La storia - Regione Piemonte

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La storia
L
complessa vicenda storica che ha interessato territori geografico-
La struttura del territorio nel periodo antico
e altomedievale
amministrativi diversi nel tempo e riconducibili a differenti confini e
I segni della fase più antica del popolamento celtogallico e ligure
frontiere. Ancora oggi il Piemonte linguistico si divide in due grandi
sono tuttora leggibili nello zoccolo collinare delle Langhe e del
aree: galloitalica (la pianura, la collina e la zona appenninica) e
Monferrato e nelle Prealpi. I tracciati stradali e le scelte urbanistiche
galloromanza (la zona alpina). A queste due grandi aree vanno
dell’età romana, augustea in particolare, segnano il territorio: la cen-
aggiunte alcune colonie alemanne nel Piemonte settentrionale
turiatio è presente nella geometria latente della campagna in
collegate con quelle valdostane (Walser) e la zona occitanica a
alcuni intorni territoriali di altopiano e di pianura; la castramentatio
sud-ovest delle Alpi. La lingua italiana ha costituito la lingua uffi-
è peculiare a Torino, ma anche ad Asti e Alba; i riferimenti archeo-
ciale della regione a partire dalla seconda metà del XVI secolo, ma
logici sono pregnanti ad Acqui, Benevagienna, Ceva, Industria, Ivrea,
in alcune zone marginali alpine ha prevalso l’uso del francese, che
Novara, Pollenzo, Susa, Vercelli. Con la decadenza imperiale salta il
fu a lungo usato come lingua della comunicazione orale e scritta
rapporto città-campagna e il ruolo di scambio e amministrativo delle
anche dalla corte, dalla aristocrazia e dalla classe dirigente.
città, con una contrazione dell’abitato urbano. Restano attive le città
La configurazione attuale della Regione Piemonte deriva da una
già sedi di Municipia romani, in cui nell’Alto Medioevo furono
I fenomeni e gli avvenimenti che hanno interessato il territorio pie-
spesso dislocate le diocesi ed è importante, per la configurazione
montese si estendono oltre i confini attuali della Regione Piemonte.
culturale e linguistica del Piemonte, il trovarsi ai margini delle due
Pertanto, in senso orario, sono cartografati anche:
grandi aree innovative di Lione e di Milano. Dopo il 568 il Piemonte
• a est, i territori al di là del Ticino e l’Oltrepò Pavese;
fu organizzato in quattro ducati longobardi, Torino, Asti, Ivrea, Orta
• a sud, la Liguria e il Nizzardo;
San Giulio e, a seguito dell’invasione franca di Carlomagno (773),
• a ovest, il bacino del Rodano e della Saôn e il versante francese
in comitati governati da conti, coordinati alla fine del millennio nelle
delle Alpi;
grandi marche arduinica (Torino), aleramica (Savona-Acqui), ober-
• a nord, la Savoia, il lago di Ginevra, la Valle d’Aosta, il Vallese
tenga (Tortona, Genova, Leinì), anscarica (Ivrea).
(fino al bacino Sud del Rodano).
I principali fenomeni territoriali del periodo romano sono delineati
nella tavola 71.
Il territorio dall’età medievale all’istituzione
del ducato di Savoia (1418)
I secoli XI e XII sono caratterizzati da un forte incremento demografico e produttivo in tutto il mondo europeo, dalla ripresa del
ruolo primario delle città, dalla definizione di nuovi spazi economici sorretti dalla nuova strategia dei traffici (dai porti mediterranei
ai mercati delle Fiandre). Per il Piemonte ciò comporta una nuova
trama insediativa delle città e delle villae novae: Cuneo, Fossano,
Mondovì, Savigliano, Alessandria, per citare soltanto alcune città
maggiori fondate tra il XII e XIII secolo. Torino ha per ora un rango
minore. Nella zona montana e pedemontana l’assetto dei borghi,
dei villaggi, delle mulattiere è segnato in modo tuttora riconoscibile dalla nuova trama viaria dei collegamenti pedemontani e
delle strade mercatali transalpine, dalla bonifica e colonizzazione
delle montagne oltre i 1500 metri, dalla retroazione del bosco, che
tra il X e XI secolo ricopriva ancora gran parte della piana cuneese.
