauliche) che, tramite ingranaggi lignei,
muovono seghe per il taglio del legname, magli e forge per i
primi embrioni della siderurgia, frantoi e mulini per la trasformazione dei prodotti della terra. L’energia ricavata dall’acqua non viene però ancora trasportata a distanza e quindi
i primi centri di questa industria alpina ante litteram sono
tutti concentrati lungo torrenti o canali. È proprio la nascita
del settore idroelettrico a mettere in moto, tra la fine del XIX
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quelle del Marmore e dell’Evançon. Altre aziende di rilevanza
internazionale come Elektrobank, Edison, la società Brambilla
di Milano (che rileva il cotonificio di Verrès) intrecciano le
loro vicende con quelle della Valle d’Aosta in un momento
storico di notevole crescita del settore.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, con l’aumento esponenziale della domanda di energia, determina un’ulteriore espansione, che in Valle fa i conti anche con le esigenze
dell’industria siderurgica Ansaldo di Aosta, la quale ottiene
numerose concessioni di sfruttamento di acque e procede alla
realizzazione di diversi impianti. Sorgono in questi anni (19151921) le centrali di Fontainemore, Aymavilles, Chavonne,
Champagne, Grand Eyvia, Moline, Valpelline, Ollomont,
nessuna delle quali è però ancora dotata di un serbatoio
stagionale. I primi bacini artificiali, quelli del Vargno e del
Gabiet nella valle di Gressoney, saranno inaugurati proprio
agli inizi degli anni Venti.
Il 19 aprile 1918 ha luogo la fusione della SIVA con la PontSaint-Martin, Società Industriale Elettrochimica, da cui sorge, con l’appoggio di tutte le principali banche italiane, la SIP,
Società Idroelettrica Piemonte, con sede a Torino. La SIP mette subito in cantiere il progetto della costruzione della diga di
Cignana in Valtournenche, volta ad assicurare il fabbisogno
energetico del polo industriale Torino-Biella-Aosta-Alessandria; e successivamente procede all’assorbimento di diverse
ditte di produzione e distribuzione di energia dell’Italia nordoccidentale.
La politica del governo fascista degli anni Trenta è volta a
sostenere il settore idroelettrico con agevolazioni di vario
tipo, anche nel quadro della politica autarchica promossa
dal regime (finanziamenti alle imprese nazionali, promozione dell’uso dei primi apparecchi elettrici domestici, meccanizzazione delle campagne, elettrificazione delle linee ferroviarie). A seguito della grande crisi economica del 1929,
l’intervento dello Stato si concretizza, nel 1933, nell’acquisizione della SIP da parte dell’Istituto per la Ricostruzione
Industriale: si tratta, in un certo senso, di una prima forma
di una legislazione nazionale che privilegia il comparto agricolo più che quello industriale, la Valle d’Aosta viene fatta
oggetto di attenzione da parte di ingenti capitali stranieri e
nazionali, che colgono perfettamente l’importanza strategica
del nuovo mercato elettrico. Così, per esempio, lo stabilimento della Società metallurgica di Pont-Saint-Martin, entrato in
funzione nel 1887 per il trattamento elettrolitico del rame, è
trasformato, dal 1899, con l’intervento dell’azienda tedesca
Schuckert, in Società Industriale Elettrochimica di PontSaint-Martin. Essa diventerà poi la prima rilevante industria
elettrocommerciale sorta in Piemonte.
Nel 1895, nel frattempo, si è costituita ad Aosta la Società
Cooperativa di Produzione e Consumo di Luce Elettrica, che
costruisce la prima centrale di produzione di energia all’interno di un edificio, occupato precedentemente da un mulino,
sul Buthier. La società nel 1911 prenderà il nome di Società
Cooperativa Forza e Luce.
I primi anni del XX secolo vedono moltiplicarsi le iniziative di costruzione di centrali in Bassa Valle. I primi impianti
(Pont-Saint-Martin, Challand-Saint-Victor, Bard) utilizzano
salti limitati, generati dalla deviazione di acque captate dai
torrenti di fondovalle; sia i loro costi di costruzione sia l’impatto ambientate risultano quindi attenuati. Nel solo anno
1907 vengono avanzate ben undici richieste di concessione
per sfruttare le acque dei vari torrenti valdostani. Gli anni
immediatamente successivi vedono un notevole ampliamento della rete tramite l’allacciamento tra le prime centrali, lo
scambio di energia invernale contro energia estiva con autoproduttori locali, i primi contratti con la società Alta Italia,
la realizzazione (negli anni 1913-1915) delle prime linee di
distribuzione ad alta tensione.
Nel 1913 la SIVA, Società Idroelettrica della Valle d’Aosta (istituita nel 1907), già in possesso di diverse concessioni di derivazioni di acque e proprietaria della centrale di Montjovet,
tenta di avviare uno sfruttamento razionale delle risorse idriche locali con l’acquisizione di tutte le concessioni di derivazione industrialmente utilizzabili sul territorio, a partire da
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I decreti luogotenenziali del settembre 1945 con cui s’istituisce l’ordinamento amministrativo autonomo della Valle
d’Aosta all’interno dello Stato italiano le garantiscono la concessione gratuita delle acque a scopo idroelettrico per novantanove anni. Durata ribadita dallo Statuto Speciale della
Regione Autonoma Valle d’Aosta (legge costituzionale n. 4 del
26 febbraio del 1948), che le attribuisce anche i nove decimi
dei canoni statali, a meno che lo Stato non intenda utilizzare
le acque per un piano di interesse nazionale (situazione che si
verificherà in effetti nel 1962 al momento dell’istituzione di
ENEL). Nel frattempo, il 2 settembre 1950 tiene la sua prima
seduta il consiglio di amministrazione del costituendo Consorzio Elettrico del Buthier, istituito con lo scopo di provvedere agli usi domestici della città di Aosta e coprire le necessità della Società Nazionale Cogne (ex Ansaldo). Nello stesso
anno prendono avvio i grandiosi lavori per la realizzazione
del lago artificiale di Beauregard in Valgrisenche, che coinvolgono più di ottocento operai, provenienti in maggioranza
dal Veneto e dal Sud Italia. Qualche anno dopo, nel 1958, è la
volta della nuova centrale di Valpelline e del relativo progetto
di sbarramento di Place Moulin, i cui lavori si protrarranno sino al 1965 con una manodopera ancora più consistente.
A metà degli anni Cinquanta sono inaugurate anche le centrali di Avise e di Quart. È il 6 dicembre 1962 quando entra
in vigore in Italia, dopo un lungo dibattito parlamentare, la
legge n. 1643 che, istituendo l’Ente Nazionale per l’Energia
Elettrica (ENEL), gli conferisce il monopolio di produzione,
importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica su tutto il territorio del Paese. ENEL assorbe la quasi totalità dei produttori
di energia elettrica, con le loro centrali, linee di trasporto,
clienti. La nuova rete elettrica italiana collega le linee che precedentemente alimentavano, in servizio separato, anche ampie aree urbane e industriali; tutti gli utenti prelevano il loro
fabbisogno da quest’unica rete in cui anche i pochi produttori
privati rimasti immettono la loro energia.
di nazionalizzazione del settore, motivata dalle condizioni
economiche generali. Le iniziative sul territorio valdostano
di questo periodo culminano, in occasione della visita ufficiale di Mussolini in Valle d’Aosta nel maggio del 1939, nella
posa della prima pietra della centrale di Châtillon; nel mese
di luglio del medesimo anno entra in funzione la centrale di
Champagne 2 a Villeneuve.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, inevitabilmente, gli impianti di produzione di energia si trasformano
in altrettanti bersagli dei bombardamenti aerei alleati prima,
delle azioni di sabotaggio contro i tedeschi poi, da parte dei
partigiani, nelle prime fasi della guerra di Liberazione dopo
l’armistizio dell’8 settembre 1943. A partire dall’autunno del
1944, con l’evolversi degli eventi bellici, la situazione si rovescia e il Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia
richiede ai gruppi di resistenti la difesa a oltranza delle installazioni della Valle d’Aosta. La salvaguardia degli impianti di
produzione diventa uno degli obiettivi strategici fondamentali in particolare nel corso della ritirata dei tedeschi nella primavera del 1945.
Con la ricostruzione, la domanda di energia s’impenna. In
Valle d’Aosta riprendono i progetti interrotti con lo scoppio
della guerra e nuovi impianti sorgono in tutto il territorio.
Il dibattito politico che porterà nel volgere di due anni alla
costituzione della Valle d’Aosta in regione autonoma è l’occasione per affrontare la questione dei diritti sulla proprietà
delle acque. Queste ultime, considerate a partire dal XVIII
secolo - con la fine del sistema feudale - proprietà delle comunità locali, erano infatti state trasferite con la legge Bonomi
(1915) al demanio statale: fatto, questo, che aveva dato corso
ad un ampio dibattito in seno alla comunità locale e a irrisolte
questioni giudiziarie. Il centralismo tipico del regime fascista aveva poi ulteriormente acuito la tensione, chiedendo ai
Comuni valdostani di rinunciare ai loro diritti sulle acque e ai relativi canoni. Sulla questione dell’indipendenza delle risorse idriche valdostane verte la polemica contro il governo anche durante l’intero periodo di guerra.
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liberalizzazione del settore elettrico, definendo tempi e modalità secondo le quali le attività di produzione, importazione,
esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica diventano
libere, con l’obiettivo specifico e concreto di porre termine
alla condizione di monopolio statale e creare un mercato elettrico nazionale concorrenziale. Il decreto Bersani definisce,
inoltre, le variazioni attinenti la struttura societaria, il sistema
della rete e la cessione parziale della capacità di generazione
da parte di ENEL.
Infatti, l’articolo 8 del decreto prevede che, a decorrere dal
1° gennaio 2003, a nessun soggetto sia consentito produrre o
importare, direttamente od indirettamente, più del 50% del
totale dell’energia elettrica prodotta in Italia. Per questo motivo entro detta scadenza ENEL, fino ad allora monopolista,
dovrà cedere parte della propria capacità produttiva, secondo
un apposito piano che prevede la vendita di tre lotti di vendita
denominati GENCO (dall’inglese Generation Company).
Il suddetto decreto prevede anche che le attività di trasmissione e dispacciamento, distribuzione e vendita siano separate,
ossia gestite da società distinte.
La normativa entra il vigore il 1° aprile del medesimo anno.
