Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DI REGGIO CALABRIA, Dipartimento di Arte Scienza e Tecnica del Costruire Centro Interuniversitario ABITA sede di Reggio Calabria salita Melissari, 89124 Reggio Calabria segreteria telefax +39.0965.3223115 [email protected] resp.: arch.consuelo nava TECNICHE DI COSTRUZIONE IN TERRA CRUDA Tradizione e innovazione in Italia a cura di arch. Olinda Curia (documento di ricerca e didattica depositato) revisione scientifica Arch. Consuelo Nava 1 1 - COSTRUIRE CON LA TERRA 1.1 - Il materiale 1.2 - La storia 1.3 - La diffusione 1.4 - La riscoperta 1.5 - La compatibilità ambientale 2 – LE TECNICHE COSTRUTTIVE IN TERRA CRUDA 2.1 - Classificazione delle diverse tecniche 2.2 - La terra impilata (Bauge, massone, cob, Wellerbau) 2.3 - Terra Battuta (Pisé, Stampflehm) 2.4 - Mattoni modellati a mano o in stampi (Adobe) 2.5 - Terra estrusa o trafilata (mattoni industriali non cotti, Griinlingen) 2.6 - Blocchi compressi e blocchi battuti (BTC, BTCs, Lehmsteine, Massívlehmsteine, ecc.) 2.7 - Torchis (Strohlehm, wattle and daub) 2.8 - Terra paglia (Leichtlehm, terrepaille) 2.9 - Terra legno (Holzlehm) e Terra minerale (Mineralleichtlhem: Blahton, Bims) 2.10 - Terra di riempimento 3 – ARCHITETTURA IN TERRA CRUDA IN CALABRIA 3.1 - Composizione e utilizzo del crudo 3.2 - Le tipologie edilizie 4 – COSTRUIRE IN TERRA CRUDA IN ITALIA OGGI 4.1 - Riferimenti normativi 4.2 – Voci di capitolato 5 – BIBLIOGRAFIA Olinda Curia Architetto (Reggio Calabria, 1980), Dottoranda in Tecnologia dell'Architettura XXI ciclo; dal 2005 svolge attività di didattica e di ricerca presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria, con il gruppo TRESA, coord. scientifico Prof. A. Paolella. Si interessa ai temi della partecipazione con particolare riferimento al rapporto tra tecnologie a basso impatto, realizzazioni a basso costo e partecipazione diretta degli abitanti alla costruzione e trasformazione degli spazi. In ambito scientifico ha partecipato a convegni nazionali ed internazionali sui temi della ricerca presentando anche una mostra itinerante dal titolo "Ralph Erskine e i percorsi della partecipazione" all'interno della borsa di studio 2005 della fondazione "Bonino-Pulejo" di Messina (tutor della ricerca: prof.ssa Rossana Raiteri). Svolge esperienze di studio e ricerca applicata sui temi della gestione e delle tecniche a basso impatto in contesti sociali deboli; dal 2005 partecipa ad esperienze di cooperazione nei pvs ed apprendimento in cantieri di autocostruzione (Madagascar, Sarajevo, Italia). 2 1. COSTRUIRE CON LA TERRA ∗ 1.1 Il materiale Per architetture in terra cruda si intendono quegli edifici realizzati utilizzando la terra stessa del suolo, estratta al di sotto dello strato arabile, inumidita, lavorata, messa in forma e lasciata essiccare al sole, sfruttando la capacità coesiva delle parti argillose contenute al suo interno. È la parte di argilla contenuta nella terra , infatti, che svolge la funzione di legante (come la calce o il cemento) permettendo di costruire solidi e durevoli edifici a più piani. Si utilizza la terra estratta al di sotto dello strato arabile, ad almeno 20 o 30 cm di profondità, evitando lo strato superficiale che contiene sostanze organiche putrescibili e dalla scarsa resistenza meccanica. Questa terra è composta di ghiaia, sabbia grossa, sabbia fine, limo e argilla, in diverse proporzioni. in base al diametro dei granuli componenti. La parte argillosa può andare dal 10% al 50% a seconda delle tecniche utilizzate. Ad esempio, una terra piuttosto magra e ghiaiosa è adatta per la tecnica della terra battuta, una terra leggermente crassa e sabbiosa è l'ideale per il mattone crudo, mentre una terra grassa e limonosa si presta per impasti di terra e paglia (la paglia limita la sensibilità all'acqua: gonfiamenti, sgonfiamenti e conseguenti fessurazioni). Terre molto grasse, con quantità di argilla maggiori, richiedono l'aggiunta di grosse quantità di inerti minerali (es. sabbia) o vegetali (es. paglia), e sono di difficile lavorazione (non si sciolgono o danno impasti poco omogenei se non preessiccate e polverizzate). I parametri che ci permettono di comprendere il comportamento di una terra sono: a) la quantità di argilla contenuta; b) la qualità dell'argilla; c) la proporzione e il tipo di inerti. Per riconoscere la quantità di argilla presente e dei diversi inerti si effettua l'analisi granulometrica e la sedimentazione, che permettono di disegnare una curva che rappresenta la quantità percentuale dei diversi componenti, in base al diametro delle particelle componenti. Per riconoscere invece la qualità dell'argilla (vi sono infatti argille più o meno collanti) è necessario conoscere l'indice di plasticità (Limiti di Attemberg) o addirittura richiedere una diffractrometria ai raggi X in modo da conoscere oltre ai diametri dei grani anche la composizione chimica dei diversi componenti. Vi sono poi una serie di prove semplificate utili per un primo livello di valutazione della qualità del terreno per alcune specifiche caratteristiche. Esse servono per rilevare la presenza di materiale organico, sapere se il terreno sia più o meno sabbioso, limoso o argilloso e conoscere, con una buona approssimazione, il Tenore Ottimale d'acqua (TOA). Tali esami vengono quindi compiuti in condizioni limite dal punto di vista dell'attrezzatura, nella verosimile condizione di lontananza di strutture attrezzate, localizzate prevalentemente presso le città. Queste prove utili, ad esempio, per analizzare una terra estratta dal cantiere sono in parte di tipo sensoriale e dunque un parametro importante diviene l'esperienza dell'analizzatore. Esami di tipo sensoriale. Prevedono test di valutazione attraverso l'odore, il morso, il tatto, la vista, il colore e il lavaggio delle mani. Esami preliminari di qualità. Essi prevedono: l'analisi del ritiro, l'esame di penetrazione, l'esame del taglio, l'esame del tenore ottimale d'acqua (TOA), l'esame di sedimentazione semplificata e il test d'Emerson. Esami eseguiti sulla frazione fina dei terreno (vaglio <0.4). Essi prevedono: l'esame dello schiacciamento, l'esame di resistenza a secco, l'esame del cordone, l'esame del nastro (coesione). ∗ Capitolo ripreso da: Forlani M. C. (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli, Roma Bertagnin M. (1999), Architetture di terra in Italia, Edicom, Monfalcone (Gorizia) 3 1.2 – La storia L’arte del costruire in terra cruda conta ormai più di settemila anni. Tracce nell’uso di mattoni di fango sono riscontrabili nei resti della città di Gerico con datazione intorno al 6000 a.C., i primi mattoni colati entro stampi, trovati in siti neolitici in Anatolia e Grecia, si presume possano essere datati intorno al 5000 a.C., di costruzioni in terra realizzate senza cassaforma abbiamo ritrovamenti in Grecia risalenti al 3000 a.C.. Alle testimonianze materiali si affiancano quelle scritte in quanto sin nei primi trattati tecnici di architettura compaiono le specifiche costruttive legate alla terra cruda: Vitruvio stesso nel “De architettura” parlando dei mattoni descrive la realizzazione di mattoni crudi specificando le caratteristiche dell’argilla, le tecnica di realizzazione dei mattoni e le loro reazioni durante l’essiccazione naturale. Nel periodo post-rivoluzionario poi, in Francia, si produzione e diffusi saggi e studi sul recupero della tecnica del pisè con l’obiettivo di ottenere costruzioni rapide ed economiche per manifatture e villaggi rurali. 1.3 – La diffusione La costruzione in terra cruda è diffusa in gran parte del globo terrestre, in regioni climaticamente molto differenti tra loro, in zone costiere, nell'entroterra, in pianura e in aree montagnose o collinari. La versatilità del materiale terra, la sua reperibilità e adattività hanno permesso e sostenuto lo sviluppo di tecniche e modalità specifiche di ogni contesto. In aree caldo-aride con grandi escursioni termiche si ritrovano insediamenti compatti e volumi cubici con tetto a terrazza, con strade e vicoli coperti o comunque percorsi protetti dalle ombre portate dagli edifici. In zone temperate con normale piovosità si ritrovano volumi parallelepipedi isolati coperti con tetti sporgenti in grado di proteggere le murature dalla pioggia battente. In ogni regione si sono sviluppate diverse tipologie e tecniche costruttive a seconda del tipo di terra disponibile, del clima, dei materiali (legno, pietra, ecc.), della fauna e della flora locale (che forniscono additivi da aggiungere alla terra), delle diverse tradizioni costruttive. Le diverse applicazioni spaziano dalle pavimentazioni ai solai, dalle coperture alle pareti, sia portanti che di tamponamento. 