ALIMENTAZIONE ED IDRATAZIONE NELL’ANZIANO – Dispensa didattica ad uso dei “Forum” infermieristici aziendali – Anno 2008/2009 A cura di : Dott.ssa Sandra Vattini Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione – Dipartimento di Sanità Pubblica – AUSL di Parma Dott.ssa Sandra Vattini 1 Parte prima – L'alimentazione nell'anziano Anche in Italia, come in molti Stati dell’Europa, la popolazione anziana é in netto aumento: i soggetti di età superiore a 65 anni rappresentano, oramai, quasi il 20% della popolazione totale. Gli studi compiuti mostrano che l’anziano sano, in generale, è nutrito in modo adeguato ma non si può escludere che anche gli anziani siano a rischio di “malnutrizione”. Infatti, molti fattori possono peggiorare lo stile alimentare nell’anziano e, conseguentemente, lo stato di nutrizione nella terza età : la solitudine, la vedovanza, il basso reddito, l’invalidità, le malattie croniche, la depressione, l’uso di farmaci, tutte variabili spesso aggravate da una scarsa educazione alimentare. L’opinione corrente che la persona anziana debba alimentarsi in modo diverso rispetto all’adulto, è SBAGLIATA ! Infatti, ad eccezione dei casi di alcune malattie croniche quali diabete, iperuricemia e gotta, dislipidemie, obesità, ecc. che presentano le stesse controindicazioni dell’individuo adulto, l’alimentazione nella terza età non è, sostanzialmente diversa, almeno sul piano qualitativo da quella dell’adulto. Sul piano quantitativo, invece, il fabbisogno in energia diminuisce a fronte di una pratica ridotta dell'esercizio fisico e della conservazione dello stile alimentare precedente. In tale contesto, principalmente, si sviluppa nella terza età un tasso di sovrappeso ed obesità piuttosto elevato. Di conseguenza, la ridotta attività motoria suffraga un “ritocco” all'apporto giornaliero raccomandato di calorie (LARN) che viene indicato, in generale, intorno alle 1900 – 2250 per l'uomo e 1600 – 1900 per la donna, nella fascia di età compresa fra i 60 ed i 74 anni ed intorno alle 1700 – 1950 per l'uomo e 1500 – 1750 per la donna, nella fascia di età oltre i 75 anni. Il decremento del fabbisogno calorico é coerente con la diminuzione del metabolismo basale legato, da un lato, alla riduzione della massa magra e, dall'altro, alla oggettiva diminuzione dell'esercizio fisico, configurando una condizione di riduzione del fabbisogno energetico oltre i 75 anni. Entrando nel dettaglio dei singoli principi nutritivi, il fabbisogno di PROTEINE nell'anziano non differisce da quello raccomandato per l'individuo adulto sano, oscillando da un limite di sicurezza di 0,75 g / kg di peso corporeo / die ad un valore di 0,95 g / kg di peso corporeo / die che raffigura il range di sicurezza corretto per la qualità delle proteine. Le proteine costituiscono una buona fonte di energia: un grammo di proteine produce 4 KCal. Gli alimenti proteici più consigliati sono il LATTE, i FORMAGGI, i LEGUMI, le UOVA, il PESCE (prezioso per l’apporto di acidi grassi polinsaturi omega – 3) e la CARNE Dott.ssa Sandra Vattini 2 (soprattutto carne magra e pollame); tutte queste categorie di alimenti rappresentano fonti di CALCIO ed il FERRO, oligoelementi di cui l’anziano è spesso carente. Le proteine vegetali contengono alcuni AA essenziali in scarsa quantità e necessitano dell'associazione con alimenti recanti proteine a più alto valore biologico (definizione di valore biologico delle proteine:é la quantità, espressa in grammi, di proteine umane che si ottiene da 100 g di proteine alimentari). E’ opportuno ridurre, invece, l’apporto in GRASSI, preferendo gli alimenti ricchi in acidi grassi monoinsaturi e poliinsaturi che si trovano nell'olio di oliva, in alcuni oli di semi,nei grassi del pesce e della frutta secca ( in piccole quantità).Nei grassi animali, in genere, prevalgono gli acidi grassi saturi, in quelli vegetali i poliinsaturi. Il fabbisogno in lipidi riguarda, soprattutto, gli ACIDI GRASSI ESSENZIALI (AGE), acidi grassi poliinsaturi che l'organismo non é in grado di sintetizzare : acido linoleico (18 : 2 ω6) ed acido α – linolenico ( 18 . 