Per quanto riguarda specificamente la situazione valdostana, il decreto ribadisce le norme contenute negli articoli 7-10
dello Statuto Speciale del 1948, relative alla concessione gratuita per novantanove anni alla Regione delle acque pubbliche esistenti. Lo Stato cede, inoltre, alla Valle i nove decimi
del canone annuale percepito a norma di legge per le concessioni di derivazioni a scopo idroelettrico. Sono trasferite
alla Regione le funzioni amministrative in materia di acque
pubbliche destinate ad irrigazione e ad uso domestico, nonché quelle che disciplinano l’utilizzo delle acque pubbliche ad
uso idroelettrico.
Considerando il ridimensionamento della posizione privilegiata di ENEL, si possono ritenere superati i limiti posti dalla
legge della nazionalizzazione alla piena operatività dei poteri
assegnati alla Regione dal proprio Statuto in materia di subconcessioni di acque pubbliche per uso idroelettrico.
Alla data del 1° gennaio 1963 gli impianti in servizio in Valle
d’Aosta sono 42, con una potenza totale di 838.000 kW e una
produzione di circa 2.522.000 kWh: 18 provengono dalla SIP
(la quale, al momento della cessione a ENEL delle sue centrali, si volge alla telefonia, con il nome di STIPEL), 8 dalla
Cogne Acciai Speciali, 3 dalla ditta Cravetto, 2 dal Consorzio
Elettrico Buthier, 11 da società diverse, tra cui le Cooperative
Forza e Luce di Aosta e di Gignod, la Guinzio Rossi, la Brambilla, la ILLSA, la Società Alluminio, Actis, Birra Aosta.
La legge istitutiva di ENEL pone, di fatto, la parola fine al pluralismo nella generazione dell’energia e, nel caso valdostano,
esautora l’amministrazione regionale dai suoi poteri statutari
in materia di concessione di acque pubbliche a scopo idroelettrico. La Regione si oppone, pertanto, al progetto di nazionalizzazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale che chiama in causa i diritti riconosciuti nello Statuto
Speciale del 1948. Il ricorso presentato alla Corte Costituzionale viene però respinto in nome del valore prioritario della
pubblica utilità e del superiore interesse nazionale. Provvedimenti successivi ripristineranno, nel 1982, la potestà della
Regione nel subconcedere, ad enti locali e consorzi, le acque
relative a derivazioni idroelettriche con potenza ridotta.
Nel frattempo alcuni cambiamenti prendono forma nell’assetto giuridico-istituzionale. A quasi trent’anni dalla sua
istituzione, nell’agosto 1992, con la legge n. 359 ENEL si trasforma da ente pubblico economico in società per azioni. È il
primo passo verso la privatizzazione. L’articolo 2 della legge
contiene un elemento essenziale per la Valle d’Aosta: la cessazione dell’esclusività di ENEL sull’attività di produzione di
energia elettrica determina il ripristino dei diritti riconosciuti
alla Regione dallo Statuto del 1948.
La vera svolta ha inizio il 16 marzo 1999 con l’emanazione
del decreto legislativo n° 79, detto “decreto Bersani” dal nome
dell’allora ministro dell’Industria che lo propose, in recepimento della direttiva comunitaria 96/92/CE del Parlamento e
del Consiglio Europeo del 19 dicembre 1996.
Tale provvedimento legislativo avvia, in Italia, il processo di
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reperite le fonti di finanziamento dell’operazione - tra le quali
una emissione obbligazionaria europea di 700 milioni di euro concordati i servizi di transizione con il gruppo ENEL e definiti gli accordi operativi. Nel corso della negoziazione anche
l’assetto dell’operazione prende un indirizzo di ben maggiore rilevanza: la Regione Autonoma Valle d’Aosta acquisirà il
100% delle attività produttive di ENEL localizzate in Valle.
Il 19 aprile 2000, nella sede del palazzo regionale, il Presidente
della Giunta, Prof. Dino Viérin, l’amministratore delegato
di ENEL, Ing. Franco Tatò, e il presidente di Finaosta, Dott.
Francesco Guerrieri, siglano la vendita, da parte di ENEL
all’amministrazione regionale, dei 26 impianti che sorgono
sul territorio valdostano compreso quello di Quincinetto situato in Piemonte. L’accordo di vendita diventa esecutivo dal
1° giugno 2001, anche a seguito della necessità di reperire le
fonti di finanziamento dell’operazione, (sia per la quota di
debito in capo all’azienda sia per finanziare l’acquisto), da
parte della Finaosta S.p.A. del 100% delle azioni della società
GEVAL S.p.A. e del 49% della società di distribuzione e vendita dell’energia ValDist S.p.A., poi denominata DEVAL S.p.A.
La nuova struttura dell’operazione assicura il pieno controllo,
da parte della Valle d’Aosta - prima regione in Italia - della gestione delle acque e della produzione idroelettrica regionale,
nonché una discreta influenza sulle attività locali di distribuzione e vendita dell’energia. Sei mesi più tardi, il 21 dicembre
2001, con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2001, la società
GEVAL incorpora la preesistente società CVA, di proprietà
della Regione, acquisendone i siti produttivi e assumendo la
nuova denominazione di CVA S.p.A.- Compagnia Valdostana
delle Acque - Compagnie Valdôtaine des Eaux S.p.A., con
sede a Châtillon. Il risultato di ciò che si può considerare una
scelta lungimirante e una complessa operazione finanziaria
significa oggi per la Regione Autonoma Valle d’Aosta, tramite CVA S.p.A., l’opportunità di valorizzare le risorse idriche
valdostane nel pieno rispetto del territorio e della sua lunga
storia, oltre alla possibilità di essere protagonista del futuro
sviluppo del settore elettrico non solo regionale.
Evidentemente, questi grandi cambiamenti normativi e le riforme attuate nel settore elettrico a livello nazionale hanno in
Valle d’Aosta notevoli ripercussioni e, in un certo senso, trovano questa regione pronta al cambiamento, se non all’avanguardia.
Fin dal 1995, infatti, la Regione Valle d’Aosta aveva acquisito alcuni impianti idroelettrici di ILVA Centrali Elettriche,
società nata nel 1989 per gestire il patrimonio idroelettrico
al servizio della Cogne Acciai Speciali. A conclusione di una
lunga e articolata trattativa tra l’amministrazione regionale
e il gruppo ILVA, con apposito mandato alla propria finanziaria Finaosta, venivano acquisiti i terreni e fabbricati dello
stabilimento siderurgico di Aosta e tre impianti idroelettrici:
quelli di Verrès, di Champagne 2 a Villeneuve e di Lillaz a
Cogne. Successivamente all’acquisto delle quote azionarie la
denominazione ILVA Centrali Elettriche veniva modificata in
“Compagnia Valdostana delle Acque - Compagnie Valdôtaine des Eaux”, con sede ad Aosta. Nel 1997 era stata acquistata
da CVA anche la centrale di Issime, di proprietà della Regione
e, precedentemente, appartenente al gruppo ILLSA Viola di
Pont-Saint-Martin, pure esso operante nel settore siderurgico
valdostano.
Quando, nel 1999, si avvia in maniera definitiva il processo
di liberalizzazione del mercato elettrico, l’amministrazione
regionale presenta ad ENEL, in occasione della prima tappa del tour nazionale organizzato dalla società per l’avvio
del processo di privatizzazione, l’ipotesi di acquisire il 50%
della proprietà dei 26 impianti presenti sul territorio regionale - 18 lungo i corsi d’acqua delle valli laterali e 8 lungo
il corso della Dora Baltea - costituendo un’apposita società
con ENEL. L’obiettivo di ENEL di crescere in nuove aree di
business e il conseguente fabbisogno di cassa spingono la
società ad abbracciare con favore la proposta della Regione
che, per il tramite di Finaosta, avvia un lungo processo negoziale protrattosi da maggio 1999 al 19 aprile 2000, data di firma dell’“Accordo Quadro”. Un documento di rilevanza storica, che traccia le linee d’intesa a seguito delle quali vengono
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gruppo cva.
forza
d’insieme
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obiettivi condivisi
settore fondamentale come quello elettrico: IDROENERGIA
S.c.r.l., IDROELETTRICA S.c.r.l., CVA Trading S.r.l.,
VALDIGNE ENERGIE S.r.l., RAL S.r.l., CVA - Sole S.r.l.,
Saint Denis Vento S.r.l.
IDROENERGIA S.c.r.l. è la società del Gruppo CVA che è stata costituita per prima. Nasce infatti nel 1996, tre anni prima
dell’entrata in vigore del decreto Bersani che, in attuazione
della direttiva europea 96/92/CE, ha dato avvio al processo
di liberalizzazione e riorganizzazione del settore elettrico,
su impulso della Regione Autonoma Valle d’Aosta che, con
l’acquisto delle prime centrali idroelettriche nel 1995, voleva
rendere partecipe il sistema produttivo regionale dei vantaggi
derivanti dalla produzione locale di energia. I soci fondatori
sono CVA e una trentina di imprese valdostane del settore
industriale e dei servizi, soprattutto aziende che gestiscono
gli impianti a fune delle località sciistiche.
È proprio grazie alla forma di consorzio, in questo caso di
consorzio di autoproduzione da fonte rinnovabile, che
IDROENERGIA ha potuto rifornire i propri soci, a partire dal
2001, anche quando questi non si potevano definire “clienti
idonei”, secondo la definizione dell’art. 14 del decreto Bersani,
che stabiliva i tempi e i consumi annui necessari per poter
entrare nel mercato libero, ossia scegliere il proprio fornitore di energia. La costituzione di IDROENERGIA ha dunque
permesso alle aziende valdostane di poter accedere al mercato
libero con ampio anticipo rispetto ai tempi previsti dalla liberalizzazione del mercato. IDROENERGIA, oggi, rifornisce
aziende operanti su tutto il territorio nazionale, posizionandosi nel mercato elettrico tra i primi fornitori di energia da
fonte rinnovabile. Le aziende fondatrici locali sono poi confluite nella società consortile IDROELETTRICA.
CVA S.p.A. - ovvero Compagnia Valdostana delle Acque Compagnie Valdôtaine des Eaux S.p.A. - nasce nel 2000, a
seguito dell’operazione di acquisizione, da parte della Regione
Autonoma Valle d’Aosta, dei 26 impianti idroelettrici di
ENEL presenti sul territorio valdostano, compresa la centrale
di Quincinetto.
