SISTEMA NERVOSO PERIFERICO SINDROME DEL TUNNEL CARPALE Definizione: compressione del nervo mediano nel canale osteofibroso del carpo Eziopatogenesi: • • • Ipertrofia della guaina sinoviale in seguito a trauma o a qualsiasi altra causa che determini alterazioni della guaina sinoviale dei flessori con loro ispessimento e conseguente compressione del legamento sul legamento traverso anteriore (tetto del canale) Lesioni del nervo: Possono essere traumatiche (lussazione del semilunare, esiti di frattura dell’epifisi distale o radiale, neoformazioni sinoviali, lipomi, anomalie muscolari o tendinee come l’ipertrofia congenita del tendine del palmare gracile). Spontanee: eziologia ignota, ovvero casi in cui la guaina carpale venga stimolata da agenti diversi con conseguente infiammazione ed ispessimento della stessa. Teorie: • • • • • Teoria ormonale: l’alterazione del normale rapporto progesterone/estrogeni, che si verifica in gravidanza e nel climaterio favorisce la ritenzione idrica con conseguente rigonfiamento della guaina sinoviale ed irritazione del nervo Teoria traumatica: macro o micro-traumi in pratiche sportive o lavori manuali con frequente flesso-estensione del polso (tennis); traumi in iperestesnione del polso con o senza fratture Teoria vascolare: alterazione della vascolarizzazione da prolungata compressione del nervo Teoria dell’anossia tissutale: le alterazioni metaboliche a carico dei tendini e delle fasce, conseguenti ad una circolazione sanguigna cronicamente deficitaria portano ad una proliferazione fibroblastica con conseguente riduzione del canale osto-fibroso. Teoria infiammatoria: infiltrazione di fibrina, materiale piastrinico e glicoproteine, che stimolano una intensa produzione fibroblastica con crescente produzione di jaluronidasi e maggiore imbibizione di acqua. Aumenta contemporaneamente il deposito di mucopolisaccaridi. Si osserva in caso di fibrosità, tenosinoviti e fasciti. Sintomi: • • • Turbe sensitive: dolore al polso. Irradiato alla mano, talvolta all’avambraccio sino alla spalla. Violento, diurno ma frequentmente notturno ed è aumentato dallo sforzo. Turbe motorie: riduzione della forza di opposizione (funzione di pinza): è un sintomo tardivo Turbe trofiche: a carico dell’eminenza tenar, soprattutto del muscolo opponente, talvolta al primo interosseo; di solito è tardiva. Fasi cliniche: • • Fase irritativi: dolore, disestesia, in genere iperestesia sul territorio dal mediano alla mano. Fase sensitiva: dolorte, con persistenti parestesie, ipoestesia termodolorifica sul territorio del nervo mediano • Fase paralitica: riduzione o scomparsa del dolore con persistenza delle parestesie e segni di paralisi motoria. Ipotrofia dell’opponente e adduttore breve del pollice con netta riduzione della forza di opposizione e marcata ipoestesia, quasi anestesia termodolorifica nel territorio del mediano. Diagnosi: • • • Segno di Tinel: la percussione con il dito sul canale del carpo evoca dolore irradiato distalmente lungo il percorso del ne4rvo Segno di Phalen: la flessione dorsale, forzata del polso provoca parestesie sul territorio d’innervazione del mediano Elettromiografia Terapia: • • • Medica con FANS, infiltrazioni con farmaci sterouidei Può esserci guarigione spontanea com,e spessop avviene nelle donne in gravidanza: dopo il parto si ha una regressione della sintomatologia algo-parestesica. Terapia chirurgica: incisione cutanea, sezione del legamento traverso anteriore e liberazione del nervo dal canale stretto. SINDROME DEL CANALE DI GUYON Definizione: compressione del nervo ulnare al canale osteofibroso del polso Eziopatogenesi: • • Compressione intracanalare del nervo: da neoformazioni, anomalie vasali, alterazioni strutturali dei vasi, cisti vasali, post-traumatismi Compressione axtracanalare del nervo: neoformazioni cistiche o