Anno III - Numero 255 - Domenica 2 novembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Banche e Pd Usa Roma Scarsa trasparenza, multa a Boschi senior Il turismo spaziale finisce in tragedia Se l'Atac sbanda è colpa della sinistra Vignola a pag. 2 Musumeci a pag. 5 a pag. 6 EDITORIALE DELLA DOMENICA - L'OCCASIONE È IL 25° DALLA CADUTA DEL MURO, MA IL MESSAGGIO NON È SOLO SIMBOLICO di Roberto Buonasorte enticinque anni fa cadeva il Muro di Berlino. Un evento epocale, che cambiò la storia anche e soprattutto in termini di ciò che significò idealmente. Ed è proprio in corrispondenza del venticinquesimo anniversario di questa data simbolo che arrivano nel panorama nazionale due eventi che, se ci sarà la volontà, potrebbero cambiare una volta per tutte il destino della destra italiana, che ormai da troppo tempo vegeta in una condizione di stagno totale. Il primo è quello organizzato dalla Fondazione Alleanza nazionale: una due giorni di cultura e politica a Milano i prossimi sabato e domenica. Questa volta l’invito è rivolto ai principali esponenti del centrodestra italiano, dunque ci si rivedrà un po’ tutti e sarà, crediamo, un’occasione per ricominciare un percorso interrotto, per molte ragioni, da troppo tempo. Certo, il passato ha il suo peso, per tutti. Ciò che determinerà la possibilità di una nuova prospettiva sarà la capacità di ciascuno di chiudere per sempre con i vecchi rancori, con i personalismi, di tagliarsi molti ponti alle spalle e guardare avanti, mantenendo del nostro passato - che è comune a tutti noi - ciò che ci ha uniti e lasciando definitivamente alle spalle ciò che ci ha divisi. L’occasione c’è, non la possiamo sprecare. Perché, oggi più che mai, occorre trovare quell’alternativa all’impunita situazione che vede al governo qualcuno che non è stato scelto dagli italiani. V RENZI, L’ALTERNATIVA C’È Sabato e domenica prossimi a Milano e a Roma importanti manifestazioni per far capire che il centrodestra non è finito Un’alternativa che è fondamentale anche per ripristinare in questo Paese l’appartenenza di ciascuno: PASTICCIACCIO DEL MIUR, TEST DA RIFARE ci sono valori e questioni che non sono barattabili e che non sono in vendita, questo deve essere chiaro. Francesco Storace interverrà alla manifestazione nel pomeriggio di sabato 8 novembre, in un incontro LO CHIEDERANNO SOLO 2 LAVORATORI SU 10, PRINCIPALMENTE GIOVANI CASO CUCCHI Il fallimento del Tfr in busta paga La famiglia prepara l’azione legale contro il Ministero l presidente del Consiglio Matteo Renzi l’aveva presentato come uno dei provvedimenti necessari a rimettere in moto l’economia e invece, l’introduzione del Tfr in busta paga si è rivelato un fallimento. Secondo quanto emerso da un sondaggio di Confesercenti, infatti, la maggioranza dei lavoratori –liberi di scegliere-, hanno deciso di lasciare in azienda il proprio Tfr. Nello specifico, solo il 18%, quindi meno di uno su due, lo chiederà in busta paga, a fronte del 67% che invece continuerà a lasciarlo in azienda. A dimostrazione di una crisi del mercato del lavoro che grava maggiormente sulle nuove generazioni, il sondaggio rileva che a scegliere di usufruire della possibilità offerta dalla legge di Stabilità, sarà soprattutto chi ha tra i 35 e i 44 anni (21%), seguito dai più giovani fra 18 e i 24 I Sotto esame a pag 11 che potrebbe costituire davvero la base per un futuro di unità e di condivisione di intenti. L’altra manifestazione si svolgerà invece a Roma, il giorno successivo, domenica, organizzata da Raffaele Fitto. L’occasione, anche qui, è la caduta del Muro, e anche in questa circostanza si tratterà di un momento di dibattito importante che porrà, crediamo, questioni rilevanti. Lo scriveva proprio ieri sul Giornale d’Italia Francesco Storace: ci vogliono la volontà, il coraggio, la tenacia, per immaginare un Paese senza Renzi. E occorre prendere atto che Forza Italia non è più il grande partito di un tempo: l’atteggiamento nei confronti della situazione politica italiana - diceva ieri il nostro direttore - è “di commento”, occorre invece - ed è ormai un’assoluta necessità - che si ricominci ad agire. È necessario davvero - e questa volta in maniera definitiva - ricreare quelle condizioni che videro la destra italiana affermarsi in un tempo che sembra recentissimo e che invece risale a ben due decenni fa. Ma questa volta è indispensabile partire da un presupposto fondamentale: capire gli errori fatti e proporsi solennemente di non ripeterli mai più. Molte cose si sarebbero potute fare, all’epoca, andando finalmente al governo dopo decenni di opposizione. L’occasione la lasciammo fuggire. Un errore imperdonabile, che dobbiamo impegnarci a non ripetere più. Come dobbiamo fermamente impegnarci a non consentire mai più agli eventi di dividerci, di lacerarci. Si può fare. Si deve fare. (19%). Al contrario, non lo toccheranno coloro i quali sono più vicini alla pensione, dunque quelli tra i 55-64 anni (72%) e tra 45-54 (70%). Certamente, saranno in pochi quelli che investiranno in consumi l’anticipo della propria liquidazione. A tal riguardo, dallo studio emerge che tra i lavoratori che hanno intenzione di richiedere il Tfr in busta paga, la maggior parte è ancora incerta su come utilizzare la liquidità in più (44%), mentre il 17% la investirà soprattutto in forme di risparmio alternative. Il 16% punta a pen- sioni integrative e il 13% dice che userà la somma per saldare pagamenti e debiti pregressi. La percentuale sale al 36% tra i giovani compresi tra i 18 e i 24 anni. Solo il 10% investirà il Tfr in acquisti. Qualora i risultati del sondaggio di Confesercenti dovessero confermarsi, ne trarrebbero vantaggio le aziende, già piegate da un mercato poco concorrenziale e quindi timorose che, se tutti o la maggior parte dei dipendenti scegliessero di avere il Tfr su base mensile, l’impresa rimarrebbe a corto di liquidità disponibile. Solo il 36% delle imprese dichiara invece di non avere problemi. Le preoccupazioni manifestate dalle aziende nascono principalmente dalla difficoltà nell’ottenere prestiti dal canale bancario, segnalate dal 66% degli imprenditori. Giuseppe Giuffrida a battaglia per Stefano Cucchi non è finita. La sorella Ilaria è in prima fila e il giorno dopo la sentenza di assoluzione parla di “voglia di liquidare in fretta la pratica, per i medici, per la polizia, Stefano era un tossico morto in ospedale, uno dei tanti. Invece no. Stefano era mio fratello, e in ospedale ci era arrivato perché massacrato mentre era in carcere e dunque sotto la tutela della giustizia”. Intanto l’avvocato della famiglia Fabio Anselmo annuncia un’azione legale contro il ministero della Giustizia: “Ora aspetteremo le motivazioni della sentenza per preparare il nostro ricorso per Cassazione ma intraprenderemo anche un’azione legale nei confronti del ministero, affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Stefano”. La famiglia di Cucchi ha già ottenuto un risarcimento da un milione e 340mila euro dall’ospedale V.B. dove Stefano morì. L 2 Domenica 2 novembre 2014 Attualità DIVENTA UNA FURBATA PERSINO LA RINUNCIA ALLA “PENSIONE” REGIONALE PESANTI ACCUSE E UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA DA DUE MILIONI E MEZZO DI EURO Il vitavizio di Sergio Rizzo Pd, banche, trasparenza: qualcosa non funziona S ergio Rizzo - che deve avere un fatto personale nei miei confronti, ma prima o poi si convincerà che esistono anche politici seri e perbene - mi rimprovera sul “Corriere della Sera”, con l’autorevolezza che gli offre quella testata, la proposta di legge sulla rinuncia al vitalizio regionale. Se ci ragionasse su, scoprirebbe facilmente che ho ragione io e non lui. Quello che si corre oggi nelle regioni italiane, è il rischio di una marea di ricorsi se si interviene sul semplice taglio dei vitalizi di chi percepisce l’assegno mensile. Quello che propongo è evitare i ricorsi. Provi a chiedere in giro a tutti gli ex consiglieri regionali se tutti percepiscono il vitalizio. Scoprirà di no. Perché alcuni vi hanno rinunciato - facendo risparmiare comunque alla regione di elezione una marea di quattrini per tutta la durata della loro vita - facendosi restituire i contributi trattenuti, nella parte a loro carico, dall’indennità percepita. Ma lui, quei “furbetti”, non li ha nemmeno cercati. Se poi considera quei soldi “pubblici” - e lo sono - immagino che consideri “pubblici” anche i quattrini derivanti dalle indennità. In questo caso, per togliere i turbamenti che la questione gli provoca, si stabilisca un’altra norma: la gratuità dell’incarico di consigliere regionale. Se vuole, gli invierò la proposta di legge presentata dal soluto “furbetto” in questa legislatura e chissà quale marchingegno ci scoprirà dentro. La proposta che lui contesta serve invece a eliminare per davvero i doppi vitalizi. Il caso limite dei 277.000 euro a cui lui fa riferimento riguarda chi ha versato tale cifra per 15 anni e non si capisce il motivo per cui andrebbe “requisita” a chi rinuncia al vitalizio, mentre altri intascherebbero ben oltre, per tutta la vita con l’assegno mensile. (In questi casi, l’ex consigliere costa alla regione in vitalizio e tasse quasi centomila euro l’anno, in appena poco più di due anni la regione se lo toglie di mezzo per sempre: come non capirlo?) E poi è evidente che la data del 30 novembre, in una proposta presentata nelle scorse settimane, indica una volontà di rispondere immediatamente, come sembrava sollecitasse anche Rizzo. È chiaro che se si sposta la discussione, la legge entrerà in vigore dopo, non appena approvata, con la modifica della data... Non comprenderlo, in effetti, non è da furbetto, ma da stupidino. Una specie di vitavizio... E siccome Rizzo stupidino non lo è, accetti di scoprire che ci sono anche politici onesti. Anche perché l’alternativa è rischiare di lasciare a tutti doppi e tripli vitalizi. P.s. Il limite dei 65 anni serve proprio a far risparmiare la regione. Mi è stato fatto osservare che non è conveniente per la Regione restituire i contributi per la rinuncia al vitalizio a chi ha ottant’anni e magari sta in pensione Francesco Storace da trenta... Pier Luigi Boschi, padre della ministra preferita da Renzi, nel mirino della vigilanza per la gestione di Banca Etruria; multe per lui e altri 18 anche, Pd, Toscana. Un trinomio che ultimamente non porta bene. Non siete superstiziosi? Se non basta Mps, andatelo a chiedere alla Banca Etruria, per la quale si è profilata negli anni una gestione talmente malsana da meritare l’intervento di Bankitalia. E nelle pastoie ci è finito Pier Luigi Boschi, illustre padre di Maria Elena, ministra “delle riforme” e renziana che più renziana non si può. Certamente le colpe del padre non possono ricadere sulle figlie, però sul curriculum fresco come l’acqua della Boschi va ora a posarsi una macchia, perché gli organi della Banca d’Italia ci sono andati giù pesante. I rilievi segnalati dalla Vigilanza sono molteplici e pesanti: violazioni delle disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, carenze nella gestione e nel controllo del credito, violazioni in materia di trasparenza e pure omesse e inesatte segnalazioni all’Organismo di Vigilanza. Siccome B si parla di banche il tutto va monetizzato: si parla perciò di una multa da due milioni e 540mila euro. Con sanzioni elevate anche nei confronti dei singoli. Il più multato è l’ex direttore generale Luca Bronchi (202.500 euro), per anni “dominus” di tutte le scelte gestionali della banca. Colpito pesantemente l’ex presidente Giuseppe Fornasari (180mila euro), e poi con 156mila euro a testa troviamo il consigliere (e attuale presidente) Lorenzo Rosi e gli ex consiglieri Giovanni Inghirami, Enrico Fazzini, Giampaolo Crenca, Natalino Guerrini, Alberto Bonaiti, Luciano Nataloni. Sanzioni praticamente identiche a quelle di altri con- siglieri, ex e in carica, come Andrea Orlandi, Giovan Battista Cirianni, Luigi Bonolla e, appunto, Pier Luigi Boschi: per lui si tratta di dover sborsare 144mila euro, mi sa che pertanto la paghetta sarà sospesa… Altri sanzionati? L’ex consigliere Alfredo Berni per 120mila euro, e poi Massimo Tezzon (84mila euro), già direttore generale di Consob e attualmente presidente del collegio sindacale, i sindaci in carica Carlo Polci, Gianfranco Neri, Paolo Cerini