3 ω3) che sono precursori di altri importanti acidi grassi poliinsaturi come l'acido arachidonico (20 : 4 ω6), l'acido γ – linoleico (18 : 3 ω6), l'acido eicosapentaenoico (20 : 5 ω3) e l'acido docosaesaenoico (22 : 6 ω3) il cui apporto può risultare essenziale quando difficoltà metaboliche ostacolino la formazione dei loro precursori. Gli AGE svolgono un compito importante quali stabilizzatori delle membrane cellulari; intervengono, inoltre, nel metabolismo del colesterolo. Infine, costituiscono i precursori di numerose sostanze coinvolte in processi biochimici vitali quali l'aggregazione piastrinica. E' raccomandato un apporto di AGE pari all'1 – 2% delle calorie sottoforma di acido linoleico e 0,2 – 0,5 % delle calorie come acido α – linolenico e suoi metaboliti (quote comprese tra 4,5 e 6 g al giorno per gli omega 6 e tra 1 - 1,5 g al giorno per gli omega 3). L'altro lipide semplice, molto importante ai fini nutrizionali é il colesterolo presente nell'organismo sia per sintesi endogena che per apporto esogeno : l'introduzione di colesterolo non dovrebbe superare i 300 mg / die. I lipidi rappresentano alimenti ad alto contenuto energetico: 1 grammo di lipidi fornisce 9 Kcal; l'uomo introduce i grassi mediante gli alimenti ed i condimenti e li sfrutta come principale fonte di energia e, soprattutto, come rilevante riserva di energia. Il consumo totale di grassi non dovrebbe superare il 25 – 30% delle calorie giornaliere, di cui i grassi saturi inferiori al 7% delle calorie, gli acidi grassi monoinsaturi fino al 20% delle calorie, gli acidi grassi omega 6 fino al 5% delle calorie, gli acidi grassi omega 3 fino ad 1 g al giorno; EPA + DHA ( sono grassi tipici del pesce) fino ad 1 g al giorno. Per quanto riguarda i CARBOIDRATI o ZUCCHERI, si consiglia il consumo di zuccheri complessi contenuti nei CEREALI, nel PANE INTEGRALE, nei LEGUMI ed in certi tipi di VERDURA e FRUTTA che forniscono energia, fibra, ferro, unitamente ad altri minerali e vitamine (l’apporto di fibra deve essere intorno ai 30 g al giorno). La funzione principale Dott.ssa Sandra Vattini 3 dei glucidi (relativamente alla frazione disponibile) é di tipo energetico in quanto rappresentano la forma di energia più facilmente utilizzabile: 1 grammo di glucidi produce circa 4 Kcal. Livelli raccomandati di zuccheri si aggirano intorno al 55 – 60% del fabbisogno calorico; gli zuccheri semplici devono essere in misura inferiore al 10 – 12% del bilancio giornaliero.Generalmente gli anziani, soprattutto se vivono da soli, tendono a preferire alimenti contenenti zuccheri raffinati, alimenti di pronto consumo come salumi, formaggi stagionati, ecc. ricchi di grassi saturi e sale, il cui eccesso favorisce l’insorgere o l’aggravarsi della “ipertensione arteriosa”. Per le sezioni inerenti le vitamine, gli oligoelementi,le interazioni tra farmaci, alimenti e vitamine si fa riferimento alle tavole sinottiche allegate- Anche il consumo di ALCOL va tenuto sotto controllo, soprattutto per non danneggiare il fegato. In buona sostanza, quali sono le strategie ed i comportamenti da rafforzare nell’anziano riguardo all' alimentazione? ✔ Conservare un peso corporeo accettabile continuando, se possibile, a praticare un buon livello di attività motoria, evitando di abusare di condimenti e dolci; ✔ Variare le scelte alimentari a tavola; ✔ Consumare spesso legumi, frutta ed ortaggi freschi; ✔ Ridurre i grassi animali, scegliendo sempre più spesso il pesce ed altre carni quali pollo, tacchino, coniglio e non esagerare con i formaggi; ✔ Non eccedere con il consumo di bevande alcoliche e con l’aggiunta del sale da cucina. ✔ Suddividere in più pasti la giornata alimentare, anche per favorire una migliore digestione; ✔ ✔ Bere acqua frequentemente ed in abbondanza; Scegliere gli alimenti più adatti