neoplastiche, alterazioni infiammatorie e/o degenerative delle guaine sinoviali vicini al canale di Guyon spesso in associazione a sindrome del tunnel carpale. Sintomi: • • • Dolore: raramente presenta, si manifesta per lo più come dolenza al polso e nel territorio di innervazione del nervo ulnare Parestesie: persistenti. Ipoestesia o disestesia al quinto dito e metà ulnare del quarto dito Ipotrofia: a carico degli interossei (soprattutto il primo) e dei muscoli dell’eminenza ipotenar. Rapide insorgenza di quadro paralitico (in media 20 giorni) con aspetto della mano di tipo benedicente Diagnosi: • Esame della mano: ipovalidità dell’abduzione del quinto dito, ipotrofia del primo interosseo, turbe sensitive (disestesie e/o parestesie nel territorio di innervazione), dolore • • • Aspetto della “mano benedicente”: atteggiamento ad artiglio incompleto della amno da lesione completa del nervo ulnare; an ulare e mignolo con la prima falange iperestesia e le altre flesse(paralisi degli interossei, del terzo e del quarto lombricali e prevalenza dell’estensione comune delle dita. Indice e medio con la prima falange estesa e le altre tendenzialmente semiflesse. Pollice con la seconda falange flessa o semiflessa Atrofia dei muscoli interossei volari e dorsali Elettromiografoa (EMG) Terapia: • Da eseguire il più precocemente possibile la neurolisi e la decompressione del nervi intraextracanalare SINDROME DEL TUNNEL RADIALE Definizione: compressione del nervo radiale a livello del gomito Eziopatogenesi: • • • Compressione a livello del tratto superiore del tunnel radiale: il connettivo lasso che avvolge il nervo interosseo posteriore, ramo motore del nervo radiale, per azione di microtraumatismi subisce la trasformazione in connettivo fibroso, scarsamente estensbile e con azione compressiva diretta o da briglie aderenziali. Compressione a livello del tratto medio del tunnel radiale: il muscolo estensore breve del carpo può presentare, a livello dell’arcata che va dall’epicondilo alla facsia profonda antibrachiale e all’aponeurosi dei muscoli flessori delle dita, margine fibrotico ed ispessito con conseguente compressione del nervo interosseo posteriore Compressione a livello del tratto inferiore del tunnel radiale: ispessimento fibrotico del muscolo breve supinatore (arcata di Frohse) da attività lavorativa (in genere continui movimenti di prono-supunazione) Sintomi: • • Dolore: localizzato alla regione epicondiloidea, spesso irradiato all’avambraccio in sede postero-esterna, sino al polso. E’ diurno ma spesso permane anche durante le ore notturne, con riacutizzazioni. Nel caso di compressione del nervo interosseo posteriore il dolore è sordo, non bem delimitabile coinvolgendo la regione epicondiloidea simulando la patologia muscolo-tendinea e osteoarticolare Limitazione funzionale: diminuzione della forza alla estensione delle metacarpo falangee e all’abduzione –estesnione del pollice. Nei casi avanzati, paresi dei muscoli innervati distalmente alla compressione (estensori comuni e propri delle dita ed estensore del pollice) con estensione conservata del polso ma con deviazione radiale per insufficienza dell’estensore ulnare del carpo. Diagnosi: • • • • • Cratteristiche del dolore: diurno e notturno, talora con riacutizzazioni notturne, irradiato lungo il lato postero-esterno dell’avambraccio sino al polso. Dolore evocato: la compressione sul canale supinatorio, distalmente al capitello radiale evoca dolore Dolore evocato dalla supinazione contro resistenza a gomito esteso: il nervo viene messo in tensione dell’estensione del gomito e viene compresso dalla contrazione del muscolo breve supinatore Dolore alla pronazione passiva forzata dell’avam,braccio a gomito esteso EMG Terapia medica: • • Nelle fasi iniziali riduzione o sospensione delle attività manuali, eventuale uso di ortesi, FANS Terapia chirurgica: neurolisi del nervo interosseo posteriore previa sezione dell’arcata fibrosa del muscolo breve supinatore ed eventuale disinserrzione del muscolo breve supinatore dall’epicondilo.