Eddo Rigotti, Conoscenza e significato. Per una didattica responsabile, Edizioni Mondadori, Milano 2009, pp. 180. Di Maria Giovanna Fantoli Dottorato di ricerca in Scienze pedagogiche, Università degli studi di Bergamo Il libro di Eddo Rigotti, dal titolo Conoscenza e significato. Per una didattica responsabile, curato da Rosario Mazzeo è nato dall’idea di dare conto di un percorso di formazione che ha coinvolto numerosi docenti e dirigenti durante l’anno scolastico 2008-09. Infatti il testo è suddiviso in quattro capitoli che sono il resoconto delle quattro lezioni su cui si è incentrata la riflessione dei partecipanti. In uno stile informale e aderente all’andamento delle discussioni, sono considerate dall’autore le questioni fondamentali che riguardano il processo di insegnamento – apprendimento alla luce della letteratura scientifica più aggiornata e dell’esperienza scolastica dei docenti intervenuti. La finalità del volume è quella di costituire uno strumento che sia, da un lato, sintesi del lavoro svolto, ma, dall’altro, punto di partenza per possibili approfondimenti ancora da svolgere. I partecipanti hanno auspicato di poter tradurre «i tentativi generosi» di tanti insegnanti e la loro esperienza di ricerca e di riflessione come comunità educante in una «proposta didattica» e in «un suggerimento di organizzazione scolastica per tutti» (p. 80). Le tematiche affrontate - vale a dire motivazione, interesse, cultura, conoscenza, discipline e materie scolastiche, sistema scuola, ragionamento, argomentazione, razionalità, valutazione, in sostanza, ogni aspetto che riguarda la relazione alunno/docente - sono analizzate a partire dal punto di vista di un’antropologia che pone al centro la dignità assoluta di ogni persona. I due cardini ‘antropologici’ sui quali si fondano le considerazioni proposte sono, infatti, l’attenzione piena di amorevolezza per ogni ragazzo affidato alle cure dell’insegnante - così come l’attenzione per ogni collega - e il rispetto per la realtà. In effetti nelle due parole del titolo, conoscenza e significato, sono riassunte le linee fondamentali dell’intero discorso dal momento che esse chiamano in causa la relazione di ogni soggetto con il mondo che lo circonda – nella dinamica della conoscenza – e la ricerca di un’ipotesi interpretativa – come significato della realtà stessa – che l’adulto consegna ai più giovani invitandoli a verificarla. Circa il primo punto, il prof. Rigotti e i docenti intervenuti ritengono, a partire dalla loro esperienza, che lo stare a scuola possa diventare un’occasione di crescita e di conoscenza di sé e delle cose sia per gli alunni che per i docenti se c’è, da parte di quest’ultimi, una stima profonda verso i ragazzi che hanno di fronte. Nel bambino della scuola dell’infanzia come nello studente dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado – in tutti, insomma, – vi sono il desiderio del compimento di sé, cioè della felicità, e il bisogno di essere introdotti nella realtà con un’ipotesi di senso offerta loro dagli adulti. A questo proposito è ripetuto in diverso punti del libro il concetto di ‘categorialità’. In senso ultimativo: «Rispettare la categorialità dell’allievo è riconoscergli la sua totale dignità, l’essere capax Dei, un essere destinato a un’esperienza di infinito, un individuo messo alla prova davanti alle stesse grandi problematiche della realtà» (p.95). Attraverso il personaggio del professore Bernard del romanzo di Albert Camus, Il primo uomo si sottolinea che i ragazzi «hanno bisogno di qualcuno che, considerandoli eredi degni come lui <di scoprire il mondo>, condivida con loro il senso della realtà, il desiderio di conoscere, la gioia del sapere e dello stare insieme (…)» (p. 95). In senso più specifico, la categorialità dell’allievo è «il livello della sua domanda, il suo punto di crescita» (p.76). D’altro canto, il rispetto per la persona va di pari passo con il rispetto per le cose, persone e situazioni che incontriamo. «Crescere è proprio questo prendere possesso della realtà» (p. 56). Il binomio dell’educazione è dunque persona e realtà. «In effetti, quello che porta il ragazzo a lavorare con noi e a seguirci, ma nel senso di crescere al nostro fianco, è la nostra esperienza di crescita. E la nostra esperienza di crescita è il crescere della nostra ragione e del nostro cuore in rapporto alla realtà, una comprensione più profonda. Se noi compiamo il percorso della conoscenza, allora – e solo allora – possiamo sperare di essere seguiti dai nostri allievi. E questo è il punto» (p. 101). Dunque, il primo capitolo mette a fuoco i fattori decisivi nel processo educativo. Tali fattori risultano, per così dire, facilitati se la scuola è pensata e vissuta come comunità di insegnamento– apprendimento dove l’accento è posto proprio sulla dimensione collaborativa fra docenti. In altri termini, secondo Rigotti, «il soggetto educante è sempre un noi» (p. 57). A questo aspetto e alle implicazioni che ad esso sono collegate è dedicato il secondo capitolo del libro, particolarmente importante a fronte di una concezione ‘individualista’ molto diffusa nella scuola. Il terzo capitolo analizza una delle dinamiche più ‘sfuggenti’ dell’educazione: l’interesse e la motivazione che sorreggono ogni personale e autentico apprendimento. Infine il quarto capitolo considera la delicata questione dell’esercizio della ragione a scuola. Che cosa significa ragionare? Con quali modalità? Che cosa vuol dire argomentare? Queste sono solo alcune delle tante domande per le quali si propongono precise risposte nella convinzione che «l’esercizio della ragione può e deve diventare stile di una scuola (…)» (p. 110). Dunque, il libro raccoglie le voci e le riflessione di numerosi docenti che le osservazioni del prof. Rigotti chiariscono e sviluppano. L’intento è proprio quello di proporre ad altri insegnanti una strada possibile per migliorare la scuola.