A spasso nel tempo…. toh, guarda chi si vede… Giuseppe Verdi!

A spasso nel tempo….
toh, guarda chi si vede…
Giuseppe Verdi!
Rievocazione Storica
Sabato 18 maggio 2013
26/02/2013
A spasso nel tempo…. toh, guarda chi si vede… Giuseppe Verdi!
2013
G.M.S.: Oibò, gente di questo borgo, dico bene o sono in fallo, son sì o no, giunto ad
Agnadello? Spero proprio di non aver preso un abbaglio. Ho forse combinato un
macello? Lo so, lo so che è tanto che aspettate, ma che ci posso fare? Il vostro
Giullar Mastro Sorriso con tutto il suo da fare avrebbe proprio bisogno di andare
poco, poco, a riposare.
NARRATORE 1: Dai, dai, Giullar Mastro Sorriso, osserva il loro viso… è così tanto
implorante che penso sia proprio importante che ti riprenda subito all’istante.
G.M.S.: Fai presto tu, mio caro narratore, a far tanto l’oratore. Sapete com’è, l’età è
quella che è.. e la memoria non sempre c’è. Vi starete chiedendo: “Ma che va
dicendo questo giullare qua? Ora mi spiego meglio. Qualcuno di loro signori,
certamente si ricorderà, che tutti gli anni in questo periodo passo sempre di qua.
Anche se quest’anno, avrete certamente notato, mi sono diversamente agghindato.
Ma per chi non mi conosce ora mi presento: son Giullar Mastro Sorriso, dove abito
non lo so, perché una vera dimora non ce l’ho. Vengo mandato di qua e di là, di su e
di giù per portar ricordi antichi a questa benedetta gioventù. Come ben sapete,
qualcuno da lassù, una volta all’anno mi manda fin quaggiù con tanto di manoscritto
come se fosse un editto. Ora mi spiego meglio: il mio capo da lassù un bel giorno mi
chiama e mi dice:
NARRATORE 2: Leggendo la storia antica ho scoperto, che c’è un paesello bello,
bello che porta il nome di Agnadello, che ha vissuto una brutta cosa… una grande
guerra.
G.M.S.: E siccome a lui le guerre non piacciono proprio, ma preferisce che su ogni
terra regni la pace, mi dice:
NARRATORE 2: G.M.Sorriso, ricordi l’appuntamento che hai dato alla gente di
Agnadello, quando hai combinato tutto quel macello? E’ arrivato il momento di
ripartire e di tornare per continuare a raccontare alla gente di quel paesello, cosa
successe in quelle terre, le cose brutte e le cose belle, perché solo conoscendo il
passato si può vivere il presente in un paese beato.
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G.M.S.: Come sempre ho ubbidito, e subito son partito. Un po’ più tempo del solito
ho impiegato ma alla fine eccomi arrivato. E si, perché non mi sono limitato a
prepararvi uno scritto per raccontarvi il passato. Come sempre ho chiesto aiuto
proprio a voi gente di Agnadello, ma proprio sul più bello mi sono accorto di aver
combinato un bel macello. Oibò, rimarrete sorpresi quando vedrete che bel viaggio
farete. Orsù gente, bando alle ciance, apriamo i cuori e riviviamo insieme quel
lontano tempo che, più non potrà tornare ma che certamente non potremo mai
dimenticare!
(a questo punto entrano i Tamburi, gli Sbandieratori che si schiereranno al centro
della piazza sbandierano e poi formano un corridoio sotto al quale passeranno
dapprima lo stendardo del Castrum e poi gli stendardi della quattro contrade che si
schiereranno a loro volta due da una parte e due dall’altra della chiesa di S. Vittore)
NARRATORE 2:
“E DOBBIAMO GIRARE, GUARDARE,
AVER CURA DEL PATRIMONIO DI QUESTA NOSTRA TERRA
PERCHE’
SE NON AVREMO CURA NOI DELLA NOSTRA TERRA,
CHI MAI NE AVRA’ IN VECE NOSTRA?”
NARRATORE 2: Nel 1509, quando ci fu la famosa battaglia tra Veneziani e Francesi
proprio su queste terre, il borgo di Agnadello contava circa 800 abitanti. Tutto il
territorio centrale di Agnadello era già bonificato e si andava sviluppando attorno
alla roggia centrale, che divideva in due il paese. C’era il castello dei Visconti, parte
dell’edificio di p.zza Chiesa, la zona di via Premoli, e gli edifici all’incrocio tra via
Vittoria e via S. Bernardino. La gente, naturalmente, viveva già anche in tutte quelle
cascine che si trovavano sulla parte morfologicamente alta del territorio di
Agnadello. Il nostro paese viveva in prevalenza di agricoltura ma qui ad Agnadello e
precisamente nel castello e nelle sue pertinenze, vivevano alcune famiglie
dell’antica nobiltà come i Visconti che avevano al loro servizio famiglie del paese.
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NARRATORE 1: Purtroppo come sappiamo, in quel periodo erano frequenti le guerre
e, senza nessun preavviso, poteva capitare che i borghi come Agnadello venivano
attraversati da contingenti militari, che quando andava bene, facevano razzia di
animali e vettovaglie… Ma quando andava male lasciavano al loro passaggio morte e
distruzione.