1.4 – La riscoperta La riscoperta dell’architettura e della tecnologia in terra , in Europa ed in Italia è avvenuta in seguito a scambi di ricerche, studi ed esperienze costruttive di ricercatori, progettisti e docenti universitari. Tra gli eventi determinanti per la riscoperta di questa tecnica primi tra tutti i convegni internazionali che si sono tenuti, a partire dal 1972 sino ai nostri giorni, sulla storia e la conservazione dell'architettura di terra. Il cuore europeo di questa riscoperta è la Francia dove nel 1979, presso la scuola di Architettura di Grenoble, nasce CRATerre (centro di ricerca sulla costruzione in terra) associazione incaricata dal governo di definire un vasto programma di ricerca e sperimentazione riguardante lo stato dell’arte e il futuro delle costruzioni in terra. Nel 1981 il Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou (situato nel Beaubourg) organizzò una grande mostra internazionale avente per tema “Passato, presente e futuro 4 dell’architettura in terra”: questa mostra rappresentò la vetrina sull’intera Europa del rinnovato interesse per questa modalità costruttiva. Tappa importante della riscoperta è poi la firma nel 2001 dell’impegno dell’UNESCO per accelerare la diffusione, in seno alla comunità internazionale, delle conoscenze scientifiche e tecniche sull’architettura di terra in tre ambiti prevalenti: l’ambiente, l’economia e la produzione. 1.5 – La compatibilità ambientale La terra è un materiale da costruzione che, in virtù della sua versatilità, è in grado di porsi perfettamente in equilibrio con l'ambiente, inteso in una duplice accezione: - l'ambiente delle risorse umane. La terra si presta a realizzazioni accessibili a qualsiasi organizzazione produttiva, dalla più semplice alla più complessa; - l'ambiente delle risorse naturali. La terra è una risorsa facilmente reperibile nella gran parte dei contesti geografici e la varietà delle prestazioni ottenibili dalle diverse tecniche esecutive consente di produrre manufatti adatti a perseguire il risparmio energetico e il comfort in differenti contesti climatici. Un intero ciclo produttivo che coinvolge la produzione di manufatti in terra prevede inoltre bassissimi livelli sia nella sottrazione di materie dall'ambiente, sia nell'utilizzo di energia, sia nell'emissione di inquinanti e di scarti di lavorazione, sia infine nella dismissione. 2. LE TECNICHE COSTRUTTIVE IN TERRA CRUDA ∗ 2.1 - Classificazione delle diverse tecniche Si possono sostanzialmente distinguere tre diversi sistemi costruttivi in terra: - terra monolitica con funzione portante - muratura con funzione portante o di tamponamento - terra su struttura con funzione di tamponamento Queste tecniche si differenziano ulteriormente a secondo delle epoche e delle regioni in cui sono applicate. ∗ Capitolo ripreso da: Forlani M. C. (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli, Roma 5 2.2 – La terra impilata (Bauge, massone, cob, Wellerbau) Descrizione Si tratta di un sistema costruttivo per erigere murature portanti che prevede l'esecuzione di un impasto di terra paglia denso, che viene preparato e poi direttamente trasportato e impilato o gettato a costituire una muratura spessa, modellata a mano senza casseformi. Spesso l'esecutore sta in piedi sul muro e compatta insieme l'impasto con i piedi. La superficie viene poi parificata e raddrizzata tagliando eventuali parti in eccesso. Si tratta di un sistema che permette di eseguire murature molto solide e ben legate tra loro. La tecnica è utilizzata nello Yemen per costruire i famosi "grattacieli del deserto", palazzine che arrivano ai trenta metri d'altezza. In Europa questa tecnica si trova nel Devon Inglese, in Germania nella regione di Lipsia e Wéimar e nella Normandia e Bretagna francese. In Italia gli unici esempi di questa tecnica si trovano concentrati nell'entroterra della costa adriatica, nelle Marche e in Abruzzo. Preparazione e messa in opera La preparazione dell'impasto tradizionalmente veniva effettuata calpestando terra e paglia, attualmente può essere eseguita con il trattore, motofalciatori, miscelatori a elica o ad asse verticale. Le operazioni per la messa in opera sono: - sciogliere la terra e renderla lavorabile (allo stato plastico); - estrarre con il forcone una certa quantità di impasto; - aggiungere la paglia e mescolarla alla terra; - lasciare riposare l'impasto per qualche ora; - gettare queste parti di impasto una vicina e sopra all'altra fino a raggiungere la larghezza di muro desiderata; - compattare le diverse gettate camminandoci sopra; - raddrizzare se sporgono dallo spessore desiderato; - continuare con strati a 45' aumentando in lunghezza e in altezza fino a ca. 60 cm; - eseguire tutto il perimetro dell'edificio per una altezza pari a un "corso" di ca. 60 cm; - finito il corso aggiustare e raddrizzare i muri laterali con bastoni; - attendere l'essiccamento del corso; - eseguire, a muro quasi asciutto, il taglio delle parti in eccesso con pale apposite, affilate; - continuare con la gettata di un altro corso di pari altezza. Osservazioni Si tratta di una tecnica complessa che permette di non utilizzare legname né per la struttura, per i casseri o le casseforme dei blocchi. La gettata in opera delle murature senza guide lignee permette inoltre di ottenere qualsiasi forma del perimetro (in particolare curvature) e di controllare lo spessore della parete facilitando l'esecuzione di pareti rastremate verso l'alto. D'altro lato l'uso di un impasto plastico, e dunque molto ricco d'acqua, su grandi spessori comporta dei lunghi tempi di essiccamento e notevoli fenomeni di ritiro. Sono forse proprio queste le ragioni che hanno fatto si che questa tecnica sia la meno studiata in Europa, e quella sulla quale le ricerche di innovazione sono più scarse. 6 Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche Si tratta di un impasto plastico prevalentemente costituito da terra e paglia. La terra utilizzata deve avere una percentuale di argilla dal 10 al 20% (45-65% limo e 20-40% sabbia ovvero terre grasse spesso classificate come limonose-argillose). La quantità d'acqua contenuta nella terra varia dal 15 al 35%. La paglia di qualsiasi tipo deve essere in proporzione dall'1 al 3% in peso rispetto alla terra. - peso specifico: 900 - 1600 kg/mc - resistenza a trazione: ca. 6 bar (1/5 rispetto ad un cemento classico) - resistenza a compressione: ca. 15 bar (1120 rispetto ad un cemento classico) - calore specifico: ca. 1,0 kg/kgK - modulo di Young: ca. 2000-3000 bar Conclusioni Il bauge è adatto alla realizzazione di pareti portanti interne ed esterne. Per la capacità di accumulo termico e di regolazione dell'umidità dell'impasto è preferibile in interni o in regioni calde, o per pareti di accumulo dietro a serre. In particolare il sistema di costruzione si adatta in particolare all'esecuzione di pareti curve, organiche. È anche adatto alla realizzazione di pareti interne di tamponamento meno spesse, dalle dimensioni variabili, anche con nicchie interne. 2.3 - Terra Battuta (Pisé, Stampflehm) Descrizione Si tratta di una tecnica sviluppatasi in Medio Oriente e diffusasi dal Maghreb in Spagna e da qui in Europa, anche grazie ai trattati scientifici pubblicati da Francois Cointeraux alla fine del Settecento e poi tradotti in varie lingue, portando la diffusione di questa tecnica e dei suoi sostenitori in Svizzera, Germania, e anche in Italia, dove Giuseppe Del Rosso pubblica il fascicolo "Dell'economica costruzione delle case in terra". Edifici in pisé si trovano tradizionalmente soprattutto in Piemonte, tra le città di Alessandria, Tortona e Novi Ligure. Qui sono state edificate ville, palazzi, scuole, cascine ed edifici urbani, ancora oggi visibili, benché spesso vittime di restauri distruttivi. Preparazione e messa in opera In questa tecnica la preparazione del materiale e la sua messa in opera coincidono. Si tratta infatti di una tecnica tradizionale dove la terra stessa degli scavi veniva trasformata sul posto e compattata, messa in forma a costituire pareti "monolitiche". Recentemente si assiste ad un passaggio della complessità dal cantiere a luoghi distaccati di produzione. Un tentativo simile è stato tentato anche nel caso del pisé, con la prefabbricazione di setti di muro da assemblare con la gru in cantiere, velocizzando molto i tempi di messa in opera. Si tratta di prime sperimentazioni effettuate da Nicolas Meunier in Francia e Martin Rauch in Austria, ma ancora la velocizzazione dei processi di preparazione e messa in opera è prevalentemente affidata alla modernizzazione dei sistemi di casseratura e compattazione, come indicato in seguito. Le principali operazioni della messa in opera sono: - estrazione della terra; - eventuale vaglio e miscelazione con inerti; - verifica