tecnologia e cultura - ISCOM - Istituto Superiore delle

Maria Guarini
(Direttrice della Biblioteca del Ministero delle Comunicazioni)
TECNOLOGIA E CULTURA
(CULTURE AND TECHNOLOGY)
significant improvements introduced by new
tecnologies in our times culture, as well as
chances and possibilities to be wisely
exploited.
In plain Englisg, taht means, to foster the
spread, right across the board, of true
knowledge with a view to realizing a tangible
opening up to new communications systems.
This will be possible for the development of
trendy multimedia languages..
NOTE
Sommario: l’articolo analizza i cambiamenti indotti dalle nuove tecnologie nella cultura del nostro tempo, le opportunità e le
potenzialità da utilizzare responsabilmente per
promuovere la diffusione, a tutti i livelli della
popolazione, di vera conoscenza in un’ottica
di apertura alle nuove forme di comunicazione rese possibili dai linguaggi della
multimedialità.
Abstract: the article considers
“La civiltà non ha solo a che vedere con le cose materiali ma con gli invisibili legami che legano una cosa a un’altra”
Antoine de Saint-Exupery
Questa citazione dell’autore del Piccolo Principe, nell’aprirmi alla percezione degli “invisibili
legami che legano una cosa ad un’altra” mi induce ad una riflessione fondamentale per fare il ‘punto nave’ in questo momento storico in cui la tecnologia sembra mettere in crisi l’editoria tradizionale e, di conseguenza, il nostro approccio con la
lettura cambiando, in definitiva, i connotati della
cultura del nostro tempo.
La citazione è tratta da “Literary Machine”
di Ted Nelson, il padre (contestualmente a
Douglas Engelbart) del concetto di “Ipertesto”.
Nelson, nel 1990, descrive il suo leggendario progetto Xanadu per una “letteratura elettronica istantanea”, un temerario sistema ipertestuale
che di fatto ha anticipato lo sviluppo del World
Wide Web, che ha reso Internet il luogo privilegiato, nella sua diffusione e relativa semplicità
d’uso, per lo scambio di conoscenza.
Egli ne parla in maniera molto efficace attraverso l’analogia con l’acqua e con il fatto che la
sua distribuzione ha contribuito non poco allo
La Comunicazione - numero unico 2000
sviluppo della società civile, affermando: “la letteratura che immaginiamo deve essere pensata
come un servizio, un bene comune, un acquedotto per la mente”.
“Considerare” e diffondere la letteratura e il
sapere scritto come un bene comune da mettere a
disposizione di tutti è il compito di quanti (autori,
editori, bibliotecari, librai, insegnanti... lettori)
nella società dell’informazione si stanno interrogando su come salvare la lettura dal rumore informativo, cioè dalla pletora delle informazioni
indiscriminate, che invece di conoscenza generano confusione e che alcuni autori americani non
esitano a definire “data-trash = spazzatura digitale” che genera “infopollution = inquinamento da
informazione”.
La metafora di Nelson attraverso cui si può
“vedere” la rete come il sistema idrico dove i rubinetti sono un po’ in tutte le case, ci fa riflettere
su come la diffusione della cultura potrebbe emulare l’idea del servizio pubblico per l’acqua potabile, per cui all’interno della dimensione dome-
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NOTE
Maria Guarini
stica si esercita un diritto-dovere, un servizio svolto per il bene comune.
Alcuni definiscono la civiltà del nostro tempo come “civiltà dell’immagine”, altri come la
civiltà della scrittura, altri ancora hanno predicato la nascita del villaggio globale, il ritorno ad
una civiltà dell’oralità di secondo grado promossa dalle tecnologie elettroniche. In effetti, nell’esperienza di accesso alla realtà del Web sulla
Rete Internet o ai percorsi conoscitivi resi possibili dai nuovi supporti di editoria elettronica, nonché in quella che scaturisce dalla globalizzazione
dell’Informazione, riscontriamo le stesse componenti di contestualità della comunicazione orale.
Una civiltà certamente molto visiva, anche
se ormai almeno audiovisiva, se non addirittura
multisensoriale,
come
promettono
le
sperimentazioni della realtà virtuale.
Si tende comunque a enfatizzare il peso della
visione nella nostra vita quotidiana e nello scenario del nostro futuro tecnologico.
Contro questo fronte interpretativo c’è però
chi oppone una visione straordinariamente critica e parla di civilizzazione della cecità, civilizzazione dell’oscuramento.
L’osservazione serrata di tutta una serie di
fenomeni della società e della tecnologia, ha portato ad esempio Paul Virilio, un urbanista francese che si definisce dromologo, studioso della velocità, a diventare una di queste voci critiche.
