FaceToFace MASSIMO PALMIROTTA www.drumsetmag.com 21973 Per gioco o per destino Vincitore nel 2014 del Percfest, concorso internazionale per batteristi e percussionisti creativi, apprezzato didatta, il musicista di Pavia è attualmente impegnato nel duo strumentale sperimentale KAIROS, in cui si fa apprezzare per la scelta di groove molto efficaci e per l’uso di un set di batteria che rappresenta un buon compromesso tra acustico ed elettronico. di Gaspare Bonafede D omanda classica, ma obbligatoria: come nasce il tuo amore per la batteria? Ciao a tutti gli amici di Drumset Mag. Il mio amore per la batteria nasce all’età di dodici anni per gioco o forse per destino, perchè fin da piccolo passavo le ore ad ascoltare tutti i brani dei Queen contenuti in una raccolta regalatami dai miei genitori e quell’incontro con una batteria è stato totalizzante, mi ha travolto da subito. Ho capito molto presto che con questo fantastico strumento avrei potuto dire qualcosa di me e del mio mondo e così a 13 anni ho iniziato gli studi presso l’Accademia Civica Lizard di Pavia con il maestro Ramon Rossi. Nel tuo curriculum sono presenti nomi di insegnanti decisamente validi: quali aspetti hai approfondito con ciascuno di essi? Con Ramon Rossi ho studiato e approfondito la batteria pop/rock, la lettura, l’ascolto e la trascrizione dei brani (cosa che tutt’ora mi è rimasta come metodo di insegnamento con i miei allievi). Successivamente l’incontro con Giorgio Di Tullio - amico in primis e gran didatta/musicista - è stato determinante per il perfezionamento in diversi linguaggi (jazz, latin, funk, fusion, pop…) e per gli spunti creativi e tecnici che hanno influenzato la mia crescita come musicista, compositore e didatta. Il bagaglio didattico di Giorgio mi ha dato l’input per trasformare questa grande passione nel mio lavoro. A oggi frequento le lezioni di un altro grande maestro del panorama italiano che è Eugenio Mori. Grazie a lui ho potuto esplorare ulteriori metodi didattici che mi hanno aperto la mente in modo ulteriore sul discordo creatività e sulla magnifica concezione del ‘da un esercizio ne tiro fuori 1000’. Determinanti i seminari con Dave Weckl, Israel Varela oltre agli appuntamenti annuali presso il Percfest di Laigueglia, dove ho seguito le masterclass di musicisti di indubbio valore come Ellade Bandini, Luca Capitani, Gilson 38 DRUMSET MAG | MARZO 2017 Silveira, Giorgio Palombino, Marco Fadda. E quali sono i tuoi batteristi di riferimento? Il mio primo amore è stato senza dubbio Billy Cobham. All’età di 16 anni ho ascoltato Spectrum e ne sono rimasto totalmente colpito e affascinato. Altri grandi batteristi come Gavin Harrison, John Bonham, Ian Paice hanno forgiato il mio stile. Per quanto riguarda i maestri della storia della batteria sicuramente Buddy Rich, Gene Krupa per l’entusiasmo e lo show e Art Blakey per la grande forza e l’energia. Per la musica più moderna e le nuove sonorità elettroniche sicuramente un forte input è giunto dall’ascolto di Jojo Mayer con il progetto Nerve, che ha molto influenzato la nascita del mio ultimo lavoro in studio, Roots by KAIROS, specie nella scelta dell’approccio a groove molto efficaci e nella scelta di un set di batteria che fosse un buon compromesso tra acustico ed elettronico, pur utilizzando un set acustico arricchito da altro. Hai studiato anche le percussioni... Le percussioni sono arrivate molto più tardi nel tempo. Per me rappresentano un ottimo bagaglio di colori che arricchisce tutto quello che ho fatto negli anni. Ho avuto modo di approfondirle attraverso il consueto appuntamento annuale del Percfest, attraverso i seminari di grandi nomi quali Giorgio Palombino, Marco Fadda, Gilson Silveira, i quali mi hanno dato molti input su come usare le percussioni latine (conga, cajon, campane, shaker...). Il resto lo imparo tutt’oggi dall’interazione con altri musicisti, dallo scambio continuo. Ci dicevi di essere impegnato nell’insegnamneto: qual è il tuo approccio e cosa curi in particolare dal punto di vista didattico? Insegno ormai da qualche anno e adoro farlo. Credo che poter trasmettere a qualcun altro il tuo sapere su una passione così bella come la musica sia qualcosa di veramente importante, oltre alla grande soddisfazione nel vede- re crescere artisticamente un tuo coetaneo, un bambino o un adulto che sia. Non c’è mai una fine a questa crescita. Credo che un buon insegnante, oltre a trasmettere la disciplina e la tecnica come veicolo per arrivare alla musica (intesa come qualcosa di bello in senso assoluto), debba saper tirare fuori dall’allievo la sua espressione più totale… Parlo di espressione musicale ed espressione della propria personalità. Mi concentro molto su questo e cerco di fare un lavoro con l’allievo orientato ad approfondire ciò che l’allievo stesso ha dentro di sé. Ovviamente argomenti come l’impostazione delle mani, la lettura, l’indipendenza, i groove sono fondamentali e indispensabili, sono i mezzi per arrivare alla musica, alla