al proprio apparato masticatore ed alla digestione, che nella terza età è più lenta e meno efficiente: ad esempio, tritando le carni, grattugiando e schiacciando la frutta ben matura, preparando minestre, purea e frullati, scegliendo un pane morbido o ammorbidito in un liquido; ✔ Consumare una buona prima colazione comprensiva anche del latte o dello yogurt; ✔ Evitare il consumo di piatti freddi, precucinati o riscaldati. Dott.ssa Sandra Vattini 4 Alcune problematiche particolari Nell’anziano, alcune malattie o la perdita della sensazione del gusto possono ridurre l’appetito; il peggioramento del senso della sete può condurre a disidratazione; la perdita dei denti può portare a difficoltà masticatorie; vari disordini a carico dello stomaco e/o dell’intestino possono causare problemi digestivi e carenza di vitamina B12; inoltre, disfunzioni del rene ed una insufficiente esposizione ai raggi solari possono portare ad una carenza in vitamina D; infine, malattie, invalidità e diversi fattori socioeconomici possono ostacolare l’acquisto e la preparazione dei cibi, rendendo così l’alimentazione dell’anziano monotona e non equilibrata. In questo senso gli anziani dovrebbero essere aiutati, magari con l’allestimento di preparazioni culinarie speciali, più accattivanti, facili da masticare e digerire. E' opportuno sollecitare l'anziano a bere in modo adeguato, superando gli ostacoli rappresentati da una minore efficienza del segnale della sete. Alle donne, in particolare, dovrà essere garantito un apporto adeguato di calcio,prezioso oligoelemento utile a contenere la perdita di massa ossea che si accelera dopo la menopausa. Infine, per gli anziani, come per altre categorie “speciali” della popolazione, è necessario evitare il consumo di alimenti crudi o poco cotti del tipo uova poco cotte, salse a base di uova crude (maionese fatta in casa, zabaione), carne al sangue, pesce crudo, frutti di mare crudi; questi alimenti, infatti sono a maggior rischio di contaminazione per microrganismi. L'anziano diabetico In tutti i casi di diabete mellito si rivela di estrema importanza il tipo di dieta instaurata, quindi anche nel caso dell'anziano é fondamentale porre molta attenzione in merito alla quantità ed alla qualità dei carboidrati somministrati. Il rapporto tra alimentazione e diabete é particolarmente stretto nel diabete di tipo 2, frequentemente interessato da un regime dietetico incongruo: introito eccessivo di carboidrati, presenza di sovrappeso ed obesità che generano insulino – resistenza, esigenza di controllo metabolico. Il paziente diabetico normopeso esige un apporto calorico giornaliero uguale a quello del soggetto non diabetico, tuttavia in un buon 50% dei casi, il diabete si manifesta in soggetti in stato di sovrappeso o franca obesità presumibilmente scaturite da una gestione incongrua della propria alimentazione, protratta nel tempo. In questi casi é sufficiente solo una modesta contrazione calorica di circa 400 – 500 kcal /die per ottenere nel tempo una calo ponderale soddisfacente, suscettibile di stabilizzazione a lungo termine. Tale situazione potrà trarre vantaggio ulteriore dalla pratica costante di una moderata attività motoria conseguente all'adozione di uno stile di vita attivo. Sia nel diabete di tipo 1 che nel Dott.ssa Sandra Vattini 5 diabete di tipo 2 l'apporto di carboidrati esige l'eliminazione degli zuccheri semplici ad assorbimento rapido (glucosio e saccarosio). Nelle tabelle allegate sono elencati i carboidrati costituiti in prevalenza da zuccheri semplici e complessi da introdurre nel regime alimentare del paziente diabetico,unitamente agli alimenti ricchi in fibra alimentare, particolarmente indicati per l'alimentazione di questi soggetti. In relazione alle modalità di assunzione della quantità totale di alimenti concessi giornalmente, si prescrive la ripartizione in tre pasti principali (colazione, pranzo, cena) intervallati da 2 o 3 “merende” (a metà