e l’ex loro collega Franco Arrigucci, chiamati a pagare ammenda per 72mila euro. Che altro dire? Fatti privati? Non proprio. Giacché se da qualche anno per l’Italia si aggira un mostro chiamato crisi, è anche (se non soprattutto) colpa delle banche. E di chi le banche le ha gestite sperperando i risparmi dei cittadini "opacizzando" la trasparenza. Ecco una bella riforma cui la ministra potrebbe dedicarsi: magari qualche consiglio glielo potrà suggerire un parente stretto... Robert Vignola SCIOPERI QUASI QUOTIDIANAMENTE. IN PIAZZA PENSIONATI, DIPENDENTI PUBBLICI, METALMECCANICI, GIUDICI DI PACE E ALTRE CATEGORIE Per Renzi un autunno sempre più caldo opo i fuochi d’artificio e le ospitate in tv, per il presidente del Consiglio inizia un mese di fuoco. Mentre il parlamento passerà in rassegna la legge di Stabilità e il Jobs Act, si preparano a scendere in piazza pensionati, dipendenti pubblici e metalmeccanici, a cui vanno ad aggiungersi le mobilitazioni di singole categorie che chiedono adeguamenti salariali. Pur non essendoci ancora una data ufficiale, sono pronti ad incrociare le braccia per otto ore i metalmeccanici della Fiom, capitanati da un Maurizio Landini an- D cora furioso per quanto accaduto con la polizia la settimana scorsa nella Capitale. Riguardo il pubblico impiego, invece, se gli autonomi hanno deciso di impugnare bandiere e striscioni il 14, le sigle confederali hanno concordato di manifestare l’8, per una grande mobilitazione. Senza andare troppo lontano, già domani si asterranno dal lavoro i dipendenti del comparto sanità che aderiscono al Nursind; martedì sarà invece la volta dei giudici di pace, sul piede di guerra per le misure adottate dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Giovedì 5 sarà la volta delle manifestazioni a Milano, Roma e Palermo dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil. Gli stessi sindacati saranno uniti anche sabato 8 per la manifestazione a Roma dei lavoratori della pubblica amministrazione, della conoscenza e della sicurezza che sarà conclusa dal segretario generale Cgil Susanna Camusso. La seconda metà del mese sarà la volta della Fiom, con uno sciopero generale e manifestazioni il 14 novembre a Milano e il 21 novembre a Napoli. Nel frattempo, sempre il 14 hanno indetto lo sciopero generale nel pubblico e nel privato Cobas, Cub, Slai, Usi-Ait (più Sisa per il comparto scuola). Giornata nera, quella del 14, anche per chi dovrà spostarsi in aereo, fortemente disagiato dallo sciopero indetto da Cub e Flaica, a cui si aggiunge quello proclamato da Avia per EasyJet (per il personale navigante di cabina), quello di Uiltrasporti e Anpav per Alitalia (ma solo dalle 12 alle 16) e lo stop ai straordinari per Techno Sky indetto deciso dalla Fiom. Giuseppe Giuffrida LA CANDIDATA A GOVERNATORE PER IL CENTRODESTRA PRENDE A MODELLO LA NORMA VOLUTA DA STORACE Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Mutuo sociale, Wanda Ferro lancia la sfida in Calabria ta girando in lungo e largo la Calabria, Wanda Ferro, candidata a governatore della Regione per il centrodestra. E tra un incontro e l’altro non le è sfuggito quanto accaduto al Consiglio regionale del Lazio, dove è stato approvato l’emendamento sul mutuo sociale fortemente voluto dal leader de La Destra Francesco Storace e dal consigliere Giancarlo Righini, di Fratelli d’Italia. Una battaglia per andare realmente incontro alle esigenze delle famiglie più bisognose, con la certezza sui tempi e sulle procedure amministrative che ne renderanno più facile e veloce l’applicazione, anche da un punto di vista burocratico. S Una battaglia, questa, che anche la Ferro ha deciso di intraprendere, portando in Calabria proprio l’esperienza del Lazio. In un post sulla sua pagina Facebook, la candidata alla presidenza della Regione ha lanciato la sfida partendo dal successo di Storace e Righini: “Grazie all’emendamento fatto approvare in Consiglio regionale da Francesco Storace della Destra e da Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia, la Regione Lazio mette a disposizione di tantissime famiglie disagiate un nuovo mutuo sociale che consentirà di riscattare l’immobile in affitto al termine del pagamento dell’ultimo rateo. È prevista infatti una quota di alloggi di edilizia popolare o sovvenzionata, per i quali le famiglie a basso reddito che non hanno disponibilità per l’accesso al credito, non dovranno rivolgersi alle banche per pagare il mutuo, ma sarà la Regione stessa a fare da garante presso gli istituti di credito. Ad un interesse dell'1 per cento, il rateo da pagare mensilmente fino a diventare proprietari sarà pari al venti per cento del salario percepito”. “Ritengo che sia una norma di grande civiltà –scrive ancora Wanda Ferro-, che dovremo introdurre anche in Calabria, per affrontare l’emergenza casa e dare a tante famiglie l’opportunità di realizzare il sogno di avere una casa di Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio proprietà, pensando soprattutto ai disoccupati e ai lavoratori precari che non possono fornire le garanzie necessarie ad ottenere un mutuo dalle banche. Dare la sicurezza di una casa, significa dare fiducia e speranza alle famiglie, per invertire il dato drammatico fornito dalla Svimez che vede nel Sud Italia nascere sempre meno bambini”. G.G. Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 2 novembre 2014 Attualità L’ALLARME DELLA CGIA DI MESTRE: ADDIZIONALI COMUNALI E REGIONALI IN AUMENTO. PIÙ CARE DI TARI E TASI MESSE ASSIEME Piovono tasse di Giorgio Musumeci ra il 2010 e il 2015 le addizionali comunali e regionali sono aumentate e continueranno ad aumentare a dismisura. È un’ennesima doccia gelata quella che arriva dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che rileva infatti come per un impiegato l’aumento sarà del 35%, per un operaio e un lavoratore autonomo del 36%, per un quadro del 38% e per un dirigente del 41%, precisando che il loro peso economico è superiore a quello di Tari e Tasi ,messe assieme. Analizzando i risultati dello studio, infatti, se in una abitazione principale media tra Tari (300 euro circa) e Tasi (150 euro circa) una famiglia di tre persone deve sborsare al Comune di residenza pressappoco 500 euro, tra addizionale comunale e regionale a un impiegato quest’anno tocca pagare 732 euro, a un lavoratore autonomo 924 euro, a un quadro 1.405 euro e a un dirigente 3.583 euro. Una situazione che cambia solo per gli operai, che versano di addizionali circa 430 euro, contro i 500 di Tasi e Tari. T A tal riguardo, il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi spiega come “salvo rare eccezioni, negli ultimi anni le addizionali Irpef hanno subito dei forti incrementi, sia per compensare i tagli dei trasferimenti statali, sia per fronteggiare gli effetti della crisi che hanno messo a dura prova i bilanci delle Regioni e dei Comuni”. A pagarne le spese, manco a dirlo, sono sempre i contribuenti. Nella sua analisi Bortolussi evidenzia inoltre come “pur costando mediamente meno delle addizionali Irpef, la Tari e la Tasi sono le tasse locali più avversate dai cittadini”. La ragione va ricercata principalmente nelle modalità di pagamento di queste imposte. Nel caso delle addizionali Irpef, queste “vengono prelevate mensilmente alla fonte, di conseguenza il contribuente non ha la percezione di quanto gli viene decurtato lo stipendio o la pensione. Per il pagamento della Tasi e della Tari, invece, i cittadini devono mettere mano al portafogli per onorare le scadenze e recarsi fisicamente in banca o alle Poste. Operazioni che psicologicamente rimangono ben impresse nella mente di ciascuno”. IL FATTURATO È IN CALO E LA CRISI NON DEMORDE Autogrill batte la “ritirata” dal mercato Dal 2008 tagliati circa duemila posti di lavoro primi sentori della crisi per Autogrill, azienda fiore all’occhiello in Italia della ristorazione, risalgono al 2008 quando, un giorno dopo l’altro, è iniziata la riduzione d’organico nell’ordine, all’incirca, del 20%. Anche se non esistono dati ufficiali, perché nel dettaglio mai rilasciati dall’azienda, si può parlare oggi di oltre 2mila dipendenti lasciati casa e di altri che verranno salutati entro la fine dell’anno. Sono gli stessi lavoratori a lanciare l’allarme per una situazione che va facendosi sempre più rischiosa: la paura è infatti di un domani senza lavoro né ammortizzatori sociali. A loro sfavore gioca la forte territorialità dell’azienda, presente in Italia con centinaia di locali, con un numero ridotto di dipendenti, e quindi difficilmente inquadrabili. Un gruppo florido quello di Autogrill, che produce utili (87,9 milioni nel 2013, 96,8 milioni nel 2012) e che nel suo settore è leader mondiale. Se l’Italia, con circa 1 miliardo di ricavi, è quarto I del fatturato complessivo, è anche l’area geografica che più ha risentito della crisi, a causa del netto calo del traffico autostradale, dei consumi e dunque del fatturato del gruppo (-230 milioni di euro dal 2009 al 2013) che, nel solo 2013, in Italia ha registrato - 41 milioni. Quindi l’azienda ha razionalmente deciso di correre ai ripari: chiudere i punti vendita meno redditizi e puntare sulle aree in crescita. Scadute i diverse concessioni, Autogrill ha scelto di non partecipare a molte delle nuove gare con la conseguente perdita negli ultimi due anni 28 punti di ristoro che sono passati ai gruppi concorrenti: “E’ stata una scelta precisa che però non ha avuto alcun impatto occupazionale – spiega Alessandro Preda, direttore delle risorse umane del gruppo – in quanto la normativa prevede che chi subentra nella concessione assorbe i dipendenti. Il calo del traffico degli ultimi anni, l’obbligo di mantenere aperte sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro, aree di servizio ad appena 20 chilometri l’una dall’altra, il costo crescente degli affitti e la scelta di liberalizzare la vendita di bibite e alimenti alle pompe di benzina hanno contribuito ad alzare i costi a fronte di fatturati in calo”. Dal punto di vista occupazionale il nodo più grave è quello relativo alla chiusura dei punti di ristoro nei centri commerciali e nei centri cittadini, dove i lavoratori non sono automaticamente coperti dal subentro in concessione e non hanno diritto agli ammortizzatori sociali. L’azienda si difende affermando che non intende lasciare l’Italia ma anzi continuare a investire ma con strategie diverse. Un punto di vista comprensibile ma allo stesso tempo discutibile: visionando i bilanci del gruppo, la variabile “lavoro” di cui si conoscono le caratteristiche solo per sommi capi: Autogrill conta 55mila “collaboratori”, circa il 61% sono donne, e il 90% dei dipendenti è a tempo indeterminato. All’interno del marchio dominano dunque le dinamiche imprenditoriali e ai lavoratori non resta che attendere quali saranno le prossime mosse del marchio e capire se sia il caso di tremare o tirare un sospiro di sollievo. Francesca Ceccarelli CONTRIBUISCONO LA “MOVIDA” IN CITTÀ E I CONTROLLI ANTI ALCOOL. LA LOMBARDIA LA REGIONE PIÙ COLPITA, MA CRESCONO I SINISTRI MORTALI AL SUD Stragi del sabato sera, in 10 anni calo del 60% rrivano buone notizie dall’Osservatorio Il Centauro-Asaps (l’Associazione degli amici della Polizia stradale), secondo cui le vittime delle cosiddette stragi del sabato sera sono in netto calo rispetto agli anni passati. Se, infatti, nel Duemila erano state 917, nel 2012 si sono fermate a 363, scendendo ulteriormente quest’anno, in cui si registrano 81 vittime nel primo semestre. Analizzando i particolari dello studio emerge che le regioni più travolte dalle tragedie del week-end sono la Lombardia (21 sinistri e 17 vittime), Sicilia (15-10), Emilia Romagna e Veneto (14-6), Campania (14-10), Lazio (1011). Per il presidente Asaps, Giordano Biserni, “i dati dimostrano come questa tipologia di incidenti, che hanno falciato tante giovani vite, stia diminuendo al nord dove ha inciso anche un cambio del modello del divertimento, con un minor nomadismo notturno e più ‘movide’ in città. Sta invece percentual- A mente crescendo al sud, dove forse la mobilità da divertimento nelle notti del fine settimana è in espansione su una rete stradale oggetti- vamente più pericolosa specie la notte, con strade meno illuminate e segnaletica confusa, dove servirebbe un potenziamento delle