Secondo Virilio l’accelerazione di tutti i processi singolarmente, e di tutti i processi nel loro
insieme, provocata nella nostra cultura dall’innovazione tecnologica diffusa, inducono la progressiva sostituzione di istantanei processi di
commutazione ai normali processi di comunicazione, dove il ritmo è ancora relativamente lento.
Il tempo della commutazione è scandito dalle
apparecchiature elettroniche, il ritmo della comunicazione è determinato invece dagli organi di
percezione e dalla mente dell’uomo.
Secondo Mc Luhan, le tecnologie attraverso le quali si comunica modellano la disposizione cognitiva, le forme di ricezione e di elaborazione, mettono in moto un processo di
riadeguamento, un processo di slittamento
paradigmatico. In questo modo il sistema mentemondo si ridetermina: si trasformano cioè sia le
modalità di ricezione ed elaborazione mentale sia
le strutture culturali di base. L’uomo è contem-
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poraneamente artefice e prodotto di questo processo.
Oggi le forme tecnologiche della comunicazione sono il fattore principale di integrazione,
ma anche – per contro – di massificazione. Non
dobbiamo quindi perdere di vista il fatto che la
tecnologia e tutte le sue applicazioni vanno usate
con consapevolezza e responsabilità e non per
finalità economiche (che sono le preponderanti)
o, peggio, di strumentalizzazione mercificante o
massificante, come appunto riscontriamo troppo
frequentemente in molti ambiti della nostra esperienza.
Internet in questo senso è un orizzonte aperto, può dare moltissime opportunità in più, di cui
molte già presenti e alla portata di tutti, molte altre vanno addirittura inventate; non solo perché
ci sono opportunità e potenzialità non ancora testate, ma perché vanno create nuove modalità per
utilizzare la rete che corrispondano alle nostre domande: i nuovi valori d’uso. Siamo in una fase
fluida, tutta da costruire, nella quale siamo stimolati a porci nuove domande, a inventare soluzioni
per dare il nostro contributo a trarre il meglio dalla rete e dalla tecnologia che ne è alla base.
La tecnologia digitale sta accelerando
fortissimamente il sistema di relazione tra cultura
e comunicazione, aprendo a prospettive inedite e
rilanciando anche una questione come quella dell’editoria e più in generale della diffusione della
cultura.
L’attuale avanzamento tecnologico presenta una crescita esponenziale e procede da solo,
sembra quasi neanche fare i conti con il mercato,
in un grande gioco di impresa proiettato nel
riconvertire il nostro sistema post industriale in
una compiuta società dell’informazione.
Perché tutto questo si sviluppi al meglio, l’offerta di tecnologia deve armonizzarsi con la domanda di nuovi servizi avanzati, una domanda
non solo di funzionalità ma anche e soprattutto di
immaginario, di creatività, di contenuti.
Questo significa che senza domanda culturale non ci sarà nessun reale mercato futuro per le
tecnologie. Il nostro compito, oggi, è proprio quello di promuovere e dare voce a questa domanda.
Bisogna però assegnare un valore più ampio al
termine cultura, concependola come quid in cui
sono innervati i nostri comportamenti, oltre che i
linguaggi.
La Comunicazione - numero unico 2000
TECNOLOGIA E CULTURA
La cultura è in tutti gli eventi, i contesti, le
creazioni intellettuali nelle quali si esprime la nostra civiltà: può trattarsi di un libro, come di uno
spettacolo, come di una trasmissione televisiva,
come di un Sito Internet, come di una festa popolare.
I nuovi media interattivi possono esser messi a disposizione della popolazione arricchendo i
contenuti della trasmissioni televisive che gradualmente dovranno aprirsi a queste nuove forme di
comunicazione, senza dimenticare che veramente interattivi sono quei contesti in cui non entra
solo in campo la scelta del palinsesto, ma la possibilità per il fruitore di interagire e compartecipare nella creazione dei contenuti.
In questo le nuove modalità comunicative
hanno molto in comune con la comunicazione
orale così lontana nel tempo e di cui ora si ‘ritrovano’ paradossalmente alcune modalità nell’ambiente tecnologico: l’immersione dell’uditore/
fruitore nel contesto, la sua capacità di rimanerne
‘formato’ e di influire a sua volta su di esso attraverso le nuove elaborazioni scaturite dall’esperienza.
Si tratta di opportunità culturali da esprimere attraverso una funzione di aggregazione e di
alfabetizzazione che possono rappresentare atti
decisivi per la definizione di una civiltà. È così,
anche se poi ci vuole tempo prima che una generazione si impadronisca dei mezzi e della competenze che favoriscono queste opportunità. Ed inoltre, perché la diffusione delle nuove opportunità
si realizzi pienamente, è in primo luogo necessario che l’uso della rete e degli strumenti informatici non discrimini nessuna fascia sociale ed a tutti sia data l’opportunità di accedervi.
