Oggetto: Atto di Intesa Integrativo, del 23/10/2006, degli Atti di Intesa 8/1/2003, 27/2/2004 e 15/12/2004,
aventi ad oggetto gli interventi per il miglioramento dell’impatto ambientale derivante dallo stabilimento ILVA
S.p.A. di Taranto.
Con riferimento all’argomento di cui all’oggetto, in particolare per gli aspetti richiamati nella Comunicazione
della Società ILVA S.p.A. del 30 luglio 2007, rif. DIR/61, pervenuta presso la Direzione Generale dell’ARPA
PUGLIA il 22 agosto 2007 ed iscritta al Protocollo n. 16347 del 23 agosto 2007 con cui l’ILVA S.p.A.
presenta “il risultato di uno specifico programma di attività, aggiuntive, per l’identificazione delle principali
sorgenti emissive di polveri pesanti e l’adozione di sistemi protettivi dall’azione del vento sui cumuli dei
parchi materie prime, con il relativo cronoprogramma attuativo”;
considerato, in particolare, l’intervento previsto relativo alla “realizzazione di una barriera frangivento, lunga
circa 1.600 metri e alta 21 metri, sul tratto interno allo stabilimento confinante con la S.P. per Statte e la S.S.
per Grottaglie”, ed in merito, i risultati dello “Studio di impatto atmosferico dei parchi materie prime dello
stabilimento ILVA di Taranto”, redatto dal CNR-IIA di Roma, nonchè i pareri già espressi dagli esperti
nominati dal Comune di Taranto e dalla Provincia di Taranto nell’ambito della “Consulenza tecnica relativa
alle problematiche ambientali dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto”.
Premesso che:
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i fenomeni fisici fondamentali all’origine della emissione di polveri da materiali polverulenti disposti in
cumuli all’aperto, sono la polverizzazione della superficie del materiale per effetto di azioni
meccaniche superficiali, con conseguente liberazione, trasporto e diffusione in atmosfera delle
frazioni più fini di materiale ad opera del trascinamento esercitato dalle masse d’aria;
il fenomeno della diffusione di polveri da materiali polverulenti disposti in cumuli all’aperto, non si
origina soltanto per l’azione erosiva compiuta dalle correnti eoliche sui cumuli a riposo, ma anche e
più intensamente in tutte le fasi in cui i materiali vengono disturbati da azioni meccaniche;
in linea di principio, la riduzione ed il contenimento della diffusione di polveri materiali
polverulenti disposti in cumuli all’aperto, che trova la sua genesi nell’azione di erosione e
trascinamento del vento sulle frazioni dimensionali sensibili, si persegue con le migliori tecnologie
disponibili e pratiche di lavoro, impedendo che le correnti d’aria possano esercitare la loro
azione sulle sorgenti potenziali o limitando l’azione delle stesse.
Tutto ciò premesso si precisa quanto segue:
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individuata la direzione critica delle correnti eoliche, una barriera frangivento, “a protezione
dall’azione del vento”, dovrebbe anteporsi ai cumuli e non seguirli nella direzione di propagazione
delle correnti stesse;
appare più opportuno identificare il muro di cinta di prevista realizzazione non già come “barriera
frangivento” piuttosto come “barriera di intercettazione e/o contenimento” atteso che la funzione del
manufatto di che trattasi, non può essere quella propria di una barriera frangivento rispetto alla
direzione nord-occidentale delle correnti eoliche critiche per le aree residenziali sud-orientali esposte
all’impatto delle polveri emesse dal parco minerali e fossili;
il muro di cinta ha pertanto la stessa funzione oggi assolta dall’attuale recinzione, per quanto possa
la stessa risultare insufficiente e pertanto bisognosa di potenziamento, nonché dalle attuali “colline
artificiali” per quanto anche le stesse necessitino di interventi migliorativi;
la funzione del muro di cinta, considerato il rapporto tra altezza e sviluppo lineare dell’area, non può
essere quella di attenuare sensibilmente gli effetti delle correnti eoliche nord-occidentali, se non
limitatamente alle aree prossime al manufatto come evidenziato dalle simulazioni del CNR-IIA,
inducendo in tal senso una limitata se non trascurabile influenza sulle emissioni di polveri;
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con riferimento ai venti di direzione nord-occidentale, cioè quelli che favorirebbero l’emissione di
polveri dai cumuli disposti a parco e la diffusione delle stesse nella direzione delle aree residenziali
sottovento, il muro di cinta può prevalentemente migliorare l’intercettazione delle frazioni emesse più
pesanti rispetto alla configurazione attuale;
solo le frazioni più pesanti, cioè quelle il cui moto in aria è controllato soprattutto dalla forza di
gravità, possono essere sensibilmente suscettibili di intercettazione attraverso strutture di
barrieramento. Le frazioni più fini, non risentendo del richiamo gravitazionale permangono a lungo
nell’atmosfera sottoposte agli effetti delle correnti turbolente che possono comportare fluttuazioni
verticali di notevole entità.
Alla luce di quanto richiamato appare evidente che l’intervento previsto, come già individuato e suggerito
dalle precedenti consulenze di esperti richiamate in apertura, deve essere considerato all’interno di un
sistema di interventi impiantistici e gestionali atti a limitare i fattori condizionanti le emissioni e gli impatti del
parco minerali e fossili dell’ILVA S.p.A., nonché a migliorare gli impianti a partire dai limiti dell’area.
L’intervento pertanto si inserisce in un contesto di miglioramenti indispensabili che l’ILVA S.p.A. deve
realizzare, pur evidenziando che gli effetti positivi dello stesso come presentati, vanno moderati alle concrete
potenzialità ed alla effettiva funzione assolta dal muro di cinta: essenzialmente un maggior contenimento.
In questa ottica appare a tutt’oggi necessario che siano esaminati sistemi specificamente realizzati per
limitare sensibilmente l’effetto delle correnti eoliche sui cumuli disposti a parco. In particolare si richiama
l’opportunità di esaminare la fattibilità e l’efficacia dell’installazione almeno di barriere frangivento,
propriamente dette, all’interno dell’area parchi minerali e fossili (v. “Alcune proposte tecniche per ridurre
le emissioni diffuse di polveri nella gestione delle materie prime”, dicembre 2003, a firma dei tecnici Vito
Balice, Lorenzo Liberti, Luigi Lopez, Roberto Primerano).
Sarebbe opportuno che l’ILVA S.p.A. completasse il quadro di valutazione in merito alla fattibilità di tutti gli
interventi suggeriti dalle precedenti consulenze.