170 “C’è un impedimento per la conoscenza, una prova contro tutte le argomentazioni che basta da sola per tenere un uomo in perpetua ignoranza – è giudicare con sufficienza prima di aver esaminato.” (Herbert Spencer, filosofo 1820-1903) “La cosa importante è non smettere mai di porre domande.” (A. Einstein) Global Warming Inganno globale Dopo aver compiuto uno dei suoi miracoli più conosciuti, cioè la moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare una folla di oltre 5.000 uomini (senza contare quindi le donne e i bambini), Gesù raccomandò che si raccogliessero gli avanzi, perché nulla andasse perso, tanto che ne raccolsero dodici ceste. Oltre a sottolineare l’assoluta “esagerazione” (Dio quando fa miracoli non bada a spese, se così si può dire), questo particolare ci indica anche una grande verità: anche se gratuiti e abbondanti, i doni di Dio non vanno mai sprecati. Potremmo dire che Dio odia lo spreco. Il suo progetto per noi è la felicità, l’abbondanza, la pienezza; ma questo non significa che siamo autorizzati a buttare anche una sola briciola di quanto ci ha dato. Faccio questa premessa perché nell’esporre la menzogna ambientalista si rischia di passare per cinici, irrispettosi del Creato, fino a ricevere una delle peggiori etichette che siano state coniate per i cosiddetti non allineati del nostro tempo: “negazionista”. Il negazionista è, nell’accezione comune, colui che nega l’olocausto, colui che rifiuta di credere che siano morti 6 milioni di ebrei nei forni crematori, o che perlomeno chiederebbe si potesse dibattere, indagare, discutere, verificare. Viene bollato come anti-storico, antiscientifico, e, di recente (proprio dalla Chiesa) addirittura anti-cristiano: “Chi nega l’olocausto non crede neanche al sacrificio di Cristo”. Insomma, una persona con cui non si può e non si deve parlare, con la quale la discussione è bandita, anzi, una persona bandita: per legge può essere incarcerata, anche se dubita soltanto, anche se ritratta, come ha fatto David Irving: niente da fare, 171 condannato lo stesso, la sua ritrattazione non è stata convincente. Neanche con Galileo la Chiesa era stata così intransigente. Prima di illustrare alcuni elementi del credo ambientalista sottolineo pertanto che il Creato è sacro, e sporcare, sprecare, non apprezzare ogni singola goccia di rugiada che Dio ci regala è un’offesa al Creatore. Ciò detto, passiamo ad analizzare la bugia di una delle ultime religioni ufficiali rimaste: il global warming (riscaldamento globale). §§§§§ Se chiedete un’offerta per un impianto fotovoltaico, nel documento che vi viene presentato, oltre ad essere indicate condizioni economiche, caratteristiche tecniche dell’impianto, tempi di consegna, ecc., vi troverete anche un altro parametro importantissimo: le tonnellate di CO2 che il vostro impianto, evitando di utilizzare energia dalla combustione di carburanti di origine fossile (petrolio soprattutto) vi farà risparmiare (o meglio: farà risparmiare all’intera umanità). Da qualche anno è una costante: in ogni pubblicità ci deve essere qualcosa di verde; se la macchina consuma meno, sarà amica dell’ambiente; se il frigorifero è più efficiente, sarà definito frigorifero verde, e così via. Fermo restando quanto affermato all’inizio, sorge un piccolo dubbio su questa ondata ambientalista, anche perché, nelle sue forme più estremiste (ma sempre più diffuse), l’uomo è rappresentato come il nemico numero uno dell’ambiente, addirittura un cancro di questa terra, un tumore maligno che, con la sua espansione mette in crisi la sopravvivenza stessa dell’ecosistema. Fino a qualche tempo fa (estate 2009) i dubbi che sorgevano in merito alla genuinità e autenticità delle notizie in questo campo erano solamente a livello personale. Veniva da pensare che sì, insomma, l’uomo inquina, ma tutto sommato certe