dell'umidità dell'impasto e stoccaggio; - montaggio dei casseri e verifica d'ortogonalità; 7 - travaso della terra nei casseri (in strati di circa 20 cm alla volta, la compattazione riduce il volume di circa 1/3); - distribuzione uniforme della terra; - compattazone con mazzerange o con compressori pneumatici; - sovrapposizione di un altro strato di terra; - smontaggio dei casseri, loro posizionamento laterale o superiore, verifica d'ortogonalità. ….. All'altezza dei solai è preferibile eseguire un cordolo in legno o armato con malta bastarda, trasskalk o cemento. Nel caso in cui vengano sovrapposti blocchi prefabbricati si usa una malta di terra o calce. Osservazioni Il pisé è particolarmente indicato in zone calde o con escursioni termiche g/n molto forti. Nelle zone fredde, con un buon isolamento ulteriore esterno, permette di accumulare il calore catturato da serre o prodotto da stufe durante il giorno, mantenendo una temperatura costante durante tutto l'arco della giornata. Si tratta di un materiale economico, conveniente nei casi di autocostruzione o di cantieri altamente specializzati e utilizzanti sistemi innovativi, come accade attualmente in Australia. Il pisé per sua natura è adatto per la costruzione di muri spessi (minimo 20 cm). È un muro monolitico e prende forma a seconda della disposizione dei casseri: solitamente essi sono rettilinei ma è possibile con dei casseri speciali effettuare varie forme (curve, tonde, ecc.), elementi decorativi e masse d'accumulo di calore. È possibile aprire ogni sorta di cavità od apertura posizionando nei casseri delle guide o delle casseforme rimovibili o a perdere (tipo infissi delle finestre). Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche La composizione prevalente dell'impasto è a base di terra magra e sabbiosa, con ghiaia o piccoli sassi che costituiscono lo scheletro rigido delle murature. Si tratta dunque di una terra magra, con una percentuale di argilla di circa il 10%, il 30-50% limo e il 40-60% sabbia. La quantità d'acqua contenuta nella terra varia dal 4 al 18%, circa il 12%. Per una buona compattazione la terra deve essere umida o un po' umida, se troppo secca o plastica la compattazione non può aver luogo. Una volta essiccata, le caratteristiche fisiche e meccaniche della muratura sono le seguenti: - peso specifico: 1800 - 2 100 kg/mc - resistenza a compressione: 1,8 KN/mq - calore specifico: ca. 1,0 kg/kgK - accumulo di calore: ca. 1800/2100 KJ/mcK Conclusioni La terra battuta è adatta alla realizzazione di pareti interne ed esterne sia portanti che di tamponamento, preferibilmente entro serre per sfruttare la sue capacità di accumulo termico e regolazione dell'umidità interna. In climi freddi è preferibile aggiungere in esterno uno strato di materiale più leggero per migliorare l'isolamento termico. 2.4 – Mattoni modellati a mano o in stampi (Adobe) Descrizione Si tratta di mattoni di terra cruda, formati a mano con o senza stampo, lasciati seccare al sole. Il mattone di adobe, utilizzato da millenni, è certamente uno dei primi materiali elaborati dall'uomo. Attualmente in diversi paesi la fabbricazione manuale di adobe è ancora pratica corrente, come in Egitto, in Mali, in Perù, ecc. L'adobe è un materiale flessibile, di facile produzione e messa in opera, che ben si adatta a condizioni di scarsità di mezzi e fonti 8 energetiche, richiedendo un'attrezzatura limitata. In alcuni paesi industrializzati, come il Nuovo Messico, l'a California e l'Australia, la produzione di adobe è entrata nei cicli produttivi industriali. In Italia i mattoni crudi sono ampiamente utilizzati nel Sud della Sardegna (con il nome di ladiri), in Calabria, Basilicata, e nella Pianura Padana e anche in alcune zone del Piemonte, dell'Abruzzo, delle Marche e della Toscana. Nel Centro e nel Nord Europa i mattoni crudi spesso sostituiscono il torchis nel riempimento degli edifici a struttura portante in legno. Preparazione e messa in opera La preparazione dell'impasto per i blocchi può essere eseguita in modo tradizionale calpestando l'impasto su un area ristretta o in modo meccanizzato con una "molazza" o preparando l'impasto su un area ampia con il trattore. L'impasto con paglia lunga è più difficile da meccanizzare, mentre l'uso di impasti più liquidi di sola sabbia e terra, con eventualmente piccole dosi di paglia tagliata fine, permette l'uso di Grosse betoniere trasportabili e la colatura dell'impasto direttamente dalla macchina a forme multiple con una notevole riduzione dei tempi di produzione dei blocchi. Produzione dei blocchi: - setacciare la terra per eliminare eventuali sassi o ghiaia; - mescolare la terra con acqua fino a raggiungere una consistenza molto plastica, quasi molle (ca 15-30%); - bagnare le forme; - cospargerle di sabbia per facilitare l'uscita del mattone; - posizionarle sul luogo dove avverrà l'essiccamento; - portare l'impasto sul luogo dell'essiccamento; gettare l'impasto nelle forme; - distribuire equamente l'impasto all'interno della forma; - comprimere leggermente gli angoli; - passare un'assicella o una riga sulla forma per eliminare l'impasto in eccesso; - sollevare con una leggera vibrazione la forma per riutilizzarla; - lasciare il mattone sul posto ad essiccare (ca una settimana, a seconda del clima, dopodiché voltare il mattone sul fianco per permettere l'essiccamento di tutte le facce); - sciacquare lo stampo; - posizionarlo a lato; - continuare il lavoro: gettare l'impasto, .... - verificare che la parte superiore del mattone sia secca (3-7 giorni a seconda del clima); - voltare il mattone sul lato ed attendere qualche giorno; - impilare i mattoni in uno spazio possibilmente ventilato. 9 La messa in opera è la stessa di una muratura in mattoni cotti. I mattoni vanno però solo leggermente bagnati (evitando di lasciarli a lungo a mollo) ed è preferibile utilizzare una malta a base di terra e sabbia, senza calce e assolutamente senza cemento. Se possibile prevedere nella produzione i mezzi mattoni, o è possibile dividerli in fase di messa in opera con un semplice martello o una sega. Adobe industriale Se la produzione classica di adobe resta manuale, attualmente la maggior parte dei produttori negli USA utilizza dei mezzi meccanici che variano dalla pala caricatrice, che cola il fango in numerose forme messe una affianco all'altra, passando per delle forme a 20 scompartimenti alimentate da una tramoggia sporgente (trèmíe depassable), fino alla fabbrica organizzata con una stazione di preparazione fissa e una gallina ovaiola mobile (pondeuse mobile) motorizzata che produce decine di migliaia di blocchi al giorni con solamente cinque uomini per l'organizzazione della produzione. Osservazioni L’adobe è adatto alla realizzazione di pareti portanti e di tamponamento sia interne che esterne. Per il loro scarso potere isolante e la loro buona capacità d'accumulo di calore sono da preferirsi nelle parti interne dell'edificio o dietro pareti vetrate. La realizzazione dei blocchi e la posa in opera a secco permette i vantaggi seguenti: - indipendenza da fonti energetiche; - indipendenza da attrezzature complesse; - facilità di produzione e di messa in opera; - facilità di calcolo dei costi del materiale; - facilità di calcolo dei tempi di messa in opera; - facilità e velocità di messa in opera; - buone capacità di accumulo dei calore; - molto economica nei casi di autocostruzione; svantaggi: - necessità di grandi spazi per lasciar seccare i mattoni; - necessità di preparare il materiale molto prima della messa in opera; - costosa se si utilizza mano d'opera qualificata o imprese edili. Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche Composizione: 15 -18% argilla (10 - 28% limo; 55 - 75% sabbia); 15 al 30% acqua La terra non deve essere troppo argillosa, ma priva di sassi, ghiaia e sostanze organiche, e va utilizzata allo stato molto plastico, quasi molle. Nell'adobe tradizionale alcune popolazioni aggiungono anche della paglia tagliata, che ne aumenta la resistenza a trazione e riduce il ritiro nel caso si lavori con una terra troppo argillosa (la quantità di fibre ottimale va dal 3 al 6% in peso). Peso specifico: ca. 1400 - 1600 kg/mc Resistenza a compressione: valore medio 4.25 - 2.25 MN/mq 20 bar 10 2.5 – Terra Griinlingen) estrusa o trafilata (mattoni industriali non cotti, Descrizione I blocchi estrusi o trafilati vengono prodotti con tutta l'installazione di produzione di una fabbrica di mattoni moderna, ad eccezione del forno (e delle camere di essiccamento artificiale). L’utilizzo di mattoni non cotti era pratica assai corrente nel passato e nelle culture tradizionali. Di fronte alla scarsità di energia e risorse spesso non era possibile garantire la cottura di tutti i mattoni, ed è frequente trovare delle costruzioni miste, dove i mattoni cotti vengono utilizzati per le parti più difficili (angoli, pilastri, ecc.) utilizzando quelli crudi per altre parti dell'edificio, o secondo una divisione netta e improvvisa ed apparentemente insensata, che lascia presupporre l'improvvisa penuria di risorse. Preparazione e messa in opera Le principali operazioni di realizzazione dei blocchi: - triturare la terra per renderla omogenea; - setacciare la terra per eliminare eventuali sassi o ghiaia; - mescolare la terra con il cemento nel caso di stabilizzazioni o con acqua nel caso l'umidità contenuta non sia quella ottimale richiesta; - riversare l'impasto nella macchina estrusatrice o trafilatrice; - tagliare i blocchi; - mettere i blocchi ad essiccare. Per la loro forte sensibilità all'acqua è importante non utilizzarli per pareti esposte all'acqua, ed eseguire il primo corso in mattoni cotti. La messa in opera è quella dei mattoni cotti. Osservazioni L’utilizzo dei mattoni non cotti permette un risparmio economico considerevole: un'inchiesta eseguita in Germania ha messo in luce che diverse ditte sarebbero disposte a vendere i mattoni crudi al 50% in meno rispetto a quelli cotti. Le ricerche eseguite in Francia sui mattoni forati stabilizzati dimostrano che rendono possibile un risparmio energetico di circa il 35-60% rispetto ai mattoni cotti. I risultati ottenuti attualmente sono piuttosto positivi anche se l'uso dei mattoni non cotti è ancora limitato e le ditte produttrici non sempre sono disponibili alla vendita dei mattoni crudi, in piccole quantità, dovendo interrompere il ciclo produttivo. Ciò fa sì che i prezzi restino ancora poco concorrenziali, e che spesso si ordino questi mattoni a ditte specializzate, che spesso non sono della zona, sovraccaricando il mattone crudo dei costi, energetici ed economici, del trasporto su lunghe distanze. Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche La terra deve essere priva di sassi, ghiaia e sostanze organiche e va utilizzata allo stato plastico. La sua composizione deve essere: argilla 14-18% (limo 10-35%, sabbia 55-75%), eventuali stabilizzanti e/o acqua. Caratteristiche fisiche e meccaniche: - Peso specifico: 1900 kg/mc - Resistenza a compressione: ca 3,9 N/mmq - Coefficiente di conduttività termica 0,35-0,73 W/m K Conclusioni Questi blocchi sono particolarmente sensibili all'umidità e alle infiltrazioni d'acqua, mutando le loro caratteristiche. Non sono dunque adatti alla realizzazione di pareti portanti. La loro grande capacità di accumulo termico e miglioramento del microclima interno li rende adatti alla realizzazione di pareti interne di tamponamento. 11 2.6 - Blocchi compressi e blocchi battuti (BTC, BTCs, Lehmsteine, Massívlehmsteine, ecc.) Descrizione Un altro sistema di produzione industriale di mattoni è quello dei blocchi compressi. Si introduce in una pressa avente delle forme di dimensioni ridotte, della terra leggermente umida. Tramite un sistema di leve, camme, bielle o pistoni idraulici si applica sulla terra una forza di compressione che produce una diminuzione del volume di circa la metà. Dopo essere uscita dalla forma, si ottiene un blocco denso di buona finitezza, simile dal punto di vista dell'aspetto ai mattoni cotti pieni, e che offre gli stessi vantaggi di versatilità nella messa in opera. L'apparizione del mattone compresso sul mercato è recente, le tracce della sua utilizzazione nella storia sono eccezionali. Negli ultimi 40 anni si sono fatte diverse sperimentazioni sulle attrezzature per la produzione. Attualmente si possono acquistare macchine di piccole dimensioni che eseguono la setacciatura, l'impasto con inerti e stabilizzanti e la compattazione continua di blocchi che escono su un nastro trasportatore. Preparazione e messa in opera Le operazioni necessarie alla realizzazione dei blocchi: - triturare la terra per renderla omogenea; - setacciare la terra per eliminare eventuali sassi o ghiaia; - mescolare la terra con il cemento nel caso di stabilizzazioni o con acqua nel caso l'umidità contenuta non sia quella ottimale richiesta (queste operazioni complicano molto la produzione); - riversare la terra nella pressa; - eseguire la pressione; - togliere la pressione; - mettere il blocco ad essiccare in luogo protetto e ventilato (per la stabilizzazione è preferibile mantenere una certa umidità costante, anche coprendo con un telo). Non sono necessarie attrezzature particolari ed è sufficiente uno spazio ridotto per stoccare i mattoni. La produzione va invece effettuata in modo che non affrontino il gelo prima di essere asciutti. Osservazioni Fabbriche "chiavi in mano", disponibili attualmente, producono dei blocchi dalle caratteristiche equivalenti ai prodotti in terra cotta. Nel migliore dei casi, i blocchi stabilizzati al cemento consumano dal 35 al 60% in meno di energia dei mattoni cotti. L'affidabilità di questi sistemi e il vantaggio economico reale continuano ad essere l'oggetto di diverse ricerche. Nel campo della pressione da esercitare sulla materia durante la fase di formatura, numerose esperienze condotte da diversi centri di ricerca e laboratori hanno chiaramente dimostrato che 2 N/mq danno una qualità accettabile, mentre 4 N/mq danno dei mattoni o blocchi di qualità assolutamente soddisfacente. Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche Composizione: 8 - 30% argilla 10 - 25% limo 25 - 80% sabbia 0 - 40% ghiaia 4 - 18% acqua la terra non deve essere troppo argillosa, ma priva di sassi, ghiaia e sostanza organica, e va utilizzata allo stato umido, quasi secco. - pressione ottimale di compressione: 2 - 4 N/mmq - peso specifico: ca. 1900 - 2200 kg/mc - resistenza a compressione: valore medio 1 - 4 Mpa 5/20 bar 12 Conclusioni Per la loro resistenza a compressione e alle intemperie sono da consigliarsi nella costruzione di pareti portanti, anche senza intonaco esterno, o per pareti portanti interne dietro a serre. Hanno ottime capacità di accumulo di calore ma scarso potere di isolamento termico. 2.7 – Torchis (Strohlehm, wattle and daub) Descrizione Impasto plastico di terra e paglia utilizzato per rivestire una griglia in legno, bambù o rami di salice o nocciolo, fissata alla struttura portante. In Europa veniva e viene utilizzato per rivestire i muri delle costruzioni a ossatura lignea (Colombage o Fachwerkhaus). È una tecnica costruttiva antica molto diffusa. Si trova nell'Africa del Sud e del Nord-Ovest, in Indonesia, in Africa del Sud-Est, in Cina e in Giappone. In Occidente si è diffusa dal Centro Europa verso il Nord e l'Est Europa, nonché in America del Nord e sulla costa Est dell'America Latina. In Giappone questa tecnica era tradizionalmente utilizzata ed è ancora molto diffusa per la nuova costruzione essendo considerata materiale nobile in quanto usato tradizionalmente per la costruzione di edifici rituali come i templi e le case del té. Preparazione e messa in opera Tradizionalmente l'impasto veniva preparato calpestandolo direttamente sul terreno; attualmente è possibile lavorarlo a terra con trattori o motofalciatori modificati o all'interno di miscelatori ad asse orizzontale (con pale metalliche montate su una vite senza fine) o ad asse verticale. Nella preparazione meccanica è preferibile smagrire la terra con sabbia e utilizzare paglia tagliata. In alcuni paesi europei (ad esempio in Francia e Germania) è possibile acquistare gli impasti pronti per l'uso. Per la preparazione manuale le fasi sono: - miscelare la terra con acqua (e se necessario con sabbia o eventuali stabilizzanti) fino a raggiungere una pasta plastica e omogenea; - mettere la paglia a bagno per qualche ora; - estrarre la paglia dall'acqua e lasciare colare l'acqua in eccesso; - aggiungere la paglia umida alla terra; - rimestare o calpestare la terra e la paglia finché la paglia non sia totalmente immersa nella terra e verificare l'omogeneità dell'impasto; - mettere l'impasto a riposare sotto un telo di plastica (min 6 ore max. 2 settimane). Per la preparazione meccanica le fasi sono: - versare l'acqua nella macchina; - aggiungere la terra ed eventuali stabilizzanti o sabbia se troppo grassa; - verificare che la terra sia impastata in modo omogeneo; - aggiungere le fibre: paglia lunga, tagliata e/o altro; 13 - lasciare mescolare a lungo; - estrarre l'impasto; - mettere l'impasto a riposare sotto un telo di plastica (min 6 ore max. 2 settimane). La messa in opera è piuttosto laboriosa per l'esecuzione della maglia di base e per l'applicazione, ma non è indispensabile la presenza di mano d'opera esperta, è sufficiente la presenza della supervisione di un tecnico specializzato. L'applicazione dell'impasto sulla struttura può essere eseguita a mano (nel caso di impasti