Pilastro portante dello sviluppo economico della Valle d’Aosta, CVA è una realtà produttiva in piena espansione, dalle
grandi potenzialità. Innovazione e investimento sono le
parole d’ordine che il gruppo ha fatto proprie, rafforzando
negli anni la sua immagine di compagine solida e capace di
guardare al futuro.
Il forte legame con la realtà circostante è la carta vincente di
CVA, che ha saputo porsi nel solco della tradizione locale,
attivando strategie collaborative con le politiche regionali e
proponendosi come azienda innovativa e aperta. Le ricadute
positive sul territorio sono evidenti. Il costante reinvestimento degli utili nella crescita delle società ha formato una delle più solide aziende del settore, non solo italiano ma anche
europeo, ponendo le solide premesse per la realizzazione di
nuovi impianti finalizzati ad aumentare la capacità produttiva, sia utilizzando l’acqua, sia sperimentando la valorizzazione delle altre fonti rinnovabili come il sole e il vento. La
crescita dell’azienda ha trainato con sé un aumento dell’occupazione e una crescita della forza-lavoro in termini numerici e qualitativi, facendo della logica del lavoro di gruppo,
della condivisione degli obiettivi, della correttezza operativa
alcuni dei valori fondanti del gruppo. Gruppo che, nel corso
degli anni, è stato creato intorno a CVA, assegnando ad ogni
società controllata una missione e degli obiettivi specifici, in
grado di generare opportunità di business e di lavoro in un
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Ravano Power S.r.l. La società si preoccuperà della realizzazione del campo eolico di 3 MW nel Comune di Saint-Denis,
non appena giungerà al termine l’iter di autorizzazioni, previsto per la fine del 2010.
Il Gruppo CVA guarda con ottimismo al futuro. L’obiettivo
primario è di preservare, migliorare ed ampliare il parco centrali presente in Valle d’Aosta. Il piano di investimento per
i prossimi anni è ambizioso, ma anche le opportunità che il
mercato nazionale è in grado di offrire sono vagliate attentamente dalla società. Perché l’azienda è un organismo vitale e,
con la crescita ed il continuo confronto con gli stimoli esterni,
un organismo si rafforza e “rimane giovane”.
IDROELETTRICA S.c.r.l. è anch’essa un consorzio di autoproduzione che inizia ad operare nel 2003. Il consorzio,
identico nella sua forma giuridica e nel suo core business ad
Idroenergia, si distingue per il suo particolare legame
con il territorio locale, in quanto è costituito unicamente da
soci operanti in Valle d’Aosta.
CVA Trading S.r.l. è invece costituita come società a responsabilità limitata e opera dall’ottobre 2002 come grossista, ai sensi del decreto Bersani (1999). La società di trading è l’azienda
tramite la quale vengono gestiti i flussi di energia in immissione e prelievo del gruppo, oltre ad acquistare energia per poi
rivenderla non solo ad aziende di grandi e medie dimensioni
operanti a livello nazionale, ma anche alle partite IVA e ai
clienti domestici della Valle d’Aosta.
VALDIGNE ENERGIE S.r.l., costituita nel gennaio del 2005,
con i comuni di Pré-Saint-Didier, La Thuile e Courmayeur,
ha lo scopo di realizzare e gestire i nuovi impianti idroelettrici sulla Dora di La Thuile: l’impianto di Faubourg, caratterizzato da una produzione media attesa stimata di 35 GWh
all’anno e l’impianto di Torrent, che, con una galleria di 4.300
metri di lunghezza e un cambio di pendenza da 19% a 0,05%
lungo il suo percorso, è un esempio di opera ingegneristica di
notevole portata. La produzione annua è prevista in 50 GWh.
RAL S.r.l. è stata costituita a maggio del 2009 da Renergetica
Srl, ma nel dicembre dello stesso anno CVA ne acquisisce il
controllo. RAL gestisce la realizzazione di uno dei più importanti impianti fotovoltaici a terra del nord Italia, quello realizzato ad Alessandria, su un terreno che si estende per 15 ettari,
caratterizzato da una potenza massima di 7,3 MW e una produzione annua complessiva stimata intorno agli 8 GWh.
Sempre nel solare CVA ha avviato la realizzazione, nel corso
del 2009, del primo impianto solare a terra in Valle d’Aosta:
è quello di località La Tour, nel Comune di Quart, con una
potenza massima di 178 kW.
CVA sta guardando anche all’energia eolica, con Saint Denis
Vento. Quest’ultima è stata costituita nel dicembre del 2009
e da aprile 2010 è compartecipata al 50% tra CVA S.p.A. e
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eaux de la vallée.
energia pura
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100% idroelettrico
dei servizi offerti ai propri clienti. Con una semplice procedura di autorizzazione, il marchio può essere ceduto, in licenza d’uso, alle aziende rifornite da IDROENERGIA ed
IDROELETTRICA che ne facciano richiesta, per essere utilizzato sul packaging dei loro prodotti, sui materiali promozionali o informativi, così come presso i punti vendita, nelle
filiali e negli uffici di rappresentanza, per evidenziare l’utilizzo di energia da fonte pulita e testimoniare, in questo modo,
una scelta di valore e di concreto impegno ambientale.
Il marchio EAUX DE LA VALLÉE - Energia pura testimonia
l’impiego di energia al 100% pulita, prodotta dagli impianti di
CVA, attraverso l’utilizzo dell’acqua proveniente dalla Valle
d’Aosta. Questo marchio, che richiama nel suo nome e nella
sua grafica gli elementi caratterizzanti dell’energia prodotta
da CVA, vale a dire la montagna e l’acqua, nasce con il duplice intento di contrassegnare con un tratto distintivo l’energia
di CVA come energia da fonte rinnovabile, priva di emissione di CO2 e, contestualmente, di offrire ai soci dei consorzi
IDROENERGIA e IDROELETTRICA che utilizzano gli impianti di CVA la possibilità di comunicare, sia all’interno delle loro aziende sia ai loro consumatori finali, la loro scelta di
utilizzare energia pulita.
L’utilizzo del marchio EAUX DE LA VALLÉE testimonia
così un’attenzione condivisa, sia da parte del produttore sia
da parte del consumatore, ai temi di salvaguardia ambientale
e sottolinea i benefici legati alla produzione e al consumo di
energia da fonte rinnovabile.
La scelta di un’energia in armonia con l’ecosistema si sposa,
infatti, con l’esigenza di ridurre le emissioni di inquinanti immesse annualmente nell’atmosfera, di contribuire all’utilizzo
e allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, di preservare il territorio e i suoi equilibri per le generazioni presenti e
future. A tale scopo CVA si impegna, al suo interno, anche al
rispetto di una politica ambientale e di specifiche procedure
che consentono di ottenere ogni anno la certificazione ISO
14001 di tutti i suoi impianti.
Oltre a porre in giusta evidenza l’attenzione ambientale,
EAUX DE LA VALLÉE rispetta anche la regola fondamentale di un sistema basato sulla qualità totale, ossia quella della
ricerca continua di un ampliamento e di un miglioramento
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cva.
centrali,
dighe, bacini
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presenza diffusa
SVIZZERA
FRANCIA
DIGA DEL GOILLET
DIGA DI GABIET
PERRÈRES
diga di PLACE MOULIN
DIGA DI CIGNANA
senz’altro inconsueto, ma che presenta aspetti di indubbio interesse e che, per certi versi, potrà sorprendere.
Oggi le centrali e tutti gli altri luoghi della produzione idroelettrica sono infatti carichi di nuovi significati e possono
acquistare una valenza anche paesaggistica e culturale. L’impianto non si limita più solo al suo originario ruolo produttivo, ma si trasforma in bene prezioso, patrimonio di tutti:
diventa meta di piacevoli escursioni e persino strumento
di apprendimento sul campo, in occasione di visite guidate
aperte al grande pubblico.
Compagnia Valdostana delle Acque è proprietaria sul territorio valdostano di 30 centrali idroelettriche, che hanno una
potenza nominale complessiva pari a 908 MW: sedici impianti di tipo fluente, nove impianti a bacino e cinque impianti a
serbatoio compongono nello specifico questa realtà che produce ogni anno circa 2.700 GWh di energia pulita.
Le centrali idroelettriche di CVA con le loro dighe, i loro bacini artificiali e i loro canali adduttori sono distribuite capillarmente in tutte le vallate della regione. Tutte queste installazioni sono percepite dalla popolazione locale come parte
integrante del paesaggio naturale della loro terra e più in generale della “cultura della montagna”. È questo un vero e proprio patrimonio all’aria aperta, che rappresenta una testimonianza d’eccezione di un’attività umana intensa nel quadro
delle vicende economiche del XX secolo della Valle d’Aosta.
Gli impianti di tipo fluente sono quelli di Aymavilles, Bard,
Champdepraz, Hône 1 e 2, Montjovet, Quincinetto, Verrès,
Issime nei Comuni omonimi e di Quart nel Comune di Nus; e
ancora quelli di Chavonne a Villeneuve, Grand Eyvia a Aymavilles, Lillaz a Cogne, Saint-Clair a Châtillon, Sendren a Gressoney-Saint-Jean e Signayes ad Aosta. Sono invece impianti
a bacino quelli di Champagne 1 e 2 a Villeneuve, Châtillon,
Pont-Saint-Martin, Covalou ad Antey-Saint-André, Nus, Isollaz a Challand-Saint-Victor, Maën Marmore a Valtournenche
e Zuino a Gaby. Concludono la lista gli impianti a serbatoio
dei Comuni di Valtournenche (Maën Cignana e Perrères), di
Avise, di Valpelline e di Gressoney-La-Trinité.
Nelle pagine seguenti si propone un ideale percorso di visita
ad alcuni impianti di CVA, tra i più rappresentativi per tipologia e localizzazione, che è sempre strategica rispetto alle
esigenze del territorio circostante. Si tratta di un itinerario
GRESSONEY
MAËN
(Cignana, Marmore)
valpelline
SENDREN
COVALOU
SIGNAYES
CHÂTILLON
QUART
GRAND EYVIA
AVISE
NUS
AYMAVILLES
SAINT-CLAIR
MONTJOVET
CHAVONNE
CHAMPAGNE 1
ISSIME
VERRÈS
CHAMPDEPRAZ
CHAMPAGNE 2
HONE 1
HONE 2
Diga di Beauregard
ZUINO
ISOLLAZ
LILLAZ
Bard
PONT-SAINT-MARTIN
QUINCINETTO 2
IMPIANTI A SERBATOIO
IMPIANTI A BACINO
IMPIANTI A FLUENTE
DIGHE
VA L L E D ’A O S TA
centrale può allora rivelarsi un’occasione sorprendente, persino sotto il profilo storico, architettonico ed artistico.