posizioni sembravano un po’ esagerate; fino a quando, anche qui, puntuale, è arrivato “l’11 Settembre”, cioè il singolo evento che ha gettato il dubbio sulla veridicità della teoria ufficiale. Tale evento è stato il furto (copia da parte di hacker) di email dell’IPCC (Intergovernmental Panel for Climate Change), l’organismo ONU sul cambiamento climatico. Cosa si dicevano questi signori? Sostanzialmente che avevano dovuto usare dei trucchi (“trick”) per nascondere i dati che in realtà negavano il riscaldamento profetizzato. Su questo argomento riporto più avanti alcuni articoli di dettaglio. Quello che però emerge prepotentemente è il tentativo di ingannare, di falsificare i dati per un fine non dichiarato: evidentemente un 172 complotto degno di investigazione. Qui è importante dire la verità, come affermata dalla comunità scientifica (per gli articoli di dettaglio rimando alla fine di questo capitolo; in sintesi si può affermare quanto segue). La verità è venuta fuori dopo che i meccanismi di rilevazione della temperature ad alte quote, sia con palloni aerostatici, sia con satelliti, hanno rilevato che ad alte quote la temperatura aumenta meno che a livello del suolo, contraddicendo la teoria dell’effetto serra, da sempre attribuito all’aumento di CO2 (diossido di carbonio). La verità è che il CO2 è uno degli elementi più diffusi in natura; e la quantità di CO2 proveniente dall’attività umana è insignificante rispetto a quella prodotta dai vulcani, dagli animali, dalle piante, dagli organismi viventi, e dagli oceani. La verità è che il CO2 è in minima parte presente fra i gas derivanti dall’effetto serra (meno dell’1%). E, se anche fosse il CO2 il responsabile della variazione di temperatura, questo non sarebbe la spiegazione per tutte le variazioni di temperatura che ci sono state nel passato, quando l’attività industriale umana non esisteva. La verità è che la correlazione fra la quantità di CO2 e la temperatura esiste, sì, ma analizzando le serie storiche si scopre che la quantità di CO2 segue l’aumento delle temperature, non le precede: è in effetti una conseguenza della variazione di temperatura, non una causa. La verità è che il riscaldamento, in parte osservato, si osserva anche su altri pianeti del sistema solare (dove l’attività dell’uomo non arriva). E le osservazioni scientifiche delle variazioni di temperature anche su altri pianeti del sistema solare fanno emergere un’evidente correlazione fra l’attività del sole e il riscaldamento (o raffreddamento) dei pianeti. A questo proposito dice Blondet: Nel 2005 l'astrofisico danese Henryk Svensmark del Danish National Space Center ha compiuto un esperimento che proverebbe l'azione dei raggi cosmici nel cambiamento climatico - cosa furiosamente negata dagli "scienziati" dell'ipotesi antropogenica. Ponendo un recipiente contenente normalissima aria in un sotterraneo, egli dimostrò 173 che i raggi cosmici (che trapassano il suolo dall'alto) producevano la formazione di goccioline microscopiche di acido solforico ed acqua, insomma i "semi" della formazione di nuvole. La quantità di raggi cosmici che giungono sulla Terra è in relazione inversa all'attività solare, perchè il vento solare e il suo campo magnetico, quando è forte, li "spazza via": meno raggi cosmici, dunque, meno nuvole, e quindi meno raffreddamento del sistema-Terra, ipotizzò Svensmark. Il fatto significativo della malafede "scientifica" è che tutte le riviste scientifiche hanno rifiutato per anni di pubblicare la sua relazione. Quindi, la vera correlazione con le variazione di temperatura, nei secoli scorsi, è stata scoperta e riguarda l’attività solare, misurabile grazie alla presenza di macchie solari. Semplificando al massimo, scienziati di diverse parti del mondo e diverse estrazioni hanno scoperto una correlazione diretta tra l’attività del