G.M.S.: Oibò, gente di Agnadello, ve lo ricordate quando la scorsa estate vi chiesi di
chiudere gli occhi e vi portai a rivivere proprio là, nell’altra piazza, la leggenda del
Lago Gerundo e del Drago Tarantasio? Oibò, in quell’occasione ho dovuto rimediare
a un bel macello: mi ero dimenticato di invitare i “signori” del nostro castello.
Quest’anno non ho nulla da farmi perdonare! Ma, siccome ho una nuova bella storia
da raccontarvi, perché di nuovo non invitarli? Eccoli che arrivano.
(a questo punto i signori passando attraverso il corridoio formato dagli sbandieratori
andranno a sedersi e a far da cornice alla piazza)
NARRATORE 2:
 ANTONIO VISCONTI signore di Somma e di Agnadello, consigliere del duca di
Milano con MADDALENA TRIVULZIO figlia di Gianfermo Trivulzio, fratello del
condottiero della battaglia di Agnadello, Giangiacomo Trivulzio, sua sposa.
NARRATORE 1:
 ANNA VISCONTI figlia di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con il marito
FRANCESCO SFONDRATI.
NARRATORE 2:
 BATTISTA VISCONTI figlio di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con la
sposa VITTORIA VISCONTI figlia di Gaspare Ambrogio Patrizio Milanese e
Cecilia Simonetta.
[ non so se metteremo tutti questi Signori ]
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NARRATORE 1:
 MADDALENA VISCONTI figlia di Antonio Visconti e Maddalena Trivulzio con il
marito GIANFRANCESCO MAURUZI conte della Stacciala e Patrizio di
Tolentino.
NARRATORE 2:
 PERCIVALLE VISCONTI consignore di Somma e Agnadello, consigliere ducale
con la moglie IPPOLITA BIGLIA figlia di Tardo Patrizio Milanese.
NARRATORE 1:
 GIOVANBATTISTA VISCONTI detto il “Risoluto” Consignore di Somma e
Agnadello con la moglie GIUSTINA VISCONTI BORROMEO, figlia di Ludovico
Signore di Albizzate e di Lucrezia Alciati.
NARRATORE 2:
 VERONICA VISCONTI figlia di Galeazzo Visconti e Atonia Mauruzi con il marito
FEDERICO BORROMEO, conte di Arona e conte di Angera.
NARRATORE 1:
 ALFONSO VISCONTI con la moglie ANTONIA GONZAGA
NARRATORE 2:
 ANGELA VISCONTI con il marito ARNALDO SFORZA.
NARRATORE 1:
 GIOVANNI VISCONTI con la moglie VITTORIA BORROMEO.
NARRATORE 2:
 LETA MANFREDI figlia di Guidantonio Signore di Faenza e di Bianca Trinci dei
Signori di Foligno, sposa in seconde nozze e vedova di Guido Visconti,
Consignore di Somma e di Agnadello.
 FRANCESCO GONZAGA Marchese di Mantova e BEATRICE D’ESTE sua sposa
seguiti dalla Compagnia dei Focolieri.
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G.M.S.: Oibò, Signori di Agnadello, eccoci arrivati al più bello. E per raccontarvi al
meglio questo stornello, devo togliermi il mantello… Vi ricordate due anni fa,
quando chiesi aiuto al “Folletto dell’albero Nano” per raccontarVi la storia del
popolo Italiano? Qualcuno se lo ricorderà, ma per portarVi in quella realtà, chiedo
aiuto al Narratore che ve la racconterà…
NARRATORE 1: Siamo nel 1800. A quei tempi l’Italia non esisteva. La nostra penisola
era una terra di conquista divisa in tanti staterelli: il Regno delle due Sicilie, lo Stato
della Chiesa, il Gran Ducato di Toscana, il Ducato di Lucca, di Modena, di Massa, di
Parma, il Regno di Piemonte e Sardegna e il Lombardo Veneto. Per girare da una
regione all’altra dell’Italia a quel tempo bisognava attraversare una frontiera. Era
necessario un lasciapassare e bisognava anche pagare la dogana.
NARRATORE 2: A noi tutto questo sembra molto strano ma era così. D'altronde
l’Italia era separata in tanti pezzi non solo dal punto di vista politico ma anche dal
punto di vista economico, culturale e linguistico perché ognuno parlava il proprio
dialetto e l’italiano era ancora una lingua per pochi. Eppure serpeggiava già quella
forte spinta all’unità che diede luogo al Risorgimento e alla nascita di una nazione.
NARRATORE 1: Nella seconda metà dell’ 800 Agnadello era un piccolo paese dove i
circa 1.400 abitanti vivevano soprattutto nelle cascine perché come abbiamo già
visto il centro abitato non era ancora molto sviluppato come ora. C’erano pochi
edifici e la vita non era quella di oggi. La popolazione, come tutto il resto dell’Italia,
era molto arretrata sia socialmente che economicamente. L’80% era analfabeta,
l’economia si basava ancora sull’agricoltura e vi era un enorme divario tra Nord e
Sud.
NARRATORE 2: La vita civile e religiosa della popolazione, formavano, e così
dovrebbe essere ancora, le due rotaie di uno stesso binario, sul quale viaggiava, per
dirla in similitudine, l’unico treno dell’ assistenza, del rispetto, della promozione di
ogni abitante di Agnadello, particolarmente per i più poveri.