Un’altra buona palestra nonché vero “luogo” di formazione, più ancora che la televisione,
dovrebbe essere fisiologicamente la scuola: ma
oggi chi pensa a formare i formatori? Comunque
il problema non riguarda solo i normali percorsi
scolastici, ma ogni ambito formativo, quindi coinvolge anche le strutture aziendali deputate alla
formazione.
Occorrono poi altri “luoghi” di riferimento
preciso, individuabile, per la diffusione culturale
della multimedialità che altrimenti rimarrà solo
qualcosa di astratto e rischia di risolversi in banali
gadget tecnologici.
Altri importanti luoghi dell’offerta culturale
La Comunicazione - numero unico 2000
possono essere le biblioteche, da disseminare in
maniera più capillare sul territorio; esse possono
essere anche un buon punto di contatto con le
nuove produzioni editoriali digitali. Il fatto che
siano dei centri istituzionali può permettere di
avviare quel processo virtuoso in grado di utilizzare correntemente le opportunità che la
multimedialità e le tecnologie possono offrire.
Ciò diventa tanto più importante se si pensa
che non esiste un vero e proprio mercato libero
fatto di punti vendita avviati per uno dei prodotti
multimediali più diffusi: il CD-Rom: vi sono piani europei, progetti di respiro istituzionale per la
sua produzione e promozione, ma non sono sufficienti per avviare un mercato. Ecco che diviene
necessario promuovere e rendere più qualificata
la domanda in grado di intercettare l’offerta di
tecnologia e che quest’ultima sia al servizio di
contenuti che veicolino vera conoscenza pur usando i nuovi linguaggi multimediali.
Senza l’uso sociale della tecnologia-libro
non ci saremmo emancipati dall’analfabetismo,
o perlomeno dall’incapacità di dare forma ai nostri pensieri, perché il libro è una tecnologia. Le
tecnologie non sono da ricondurre solo alle “macchine”; lo stesso alfabeto è una tecnologia.
L’oggetto libro ha rappresentato per 500 anni
la funzione cardine della trasmissione delle conoscenze, senza di esso non ci sarebbe stato
l’odierno livello di evoluzione culturale. Non si
può comunque pensare che esso sparisca toutcourt, ma sarà magari necessario reinventarlo all’interno del sistema educativo, perché è proprio
in questo contesto che acquisterà un’incidenza fortissima la sua mutazione verso il multimediale.
È infatti quanto mai urgente la relazione tra
agenzie formative e società in trasformazione.
Questa tendenza è ancora troppo poco rilevata
nei percorsi curricolari, nelle esperienze didattiche e formative in genere, nel rapporto con le conoscenze: bisogna adeguarsi facendo a gara con
il tempo, perché le potenzialità da sfruttare corrono più veloci delle capacità di usarle. Ma per vincere la gara col Tempo, nell’incalzare degli stimoli che ci costringono a sempre ulteriori velocissimi adattamenti e ricordando la sfasatura
evidenziata da Paul Virilio tra il tempo della
commutazione (simultaneità dei mezzi elettronici) e i ritmi della comunicazione (tempi squisitamente umani), dobbiamo riappropriarci del no-
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NOTE
(CULTURE AND TECHNOLOGY)
Maria Guarini
toriale concepita nei termini di un enorme catalogo, dove i magazzini on-line dei titoli, gli indici, i
listini, possono essere strutturati in data base con
la possibilità di fare ricerche tematiche attraverso
motori di ricerca interni. La casa editrice potrà
vendere, a questo punto, solo i diritti di utilizzo.
Ipotesi utopistiche? Non direi, se si pensa a
come oggi si sia concretizzata la possibilità di dare
l’accesso gratuito a Internet. Nell’uso gratuito delle
risorse informative c’è qualcosa che sta alla base
della soluzione della crisi del sistema editoriale e
nell’esigenza di salvaguardare la diffusione della
cultura.
Il nostro impegno e il nostro lavoro sulla
Rete può servire anche a questo.
NOTE
stro tempo e darci sempre il tempo dell’ascolto,
dell’accoglienza e, infine della riflessione senza
cui non c’è assimilazione né trasformazione né
quindi capacità di incidere sulla realtà.
Tra le innovazioni più significative
riscontrabili oggi troviamo le ipotesi di editoria
on line, connotata particolarmente per il cosiddetto “on demand”, termine già coniato e
metodologia già attuata per i programmi televisivi: si tratta di un dispositivo che, in base alla richiesta, permetta di mandare in stampa dei libri.
È sicuramente uno degli sviluppi potenzialmente
più interessanti, dove il mondo della scuola o delle
formazione può essere individuato come un vero
e proprio terminale di sistema per una offerta edi-
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