Nel XIV e il XV secolo il casato dei Savoia, i quali avevano avuto
fino ad allora interessi predominanti nella vallata del Rodano, inizia
a rivolgersi progressivamente verso l’antico Piemonte (Torino,
Ivrea, Cuneo, le vallate di Aosta e di Susa).
Per un lineamento dell’organizzazione politica del Basso
Medioevo si confronti la tavola 72.
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L’età romana e il basso medioevo
L’età romana
Il basso medioevo
legenda
Contea di Savoia
Principato d’Acaja
Marchesato del Monferrato
Marchesato di Saluzzo
Visconti di Milano
Tavole n° 71 - 72
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La storia
La formazione dello stato regionale (dal 1559)
Pinerolo, Lucerna, Po, Varaita, Maira e Stura, per quasi tutte le
Dopo la pace di Cateau Cambrésis del 1559 si allenta l’armatura
quali già si è posto uso di far passare l’artiglieria (il che non era
territoriale basata sulle comunità locali e sull’organizzazione feu-
né creduto, né accostumato in prima), riuscirà sempre impossibile
dale. Il legame tra lo stato e i sudditi diventa il territorio che è
altrettanto a’ Spagnuoli di guardarle tutte con sette eserciti,
oggetto di sovranità e si avvia la costituzione di un moderno stato
quanto facilissimo a’ Francesi d’inviare poche genti a far mostra
regionale, caratterizzato dalla continuità territoriale dei possedi-
di tentarne alcuna, calando nel medesimo tempo col grosso per
menti, dalla polarizzazione su una città-capitale, dall’apparato
una delle altre”.
difensivo con le cittadelle sui confini e nella capitale.
Il Piemonte comincia ad avere un peso crescente nell’equilibrio
La scelta della continuità territoriale porterà i Duchi di Savoia ad
più generale della politica italiana.
abbandonare progressivamente il centro di gravitazione delle
A partire dalla fine del Cinquecento si decidono anche le grandi
terre d’Oltralpe per indirizzarsi verso la Pianura Padana, al con-
realizzazioni urbanistiche per la capitale e la ricerca costante
solidamento dello sbocco al mare di Nizza e Villafranca con la
della continuità territoriale dei possedimenti, con l’acquisizione e
contea di Tenda e con l’acquisto di Oneglia.
l’accorpamento progressivo del Monferrato e del Saluzzese.
Un ambasciatore veneziano alla Corte di Savoia, Simone
Le tavole 73 e 74 mettono in evidenza il progressivo consolida-
Contarini, sottolinea l’alto potenziale strategico della connotazione
mento di Torino come città-capitale e le successive acquisizioni e
a raggiera delle valli alpine rispetto alla pianura:
cessioni territoriali a partire da Cateau Cambrésis (1559) e per
“Essendo sette le valli che calano dall’Alpi in Italia, cioè di Susa,
tutto il Seicento.
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Il Cinquecento e il Seicento
anno 1580
legenda
Terre rimaste dopo l’occupazione francese
fino al 1553
Terre recuperate tra il 1553 e il 1580
anno 1631
legenda
Ducato di Savoia nel 1600
Terre cedute tra il 1601 e il 1631
Terre recuperate tra il 1601 e il 1631
Tavole n° 73 - 74
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La storia
Dal ducato alla “politica del regno”
Biella e Ivrea, di 4.500 per Saluzzo, di 4.000 per Acqui, di 3.000
La formazione dello stato regionale è scandita da date chiave:
per Alba, di 2.500 per Aosta.