campagne informative e dei controlli”. Insieme al cambio di abitudini dei giovani, hanno contribuito notevolmente al calo delle stragi anche “le nuove leggi e un intenso utilizzo dell’etilometro”. Ad avvalorare quanto dichiarato da Biserni ci sono i numeri resi noti da polizia e carabinieri proprio in merito ai controlli con l’etilometro. Se nel 2007 erano stati duecentomila, sei anni dopo, nel 2013, sono stati quasi decuplicati, superando abbondantemente la soglia del milione e ottocentomila. “E a questi si devono aggiungere quelli fatti dalla polizia locale –spiega ancora il presidente Asaps-, che sono in aumento e divenuti molto più severi da quando le sanzioni amministrative permettono ai comuni di pagarsi le spese”. Rispetto a dieci anni fa, i risultati sono evidenti e lasciano ben sperare sul futuro. Tuttavia, resta la consapevolezza che la strada da percorrere è ancora lunga. Relativamente ai primi sei mesi del 2014, l’Osservatorio ha registrato 121 incidenti gravi che hanno causato 81 morti e 199 feriti. Delle vittime, 21 avevano un’età fino a 20 anni, 30 avevano tra i 21 e i 25 anni, 21 avevano tra i 26 e i 30 anni, mentre 9 avevano un’età superiore ai 30 anni, a dimostrazione che il fenomeno riguarda principalmente i giovani. Gli episodi plurimortali (due o più vittime) sono stati 11. Ancora alti sono i casi di pirateria mortale o grave, che nelle sole notti del fine settimana sono stati appunto 14. Riguardo invece i luoghi dell’incidente, 58 di questi si sono verificati in aree urbane, 54 su statali e provinciali, e 9 sulle autostrade. Giuseppe Giuffrida 4 Domenica 2 novembre 2014 Storia L'ESPULSIONE DA PARTITO SOCIALISTA, L'ABBANDONO DELLA DIREZIONE DE “L'AVANTI!”, “IL POPOLO D'ITALIA”: L'EVOLUZIONE DEL PENSIERO DEL FUTURO DUCE Bandiere rosse ammainate: Mussolini e la “neutralità operante”/15 Il quotidiano sarà “indipendente, liberissimo, personale, mio, risponderò alla mia coscienza e a nessun altro” di Emma Moriconi n partito che vuol vivere nella storia e fare - per quanto gli è concesso - della storia, non può soggiacere - pena il suicidio ad una norma cui si conferisce il valore di dogma indiscutibile. O di legge eterna, sottratta alle ferree necessità dello spazio e del tempo [...] La realtà si muove e con ritmo accelerato. Abbiamo avuto il singolarissimo privilegio di vivere nell'ora più tragica della storia del mondo. Vogliamo essere - come uomini e come socialisti - gli spettatori inerti di questo dramma grandioso? O non vogliamo esserne - in qualche modo ed in qualche senso - i protagonisti? Socialisti d'Italia, badate: talvolta è accaduto che la lettera uccidesse lo spirito. Non salviamo la lettera del Partito, se ciò significa uccidere lo spirito del Socialismo". È il 19 dicembre 1914 quando queste parole di fuoco campeggiano su L'Avanti! L'autore del fondo si chiama Benito Mussolini, è il direttore del quotidiano socialista, e il titolo del pezzo è: "Dalla neutralità assoluta alla neutralità operante". Benito è convinto che tutto il Partito gli darà ragione. Si illude. Giacinto Serrati , il giorno successivo, a Bologna gli urlerà: "Non puoi restare neppure per un istante ancora direttore dell'Avanti!, né membro della direzione del Partito!". La proposta di Mussolini viene respinta all'unanimità, si pone la questione della direzione de L'Avanti!, Angelica Balabanoff, che è indignata, propone una congrua liquidazione per “U togliersi dai piedi il "compagno" ormai divenuto scomodo. A Mussolini del denaro non importa nulla: ha una figlia di soli quattro anni e la situazione economica della famiglia non è certo rosea. Ma lui un prezzo non ce l'ha, non l'ha mai avuto nel corso della sua intera vita. Il giorno successivo appare su L'Avanti! l'ultimo articolo del compagno Mussolini: si intitola "Congedo", Benito se ne va, "con serenità, con orgoglio, con fede immutata". Il suo pensiero ha preso ormai una direzione che con il neutralismo a tutti i costi non ha niente a che vedere: "Alla Conferenza della Pace - dice ad un redattore del Corriere della Sera - chi sarà rimasto con le mani nella cintola, non potrà avanzare pretese. L'Italia ha il suo compito ben tracciato: contro l'Austria, direttamente, apertamente". Mussolini smania, ha bisogno di un quotidiano tutto suo, in cui possa esprimere il suo pensiero liberamente: in men che non si dica il pittore Giorgio Muggiani disegna la testata del nuovo giornale. Il 15 novembre 1914 Milano si sveglia con gli strilloni che gridano nelle strade "Il Popolo d'Italia!": è questo il nome che il futuro Duce ha scelto per il suo quotidiano, lo stesso che nel 1860 a Napoli era stato dato ad un foglio garibaldino. Il fondo, a firma del direttore e fondatore Benito Mussolini, si intitola "Audacia" e dice, tra l'altro: "Sicuro come sono che il tempo mi darà ragione e frantumerà il dogma della neutralità assoluta, come ha spezzato molti altri venerabili dogmi di tutte le chiese e di tutti i partiti, superbo di questa certezza ch'è in me, io potevo aspettare con coscienza tranquilla. Certo, il tempo è galan- tuomo, ma qualche volta è necessario andargli incontro". Così nasce quel giornale che, nello stesso articolo di fondo, il suo direttore qualifica con le parole "indipendente, liberissimo, personale, mio", del quale "risponderò solo alla mia coscienza e a nessun altro", perché "noi non siamo, noi non vogliamo essere mummie perennemente immobili con la faccia rivolta allo stesso orizzonte, o rinchiuderci fra le siepi anguste della beghinità sovversiva, dove si biascicano meccanicamente le formule corrispondenti alle preci delle religioni professate; ma siamo uomini vivi che vogliamo dare il nostro contributo, sia pure modesto, alla creazione della Storia". Insomma, quella "beghinità sovversiva" è tutta per i suoi ex compagni di Partito. Il 25 novembre 1914 al Teatro del Popolo di Milano è riunita l'assemblea dei Socialisti, all'ordine del giorno c'è il giudizio a Mussolini: espulso, questo è il verdetto. "Per indegnità morale". Lui non si scompone: "Quella gente che mi ha espulso - dice - mi ha nel sangue e mi ama. Mi ha demolito perché non mi ha compreso. Ma essa dirà un giorno: 'Voi siete stato un pioniere e un precursore'". Il 1914 sta per finire, e con esso la prima fase del conflitto. L'Italia a breve entrerà in guerra, e al fronte andranno anche molti socialisti italiani, come del resto era già accaduto nel resto del mondo. Le bandiere rosse vengono presto ovunque ammainate, per lasciare spazio ai vessilli dei rispettivi Paesi. L'Internazionale socialista ha lasciato il passo al patriottismo in tutti i Paesi belligeranti: sta per succedere anche all'Italia. L'ITALIA DEL 1914, TRA NEUTRALISMO E INTERVENTISMO “Cittadini e soldati, siate un esercito solo!” Inizialmente contrario all'entrata in guerra, il nostro Paese passò ben presto su posizioni nazionaliste e belligeranti estare neutrali o entrare in guerra? Al fianco di quale schieramento? Domande che in Italia, nell'autunno 1914, erano più o meno sulla bocca di tutti. La situazione, politica prima che bellica, vedeva il nostro Paese legato all'Austria e alla Germania da un Trattato internazionale che era però di natura prettamente difensiva. Oltretutto, come hanno giustamente fatto notare alcuni storici, la decisione di aprire le ostilità era stata presa da Francesco Giuseppe senza nemmeno consultare il re d'Italia Vittorio Emanuele III. All'inizio il governo preferì quindi di attestarsi su posizioni neutrali, anche per prendere tempo e valutare la situazione militare e politica alla luce dei rapporti non sempre distesi con un alleato scomodo e spesso inviso alla popolazione come R l'Austria, nemico storico del nostro Paese. Senza contare poi – ed è un particolare non trascurabile – che secondo Luigi Cadorna, che soltanto a fine luglio 1914 era stato nominato capo di Stato Maggiore, il nostro esercito era assolutamente carente quanto ad equipaggiamenti invernali, mezzi di trasporto ed armamenti, oltre che ufficiali adeguatamente formati. Nei mesi che seguirono il dibattito tra neutralisti e interventisti si fece via via sempre più intenso ed acceso. A favore della neutralità si schierarono i cattolici, gran parte dei socialisti (secondo i quali la guerra era un affare tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell'Europa, mentre i proletari di tutto il mondo dovevano sentirsi fratelli) e tutti coloro che erano convinti del fatto che era più conveniente barattare la non belligeranza con la concessione, da parte dell'Austria, dei territori confinanti da sempre contesi. Tra essi Giovanni Giolitti, che lasciando la presidenza del Consiglio si era impegnato per mantenere la neutralità italiana. Premevano invece per l'entrata in guerra sia le grandi industrie, che vedevano nel conflitto un'occasione di notevole espansione economica grazie al mercato delle forniture per l'esercito, sia i nazionalisti, che ritenevano necessario combattere armi in pugno per conquistarsi sul campo l'annessione delle terre irredente. Del primo gruppo faceva parte la maggioranza del Parlamento di allora, mentre all'agguerrita seconda fazione davano il loro contributo personalità come Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini, che dalle colonne dei giornali con cui collaborava (prima il quotidiano socialista “Avanti” e poi “Il popolo d'Italia”, da lui diretto e fondato) lanciava messaggi e parole di fuoco. Anche grazie al loro attivismo interventista, fatto di moti, discorsi patriottici e manifestazioni di piazza, il consenso all'entrata in guerra aumentò notevol- mente. Da sottolineare poi che anche dall'estero le spinte verso l'intervento non mancavano: l'Italia importava gran parte del suo fabbisogno di carbone e materie prime da Inghilterra e Francia, elemento questo che costituiva un evidente strumento di pressione da parte di quegli Stati nei confronti dei nostri governanti. Un agitarsi di forze e suggestioni di diverso tipo dunque ma comunque di grande impatto, che si mossero a favore dell'entrata in guerra sia nell'opinione pubblica sia nelle istituzioni. L'allora capo del governo Salandra, dopo aver tentato diplomaticamente di ottenere le terre irredente in modo pacifico, decise di sottoscrivere un patto di alleanza con le forze dell'Intesa: sulla base di tale documento, firmato a Londra nell'aprile del 1915, l'Italia si impegnava ad entrare in guerra in cambio del riconoscimento dei suoi diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia. Progetti questi che, condivisi ed avallati da Vittorio Emanuele III, erano però ostacolati da un Parlamento ancora schierato su posizioni neutraliste, che rifiutò di ratificare il patto di Londra. Salandra a quel punto fu costretto a dimettersi ma venne poi successivamente reincaricato e riuscì ad ottenere l'approvazione del patto di Londra. Dopo poco l'Italia sarebbe dunque entrata in guerra al fianco dell'Intesa, spinta anche da un sovrano che dichiarava: “Cittadini e soldati, siate un esercito solo! Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è traCristina Di Giorgi dimento”. 5 Domenica 2 novembre 2014 Esteri DEGENERA LA SITUAZIONE IN BURKINA FASO UN MORTO E UN FERITO. LA SOCIETÀ: “ANDIAMO AVANTI” Compaorè lascia, in fuga verso il Ghana Avviato un governo di transizione in attesa delle elezioni lla fine la decisione è stata presa: Blaise Compaoré si è dimesso, dopo la rivolta contro la modifica costituzionale che gli avrebbe permesso di ricandidarsi. Un’azione presa "Con l'intenzione di preservare le conquiste democratiche e la pace sociale - recita il comunicato di Compaoré letto da una giornalista alla televisione locale BF1 - dichiaro che il potere è vacante in modo da permettere la realizzazione di una transizione che deve sfociare in elezioni libere e trasparenti nel tempo limite di 90 giorni". Successiva la fuga di Compaoré verso il Ghana. Una svolta che arriva dopo giorni di disordini in cui sarebbero morte almeno 30 persone secondo la Afp. Il potere passa al numero 2 della guardia presidenziale che ''assume'' le responsabilita' di capo dello Stato di transizione in Burkina Faso: si tratta del colonnello Isaac Zida, che ha definito ''sorpassate'' le dichiarazioni similari di ieri del capo di stato maggiore del Burkina Faso Nabéré Honoré Traoré. ''Assumo d'ora in poi le responsabilita' di capo transitorio e di capo dello Stato per assicurare la continuita' dello Stato'' e una A ''transizione democratica tranquilla'' ha affermato il colonnello Zida, alla testa di un gruppo di giovani ufficiali, in un discorso televisivo. Quattro i volontari italiani della onlus toscana Movimento Shalom sono in Burkina Faso:"Al momento - spiega il Movimento Shalom in una nota - i volontari sono nella città di Koupela, ospiti della diocesi e della locale sezione del Movimento". Il Movimento esprime "preoccupazione per la situazione in Burkina Faso" e aggiunge: "al momento tutti i nostri progetti e attività sono sicure e funzionanti". I volontari sono Enrico e Maria Spinelli di Prato, Stefano Piemontese di Firenze, e Nico Russoniello di Fucecchio (Firenze). "I 4 volontari italiani conclude la nota - erano andati per monitorare la casa famiglia di Nouna, le adozioni a distanza e a dare avvio alla realizzazione di un frantoio per l'estrazione di olio combustibile dalle piantagioni di Jatropha". Nel frattempo l'esercito ha annunciato lo scioglimento del governo e dell'Assemblea nazionale e ha imposto il coprifuoco notturno. Forte anche la preoccupazione in- ternazionale. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha espresso l'auspicio che "si vada verso un ritorno alla calma". "Abbiamo chiesto al nostro ambasciatore sul posto di facilitare questa soluzione di ritorno alla calma", ha aggiunto. Rispetto ai cittadini francesi in Burkina Faso - circa 3.500 - Fabius ha assicurato che non c'è "nessun rischio". Gli Usa sono "profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione e hanno lanciato un appello alla calma. Francesca Ceccarelli Tragedia in California, precipita navetta Virgin finito in tragedia il volo della navetta sperimentale della compagnia Virgin Galactic che offre voli turistici oltre l’atmosfera terrestre. Secondo quanto comunicato via twitter dalla società del magnate britannico Sir Richard Branson, si è riscontrata un’anomalia durante un test di volo al motore della navetta SpaceShip Two, portata in volo dal razzo WhiteKnight Two. Al momento dello sgancio, però, il motore avrebbe perso potenza o non si sarebbe acceso facendo quindi precipitare al suolo la navetta sul deserto del Mojave, in California. A perdere la vista è stato uno dei membri dell’equipaggio, mentre l’altro è rimasto ferito gravemente. Il problema si sarebbe verificato sei minuti dal lancio, in quello che era il primi test dopo nove mesi. La preparazione del volo aveva già avuto dei ritardi prima della partenza che è avvenuto alle 12.19 ora di New York, a causa delle condizioni atmosferiche incerte, e il razzo aveva impiegato 45 minuti prima di portare la navicella in orbita. A morire è stato il co-pilota, rimasto sul suo seggiolino, mentre il pilota è riuscito ad uscire dalla navetta con il seggiolino eiettabile e con il paracadute. Il progetto sperimentale di Spaceship Two prevede che la navicella arrivi ad una alti- È tudine di cento chilometri. I primi voli, stando alle parole del fondatore Branson, potevano partire già alla fine dell’anno in base ai risultati dei test. Il biglietto per il viaggio nello spazio costa circa 250mila dollari, e più di 700 persone hanno già prenotato, tra cui gli attori Tom Hanks e Angelina Jolie. Nonostante l’incidente, il magnate ha comunque affermato che il “progetto va avanti. Viaggiare nello spazio è un mestiere difficile –ha dichiarato Branson-, ma continueremo a lavorare per renderlo possibile”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche George Whitesides, il capo esecutivo della Virgin Galactic, che ha dichiarato, subito dopo l’incidente: “Lo spazio è duro e oggi è stato un giorno difficile. Noi agevoleremo le indagini per capire che cosa è accaduto oggi e poi supereremo tutto questo e andremo Giorgio Musumeci avanti” A UN ANNO DALL'ASSASSINIO DEI DUE MILITANTI DI ALBA DORATA Sguardi puliti e amor di Patria: l’esempio diYorgos e Manolis Ricordarli significa dedicare un pensiero a chi ha avuto il coraggio di credere fino in fondo nelle proprie Idee n anno. Questo il tempo trascorso da quando due ragazzi poco più che ventenni sono stati colpiti a morte mentre uscivano da una sede del partito in cui militavano. Un anno è un periodo relativamente breve se considerato nello scorrere dei secoli, ma è anche lunghissimo per chi di Yorgos e Manolis sente la mancanza ogni giorno, come i loro parenti, i loro amici e chi ha diviso con loro l'impegno politico. In un anno sono state fatte e dette diverse cose a proposito di due giovani europei che, sorridenti e consapevoli, hanno dedicato la loro vita a quello in cui credevano. Alcuni ne hanno parlato a sproposito, descrivendo il Movimento di cui hanno fatto parte con termini dettati da una pregiudiziale politica che etichetta come “mostri” tutti coloro che non rientrano nei canoni del “politicamente corretto” di sinistra memoria. Altri non li hanno considerati abbastanza importanti da dedicarsi con il dovuto impegno all'identificazione e all'arresto dei loro assassini (purtroppo, in U questo, tutto il mondo è paese: la giustizia per i “morti di serie B” anche in Grecia sembra essere un optional). C'è stato però anche – e forse è questa la cosa davvero importante – chi ha voluto e saputo ricordarli con dignità e rispetto: con un sorriso commosso, con due rose rosse poggiate sull'asfalto in una città lontana dalla loro, con un pensiero dedicato alle loro famiglie, con iniziative e manifestazioni volte a portare avanti l'impegno per migliorare le condizioni del popolo greco. A prescindere da come la si pensi, al di là delle proprie convinzioni su fatti, persone e gruppi politici (che dovrebbero comunque essere sempre fondate sull'informazione diretta e corretta),Yorgos e Manolis sono un esempio che colpisce. E dovrebbero esserlo non solo per chi, sotto cieli diversi ma sulla stessa barricata, condivide il loro modo di dedicarsi anima e corpo a quello in cui si crede. Quei due ragazzi, falciati per sempre da una raffica di kalashnikov di fronte alla quale non hanno fatto un passo indietro, rappresentano un modello con cui confrontarsi anche per coloro che, a tutte le età e in ogni parte del mondo, cercano di non farsi condizionare e di pensare sempre e comunque con la propria testa sul posto di lavoro, in famiglia, nella vita di ogni giorno. Sguardi puliti, amore per la propria Patria, calma serena e consapevolezza di potersi ogni giorno guardare allo specchio senza timore di confrontarsi con la propria coscienza: è questo il modo migliore che le anime libere hanno per ricordare chi si è trovato, per scelta e per destino, ad indicare loro la strada da percorrere. Come Yorgos e Manolis. Cristina Di Giorgi 6 Domenica 2 novembre 2014 Da Roma e dal Lazio LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO SUL CONTENZIOSO CON ROMA TPL PUÒ RIDURRE L’AZIENDA AL COLLASSO Tegola milionaria: e ora l’Atac sbanda Indaga la Procura, mentre Marino scarica le colpe su Alemanno, ma il bando lo fece Vetroni. A rimetterci, comunque, saranno come sempre i lavoratori e i romani di Robert Vignola i chiude una settimana terribile per Atac, l’azienda di trasporto di Roma, a cui sono stati pignorati 77 milioni di euro in seguito a un contenzioso con Roma tpl, proprio all’indomani della presentazione del piano industriale. Una cosa però è certa: l’inchiesta della Procura, dove Ignazio Marino si è precipitato non appena piombata la tegola milionaria, imprecando contro Alemanno. Ovviamente, non ci è andato a mani vuote. Ha portato invece “in dono” al Procuratore Pignatone un memoriale su Atac. Manco a dirlo, il documento punta il dito nei confronti dell'ex sindaco di Roma (dal maggio 2008 al giugno 2013; e i suoi collaboratori) che secondo Marino “non ha operato per ridurre i rischi economici per Atac”. E oggi l'azienda ne sta pagando le conseguenze, tanto da rischiare il default. Di qui, l’apertura di un’inchiesta, atto dovuto ma comunque benvenuto, giacché fare chiarezza sul pessimo stato in cui versa il settore è quanto meno auspicabile, laddove a Roma il trasporto pubblico locale è una palla al piede mentre nelle altre città eu- S ropee spesso e volentieri dà servizi, sviluppo e occupazione. D’altronde, non è la prima indagine: altre ne sono in piedi e coinvolgono vertici aziendali e politici degli ultimi quindici anni. Dalle presunte truffe alle accuse per frodi sulle forniture, dal caso della stamperia clandestina di biglietti ai “buchi” nel bilancio, di materiale da tribunale ce n’è. Ora si aggiunge pure questa storia dei debiti esigiti dalla Tevere Tpl. È questa ultima azienda ad aver dato il via a quella che potrebbe essere l’ultima danza di Atac, chiedendo il lodo arbitrale per i servizi notturni svolti per conto dell’azienda. Tutto ruota attorno al bando di 400 milioni dal 2005 (quando sindaco era Veltroni…) al 2009, per adeguamento delle tariffe e per la proroga del MAXIOPERAZIONE DELLA POLIZIA SUL WEB LA GANG AVEVA MESSO A SEGNO 23 RAPINE IN UN MESE Motociclismo, in gara con le Ducati rubate Effettuati ben 55 sequestri in un punto vendita di Ostia occasione per sfoggiare la moto nuova di zecca il campionato “Ducati Desmo Challenge”: peccato che i veicoli fossero tutti rigorosamente rubati. Così è finita sotto sequestro una concessionaria di Ostia, che gestiva un giro di affari per oltre due milioni di euro. Gli investigatori del commissariato diretto da Antonio Franco hanno cominciato le indagini da una serie di furti di moto di grande valore avvenuti nella zona del litorale romano negli ultimi tempi: da una serie di ricostruzioni è emersa una vera e propria associazione a delinquere che gestiva il traffico di veicoli rubati, attraverso un giro di ricettazione e riciclaggio tra il Lido e Tivoli. Agli occhi degli investigatori è risaltato subito la presenza di motoveicoli rubati, in particolare quelli del marchio Ducati, che risultavano essere stati venduti da un unico punto vendita, rivenditore ufficiale fino agli anni 2009/2010 del noto marchio, nonché titolare di un’omonima scuderia di corse denominata «99DIECI», con sede in località Fonte Nuova a Tivoli. L’ L’operazione della polizia è stata possibile grazie alla collaborazione con la compagnia assicuratrice Lloyds di Londra, con la quale era stata assicurata una moto Ducati Desmosedici del valore di oltre 65mila euro. Inoltre fondamentali sono stati gli accertamenti delle banche dati: gli agenti hanno scoperto che la scuderia corse 99DIECI stava partecipando al Campionato Italiano di corse motociclistiche denominato «Ducati Desmo Challenge» con alcune moto, tra cui anche una Ducati Desmosedici. Di lì la fase successiva delle indagini: alcuni poliziotti appassionati di motociclismo, si sono così iscritti ai forum dedicati al mondo delle corse e, attraverso i commenti dei piloti delle moto in gara hanno intuito che i mezzi in gara erano rubati. Sono così scattate le perquisizioni congiunte sia nei locali della concessionaria in Fonte Nuova che nel box corsa della scuderia della 99dieci, posizionati all’epoca in occasione della gara presso il circuito di Franciacorta a Brescia. Nel blitz sono stati sequestrate 55 moto, di cui svariati cloni, 18 motori, 17 telai spogli, vari canotti di sterzo, numerosi libretti di garanzia appartenenti a moto rubate, documenti di circolazione di motoveicoli, documentazione fiscale e svariati componenti di motocicli e pezzi di ricambio. Ma l’operazione non si è esaurita sul territorio romano: è stata necessaria infatti la collaborazione delle Questure di mezza Italia tra cui Napoli, Salerno, Bologna, Milano, Pescara, Latina, Brescia, Ferrara, Forlì, Frosinone e Varese. Gli accer- contratto. Con il sinuoso e non esattamente speditissimo passo che contraddistingue la giustizia italiana, si è andati avanti tra sentenze, ricorsi e pareri dell’avvocatura fino all’altro giorno, quando per effetto della decisione della Corte d’appello Atac ha scoperto di dover pagare 115 milioni. E decisivo è stata proprio quella facoltà di ricorrere al lodo arbitrale, inserita nel bando di gara del 2005 dal entro-sinistra romano. Pensa tu il caso… L’avrà detto Marino in Procura? In tutto questo, però, a rimetterci saranno sempre e solo i romani. Perché sparare a palla incatenate sulle amministrazioni