Le centrali possono quindi costituire una valida risorsa capace di incrementare, in maniera autonoma ed originale, l’offerta di una regione ad alta vocazione turistica.
Le dighe e le centrali possono essere valorizzate e messe, per
quanto è possibile, a disposizione di tutti tramite l’organizzazione di visite per gruppi, eventi promozionali di varia natura, punti espositivi e allestimenti di mostre temporanee,
che utilizzano i vasti spazi e le sale degli impianti più interessanti dal punto di vista costruttivo e storico; la visita ad una
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diga di beauregard
valgrisenche
metri, e da una condotta forzata di 1.580 metri. La diga venne
progettata inizialmente per una capacità utile di 70.000.000
m3 per l’apporto del suo bacino imbrifero di 94 km2. Per aumentare la produzione annua di energia, nel 1985 si conclusero i lavori di captazione di tre rii affluenti di destra della Dora
di Valgrisenche, con immissione diretta delle loro acque, attraverso pozzi profondi fino a 100 metri, nel canale derivatore
in pressione e un aumento delle dimensioni del bacino imbrifero sino a 110 km2.
Purtroppo la diga ha conosciuto, fin dalle prove di collaudo
della fine degli anni Cinquanta, delle limitazioni di invaso
sempre più restrittive a causa dell’insorgere di un’evidente
instabilità della sponda orografica sinistra, tuttora in corso.
L’opera muraria che sbarra la vallata, oggetto di monitoraggio
costante sul suo comportamento statico, è stata presto posta
in sicurezza con una riduzione al minimo dell’invaso. Oggi
il serbatoio è esercito in modo praticamente fluente con una
capacità di poco più di 2.000.000 m3 di acqua.
Il progetto di recupero dell’opera di sbarramento, che ne ridurrà le dimensioni, prevede il taglio della diga per un’altezza
di cinquanta metri con finalità di salvaguardia dell’integrità dell’ambiente e degli insediamenti montani, in particolare mantenendo la funzione di laminazione delle piene. Nel
frattempo, la struttura si è proposta in questi anni come una
apprezzata palestra di arrampicata artificiale a livello internazionale, recuperando, al di là della sua finalità statica, una
funzione sportiva e ludica di primo piano.
La Valgrisenche, il territorio meno antropizzato e più nevoso
dell’intera Valle d’Aosta, riserva autentiche sorprese al turista occasionale e all’escursionista esperto, per la ricchezza e la
varietà dei suoi itinerari, ancora poco conosciuti, che toccano
rifugi e bivacchi montani, laghi di alta quota, fortificazioni
della seconda guerra mondiale, cime poco note. A tutto questo si aggiunge l’imponente, spettacolare diga di Beauregard,
la seconda per dimensioni della Valle d’Aosta, che sbarra il
corso della Dora di Valgrisenche a 1.695 m slm, poco a monte
del capoluogo.
Per la sua costruzione, in vista della realizzazione del serbatoio stagionale della centrale di Avise, furono evacuate in via
definitiva le due frazioni di Beauregard e Fornet, le cui case
vennero poi sommerse dalle acque del lago. Ultimata a metà
degli anni Cinquanta, la diga fu superata in dimensioni, qualche anno dopo, solo dalla diga di Place Moulin nella Valpelline.
Dal punto più basso delle fondazioni l’opera muraria si eleva
per un’altezza totale di 132 metri. Realizzata con una struttura ad arco gravità, simmetrica, a doppia curvatura, la diga
si appoggia sui due versanti della vallata, unendoli con una
strada di raccordo percorribile in tutta la sua lunghezza, che
consente magnifiche e inconsuete vedute della struttura del
paramento di monte e delle grandi opere di scarico, che nelle
altre dighe sono normalmente sommerse dalle acque.
Per la realizzazione della diga sono stati impiegati 430.000 m3
di calcestruzzo. Essa è collegata alla centrale con un canale
derivatore in galleria in pressione, della lunghezza di 11.340
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centrale di champagne 1
villeneuve
oggi in telecontrollo dalla sede CVA di Châtillon. La centrale
di Champagne 1 utilizza le acque prelevate a Rhêmes-SaintGeorges dal torrente omonimo, convogliate attraverso una
galleria fino alla vasca di carico di Sorressamont e successivamente portate alle turbine tramite due condotte forzate.
Nella centrale di Champagne 1 sono esposte apparecchiature
elettriche d’epoca e foto artistiche degli impianti idroelettrici.
Durante tutto l’anno è possibile visitare la centrale per capire come funzionano impianti di questo tipo e in che modo
è prodotta l’energia idroelettrica a marchio EAUX DE LA
VALLEE - Energia pura.
La centrale di Champagne 1, che si trova a 678 m slm, nel Comune di Villeneuve, presenta una struttura assai interessante.
Costituita da un corpo principale in pietra grigia a vista con
ampie finestre guelfe e da due torri laterali a base quadrangolare, è in perfetta sintonia, per imponenza e solidità, con i
numerosi castelli che si trovano nelle immediate vicinanze:
Aymavilles, Sarre, Saint-Pierre, Sarriod de La Tour, ChâtelArgent, Introd.
La centrale è stata costruita nel 1921. Si presenta agli occhi
dei visitatori con una struttura che colpisce, all’esterno, per
la sua austera forza e solidità e, all’interno, per il pregio delle
decorazioni e dei motivi architettonici. Vero e proprio monumento industriale della Belle Époque, Champagne 1 è la centrale di gran lunga più “artistica” tra quelle che costituiscono
il patrimonio di CVA. Superato il portone in legno scolpito,
si accede ad un ampio salone che è interamente affrescato e
decorato a partire dal soffitto, sostenuto da una snella carpenteria e suddiviso in scomparti rettangolari, fino alle pareti
abbellite da trifore decò, cornici e finti stucchi. Tale straordinaria decorazione fu terminata, nel 1929, da un gruppo di
artigiani guidati da Graziano Michaud di Aymavilles ed è stata riportata all’originario splendore da un paziente lavoro di
recupero durato un anno e mezzo.
Il salone ospita le turbine e i generatori originali, ancora in
grado di erogare una potenza di 11,5 MW, con una produzione annua di circa 64 GWh. Da lì, una maestosa scalinata conduce alla sala quadri, dalla quale un tempo venivano
controllati il funzionamento e la produzione dell’impianto,
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De Menthon
Saint-Pierre
Avise
Bard
Challant, Aymavilles
Sarre
Du Châtelard
Sarriod d’Introd
La Crête
Roncas
Vuillet
Vallaise
Arvier
Sarriod de La Tour
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centrale di avise
avise
una galleria rettilinea che collega la sala macchine con Monte
Colombo, il luogo in cui, nel pozzo piezometrico, termina il
canale derivatore della diga ed inizia la condotta forzata.
Nel tunnel a fianco della tubazione si snoda una spettacolare, infinita, gradinata composta da oltre cinquemila scalini,
completamente illuminata, sulla quale può scorrere anche un
carrello di servizio trascinato da un argano.
Le pareti della galleria di accesso alla sala macchine sono solcate, da un lato, da numerosi conduttori che portano tutte le
informazioni necessarie per l’esercizio e la sorveglianza a distanza dell’impianto, dall’altro, dai passaggi dei cavi dell’alta
tensione che raccordano la centrale con la stazione elettrica
di smistamento dell’energia e di collegamento internazionale.
La centrale di Avise è anche la sede del Reparto Operativo
che gestisce il personale operante negli undici impianti della
zona.
La centrale idroelettrica ubicata nel Comune di Avise è un
impianto di importanza nazionale, inserito nel piano di riaccensione della rete elettrica nel caso di blackout totale, in
grado di entrare in servizio ed immettere energia sulla rete a
220.000 V senza fonti di energia esterne. Oltre ai tre gruppi
idroelettrici di produzione, possiede infatti due gruppi idroelettrici della potenza di 1 MW ciascuno, che alimentano i
servizi necessari alla centrale in totale autonomia. L’impianto
è aperto, per gruppi e scolaresche, per visite guidate su prenotazione: esso è infatti inserito nel progetto, promosso da CVA,
di valorizzazione e conoscenza delle centrali in quanto beni
architettonici e paesaggistici del territorio valdostano.
La centrale è un impianto a serbatoio, anche se molto limitato, che utilizza le acque dell’alta Dora di Valgrisenche, con un
bacino imbrifero dell’estensione di 110 km2. La sua produzione annua, generata da tre gruppi mossi da turbine Pelton di
potenza totale pari a 126 MW, con una portata massima di
16,5 m3/sec e un salto di 975 metri, è di oltre 285 GWh.
La sala macchine, ricavata in caverna e raggiungibile attraverso una galleria lunga circa 700 metri, è del 1954, su progetto
dell’architetto Giovanni Muzio. Le dimensioni della caverna
permetterebbero di contenere, in altezza, un palazzo di dieci
piani. Un gigantesco affresco con i segni dello zodiaco, coevo
alla costruzione della centrale decora la sala macchine, che
accoglie i gruppi idroelettrici e i trasformatori che elevano
la tensione dell’energia prodotta da 10.000 a 220.000 V, per
vettoriarla all’esterno già in alta tensione. Anche la condotta forzata è posta interamente nel cuore della montagna, in
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centrale di signayes
aosta
Buthier, poco a monte della captazione della centrale di
Quart, in regione Consolata ad Aosta.
In località Signayes l’imponente fabbricato dalle linee essenziali contiene la gru di servizio del pozzo di accesso e tutte le
apparecchiature elettriche necessarie per il collegamento dei
generatori con la rete 132 kV, attraverso il trasformatore di
produzione e la stazione elettrica all’aperto.
La centrale di Signayes è un impianto di tipo fluente, ossia
non dispone di un suo accumulo di acqua da utilizzare in
tempi diversi rispetto a quelli del ciclo naturale, ma per la sua
collocazione può avvalersi dell’esercizio a serbatoio della centrale di Valpelline situata più a monte. Nel complesso, la sua
produzione media annua raggiunge i 220 GWh e, per il motivo suddetto, è importante anche nel periodo invernale.