musicalità e al gusto. Sei laureato in Scienze e tecniche psicologiche; questo ha una qualche ricaduta nella tua vita musicale, sia come performer che come insegnante? La mia laurea torna utile tutte le volte che scrivo qualche brano pazzerello, 39 prendendo spunto da tutto quello che la psicologia ha da insegnare sulla mente. Solo un ulteriore spunto da cui prendere idee e metterle in musica. So che lavori con i bambini, un aspetto che condividiamo entrambi. Ne vuoi parlare? Periodicamente svolgo attività di laboratorio percussivo e ritmico con bambini di diverse età. I bambini intorno ai 5-6 anni vanno stimolati e incuriositi in maniera del tutto giocosa e propedeutica. Con i più grandicelli si cerca di farli interagire in gruppi di 5-6 persone. Suonano determinate figure ritmiche da me proposte. Il risultato è una vera e propria orchestra del ritmo, dove i bambini in primis giocano e si divertono - prima regola - e in più imparano a esprimersi e a rispettarsi, perché suonare assieme vuol dire anche saper rispettare l’altro e dargli spazio. Vuoi parlarci della tua esperienza al Percfest? La mia esperienza alla manifestazione di Laigueglia nasce nel 2014 con FaceToFace MASSIMO PALMIROTTA la partecipazione al concorso internazionale per batteristi/percussionisti creativi. Ho vinto il primo premio con il brano “Mamajuana” suonato in trio (MasPaCo Trio), un brano inedito che attraversa sonorità jazz/latin con forti richiami etnici e psichedelici. Quest’esperienza mi ha dato ulteriore visibilità e soddisfazione nell’intraprendere questa professione. Ho avuto modo di essere valutato da grandi della batteria italiana come Walter Calloni o Ellade Bandini. Ho ricevuto numerosi premi, oltre a vari passaggi sulla stampa nazionale. Quest’anno la mia partecipazione al Percfest è invece avvenuta sotto forma di masterclass, durante la quale ho suonato e spiegato i groove e i tempi del mio ultimo lavoro in studio, Roots. Ho cercato di coinvolgere nel mio intervento un po’ tutti, sia esperti che appassionati. È stata un’esperienza magnifica, una rassegna internazionale assieme a grandi nomi come Billy Cobham, Alfredo Golino, Gilson Silveira, Phil Mer…Una grande soddisfazione! E di Umbria Jazz che mi dici? Ho suonato quest’anno nel progetto sperimentale Punti Critici capitanato da Martino Panizza, un arpista nato nella mia stessa città, Pavia. È stata una magnifica esperienza, grande professionalità dell’organizzazione, dello staff e grande partecipazione di un pubblico internazionale. Uno dei migliori festival jazz al mondo, segno per fortuna dell’esistenza di una gran parte della popolazione del Mondo che ancora punta sulla cultura e sull’arte e non solo sulla musica come mercato… E adesso parlaci del tuo ultimo CD: lascio a te anche il ruolo di recensore… Si tratta di un progetto in duo strumentale-sperimentale che prende il nome greco di KAIROS. Il duo è composto da me (drums & percussion) e Roberto Latorraca (keyboards & synth) amico, pianista e compositore eccezionale. Tra di noi si è creata un’alchimia eccellente, che in meno di un anno ha portato a un risultato per noi ottimo. Questa parola significa il ‘momento opportuno’; ecco, probabilmente era il momento opportuno per creare un disco che avesse all’interno la maturazione delle diverse esperienze musicali frutto di studi e continua attività live con artisti di differenti generi. Il risultato è un disco all’interno del quale si trovano brani che spaziano dalla drum’n’bass fino a richiami jazzistici nelle parti di interplay, al rock e al progressive psichedelico. Dall’ascolto risulta essere un disco con dei richiami alla musica da film. Infatti, spesso ci capita di lavorare come produttori di jingle pubblicitari e colonne sonore. Dal punto di vista batteristco presenta groove molto particolari e potenti. Per quanto riguarda l’arttività live potete seguirci su Facebook sulla pagina Kairos.sounds e su Instagram (sempre kairos.sounds), dove troverete tutte le info in tempo reale per seguirci. Per chi volesse ascoltare i nostri brani in streaming, ci trovate su cascate.fm (USA), Spotify e iTunes. L’intento è quello suonare il più possibile e far conoscere il progetto sempre a più persone. Ah, ovviamente è solo il primo disco, ahahah (NdA: chi scrive lo consiglia caldamente: suoni magnifici, massima intesa fra i due musicisti e groove intenso). Infine, per concludere, quali i tuoi progetti futuri? Ho intenzione di continuare come sempre a studiare e a perfezionarmi come artista e come insegnante; continuare a lavorare come turnista live e studio per le più disparate situazioni musicali. La cosa che più mi preme è però poter acquistare una fetta sempre più grande di riconoscimento come batterista nel nostro panorama musicale, panorama che ha bisogno di dare opportunità alle nuove generazioni di musicisti come la mia. Quindi continuerò sempre più a mettermi al servizio di lavori di qualità con artisti che reputo portino avanti un discorso musicale valido.