NARRATORE 1: E mentre ad Agnadello la vita scorre nel tram tram giornaliero, In un
piccolo paese della provincia di Parma che si chiama Roncole di Busseto nasce il 9 o
10 ottobre 1813 (non è certo il giorno della nascita), da un oste e da una filatrice
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi. E’ qui che cresce il piccolo Verdi, in una piccola
cittadina della pianura Padana. Così come altri bambini sono attirati dai soldatini e
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dal pallone, il piccolo Verdi è attirato da uno strano strumento che vede per la prima
volta in una chiesa: l’organo. Ed è proprio l’organista della chiesa un certo Pietro
Baistocchi ad avvicinarlo alla musica, a fargli mettere per la prima volta le mani sulla
tastiera.
NARRATORE 2: E’ un amore a prima vista che diventa immediatamente una
passione. Comincia così un rapporto quasi fisico con la musica che non lo
abbandonerà mai. L’organista capisce subito di trovarsi di fronte ad un grande
talento. Anche il padre che ha una piccola osteria si rende conto di avere un figlio
particolare, destinato non solo a servire vino e a lavare bicchieri o a levare bachi da
seta per la madre filatrice, ecco perché con enormi sacrifici un giorno torna a casa
con una spinetta e su questo strumento Verdi comincia il suo lungo percorso di
musicista.
NARRATORE 1: Il giovane Verdi cresce, comincia a suonare ai matrimoni e va a
lezioni da un maestro di Busseto: Provesi. A 15 anni viene considerato il miglior
pianista della regione ma vuole anche capire meglio il mondo in cui vive.
NARRATORE 2: Un mondo che cammina, che va avanti… Infatti ad Agnadello in
quegli anni ed esattamente il 20 novembre 1827, nasceva Antonio Vincenzo Moroni
che alcuni anni dopo prese il nome di Padre Marcellino da Agnadello
NARRATORE 1: Verdi sarebbe rimasto un bravo pianista per matrimoni o magari il
direttore di una delle bande musicali che giravano per la regione se nella sua vita
non fosse entrato un personaggio straordinario destinato ad imprimere una vera
svolta alla sua esistenza: Antonio Barezzi. Barezzi aveva una drogheria al centro di
Busseto, non era ricchissimo ma viveva nell’agiatezza. Era un appassionato di musica
e nella sua cucina si riunivano la domenica pomeriggio gli amici della Filarmonica di
Busseto tra le bottiglie di vino buono e il profumo dello zampone.
NARRATORE 1: Antonio Barezzi aveva capito che quel ragazzo un po’ timido, con gli
occhi intelligenti, era un fuoriclasse. Uno di quei talenti rari che non si potevano
lasciar spegnere. Era stato proprio lui dopo averlo sentito suonare ad avergli pagato
le prime lezioni di pianoforte dal maestro Provesi. E ad un certo punto lo aveva
perfino accolto a casa sua come ospite permanente nutrendolo, pagandogli gli studi,
gli abiti e tutto quello di cui aveva bisogno.
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NARRATORE 2: Ma Barezzi aveva anche capito che Busseto era troppo piccolo per
un talento simile. Solo a Milano avrebbe potuto trovare gli ambienti giusti e i
maestri giusti. Decide quindi di sostenerlo in questa avventura. A 18 anni Giuseppe
Verdi parte per Milano dove succede una cosa che ha dell’incredibile. Giuseppe
Verdi si presenta alla commissione esaminatrice per essere ammesso al
conservatorio ma non viene ammesso perché un pianista di 18 anni è vecchio e per
di più lui è straniero. Per ironia della sorte, oggi quel conservatorio porta il suo
nome.
NARRATORE 1: Ma per il giovane Verdi questa bocciatura è un dramma. Che fare?
Sfortunatamente l’alternativa è di tornare sconfitto a Busseto. Ma ancora una volta
interviene Barezzi. Non soltanto gli anticipa i soldi per un sussidio che Verdi ha
chiesto al Monte di Pietà, ma gli paga oltre agli studi tutto quello di cui ha bisogno,
gli paga perfino le lezioni private. Lo abbona alla Scala, agli spartiti, gli manda
continuamente soldi per le calze, le scarpe, i ristoranti, gli abiti e gli compera anche
un pianoforte.
NARRATORE 2: Questa generosità, questo puntare sul giovane di Antonio Barezzi e
aiutarlo anche nelle avversità è una cosa che colpisce. Infatti Barezzi gli concede
tutto perfino la mano della figlia Margherita. Lasciati i suoi studi a Milano,
Giuseppe Verdi concorre per il posto di Maestro di Cappella della chiesa di Busseto.
Un posto sicuro, un posto fisso come si direbbe oggi, che gli avrebbe dato la
tranquillità economica. Anche perché l’incarico era abbinato a quello di direttore
della Filarmonica di Busseto che ottiene dopo varie peripezie, un incarico
impegnativo che lo porta a comporre e dirigere centinaia di pezzi per orchestra.
Un’esperienza preziosa per imparare bene il mestiere e per dare esperienza alla
propria creatività.