La centrale idroelettrica di Signayes è l’unico impianto valdostano che si trovi nel Comune di Aosta. È ubicato a monte
dell’abitato cittadino e utilizza le acque del bacino imbrifero
della valle del Gran San Bernardo e della Valpelline attraverso
lo scarico dell’omonimo impianto, per una superficie complessiva di oltre 400 km2.
Il canale adduttore a pelo libero serpeggia, seguendo le curve
di livello, tra campi e frutteti dei pendii montani, correndo in
parte a cielo aperto e raccogliendo nel suo percorso le acque
dell’Ollomont, dell’Artanavaz e del Buthier. Questi torrenti
scendono da monti le cui cime superano spesso i 3.000 metri
e solcano la più ampia e articolata delle vallate laterali valdostane. Sulla collina di Aosta, in località Entrebin, un piccolo
bacino raccorda il canale con la condotta forzata.
Quest’ultima, che alimenta l’impianto con una portata massima di 16 m3/sec, si snoda in galleria attraverso un dislivello di
347 metri che raggiunge la sala macchine posta nel sottosuolo
a 120 metri di profondità. La sala è raggiungibile attraverso
un pozzo, servito da un ascensore per il personale e da un’adeguata gru messa in opera fin dal 1951 e utilizzata prima per la
costruzione dell’impianto, poi per la manutenzione dei macchinari. Nel pozzo sono sistemate anche le condutture elettriche di vettoriamento della produzione, dei segnali e dei comandi necessari all’esercizio dell’impianto in teleconduzione.
Nella caverna della sala macchine sono installati tre gruppi
generatori con due turbine ciascuno, della potenza totale di
42 MW, e le apparecchiature di controllo. Le acque turbinate escono attraverso una galleria e si riversano nel torrente
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diga di place moulin
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centrale di valpelline
valpelline
Un’escursione al lago di Place Moulin, che sorge a poco meno
di 2.000 m slm, è senz’altro alla portata di tutti. Si arriva in
automobile fino in prossimità dell’invaso e lo si può poi costeggiare percorrendo un facile sentiero situato sulla destra
orografica. All’estremità nord-est del lago, quasi nel punto in
cui il torrente Buthier vi immette le sue acque, si trova il rifugio di Prarayer. Previa prenotazione, si può usufruire di un
tour guidato interno alla diga della durata di circa un’ora.
Il bacino imbrifero dell’invaso della diga di Place Moulin e
del bacino di By a Ollomont, che alimentano la centrale di
Valpelline, si estende su una superficie di più di 130 km2, di
cui 27 costituiti da area glaciale. Tra questi, anche le superfici
dei bacini di altri sei corsi d’acqua, collegati direttamente od
indirettamente: si tratta dei torrenti delle valli d’Arbières e di
Montagnayes, sulla sinistra orografica; di quelli delle valli di
Gran Chamen, e di Crête Sèche e Vert Tzan, sulla destra; di
quello di Acque Bianche nella derivazione di By.
La centrale posta a margine del paese di Valpelline è realizzata in una moderna costruzione ad ampie vetrate e ospita
due gruppi generatori azionati da due turbine ciascuno, con
una produzione annua di 330 MWh. Il collegamento tra diga
e centrale è realizzato attraverso il canale derivatore in pressione lungo 14.400 metri, del diametro di 2,60 metri e con 2
km di condotta forzata all’aperto, con una portata massima
di 16,1 m3/sec.
L’impianto idroelettrico della Valpelline è il più grande della
Valle d’Aosta.
Esso ha una sua rilevanza anche a livello nazionale, per la potenza installata di 130 MW e l’alimentazione tramite un dislivello di 1.000 metri dalla diga di Place Moulin, uno tra gli
invasi più ampi d’Europa, che consente la modulazione stagionale di un volume di 100.000.000 m3 di acqua. La centrale
di Valpelline è inserita nel piano di riaccensione nazionale, per
la sua caratteristica di poter rendere disponibile una potenza
importante in pochi minuti dalla richiesta, in assenza totale
di servizi esterni: essa è infatti autosufficiente attraverso un
suo gruppo idroelettrico da 1 MW ad avviamento automatico.
La costruzione dell’impianto, intrapresa dal Consorzio Elettrico del Buthier, si articola in due fasi. Nel 1958 entra in servizio la centrale, che utilizza le acque del torrente sbarrato
con una piccola diga alta 24 metri. Questa stessa struttura è
poi utilizzata da ENEL, tra il 1961 e il 1965, nella seconda
fase, come avandiga per la costruzione dello sbarramento attuale. Per agevolare il cantiere una teleferica di collegamento con la città di Aosta trasportava il cemento in arrivo su
convogli speciali alla stazione ferroviaria: quest’ultimo, unito
agli inerti estratti in prossimità del cantiere, produceva circa
1.500.000 m3 di calcestruzzo necessari all’opera.
L’imponente diga, con struttura ad arco gravità, è alta 155
metri. Il suo spessore alla base è di 47 metri e alla sommità di
6,43; una serie di cunicoli assicura un efficace sistema di ispezione interna sia per il suo funzionamento sia per il controllo
delle condizioni di sicurezza.
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centrali di quart e di nus
nus
dal gruppo generatore, su progetto dell’architetto Giovanni
Muzio, utilizza le acque del fiume Dora Baltea, derivate a Sarre, e quelle del torrente Buthier, prelevate ad Aosta, con un
bacino imbrifero dell’estensione di oltre 1.750 km2. Essa produce annualmente circa 178 GWh di energia.
Le acque arrivano alla centrale dopo aver percorso un tratto
di 16 km nel canale derivatore. Dalla vasca di carico imboccano poi la condotta forzata che ha un dislivello di 75 metri,
una portata di 60 m3/sec distribuita sulle due turbine Francis
orizzontali, collegate con l’unico alternatore da 40 MW attraverso dei particolari giunti che consentono il servizio con
l’una o l’altra delle due turbine oppure con entrambe.
L’energia elettrica prodotta dai due impianti attraverso la stazione elettrica comune viene immessa nella rete di trasporto
a 220.000 V.
Le centrali di Quart e di Nus sono due impianti idroelettrici
distinti, ma sono frequentemente associati per la loro vicinanza e per il fatto che utilizzano la stessa stazione di trasformazione per immettere l’energia prodotta nella rete di trasporto.
Entrambe appartengono alla generazione delle centrali sorte
negli anni Cinquanta, nel periodo della maggiore espansione
dell’idroelettrico in Valle d’Aosta, caratterizzato dalla progettazione e realizzazione delle grandi dighe di Beauregard in
Valgrisenche e Place Moulin nella Valpelline. Sorgono a fianco del fiume Dora, lungo la strada statale 26, in prossimità del
ponte per Saint-Marcel, in una zona trafficata, a circa 15 km
dalla città di Aosta.
La centrale di Nus, costruita nel 1951, utilizza l’energia delle
acque del vallone di Saint-Barthélemy, captate in vari punti dai torrenti Saint-Barthélemy, Chaléby e Comba d’Éche, e
convogliate attraverso oltre 4 km di canale in galleria al bacino di carico Torre, così denominato per l’esistenza, nei pressi,
di una torre di segnalazione di epoca medievale.
Le acque derivate nel periodo estivo dalle opere idrauliche
dell’impianto di Nus sono utilizzate quasi totalmente per l’irrigazione a pioggia dei terreni della zona, mentre le restanti si
trasformano in circa 20 GWh di produzione elettrica annua.
La portata massima derivabile dal bacino di carico è di 1,4
m3/sec attraverso la condotta forzata che, dopo un salto di 643
metri, alimenta il gruppo idroelettrico agendo sulla turbina
Pelton da 6,8 MW.
La centrale di Quart, realizzata nel 1958 in caverna, di circa 20
m di larghezza e 60 di lunghezza, occupata quasi totalmente
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centrale di châtillon
châtillon
L’impianto di Châtillon è posto al termine dell’asta idraulica
del torrente Marmore, che scende lungo la Valtournenche, e
utilizza un bacino imbrifero dell’estensione di 200 km2. L’impianto è definito a bacino per la presenza di un accumulo di
40.000 m3 di acqua immediatamente a valle della centrale di
Covalou, che sorge nel Comune di Antey-Saint-André lungo
la strada regionale per Cervinia a circa 4 km da Châtillon.
Il borgo di Châtillon, ubicato a 549 m slm in posizione centrale nella regione, ha sempre avuto, nella storia, una prevalente vocazione artigianale e industriale, per la presenza in
loco di attività metallurgiche ed estrattive, e più recentemente
tessili e alimentari.
La centrale di Châtillon è entrata in servizio nel 1940, quando il suo nome e quello del Comune erano Castiglione Dora,
a causa dell’italianizzazione dei toponimi valdostani imposta dal regime fascista. Un cippo posto a fianco dell’ingresso
ricordava nei tempi addietro la presenza, al momento della
posa della prima pietra, di Benito Mussolini, in occasione
della sua visita in Valle d’Aosta del maggio del 1939. Del cippo
oggi resta solo la base, utilizzata come piedistallo della girante esposta nel piazzale della centrale.
La stessa struttura architettonica del fabbricato, con la sua
imponenza, con le sue linee semplici, squadrate e protese verso l’alto, ricorda lo stile architettonico in auge all’epoca.
Attraverso la galleria in pressione, lunga 2.647 metri, 12.000
l/sec sono disponibili alla base del pozzo piezometrico all’imbocco delle due condotte forzate di raccordo con le turbine
idrauliche, poste 278 metri più in basso. Le turbine, di tipo
Pelton, sono due per ogni alternatore della potenza di 14,5
MW; la parte elettrica è stata realizzata nel 1939 dalla ditta
Breda, quella idraulica dalla Riva. L’energia prodotta - circa
80 GWh all’anno - alla tensione di 6.000 V viene trasformata
a 132 kV per essere immessa nella rete nazionale.
L’impianto di Châtillon, per la sua posizione geografica, fino
al 1988 ha accolto il centro di telecontrollo degli impianti
dell’intera Valle d’Aosta. Il centro successivamente è stato
trasferito nel locale di Pont-Saint-Martin originariamente destinato ai trasformatori dell’impianto e infine presso la sede
di CVA a Châtillon.
L’impianto è anche sede del Reparto Operativo di Châtillon,
che gestisce il personale che opera negli otto impianti della
zona e che ne cura la manutenzione.
