Lezione 2 Cenni di meccanica quantistica Fisica dello Stato Solido Fisica per la Bioingegneria http://www2.de.unifi.it/Fisica/Bruzzi/fss.html Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 1 Sommario 1. 2. 3. 4. 5. Introduzione - Funzioni d’onda e densità di probabilità Equazione di Schroedinger Operatori in meccanica quantistica Principi della meccanica quantistica Esempi di calcolo dell’equazione di Schroedinger a) particella libera; b) particella in buca di potenziale monodimensionale; c) particella in buca di potenziale tridimensionale; d) oscillatore armonico; e) atomo ad un solo elettrone: numero quantico principale, quantizzazione del momento angolare, quantizzazione spaziale ed effetto Zeeman, quantizzazione di Spin ed esperimento di Stern-Gerlach. 7. Gradino di potenziale 8. Penetrazione di una barriera: effetto Tunnel Approfondimenti Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Abbiamo visto come all’inizio del novecento vengano formulati, a partire da nuove evidenze sperimentali, nuovi concetti come la quantizzazione dell’energia, l’interazione della radiazione con la materia spiegata in termini di emissione/assorbimento di fotoni, il principio di indeterminazione di Heisenberg, che ci impone di rinunciare ad una descrizione dettagliata del moto delle particelle atomiche nel senso della meccanica classica. A seguito di queste evidenze, un nuovo formalismo, la meccanica quantistica, viene sviluppato negli anni 20 principalmente dai fisici Louis de Broglie, Max Born, Paul Dirac, Erwin Schrodinger, Werner Heisenberg. 1. Funzione d’onda e densità di probabilità Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci mostra come non sia possibile parlare in senso stretto di traiettoria della particella atomica. In figura mostriamo la traiettoria della particella nel caso (a) classico e (b) quantistico nello spazio delle fasi (cioè nel diagramma momento vs. posizione). Nel caso quantistico la posizione e il momento sono legati dalla relazione ∆x∆p ~h e quindi la traiettoria risulta allargata sulla banda (∆x,∆p). Come descrivere allora il moto della particella? Si utilizza il concetto di “onda o campo di materia”: la particella presente in una certa regione dello spazio viene considerata come un’onda, indicata come φ. Sappiamo che l’intensità di un’onda è proporzionale al quadrato del suo modulo, quindi l’intensità di questo campo di materia sarà dato appunto da |φ(x,y,z)|2. Poiché il campo di materia descrive il moto della particella, possiamo dire quindi che le regioni dello spazio in cui è più probabile trovare la particella sono quelle in cui |φ(x,y,z)|2 è maggiore. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 3 Ad esempio, qui mostriamo la funzione d’onda di una particella confinata nella regione tra A e B lungo x, sotto è riportata la relativa distribuzione |φ(x)|2. La probabilità di trovare la particella descritta dalla funzione d’onda φ(x) nell’intervallo dx intorno al punto x è |φ(x)|2dx. |φ(x)|2 è una probabilità per unità di lunghezza o “ densità di probabilità “. La probabilità di trovare la particella nella regione finita V dello spazio è: PV = ∫ φ ( x, y, z ) dxdydz 2 V Poiché la particella deve comunque trovarsi in qualche luogo dello spazio, se estendiamo l’integrale allo spazio intero otteniamo la condizione di normalizzazione: 2 PV = ∫tutto φ ( x, y, z ) dxdydz = 1 lo spazio essa comporta che la funzione φ(x,y,z) abbia alcune caratteristiche fondamentali (per esempio, φ deve diminuire rapidamente al crescere di x,y,z in modo che l’integrale su tutto lo spazio possa essere finito). Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 4 2. Equazione di Schrödinger Nel 1926 Erwin Schroedinger formula la seguente equazione: h2 2 ∂ψ (r , t ) − ∇ + U (r , t ) ψ (r , t ) = ih ∂t 2m (*) Si verifica che, se U è indipendente dal tempo ma dipende solo dalle coordinate spaziali: U(r,t) = U(r) = U(x,y,z), è sempre possibile separare la dipendenza temporale della funzione d’onda da quella spaziale: ε ψ (r , t ) = e −i t h φ (r ) dove φ(r) dipende solo dalle coordinate spaziali. Sostituendo nella (*) questa espressione otteniamo l’equazione: h2 2 − ∇ + U φ = εφ 2m Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 5 Metodo della separazione delle variabili L’equazione di Schroedinger è in tre dimensioni, essa può però essere spesso ridotta a un numero minore di dimensioni. Se : U(x,y,z) = U1(x) + U2(y) + U3(z) allora le soluzioni sono del tipo: φ(x,y,z) = φ1(x) φ2(y) φ3(z). Sostituendo φ ed U nell’equazione di Schroedinger otteniamo : 1 h2 ∂2 1 h2 ∂2 1 h2 ∂2 − φ3 ( z ) = ε + U ( x ) φ ( x ) + − + U ( y ) φ ( y ) + − + U ( z ) 1 1 2 2 3 2 2 2 φ1 ( x) 2m ∂x φ2 ( y ) 2m ∂y φ3 ( z ) 2m ∂z Ogni termine del primo membro è funzione di una sola coordinata, x, y, o z, mentre nel secondo membro abbiamo il termine indipendente ε. Il solo modo per soddisfare questa equazione è che ciascuno dei tre termini del primo membro sia uguale ad una costante εi ( i = 1,2,3) tale che: ε1 + ε2 + ε3 = ε. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 6 Come risultato otteniamo tre equazioni monodimensionali, molto più semplici da risolvere. → h2 d 2 − + U 1 ( x ) φ1 ( x ) = E1φ1 ( x ) 2 m dx h2 − 2m h2 − 2m d2 + U 2 ( y ) φ 2 ( y ) = E 2φ 2 ( y ) dy d2 + U 3 ( z ) φ3 ( z ) = E3φ3 ( z ) dz Se poi U(x,y,z) = U1(x) il sistema si riduce ad una sola equazione monodimensionale in x. Le soluzioni per la funzione d’onda e le energie per le altre due dimensioni y e z sono quelle della particella libera: iky ikz φ ( x, y, z ) = φ1 ( x) Ay Az e e ; E = E1 + ( h 2 k y2 + k z2 ) 2m Dove Ay ed Az sono le costanti di normalizzazione per le soluzioni dell’onda piana nelle direzioni y e z. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 7 3. Operatori in meccanica quantistica In termini matematici diciamo che l’espressione H h2 2 =− ∇ + U ( x, y , z ) 2m è un operatore che, quando agisce su una funzione φ(x,y,z), produce una nuova funzione come risultato di una serie di operazioni esplicitamente contenute nella definizione di H. In particolare, possiamo riscrivere l’equazione di Schrödinger come: Hφ ( x, y, z ) = εφ ( x, y, z ) (*) Cioè l’effetto di H su φ(x,y,z) è quello di moltiplicare φ(x,y,z) per ε. Ovviamente, in generale, quando H opera su una funzione arbitraria il risultato non è necessariamente la stessa φ(x,y,z) moltiplicata per una costante. Le funzioni che soddisfano la (*) sono chiamate autofunzioni dell’operatore H ed i valori ε corrispondenti autovalori dell’operatore. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 8 Esempio Indicare quale delle seguenti funzioni sono autofunzioni per l’operatore d/dx: φa = eikx; φb = eαx; φc = sen(kx) ed eventualmente indicarne l’autovalore. Si ripeta l’esercizio per l’operatore d2/dx2. Soluzione. Le funzioni indicate sono autofunzioni per l’operatore d/dx se si puo’ scrivere dφ/dx = aφ con a = autovalore. Otteniamo che φa e φb sono autofunzioni con autovalori rispettivamente ik ed α, mentre φc non lo è. Invece si verifica che tutte e tre sono autofunzioni per l’operatore d2/dx2 con autovalori:-k2, α2, -k2. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 9 Proprietà degli operatori - Operatori Hermitiani Per ogni operatore A ci sono in generale una serie di autovalori a1,a2,a3.. ed una serie di autofunzioni associate φ1, φ2, φ3, … Inoltre possono esistere più autofunzioni corrispondenti allo stesso autovalore, in tal caso l’autovalore è detto degenere. Nella meccanica quantistica gli operatori che rappresentano osservabili fisiche sono hermitiani ( dal nome del matematico francese Hermite). Questi operatori soddisfano la condizione : ∫ φ * Aφ dV = ∫ [φ A]*φ dV 1 2 1 2 Per tutte le funzioni φ1 e φ2 che soddisfano le condizioni al contorno richieste, la notazione φ* indica il complesso coniugato di φ. Si può dimostrare che gli autovalori degli operatori hermitiani sono reali e le loro autofunzioni sono ortogonali, cioè: ∫ φ *φ j dV = δ ij tutto i lo spazio Dove φi(x) φj(x) sono autofunzioni che appartengono agli autovalori ai, aj di A. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 10 4. Principi della meccanica quantistica Da quanto abbiamo finora esposto, possiamo generalizzare i seguenti principi: 1. Ad ogni grandezza fisica A(r,p), che è funzione della posizione e del momento di una particella, corrisponde un operatore quantistico ottenuto effettuando la sostituzione: p → −i h ∇ 2. I soli valori possibili che possono essere ottenuti quando si misura la grandezza fisica A(r,p) sono gli autovalori dell’operatore quantistico : A( r ,−ih∇ ) Grandezza fisica Nella tabella sotto sono riportati gli operatori quantistici di alcune grandezze fisiche. Definizione classica Posizione r Momento p Momento angolare rxp Energia cinetica p2 2m Energia totale Operatore Quantistico p2 +UP 2m Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica r − ih∇ − ih r x∇ h2 2 − ∇ 2m h2 2 − ∇ +U p 2m 11 Tramite questi principi possiamo determinare i valori di ogni grandezza fisica A. Il secondo principio si esprime nella forma matematica: A(r ,−ih∇)ψ = aψ Se a1,a2,a3 ,.. sono i soli risultati della misura di A, le autofunzioni φ1, φ2,φ3,.. descrivono gli stati possibili del sistema, per quanto riguarda la grandezza fisica A. Se il sistema è in uno stato descritto dalla funzione φ, che non è nessuna delle soluzioni φn, espandendo la funzione φ nei termini delle autofunzioni φn dell’operatore A otteniamo: φ = c1φ1 + c2φ2 + c3φ3 + c4φ4 ..... + cnφn = ∑ cnφn n e poichè le funzioni φn sono ortogonali allora vale: cn = ∫ φn * φdV Il set delle φi forma un set completo, cioè può costruire qualunque stato. 