NARRATORE 1: La vita a Busseto si svolge serena ma Verdi ha la mente altrove: alla
Scala di Milano. Perché comporre musica per la Filarmonica di Busseto è gratificante
specialmente dopo le tante battaglie fatte per sostenerlo, ma la Scala è un’altra
cosa. E’ proprio lì che Verdi sogna un giorno di fare musica, il grande tempio dove un
musicista viene consacrato. Ma la Scala per il momento è ancora molto lontana.
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NARRATORE 2: I suoi amici e la Filarmonica non lo possono aiutare, deve trovare
altre strade e soprattutto deve contare sulle sue forze e sulla sua musica. Già nel
primo soggiorno a Milano aveva frequentato il caffè Mazzini dove erano passati
Bellini, Rossini Donizetti, e qui aveva conosciuto musicisti e librettisti. Un mondo in
fermento dove tutto poteva succedere, a condizione di esserci, di partecipare. E
invece Verdi è a Busseto dove vive una vita serena ma poco adatta alle sue
aspirazioni e al suo talento.
NARRATORE 1: Nel 1837 nasce una bambina Virginia e l’anno dopo un maschietto
Icilio. La moglie Margherita che aveva per lui una smisurata ammirazione e
dedizione, capisce la situazione ed è lei stessa a spingerlo alla rottura con Busseto.
Giuseppe Verdi decide allora di dare le dimissioni da maestro di musica e direttore
della Filarmonica di Busseto e si trasferisce con la famiglia a Milano. E’ la decisione
giusta che gli permetterà di entrare veramente alla Scala. Ma è anche una decisione
drammatica perché lascia il posto fisso di Busseto e il sicuro stipendio anche se
Barezzi continuerà a pagare i conti, e perchè questo addio a Busseto viene vissuto
un po’ come un tradimento da parte di coloro che si erano tanto battuti per lui.
NARRATORE 2: A Milano iniziano per Verdi gli anni più duri. E cominciano con una
duplice tragedia. E’ infatti in questo periodo mentre sta cercando di affermarsi che
uno dopo l’altro muoiono i suoi bambini. Prima la piccola Virginia a soli 16 mesi e
poi Icilio. La morte dei bambini era purtroppo una realtà quotidiana in quel periodo,
un dolore strisciante e continuo nelle famiglie. Si generavano parecchi figli ma la
selezione naturale se ne portava via molti. Per questo la popolazione cresceva poco
e i cimiteri erano pieni di tombe sormontate da angioletti.
NARRATORE 1: Tre settimane dopo la morte di Icilio, Verdi dopo tante attese e
battaglie ha però la gioia di vedere finalmente una sua opera messa in scena alla
Scala. E’ un’opera minore, oggi poco rappresentata che si intitola l’ Oberto
ambientata nel Medio evo dove si intrecciano amori e tradimenti con un tragico
duello finale e la chiusura in convento della protagonista.
G.M.S: La Scala a quel tempo era leggermente diversa da quella di oggi. (entra la
Banda e va a sistemarsi nella sua postazione) Non c’era la buca per l’orchestra e le
poltrone non esistevano. La platea non era considerata un buon punto di ascolto. Si
stava in piedi oppure seduti su delle semplici panche. I posti migliori per l’acustica
erano i palchi dei privati con una parte destinata alle signore.
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NARRATORE 2: Quella sera per la prima rappresentazione dell’Oberto il 17
novembre 1839, tutto il loggione è occupato dalla filarmonica di Busseto. I malumori
son finiti ed è un momento di gloria per il loro concittadino e anche per loro. Il
pubblico fortunatamente reagisce bene a questa prima opera. La musica
dell’Oberto, dicono oggi i critici, riecheggiava un po’ quella di Donizetti, di Bellini e
soprattutto quella di Rossini. Ma c’era già Verdi.
Musica Oberto
NARRATORE 1: Verdi riesce insomma ad entrare alla Scala, l’Oberto va abbastanza
bene ma i compensi non bastano di certo a ripianare i debiti che nel frattempo si
sono accumulati perché la vita di compositore non è facile. Alla fine del mese ci
sono i creditori da pagare, c’è l’affitto di casa arretrato e Margherita ad un certo
punto va addirittura ad impegnare i suoi anelli al Monte di Pietà. Margherita però,
quello stesso anno morì di febbri cerebrali come si diceva a quel tempo, a 26 anni.
Nel giro di un anno Verdi, perde così i due figli e la moglie e rimane solo. Per ironia
della sorte proprio in quel periodo deve scrivere un’opera comica che gli è stata
commissionata dal titolo “Un giorno di Regno”.
La Banda inizia a suonare a caso e il pubblico fischia e contesta…
NARRATORE 2: L’opera rappresentata alla Scala nel settembre del 1840 va
malissimo. E’ il momento più difficile della sua vita. Ha perso tutto e questo
insuccesso rischia di pesare molto sul suo futuro di compositore. E’ ora solo e
sfiduciato. Con l’animo straziato dalle disavventure domestiche, esacerbato
dall’insuccesso del suo lavoro, decise di non comporre mai più.
NARRATORE 1: Ormai vede nero per il suo futuro. Lascia la casa, si trasferisce in una
camera ammobiliata, e consuma i suoi pasti in una modesta osteria. Ma qualcosa di
straordinario sta per succedere. L’impresario Merelli con il quale lavora gli passa un
libretto che potrebbe diventare un’opera. E’ una storia che si colloca nell’epoca
Babilonese, parla del re Nabuccodonosor che conquista Gerusalemme, che deporta
gli Ebrei in schiavitù in Babilonia, un argomento biblico.