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centrale di maën
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La centrale idroelettrica di Maën si trova a 1.300 m slm, è Il bacino di Cignana, che ha una capacità d’invaso di circa
ubicata nel Comune di Valtournenche ed è situata sull’asta del 16.000.000 m3, è stato realizzato nel 1928 ed è il primo, in
torrente Marmore. Maën è una delle centrali di CVA tra le più Valle d’Aosta, ad avere una diga in calcestruzzo. L’esterno delinteressanti da visitare ed è localizzata in una delle mete turi- la diga può essere visitato liberamente: il periodo migliore per
stiche valdostane più conosciute. Al fondo della Valtournen- salirvi è quello compreso tra maggio e ottobre.
che, infatti, si staglia il profilo imponente del Monte Cervino La condotta visibile lungo il pendio della montana proprio di
che, con i suoi 4.478 m slm, è diventato, anche grazie alla sua fronte alla centrale di Maën è quella della derivazione Marinconfondibile forma, una vera e propria icona della monta- more, che utilizza l’ex stazione di pompaggio di Promoron,
gna, conosciuta nel mondo intero.
situata a quota 1.800 m slm. Questa stazione, costruita neIl nuovo impianto è stato inaugurato il 9 novembre 2002. gli anni Trenta e fuori servizio dalla metà degli anni OttanDella precedente opera, entrata in servizio nel 1928 e di cui ta circa, aveva la funzione di pompare le acque del torrente
ha ereditato le caratteristiche essenziali, la centrale utilizza le Marmore verso l’invaso di Cignana: l’energia indispensabile
opere di sbarramento, il fabbricato realizzato dall’architetto per questa operazione veniva trasferita dalla centrale di Maën
Giovanni Muzio e alcune parti accessorie.
attraverso cavi che correvano lungo il piano inclinato a fianco
Il fabbricato è composto da due grandi spazi. In quello sulla della condotta. Accanto alla stazione sorge la casetta adibita
destra, caratterizzato da un’originale capriata che in origine ad abitazione del personale di servizio, che dagli anni Cinaccoglieva la stazione elettrica (oggi realizzata all’esterno), quanta poté disporre di una funivia per un accesso più coattualmente vengono organizzati mostre ed eventi, con pe- modo. Oggi l’impianto di Maën è telecondotto dalla sede di
riodicità nel corso dell’anno. A fianco c’è la zona produttiva Compagnia Valdostana delle Acque di Châtillon.
che ospita tre gruppi di generazione di energia idroelettrica a
marchio EAUX DE LA VALLEE - Energia pura.
Nell’imponente fabbricato di Maën sono installati due impianti idroelettrici. Il primo è riferito alla derivazione delle
dighe di Cignana, capace di fornire una potenza di 24 MW
con un gruppo generatore di portata pari a 3 m3/sec e 828
metri di salto. Il secondo fa invece riferimento alla derivazione del torrente Marmore in grado di fornire, con due gruppi
generatori, una potenza di 21 MW con una portata di 4,5 m3/
sec e 477 metri di salto.
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centrale di bard
bard
Il sito in cui sorge l’impianto di Bard è uno dei più interessanti
della Valle d’Aosta dal punto di vista della sua stratificazione
archeologica e storica. I resti della monumentale tagliata nella
roccia della strada romana, la via delle Gallie, a Donnas si
sovrappongono quasi, nella zona, alle tracce di insediamenti
preistorici. E l’assetto viario, fortemente condizionato a livello
topografico dalla stretta in cui la Dora Baltea si apre a fatica
un varco tra pareti altissime, trova un successivo riscontro
nella costruzione dell’affascinante borgo medievale di Bard,
oggi oggetto di un significativo progetto di recupero architettonico e ambientale.
La centrale attualmente in funzione, situata sull’asta fluviale
della Dora nel tratto terminale del suo percorso valdostano,
si trova ai piedi dell’omonimo Forte, imponente opera di architettura militare su più livelli, ricostruita nei primi decenni
dell’Ottocento sui resti di un antico castello medievale distrutto in età napoleonica, oggi sede permanente del Museo
della Montagna e teatro di esposizioni e mostre temporanee.
L’impianto idroelettrico ha sostituito, nel 1941, la centrale
precedente, costruita nei primi anni del XX secolo, dotata di
due gruppi e rimasta in funzione presumibilmente fino alla
vigilia della seconda guerra mondiale. Del vecchio impianto
è stata mantenuta l’impronta dello sbarramento, dell’opera di
presa, del canale derivatore e del canale di scarico, mentre il
corpo principale dell’edificio è ora riutilizzato come magazzino di Compagnia Valdostana delle Acque.
Il nuovo fabbricato centrale, ispirato a linee di grande essenzialità, viene realizzato un centinaio di metri a monte del
precedente, per cui sia la presa sia la centrale risultano addossate alla rocca della fortezza.
Il canale derivatore a pelo libero in galleria sottopassa il promontorio per una lunghezza di 500 metri; è inoltre assai basso il salto, di soli 9 metri, peraltro sufficienti a trasformare la
portata di 40 m3/sec in oltre 3 MW di potenza.
La centrale ha una produzione pressoché continua (8.520 ore
di funzionamento sulle 8.760 totali dell’anno) e, con i suoi
quasi 3.000 km2 di bacino imbrifero di riferimento, raggiunge
annualmente una produzione di circa 25 GWh. L’impianto, in
cui è installato un gruppo idroelettrico verticale con turbina
Kaplan, immette l’energia direttamente sulla rete di distribuzione a 15 kV. Esso è stato completamente ammodernato nei
suoi macchinari nel 2007.
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centrale di sendren
gressoney-saint-jean
La centrale di Sendren, costruita nel 1959, è ubicata nell’alta
valle di Gressoney, in località Lys Balma, nel territorio del Comune di Gressoney-Saint-Jean.
È una centrale definita, per le sue caratteristiche, ad acqua
fluente. Utilizza le acque del torrente Lys, ma in realtà ha una
sua parte di produzione condizionata dall’esercizio dell’impianto a serbatoio di Gressoney, posto un poco più a monte. Il
suo bacino imbrifero è pari a poco più di 75 km2.
Due paratoie di sbarramento consentono di convogliare le acque verso il canale derivatore a pelo libero della centrale; inoltre la portata derivata dal Lys è incrementata nel suo percorso
verso la centrale dalle acque prelevate dalla presa sussidiaria
del torrente Valdobbiola. La produzione annua complessiva
realizzata è di circa 30 GWh.
Particolare è la condotta forzata che, dalla vasca di carico alla
centrale, posata senza ancoraggi intermedi, compie un vertiginoso salto di 193 metri di altezza. La sua portata massima
è di 6 m3/sec.
Quello di Sendren è un impianto moderno se paragonato a
quelli di Gressoney e di Pont-Saint-Martin, dei primi del Novecento. L’impianto di Sendren è del tutto simile, per età e
per caratteristiche tecniche, all’impianto di Zuino situato nel
Comune di Gaby.
La centrale di Sendren insieme a quelle citate di Gressoney,
Zuino, Issime e Pont-Saint-Martin formano in cascata l’asta
idraulica della valle del Lys, la più lunga delle vallate laterali
della regione. Questi impianti trasformano in energia elettrica ben 1.905 metri di energia potenziale dell’acqua sui
poco più di 2.000 metri fisicamente disponibili tra la diga del
Gabiet (che sorge a 2.375 m slm) e la centrale di Pont-SaintMartin nel fondovalle (325 m slm).
Per ciò che riguarda il lago artificiale del Gabiet, esso sorge
in una posizione panoramica di grande effetto, con una vista
eccezionale sul gruppo del Monte Rosa (4.634 m slm). Realizzato nei primi anni Venti, nello stesso periodo in cui fu
costruito il bacino del Vargno nel Comune di Fontainemore,
oggi dismesso, si segnala per la qualità della sua realizzazione
in rapporto alle tecniche costruttive dell’epoca. Il serbatoio
Gabiet si compone di due dighe (quella sud, lo sbarramento
principale, e quella nord, lo sbarramento secondario), caratterizzate da una struttura a gravità massiccia in muratura di
pietrame con malta di cemento, sono state costruite grazie al
contributo di alcune centinaia di persone impegnate in trasporti di materiali che in quota avvenivano esclusivamente
con piani inclinati, tratti di ferrovia a scartamento ridotto o
a dorso di mulo.
La zona delle dighe è raggiungibile a piedi da Gressoney-LaTrinité con una escursione di circa due ore e mezzo, oppure in
mountain bike sulla sterrata che parte dalla frazione Tschaval,
o ancora, più comodamente, con l’ovovia che collega Staffal al
Piano dei Salati (2.940 m slm).
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centrale di pont-saint-martin
pont-saint-martin
L’impianto di Pont-Saint-Martin è una centrale a bacino. Lo
sbarramento principale, della capacità di circa 100.000 m3, è
ubicato in località Guillemore sul torrente Lys della valle di
Gressoney e accoglie anche le acque turbinate dalla centrale
di Issime. Il lungo canale a pelo libero, nel suo percorso sino
alla vasca di carico, che si sviluppa in buona parte in galleria,
raccoglie anche le acque dei torrenti laterali Pacoulla, Bouro,
Giassit, Verouy e Rechentez, per una portata totale di 10,5 m3/
sec. Il bacino imbrifero di riferimento è pari a 236,75 km2.
La presenza di alcune industrie importanti in Bassa Valle
richiamò assai presto la necessità di provvedere in loco alla
produzione di energia elettrica.
La costruzione del primo impianto di Pont-Saint-Martin risale ai primi anni del Novecento. Esso era alimentato da una
portata d’acqua di soli 9 m3/sec, aveva due condotte forzate
chiodate e quattro gruppi generatori.
La posizione in cui è ubicato l’edificio è davvero suggestiva: la
centrale, dalla struttura muraria in pietra a vista, risulta perfettamente inserita nel paesaggio. Si trova infatti qualche centinaio di metri a monte dell’imponente arco romano, ad un
solo fornice dell’ampiezza di circa 35 metri, alto 23 metri, che
ha dato il nome al paese e che venne edificato nel corso della
campagna di romanizzazione della vallata che portò alla fondazione della città di Aosta nel 25 a.C. L’edificio della centrale
presenta finestre binate o trinate che alleggeriscono le masse
delle pareti, in un’ottica di abbellimento della struttura sotto il profilo architettonico, tipica dello stile liberty dell’inizio
del XX secolo. Allo stesso scopo corrispondono le finestre del
locale dei trasformatori posto sulla rocca di fronte, completate in alto da una sequenza di archi.