densi, argillosi con paglia a fibre lunghe, su strutture a maglia rada e grandi spessori) o con la cazzuola (nel caso di impasti meno densi, magri a fibre corte, su strutture fitte). Sono state fatte alcune sperimentazioni per applicare il torchis con una pompa pneumatica a spruzzo (Francia e Costa d'Avorio). Osservazioni Notevoli ricerche ed innovazioni sono state fatte dal punto di vista del processo di produzione; restano invece ancora da studiare nuovi sistemi per velocizzare la messa in opera. Inoltre resta ancora faticosa e lenta la preparazione della struttura d'appoggio: in Perù e in Brasile sono stati fatti degli studi per realizzare dei pannelli prefabbricati con struttura portante e secondaria, da montare a terra per sollevare e fissare tutta la parete. Questi telai sono pronti per essere poi riempiti in torchis. Il torchis per sua natura è un impasto piuttosto pesante e di esile spessore (20 cm max.), è quindi particolarmente indicato per pareti interne o per pareti decorative. Sviluppando un sistema modulare rapido e flessibile per la struttura d'appoggio e con la tecnica a spruzzo potrebbe essere possibile costruire pareti curve o dalle forme complesse. Nel campo del restauro e della ristrutturazione è un materiale di uso piuttosto corrente, anche se spesso viene sostituito da mattoni cotti o blocchi di cemento. Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche Si tratta di un impasto plastico prevalentemente costituito di terra e paglia. La terra utilizzata deve avere: 10-20% argilla (45-65% limo e 20-40% sabbia ovvero terre grasse spesso classificate come limonose-argillose) 15-35%, acqua 15-35%, paglia di qualsiasi tipo; meglio a fibre lunghe. d'orzo, invecchiata di almeno un anno, stoccata in balle rotonde - peso specifico: 900 - 1600 kglmc - resistenza a trazione: ca 6 bar - resistenza a compressione: ca. 15 bar - calore specifico: ca. 1.0 kg/kgK - modulo di Young: ca. 2000 - 3000 bar Conclusioni Il torchis è adatto alla realizzazione di pareti interne ed esterne di tamponamento, di soffitti e in particolare di pareti decorative ed elementi scultorei. Per la buona capacità di accumulo di calore e di inerzia del materiale è consigliabile nelle parti esterne dell'edificio, dietro un altro materiale isolante. La struttura della sua applicazione rende difficile ottenere grandi spessori (max. 20 cm), per problemi di ritiro ed essiccamento. Un torchis alleggerito con molta paglia (ca. 900 kg/mc) può offrire con questi spessori un discreto isolamento anche da solo. 2.8 – Terra paglia (Leichtlehm, terrepaille) Descrizione Si tratta di paglia dalle fibre lunghe bagnata con terra liquida (barbottina) per immersione o per aspersione e gettata tra due casseri. Qui viene leggermente compressa e messa in forma secondo lo spessore del muro voluto. La terra ha la sola funzione di ricoprire e tenere insieme la paglia. La terra paglia è una rielaborazione della tecnica tradizionale del "torchis" per il riempimento dei muri delle case a struttura portante in legno ("colombage" o "Tachwerkhaus"). Può essere anche ricondotta alla tecnica tradizionale del bauge, ma in questo caso l'impasto terra-paglia assumeva anche funzioni portanti. 14 Preparazione e messa in opera Le fasi principali della preparazione sono: - setacciare la terra qualora sia ricca di pietre, con un setaccio a maglia grossa (ca. 1 cm); - immergerla nell'acqua (circa 1 parte di terra per 3 parti d'acqua), lasciare riposare almeno dodici ore; - rimescolare la terra messa a bagno precedentemente (barbottina); - aprire le balle di paglia e immergere la paglia nella barbottina; - rimestare brevemente la paglia nella barbottina con i piedi, con un forcone o altro; - verificare che ogni fuscello sia ricoperto di un leggero strato di barbottina senza che si creino delle concentrazioni di liquido; - estrarre la paglia con un forcone facendo colare il liquido in eccesso; - accatastare la terra-paglia su un foglio di cellophane in un cumulo verticale; - ricoprire con un foglio di plastica; - lasciare riposare dalle 6 alle 24 ore (è possibile anche lasciare riposare la terra più a lungo. La terra e paglia che si fosse eventualmente seccata può essere umidificata con acqua o barbottina). Operazioni per la messa in opera: - fissare i distanziatori alla struttura, nel caso sia interna; - fissare i casseri alla struttura o ai distanziatori, anche semplicemente con delle viti; - inserire la terra e paglia a strati non maggiori di 20 centimetri; - distribuire la terra paglia nei casseri uniformemente; - verificare che non rimangano interstizi vuoti; - comprimere leggermente la terra e paglia con un bastone spingendola nei punti più difficili e negli angoli; - quando il cassero è completato può essere rimosso immediatamente, (è preferibile però aspettare qualche ora prima di proseguire in verticale ulla stessa parte di muro). Per la struttura è consigliabile evitare delle parti in legno a meno di 3-4 centimetri dalla superficie del muro, meglio in quel caso lasciarli a vista (lo spessore minimo della terra paglia perché abbia consistenza è attorno ai 5 cm). Prima di incominciare il riempimento in terra la struttura è totalmente montata; è preferibile inoltre aver già montato il tetto. Il suo peso può provocare dei movimenti di assestamento della struttura che possono provocare delle fessurazioni nelle pareti; è importante prevedere in ogni caso una protezione in caso di pioggia durante i lavori. Osservazioni La terra-paglia permette di tamponare una struttura portante esistente o di nuova fattura rapidamente, con un materiale di facile preparazione ed ottenendo un discreto isolamento termico, senza dover ricorrere ad altri materiali. Con due soli materiali si può rispondere a tutte le esigenze costruttive: il legno per la struttura portante, la terra-paglia per l'isolamento termico e acustico di pareti, soffitti e sottotetti. La terra-paglia inoltre garantisce la conservazione naturale del legno, specialmente se questo è avvolto. 15 Per cantieri urbani o di piccole dimensioni realizzati da imprese si ricorre più spesso attualmente attualmente ai prefabbricati in terra-paglia. Costituzione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche La terra deve essere molto argillosa e non deve contenere materia organica e sassi ed essere così costituita: 20-25% argilla, più del 35% acqua. La paglia, presente in una percentuale del 4-8 % in proporzioni in peso rispetto alla terra, può essere di qualsiasi tipo, purché resistente a trazione e tubolare (in modo che crei dei piccoli vuoti all'interno del muro per migliorare l'isolamento). Meglio a fibre lunghe, d'orzo, invecchiata di almeno un anno. - peso specifico: 600 kglmc (da 300 a 1000 kg) Conclusioni Per il buon isolamento termico è particolarmente indicata nelle pareti esterne dell'edificio, in spessori attorno ai 30 cm. La sua leggerezza la rende indicata anche nella costruzione di tramezzi ove non si voglia caricare troppo la soletta. È anche indicata come isolamento dei sottotetti o dei soffitti. 2.9 – Terra legno (Holzlehm) e Terra minerale (Mineralleichtlhem: Blahton, Bims) Descrizione Si tratta di una variazione della terra-paglia. La paglia viene sostituita da inerti organici (scaglie di legno) o minerali (argilla espansa, pomice, vetro riciclato espanso). La terra utilizzata allo stato liquido-plastico ha l'unica funzione di ricoprire e tenere insieme gli inerti. L’impasto non ha funzione portante e prende la forma dei casseri (rimovibili o a perdere) nei quali viene riversata e leggermente compressa. Osservazioni Rispetto alla terra-paglia questi impasti di terra alleggerita rappresentano una buona innovazione dal punto di vista della composizione e del processo di produzione (il processo di assemblaggio resta lo stesso). Entrambe le soluzioni presentano il vantaggio di lavorare con materiale di dimensioni ridotte e facilmente manipolabile, a differenza delle lunghe fibre della paglia che presentano sempre dei problemi utilizzando dei miscelatori meccanici. Vantaggi (inerti vegetali): La scaglie di legno permettono di utilizzare un materiale di scarto, con costi ridotti e contribuendo al suo riciclo. Le fibre di legno inoltre utilizzate secche vengono inumidite con la pasta di terra assorbendola rapidamente ed incollandosi tra loro. Il nucleo delle scaglie resta asciutto, l'essiccamento della massa avviene dunque rapidamente. Questo consente la costruzione di pareti di grandi spessori (fino a 50 cm). La struttura stessa delle scaglie, irregolare e di dimensioni attorno ai 5 cm, fa sì che esse si sovrappongano lasciando dei piccoli interstizi vuoti che, come piccole carriere d'aria, aumentano la capacità isolante del muro, alleggerendo ulteriormente il già leggero peso del legno. Vantaggi (inerti minerali): Gli inerti minerali non sono sensibili all'umidità e consentono così di lavorare anche in punti in cui possono verificarsi rischi di condensa, come ulteriore isolamento di basamenti in pietra o come base per i pavimenti del piano terra. Sono semplici da preparare ma richiedono una quantità maggiore di terra nell'impasto. Questi aggregati sono però spesso costosi ed energivori, come nel caso dell'argilla espansa. È attualmente in studio la fabbricazione con gli scarti di vetro riciclato delle sferette espanse. 