mattina, a metà pomeriggio ed eventualmente prima di coricarsi): tale condotta é di fondamentale importanza perseguendo la finalità di assicurare un apporto costante di carboidrati in tutto l'arco della giornata ed evitare sia “le puntate” di iperglicemia post prandiale (ritenute nel caso del diabete di tipo 2 le artefici principali dell'insorgenza di complicanze vascolari se ripetute nel tempo), sia le ipoglicemie tra i pasti (caratteristiche di entrambi i tipi di diabete). Un altro comportamento indifferibile, in caso di diabete trattato con insulina, é la regolarità di assunzione del pasto in rapporto alle fasi di somministrazione del farmaco, tenendo presente che nel paziente diabetico manca il meccanismo di “autoregolazione” della secrezione insulinica in rapporto all'assorbimento dei carboidrati. Il sistema delle porzioni L’esigenza di trasferire i fabbisogni di energia e di nutrienti indicati dai LARN in quote di alimenti, ha indotto i clinici ad elaborare quantitativi il più possibile standardizzati di matrici alimentari: nascono così le porzioni. Le “Linee Guida per una sana alimentazione italiana”,infatti,pur prendendo in considerazione i sette gruppi degli alimenti ed offrendo al consumatore numerosi e validi suggerimenti finalizzati ad orientarlo verso scelte alimentari che più si accordano con un buono stato di salute, non offrono,però,precise istruzioni circa la quantità oppure il numero di volte un alimento va assunto nell’arco della giornata e/o della settimana. Il metodo delle porzioni,già da tempo sperimentato ed utilizzato sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna nell’ambito degli interventi di educazione alimentare, delle prescrizioni riguardanti regimi dietetici personalizzati e degli studi di sorveglianza nutrizionale, si rivela particolarmente adatto anche al consumatore italiano,il quale,seppure ormai abituato a ragionare in termini di “porzione”,non possiede ancora standard di riferimento precisi in merito alle quantità ed alle frequenze; vale per tutti l’esempio,ormai noto, delle raccomandazioni al consumo di frutta e verdura in termini di 2-4 porzioni di frutta e 3-5 porzioni di verdura al giorno. Cos'è una porzione? La quantità standard di alimento espressa in grammi che si assume come unità di misura da utilizzare per un'alimentazione equilibrata; a prescindere dal contenuto in principi nutrienti,la porzione deve rispettare,innanzitutto un criterio di “buon senso” in merito alle dimensioni,soddisfacendo senz' altro le aspettative edonistiche del consumatore in modo conforme alla tradizione alimentare ed alla sana alimentazione. Dott.ssa Sandra Vattini 6 Prendiamo ora in considerazione, nella tabella seguente, l'espressione delle quantità con unità di misure casalinghe : il cucchiaio ed il bicchiere . Applicazione delle porzioni standard dell'alimentazione italiana. Gruppo di Alimenti Latte e derivati Carne,pesce,uova Legumi Cereali e tuberi Alimenti Porzione (g) Latte 125 (un bicchiere) yoghurt 125 (un vasetto) formaggio fresco 100 formaggio stagionato 50 Carne fresca 100 (a crudo) carne conservata (salumi) 50 pesce 150 (a crudo) uova un uovo (circa 50 g a crudo) Legumi freschi 100 (a crudo) legumi secchi 30 (a crudo) Pane 50 prodotti da forno 50 pasta o riso (nella minestra la 80 (a crudo) porzione va dimezzata) pasta fresca all'uovo (nella minestra la porzione va dimezzata) 120 (a crudo) pasta fresca ripiena (nella minestra la Ortaggi e frutta Condimenti porzione va dimezzata) 180 (a crudo) patate 200 (a crudo) Insalate 50 ortaggi 250 (a crudo) frutta o succo 150 Olio, burro e margarina 10 Dott.ssa Sandra Vattini 7 Valore corrispondente in peso di una serie di alimenti misurati mediante l'utilizzo del cucchiaio da tavola (volume effettivo 10 cc.) e del bicchiere da vino (125 ml di liquido). ALIMENTI UNITA’ DI MISURA PESO in g. Farina di frumento “00” N°1 cucchiaio colmo 11 - 15 Pastina N°1 cucchiaio colmo 8 Riso crudo N°1 