precedenti è un gioco che comincia ad essere capzioso, laddove Marino amministra ormai da quasi due anni (e male, come ben sa lui stesso avendo letto i ben noti sondaggi). E poi perché quel piano di risanamento di Atac, al di là delle belle parole, prevede abbonamenti per il trasporto pubblico più cari dall'1 gennaio 2015, più ore di lavoro per gli autisti e meno linee bus. Insomma, scontenta tutti peggiorando il servizio, ed è stato studiato quando ancora il pignoramento non era piombato a peggiorare la situazione. Anche qui, colpa di Alemanno? tamenti di natura tecnica sui mezzi, motori e telai in sequestro, sono stati effettuati in costante concerto con ingegneri e consulenti della casa costruttrice Ducati di Borgo Panigale, particolarmente attenta all’indagine, poiché interessata in prima persona affinché il marchio Ducati non fosse coinvolto in attività illecite. Proprio in quell’anno, nel 2011, la scuderia corse 99dieci aveva infatti vinto il Campionato Italiano «Ducati Desmo Challenge». Grazie poi agli accertamenti tecnici della Polizia Scientifica è stato scoperto che la stessa moto Ducati 1198S, vincitrice della gara, era anch’essa stata rubata. ’indagine si è chiusa con la richiesta alla Procura della Repubblica delle misure restrittive nei confronti di D.R.A. di 41 anni detto “il guru”, R. D. di 43 anni, V.F. di 35 anni R.F. di 37 anni e T.F di 52 anni: per loro le accuse sono di associazione a delinquere in concorso, ricettazione, riciclaggio, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e simulazione di reato per tutto il sodalizio criminale. F.Ce. Presa banda del metrò, arrestati cinque ragazzi Chi rifiutava di consegnare soldi, cellulare o altri oggetti veniva picchiato e forze dell’ordine hanno messo fine all’attività di un gang ormai diventato lo spauracchio della città. E’ stata catturata la banda di giovani che da qualche mese terrorizzavano i viaggiatori delle metropolitana, soprattutto i più giovani. La banda aveva commesso almeno 23 rapine nel giro di un mese: le vittime preferite i ragazzi della loro età, che venivano aggrediti e picchiati, spesso a sangue, per estorcere cellulari, soldi e gli oggetti di loro proprietà. I Carabinieri di Roma hanno catturato 4 ragazzi, due di 19 anni e due di 17, e 2 ragazze, una di 21 anni e una di 17. Di queste due solo una è stata denunciata. Un modus operandi, quello della baby gang, ben architettato nei minimi particolari: i delinquenti si disponevano a cerchio attorno alla vittima e la tenevano sotto controllo con la lama di un coltello. Nel frattempo qualcuno di loro provvedeva a farsi consegnare qualsiasi cosa avessero addosso e anche i soldi. Qualora la vittima si fosse rifiutata di cedere il bottino, scattavano pugni e calci, indifferentemente se si trattasse di un ragazzo o ragazza. Il compito di aggredire e picchiare era dei ragazzi della banda, mentre L le ragazze facevano da palo, oppure provvedevano a svuotare le tasche della vittima di turno. Uno dei ragazzi maggiorenni catturati è romano mentre uno è di origini albanesi, adesso i due si trovano in carcere. Invece i due ragazzi di 17 anni sono stati condotti in un centro di accoglienza per minori. Una delle ragazze che facevano da palo ed è anche minorenne è di Roma, al momento si trova ai domiciliari mentre quella maggiorenne è in libertà ma risulta indagata. Un giro difficile da bloccare vista la velocità dell’azione e la destrezza con la quale i giovani banditi si muovevano sulle linee metropolitane della Capitale: alla fine, grazie a un monitoraggio serrato, i carabinieri sono riusciti comunque a portare a termine l’operazione riportando la serenità tra i F.Ce. cittadini. 7 Domenica 2 novembre 2014 Dall’Italia ALLARME SICUREZZA A MILANO Stuprata in uno scantinato: arrestato egiziano La diciottenne ha chiamato sotto choc un’amica, che ha dato l’allarme. Mercoledì un’altra donna è stata aggredita al parco: “Sono arrivati all’improvviso e mi hanno ferita” di Miriana Markovic è stato trovato e bloccato dai carabinieri avvertiti da un’amica della vittima. Quest’ultima aveva ricevuto una chiamata dalla 18enne, che è riuscita a fornire una descrizione dettagliata del suo aguzzino. L’aggressore Mahmoud H., noto nella zona per spaccio (del resto via Bocconi è adiacente a viale Bligny e a quel palazzo al civico 42 da anni trasformato in fortino della droga da extracomunitari), ha alle spalle molti precedenti ma nessuno specifico per violenza sessuale. La 18enne è stata accompagnata alla clinica Mangiagalli dove i medici hanno accertato lo stupro. Ai carabinieri ha raccontato che venerdì mattina ha seguito l’egiziano nello scantinato del palazzo e una volta in fondo alle scale è stata prima minacciata, poi picchiata e infine violentata. icchiata e violentata nel locale caldaia di uno scantinato. È l’incubo vissuto da una ragazza italiana di 18 anni in via Bocconi a Milano. L’aggressore, un egiziano di 39 anni con precedenti penali, è stato arrestato dai carabinieri. La 18enne e il 39enne si erano conosciuti qualche settimana fa. Secondo quanto ricostruito, venerdì lo straniero ha convinto la giovane milanese a seguirlo nello scantinato e lì, dopo aver sfondato la porta, l’ha portata a forza nel locale caldaia dove l’ha stuprata. Dopo la violenza l’egiziano è uscito dallo scantinato, ha percorso pochi metri lungo via Bocconi e si è seduto su una panchina. Lì, circa un’ora dopo, P E sempre a Milano, mercoledì, una 40enne è stata aggredita in pieno giorno da tre o quattro uomini mentre beveva a una fontanella dopo il jogging lungo il Naviglio Grande. Mentre era di spalle gli aggressori l’hanno scaraventata contro il muro e l’hanno ferita al volto e alle gambe con un coltello. “Ero terrorizzata, avevo il volto coperto di sangue, volevano violentarmi. Sono viva per miracolo” ha raccontato la donna alle forze dell’ordine. “Sono arrivati all’improvviso e mi hanno subito aggredita e ferita – continua la 40enne – Poi, forse spaventati da qualcosa sono scappati. Io, insanguinata ho cominciato a correre all’impazzata, finche sono svenuta tra le braccia di due runner”. Episodi che preoccupano e che, inevitabilmente, fanno emergere il problema sicurezza. VIBO VALENTIA - MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA Narcotizzavano i figli per mendicare I genitori spingevano i minori in strada, senza né alimenti e né bevande, a piedi scalzi e seduti per terra, spesso anche vicino ai bidoni per rifiuti arcotizzavano figli e nipoti minori per farli mendicare in vari centri commerciali nella piana di Gioia Tauro. È con questa accusa che sono finiti in manette i componenti di una famiglia proveniente dalla Romania. L’operazione, denominata “Arneo”, è scattata la notte del 31 Ottobre, alle 4 circa, quando il personale della Compagnia dei carabinieri di Gioia Tauro, supportato dai militari dello N Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e da unità cinofile del Goc Vibo Valentia, ha eseguito a Limbadi (Vibo Valentia), 7 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Tribunale di Palmi di cui due in carcere e le restanti ai domiciliari (poiché si tratta di donne con figli). A far scattare le indagini a luglio scorso era stata la segnalazione anonima al numero 114 di “Telefono Azzurro”, nella quale si faceva riferimento a dei bambini, verosimilmente narcotizzati, che sarebbero stati sfruttati da alcuni adulti per chiedere l’elemosina all’interno del Parco Commerciale “Annunziata”. Immediatamente i militari della stazione di Gioia Tauro, coordinati dal sostituto procuratore Francesco Ponzetta e sotto le direttive del procuratore Emanuele Crescenti, hanno effettuato, in abiti simulati e con l’ausilio di strumenti di video- ripresa, la verifica di quello che era stato segnalato anonimamente. Nel corso dell’attività d’indagine, i Carabinieri hanno effettuato anche delle attività tecniche per accertare le ipotesi di reato di maltrattamento ai danni di fanciulli, in concorso per tutti gli indagati, col fine ultimo dell’accattonaggio. L’età dei minori coinvolti, loro malgrado, va dai due ai 12 anni e la cosa più sconcertante è ALESSANDRIA che sarebbero stati proprio i genitori, o comunque persone a cui i minori erano affidati, a costringerli a mendicare in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie, con temperature spesso insopportabili, senza né alimenti e né bevande e, per suscitare il pietismo degli avventori dei vari punti vendita, a piedi scalzi e seduti per terra, spesso anche in prossimità dei bidoni per rifiuti. I destinatari della misura cautelare di venerdì, sono tutti di origine rumena e riuniscono 5 nuclei familiari: si tratta di Virel Constantin, 32 anni; Camelia Radu, 25 anni; Claudiu Radu, 23 anni; Mirabela Pantelica, 24 anni; Mirela Constantin, 30 anni; Alina Radu, 32 anni e Marinela Pantelica, 32 anni. Della gestione dei minori, vittime di questi abusi, verrà interessata la Procura della Repubblica di Catanzaro, presso il Tribunale dei minorenni, con la finalità di valutare, ai danni dei genitori coinvolti, la decadenza della potestà geniM.M. toriale. PRATO Infermiere ruba farmaci, Scoperta fabbrica-labirinto: per spedirli in Africa sigilli a impresa cinese n infermiere tirocinante di origini ivoriane è stato arrestato dai carabinieri del Nas di Alessandria: l’accusa per lui è di avere messo a segno, dal 2007 a oggi, ben undici furti, per un valore di 650 mila euro, negli ospedali di Cuneo, Asti e Alba. L’uomo è stato arrestato mentre si allontanava dall’ospedale di Asti con la refurtiva dell’ultimo colpo. Questo l’iter che era solito seguire: duplicava le chiavi di magazzini e ambulatori per rubare medicinali, dispositivi medici e attrezzature varie che poi trasferiva in Costa d’Avorio. L’inizio dell’indagine risale a giugno di quest’anno quando i carabinieri del Nas, durante le attività investigative sui furti di farmaci denunciati da alcuni ospedali di Cuneo e provincia, U con il concorso dell’arma di Alba, hanno arrestano in flagranza di reato l’infermiere mentre si allontanava dall’ospedale di Asti con la refurtiva di farmaci (atropina, dopamina, lucentis) e dispositivi medici (microbisturi, laringoscopio, oftalmici, cannule, cateteri, garze) appena sottratti. Poi nel corso dei mesi seguenti il Nas di Alessandria, attraverso la ricostruzione degli spostamenti e delle attività criminali dell’arrestato, ha scoperto che l’infermiere aveva commesso ben 11 furti dal 2007 ad oggi, presso gli ospedali di Cuneo, Asti ed Alba. L’ivoriano, forte del fatto di poter presenziare negli ospedali in qualità di tirocinante infermiere, duplicava le chiavi di magazzini e ambulatori usandole successivamente per rubare medicinali, dispositivi medici ed attrezzature varie, soprattutto, per la chirurgia oculistica che poi trasferiva in Costa d’Avorio per utilizzarli nell’ospedale della sua città di nascita, Abidjan, la più popolosa del paese situata nella parte lagunare. I Carabinieri sono riusciti comunque a recuperare parte della refurtiva e a restituirla quindi ai nosocomi dai quali era stata sottratta. ncora fabbriche-dormitorio cinesi. È stato sequestrato a Prato una stabile con 82 dormitori accanto agli spazi di lavoro di 10 ditte, del ramo confezioni e stirerie per l’abbigliamento pronto moda, gestite dalla popolazione orientale. L’edificio è stato individuato dai carabinieri e polizia municipale in un controllo nella zona dell’ippodromo, una delle verifiche mirate a evitare il ripetersi di tragedie come l’incendio in una fabbrica-dormitorio a Prato dell’1 dicembre 2013 quando morirono sette cinesi. La “fabbrica”, come hanno sottolineato le forze dell’ordine, “si presenta all’esterno in condizioni di manutenzione abbastanza soddisfacenti ma all’interno è in stato deprecabile, A con pericolo per la sicurezza degli occupanti”. Il complesso, di proprietà di un’italiana, è sviluppato su due piani con un’estensione di 3.500 metri quadrati. Secondo il controllo è stato frazionato abusivamente e affittato a porzioni di diverse metrature, sia a piano terra che a primo piano. Le strutture sono abusive, più o meno complesse e labirintiche o soppalcate per ottenere i dormitori. Gli operai erano costretti inoltre a lavorare in condizioni igienico-sanitarie pessime, così come erano completamente assenti le misure di prevenzione