3. Quando lo stato del sistema corrisponde alla funzione d’onda φ(r), la probabilità di ottenere il valore an come risultato della misura della grandezza A(r,p) è data da |cn|2, con : cn = ∫ φn * φdV e φn autofunzione dell’operatore A corrispondente all’autovalore an. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 12 Perciò in accordo con il terzo principio, quando una funzione φ non è un autofunzione di A non possiamo conoscere il risultato esatto di A: se effettuiamo misure differenti otterremo valori diversi, ciascuno con una certa probabilità. In generale possiamo parlare di valore di aspettazione medio di A nello stato descritto da φ. Come corollario al terzo principio si può dimostrare che: La media del valore di aspettazione di una grandezza fisica A(r,p) quando lo stato del sistema corrisponde alla funzione φ(r) è φ * AφdV ∫ < A >= . ∫ φ *φdV Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 13 5. Esempi di calcolo dell’equazione di Schroedinger 1. Particella libera h2 2 ∇ φ ( x, y, z ) = Eφ ( x, y, z ) In questo caso U = U(x) = 0, l’equazione diviene: − 2m h 2 ∂ 2φ ( x, y, z ) − = Eφ ( x, y, z ) in una dimensione: 2m ∂x 2 p2 Per una particella libera vale: E = 2m Quindi: e: p = hk h 2 k 2 e l’equazione diviene: ∂ 2φ 2 +k φ =0 E= 2 ∂ x 2m equazione di un’onda stazionaria di lunghezza d’onda : λ = 2π k L’equazione ammette soluzioni del tipo: φ+ ( x) = eikx ; φ− ( x) = e −ikx La prima rappresenta una particella che si muove in verso positivo rispetto all’orientamento dell’asse x, l’altra in direzione opposta. La soluzione generale Può essere scritta come combinazione lineare delle due soluzioni: φ ( x) = Aeikx + Be −ikx Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 14 Questa funzione non corrisponde ad una direzione preferenziale di moto, essendo la sovrapposizione di due soluzioni per moto nelle direzioni positiva e negativa. E’ infatti la stessa situazione delle onde stazionarie ( per esempio una corda che vibra tra due estremi fissati). Notiamo inoltre che: 2 φ ( x) = φ * ( x)φ ( x) α eikx e −ikx = 1 Il fatto che |φ(x)|2 sia costante indica che la probabilità di trovare la particella è la stessa in ogni punto. Questo è in accordo con il principio di indeterminazione di Heisenberg dato che l’onda eikx ha ∆p = 0 e quindi ∆x →∞. Per avere informazioni riguardo la posizione della particella ∆x deve essere finito, il che è ottenibile sovrapponendo onde A(k)eikx con valori di k in un dominio ∆k, cioè un pacchetto d’onda. Tale pacchetto può essere espresso come: φ ( x) = ∫ A(k )e dk ikx Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 15 2. Particella in buca di potenziale ∞ Pensiamo ad un potenziale rettangolare del tipo di figura (potential box). Avremo U(x) = 0 per 0< x < a e U(x) →∞ per x > a e x < 0. Questo significa che esistono delle forze molto elevate che costringono la particella a rimanere entro la buca di potenziale, quindi φ(x) = 0 per x ≥ a e x ≤ 0. All’interno della buca la particella si muove liberamente dato che qui Ep(x) = 0, quindi in questa regione il problema si riconduce al caso discusso precedentemente: ∂ 2φ 2 + k φ =0 2 ∂x con: k2 = 2mE ; h2 ∞ U 0 a x φ ( x) = Aeikx + Be −ikx . Le condizioni al contorno impongono che: φ (0) = A + B = 0 → A = − B → φ ( x) = A(eikx − e −ikx ) = 2iAsenkx; φ ( x = a) = 2iAsen(ka ) = 0 → k = n π a → p = hk = πh a n. Quest’ultima espressione indica i valori permessi di momento. Corrispondentemente, i valori permessi di energia sono dati da: Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica p 2 n 2π 2 h 2 E= = 2m 2ma 2 16 I livelli energetici permessi per la particella in buca di potenziale sono: p 2 n 2π 2h 2 E = . E= con n= 1, 2, 3, … 2m 2ma 2 E = 16E1 Abbiamo mostrato che l’energia non può 4 assumere un valore arbitrario, ma risulta quantizzata. Questa situazione avviene in generale quando l’equazione di Schroedinger viene risolta per un potenziale che confina la particella in una regione limitata dello spazio. La quantizzazione è dovuta al fatto che la E3= 9E1 funzione d’onda deve sia essere soluzione dell’equazione di Schroedinger che soddisfare le condizioni al contorno. Notiamo che l’energia minima della particella non è zero, ma pari a: E2= 4E1 E1 = π 2h 2 2ma 2 . E1 n=4 n=3 n=2 n=1 Questo deriva dal principio di indeterminazione di Heisenberg. Infatti poiché l’indeterminazione sulla posizione è ∆x ~ a e la particella si muove avanti e indietro con momento p, percui ∆p ~2p , valendo ∆x∆p ≥ h otteniamo 2ap ≥ h → E ≥ E1. E1 è detta “energia di punto zero”. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 17 I valori di k permessi per la particella in buca di potenziale sono: k = n π . a π x n . φ ( x ) = Csen Le funzioni d’onda che corrispondono ai valori di k permessi sono: n a con C = 2iA, che infatti corrispondono a onde stazionarie che vibrano con estremità fisse, per le quali vale: 1 1 1 1 λ = a; a; a;.... a. 2 2 3 n Le prime tre funzioni d’onda per una particella in buca di potenziale e le corrispondenti densità di probabilità sono mostrate nella figura a fianco Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 18 Completiamo la discussione determinando la costante C utilizzando la condizione di normalizzazione: a a nπ x 2 2 2 dx = 1 φ ( x ) dx = 1 → C sen ∫ ∫ 0 0 a nπ x 1 2 sen dx = ∫0 a 2 a a Il valore dell’integrale è : Perciò otteniamo: C2 1 2 a =1→ C = . 