(Il Coro Elementari e il Coro Medie entrano in scena e vanno a sistemarsi nelle loro
postazioni)
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NARRATORE 2: Verdi comincia a scrivere qualche pagina di musica e sente che le
note gli vengono una dopo l’altra. E’ come una febbre e in men che non si dica
finisce il Nabucco. Ma la Scala non la mette in cartellone. E’ in questa circostanza
che Verdi conosce Giuseppina Strepponi, (entra il Soprano) una cantante di successo
che è anche una pianista, una donna particolare. Da una relazione con un uomo
sposato, un tenore, (entra il Tenore) aveva avuto due figli cosa a quel tempo
riprovevole in società. Canta per mantenere la famiglia, anche se la sua voce
comincia a risentire delle fatiche a cui si sottopone.
NARRATORE 1: Il Nabucco viene alla fine allestito e messo in programma ma a
condizione di spendere il minimo. Infatti le scene sono riciclate da altre
manifestazioni i costumi sono già usati e si concedono soltanto dodici giorni di
prove. La Strapponi interpreta Abigail. A questo punto però succede qualcosa di
magico. In teatro c’è un’atmosfera eccitata e le prove si trasformano in qualcosa di
straordinario specialmente quando arriva il famoso coro del Nabucco che coinvolge
tutti: cantanti, musicisti, macchinisti, e sarte. Quando la sera del 9 marzo 1842
l’opera va finalmente in scena si spera in un grande successo. Ed è un trionfo!
La Banda suona e il coro elementari, il coro medie e tutti gli altri cantano “Va
pensiero”.
NARRATORE 2: Quel trionfo del Nabucco segna una svolta nella vita di Verdi come
compositore. Alla Scala viene replicato nel giro di pochi mesi più di 60 volte. Quello
che è più incredibile è che la gente per strada comincia a cantare le arie di Verdi.
Ora, il maestro ha le porte aperte ovunque. L’impresario gli offre perfino un
contratto con la cifra in bianco. Ed è proprio la Strepponi, diventata grande amica di
Verdi, a consigliarlo. Verdi intanto viene invitato ovunque in particolare nel salotto
della contessa Maffei che era frequentato da artisti ma anche da patrioti e da
pensatori, da uomini che sognavano di fare dell’Italia una nazione. Le opere di Verdi
sembravano fatte apposta per dare un’aria musicale a questi ideali e il coro del
Nabucco viene rivisitato in chiave patriotica: gli Ebrei in catene sono gli Italiani,
Gerusalemme è l’Italia e alla parola Patria viene appunto sostituita la parola Italia.
NARRATORE 1: In quegli anni ed esattamente nel 1842 attraverso un lascito della
S.ra Sansoni vedova Tubi, viene costruito ad Agnadello uno dei primi asili infantili
sorti in Italia.
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NARRATORE 2: L’istruzione era, giustamente, una delle preoccupazioni maggiori del
nostro comune in quegli anni: esisteva una scuola maschile e femminile diurna, ma
anche una scuola serale maschile e una scuola festiva femminile dove nasceva
l’entusiasmo patriottico.
NARRATORE 1: Verdi pur non impegnandosi apertamente si sentiva coinvolto in
questo entusiasmo patriottico. La censura Austriaca si accorge a questo punto che le
sue opere possono diventare uno strumento per veicolare sentimenti nazionalistici.
Così quando Verdi deve mettere in scena “I Lombardi alla prima Crociata” il libretto
viene attentamente esaminato dal censore. Quando finalmente l’opera ottiene
l’autorizzazione dalla censura e arriva il giorno della prima la folla preme per entrare
alla Scala già sei ore prima dell’inizio dello spettacolo. (entra il popolo)
NARRATORE 2: E’ il pubblico del loggione che all’apertura delle porte alle tre del
pomeriggio corre ad occupare i posti migliori. E’ un pubblico popolare, entusiasta
che si è portato di che riempire l’attesa: salsicce al lardo e fiaschi di vino. Pronto ad
applaudire tutto ciò che farà riferimento anche in modo indiretto alla situazione
italiana. Quando alle otto di sera Verdi fa la sua apparizione in teatro c’è una grande
ovazione. E naturalmente i Lombardi alla prima crociata raccolgono gli applausi di un
trionfo.
Coro medie canta: “O Signore dal tetto natio”
NARRATORE 1: In quegli anni la musica di Verdi era diventata un po’ la colonna
sonora del Risorgimento in particolare a Milano. I fermenti patriottici che
percorrono il nord d’Italia e ai quali le musiche di Verdi offrono l’occasione di
manifestazioni sfociano nelle 5 giornate di Milano che preludono a quella vasta
operazione politica che porterà poco più di dieci anni più tardi all’unità d’Italia.
NARRATORE 2: Verdi decide di spostare le rappresentazioni delle sue opere a
Venezia e stravolgendo l’opera di Victor Hugo, il 9 marzo 1844 va in scena con un
successo quasi trionfale, una Spagna del 1519 con l’opera Ernani.
La Banda suona: “La Marcia” mentre i soldati (coro medie) fanno coreografia con
spade, bicchieri e fiaschetti di vino
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Il coro delle medie canta: “Si ridesti il leon di Castiglia” e poi esce.