16 Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche meccaniche La terra (20-25% argilla, 20-35% acqua) deve essere molto argillosa e non deve contenere materia organica e sassi. Le scaglie di legno devono avere dimensioni varie attorno ai 5-6 cm massimo. Gli inerti minerali (argilla espansa, pomice in sferette, vetro riciclato espanso, ecc.) devono avere diametro ca. 0,5 cm. - peso specifico: ca. 600 kg/mc (da 300 a 1000 kg) 2.10 – Terra di riempimento Descrizione Impiegata allo stato secco la terra (e la sabbia) riempie ogni sorta di contenitore e partecipa alla struttura della costruzione. Si tratta di tecniche sperimentali attualmente utilizzate prevalentemente per gli interventi in situazioni di emergenza e per sistemi di habitat temporaneo. Preparazione e messa in opera Terra inserita in sacchi o tubi di tela - La stabilità e la forma del contenitore leggero sono assicurate dalla massa e dal peso della terra. I sistemi sono utilizzati prevalentemente per l’habitat temporaneo. Terra versata tra tessuti e grigliati - Il primo sistema è utilizzato prevalentemente in zone sismiche per habitat temporaneo. Il secondo è diffuso in tutto il mondo (torchis) ed ha attualmente una nuova riscoperta Terra raccolta in scatole e recipienti vari - I sistemi sono utilizzati prevalentemente per l’autocostruzione o habitat temporaneo. 3 – ARCHITETTURA IN TERRA CRUDA IN CALABRIA ∗ 3.1 – Composizione e utilizzo del crudo In Calabria accanto alla presenza del mattone, che si configura come il prodotto più eccelso della cultura del crudo, esistono numerose altre espressioni del materiale argilloso, prevalentemente adoperato allo stato plastico ed opportunamente miscelato con inerti naturali, assumendo, nelle varie realtà regionali, differenti termini esplicativi dipendenti anche dalla diversa composizione e combinazione degli elementi. È generalmente noto infatti come crita in tutta la regione, ma in particolare è chiamato: “taiu” nell'area del Vibonese ed alle falde delle Serre orientali, “palaccu” e “rugado” sul rilievo del Poro, “stiarru” in alcuni paesi dell'Alto Mesima, “sanzu” a nord del fiume Savuto, “zanca” sul versante della Catena Paolana prospiciente la Valle del Crati, “maddu” nelle aree collinari e costiere della Calabria reggina. Le murature di mattoni crudi Diffuso in tutta la regione il mattone di terra cruda è noto come “mattunazzu” nella valle del Crati, con il termine “bresta” o “vresta” nel centro-sud della regione, in isolate località della costa ionica (Siderno) e in aree più estese del versante tirrenico (piana di Gioia Tauro, ∗ Capitolo ripreso da: Cavalcanti O., Chimirri R. (1999), Di fango, di paglia,…, Architetture in terra cruda in Calabria, Rubbettino, soneria Mannelli (CS) 17 Alto Mesima, promontorio del Poro, Vibonese, Lametino), il termine “bisola”, è invece ricorrente nell'area dello Stretto. Nonostante comunque le differenze di natura terminologica, la realizzazione del mattone si basava sostanzialmente su identiche metodologie applicative e continuò ad essere esercitata fino a qualche decennio fa, sia in ambito urbano che rurale. Le dimensioni del prodotto variavano in base all'area di appartenenza; nel Vibonese e sul rilievo del Poro si riscontrano i manufatti più grossi dal formato di cm 38x18x16, sul versante nordoccidentale della valle del Crati e nel Lametino le misure si aggirano intorno ai cm 30x15x15 mentre lungo il litorale Reggino le dimensioni sono più contenute con cm 27x14x12. Il legante era inevitabilmente lo stesso sterro trattato però con sola acqua, mentre gli eventuali interstizi erano colmati con pezzi di mattoni cotti a cui si aggiungevano, in casi sporadici, piccole pietre di fiume aventi comunque il compito di livellare la superficie; malte composte anche da stabilizzanti artificiali come calce e cemento sono state utilizzate nel territorio compreso tra Villa S. Giovanni e Reggio ed in qualche struttura del Lametino dove si riscontrano inoltre ricorsi orizzontali realizzati con mattoni cotti. Le murature di pietra e fango Tra le metodologie applicative del crudo presenti in Calabria le murature di pietra e fango hanno rivestito un ruolo considerevole e furono utilizzate indifferentemente sia nell'edilizia rurale di tipo agro pastorale che nell'ambito degli insediamenti urbani, interessando diversi territori del versante tirrenico e di quello ionico nonché numerose aree interne. La particolarità della loro struttura è consistita nell'utilizzo del fango come legante, con rilevanti vantaggi, rispetto all’uso delle altre malte, sia in termini pratici che economici, grazie all'immediatezza del materiale argilloso ed alla sua facile adattabilità. Il fenomeno che ha riguardato diverse tipologie architettoniche dalle dimensioni sempre contenute, è stato differenziato dall'uso di pietrame eterogeneo proprio di ogni luogo presentando però sistemi costruttivi abbastanza similari. La miscela, prodotta in apposite vasche realizzate nei pressi della costruzione, era costituita da un impasto di acqua ed argilla arricchita spesso con materiale sabbioso e piccole percentuali di calce che definivano la malta come «bastarda». Il suo processo di lavorazione molto simile a quello dell'impasto dei conci, richiedeva anche in questo caso molta scrupolosità esecutiva necessaria al raggiungimento dei requisiti colloidali che avrebbero assicurato la stabilità dell'opera. L’uso del legno nelle murature La presenza del legno nelle strutture edilizie ha sempre avuto un molti di primaria importanza. Facile da recuperare tra le grandi estensioni di boschi, il legno veniva grossolanamente squadrato, fatto asciugare e quindi utilizzato nelle fabbriche dove la connessione con le strutture murarie si effettuava attraverso un semplice incastro tra le parti, senza particolari accorgimenti tecnici. Il sistema presentava però numerosi inconvenienti. Gli eventi sismici che sempre più spesso tartassavano la regione tendevano infatti con le loro azioni a sfilare le travi dai muri ed a far esercitare dalle stesse un incessante martellamento causandone il crollo. Le testate delle travi, inoltre, avvolte nella muratura spesso anche umida, si infracidivano facilmente mettendo in pericolo l'intero solaio. Cominciano così ad essere utilizzati sistemi ancora rudimentali di consolidamento, aventi lo scopo di risolvere i problemi sopra descritti. Il terribile terremoto dei 1783, che sconvolse gran parte della Calabria causando la distruzione di interi paesi, evidenziò però come gli accorgimenti usati fino ad allora, pur riducendo a volte i danni, si dimostravano ancora poco incisivi di fronte alla forza tellurica. Nacque così la necessità di provvedere ad un migliore collegamento tra strutture orizzontali poste o quote diverse, che si pensò di realizzare attraverso una solida armatura in legno elasticamente sismoresistente, corrispondente all’intero scheletro 18 dell’edificio da costruire e ben collegata ad una muratura accuratamente impaginata. La soluzione si diffuse soprattutto negli agglomerati urbani ed interessò indifferentemente sia abitazioni più umili, ad uno o due piani, che costruzioni aristocratiche ed industriali le cui strutture complesse richiedevano studi accurati per il posizionamento dei legnami e per la funzionalità del sistema in caso di sisma. Le tramezzature interne Le tramezzature interne, notevolmente snelle, venivano realizzate quasi sempre attraverso una combinazione tra elementi vegetali e materiale argilloso allo stato informe direttamente in opera. I solai Nel nuovo sistema costruttivo post-terremoto, i solai diventarono importanti elementi strutturali di collegamento orizzontale tra le murature. Opportunamente connessi ai cordoli perimetrali in legno, garantivano un legame più stretto tra murature prive di qualsiasi raccordo se non angolare. La loro struttura, realizzata anch'essa in legno di castagno o quercia, era composta da travi maestre parallele, del diametro di circa 25 cm con interasse di un metro, sulle quali venivano inchiodate tavole formanti l'assito, aventi una larghezza intorno ai 15 cm ed uno spessore costante di 3~4 cm. Una volta realizzati gli elementi portanti, che in alcune abitazioni non subivano ulteriori integrazioni, si procedeva solitamente alla stesura della pavimentazione, fissata sopra uno strato di argilla leggermente inumidita che fungeva sia da legante che da isolante termico. Le coperture Le coperture rispecchiavano la linearità delle tipologie edilizie, presentandosi semplici ed essenziali nella struttura, con gli spioventi impostati secondo le linee di confine murario, che nei centri abitati generavano spesso sovrapposizioni ed intrecci. Raro era l'uso delle capriate, utilizzate soprattutto per edifici isolati di ampia volumetria; nella maggior parte dei casi le travi maestre poggiavano direttamente sui muri perimetrali o di spina rialzati secondo quella giusta inclinazione necessaria al defluire delle acque, che solitamente coincideva con tiri quinto della luce da coprire. Il diametro delle travi principali, era di circa 20 cm; su di esse si impostava la struttura più leggera costituita da arcarecci di diametro intorno ai 7 cm su cui venivano appoggiati i coppi. Cordoli perimetrali in legno e travi funzionanti come tiranti solidarizzavano la struttura, garantendo anche alle quote più alte il collegamento tra le murature, secondo il principio delle costruzioni antisismiche. 