ù SINDROME DEL TUNNEL ULNARE AL GOMITO Definizione: compressione del nervo ulnare nel canale osteofibroso al gomito Eziopatogenesi: • • Compressione del nervo ulnare a livello dell’arcata del flessore ulnare del carpo: da fibrosi perineurai reattive, traumi, iperutilizzazione del comparto mediale del gomito con ipertrofia del flessore ulnare del carpo ed ispessimento dell’arcata fibrosa di Osborne. Compressione del nervo ulnare a livello della doccia epitrocleo-oleocranica: da traumi o alterazioni degenerative che comportano deviazione in valgismo del gomito, da processi sinovitici articolari in corso connettivopatie, da ipertrofia del legamento epitrocleooleocranico e nella iperlassità legamentosa congenita. Sintomi: • • • Turbe sensitive: parestesie generalmente episodiche, al quinto dito e metà ulnare del quarto dito con ipoestesia progressivamente ingravescente alla sola mano. Il dolore insorge secondariamente con l’aggravamento delle parestesie, a livello periepitrocleare e sul territorio di innervazione del nervo ulnare alla mano Turbe motorie: diminuzione della funzione di presa della mano, specie nella presa polliceindice Turbe trofiche: amiotrofia del primo spazio interosseo, lieve ipotrofia dei muscoli ipotecari ed interossei. Con l’aggrvarsi atrofia muscolare con mano ulnare. Diagnosi: • • • Comprasa di dolore e parestesie sul territorio del nervo ulnare alla flessione forzata del gomito Dolore alla percussione e palpazione sul tunnel cubitale EMG Terapia: • • • • Riduzione e/o sospensione dei lavori manuali Eventuale uso di ortesi Terapia medica con FANS Nella fase sensitivo-motoria e paralitica sezione dell’arcata del flessore ulnare del carpo e del legamento epiotrocleo-oleocranico, neurolisi, epinerviotomia longitudinale anteriore, epicondilectomia mediale ed eventuale trasposizione anteriore del nervo nei casi di gomito valgo e salienze ossee post-traumatiche nella doccia epitrocleo-oleocranica. NEUROCHIRURGIA PEDIATRICA SPINA BIFIDA La spina bifida è un difetto di chiusura dell’arco posteriore vertebrale (schisi) che si può associare ad una mancata chiusura del rubo neurale e dei suoi involucri meningei. La più comune localizzazione è quella lombare e sacrale, rara è l’estensione toracica. L aspina bifida occulta è generalmente asintomatica e si caratterizza con il soito difetto di chiusura ossea coinvolgente una o più vertebre. La Presenza di un ciuffo di peli o di un angioma cutaneo in corrispondenza della schisi può essere l’unico rilievo clinico. La spine bifida cistica è un difettio di chiusura più complesso e si distingue: • • • Il meningocele che è una formazione cistica meningea a contenuto liquorale che occupa la schisi ed è rivestita da un piano cutaneo integro. Raramente vi è una compromissione delle radici nervose. Il mielomeningocele è il classico e più comune difetto di chiusura del tubo neurale con esposizione della placca neurale embrionale circondata da aracnoide e dura che si impegnano nella schisi ossea, formando una cisti a contenuto liquorale. Il piano cutaneo è interrotto e circonda la malformazione neurale esposta in superficie. La compromissione delle radici nervose è costante. Il lipomielomeningocele è una malfor,azione che si caratterizza con la presenza di un lipoma aderente alle radici nervose (placide) che, attraverso una soluzione di continuo durale e la schisi ossea, si continua con la voluminosa massa lipomatosa sottocutanea. Frequentemente si manifesta una compromissione radicolare. La spina bifida cistica ha una incidenza dello 0.6-4 per mille nati per anno e rappresenta il 30% di tutte le malformazioni