NARRATORE 1: Gli anni 40 sono un periodo di intensa attività per Verdi che partito
alla volta di Roma, lavora alacremente per rispettare tutte le scadenze aiutato anche
dall’atmosfera capitolina che lo entusiasma. Non disdegna neppure le commesse
che gli vengono offerte all’estero. Numerosi o suoi lavori: I due Foscari, Giovanna
d’Arco, Attila, Macbeth, IMasnadieri, Jerusalem, il Corsaro, La battaglia di
Legnano, Luisa Miller, Stiffelio. Insomma, Verdi è un fiume in piena, ma incappa
continuamente nelle mani della censura e si arrabbia moltissimo.
NARRATORE 2: Nel 1850 Verdi decide di musicare un soggetto con personaggi che
avevano già dato scandalo. Ambientato ancora nel 1500 è obbligato dalla censura a
trasformare il re in un anonimo Duca di Mantova riconducibile a Vincenzo I di
Gonzaga. Fu così che l’ 11 marzo 1851 al teatro la Fenice di Venezia, Rigoletto, il
buffone di corte, ebbe un grande successo di pubblico. Rigoletto è la prima in ordine
cronologico di quello che viene definita la “trilogia popolare” di Giuseppe Verdi
seguita da La Traviata e il Trovatore.
Il coro delle elementari suona: “La donna è mobile” mentre coro medie entrano
vestiti da jullari e da zingari.
NARRATORE 1: Giuseppina Strepponi gli è sempre accanto e non lo abbandona mai.
La loro amicizia ormai da tempo si è trasformata in amore. Una relazione difficile
perché non accettata dalle convenzioni sociali dell’epoca e che crea non poche
amarezze a Verdi ma soprattutto a Giuseppina. Nel suo paese natale a Busseto
Giuseppe Verdi ha comperato un bel palazzo. E’ un uomo ricco e celebre e pretende
che venga ormai accettato questo suo amore per la Strepponi. Ma i pregiudizi
specialmente in provincia sono più forti che mai. Giuseppina viene praticamente
emarginata. Perfino in chiesa nessuno le si siede accanto.
NARRATORE 2: Uno scandalo che difficilmente potrà essere accettato. A Busseto ai
pettegolezzi sulla Strepponi si aggiungono ingiurie anonime e persino sassi contro i
vetri. Esasperato, Verdi decide di trasferirsi nella tenuta di S. Agata che aveva
comprato con i proventi delle sue opere. Qui finalmente, Giuseppina potrà essere al
riparo dalle occhiate di disapprovazione. La casa è grande, la tenuta arriva fino al Po’
e qui i Verdi vivranno gran parte della loro vita futura tra un viaggio e l’altro.
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NARRATORE 1: Tra il 1851 e il 1853 Giusppe Verdi mette in musica Il Trovatore
ambientato in Biscalia e in Aragona all’inizio del XV secolo, vede protagonisti i gitani,
le truppe del Conte di Luna e la bella Azucena. Dopo qualche modifica imposta dalla
censura pontificia, il 19 gennaio 1853 il Trovatore registra un grande successo.
Il coro delle medie canta: “Il coro degli zingari” e poi esce.
NARRATORE 2: E’ a S. Agata dove può lavorare in un ambiente senza essere
disturbato che Giuseppe Verdi scrive la Traviata e la scrive quasi di getto. Un’opera
dove il grande amore viene contrastato dalle convenzioni sociali. Proprio come nel
caso di Verdi e della Strepponi.
Il coro delle elementare suona “amami Alfredo”
NARRATORE 1: “Pur purificata che siate agli occhi di Armando agli occhi di Armando
e ai miei suo padre, non lo sarete per la società che non vedrà in voi che il vostro
passato e che vi chiuderà spietatamente le porte”
NARRATORE 2: E’ la prima opera dove non ci sono in scena duchi e duchesse, si
racconta una storia borghese con la protagonista dal passato non troppo
irreprensibile “girala e rigirala, la resta sempre una prostituta”!
Il coro delle elementari canta: “Noi siam zingarelle” poi esce.
NARRATORE 1: Questo all’inizio crea un po’ di sconcerto e il 6 marzo 1853 sul
palcoscenico del teatro la Fenice di Venezia la Traviata riscuote un clamoroso
insuccesso. Ma il commovente amore tra Margherita e la grande musica di Verdi
conquistano subito il cuore del pubblico e l’anno successivo al teatro S. Benedetto
sempre a Venezia, lo stesso pubblico gli attribuisce un successo strepitoso.
La Banda suona, il Soprano e il Tenore cantano: “Il brindisi – Libiam”
NARRATORE 2: Nel 1852 Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi partono per Parigi
dove rimarranno per tre anni. Per l’Operà di Parigi Verdi scrive i Vespri Siciliani, in
occasione della prima si ritrovano nella capitale francese, intellettuali, politici,
lombardi e piemontesi. C’è anche Napoleone III. Sono momenti cruciali per l’Unità
d’Italia.