3.2 – Le tipologie edilizie In Calabria l’uso del crudo nelle costruzione è abbastanza diversificato. Nelle aree particolarmente interessate al fenomeno, il crudo fu utilizzato indifferentemente nelle costruzioni rurali e nell'edilizia urbana, da poveri e benestanti. Senza particolari artifizi di alta preziosità strutturale e decorativa, ma con interessanti applicazioni tecnologiche e formali, compare in abitazioni a schiera di varia fattura, palazzotti isolati, edifici industriali, muri di cinta, muri di contenimento, mura difensive e case coloniche che, nonostante la loro vecchiezza, ancora oggi è possibile apprezzare, a testimonianza della sorprendente resistenza di questo materiale. 19 Il casolare Appartenente al mondo rurale può essere considerato la costruzione di fango più diffusa e maggiormente diversificata, che simboleggia il possesso da parte del contadino di una proprietà non molto estesa. La sua organizzazione planimetrica può essere semplice o complessa, in base alle diverse esigenze familiari ed alle rispettive possibilità economiche. Le costruzioni più elementari sono caratterizzate da un unico ambiente, non molto ampio, adibito a pranzo, cucina e zona letto, a cui spesso sì aggiunge una piccola appendice, bassa ed angusta, per il ricovero di piccoli animali. La masseria Espressione di una realtà rurale dominata dal proprietario o affittuario di un grosso appezzamento di terra, si distingue per la complessa articolazione planimetrica, caratterizzata da costruzioni interdipendenti che ruotano intorno ad un edificio centrale, più grande ed importante, che funziona come fulcro d'insieme. Il fabbricato, dimora del massaro, è costruito quasi sempre a due piani ed emerge dall'intorno edilizio per regolarità compositiva ed un giusto equilibrio delle parti. Il piano terra è occupato dai locali adibiti a pranzo, cucina e magazzino, mentre il livello superiore, raggiungibile con una scala interna o attraverso uno scalone posto sulla facciata, ospita le camere da letto. Le abitazioni urbane Le abitazioni sono caratterizzate prevalentemente da varie forme di tipologia a schiera e qualche palazzotto isolato. Tra le costruzioni a schiera, quelle ad un solo livello appaiono piccole ed anguste, formate da un unico ambiente polivalente nel quale persone ed animali vivevano a stretto contatto, dividendo piccoli spazi, limitati da leggere pareti di canne e paglia intrecciata, ricoperte di argilla. La conformazione delle unità abitative a due livelli si presenta invece leggermente più articolata. Gli ambienti, posti a livelli differenti e collegati tra loro da semplici scale interne, venivano utilizzati per funzioni diverse. Le abitazioni a schiera impostate su tre livelli sono molto meno numerose ed appartengono di solito a famiglie di artigiani che adibivano il vano inferiore a bottega riservando gli ambienti posti più in alto ai diversi usi domestici. Era frequente in questi casi, quando la conformazione del terreno sì presentava scoscesa, che la costruzione si trovasse da un lato accostata al terreno, per consentire l'apertura verso l'esterno su due quote diverse. Gli edifici aristocratici, in cui l'uso del crudo compare soltanto nei piani alti, si distinguono nettamente dal minuto intorno edilizio e presentano un'articolazione planimetrica molto più complessa, con un maggiore numero di stanze. Realizzati molte volte a terrazze, secondo l'andamento del terreno in declivio, sviluppano dai tre ai quattro piani in altezza serviti da ampi scaloni interni costruiti con materiali lapidei. Il piano terra è solitamente occupato dai magazzini, nei piani intermedi sono sistemate le camere da letto e poche stanze di rappresentanza, mentre l'ultimo livello è adibito a pranzo-cucina, con spazi riservati alla servitù. 20 4 – COSTRUIRE IN TERRA CRUDA IN ITALIA OGGI 4.1 – Riferimenti normativi Ci sono molte resistenze al reinserimento dell’uso del materiale terra nei testi correnti e quindi alla puntualizzazione di una normativa e alla definizione di standards; molti paesi comunque hanno iniziato da tempo riflessioni sui vantaggi (economici, ecologici, energetici) di questi sistemi costruttivi. Si riportano di seguito alcuni dei riferimenti principali per la definizione di norme utili a regolare la costruzione di “terra”! U.S.A. • Dal 1941 l’ufficio nazionale degli standard ha studiato su cinque casi di costruzioni in terra la permeabilità all’acqua, il trasferimento del calore e il comportamento strutturale, pubblicando un rapporto dettagliato. • Due anni più tardi sono stati pubblicati dei “codici di buona pratica e di specifiche tecniche” sulla costruzione in mattoni di terra. • Attualmente la costruzione in adobe è integrata nei codici di costruzione nazionali (Uniform Building Code Standards) • Nel 1983 alcuni stati hanno regolamentato la costruzione in pisé, in blocchi compressi, e in zolle. Francia • Dalla ricostruzione a seguito della seconda guerra mondiale sono stati pubblicati tre testi ufficiali: REEF DTC 2001, 1945 • Per il progetto dell’Isle d’Abeau (63 alloggi) è stato preparato un quaderno di raccomandazioni speciali; Germania: • È uno dei prima che ha elaborato delle norme DIN a partire dal 1944. E il 1956. Nel 1971 sono stati ritirati perché giudicati superati.le norme coprono le tecniche del: pisé, blocco compresso, adobe, terra paglia, torchis. • La letteratura tedesca abbonda di manuali di costruzione molto dettagliati e pratici. • Nel 1981 sono state integrate le norme DIN per le caratteristiche termiche Ad oggi non è possibile realizzare costruzioni in terra cruda in Italia non essendo, questo sistema costruttivo, menzionato dalla legge febbraio 1974, n. 64. Riferimento normativo principale è la LEGGE 24 dicembre 2003, n.378 DISPOSIZIONI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’ARCHITETTURA RURALE (Finalità) 1. La presente legge ha lo scopo di SALVAGUARDARE E VALORIZZARE le tipologie di architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici o fabbricati rurali, presenti sul territorio nazionale, realizzati tra il XIII ed il XIX secolo e che costituiscono testimonianza dell'economia rurale tradizionale. (Programmazione) a) definizione degli INTERVENTI NECESSARI PER LA CONSERVAZIONE degli elementi tradizionali e delle caratteristiche storiche, architettoniche e ambientali degli insediamenti; b) PREVISIONE DI INCENTIVI volti alla conservazione dell'originaria destinazione d'uso degli insediamenti. È però all’iter amministrativo di una apposita commissione parlamentare la Proposta di legge Nazionale: 21 PROVVEDIMENTI PER LE COSTRUZIONI IN TERRA CRUDA (Finalità) Promuovere e sostenere l'edificazione in terra cruda, sia ATTRAVERSO LA TUTELA, il recupero e la valorizzazione del patrimonio costruito, sia ATTRAVERSO L'INCENTIVAZIONE ALLA PRODUZIONE, in determinate aree geografiche, di manufatti che meglio possono rispondere alle attuali esigenze di sviluppo sostenibile, di risparmio e controllo energetico, di miglioramento della salubrità e del microclima degli ambienti confinanti. (Definizione) Per "edificazione in terra cruda" si intende L'INSIEME DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE, TRADIZIONALI O INNOVATIVE, che utilizzano elementi gettati in opera o sagomati con procedimenti manuali o meccanizzati, IMPIEGANTI COME MATERIA PRIMA TERRE ARGILLOSE con possibilità di aggiunta di stabilizzanti e fibre naturali, essiccati senza processi di cottura e impiegati sia per strutture portanti che per elementi di completamento o