• 1559, la pace di Cateau Cambrésis;
Il secolo XVIII incrementerà ulteriormente questo fenomeno con
una crescente terziarizzazione della città-capitale, entro coordi-
• 1601, la pace di Vienna, con la quale i Savoia acquisiscono
nate amministrative e istituzionali tipiche di uno stato moderno.
anche di diritto il Marchesato di Saluzzo, spina territoriale collegata prima ai Visconti e poi ai Francesi;
A ciò sono da collegare le grandi riforme istituzionali avviate da
Vittorio Amedeo II: la “perequazione” dei tributi, il nuovo catasto,
• 1631, il trattato di Cherasco, secondo il quale i Savoia fanno
la formazione delle Intendenze, il consolidamento dell’industria
importanti acquisti territoriali (come Alba), pur dovendo cedere a
serica, l’organizzazione di un nuovo sistema stradale centralizzato
Richelieu Pinerolo e le tre valli valdesi che controllavano l’ingresso
sulla capitale, l’adozione di strade diritte e piane percorribili dalle
nella pianura padana (favorendo con ciò l’incunearsi in Italia della
carrozze e dagli eserciti.
egemonia politica francese del Seicento);
Lungo il Settecento la regione attorno a Torino comincia a diven• 1713-1714, i trattati di Utrecht e Rastadt, che segnano l’avvio
tare il punto di diffusione delle innovazioni tecnologiche e si
della “politica del regno” con l’acquisizione decisiva della Sicilia
evidenzia la frattura tra montagna da un lato e collina e pianura
(sostituita nel 1718 con la Sardegna), dei territori monferrini e dei
dall’altro, con il progressivo sviluppo capitalistico dell’agricoltura
distretti già spagnoli della Lomellina e della Valsesia;
di pianura, con l’introduzione della grande affittanza e l’inizio
della crisi del sistema produttivo in montagna.
• 1736, il trattato di Vienna, con cui i Savoia riescono ad avere i
distretti di Novara e Tortona;
Le tavole 75 e 76 segnalano la consistenza politica dello stato
con le nuove annessioni; il nuovo riferimento territoriale risulterà
• 1748, la pace di Aquisgrana, con cui accorpano l’Alto Novarese
valido fino alla fine del XVIII secolo, alle soglie dell’occupazione
e i distretti di Voghera e Vigevano, portando il confine sul Ticino.
francese.
La vicenda politica ci spiega così come i territori tra Sesia e Ticino
siano legati più alla cultura lombarda che a quella piemontese in
virtù del loro “giovane” inserimento nel Piemonte, soltanto al
seguito della “politica del regno” del Settecento dovuta a Vittorio
Amedeo II e ai suoi successori.
Lo stato sabaudo tra Cinquecento e Seicento aveva avuto “incerte”
frontiere politiche, ma tenaci frontiere interne economiche, linguistiche, religiose, culturali che si perpetuano con la raggiunta
unificazione regionale della metà del XVIII secolo e che appaiono
ancora significative allo Zuccagni-Orlandini nella campagna della
Lomellina dove “si continua a rispettare ciò che dai proavi venìa
praticato” (Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle
sue Isole, Firenze 1835-1837).
Un progressivo aumento di popolazione e di attività caratterizza il
primato della capitale nel secolo XVII: nel 1702 la popolazione era
circa di 42.000 abitanti per Torino, e di 12.000 per Asti e
Alessandria, di 11.000 per Casale, di 10.000 per Cuneo, di 9.000
per Novara, di 8.000 per Chieri, di 8.000 per Carmagnola, di
6.500 per Mondovì, di 6.000 per Vercelli e Pinerolo, di 5.000 per
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Il Settecento
anno 1713
legenda
Ducato di Savoia nel 1713
Terre cedute nel 1713
Terre recuperate nel 1713
anno 1736
legenda
Ducato di Savoia
Terre acquisite dal 1736 al 1800
Tavole n° 75 - 76
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La storia
Dalla Rivoluzione francese alla Restaurazione
L’Ottocento pre e postunitario
Il periodo francese (1796-1800 / 1814-1815) vede l’annessione
Nel primo Ottocento si sviluppano le comunicazioni stradali
alla Francia dei territori fino alla Sesia e l’assorbimento delle
(prima quelle locali, a servizio dell’agricoltura, poi quelle destinate
“antiche province” nella nuova divisione amministrativa dei sei
a collegare Torino e Genova con le altre maggiori città del Regno
Départements francesi (Po, Dora, Marengo, Sesia, Stura e Tanaro).
e con l’estero).