cucchiaio colmo 14 Parmigiano N°1 cucchiaio colmo 9 Parmigiano N°1 cucchiaio raso 7 Marmellata N°1 cucchiaio colmo 9 Miele N°1 cucchiaio colmo 9 Olio N°1 cucchiaio raso 9 Zucchero N°1 cucchiaio raso 10 Zucchero N°1 cucchiaio colmo 13 Cacao in polvere N°1 cucchiaio raso 129 N°1 bicchiere 127 yogurt N° 1 vasetto 125 uovo N°1 50-55 Panna da cucina N° 1 cucchiaio colmo 10 maionese N° 1 cucchiaio colmo 14 Latte Vino Porzioni dei principali gruppi di alimenti e frequenza atti ad allestire una razione alimentare di circa 2000 Kcal / die. Gruppi di Alimenti Alimenti Latte e derivati Latte Porzione g 125 (un bicchiere) Yoghurt N° Porzioni /die 2 g 125 (un vasetto) Formaggio stagionato g 50 Dott.ssa Sandra Vattini 0 -1 8 Formaggio fresco Carni g 100 Carni fresche g 100 Carni conservate g 50 Pesci Pesce g 150 Uova Uova uno (circa g 50) Legumi Freschi g 100 Secchi g 30 Cereali e Tuberi 1 0-1 0-1 Tuberi g200 0–1 Pane g 50 3–4 Prodotti da forno g 50 0–1 Pasta o riso (nella minestra g 80 la porzione va dimezzata) Pasta fresca all'uovo (nella minestra la porzione va g 120 1 dimezzata) Pasta fresca e ripiena (nella minestra la porzione va g 180 dimezzata) Ortaggi e frutta Grassi da condimento Insalate g 50 2–4 Ortaggi g 250 Frutta o succo g 150 2-4 Olio g 10 3 Burro, margarina g 10 0-1 Un esempio pratico PRANZO CENA Lunedì Carne Formaggio Martedì Legumi Pesce Dott.ssa Sandra Vattini 9 Mercoledì Prosciutto Carne Giovedì Formaggio Uovo Venerdì Pesce Formaggio Sabato Carne Legumi Domenica Carne Pesce Alcune note importanti: ● Il pane va consumato tutti i giorni nelle porzioni indicate;i prodotti da forno possono essere consumati a colazione o fuori pasto. ● Per i secondi piatti sono consigliate le seguenti frequenze di assunzione durante la settimana : 3-4 porzioni di carne, 2-3 porzioni di pesce, 3 porzioni di formaggio, 2 porzioni di uova, 1- 2 porzioni di salumi. Almeno 1-2 volte la settimana,è opportuno sostituire il secondo piatto con un piatto unico a base di pasta o riso con legumi,nelle porzioni indicate per i due alimenti; ● Il latte e/o lo yoghurt vanno consumati tutti i giorni (due porzioni);una tazza di latte equivale a due bicchieri circa; ● All'interno delle porzioni di verdure ed ortaggi (2-4) si include una eventuale porzione di minestrone o passato di verdure oltre ad una porzione utilizzata quale condimento per pasta e riso (zucchine,melanzane,funghi,pomodori freschi,carciofi,asparagi,ecc.); ● le porzioni di frutta o succo di frutta si possono consumare anche fuori pasto; ● Nei condimenti è opportuno preferire l'olio extra vergine di oliva;solo saltuario dovrebbe essere considerato l'impiego di burro e/o margarina. Valutazione nutrizionale della razione alimentare giornaliera espressa secondo le porzioni. Energia – 2000 KCal Proteine 75 g (15% dell'energia) Carboidrati 290 g (55% dell'energia) Dott.ssa Sandra Vattini Lipidi 65 g (30% dell'energia) 10 Amido 220 g Carboidrati solubili 70 g Saturi (7% Monoinsaturi dell'energia) Poliinsaturi (18% (4% dell'energia) dell'energia) Fibra Colesterolo g 23 Mg 255 Minerali Calcio Fosforo Ferro Sodio Potassio 876 mg 1200 mg 11 mg 2270 mg 3042 mg Vitamine Vit. B1 Vit. B2 Vit C Vit. PP Vit. A 1,02 mg 1,6 mg 163 mg 29 mg 935 μg ALCUNI ESEMPI DI PRIMA COLAZIONE SANA ED EQUILIBRATA ESEMPI DI COLAZIONI CHE FORNISCONO CIRCA 300 Kcal: alimento grammi Latte intero 150 Fette Biscottate 30 Miele 30 Latte intero 200 Fiocchi di cereali 35 Zucchero 10 Yogurt intero 150 Biscotti secchi 30 Dott.ssa Sandra Vattini 11 Zucchero 5 Un frutto di stagione 130 Pane integrale 60 Formaggio 30 Un frutto di stagione 130 ESEMPI DI COLAZIONI CHE FORNISCONO CIRCA 400 Kcal: alimento grammi Latte intero 200 Fette biscottate 40 Miele 35 Latte intero 200 Fiocchi di cereali 65 Zucchero 10 Yogurt intero alla frutta 150 Biscotti frollini 50 Un frutto di stagione 150 Pane integrale 60 Formaggio 35 Un frutto di stagione 150 Succo di frutta 150 Dott.ssa Sandra Vattini 12 Parte