del sistema nervoso. Il mielomeningocele è la forma più frequente. La causa che induce il difetto di chiusura non è nota. Attualmente viene somministrata nel primo trimestre di gravidanza alla mamma acido folico. Questa terapia ha ridotto drasticamente ultimamente l’incidenza di spina bifida. Mielomeningocele E’ la malformazione congenita più complessa perché al difetto spinale si associano quasi costantemente (nel 90% dei casi) altre due malformazioni: la sindrome di Arnold Chiari e l’idrocefalo. Il difetto del tubo neurale condiziona nel neonato, in rapporto al livello e alla estensione della lesione, un defcit motorio e senstivo agli arti inferiori di tipo radicolare con deficit sfinteriali (vescica neurologica). A volte i neonatio affetti da tale malformazione presentano anomalie osteoarticolari agli arti inferiori (piede torto) per alterati sviluppo da denervazione delle masse muscolari. Il mielomeningocele costituito dalla placca neurale esposta e dall’esile membrana aracnoidea può ulcerasi facilmente con fuoriuscita di liquor esponendo il piccolo paziente a gravi complicanze infettive come la meningite o la meningo-encefalite. Si pone quindi la necessità di riperare chirurgicamente il difetto neurale nelle prime ore di vita. L’idrocefalo triventricolare concomitante deve essere tratta con un intervento di terzoventricolostomia o di derivazione ventricolo peritoneale. L’ectopia dele tonsille cerebellari nel forame magno e nel canale rachideo cervicale (S. di Arnold Chiari) condiziona raramente sintomi neurologici nel periodo neonatale. La comparsa di una sintomatologia da compressione bulbo-midollare (deficit della suzione, difficoltà respiratoria, ipostenia arti superiori) impone un intervento di decompressione craniospinale. Lipomielomeningocele I sintomi neurologici di questa affezione possono essere inizialmente modesti ma presentano una notevole possibilità evolutiva. Possono comparire deficit radicolari per incremento della massa lipomatosa intradurale con effetto compressivo e di trazione sulle radici lombari e sacrali. Inoltre con l’accresxcimento possono comparire disturbi midollari dovuti ad uno stiramento del midollo impedito nella sua risalita all’interno del canale spinale dall’aderenza con il lipoma (tethered cord). Meningocele E’ la forma più semplice di spina bifida cistica, libera da sintomi neurologici. L’intervento attuato nei primi giorni di vita è finalizzato alla asportazione della cisti durale extrarachidea e alla ricostruzione del piano durale meningeo. SENO DERMICO Il seno dermico, definito anche seno pilonidale, è un tragitto fistoloso rivestito da epitelio che dalla superficie cutanea dorsale si approfondì fino a raggiungere o l’arco posteriore di una vertebra o attraverso una schisi vertebrale il canale rachideo e lo spazio sottodurale. E’ dovuto ad una incompleta separazione , nelle prime settimane di gestazione tra l’ectoderma che darà origine alla placca nervosa dallo strato che svilupperà la cute ed i suoi annessi. La sua posizione è mediana e la sede più frequente è a livello sacro-coccigeo (seno dermico spinale) e raramente a livello cranico.Si caratterizza con un piccolo orifizio cutaneo, a volte ricoperta dapeli o cute iperpigmentata, che si continua con un tragitto fistoloso rivestito da epitelio squamoso pliristratificato con annessi cutanei (ghiandole sebacee, sudoripare, follicoli piliferi) E CHE TERMINA NELLO SPAZIO SUBDURALE AVENDO RAPPORTI DI CONTINUITa’ CON LE STRUTTURE NERVOSE. Il seno pilonidale può associarsi ad altre malformazioni quali il mielomeningocele ed il lipomielomeningocele. La malformazione può terminare nella sua parte intradurale con una cisti a contenuto cheratinico (cisti epidermoide) o contenente annessi cutanei e sebo (cisti dermoide) Il seno dermico sacro-coccigeo può infettarsi e l’infezione