Nel 1958, in conseguenza di un’errata manovra, l’impianto
subì gravi danni. Si dovette procedere alla sostituzione del
macchinario; in quell’occasione venne realizzata la stazione a
fianco della centrale. Il locale dei trasformatori, collegato con
la centrale da linee aeree che attraversavano il torrente Lys, fu
abbandonato in via definitiva.
Nel rifacimento del macchinario del fabbricato esistente è
stata aumentata la portata d’acqua, derivata a 10,5 m3/sec.; è
stata posata la terza condotta a fianco delle due esistenti, sul
salto dell’altezza di 538 metri; sono stati installati tre gruppi
generatori di potenza più elevata, di 15 MW ciascuno, riqualificando la produzione annua a circa 168 GWh. La sala di
controllo è stata spostata dal lato del torrente alla testa della
sala macchine, liberando parte del piazzale sul Lys in vista
dell’installazione dei tre trasformatori che elevano la tensione
dell’energia generata a 132 kV.
L’impianto di Pont-Saint-Martin è anche sede del Reparto
Operativo, che gestisce il personale che opera nei sette impianti della zona e che ne cura la manutenzione.
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centrale di quincinetto 2
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La centrale di Quincinetto 2 è situata sull’asta fluviale della
Dora Baltea al confine tra la Valle d’Aosta, dove si trova l’opera di presa nel Comune di Pont-Saint-Martin, e il Piemonte,
dove sorge la centrale vera e propria. Dall’autostrada TorinoAosta, che le costeggia, sono visibili la grotta della vasca di
carico, addossata alla montagna, e la stazione elettrica.
Il bacino imbrifero di riferimento è quello dell’intero corso
della Dora in Valle d’Aosta, pari all’estensione della superficie della regione (3.262 km2) . Esso consente una produzione
media di circa 120 GWh.
L’impianto attuale nasce dall’unione di due impianti preesistenti: Carema e Quincinetto 1.
Quello di Carema viene realizzato agli inizi del Novecento. La
priorità della costruzione degli impianti idroelettrici in questa zona della Bassa Valle, rispetto ad altre aree della regione,
si spiega con la sua precoce industrializzazione. La centrale
aveva l’opera di presa nel Comune di Pont-Saint-Martin e
derivava dalla Dora Baltea una portata di 34 m3/sec, con 13
metri di salto, producendo annualmente 22 GWh, con una
potenza di 4,5 MW.
Subito a valle dell’impianto di Carema, un altro sbarramento
sul fiume convogliava la stessa portata di 34 m3/sec attraverso il canale derivatore, sopraelevato nell’ultimo tratto, verso
l’impianto di Quincinetto 1, realizzato nel 1919 (le opere del
vecchio impianto sono tuttora esistenti e visibili di fronte
all’attuale), con una produzione annua media di 18 GWh, ed
una potenza di 3 MW. Lo sbarramento del nuovo impianto
di Quincinetto, realizzato negli anni 1988-89 là dove sorgeva
lo sbarramento della centrale di Carema, è sostanzialmente
costituito da tre grandi paratoie larghe 26 metri ciascuna, e
da una più piccola di 8 metri.
Le paratoie sono manovrate e gestite in automatico per mantenere costante il livello dell’acqua, alla quota di 305,10 m slm,
nel bacino creato dallo sbarramento.
Sulla sponda orografica destra, attraverso grandi griglie dotate di un sistema di pulizia automatico, vengono derivati 110
m3/sec di acqua, che viene convogliata, attraverso vasche di
sghiaiamento e dissabbiatrici, all’imbocco della galleria di
derivazione (lunga 2.300 m.), verso la centrale.
Dalla vasca di carico partono due enormi condotte forzate
che, con un salto di 24 metri, alimentano i due gruppi generatori ad asse verticale mossi da turbine Kaplan, di potenza
totale di 22 MW.
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Pag. 2
Ispezione traversa fluviale
Pag. 20 Cogne.
Cascate di Lillaz.
Particolare
Pag. 37 Issime.
Guillemore.
Sbarramento per centrale
Pont-Saint-Martin
Pag. 56 Valgrisenche.
Diga di Beauregard.
Paramento di valle
Pag. 67 Avise.
Alternatore e
affresco in sala macchine
Pag. 77 Aosta.
Signayes.
(In alto) stazione elettrica;
(in basso) particolari dell’interno
del fabbricato
Pag. 6 Châtillon.
Frazioni di Chameran e
Breil. Pontey sullo sfondo
Pag. 23 Cogne.
Cascate di Lillaz
Pag. 39 Pont-Saint-Martin.
Sala macchine prima
del rifacimento del 1958
Pag. 57 Valgrisenche.
Diga di Beauregard.
Curvatura diga ad arco gravità
Pag. 68 Avise.
Sala macchine
Pag. 78 Aosta.
Signayes. (A destra) turbina/
alternatore/carro ponte; (in alto a
sinistra) lavoro in centrale; (in basso a
sinistra) rimonta condotta forzata.
Pag. 8 Châtillon.
Castello di Ussel (XIV secolo) e
imbocco della Valtournenche
Pag. 24-25 Courmayeur.
Val Ferret. Torrente Dora di Ferret
Pag. 40
Pale di giranti
delle turbine Pelton
Pag. 59 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1.
Decorazione volta sala macchine
Pag. 69 Avise.
Turbina
Pag. 79 Aosta.
Signayes.
Sala macchine a meno 120 metri
Pag. 10 Châtillon.
Zona industriale e sede di
Compagnia Valdostana
delle Acque (in basso a sinistra)
Pag. 26 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Fase del getto dei conci
(1963-1964)
Pag. 43 Montjovet.
Condotte forzate
Pag. 60 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1.
Facciata
Pag. 70 Avise.
Galleria accesso sala macchine
Pag. 81 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Curvatura diga ad arco gravità
Pag. 12 Valtournenche.
Diga del Goillet e Monte Cervino.
Veduta primaverile
Pag. 29 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Comandi valvole galleria di
derivazione (1964-1965)
Pag. 45
Parti elettriche e
meccaniche di impianto
Pag. 61 Villeneuve.
Centrali di Champagne 1 e
Champagne 2.
Vista dall’alto; (in basso)
condotte forzate
Pag. 71 Avise.
(A destra) gruppo Servizi Ausiliari
in sala macchine;
(a sinistra) lavoro in sala macchine
Pag. 82-83 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Veduta aerea
dal fondo del lago
Pag. 15 Valtournenche.
Diga del Goillet
Pag. 31 Pont-Saint-Martin.
Scavo galleria di derivazione
(1900 circa)
Pag. 46 La Thuile.
Orrido.
Seconda cascata di La Joux
Pag. 62 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1.
Vista esterna
Pag. 72
Parti meccaniche
di impianto
Pag. 84 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Scarico sfioratore di superficie
Pag. 16-17 Courmayeur.
Rifugio Torino.
Panorama da punta Helbronner
Pag. 33 Valpelline.
Armatura galleria di derivazione
(1956)
Pag. 49 Ollomont.
Bacino di By collegato con
l’impianto di Valpelline
Pag. 63 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1. (In alto a
sinistra) misura pressione condotta;
(in basso a sinistra) introduttore
della turbina; (a destra) turbina
Pag. 72-73
Parti meccaniche
di impianto
Pag. 85 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Veduta aerea
Pag. 18 Gressoney-La-Trinité.
Diga del Gabiet
Pag. 35 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Fasi di avanzamento della
costruzione (1963-1964)
Pag. 50 Pont-Saint-Martin.
Sala macchine attuale
Pag. 64 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1.
Alternatore
Pag. 75 Aosta.
Signayes.
Bacino di Entrebin
Pag. 86 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
(In alto) cunicolo perimetrale;
(in basso) comando di scarico
intermedio
Pag. 19 Valsavarenche.
Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Stambecco
Pag. 36 Pont-Saint-Martin.
Costruzione fabbricato
dei trasformatori e dello
smistamento linee (1900 circa)
Pag. 55 Valgrisenche.
Diga di Beauregard.
Veduta aerea dal fondo del lago
Pag. 65 Villeneuve.
Centrale di Champagne 1.
Sala macchine
Pag. 76 Aosta.
Signayes.
Fabbricato per gru e servizi
Pag. 87 Bionaz.
Diga di Place Moulin.
Paramento di valle
140
141
Pag. 88 Valpelline.
Il paese, la centrale e la stazione
Pag. 98 Nus.
Centrale Quart.
Vasca di carico
Pag. 109 Valtournenche.
Centrale Maën. Facciata
Pag. 119 Bard.
(In alto) vie di corsa del carro ponte
della sala macchine; (in basso
a destra) vasca di carico; (in basso
a sinistra) alternatore
Pag. 130 Pont-Saint-Martin.
Sala macchine
Pag. 89 Valpelline.
Centrale e canali di scarico
delle turbine
Pag. 99 Nus
Centrale Nus.
Lavoro in sala macchine
Pag. 110 Valtournenche.
Centrale Maën.
Centrale e stazione
Pag. 121 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren.
Vista esterna
Pag. 131 Pont-Saint-Martin.
Manutentori nella stazione
elettrica 132 kV
Pag. 90 Valpelline.
Facciata centrale
Pag. 101 Châtillon.
Centrale e stazione elettrica
132–220 kV TERNA
Pag. 111 Valtournenche.
Centrale Maën.
Ex stazione pompe
vasca carico Promoron
Pag. 122 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren.
Ingresso
Pag. 132-133 Issime.
Guillemore.
Sbarramento per centrale di
Pont-Saint-Martin da valle
Pag. 91 Valpelline.
Sala macchine
Pag. 102 Châtillon.
Centrale e stazione elettrica
132–220 kV TERNA
Pag. 112 Valtournenche.
Centrale Maën.
Vista esterna
Pag. 123 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren.
Sala macchine
Pag. 134 Pont-Saint-Martin.
Girante Pelton
Pag. 93 Nus.
Centrale Nus.
Stazioni 220 kV CVA e
132 kV Deval
Pag. 103 Châtillon.
Sala macchine
Pag. 113 Valtournenche.
Centrale Maën.
Volta sala ex trasformatori
Pag. 124 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren.
Girante Pelton
Pag. 135 Pont-Saint-Martin.
(A destra) ponte delle condotte
forzate; (in alto a sinistra) condotta
forzata; (in basso a sinistra) ponte delle
condotte forzate
Pag. 94 Nus.
Centrale Quart.
Sala macchine
Pag. 104 Châtillon.
Postazione manovra gru
Pag. 114 Valtournenche.
