AICE XIII CONVEGNO TRIENALE SUI PROBLEMI CLINICI E SOCIALI DELL’EMOFILIA Simposio Sabato 15 Novembre 2008 Relatore: Dr Augusto Enrico Semprini LA PROCREAZIONE RESPONSABILE Prima dell’epidemia da HIV gli uomini emofilici che desideravano avere un figlio dovevano solo affrontare la decisione di accettare la possibilità di trasmettere a tutte le loro figlie il loro cromosoma difettoso per la sintesi del fattore VIII, rendendole quindi portatrici ma senza difetto emorragico. Nelle donne senza difetti della coagulazione infatti, il cromosoma X derivato dalla mamma contribuisce la base genetica per la sintesi di tale fattore coagulatorio. Nel caso di donna portatrice che desideri diventare mamma la decisione è più difficile perché queste donne possono trasmettere il cromosoma X portatore del difetto alla metà della prole, in caso di trasmissione le figlie saranno portatrici ed i figli saranno emofilici. Nei rari casi di donna emofilica tutti i figli saranno emofilici e tutte le figlie saranno portatrici. In questo quadro della trasmissione genetica dell’emofilia, i maschi sono nella situazione meno difficile quando si trovano di fronte alla decisione di avere un figlio. L’epidemia di HIV e la trasmissione del virus alla maggior parte degli emofilici tramite crioprecipato infetto ha sconvolto questa favorevole situazione riproduttiva perché il virus HIV viene eliminato nel seme e può essere trasmesso tramite rapporti sessuali. Quasi sempre il maschio emofilico ha una compagna sieronegativa perché l’infezione da HIV è stata diagnosticata tempestivamente e la protezione dei rapporti mediante condom ha impedito la trasmissione del virus. In questo quadro di HIVdiscordanza, la possibilità di eliminare il virus dall’eiaculato per ottenere spermatozoi fertili ha offerto a queste coppie la possibilità di avere un figlio senza il rischio di infettare la propria compagna ed i propri figli. Fino alla disponibilità di farmaci antiretrovirali molto attivi la progressione della malattia portava le persone infette a morire entro circa dodici anni dal contagio e quindi la decisione di avere un figlio di fronte ad una attesa di vita così limitata era particolarmente difficile. Per scelta umana, etica e clinica abbiamo sempre difeso il diritto di una persona con una malattia grave ad avere un figlio decidendo lui stesso o con la propria compagna il significato di tale desiderio e le conseguenze di tale scelta. A vent’anni dalla nascita del primo bambino nato con la procedura di lavaggio seminale sappiamo di avere fatto la scelta giusta ed abbiamo nei nostri archivi alcune lettere commoventi di donne che avevano perso il loro compagno per il progredire della malattia e che ci dicevano quanto sollievo e gioia aveva portato nel loro dolore avere avuto un figlio da un compagno, che anche al tempo del concepimento assistitito sapevano che avrebbero dovuto perdere. Le nuove terapie antiretrovirali hanno portato la spettanza e la qualità di vita delle persone con HIV a sovrapporsi a quella delle persone sieronegative e questo ha semplificato la scelta di avere un figlio a cui poter stare accanto per molti anni come tutti i genitori si augurano di poter fare. Rimane il problema però del rischio di trasmissione virale in rapporti non protetti da condom finalizzati al concepimento è la procedura di lavaggio seminale mantiene quindi una sua importanza per poter ottenere concentrati di spermatozoi liberi da virus da utilizzare per inseminazioni intrauterine o fertilizzazioni in vitro seguite da transfer intrauterino dell’embrione. Quale delle due metodiche di assistenza riproduttiva utilizzare dipende in primis dalla qualità seminale dell’uomo e dai parametri di fertilità della donna. Nel 70% delle coppie HIV-discordanti che si sono rivolte a noi siamo riusciti a dare loro un figlio e di questo ci sentiamo molto orgogliosi, ma è tempo di guardare al futuro e di valutare se in particolari situazioni si possa tentare un concepimento spontaneo quando la terapia antiretrovirale del maschio abbia soppresso completamente la presenza del virus nello sperma e proteggendo la donna prima dei rapporti mirati al concepimento con una profilassi pre-esposizione. Il desiderio di avere figli rimane un desiderio ancestrale che deve essere rispettato anche a fronte di patologie che impongono maggiore riflessione prima di cercare una gravidanza e la medicina riproduttiva deve, a mio avviso, mettere a servizio le sue conoscenze per permettere anche a genitori malati di avere figli del tutto sani.