Il Soprano canta: “Bolero - Dilette Amiche”
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NARRATORE 1: Mentre ad Agnaello nasce il 16luglio 1856 Luigi Ludovico Palmiro
Premoli, a Verdi viene chiesto di musicare un’opera che narrava la vicenda di un
regicidio avvenuto in Svezia alla metà del XVIII secolo. La censura Borbonica dà inizio
ad una travagliata storia della composizione dell’opera. Si chiede a Verdi di
modificare molte cose, forse troppe e lui non intende accettare. Nasce così una
schermaglia legale tra il maestro e il teatro S. Carlo di Napoli che termina con un
“Molto rumore per nulla” per dirla alla Shakespeare. E l’opera va finalmente in
scena col titolo “Un ballo in maschera” la sera del 17 febbraio 1859
Il Soprano canta: “Saper vorreste”
NARRATORE 2: Ma Verdi nell’arco della sua vita non compose solo opere ma anche
Inni, pezzi sacri e non ultimo un Valzer in FA
La Banda suona “Valzer in FA” egli altri ballano il valzer.
NARRATORE 1: Giuseppe Verdi diventa il simbolo del patriottismo italiano. Nel giro
di pochi mesi gli avvenimenti precipitano. Dopo vari conflitti l’Italia finalmente si
unisce dopo secoli di dominazione straniera, Verdi diventa deputato e va in
parlamento a Torino, non frequenterà molto le sedute. E’ troppo preso dal suo
lavoro che lo porta ovunque.
I Cori elementare e medie entrano di corsa con le bandiere italiane, il coro medie
esce .
NARRATORE 2: E’ il 1861, l’unità nazionale è fatta da un anno e Verdi riceve un
lusinghiero ma impegnativo invito. Camillo Benso conte di Cavour lo contatta
pregandolo di accettare la candidatura per le elezioni alla Camera dei Deputati. Nel
frattempo il teatro Imperiale di San Pietroburgo gli commissiona un’opera. Il 10
novembre 1862, il teatro Imperiale finalmente vede la prima de La forza del destino.
Scuola elementare canta: “La Vergine degli Angeli”
NARRATORE 1: Alla quarta replica insieme alla Zarina è presente anche lo Zar
Alessandro II che al termine della rappresentazione, non solo fa chiamare il maestro
per congratularsi personalmente con lui, ma pochi giorni dopo, Verdi viene insignito
dell’Ordine Imperiale e Reale di San Stanislao.
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NARRATORE 2: Finisce così gloriosamente la stagione russa per Verdi, ma non per
l’opera che riscuote grandi successi anche a Madrid. Il 27 febbraio del 1869, sette
anni dopo, l’opera va in scena anche alla Scala di Milano, ma con qualche modifica
apportata da Verdi stesso.
La Banda suona e il Soprano canta: “La Vergine degli Angeli”
NARRATORE 1: Ormai si viaggia in treno, le prime linee ferroviarie si sviluppano in
tutta Europa e le distanze si riducono notevolmente. Nel 1869 un grande
avvenimento entusiama la società europea oramai conquistata dai rapidi progressi
della scienza e della tecnica: l’apertura del canale di Suez.
NARRATORE 2: A Verdi per l’occasione viene commissionata un’opera celebrativa
che verrà rappresentata per la prima volta il 24 dicembre 1871 al Cairo. Nasce così
l’Aida. Destinata a diventare una delle opere più rappresentata nel mondo. Questa
storia d’amore ambientata nell’antico Egitto tra Radames e la schiava etiope Aida si
presta ad una maggiore libertà di linguaggio musicale e a detta dello stesso Verdi ad
una grande teatralità. La scenografia è difatti di straordinario effetto.
La Banda suona “L’ Aida”
Entra tutta la coreografia (fuochi d’artificio)
NARRATORE 1: Il carattere di Giuseppe Verdi si fa sempre più scontroso e
invecchiando ritrova sempre più gusto solitario della campagna. In questo difficile
rapporto con i suoi conterranei ci sono però momenti di grandi slanci. Come quando
decide di finanziare completamente la costruzione dell’ospedale di Villanova
sull’Adda che porta il suo nome ed è ora specializzato nella rieducazione dei
paraplegici.
NARRATORE 2: Sapete cosa successe ad Agnadello nel 1872? Il Dott. Graziano Tubi
realizzò un grande incannatoio da seta, alimentato dalle acque della roggia Murata
che darà lavoro per molti anni, nonostante le molte difficoltà, a circa 180 operaie,
un centinaio delle quali avevano un’età compresa tra i 10 e i 12 anni che venivano
anche da altri paesi prendendo il tranvai “Gamba dè Lègn” che passava sul territorio
del nostro paese.
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NARRATORE 1: Gli onori e le onorificenze in tutti questi anni gli sono piovute da
tutte le parti, in Francia la Legion d’onore, in Italia perfino il titolo di Marchese, un
titolo però che Verdi rifiuta perché per lui che era figlio di una filatrice e di un oste
diventare marchese di Busseto gli sembrava un po’ troppo eccessivo. Viene
nominato anche senatore del regno per censo. Egli però non vuole che sia il suo
stato sociale, la sua ricchezza a offrirgli questa onorificenza. Quindi il decreto di
nomina viene modificato e diventerà senatore per merito.
NARRATORE 2: Ma la gloria e l’affetto di tutti i cittadini italiani gli procurano anche
emozioni importanti. Come quando a Milano dopo una rappresentazione alla Scala
di Milano destinata a raccogliere fondi per le vittime di un’alluvione amici e
ammiratori gli preparano una magnifica sorpresa.