seconda – L'idratazione nell'anziano Prima di affrontare la complessa tematica del bilancio idro – elettrolitico nell'anziano, é opportuno estendere la trattazione all'acqua contenuta negli alimenti ed all'acqua contenuta nell'organismo umano. L'acqua presente nei tessuti animali e vegetali si può ritrovare essenzialmente in due forme : 1) acqua legata o non congelabile; 2) acqua libera. A sua volta l'acqua legata si può distinguere in acqua di struttura e di cristallizzazione che presenta molecole ben organizzate all'interno del reticolo cristallino e macromolecolare; acqua dello strato monomolecolare, saldamente unita ai gruppi esterni polari di proteine e sali : essa ha un' attività ridotta né congela al congelare degli alimenti; acqua immobilizzata in molteplici strati vicini al soluto: é un'acqua ad attività ridotta. L'acqua libera é invece rappresentata da quella quota contenuta all'interno dei macrocapillari, chiamata anche acqua di imbibizione: essa rappresenta la componente maggiore dell'acqua degli alimenti. Si allontana facilmente con adeguata pressione ed esplica un'attività di poco inferiore a quella dell'acqua pura; congela a temperature inferiori all'acqua pura, in rapporto ai sali ivi disciolti. Le alterazioni degli alimenti e l'attività microbica non dipendono dal contenuto totale di acqua ma solo dalla frazione non legata, disponibile; il modo migliore per determinare questa disponibilità consiste nel calcolare l'attività dell'acqua (aw), dato che fornisce un'indicazione attendibile della stabilità degli alimenti nei confronti delle contaminazioni ed alterazioni. Numerosi alimenti, anche molto comuni (carni, verdure) posseggono una aw compresa tra 0,98 e 0,99, condizione che permette la crescita della maggior parte delle specie di microrganismi (crescita ottimale con aw di 0,99 – 1). Una condizione di sicurezza nella conservazione dell'alimento prevede una aw inferiore a 0,65, poiché alcuni microrganismi come gli alofili e gli osmofili tollerano valori di aw piuttosto bassi. L'acqua presente nell'organismo umano diminuisce gradualmente all'avanzare dell'età: il contenuto idrico del neonato raggiunge il 75% del peso corporeo; nell'uomo adulto l'acqua rappresenta circa il 60% del peso, così ripartita: ● acqua intracellulare 40%; ● acqua extracellulare 20% suddivisa in acqua interstiziale (15%) acqua plasmatica (5%) Il contenuto elettrolitico del liquido intra ed extracellulare varia qualitativamente e le membrane biologiche sono permeabili all'acqua ma non a tutti i soluti; tale condizione consente da un lato, la differenziazione dei diversi comparti e dall'altro il mantenimento di uno stato di isotonia del mezzo. Bilancio idrico. L'introduzione di acqua avviene, essenzialmente, con le bevande e gli alimenti che presentano tutti una discreta quantità di Dott.ssa Sandra Vattini 13 acqua (acqua esogena);inoltre, dall'ossidazione dei nutrienti, l'organismo ricava circa 300 ml di acqua al giorno (acqua endogena). L'eliminazione avviene con il sudore, le urine, le feci, la respirazione. L'adulto ricambia giornalmente circa il 6% del contenuto idrico totale. L'equilibrio idro – elettrolitico é regolato dall'attività combinata di vari ormoni: la vasopressina che riduce drasticamente la diuresi aumentando il riassorbimento del 90 – 99% a livello del filtrato glomerulare; l' aldosterone che favorisce il riassorbimento tubulare del Na+ in scambio con K+ ed H+ (riassorbimento di Na + acqua per osmosi); il sistema renina – angiotensina che si attiva quando c'è una riduzione del volume plasmatico e, di conseguenza, un aumento della produzione di aldosterone;il fattore natriuretico atriale che interviene in caso di aumento del volume plasmatico promuovendo l'escrezione di Na+ ed acqua attraverso il rene; infine, il centro ipotalamico della sete che funge da regolatore. Il fabbisogno idrico per l'uomo adulto si aggira intorno ad 1 ml / Kcal, per il lattante ed il bambino