Centrale Maën.
Sala macchine
Pag. 125 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren. (In alto)
introduttore turbine; (in basso)
Pale girante Pelton
Pag. 137 Quincinetto.
Centrale. Facciata
Pag. 95 Nus.
Centrale Quart.
Controlli turbina
Pag. 105 Châtillon.
(A destra) turbina/alternatore/
gancio gru; (in alto a sinistra)
particolari di impianto; (in basso a
sinistra) lavoro in sala macchine
Pag. 115 Valtournenche.
Centrale Maën.
(In alto) sala quadri;
(in basso) mostra foto ex sala
trasformatori
Pag. 126 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren. (In alto)
manutentori; (in basso) centrale
Sendren quadro sinottico
opere Idrauliche
Pag. 138 Quincinetto.
Centrale. (A sinistra) vista esterna;
(in alto a destra) sala macchine;
(in basso a destra) accesso vasca
di carico
Pag. 96 Nus
Centrale Quart.
Girante Francis
Pag. 106 Châtillon.
(In alto) estrazione interruttore MT;
(in basso) quadri di controllo
Pag. 117 Bard.
Centrale.
Vista esterna
Pag. 127 Gressoney-Saint-Jean.
Centrale Sendren.
Automatismi gestione gruppi
Pag. 139 Quincinetto.
(In alto) opera di presa; (in basso a
destra) movimentazione materiale
sgrigliato all’opera di presa; (in basso
a sinistra) alternatore; (in basso al
centro) opera di presa
Pag. 97 Nus.
Centrale Quart.
Canale di scarico
Pag. 106-107 Châtillon.
Movimentazione
dinamo eccitatrice
Pag. 118 Bard.
Sala macchine
Pag. 129 Pont-Saint-Martin.
Centrale, stazione e ponte romano
142
143
Glossario
Alternatore: macchina elettrica che trasforma l’energia
meccanica in energia elettrica; l’alternatore è protetto dalle anomalie di funzionamento da apposito interruttore di
collegamento con la rete elettrica.
Bacino: vedi sbarramento.
Bacino imbrifero: area topografica (valle) di raccolta delle
acque che scorrono sulla superficie, confluenti nello stesso corso d’acqua (sbarramento); l’estensione del bacino è
definita in km2.
GWh, MWh, kWh: unità di misura utilizzate per indicare una quantità di energia elettrica nel periodo di 1 ora
(prodotta da un alternatore oppure utilizzata per il funzionamento di apparecchiature). 1GWh (GigaWatt ora) è
composto da 1.000 di MWh (MegaWatt ora), oppure da
1.000.000 di kWh (kiloWatt ora), o 1.000.000.000 Wh
(Watt ora).
Canale derivatore: vedi galleria
Impianto idroelettrico: impianto di trasformazione
dell’energia potenziale dell’acqua in energia elettrica;
comprende tutte le opere, dallo sbarramento alla centrale
fino allo scarico.
Centrale idroelettrica: luogo dove attraverso apposite macchine (turbina e alternatore) l’energia posseduta
dall’acqua è trasformata in energia elettrica.
kV, V: unità di misura utilizzate per indicare il valore della
differenza di potenziale dell’energia elettrica, definita tensione. Il valore di 1 kV (kiloVolt) è uguale a 1.000 V (Volt).
Condotta forzata: tubazione metallica che collega la vasca
di carico oppure il pozzo piezometrico con la turbina della
centrale idroelettrica, in cui si trasforma l’energia potenziale di quota in energia di pressione della stessa acqua;
la condotta forzata è protetta con valvola automatica che
intercetta la portata dell’acqua in caso di anomalia di funzionamento.
MW, kW, W: unità di misura utilizzate per indicare una
potenza (esempio di un alternatore o di un motore). 1MW
(MegaWatt) è pari a 1.000 kW, che sono pari a 1.000.000
W (Watt).
Derivazione: portata prelevata da un corso d’acqua per essere utilizzata dalla centrale idroelettrica.
Diga a gravità: sbarramento realizzato in muratura di pietrame e malta oppure in calcestruzzo, in cui le forze per il
contenimento dell’acqua si scaricano solo sulla struttura
di sbarramento; il manufatto sostiene la spinta dell’acqua
con il suo peso e con la sua particolare sezione a forma trapezoidale massiccia.
Diga ad arco: sbarramento realizzato in calcestruzzo armato, in cui le forze per il contenimento dell’acqua si scaricano quasi totalmente sui pendii della valle, in quanto
per la curvatura della struttura le forze gravano sui fianchi
delle montagne dove la diga è appoggiata.
Diga ad arco gravità: sbarramento composto dalle due tipologie di dighe; la diga contrasta una parte della spinta
dell’acqua contenuta con il proprio peso e la restante parte
della spinta scaricando le forze, per la sua forma curvata ad
arco, sui pendii della montagna dove è appoggiata.
Dislivello: differenza di quota tra il pelo libero dell’acqua
a monte e a valle della turbina, detto anche salto, quantificato in metri.
Galleria o canale di derivazione: condotto chiuso o a cielo
aperto; il condotto chiuso può essere in pressione, oppure a
pelo libero come i canali a cielo aperto. Le gallerie e i canali
di derivazione hanno una pendenza minima e dimensioni
importanti per portare l’acqua dalla diga, bacino o traversa, attraverso l’opera di presa, fino al pozzo piezometrico
o alla vasca di carico. Le gallerie e i canali derivatori sono
protetti con valvole o paratie che intercettano la portata
dell’acqua in caso anomalie di funzionamento.
Generatore: vedi alternatore.
Girante: parte rotante della turbina che riceve l’energia
dell’acqua e la trasforma in energia meccanica di rotazione. La girante è uno dei componenti della turbina ed è la
parte attiva che all’interno della cassa riceve l’acqua convogliata dall’introduttore ed è mantenuta in posizione dai
supporti.
Opera di presa: punto di prelievo delle acque accumulatesi
a monte di uno sbarramento, da cui parte la galleria o canale di derivazione.
Portata: quantità di acqua, normalmente espressa in m3/
sec (1.000 litri/secondo), utilizzata dalla centrale idroelettrica o dalla singola turbina per rendere disponibile la
potenza.
Potenza: potenzialità di lavoro del generatore o della turbina espressa in MW; il lavoro applicato nel tempo (1 ora)
diventa energia e si misura in MWh.
Pozzo piezometrico: pozzo realizzato nel punto di raccordo tra la galleria di derivazione in pressione e la condotta
forzata. Ha la funzione di ridurre le sollecitazioni che si
possono creare nelle condutture in pressione, nel caso di
brusche variazioni di portata. Il livello dell’acqua nelle
oscillazioni del pozzo può superare il massimo livello di
ritenuta all’opera di presa.
Rete elettrica: sistema di trasporto dell’energia elettrica
nazionale, composta di linee e stazioni elettriche, sulla
quale viene immessa tutta l’energia elettrica prodotta dalle
centrali e prelevata tutta quella necessaria agli utilizzatori; le immissioni e i prelievi devono essere costantemente
uguali.
Traversa: vedi sbarramento.
Sbarramento: opera che impedisce il percorso del corso
d’acqua, che a seconda della quantità di acqua che può
trattenere viene definito traversa (se la capacità è minima),
bacino (se la capacità è tale da accumulare la portata naturale del corso d’acqua per più giorni), serbatoio (se la capacità di accumulo è tale da poter spostare stagionalmente la
produzione rispetto alle portate naturali del periodo).
Sbarre: conduttori di smistamento dell’energia elettrica
all’interno delle stazioni elettriche; sono dimensionate in
funzione del flusso di corrente che le percorre.
Scarico: opere idrauliche di restituzione delle acque turbinate nel torrente.
Stallo: insieme di apparecchiature elettriche per la gestione dell’energia all’interno delle stazioni elettriche.
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Stazione elettrica: installazione di sbarre e apparecchiature elettriche per lo smistamento dell’energia elettrica sulle
linee elettriche che si attestano alla stazione elettrica.
Teleconduzione: sistema di gestione e controllo dell’impianto idroelettrico a distanza; il posto di teleconduzione
normalmente gestisce e controlla tutti gli impianti della
società.
Trasformatore: macchina per la trasformazione dell’energia elettrica a diverse differenze di potenziale o tensione
(Alta Tensione 220.000 o 132.000 V., Media Tensione
15.000 o 10.000 o 6.000 V., Bassa Tensione 380 o 220 V.),
modificando proporzionalmente l’intensità della corrente,
in quanto l’energia elettrica è sostanzialmente il prodotto
della tensione per la corrente.
Turbina: macchina idraulica che trasforma l’energia posseduta dall’acqua in energia meccanica di rotazione. Essa
è protetta da valvole di intercettazione in caso di anomalie
di funzionamento. La macchina idraulica può essere collegata direttamente con macchine utensili, con pompe oppure con l’alternatore per avere energia elettrica.
Turbina Francis: tipo di turbina utilizzata in impianti con
caratteristiche che non consentono il corretto funzionamento delle turbine Kaplan o delle turbine Pelton, quindi
impianti con salto compreso tra i 10 ed i 300 m e con portate anche importanti. La particolare forma delle pale e la
posizione della girante utilizzano l’azione della parte cinetica della trasformazione dell’energia di pressione dell’acqua in condotta, a cui si somma la restante reazione sulle
pale della stessa girante, rendendo disponibile la risultante
energia meccanica di rotazione.
Turbina Kaplan: tipo di turbina utilizzata in impianti con
salto minimo, da pochi metri fino al massimo di 30-35 m,
con portate anche molto grandi; l’energia di pressione in
condotta per reazione sulle pale inclinate della girante la fa
ruotare (energia meccanica).
Turbina Pelton: tipo di turbina utilizzata in impianti con
salto importante, oltre 200 m e con portate anche modeste;
l’energia di pressione in condotta si trasforma totalmente
in energia cinetica (velocità) e per azione fa ruotare la girante (energia meccanica).
Vasca di carico: piccolo bacino posto al termine della
galleria o canale di derivazione, da cui parte la condotta
forzata; l’acqua in arrivo alla vasca di carico non utilizzata
dalla turbina viene restituita al torrente attraverso un apposito canale sfioratore.
Vasche dissabbiatrici o sghiaiatrici: piccoli bacini nei
quali la velocità dell’acqua derivata si riduce e le sospensioni e il materiale trasportato si deposita, ripulendo le acque
che poi rilasceranno la propria energia alla turbina.
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