antincendio ed antinfortunistiche: nei laboratori al primo piano non c’erano estintori. In tre ditte gli ispettori del lavoro hanno inoltre trovato lavoratori ‘a nero’ di cui alcuni clandestini. Immediata la sospensione dell’attività imprenditoriale mentre i datori di lavoro sono stati denunciati per favoreggiamento e sfruttamento dei lavoratori irregolari. Sequestrati infine 161 macchinari e 15 bombole del gas. 8 Domenica 2 novembre 2014 Dall’Italia VENEZIA OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA A PORTOGRUARO Conguaglio errato: bolletta da novemila euro Laguna hot, il boss cinese sfruttava anche la moglie In seguito a verifiche richieste dal titolare della pasticceria l’importo è stato dimezzato na bolletta da capogiro: ben novemila euro di conguaglio per il periodo che va da marzo 2013 a luglio 2014: Una cifra decisamente eccessiva tanto che loto, il titolare della pasticceria "Hansel & Gretel" di Peseggia di Scorzè (Venezia), si sono affidati ad Adico, associazione difesa consumatori, ottenendo, dopo nuovi calcoli, il dimezzamento dell'importo. La vicenda, raccontata dal quotidiano locale “Venezia Today”, è iniziata lo scorso agosto, quando arriva una bolletta con un importo di 9.320,46 euro. Spiazzato dalla cifra richiesta, il titolare dell'attività si rivolge all'associazione, chiedendo il supporto dei propri legali. In particolare, invoca una rateizzazione, data la difficoltà di sborsare una cifra simile tutta in una volta. Qualche settimana fa giunge alla pasticceria di Scorzè la risposta della società che eroga il servizio, riassunta in una bolletta che contiene una nota di accredito nei confronti del Scoperto un centro massaggi a luci rosse: all’interno le otto donne offrivano “servizi extra” ai clienti U ronto a tutto pur di guadagnare, e così faceva prostituire anche la moglie qualora gli avventori del suo “centro benessere” non fossero stati soddisfatti delle altre donne. In totale otto le donne che tra i 19 e i 44 anni affollavano il locale: un massaggio tradizionale e poi l’offerta di un servizio extra, in cambio di un congruo compenso che poteva raggiungere anche i cento euro a prestazione. Dunque un apparente centro estetico che in realtà si è rivelato una casa d’appuntamenti in piena regola: un doppio lavoro per un cinese che aveva attrezzato tutto nel privè di un’attività al pianterreno di via Mantegna, nel cuore di Portogruaro. Le operazioni sono state condotte dai finanzieri del Gruppo di Portogruaro che attraverso appostamenti, racconti di testimoni che conoscevano cosa succedeva dietro alle vetrine oscurate, nonché regolari controlli fiscali , hanno ricostruito come funzionava il giro. P titolare pari a 4.033,63 euro. “Tale vicenda conclusasi molto positivamente - spiega Carlo Garofolini, presidente Adico - racconta di una realtà diffusissima che mette in ginocchio tante famiglie, quella delle bollette con conguagli impressionanti, da migliaia di euro. Quando si ha a che fare con queste aziende, non si riesce mai a interagire con un responsabile. L'utente è così costretto a rapportarsi sempre con diversi operatori di call center che tendono a farlo desistere dal far valere le proprie ragioni. Adico riceve ogni settimana decine di telefonate riguardo tale problematica. Spesso quei conguagli sono frutto di calcoli errati”. Carlotta Bravo Alla fine il blitz e l’arresto del titolare, Jang Shaohvaun, cinese indagato per sfruttamento della prostituzione. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Pordenone Piera Binotto. Ora il cinese è in galera a Pordenone, mentre le otto donne, pure loro tutte cinesi, proseguono l’attività, quella regolare, nel centro benessere. “Le indagini, avviate nel gen- naio del 2014 e coordinate dalla Procura della Repubblica di Pordenone - spiega il tenente colonnello Stefano Izzo, comandate del Gruppo di Portogruaro della Guardia di Finanza - hanno permesso di scoprire come dietro le vetrine oscurate del “centro benessere” gestito dall’arrestato si svolgesse invece un’illecita attività parallela, cioè l’offerta di prestazioni di carattere sessuale dietro pagamento di compensi variabili in base alla tipologia di prestazione di cui il cliente usufruiva”. Come si procacciava i clienti il sedicente gestore? Tramite annunci pubblicati su quotidiani locali o su siti internet del proprio centro benessere nel quale veniva esplicitata durante il massaggio “tradizionale” una prestazione aggiuntiva di natura più intima a fronte, naturalmente, di un corrispettivo extra. F.Ce. 9 Domenica 2 novembre 2014 Dall’Italia IL GOMMONE SI ERA RIBALTATO IL 29 OTTOBRE CAUSANDO IL DECESSO DI 27 STRANIERI Ennesima tragedia del mare: arrestato scafista Il giovane del Ghana, Francis Atsu Logosu, è indagato per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per morte come conseguenza di altro reato di Barbara Fruch arebbero 27 le vittime dell’ultima tragedia consumata in mare. Il 29 ottobre il barcone è naufragato al largo delle coste Libiche, ieri un giovane del Ghana, Francis Atsu Logosu, di 28 anni, è stato fermato dalla polizia giudiziaria: sarebbe lui lo scafista. A bordo c'erano 120 immigrati provenienti dal centro Africa. Dopo 20 miglia il gommone di 11 metri ha ceduto nella parte centrale e sono caduti tutti in mare, in pochi avevano delle camere d' aria per copertoni da usare come salvagenti: 27 i dispersi, 4 i feriti, e 89 i superstiti. Il 28enne, che ha ammesso agli investigatori di avere avuto mille euro come paga per traghettare il mezzo verso le coste italiane, è ora indagato dalla Procura di Ragusa per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per morte come conseguenza di altro reato. Le indagini sono state eseguite da agenti della squadra mobile di Ragusa S e della polizia dello Sco e da militari dei carabinieri e della sezione operativa navale della guardia di finanza. Indispensabili le testimonianze dei superstiti raccolte per chiarire la dinamica dell’incidente e risalire allo scafista. I testimoni prima e lo stesso scafista reo confesso dopo hanno raccontato di essere partiti in 120 (da Gambia, Mali, Somalia, Eritrea a Gha- na) e di essere sicuri di questo dato in quanto i libici li contavano uno ad uno quando salivano sul gommone. Discordanze si sono invece registrate sulla causa del naufragio: alcuni immigranti hanno parlato di un cedimento 'strutturale' del gommone dovuto al sovraffollamento. Altri, raccontano che vi è stata una lite sul gommone per la spartizione di quel poco pane che era stato consegnato loro prima di partire e per questo, stante il numero spropositato di passeggeri, il gommone si è danneggiato al centro facendo cadere in acqua tutti i profughi. A prescindere dal litigio, è stato appurato che il numero così elevato di persone a bordo di un gommone è stata la causa del naufragio, pertanto lo scafista dovrà rispondere della morte come conseguenza di altro delitto. Dei 120 naufraghi in 93 sono riusciti ad aggrapparsi alle parti del gommone che erano rimaste integre o perché in possesso di camere d'aria utilizzate come salvagente, il resto sono scomparsi tra le onde. Ad arrivare per prima sul luogo delle tragedia è stato un natante libico, ma le persone in mare hanno rifiutato il soccorso e non sono voluti salire a bordo perché sarebbero stati riportati in Libia. A salvarli è stato quindi l'equipaggio di nave 'Fiorillo' della guardia costiera italiana che ha recuperato i 93 sopravvissuti, tre dei quali, feriti gravemente, sono stati trasferiti in elicottero a Lampedusa. Una donna incinta, sempre in elicottero, è stata portata in un ospedale a Malta. Stante quanto dichiarato dai testimoni, gli organizzatori hanno incassato quasi 60.000 dollari, 400 a migrante. Un prezzo molto più basso rispetto a quello dei barconi che, come emerso da precedente indagini si aggira tra i mille e i duemila dollari a viaggio. “La professionalità degli uomini della Polizia Giudiziaria – si legge nella nota – ha permesso di individuare anche questa volta l’autore di questo traffico di migranti, enorme businnes per gli organizzatori libici che arruolano tra loro scafisti capaci di condurre un natante anche da paesi per loro stranieri, al solo fine di non rischiare di finire in carcere e guadagnare il più possibile. In corso in queste ore le audizioni dei superstiti per apprendere le generalità dei migranti naufragati così da poter avvisare le famiglie tramite gli organi competenti. Inoltre, un team di investigatori si sta occupando di altri eventi connessi all’immigrazione clandestina, cercando di addivenire anche questa volta all’identità di altri scafisti”. AGGUATO IN STRADA VIAREGGIO Sparatoria a Brindisi: ucciso un uomo, ferito il figlio Mancata precedenza: aggredito un 35enne omenti di terrore ieri a Brindisi. Un uomo è morto e il figlio è rimasto gravemente ferito in una sparatoria verificatasi in piazza Raffaello, al quartiere Sant’Elia. Si tratta di Cosimo e Luca Tedesco, il primo 52enne è deceduto poco dopo l’arrivo all’ospedale “Perrino”, il secondo, 30 anni, è ora ricoverato nella stessa struttura: le sue condizioni sarebbero gravi. I due sono rispettivamente fratello e nipote di Giuseppe Tedesco, detto “Capu ti bomb”', ritenuto personaggio di spicco della Sacra Corona Unita brindisina e condannato all'ergastolo M in secondo grado per alcuni omicidi compiuti negli anni Novanta con il gruppo di fuoco del pentito Vito Di Emidio. Sul luogo della sparatoria sono intervenuti i carabinieri che stanno ese- guendo rilievi anche nell'androne di un palazzo dove le vittime avrebbero cercato riparo. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un agguato o se i colpi di pistola siano stati sparati al culmine di un litigio con altre persone. I militari hanno sequestrato inoltre due automobili parcheggiate nel quartiere, una Lancia Y e una Fiat Punto, che risultano riconducibili alle vittime. Sequestrati sul posto anche due caschi da motociclista che non si esclude possano appartenere ad altre persone coinvolte nella vicenda e sui quali i carabinieri stanno compiendo accerC.B. tamenti. na “banale” precedenza. Potrebbe essere questo il motivo della lite scoppiata la sera di Halloween a Viareggio. Un disappunto che è finito tragicamente: un uomo di 35 anni si trova ricoverato in gravissime condizioni. Secondo una ricostruzione l'uomo nella notte tra venerdì e sabato era a bordo di un'auto in zona della Darsena e sembra che abbia avuto un diverbio con un gruppo di giovani in sella a scooter, forse, per l’appunto, a causa di una precedenza mancata. L'episodio e' accaduto intorno alle U due di notte in via Coppino, una delle strade delle movida viareggina. Secondo quanto reso noto la vittima, è stata aggredita da alcuni giovani per motivi di viabilità. L’uomo è stato colpito con pugni e con un casco e ha riportato un grave trauma cranico. Portato in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale Versilia, vista la gravità delle ferite, è stato trasferito a Livorno, dove si trova ricoverato nel reparto di neurochirurgia Sul caso sta indagando la polizia. B.F. CIVITANOVA MARCHE: GRAVE GAFFE DELL’ASSESSORE COMUNALE CECCHETTI “Con le pelli dei neofascisti farei degli artistici scendiletto” Il vergognoso commento, apparso su facebook, s’inserisce nel dibattito sull’attività di un centro sociale di destra n centro sociale di destra che organizza attività sportive, conviviali e di solidarietà, aprendo i propri spazi alla cittadinanza del quartiere di Civitanova Marche in cui si trova la sede in cui i ragazzi che lo gestiscono svolgono le loro iniziative. Sono i “Leoni neri”, recentemente vittime di un episodio di intolleranza decisamente grave e an- U tidemocratico. I fatti sono abbastanza semplici: nel consiglio comunale di Civitanova è stata presentata, da solerti amministratori di sinistra, un’interrogazione in cui si chiedevano spiegazioni riguardo all’utilizzo di simboli fascisti all’interno dei locali pubblici (l’immobile utilizzato dai Leoni neri è comunale). Un episodio, purtroppo, come tanti altri, in cui gli amministratori locali, invece di preoccuparsi di problematiche realmente importati per la cittadinanza, preferiscono dedicarsi alla “caccia al fascista”. Ad agitare le acque ci ha pensato Cristiana Cecchetti (nella foto), assessore espresso da una lista