é di circa 1,5 ml / Kcal I protocolli di prevenzione e di mantenimento dell'idratazione dell'anziano si sviluppano secondo due direttrici ben connotate e, quasi sempre, interdipendenti: la valutazione globale dello stato di idratazione,infatti, muove dal controllo dei liquidi introdotti (a) e dal monitoraggio delle abitudini alimentari(b) per giungere alla gestione del bilancio idro – elettrolitico (c) e dell'idratazione topica (d). I primi due elementi operativi del controllo (a + b) si prefiggono di evidenziare, anche precocemente, uno stato di sospetta alterazione dell'equilibrio idro – elettrolitico, attraverso i seguenti rilievi oggettivi: ● repentina variazione del peso corporeo, sia in diminuzione che in aumento; ● presenza di concomitanti patologie gastro – intestinali (vomito persistente, diarrea, gastrite ed ulcera, comportamento anorettico); ● malattie metaboliche che influenzano l'equilibrio acido – base (nefropatie, endocrinopatie,malattie neurologiche e broncopneumopatie); ● evidenza di un bilancio idrico alterato; ● presenza di iperpiressia; ● presenza di ferite, ustioni, lesioni da decubito,traumi. La fase esecutiva della sorveglianza non può prescindere dall'elaborazione di “schede” riguardanti soprattutto: Dott.ssa Sandra Vattini 14 ● la descrizione della giornata alimentare e della quota di liquidi introdotti; ● la definizione del bilancio idrico complessivo; ● il controllo del peso corporeo a frequenze stabilite; ● l'annotazione delle abitudini alimentari del paziente eventualmente arricchite da elementi diagnostici riguardanti l'apparato digestivo del soggetto. L'osservazione dell'anziano potenzialmente affetto da uno squilibrio idro – elettrolitico sottolinea particolari peculiarità sintomatologiche e conseguenti alterazioni che, a scopo didattico, sono state riassunte nella seguente tavola sinottica : Temperatura : elevata = ipovolemia; bassa = ipervolemia; Polso: aumento in ampiezza = ipervolemia; polso debole = ipovolemia; polso debole irregolare = iper o ipopotassiemia; tachicardia = carenza di liquidi e Mg ; bradicardia = aumento di Mg; Respiro: corto e profondo = alcalosi respiratoria + acidosi metabolica;lento e superficiale con pause in apnea = alcalosi metabolica + acidosi respiratoria; lento e superficiale da atonia dei muscoli respiratori = grave iper o ipopotassiemia; rantoli umidi = edema polmonare ed eccesso di liquidi; Pressione sanguigna: ipotensione = ipovolemia; ipertensione = ipervolemia, deficit di Mg; Peso: rapido aumento di peso = ipervolemia; rapido decremento del peso = ipovolemia; perdita di peso cronica = deficit in proteine; Sete:aumento della sete = stato ipovolemico per emorragia (ipertono dei liquidi extracellulari); assenza di sete = eccesso di liquidi ed ipotonia dei liquidi extracellulari; Appetito : perdita di appetito = ipopotassiemia e ipoprotidemia; Urine: diminuzione della produzione di urina= ipovolemia con aumento di ADH ed aldosterone, deficit di acqua e di liquidi;aumento della produzione di urina = ipervolemia con diminuzione di ADH ed aldosterone, eccesso di liquidi ed acqua; Feci: dure e disidratate= deficit di liquidi; distensione addominale con emissione di poche feci= ipopotassiemia;crampi addominali + diarrea = iperpotassiemia; Vitalità del paziente : astenia= ipopotassiemia, eccesso di acqua,ipoprotidemia; Aspetto del viso:viso emaciato con globi oculari affossati= grave ipovolemia; viso gonfio = ipervolemia; Dott.ssa Sandra Vattini 15 Stato di coscienza:apatia, letargia= possibile deficit di liquidi, eccesso di acqua, ipopotassiemia;disorientamento, stato confuso= eccesso di acqua, grave ipopotassiemia, deficit di Mg, acidosi respiratoria; allucinazioni = deficit di Mg, eccesso di acqua;stato stuporoso= grave alcalosi ed acidosi, shock; Tono muscolare: ipotonia muscolare= ipopotassiemia; paralisi facciale = ipo o iper potassiemia; tetania = ipocalcemia, alcalosi metabolica; convulsioni= deficit di