La Banda suona e tutti i cori cantano sotto il balcone “Va pensiero” e poi escono.
NARRATORE 2: COSI’ E’ FATTA LA GLORIA!
NARRATORE 1: Il suo impegno di compositore continua e dopo il grande successo
della “Messa da Requiem” alla Scala di Milano diretta dal maestro stesso, Verdi
dapprima rifiuta ma poi accetta di comporre la partitura di un’opera drammatica di
Shakespeare.
NARRATORE 2: Ma al momento di decidere la data della prima, Verdi si fa
opprimere dal suo forte peso di responsabilità nei confronti dell’autore e dal peso
dell’ormai acquistata popolarità e reputazione. Il 5 febbraio 1887, l’Otello di Verdi
va finalmente in scena al teatro alla Scala di Milano e per l’occasione tutti i giornali
europei inviano un loro corrispondente.
Soprano canta: “Ave Maria”
NARRATORE 1: Dopo l’Otello Verdi dà l’addio alle scene. Ma a ottant’anni
riprenderà la penna per scrivere il FALSTAFF un’opera buffa e diversa dalle
precedenti. Come per l’Otello fu l’editore Ricordi a spingere Verdi a scrivere l’opera.
Il 9 febbraio 1893 si ha alla Scala la prima del FALSTAF che vede tra il pubblico delle
grandi occasioni, personalità del mondo della cultura come, tra gli altri, Carducci,
Giacosa, Puccini e Mascagni. Giuseppina gli è sempre accanto e morirà qualche
anno dopo all’età di 82 anni nel 1897.
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NARRATORE 2: Rimasto solo Verdi pensa molto ai tanti artisti che come lui hanno
dedicato la loro vita alla musica ma che sono stati meno fortunati di lui e che vivono
in solitudine e spesso anche in povertà i loro ultimi anni. A loro dedica la sua ultima
opera quella che egli considera la più bella di tutte quelle che ha realizzato: una casa
che li accolga, la casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi. Qui 50 persone trovano
ospitalità tra le mura di una casa costruita grazie al le note del Nabucco, della
Traviata, del Rigoletto, dell’Aida.
NARRATORE 1: Verdi all’età di 86 anni vede nascere il nuovo secolo: il 900. L’800
Verdi l’ha attraversato quasi tutto ed è stato testimone di un epocale cambiamento.
Mentre la sua musica riempiva i teatri e anche i cuori di tante persone con gli ultimi
suoi scritt: “Stabat Mater”, “Laudi alla Vergine Maria”, e “Te Deum”, altri uomini
con le loro scoperte e le loro invenzioni riempivano l’800 con il loro genio:
automobili, luce elettrica, fotografia, ferrovia…
Il coro elementari e il coro medie entrano e buttano la paglia per la strada e formano
dei gruppetti sparsi.
NARRATORE 2: Il 27 gennaio Giuseppe Verdi aveva perso conoscenza nel suo letto
all’Hotel de Milan. I milanesi avevano seguito trepidanti i bollettini medici e avevano
perfino cosparso di paglia la strada davanti all’albergo per attutire i rumori delle
carrozze.
NARRATORE 1: Ma anche per il grande musicista è arrivata l’ultima scena dell’ultimo
atto. E una settimana dopo esattamente Il 30 gennaio del 1901, un semplice carro
funebre attraversa Milano.
NARRATORE 2: Verdi aveva chiesto che i suoi funerali fossero semplicissimi, all’alba,
senza canti e senza cortei. Ed è in questa alba fredda e nebbiosa che Giuseppe Verdi
se ne va in punta di piedi quasi per non disturbare nessuno.
NARRATORE 1: Una grande folla però è venuta lungo tutto il percorso per dargli
l’ultimo saluto e per ringraziarlo con le note della sua aria più cara al popolo.
Tutti: La Banda, i cori e il popolo cantano sottovoce il “Va pensiero”
NARRATORE 2: Due mesi dopo il corpo di Verdi e della Strepponi furono tumulati
nella casa di riposo Giuseppe Verdi.
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NARRATORE 1: Quando Verdi morì era da poco stato inventato il cinematografo …
infatti sono state trovate alcune immagini che riprendono il suo funerale.
G.M.S.: La storia di Giuseppe Verdi finisce qui ma il suo cuore continua a battere
dentro la sua musica.
G.M.S.: Ed ora, ringraziandovi per la vostra presenza, vi do appuntamento con una
riverenza, alla prossima esperienza, senza dimenticare però di render riconoscenza a
tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa Rievocazione e tutti
quelli che in questo momento se ne vanno per il firmamento. E ora vi presento per
far loro il giusto ringraziamento, tutti i protagonisti che invito qui al centro.
(i tamburi con gli sbandieratori formano di nuovo il tunnel da dove passeranno tutti i
protagonisti che verranno chiamati a gruppi che salutando gli spettatori se ne
andranno in corteo)
Agnadello, 25 febbraio 2013
“A spasso nel tempo… Toh, guarda chi si vede… Giuseppe Verdi!“ scritto da Pierina
Bolzoni (tratto da Il Risorgimento Italiano di Piero Angela), per conto della Pro loco
Agnadello per la Rievocazione di Sabato 18 maggio 2013.
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