civica ma con tessera del Pd. Che, intervenendo su facebook (decisamente a spro- posito) sulla questione, ha usato un’espressione che ha dell’incredibile: la “democraticissima” rappresentante delle istituzioni ha infatti dichiarato che “con la pelle dei neofascisti farebbe degli artistici scendiletto”. Un’affermazione che non è passata inosservata e che ha giustamente suscitato numerose ed accese polemiche. A fronte delle ripetute proteste l’assessore, pur ammettendo che poteva risparmiarsi quelle parole, ribadisce che era una battuta, senza nessuna incitazione alla violenza: “chi lo afferma sta facendo una grossa strumentalizzazione”. “Al netto delle polemiche – scrive Ivan Francese su Il Giornale – che continuano ad infuriare sul web per quelle parole ritenute da molti fuori luogo per una donna delle istituzioni, resta aperto il dibattito in merito all’utilizzo dei locali comunali da parte dei Leoni neri”. Che all’ingresso della struttura hanno posto uno striscione con scritto: “dalle radici che non gelano, i rami nel futuro”. Un futuro in cui, c’è da augurarselo, non si debba più assistere, ovunque e tantomeno nelle istituzioni, a manifestazioni di un’ideologia tanto anacronistica quanto antilibertaria e violenta come quella di cui le parole dell’assessore Cecchetti sono soltanto una delle tante espressioni. Cristina Di Giorgi 10 Domenica 2 novembre 2014 Cultura IN MOSTRA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE DI ROMA Nella Capitale tutti in fila per Escher Presenti in esposizione oltre centocinquanta opere dell’autore olandese ono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”: queste le parole di Maurits Cornelis Escher alludendo alla litografia dal titolo Tre mondi. E’ lui uno dei protagonisti della stagione artistica romana che lo vede protagonista nelle sale del Chiostro del Bramante. Con oltre 150 opere, tra cui i suoi capolavori ci sono i più noti Mano con sfera riflettente (M.C. Escher Foundation), Giorno e notte (Collezione Giudiceandrea), Atro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale (relatività) (Collezione Giudiceandrea). Si tratta di una grande mostra antologica interamente dedicata all’artista, incisore e grafico olandese, che ne contestualizza il linguaggio artistico e racconta l’annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, grazie alla sua arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica. La produzione è della DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale, la mostra Escher vuole sottolineare l’attitudine di questo intellettuale - perché il termine artista, nell’accezione con cui siamo abituati ad usarlo, pare in parte ina- “S deguato - a osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso, tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco. Escher fu senza dubbio molto legato all’Italia come conferma il suo stupore di fronte alle bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo. Fu proprio la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalla dolcezza orizzontale della sua Olanda, a dare il via al suo percorso artistico, permettendogli di avventurarsi negli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia. “Così, quando lasciata definitivamente l’Italia Escher giunse a Cordova e all’Alhambra nel 1936, il gioco di tassellature- si legge nel comunicato della mostra- l’elemento “Earth wind and fire”, il fascino dell’arte aborigena Col patrocinio del Consolato Generale d’Australia in Italia T 2014 alle ore 18 e sarà visitabile fino al 14 dicembre, attinge a piene mani dalla storia australiana e dalla cultura più antica del mondo sposando i linguaggi e le tecniche espressive della contemporaneità. In nessun luogo come l’Australia, l’arte è il modo migliore per scoprire la storia, le tradizioni e i territori di origine di una civiltà antica quella aborigena, alla quale sono dedicati numerosi tour e istituzioni culturali in ogni stato, e in particolare nel Northern Territory, culla della cultura aborigena. Dall’imponente arte rupestre e le cortecce dipinte di Arnhem Land nel Top mostra il visitatore sarà guidato a vivere un’esperienza “giocosa”, che fa capire l’origine e il perché dell’arte di Escher, permettendo di sperimentare in prima persona e di comprendere le illusioni ottiche e gli inganni visivi a cui inducono le opere. Attraverso tre esperienze percettive e sei giochi, la mostra fa vivere le illusioni ottiche - i cui effetti sono decifrati dalle Leggi della Gestalt insite nei lavori del grande artista, dando la possibilità di capirne l’origine e i meccanismi. La prima esperienza è spiegata attraverso una parete colma di sfere concave e convesse. Il visitatore, riflesso dritto nel convesso e al contrario nel concavo, potrà intuire la legge della riflessione. La seconda esperienza - La stanza degli specchi - spiega il fenomeno tridimensionale dell’opera di Escher intitolata Profondità. La terza esperienza è quella della parete optical che darà un senso di profondità illusoria. I sei giochi ottici si basano sulla legge della prossimità, quella della buona forma, del triangolo di Kanizsa, la legge del pieno e del vuoto, della continuità e infine del concavo e del convesso. I giochi daranno la possibilità di sperimentare i “trucchi di visione”. Sarà possibile condividere la propria esperienza all’interno della mostra, scattando selfie e postandoli, utilizzando l'hashtag ufficiale #escherRoma saranno pubblicati sui nostri social network”. IMPORTANTE NOTIZIA PER IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO A MILANO FINO AL 14 DICEMBRE erra, vento e fuoco: gli elementi primari della natura sono alla base dell’immaginario aborigeno, una cultura ricca e vitale testimoniata da 50.000 anni di tradizioni e rituali tramandati nei secoli attraverso leggende, danze, canti e incisioni. In qualsiasi angolo dell’Australia il viaggiatore può scoprire tutti questi aspetti della cultura aborigena. L’arte aborigena di oggi mantiene questo stesso forte legame con la terra, il vento e il fuoco che danno il titolo alla straordinaria mostra “Earth Wind and Fire”, organizzata dalla Galleria Gracis di Milano con il Patrocinio del Consolato Generale d’Australia in Italia, in collaborazione con Tourism Australia e Tourism Northern Territory. Le 50 opere in mostra, provenienti dalla galleria londinese specializzata in arte aborigena, la JGM ART di Jennifer Guerrini Maraldi, evidenziano la forza di un’arte che è riuscita a mantenere la propria identità nonostante il trascorrere dei secoli e le influenze occidentali. L’esposizione, che sarà inaugurata giovedì 13 novembre di attrazione dell’apparato decorativo di quei monumenti moreschi fu causa scatenante di un ulteriore processo creativo che coincise con il riemergere della cultura art nouveau della sua formazione artistica. Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di Escher, che ha preso le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura, sull’onda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano. Così, gli occhi del grande artista si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, quanto sulle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri, ai cristalli che egli osservava come straordinarie architetture naturali. La mostra dedicata a questo grande intellettuale, mago nell’iper suggestione del disegno, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche della Gestalt - la corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione -, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e l’eco della sua opera nella società del tempo”. Nel percorso della mostra anche opere comparative quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella. Una mostra che presenta non poche novità: “All’interno del percorso di End, alle incisioni del Red Centre, l’Australia Centrale, sono così tanti gli stili che definiscono la ricca arte aborigena. Nei musei, nelle gallerie e nei centri artistici, la bellezza di queste peculiari espressioni artistiche si ammira accompagnati da una guida locale, che conduce i visitatori alla scoperta dei molteplici significati legati alle forme, alle tecniche e ai soggetti rappresentati, raccontando una storia lunga 50.000 anni, fortemente ancorata al passato ma ben inserita nel presente di un territorio orgoglioso delle proprie origini. Rubò maschera del I secolo, turista la restituisce a Pompei Dopo cinquant’anni il reperto torna in Italia uesta mattina è stata riconsegnata a Pompei un’antefissa in terracotta di fine I Sec. D.C., prelevata nel lontano 1964 da una donna italo - canadese. Un gesto frutto della crescente sensibilità nel mondo rispetto ad un Sito di cui si è parlato molto negli ultimi tempi e che ormai non è più percepito come patrimonio solo italiano, ma di tutto il Mondo”: con queste parole il Capitano Carmine Elefante, Comandante del Nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Napoli è intervenuto alla XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum (Salerno). Nel corso del convegno su “Il traffico illegale dei Beni Culturali” a cura del MiBACT, il Capitano ha raccontato in anteprima l’episodio. “La donna, una scrittrice che vive tra Canada e Pechino, all’epoca si trovava in Italia in viaggio di nozze; nel corso della sua visita agli Scavi di Pompei notò in terra, nei pressi del Teatro, la mascherina ornamentale, la raccolse e decise di tenerla per sé come ‘souvenir’. Tornata a Montreal, per anni l’ha conservata gelosamente in casa fino a quando, un mese fa, pentita del suo gesto ha deciso di restituirla: ha contattato via mail la Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano “Q e Stabia, segnalando il possesso del bene e l’intenzione di riportarlo in Italia. La Soprintendenza ha allertato immediatamente il nostro Nucleo T.P.C., fornendo contestualmente i primi riscontri positivi circa l’effettiva appartenenza del reperto al sito archeologico. L’oggetto era censito, per cui è stato immediatamente riconosciuto come ornamento della copertura del Quadriportico dei Teatri ed è ritornato a casa consegnato personalmente dalla signora. L’antefissa, che si presenta ben conservata, questa mattina è stata restituita alla Soprintendenza di Pompei che provvederà a ricollocarla nella sua sede di origine”. 11 Domenica 2 novembre 2014 Salute UNO STUDIO INNOVATIVO DALL’UNIVERSITÀ DI EDIMBURGO E SOUTHAMPTON Un raggio di sole contro l’obesità Gli esperti: un’adeguata esposizione giornaliera assicura giovamento al fisico di Francesca Ceccarelli na mela al giorno toglie il medico di torno. Da oggi lo stesso effetto benefico anche per il sole. Ebbene sì, l’esposizione giornaliera potrebbe essere un efficace rimedio per prevenire l’obesità, secondo un recente studio condotto da un team di studiosi delle università di Edimburgo e Southampton. La ricerca, pubblicata sulla rivista Diabetes, afferma che sia sufficiente una passeggiata al sole, peraltro utile anche contro l’osteoporosi, per rallentare lo sviluppo dell’obesità, condizione che secondo una recente ricerca sarebbe determinata dallo stesso gene che codifica la saliva e che potrebbe influire in modo negativo sulle capacità cognitive. Questa pratica è utile anche per contrastare il diabete di tipo 2, grazie a una proteina chiave che si attiva mediante una moderata esposizione ai raggi UV. Fermo restando che un abuso di raggi Uv può causare a lungo andare gravi danni alla pelle, fino allo sviluppo di tumori, tuttavia recenti ricerche stanno dimostrando anche i benefici apportati all’organismo: dall’abbassamento della pressione sanguigna alla protezione da ictus e infarti, il sole agisce positivamente persino sulla linea, come d’altronde dimostrato anche da questa ricerca. Quale il segreto di questo beneficio? L’ossido nitrico rilasciato dalla pelle dopo l’esposi- U zione alla luce del sole, in grado di influire in maniera significativa sul metabolismo. Questa sostanza, non solo favorisce la vaso- dilatazione, ma è ottima anche per abbassare la pressione sanguigna, rendendo così i raggi UV un inaudito strumento per tenere INGRESSO NELLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE NELLA BUFERA Domande invertite, il test è da rifare Pasticciaccio del ministero dell’Istruzione: in dodicimila lo ripeteranno il 7 novembre ennesimo colpo di scena su test