Lo scorporo dei territori al di là della Sesia (dati al Regno d’Italia)
La svolta data da Carlo Alberto (dal 1831) alla precedente politica
sottrae al Piemonte il controllo del Sempione che incanalava tutto
protezionistica favorisce l’avvio dei programmi ferroviari; in par-
il commercio estero verso l’Europa; Torino perde la funzione di
ticolare la necessità di garantire allo Stato Sardo il primato dei
città-capitale per assumere quella di centro principale di servizio
trasporti da Genova alla Svizzera - messo in crisi da parte del
dei traffici della Francia con l’Italia, senza avere una politica di
Lombardo-Veneto con l’incentivazione del porto di Venezia
decollo, né industriale, né culturale (Napoleone dopo il 1805 ne
(del 1840 è la ferrovia Milano-Venezia) - fa affrettare la prepara-
tenterà un ruolo di ville de plaisance).
zione dei progetti per la rete ferroviaria del territorio piemontese.
Pensate come strumento militare e di unificazione politica, le ferro-
La Restaurazione comporterà invece la ripresa di un ruolo cen-
vie (nel 1844 la prima triplice linea incentrata sul nodo fondamen-
tralizzatore, che sarà svolto nell’Ottocento pre-unitario in uno
tale di Alessandria, nel 1860 più di 1.000 Km già costruiti e un gran
stato fortemente ingrandito per l’annessione del Genovesato,
numero di altre linee programmate o in costruzione) determinano
voluta sui tavoli del trattato di Vienna (1815): importante l’avvio di
lo spostamento di interessi, insediamenti, spazi economici.
una politica in cui i porti marittimi avranno un ruolo determinante,
anche in funzione del nuovo réseau ferroviario, dei suoi nuovi
L’espansione dell’industria tessile crea un nuovo disegno nella
attestamenti urbanistici nelle grandi città e della rete di stazioni
geografia sociale del Piemonte: già al 1890 la dimensione media
di transito, la cui localizzazione condizionerà fortemente la nuova
degli stabilimenti piemontesi era di circa 725 addetti, mentre la
geografia insediativa e produttiva del Piemonte.
media nazionale arriverà solo nel 1901 a 183 addetti.
Si rafforzano i vecchi distretti del Biellese, del Verbano, del
Canavese, della bassa Valle di Susa, del Pinerolese, delle Valli
del Pellice e di Torino. Rimangono invece emarginati il Cuneese e
l’area collinare meridionale.
La svolta determinante, con la definizione e l’assestamento di
nuovi spazi economici e con nuovi esiti urbanistici e infrastrutturali sul territorio destinati a fissare le nuove linee di sviluppo della
regione, coincide col decollo industriale tra fine Ottocento e
Novecento.
Nella regione si rafforza la linea dei fondovalle e si accelera l’abbandono della montagna e delle campagne più povere; Torino
assume il ruolo egemonico che eserciterà nei decenni successivi
e pone le condizioni per l’emarginazione dei centri tradizionali
della provincia.
Le tavole 77 e 78 evidenziano i confini territoriali successivi
rispettivamente alla pace di Vienna (1815) e all’inizio del periodo
preunitario (1859).
I testi della presente sezione sono tratti dal Quaderno della Pianificazione n. 6
(febbraio 1999) realizzato dalla Regione Piemonte, curato da Vera Comoli,
Preside della II Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
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L’Ottocento
anno 1815
legenda
Regno di Sardegna
Annessioni del 1815
anno 1859
legenda
Stati Sardi
Terre cedute nel 1859
Tavole n° 77 - 78
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