di finitura. Alcune regioni nel frattempo hanno avviato un processo di tutela speciale e la definizione di incentivi al recupero e alla valorizzazione del patrimonio di terra Legge REGIONALE - 15 FEBBRAIO 2001 - n. 5 pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo anno XXXII - n. 6 (09.03.2001) Individua e valorizza le costruzioni in terra cruda in quanto testimonianze storiche della cultura abruzzese Legge REGIONE ABRUZZO n. 17/97 DISPOSIZIONI PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DELLE CAPANNE A THOLOS E DELLE CASE IN TERRA CRUDA Legge REGIONALE - 11 OTTOBRE 2002 - n. 22 Modalità di calcolo per l'applicazione dei parametri urbanistico-edilizi ai fini del miglioramento dei livelli di coibentazione termo-acustica e del contenimento dei consumi energetici. PROVVEDIMENTI PER LE COSTRUZIONI IN TERRA CRUDA Ultima in ordine di tempo e molto interessante nell’approccio al problema e nelle declinazioni che propone è Legge regionale Piemonte - 16 gennaio 2006, n. 2 NORME PER LA VALORIZZAZIONE DELLE COSTRUZIONI IN TERRA CRUDA (Finalità) La Regione Piemonte con la presente legge persegue la conservazione e la valorizzazione delle costruzioni in terra cruda ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DELLA CONOSCENZA DEL PATRIMONIO ESISTENTE ED IL SOSTEGNO FINANZIARIO DI INTERVENTI DI RECUPERO volti ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione delle costruzioni stesse. (Censimento) I comuni effettuano il censimento delle costruzioni in terra cruda esistenti e relative pertinenze. (Sostegno alle attività di censimento, ricerca e formazione) La Regione promuove il censimento nonché lo sviluppo di progetti di ricerca e dell’attività di formazione sulle tecniche di edificazione e di recupero delle costruzioni in terra cruda ed 22 assicura la divulgazione dei risultati delle iniziative attivate. (Contributi per interventi di recupero) La Regione concorre al finanziamento degli interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo mediante contributi in conto capitale nella misura non superiore al 60 per cento della spesa ritenuta ammissibile. 4.2 – Voci di capitolato ∗ Per completezza di trattazione si riportano infine alcune voci di capitolato specifiche che possono essere utilizzate in caso di costruzioni con parti, elementi e/o componenti in terra cruda. Strutture in argilla o terra cruda – Modalità di esecuzione dei lavori Terra battuta o pisè Gli elementi strutturali, generalmente murature, devono essere realizzati con terra di norma magra o medio-grassa posta in opera dentro un cassero e successivamente compressa con compattatori elettrici o pneumatici; tale compattazione può essere eseguita anche a mano. In corrispondenza dei lati esposti agli agenti atmosferici, i muri in terra battuta possono essere inframmezzati con piastrelle o pannelli in pietra naturale posti a diverse altezze in modo da proteggerli dall'erosione e da possibili danneggiamenti. Adobe Questo tipo di mattoni crudi, preparati manualmente o meccanicamente mediante stampi in legno, sono utilizzabili per realizzare murature o come tamponamento nelle costruzioni portanti in ossatura di legno. Sì devono utilizzare terre medio-grasse o grasse e l'essiccazione deve essere prevista in stabilimento o nel capannone, ma non in cantiere. I mattoni possono essere: - pesanti e massicci (peso specifico intorno ai 1800 Kg/mc, resistenza a compressione intorno ai 40-45 Kg/cmq) con funzione di accumulare calore e di attutire i rumori. Sono idonei per realizzare muri interni a vista, intonacati e perimetrali di tamponamento in accostamento con isolanti termici. I mattoni dimezzati possono essere utilizzati per aumentare la massa e quindi attutire i rumori di strutture portanti in legno, di solai oppure come rivestimento interno delle pareti. - leggeri (peso specifico intorno ai 1000 Kg/mc, resistenza a compressione intorno ai 15-17 Kg/cmq), alleggeriti con varie sostanze (ad es. la fibra di legno). Sono termicamente coibentanti e in grado di regolare l'umidità dell'ambiente. Con essi si realizzano muri perimetrali di tamponamento o rivestimento interno. Terra battuta leggera L'impasto maturato di terra cruda deve essere opportunamente additivato con trucioli di legno, paglia, sughero, argilla espansa o altri materiali naturali idonei, allo scopo di migliorare l'isolamento dell’elemento costruttivo o ottenere superfici con effetti estetici particolari. Con tale impasto devono essere modellati manualmente dei blocchi grezzi delle dimensioni di una pagnotta, posati successivamente l’uno dopo l'altro fino a 50 cm di altezza. Prima dell'applicazione dello strato successivo. ognuno di questi deve essere essiccato all'aria per diversi giorni. Questo tipo di elementi in terra cruda sono utilizzabili per realizzare murature o come tamponamento nelle costruzioni portanti in ossatura di legno. I tempi di essiccazione sono in funzione delle dimensioni, della situazione di cantiere e delle condizioni meteorologiche: ∗ Voci di capitolato riprese da: Micelli E., Magni D. (1997), Opere bioedili, Capitolato ed elenco voci, ANAB, Edicom, Monfalcone (GO) 23 - terra alleggerita con trucioli di legno: circa 3 mesi; - terra alleggerita con la paglia: circa 6 mesi; - terra alleggerita con argilla espansa: circa 3 mesi. Pannelli di terra cruda Sono utilizzabili per l’applicazione a secco nelle costruzioni in legno. STRUTTURE IN ARGILLA E TERRA CRUDA – ELENCO VOCI MATTONI IN TERRA CRUDA ALLEGGERITI Realizzazione a mano di mattoni in terra cruda (adobe) alleggeriti con fibre vegetali (pula di grano, trucioli di legno, paglia, argilla espansa naturale, sughero o perlite) secondo le modalità tradizionali. Mattoni in argilla o terra cruda alleggerita di dimensioni…………cad…………. MATTONI PESANTI IN TERRA CRUDA Realizzazione a mano di mattoni pesanti in argilla o terra cruda di opportuna granulometria e composizione (peso specifico circa 1800 kg/me) secondo le modalità tradizionali. Mattoni pesanti in argilla o terra cruda di dimensioni…………. cad…………. TRAMEZZO CON MATTONI IN TERRA CRUDA PESANTI Tramezzi e pareti interne in mattoni di terra cruda pesanti legati con malta di calce o di argilla, compresi gli architravi ed i ponteggi per una altezza massima di m 3,50 Tramezzo in mattoni di terra cruda pesante spessore cm…………. fissati con un impasto in terra cruda costituito da una parte di argilla e una parte di sabbia mq…………. Tramezzo in mattoni di terra cruda pesante spessore cm…………. fissati con malta di calce mq…………. RIVESTIMENTO INTERNO CON ADOBE ALLEGGERITI Realizzazione di muratura di rivestimento interno di parete esistente con mattoni in terra cruda alleggerita legati con malta di calce o di argilla e creazione di intercapedine con isolante naturale da compensare a parte. Sono compresi gli architravi ed i ponteggi per un'altezza massima di 3,50 m. Rivestimento di adobe alleggeriti legati con malta in terra cruda e sabbia, spessore cm…………. mq…………. Rivestimento di adobe alleggeriti legati con malta di calce, spessore cm…………. mq…………. TAMPONAMENTO CON MATTONI IN TERRA CRUDA Tamponamento di strutture a scheletro in legno portante (tipo Fachwerk) con mattoni di terra cruda legati con malta di calce o di argilla, compreso ogni onere. Tamponamento con mattoni in terra cruda mq…………. 24 TAMPONAMENTO CON TERRA BATTUTA LEGGERA Tamponamento di strutture a scheletro in legno portante (tipo Fachwerk) con terra battuta alleggerita con trucioli di legno, paglia, argilla espansa naturale, sughero o perlite nella quantità di 60 Kg/mc, con l'utilizzo di casseforme a perdere costituite da pannelli in materiale naturale o in cannucciato, compensati a parte, compreso ogni onere. Tamponamento con terra battuta leggera mq…………. MURATURA Di TAMPONAMENTO IN TERRA-PAGLIA Muratura di tamponamento in terra-paglia eseguita con terra alleggerita con trucioli di legno, paglia, argilla espansa naturale, sughero o perlite nella quantità di 60 Kg/mc, battuta con mazzeranghe o pestelli entro casseri riutilizzabili compreso ogni onere. Muratura di tamponamento in terra-paglia mc…………. 25 5 - BIBLIOGRAFIA Storia e cultura del costruire in terra AA.VV. (1985), Le case di terra: memoria e realtà, CLUA, Pescara AA.VV., “Morire a Bam”, in Bioarchitettura, n. 35/2004, pagg. 26-31 Achenza M., “Il caso della terra cruda in Germania e Olanda”, in Parametro, n. 250/2004, pagg. 60-63 Achenza M., Sanna A.(a cura di) (1999), Abitare la terra, Atti del convegno, Villamassargia 1214 novembre 1998, CUEC, Cagliari Adam J. P. (1989), L'arte di costruire presso i Romani. Materiali e tecniche, Longanesi, Milano Ago F. (1982), Moschee in adobe: storia e tipologia nell’Africa occidentale, Kappa, Roma Beranger E. M. 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