2 a le autofunzioni normalizzate sono perciò: 2 nπ x . φn ( x ) = sen a a Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 19 3. Particella in buca di potenziale tridimensionale z Consideriamo ora un particella confinata in una regione tridimensionale di dimensioni a, b, c come in figura. Estendendo il ragionamento del caso precedente, otteniamo: px = π hn1 a py = π hn2 b p2 π 2 h 2 n 12 n 22 n 32 2 + 2 + 2 E = = 2m 2m a b c pz = π hn3 c b a c y x n 1π x n π y n π z sen 2 sen 3 . a b c φ ( x , y , z ) = Csen con n1, n2, n3 interi. Notiamo che l’energia dipende solo dalla somma n12+n22+n32, perciò tutti gli stati che hanno stesso valore per questa somma hanno stessa energia ma diversa funzione d’onda. Quando questo succede diciamo che abbiamo degenerazione dei livelli energetici corrispondenti. L’ordine di degenerazione di un livello energetico, designato con g, è uguale al numero di diverse e indipendenti funzioni d’onda soluzione dell’equazione di Schroedinger per quella energia. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 20 5. Atomo di idrogeno / atomi ad un solo elettrone Nel caso dell’elettrone legato al nucleo nell’atomo di idrogeno l’energia potenziale è: U (r ) = − e2 4πε 0 r h2 2 e2 ∇ φ− φ = Eφ quindi l’equazione di Schroedinger diviene*: − 2m 4πε 0 r La soluzione di questa equazione è al di là degli scopi di questo corso. Daremo qui solo alcune indicazioni sul risultato di tale calcolo. a. Quantizzazione dell’energia Definiamo costante di Rydberg: me e 4 1 R∞ = 2 3 = 1.0974 x107 8ε 0 h c m Allora i livelli energetici possibili per gli stati stazionari dell’elettrone dell’atomo di idrogeno sono dati dall’espressione: R En = − ∞2 hc con n = 1,2,3,… n ed n è detto numero quantico principale . * Con m massa ridotta del sistema Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 21 Per un atomo con un unico elettrone legato ad un nucleo con Z protoni: R∞ hcZ 2 Z2 = −13.6 2 eV . En = − n2 n Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 22 b. Quantizzazione del momento angolare L 1. Quantizzazione del modulo di L Nel caso della particella nella buca di potenziale abbiamo visto che energia e momento, costanti del moto, sono entrambe quantizzate. In un moto dovuto ad un campo di forza centrale non solo l’energia, ma anche il momento angolare è costante del moto: da un’analisi sia teorica che sperimentale si mostra che in questo caso anche il momento angolare risulta quantizzato. La quantizzazione sul modulo del momento angolare L si esprime con la relazione: L2 = l (l + 1)h 2 con l = 0, 1, 2, 3,..,n-1 Quindi: in un campo Coulombiano per ogni valore di n ci sono n valori distinti possibili per il momento angolare, da l = 0 a l = n-1. I diversi valori di l sono solitamente designati con lettere s (l=0), p (l=1), d (l=2), f (l=3) e così via. l è detto numero quantico azimutale. 2. Quantizzazione spaziale Oltre alla limitazione sul modulo si mostra sperimentalmente (effetto Zeeman) che esiste una restrizione nella direzione del momento angolare (quantizzazione spaziale): i valori della componente z del momento angolare Lz, risultano infatti quantizzati secondo la relazione: LZ = ml h con ml = 0, ±1, ±2, ±3, .. ± l Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 23 Ovviamente il numero quantico ml non può essere superiore ad l. ml si dice numero quantico magnetico. z z ml=+1 ml= 0 Lz ml=-1 L = rxp l=1 0 r x z ml=+2 ml=+1 ml= 0 ml=-1 ml=-2 l=2 y p Quindi per ciascun valore del momento angolare, ci sono 2l+1 valori di ml . La quantità g = 2l+1 è detta degenerazione essenziale di ogni stato con un determinato momento angolare. Osserviamo che, se la forza in gioco non è funzione dell’inverso del quadrato della distanza, quei livelli che hanno lo stesso valore di n ma diverso valore di l non hanno necessariamente la stessa energia. Se però la forza è comunque centrale, l’energia non dipende da ml perché l’orientazione dell’orbita è irrilevante. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 24 Effetto Zeeman Effetto osservato nel 1896 e poi spiegato mediante la quantizzazione spaziale, percui e.g. una linea spettrale di un atomo a un elettrone diventa un tripletto a causa della presenza di un campo magnetico. L’elettrone che descrive una orbita circolare con velocità angolare ω corrisponde ad una spira di corrente: dq e e che può essere vista come un dipolo magnetico di momento: e 1 ML = I ⋅ A = 2π I= dt = T = 2π ω ωπ r 2 = eω r 2 2 Dato che il momento angolare è pari a: L = me vr otteniamo la seguente relazione tra momento di dipolo magnetico e momento angolare: e ML = L 2me poiché la carica dell’elettrone è negativa ML e L sono vettori con stessa direzione e verso opposto. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 25 e In generale, si verifica che la relazione , da noi mostrata ML =− L 2me classicamente, risulta valida anche in meccanica quantistica per un moto arbitrario con momento angolare L. La componente z del momento magnetico orbitale risulta: M Lz = − con e eh Lz = − ml = − µ B ml 2me 2me eh −5 eV = magnetone di Bohr. µB = = 5.6564 x10 2me T Applichiamo ora un campo magnetico B, il sistema acquisisce l’energia magnetica: e EB = − M L ⋅ B = L⋅B 2me E sul dipolo magnetico agisce il momento della forza magnetica: M = M L xB = − e Lx B 2me Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 26 Tale momento fa compiere una precessione del sistema attorno alla direzione del campo magnetico. Assumiamo che il campo magnetico sia in direzione z: EB = − M Lz B = µ B ml B Questa relazione mostra che l’energia del sistema assume 2ll+1 valori quantizzati secondo il numero quantico ml, tutti equispaziati della quantità µBB. Passaggio da un livello singolo p ad un tripletto in presenza di campo magnetico L’effetto non si osserva con un livello s, perché l = 0 e quindi ml = 0. Il risultato è una riga spettrale che si trasforma in un tripletto. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 27 c. Quantizzazione di Spin Sappiamo che la Terra, contemporaneamente al moto di rivoluzione intorno al sole, compie un moto rotatorio intorno al suo asse ( in inglese = to spin): il suo momento angolare totale è somma vettoriale del momento angolare di rivoluzione e di quello di rotazione. In analogia con questa evidenza possiamo immaginare che l’elettrone legato all’atomo oltre al moto orbitale “ ruoti su se stesso” e quindi possegga momento angolare di spin. E’ ovvio che, non avendo l’elettrone struttura interna, non ha senso considerarlo come particella sferica che ruota su se stessa, tale raffigurazione è comunque un modello valido per la descrizione di alcuni importanti fenomeni sperimentali. L’esistenza dello spin elettronico è stata messa in evidenza dall’esperimento di Stern e Gerlach (1924), l’idea è stata proposta da Uhlenbeck e Goudsmith (1926) per spiegare tale esperimento ed alcune caratteristiche spettrali degli atomi ad un elettrone. Se non possiamo calcolare il momento angolare di spin come facciamo per la Terra, comunque, varrà sempre che, se S è il momento angolare di Spin ed L quello orbitale, il momento angolare totale dell’elettrone sarà J = S + L. Dato che l’elettrone è una particella carica lo spin elettronico produrrà un momento di dipolo magnetico MS . Nel semplice modello di un corpo rigido sferico ruotante su se stesso, la relazione tra MS ed S sarà la stessa che abbiamo trovato tra ML ed L. In realtà quello che si ha è un po’ diverso: M S = −gS gS è detto rapporto giromagnetico dell’elettrone, di valore sperimentale gS = 2.0024. Il momento di dipolo magnetico di un elettrone che orbita e ruota è quindi: M =ML +MS =− e S 2me e (L + g S S ) 2me Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 28 Esperimento di Stern- Gerlach Supponiamo che un fascio di atomi ad un solo elettrone passi attraverso un campo magnetico non omogeneo. L’effetto di questo campo magnetico sul dipolo magnetico è quello di esercitare una forza la cui direzione e modulo dipendono dall’orientazione relativa del campo magnetico e del dipolo (e.g. se il dipolo è orientato parallelamente al campo B esso tenderà a muoversi nella direzione in cui il campo B cresce , mentre se è antiparallelo, si muoverà nella direzione in cui il campo B diminuisce). Nell’esperimento di Stern-Gerlach il campo disomogeneo è ottenuto modificando la forma delle facce dei poli magnetici, ad esempio in modo che il campo aumenti andando da Sud a Nord. Se gli atomi a un solo elettrone del fascio sono nello stato fondamentale ( l = 0 ) hanno momento angolare orbitale nullo e quindi ML = 0 , perciò la deviazione del fascio dipenderà solo dalla direzione di MS, cioè di quella dello spin S. Il risultato dell’esperimento è che il fascio che passa tra i due poli magnetici viene diviso in due. Questo dimostra che: Lo spin elettronico può avere solo due orientazioni relative al campo magnetico: parallela o antiparallela. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 29 Ricordando che la degenerazione effettiva del momento angolare è g = 2l + 1, poiché nel caso dello spin g = 2 dobbiamo avere l = ½. Indicando il numero quantico di spin come s invece che come l ed il numero quantistico corrispondente alla componente z, Sz , come ms invece che ml avremo: z 1 s= ; 2 mS = ± 3 S = s (s + 1)h = h 2 4 S z = ms h 2 1 2 2 ms=+½ 3 S = h 2 ms=-½ Concludiamo quindi che per descrivere completamente lo stato di un elettrone in un campo centrale sono necessari quattro numeri quantici: n, l, ml, ms . Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 30 Orbitali atomici Data la simmetria sferica dell’energia potenziale atomico l’equazione di Schroedinger si scrive utilizzando le coordinate sferiche (r,θ,ϕ) e le soluzioni hanno la forma (metodo di separazione delle variabili): Φ(r,θ,ϕ) = φ1(r)φ2(θ)φ3(ϕ) . Effettuando la risoluzione si verifica che il fattore radiale risulta dipendere dai numeri quantici n ed l, mentre il fattore angolare dai numeri quantici l ed m. Inoltre, ogni orbitale ha quindi la possibilità di contenere due elettroni, data la molteplicità di spin. z θ Φ(r,θ,ϕ θ,ϕ) θ,ϕ) θ,ϕ = φn,l(r) φl,m(θ,ϕ θ,ϕ Fattore radiale r Fattore angolare ϕ x y La probabilità che l’elettrone si trovi nella regione di spazio tra r ed r + dr è data da: 2 2 dP = Φ dV = Φ 4π r 2 dr Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 31 Orbitali atomici – Fattori radiali e angolari Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 32 Nella figura sotto a sinistra mostriamo alcuni esempi di fattori radiali in orbitali atomici, in quella accanto la conformazone radiale di alcuni orbitali atomici, per vari numeri quantici n,l Fattori radiali ϕ(r) Fattori r2 |ϕ ϕ (r)|2 Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 33 Configurazione elettronica esterna Configurazione elettronica Struttura elettronica di un atomo od una molecola. Corrisponde al modo di distribuirsi degli elettroni negli orbitali dell'atomo o della molecola. E’ particolarmente importante quella della shell più esterna. Z = Numero atomico configurazione elettronica esterna Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 34 Riempimento orbitali atomici con elettroni Energia n=3; l = 1 m = -1; 0 ; 1 n=3; l = 0 3s 3px 3py 3pz n=2; l = 1 m = -1; 0 ; 1 n=2; l = 0 2px 2py 2pz 2s n=1; l = 0 1s Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 35 Energia Riempimento degli orbitali atomici d n=4; l = 1 m = -1; 0 ; 1 n=3; l = 2 m =-2, -1; 0 ; 1;2 n=4; l = 0 4px 4py 4pz n=3; l = 1 m = -1; 0 ; 1 4s n=3; l = 0 3s 3dxy 3dxz 3dyz 3dz2 3dx2-y2 3px 3py 3pz n=2; l = 1 m = -1; 0 ; 1 n=2; l = 0 2px 2py 2pz 2s Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 36 Nota: nei metalli nobili la configurazione più stabile richiede che gli orbitali d siano pieni. Un elettrone s viene perciò trasferito in un orbitale d. Cu Z = 29 4s1 3d10 Ag Z = 47 5s1 4d10 Au Z = 79 6s1 5d10 4f 14 In altri metalli invece, quali Cr e Mo, la configurazione più stabile prevede il trasferimento di elettroni in modo da avere orbitali d semipieni. Cr Mo Z = 24 4s1 3d5 Z = 42 5s1 4d5 Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 37 6. Gradino di potenziale U (x)= 0 per x < 0; U = Uo per x > 0 A. L’energia della particella è minore del gradino : ε < U0 Regione I: U(x) = 0 quindi la particella è libera. U(x) Equazione di Schroedinger: II I d 2φ I 2mε + 2 φI = 0 2 dx h Che dà soluzione: φI ( x) = Aeikx + Be −ikx ε U0 x O Dove eikx rappresenta l’onda incidente, e-ikx rappresenta quella riflessa dalla barriera. d 2φII 2m(ε − U 0 ) + φII. = 0 regione II. U(x) = U0 con eq. di Schroedinger: 2 2 dx 2 h ( ) 2 m ε − U d φII 2 0 2 Definendo: α = , l’equazione diviene : con − α φII = 0 2 2 h dx −α x Soluzione: φ II ( x) = Ce per la meccanica classica la particella non potrebbe trovarsi nella regione x > 0, per la meccanica quantistica c’e’ una probabilità non nulla di trovare la particella in tale regione. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Per determinare le costanti A,B,C imponiamo le condizioni al contorno per le regioni I/II, cioè la continuità della funzione d’onda e della sua derivata prima. In x = 0: φ1 = φ2 dφ1 dφ2 , da cui si ha: = dx dx e B= Otteniamo : (ik + α )A φ1 ( x) = A e ikx + Riscrivendo: φ1 ( x) = e ± ikx = cos (kx )± C= e ik − α ik + α −ikx e ik − α A + B = C e ik(A-B) = -α C. φ2 ( x ) = e A (ik − α )eikx + (ik + α )e −ikx ik − α [ i sen (kx ), si ottiene: 2ikA ik − α ] per cui : 2ik Ae −αx . ik − α e dato che vale: φ1 ( x) = 2ik α Acos(kx) − sen(kx) ik − α k Le funzioni φ1 e φ2 (a meno del termine complesso 2ik/(ik-a) ) sono rappresentate in figura . Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Osserviamo che più grande è il fattore U0 rispetto all’energia della particella, più grande è il valore di α e più velocemente la funzione φ2 va a zero per x > 0 . Nel limite di U0 →∞ la funzione φ2 va a zero e la particella non può penetrare nella regione II: tutte le particelle vengono riflesse in x = 0. In questo caso l’espressione di φ1 diviene: φ1 ( x) = 2iAsen(kx) = Csen(kx) Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Β. L’energia della particella è maggiore del gradino : ε > U0 Classicamente la particella può superare la barriera ed entrare nella regione II, ad x = 0 soffre di una decelerazione dato che la sua energia cinetica diviene più piccola. Dal punto di vista quantistico la soluzione nella regione I è sempre data da: φ1(x) = Aeikx +Be-ikx, U(x) assumendo che parte delle particelle possano venire riflesse. Per la regione II, definendo: I II U0 2m(ε − U 0 ) k' = h2 2 x O l’equazione di Schroedinger è: con soluzione φII(x) = Ceik’x ε d 2φII 2 + k ' φII = 0 2 dx (rappresenta la particella che viaggia verso destra). Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Applicando le condizioni al contorno a x = 0 abbiamo: A+ B=C e k(A-B) = k’C , le cui soluzioni sono : B= (k − k ')A k + k' k − k ' −ikx φI ( x) = A eikx + e ; k + k' C= 2kA k + k' φII ( x) = 2k Aeik 'x . k + k' Il fatto che B non sia nullo indica che alcune particelle sono riflesse, un risultato diverso da quello della meccanica classica. Questo fenomeno e’ caratteristico dei campi che, nella loro propagazione, incontrano una regione di discontinuità nelle proprietà fisiche del mezzo: un fatto ben noto nel caso per esempio di onde elastiche o elettromagnetiche. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica 7. Penetrazione di una barriera di potenziale - Effetto Tunnel Consideriamo la barriera di potenziale di altezza U0 e spessore a. Per ε<U0 avremo soluzioni del tipo: φI ( x) = Aeikx + Be −ikx φII ( x) = Aeαx + Be −αx U(x) I φIII ( x) = A' eik ' x II III U0 ε O x a Dove k, α e k’ hanno significato dato precedentemente. La forma d’onda è come in figura . E’ quindi possibile che la particella con energia inferiore a U0 penetri la barriera (onda φ3). Applicando le condizioni al contorno a x = 0 ed x = a possiamo determinare i coefficienti A,B,C,D,A’. Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica U(x) Per ε > U0 la descrizione classica indicherebbe che tutte le particelle vengono trasmesse oltre la barriera. In meccanica quantistica invece, come per il gradino di potenziale, alcune particelle possono essere riflesse ad x = 0 ed x = a. Quindi le funzioni d’onda sono: φI ( x) = Aeikx + Be −ikx φII ( x) = Ceik ' x + De −ik ' x I U0 ε II III x O a φIII ( x) = A' eikx Applicando le condizioni al contorno a x = 0 ed x = a possiamo determinare i coefficienti A,B,C,D,A’. La trasmissione della barriera valutata come : T = |A’|2 / |A|2 è In figura è mostrata in funzione del rapporto ε/Uo ε/U0 Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Esempio: diodo tunnel Scoperto da L. Esaki nel 1958 (Ph.D. dissertation work). Come anomalia della curva I-V di una giunzione p-n in cui tutte e due le regioni n e p sono degeneri. In questo caso il tunneling può essere analizzato considerando una barriera di potenziale triangolare. 3a equilibrio 3b tensione diretta : una banda di energia con stati occupati a destra della barriera si affianca ad una banda di stati non occupati a sinistra. Elettroni possono penetrare la barriera dal lato n a quello p producendo corrente di tunneling. 3c incrementando la tensione diretta le due bande si assottigliano fino a che l’orlo della n BC = orlo della p BV. Non ci sono piu’ stati disponibili per gli elettroni: la corrente di tunneling si riduce a zero. 3d corrente diretta dovuta a diffusione dei maggioritari senza tunneling; Lezione n.2 Cenni di meccanica quantistica- M. Bruzzi Laurea magistrale in Ingegneria Elettronica Approfondimenti Nell’ esperimento di Young con un fascio di elettroni il passaggio dalla doppia fenditura produce una figura di interferenza sullo schermo. Problemi: 1) La meccanica quantistica stabilisce soltanto in modo probabilistico il punto in cui ogni particella colpirà lo schermo, specificando il livello di probabilità alta oppure bassa, ma non è in grado di esprimere una previsione esatta di dove essa apparirà sullo schermo. 2) Che cosa succede alle particelle nel percorso che dalla sorgente le porta allo schermo? Ogni particella è descritta da una funzione d'onda non localizzata, sembrerebbe interagire con entrambe le fenditure producendo una sorta di interferenza con se stessa, se la si considera come puntiforme però non può che attraversare una sola fenditura. Interpretazione di Copenaghen* In meccanica quantistica i risultati delle misurazioni di variabili coniugate sono non deterministici, anche conoscendo tutti i dati iniziali è impossibile prevedere il risultato di un singolo esperimento. Quindi, le affermazioni probabilistiche della meccanica quantistica sono irriducibili, nel senso che non riflettono la nostra conoscenza limitata di qualche variabile nascosta . Osserviamo che invece nella fisica classica si ricorre alla probabilità anche se il processo è deterministico, in modo da sopperire a una nostra conoscenza incompleta dei dati iniziali . Esempio: se conoscessi con precisione l'altezza da cui un dado viene lanciato, la sua velocità e l'angolo d'inclinazione