propagarsi nello spazio intradurale e causare una meningite. Se si associa la presenza di una cisti epidermoide o drermoide nellom spazio endorachideo può manifestrsi una sindrome da compressione radicolare o midollare. La RMN permette una diagnosi di certezza. L’intervento chirurgico da effettuarsi precocemente, consiste nell’asportazione radicalòe del tragitto fistoloso e della eventuale cisti epidermoide o dermoide concomitante. DIASTEMATOMIELIA Consiste nella divisione di un tratto del midollo spinale e dei suoi involucri meningei attorno ad uno sperone osseo che origina dalla faccia posteriore di un corpo vertebrale e divide il canale spinale in due metà, in ognuna delle quali è contenuto un emi-midollo circondato dalle meningi.E’ una malformazione rara e si può associare alla spina bifida occulta o cistica a lipomi e a fistole dermiche. Di solito ha sede a livello toracico o lombare. ENCEFALOCELE Questa malformazione è riconducibile ad un difetto di chiusura del tubo neurale che coinvolge il settore cranico; viene anche definita cranioschisi. E’ un difetto di chiusura delle ossa craniche e attraverso la soluzione di continuo ossea, si realizza l’erniazione o della dura (meningocele) o di una parte dell’encefalo rivestito dalle meningi (meningoencefalocele). Si sviluppano sulla linea mediana a livello della volta cranica prevalentemente in sede occipitale e a livello del basicranio anteriore nella regione fronto-etmoidale. Il classico encefalocele occipitale è già evidente alla nascita come una massa, con dimensione comunemente di pochi cm di diametro, che sporge a livello della fontanella occipitale, rivestita da cute a volte angiomatosa. A volte la grandezza della malformazione è mostruosa. Il meningocele è una cisti a contenuto liquorale in comunicazione con lo spazio subaracnoideo di solito molle riducibile che si tende con il pianto. Il meningoencefalocele invece è una massa solida, non comprimibile che non varia la propria tensione con il pianto. Fli encefaloceli fronto-etmoidali sono rilevabili alla nascita per la presenza di deformazioni della piramide nasale o di ipertelorismo (aumentata distanza interoculare). Non infrequentemente si rilevano durante l’età giovanile o per la comparsa di unam rinoliquorrea spontanea o per sintomi di ostruzione rspiratoria. Nelle forme fronto-etmoidali l’encefalo è costantemente coinvolto manifestandosi come meningoencefalocele. La diagnosi è ottenibile con studio TC ed RMN encefalo. La correzione chirurgica del meningocele cranico prevede l’asportazione della sacca meningea e la chiusura della breccia durale ed ossea. Il trattamento del menongoenecefaslocele consiste nel riposizionamento del tessuto cerebrale erniato all’interno del cranio e nella ricostruzione del piano durale ed osseo. SINDROME DI DANDY-WALKER Questa alterazione dello sviluppo cerebrale consiste nella atresia congenita dei forami di Magendie e di Luschka. Questi forami mettno in comunicazione il quarto ventricolo con lo spazio subaracnoideo (cisterne) di fossa posteriore. Ne consegue una enorme dilatazione del quarto ventricolo con ipoplasia del verme e a volte degli emisferi cerebellari. L’ostacolato deflusso liquorale causa un idrocefalo tetraventricolare no comunicante. Questa la formazione esordisce con una sindrome di ipertensione endocranica che si manifesta nei primi mesi di vita del bambinio. La Diagnosi è ottenuta con TC ed RMN encefalo ed il trattamento chirurgico prevede l’impianti di una derivazione ventricolo-peritoneale. CRANIOSINOSTOSI La craniosinostosi o craniostenosi è un ridotto sviluppo del cranio per precoce saldatura di una o più suture. Normalmente il volume dell’encefalo si raddoppia nei primi dodici mesi di vita, si triplica nei primi 24 mesi e raggiunge l’80% del volume definitivo intorno ai tre anni di età. La chiusura