Mg, ipocalcemia,eccesso di acqua,alcalosi metabolica; Sensibilità nervosa: formicolio e torpore delle dita = ipocalcemia, alcalosi metabolica;crampi muscolari gravi = ipocalcemia ed ipopotassiemia;torpore e scarsa sensibilità alle estremità degli arti = ipocalcemia; dolorabilità al fianco ed alle ossa = ipercalcemia; Imbibizione dei tessuti: diminuzione del turgore = deficit di liquidi;edemi declivi = presenza di liquidi nello spazio interstiziale; edemi generici= eccesso di liquidi;impronta delle dita sullo sterno = eccesso di acqua grave;mucose secche= deficit di acqua;ascelle ed inguine disidratati= grave ipovolemia; Vene del collo:vene collabite= ipovolemia;vene distese= ipervolemia; Vene periferiche: aumento del tempo di riempimento (vene non visibili) = ipovolemia; aumento del tempo di svuotamento (vene gonfie)= ipervolemia, passaggio di liquidi dall'interstizio ai vasi sanguigni. L'idratazione topica Le modificazioni anatomiche che interessano la cute con l'avanzare degli anni comprendono , principalmente, l'assottigliamento di tutti gli strati della cute con riduzione del derma e dell'epidermide; anche le papille situate nel derma vanno incontro a riduzione nel numero ed appiattimento. Da un punto di vista fisiologico, invece, tali cambiamenti si traducono in una maggiore fragilità del manto cutaneo con aumentata predisposizione alla lesione da scollamento, in un turnover rallentato della cellularità cutanea,in una riduzione associata della peluria per atrofia e scomparsa delle ghiandole sebacee (cute secca), nella diminuzione dell'irrorazione capillare e dell'innervazione sensitiva a livello del derma (cute fredda e minore sensibilità al dolore), nella diminuzione della risposta immunitaria ( aumentata predisposizione ad infiammazioni, irritazioni, infezioni). In relazione alla fase di idratazione topica, occorre valutare attentamente l'uso del detergente,dell'emolliente, delle paste, delle polveri. L'idratazione topica si pone l'obiettivo di idratare e mantenere la cute in uno stato di elasticità e morbidezza tale da contrastare con efficacia l'insorgenza delle ragadi della cute, di eritemi e flogosi dovute Dott.ssa Sandra Vattini 16 allo stato di secchezza della cute, attribuibile anche ai lavaggi frequenti, all'età ed allo stato nutrizionale dell'anziano. L'approccio iniziale, propedeutico all'intervento applicativo presuppone l'attenta osservazione della cute dell'anziano rivolta all'esclusione di rossore pruriginoso,petecchie con prurito, piccole lesioni da grattamento,desquamazione cutanea, secchezza interdigitale, alterazioni a carico dei piedi (piede diabetico) e delle unghie. L'applicazione della crema seguirà il bagno: la crema base idratante ed emolliente verrà stesa con leggero massaggio su tutto il corpo, ponendo molta attenzione all'eventuale comparsa di sintomatologia dolorifica riferita. Circa la quantità di crema da stendere, é opportuno non esagerare, esigendo il completo assorbimento del prodotto a livello epidermico, senza evidenza di esuberi. La frequenza delle applicazioni non può essere giornaliera ma determinata in base alle esigenze del singolo paziente. L'idratazione della cute passa anche attraverso l'utilizzo di detergenti individuati in relazione a specifiche caratteristiche chimiche; il sapone “ideale”, quindi, dovrebbe: ● essere scarsamente schiumogeno; ● meglio se esente da profumazioni; ● di costo contenuto; ● non aggressivo nei confronti della cute (normale a due ore di distanza dall'uso); ● facilmente removibile con il risciacquo; ● non aggressivo anche in caso di uso frequente (operatori delle case protette, RSA). I comuni saponi del commercio, di natura alcalina, facilitano l'aumento della flora microbica presente oltre a seccare la cute; i bagnoschiuma sono, generalmente, aggressivi e ricchi in profumazioni; gli oli da bagno permangono troppo a lungo sulla cute favorendo l'insorgenza di stati irritativi. Dott.ssa Sandra Vattini 17