sarebbe possibile conoscere a priori come poserà il dado sul tavolo utilizzando le leggi della meccanica. Domande come: «Dov'era la particella prima che ne misurassi la posizione?», sono prive di senso, in quanto la meccanica quantistica studia esclusivamente quantità osservabili, ottenibili mediante processi di misurazione. L'atto della misurazione causa il «collasso della funzione d'onda», nel senso che quest'ultima è costretta dal processo di misurazione ad assumere i valori di uno a caso dei possibili stati permessi. * A tutt’oggi maggiormente condivisa fra gli studiosi ed ispirata ai lavori svolti nella capitale danese da Bohr e Heisenberg attorno al 1927 Obiezioni all'interpretazione di Copenaghen Einstein: «Dio non gioca a dadi»; Bohr: "Einstein, smettila di dire a Dio cosa deve fare" Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (EPR): esperimento ideale teso a evidenziare che se in un sistema quantistico ipotizziamo condizioni quali realismo, località e completezza, ritenute ragionevolmente vere per qualunque teoria che descriva la realtà fisica senza contraddire la relatività, giungiamo a una contraddizione. EPR concludono che la teoria quantistica è incompleta. Completezza : assenza di variabili nascoste Località : i processi fisici non possono avere effetto immediato su elementi fisici di realtà in un altro luogo separato da quello in cui avvengono (in accordo con il fatto che la velocità della luce (relatività ristretta) è la velocità limite alla quale può viaggiare un qualunque tipo d'informazione). Realismo: l’assunto per cui tutti gli oggetti debbono oggettivamente possedere dei valori preesistenti per ogni possibile misurazione prima che queste misurazioni vengano effettuate → Einstein: «Credi davvero che la luna non sia lì se non la guardi?» Paradosso EPR Una sorgente emette coppie di elettroni, uno dei quali viene inviato alla destinazione A (Alice), l'altro viene inviato alla destinazione B (Bob). Secondo la meccanica quantistica, possiamo sistemare la sorgente in modo che ciascuna coppia di elettroni emessi occupi uno stato quantistico detto singoletto di spin, descritto come sovrapposizione quantistica di due stati, indicati con I e II. I: l'elettrone A ha spin parallelo all'asse z (+z) e l'elettrone B ha spin antiparallelo (-z). II: l'elettrone A ha spin -z e l'elettrone B ha spin +z. Impossibile associare ad uno dei due elettroni nel singoletto di spin uno stato di spin definito: gli elettroni sono detti entangled, cioè intrecciati. Alice misura lo spin lungo l'asse ottenendo e.g.: +z; secondo la meccanica quantistica la funzione d'onda che descrive lo stato di singoletto dei due elettroni collassa nello stato I, se Bob successivamente misurasse lo spin lungo l'asse z, otterrebbe -z con una probabilità del 100%. Analogamente, se Alice misurasse -z, Bob otterrebbe +z, sempre con una probabilità del 100%. → una misura eseguita su una parte di un sistema quantistico può propagare istantaneamente un effetto sul risultato di un'altra misura, eseguita successivamente su un’altra parte dello stesso sistema, indipendentemente dalla distanza che separa le due parti → devono esistere variabili nascoste se si vogliono evitare "paradossali" effetti a distanza istantanei che contraddicono località e realismo. Benché proposto originariamente per mettere in luce l'incompletezza della meccanica quantistica, ulteriori sviluppi teorici e sperimentali hanno portato una gran parte dei fisici a considerare il paradosso EPR solo un illustre esempio di come la meccanica quantistica contrasti in modo stridente con le esperienze quotidiane del mondo macroscopico (per quanto la questione non sia assolutamente chiusa). In particolare il teorema di Bell (1964) afferma che nessuna teoria fisica locale e deterministica a variabili nascoste può riprodurre le predizioni della meccanica quantistica. Bell ha dimostrato che la condizione di realismo locale impone alcune modificazioni (restrizioni) nelle correlazioni previste dalla meccanica quantistica tra i parametri di particelle definite entangled mentre, di converso, previsioni in completo accordo con la teoria quantistica implicano la rinuncia ad almeno uno fra determinismo e località. Tecnologie di frontiera basate su entanglement quantistico: Crittografia quantistica: si usano particelle entangled per trasmettere segnali che non possono essere intercettati senza lasciare traccia dell'intercettazione avvenuta; Vedere ad esempio: Aspetti di Crittografia Moderna : http://www.clusit.it/download/Q01_web.pdf Computazione quantistica: si usano stati quantistici intrecciati per eseguire molti calcoli in parallelo, permettendo velocità che non si possono raggiungere con i computer classici. Vedere ad esempio: Introduzione alla http://www.bo.imm.cnr.it/users/degliesposti/TIQ.pdf Teoria dell'Informazione Quantistica :