delle fontanelle si completa tra i 12 e i 18 mesi, ma il cranio può ancora espandersi perché le suture non sono saldate definitivamente. Il cranio continua ad espandersi per la spinta che riceve dall’encefalo. Quindi la precoce saldatura delle suture causa un impedimento al fisiologico sviluppo accrescimento del cranio e l’encefalo rimane compresso nel suo contenitore in espandibile. Si distinguono vari tipi di craniostenosi in rapporto alla sutura che riamne coinvolta dalla precoce saldatura. Alcune forme associano alterazioni dello sviluppo facciale e si definiscono malformazioni cranio-faciali complesse. La scafocefalia si caratterizza con un cranio lungo e stretto ed è coinvolta la sutura saggitale. Nella brachicefalia il cranio è corto e largo e le suture colpite sono la coronaria e la lambodoidea. La plagiocefalia si manifesta con un capo assimetrico anteriormente da precoce saldatura di metà sutura coronaria. Nella trigonocefalia il cranio assume un aspetto triangolare con apice anteriore per precoce chiusura dela sutura metodica. Quando tutte le suture si saldano precocemente il cranio si sviluppa verso l’alto (turricefalia) o verso l’avanti (oxicefalia). Le malformazioni cranio-faciali complesse, anche definite facio-craniostenosi, coinvolgono il basicranio anteriore e le strutture osse del massiccio facciale. Il fulcro dell’alterazione è a livello della regione etmoido-sfenoidale e della sutura coronaria. Si manifesta un dimorfismo faciale con ipertelorismo, esoftalmo, ridotto sviluppo del basicranio e della volta cranica anteriormente con asimmetria cranica in senso antero-posteriore (sindrome di Crouzon e malattia di Apert se si associano malformazioni degli arti: sindattilia). Queste malformazioni presenti alla nascita si accentuano nei primi mesi di vita quando si realizza il massimo sviluppo cranico. Parallelamente al dimorfismo cranico si manifestano i sintomi neurologici da graduale ipertensione endocranica: irrequietezza, vomito, strabismo convergente, papilla da stasi. Questi sintomi iniziali a volte subdoli possono evolvere in atrofia ottica post-stasi, rallentamento dello sviluppo psico-motorio, ipertono spastico e crisi epilettiche. La radiografia del cranio permette di dimostrare l’assimmetrico sviluppo. La TC encefalo e le ricostruzioni tridimensionali permettono di studiare in dettaglio l’alterato accrescimento. La terapia chirurgica si pone l’obbiettivo di favorire il normale accrescimento del contenitore cranico. SINDROME DI ARNOLD CHIARI La sindrome di Arnold Chiari è una malformazione della giunzione cranio-vertebrale che si caratterizza con uno spostamento (ectopia) delle tonsille cerebellari verso il basso, che si impegnano nel forame magno e occupano la parte più alta del canale rachideo. Si distinguono diversi gradi di ectopia tonsillare, nelle forme più gravi concomita lo spostamento verso il basso anche del verme cerebellare e del quarto ventricolo. Questa affezione congenita si associa frequentemente con altre malformazioni come il mielomeningocele, il lipomielomeningocele e la siringomialia. Raramente si presenta in forma isolata. I sintomi clinici sono in relazione all’effetto compressivo che le strutture erniate hanno sul passaggio bulbo-midollare costretto in uno spazio ristretto quale è il forame magno. La sintomatologia raramente esordisce in epoca neonatale, più comunemente in età giovanile ed adulta. Il Chiari associato alla spina bifida può causare raramente dei sintomi precoci nel neonato quali: disturbi della deglutizione e della suzione, ipertono al tronco ed agli arti, opistotono ed insufficienza respiratoria con fasi di apnea. Più comune,mente si manifesta in età giovanile causando una siringomielia (cavità all’interno del midollo in vicinanza del canale centrale). La diagnosi è fatta con la RMN encefalo. La