e dintorni: è tutto da rifare per migliaia di aspiranti specializzandi di Medicina. A causa di un clamoroso errore, infatti, sono state invertite le domande dei test dell’area medica e di quella di servizi clinici, che si sono tenuti in settimana, tra mercoledì e venerdì. Ad annunciarlo è stata una nota del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che ha ovviamente gettato nello sconforto coloro che sentivano di aver prodotto un test sufficiente a lanciarli nella carriera di studi. Lo stesso Miur ha calcolato che sono 8.319 i candidati che hanno sostenuto le prove di tutte e due le aree, 2.125 quelli che hanno affrontato esclusivamente l’area medica e 798 solo quella dei servizi clinici. Ora, con un notevole esborso sia da parte loro che da parte L’ dello Stato, le prove dovranno essere ripetute il 7 novembre, peraltro in un’unica giornata. In tutto sono 12.168 i candidati che si sono iscritti al concorso per entrare in una Scuola di specializzazione. Quest’anno, per la prima volta, il test e la graduatoria sono nazionali: significa quindi che non si concorre più per un posto (e un contratto) solo nella sede in cui si effettua la prova, ma che, a seconda della posizione in “classifica”, si può finire da Milano a Palermo. Il battesimo del test nazionale non è però stato un successo, visto l’errore. Ma cos’è successo? «A seguito dei controllo di ricognizione finali sullo svolgimento del test - scrive il ministero in una nota - il Miur ha rilevato una grave anomalia nella somministrazione delle prove scritte del 29 e 31 ottobre. Il Miur ha immediatamente chiesto un approfondimento al Cineca, il Consorzio interuniversitario incaricato di somministrare i test, che, tramite lettera ufficiale inviata al Ministero (alle ore 20.52 di venerdì, ndr), ha ammesso “un errore nella fase di codifica delle domande durante la fase di importazione” di queste ultime nel data-base utilizzato per la generazione dei quiz. A causa di questo errore sono stati invertiti i quesiti delle prove del 29 ottobre con quelli del 31 ottobre». L’inversione, spiega il ministero, «ha riguardato esclusivamente le 30 domande comuni a ciascuna delle due aree, medica e dei servizi clinici. Nessuna anomalia invece nei 10 quesiti specifici per ciascuna tipologia di Scuola. Così come non si registrano problemi nelle prove del 28 ottobre (quella con i 70 quiz comuni a tutti i candidati) e del 30 ottobre (quella dell’area chirurgica)». Sembra una cosa di poco conto, invece non lo è. E proprio per questo motivo al dicastero non è rimasta scelta: ha quindi stabilito di «annullare e ripetere le prove oggetto dell’errore determinato dal Cineca, ovvero i 30 quiz comuni all’area medica e i 30 comuni all’area dei servizi clinici». Tutti i candidati che si sono trovati a sostenere una prova invertita saranno chiamati a ripeterla. Domani il ministro Stefania Giannini firmerà il decreto che dispone l’annullamento delle sole prove oggetto di inversione e l’indizione di quelle nuove, che saranno ripetute il 7 novembre. V.B. sotto controllo il peso. I test sono stati effettuati da un equipe di ricercatori su alcuni roditori, che presentavano un rischio di sviluppare livelli di glucosio anormali e di avere resistenza all’insulina. Dai risultati è emerso che l’esposizione a una moderata quantità di sole si è rivelata positiva sotto molti punti di vista. L’ossido nitrico è determinante nel condizionare le modalità di assimilazione del cibo, ostacolando processi dannosi che portano l’organismo all’insorgere del diabete. Si tratta tuttavia ancora di un punto di partenza, che necessita di ulteriori approfondimenti e conferme. Come ricorda Richard Weller, uno degli autori dello studio: “Studi come questo stanno aiutando a capire come il sole può essere buono per noi. Abbiamo bisogno di ricordare che il cancro della pelle non è l’unica malattia che può ucciderci e forse i consigli sull’esposizione al sole dovrebbero essere bilanciati meglio”. LO STATO PERDE I CONTENZIOSI ED È COSTRETTO A PAGARE Altri 25 milioni di rimborsi restituiti ai medici specialisti i è compiuto nei giorni sorsi il “Sicily Tour” dei rimborsi consegnati ai medici specialisti da Consulcesi, realtà leader in Italia e in Europa nella tutela dei professionisti sanitari: 25 milioni di euro distribuiti tra luglio e i giorni scorsi. A Palermo, si è stabilito l’ennesimo record con una restituzione senza precedenti di 10 milioni di euro a centinaia di camici bianchi provenienti da tutta l’Isola. I rimborsi continuano dunque a salire di pari passo con i milioni che Consulcesi vede riconoscersi dai Tribunali di tutta Italia. Una recentissima sentenza della Corte d’Appello di Roma ha condannato lo Stato a pagare altri 17 milioni di euro, grazie ai quali sono diventati 362 i milioni ad oggi già riconosciuti in favore dei medici tutelati da Consulcesi. Una crescita continua e costante che aveva visto iniziare il 2014 con la cifra di 327 milioni, poi saliti a 345 ad aprile. Ed in aggiunta l’iter diventa sempre più rapido. “ Non appena notifichiamo la sentenza – annuncia una importante novità l’avvocato Marco Tortorella, legale di riferimento della Consulcesi per il contenzioso in oggetto - la presidenza del Consiglio dei Ministri ci contatta per liquidare la somma dovuta ai camici bianchi. In questo modo i professionisti ottengono S sempre più velocemente i rimborsi e lo Stato riesce a contenere i costi, risparmiando le spese di procedura e gli interessi”. D’altronde con una giurisprudenza ormai consolidata lo Stato rischia un salasso da quattro miliardi che in tempi di spending review rappresenterebbe un altro duro colpo. A tal proposito Consulcesi sta sollecitando da tempo le istituzioni a trovare una soluzione. “Abbiamo già ottenuto la presentazione di tre Ddl – afferma l’Avv. Sara Saurini, responsabile dell’area legale della più grande realtà di tutela in ambito medico – volti a garantire il diritto dei medici ed evitare allo Stato un esborso eccessivo; si tratta di un diritto al risarcimento che spetta però solo a coloro che avranno fatto ricorso prima della trasforma- zione in legge. Ma ci sono ancora migliaia di professionisti in attesa di vedersi rimborsare ciò che è loro diritto ricevere e, per questo motivo, per qualsiasi informazione specifica sono già a disposizione oltre 350 avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde 800.122.777 e su internet”. Sempre la responsabile dell’area legale ha preannunciato la prossima battaglia di Consulcesi per i diritti dei camici bianchi: “Solo In Italia e solo per i medici si viola la direttiva europea 2003/88/CE sugli orari di lavoro: i professionisti sono così sottoposti a turni massacranti e possono richiedere rimborsi fino a 80mila euro ciascuno. Imminente anche per loro una nuova azione Valter Brogino legale”. 12 Domenica 2 novembre 2014 Società CALCIO SERIE A: GLI ANTICIPI DELLA DECIMA GIORNATA STRAVOLGONO LA VETTA DELLA CLASSIFICA Il sabato italiano sorride alla Juve Nel pomeriggio la Roma cede davanti ad un Napoli ispirato da Insigne Poi Pirlo e Morata piegano alla distanza l’Empoli ed è di nuovo fuga di Valter Brogino a Juventus che risorge dalle ceneri della sconfitta col Genoa, la Juventus che fa valere qualità e blasone ad Empoli, la Juventus che torna in fuga. All’altalena delle emozioni, in un calcio spezzettato da esigenze televisive e di ordine pubblico, il sabato italiano regala tinte bianconere ai tifosi della Vecchia Signora e grigie a quelli della Roma, quando appena pochi giorni fa gli stati d’animo erano inversi. Pregio di un campionato che si promette ancora aperto, in attesa che oggi possano arrivare squilli anche da altre “grandi” del campionato in cerca d’autore, ed ogni riferimento alle milanesi è puramente voluto. Tornando a ieri, che la giornata non sarebbe stata semplice per la Roma lo si sapeva. E lo si è visto chiaro una volta che al San Paolo Rudi Garcia ha faticato da subito a dettare ai suoi i ritmi giusti per addomesticare un Napoli affamato e arrabbiato, tanto da meritare il rilancio in classifica. La partenza degli uomini di Benitez è sontuosa: Insigne è in giornata di grazia, percorre il campo, cerca e trova subito il tiro:è il 3’ quando la difesa della Roma riesce a “murare” la conclusione, ma la respinta premia la posizione di Higuain, che inforca il pallone dell’1-0. Chi si aspettava la reazione della Roma è andato deluso. Gli azzurri hanno invece continuato a macinare gioco e spazio, già al 12’ De L Sanctis rischia di capitolare ancora ma Callejon trova solo il palo. Stessa sorte per Hamsik, al 43’, dopo che gli ospiti erano appena riusciti ad alzare la testa un paio di volte per farsi vedere dalle parti della porta avversaria. L’intervallo ridona un po’ di coraggio alla Roma, che arrivava pur sempre da capolista a Napoli. L’occasione migliore capita a Florenzi, ben imbeccato da Pjanic, ma Rafael chiude. È invece l’undici di casa a chiudere la pratica: Callejon stavolta ha più fortuna e sigla il raddoppio all’88’. Il 2-0 è il risultato anche dell’altra sfida, quella di Empoli. La Juventus vede la crisi bussare alla sua porta, le amarezze di Champion’s e la maramaldeggiata del Genoa pesano su un Allegri che non ha certamente conquistato la simpatia del popolo bianconero. L’Empoli entra in campo quindi deciso a stanare il possibile inceppo nella macchina da gol dei campioni d’Italia: che però di sbagliare ancora non ne hanno alcuna voglia. Ne esce una sfida a tratti noiosa, con la Juve leziosa e l’Empoli che si affida a un centrocampo affollato per far ragionare il meno possibile i prestigiosi avversari. È nel secondo tempo che la partita si sblocca:merito, com’era ovvio che fosse, del piede migliore dell’organico di Allegri, quello di Pirlo. La punizione che fa gonfiare la rete è di quelle da mettere in cineteca, l’esultanza sorniona del numero 21 è un messaggio a qualche detrattore, che dopo le sue ultime uscite aveva preso coraggio. A chiudere i giochi ci pensa poi un ragazzino terribile, pochi minuti dopo: Tevez lavora il pallone e pesca in area Alvaro Morata, che si aggiusta la palla e scarica il sinistro. Per la Juve è serata di gloria, per l’Empoli notte fonda. Per la Roma, un giorno da riscattare: riflettendo però sul fatto che di altre occasioni per agganciarla la Vecchia Signora ne offrirà poche. LA PARTITA BLINDATA Nessun incidente, ma gli ultras promettono battaglia eterna essun incidente, e questo è un bene. Ma che Napoli-Roma possa tornare ad essere una partita normale, è speranza ancora lontana dal poter essere nutrita. Il match di ieri è stato assai lontano dalla retorica del “derby del sole”, ben più vicino invece a una prova esemplare di un calcio che, tra tornelli e manganelli, tra armi più o meno improprie e tessere del tifoso, si è ormai allontanato da quella festa popolare che è stato per quasi un secolo. L’assenza di tifosi ospiti, ben lungi dal poter essere definita una conquista (se mai una resa) è stato senza dubbio l’ingrediente principale del “successo” di aver visto concludersi questo crocevia pericolosissimo di odi e vendette senza alcuno scontro. Ma la tensione al San Paolo era palpabile, addirittura in quel dato del botteghino (30.157 spettatori) che è ben magro per una sfida che poteva essere definita stellare, sul piano prettamente sportivo. Altro ingrediente del tranquillo sabato di ieri? I seicento uomini impiegati nel piano delle forze dell’ordine, seguito personalmente dal questore Guido Marino. Elicotteri della polizia hanno attraversato in lungo e in N largo il cielo sopra Fuorigrotta, intorno all’impianto il filtraggio è stato capillare. Eppure sono passati un paio di striscioni che la dicono lunga sulla volontà dei gruppi delle curve azzurre di mettere una pietra sopra l’accaduto: “Ogni parola è vana, se occasione ci sarà non avremo pietà”, ha esposto la Curva B, mentre la Curva A ha mostrato durante la partita “3 maggio 2014: ai posteri l’ardua sentenza”, laddove la data è quella della finale di Coppa Italia, prima della quale Ciro Esposito fu ferito dal colpo d’arma da fuoco che gli risulterà poi fatale. Il rischio è insomma che tifosi del Napoli e della Roma non potranno mai più assistere contemporaneamente alla partita tra le loro squadre. E non è esattamente una vittoria. Neanche un pareggio. B.R.