decompressiva chirurgica del forame magno con rimozione dell’arco di C1 associata ad una plastica durale è la procedura chirurgica d’elezione. TUMORI PEDIATRICI Tra tutti i tumori dei bambini, i tumori cerebrali sono secondi come incidenza solo alle leucemie e rappresentano il più comune tumore solido pediatrico (40-50% di tutti i tumori). L’incidenza è di 25 casi su 100.000 abitanti. I tumori più comuni sono i glomi (del cervelletto, del tronco encefalico e del nervo ottico), i tumori della pineale, i craniofaringiomi, i teratomi, i granulomi ed i tumori neuroectodermici primitivi (PNET tra cui il più comune è il medulloblastoma). E’ comunem,ente ritenuto che la maggior parte dei trumori pediatrici sia a sede sottotentoriale (60%). I tumori del cervello che si presentano durante il primo anno di vita tendono ad avere un differente istitipo rispetto a quelli che si presentano più tardivamente. Il 90% dei tumori nei neonati sono di origine neuroectodermica, con i teratomi tra i più comuni. Alcuni di questi tumori possono essere congeniti.Altri tumori sopratentoriali includono gli astrocitomi, i tumori del plesso corioideo, gli ependimomi ed i craniofaringiomi. I tumori di fossa posteriore includono i medullobalstomi e gli astrocitomi cerebellari. La maggior parte di questi tumori sfuggono alla diagnosi fino a che non hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli a causa della elevatissima elasticità della teca cranica. L manifestazioni cliniche più frequenti sono il vomito, l’arresto o la regressione dello sviluppo psicomotorio, la macrocefalia e l’arresto motorio. Astrocitoma pilocitico E’ benigno.Le sedi più frequenti sono nell’ordine gli emisferi cerebellari, la regione otticochiasmatica e gli emisferi cerebrali. Se sopratentoriali hanno una localizzazione mediana. Nella forma cerebellare il tumore presenta una duplice componente, una solida ed una cistica la quale può assumere notevole dimensione. Clinicamente si manifesta con il tipico quadro della sindrome da ipertensione endocranica e disturbi cerebellari a graduale evoluzione.; condiziona costantemente un idrocefalo triventricolare. E’ possibile l’asportazione totale della neoplasia ottenendo la completa guarigione. La localizzazione ottico-chiasmatica condiziona la comparsa di deficit campimetriciche gradualmente possono evolvere in amaurosi. La sede della neoplasia, il suo sviluppo verso l’ipotalamo non permette l’asportazione totale della lesione configurandosi quindi una malignità di sede. Il raro astrocitoma pilocitico a sede cerebrale presenta un comportamento biologico simile a quello cerebellare: è asportabile radicalmente. Le crisi epilettiche focali sono i sintomi prevalenti di esordioQuesto tumore è da considerarsi veramente l’unico benigno nell’ambito delle neoplasie gliali. Rarissima è l’evoluzione maligna. Medulloblastoma E’ un tumore molto maligno a rapida crescita. Incide per l’11% nell’ambito dei glomi. Colpisce particolarmente l’età pediatrica e meno frequentemente i giovani. Si sviluppa solo nel cervelletto di solito nel verme invadendo il IV ventricolo, le tonsille cerebellari e a volte gli emisferi; quindi a sede mediana-paramediana. La rapide crescita condizione una ingravescente ipertensione endocranica (idrocefalo) e non infrequentemente ad un iniziale sindrome di impegno delle tonsille cerebellari (ernia tonsillare, capo deviato e rigidità nucale). La chirurgia permette una apparente radicalità, ma le recidive sono costanti. Inoltre è una neoplasia che favorisce una metastatizzazione per via liquorale generalmente a livello spinale. E’ sensibile alla radioterapia che viene attuata sia su tutto l’enecefalo che sul midollo spinale per limitare la diffusione liquorale. Comunque anche associando la chemioterapia, la prognosi rimane severa con una sopravvivenza media di 3 anni.