sole e la temperatura secondo questo schema: Maggiore attività del sole Æ Maggiore presenza di macchie solari Æ Maggiori emissioni elettromagnetiche (vento solare) Æ minore presenza di raggi cosmici Æ minore formazione di nuvole Æ irradiazione del sole meno filtrata Æ maggior temperatura. Ecco stabilita la relazione tra l’attività del sole e la temperatura sulla terra. Che scoperta. Se ci sono le nuvole c’è meno caldo. Lo sapevamo già, no? Certo, solo che queste osservazioni riguardano serie storiche di secoli, ed hanno una valenza scientifica un po’ maggiore delle semplici osservazioni personali (comunque il buon senso non va mai trascurato). Ma allora perché tutto questo accanimento ambientalista, e tutta questa attenzione alle emissioni di CO2? Secondo alcuni giornalisti questo si può riportare ad una combinazione di eventi, in parte (minima) casuale ed in parte voluta. Tali eventi si possono riassumere così: 1) crisi petrolifera seconda metà anni ’70; 2) scioperi in massa dei minatori inglesi; 3) desiderio della Tatcher di liberarsi delle dipendenze di queste due fonti energetiche (petrolio e carbone), e desiderio quindi di spingere il nucleare (presupposta energia “pulita”) 4) In seguito al crollo del muro di Berlino, la caduta della contrapposizione Est-Ovest, ed il “riciclo” di attivisti comunisti nei nuovi movimenti ecologisti. 174 Si venne in qualche modo a formare una strana alleanza fra il governo di destra inglese, che cavalcava l’ondata ecologista per i propri fini pro-nucleare, e vaste frange della popolazione che riversarono nel movimento ecologista le loro energie e le loro idee anti-sviluppo, anti modernità, anti capitalismo. Alleanza strana perché da una parte c’era chi spingeva a fini pro-nucleare, dall’altra i gruppi erano ispirati da ideologie anti moderniste, quasi di ritorno ad uno stile di vita bucolico pre-industriale. In realtà, come si è visto anche di recente, con l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore (film-documentario “An Unconvenient Truth”, una scomoda verità), l’ondata ambientalista-ecologista viene cavalcata per imporre politiche mondialiste, di limitazione dello sviluppo dei paesi poveri (mentre i ricchi continuano allegramente a sperperare), e soprattutto per imporre limiti, controlli e limitazioni della libertà che altrimenti non sarebbero accettate. Un po’ come il terrorismo, insomma: se siamo sotto attacco, accettiamo una limitazione delle libertà, in fondo è per il nostro bene. Problem-ReactionSolution: una metodologia ben collaudata (vedi capitolo sui False flag). Riporto articolo del Corriere sulle email rubate all’IPCC, email in cui gli “scienziati” affermano di essere dovuti ricorrere a dei trucchi per mascherare la verità (che non c’era nessun riscaldamento). Il giallo delle email rubate «Sul clima dati falsificati» Corriere.it 23 novembre 2009 Hacker vìola un archivio. E scopre i trucchi degli scienziati. Scettici contro catastrofisti WASHINGTON — Gli scettici sul riscaldamento del clima sono in piena euforia. Convinti di aver colto con le mani nella marmellata i profeti di sciagure e gli sciamani del global warming. In pieno negoziato per non far fallire il vertice di dicembre a Copenhagen, lo scandalo dei dati ritoccati rivelato ieri dal New York Times fa riesplodere la disputa pubblica sui danni veri o presunti causati dai gas serra alla sostenibilità climatica del pianeta. Gridano alla truffa i negazionisti, rispondono con uguale veemenza i teorici della responsabilità umana, invocando l’enorme quantità di dati a sostegno delle loro tesi. Qualche dubbio sulla qualità della ricerca rimane. Soprattutto ora, che centinaia di email, rubate da pirati telematici dai computer della University of East Anglia, in Gran Bretagna, rivelano che autorevoli ricercatori e scienziati inglesi e 175 americani hanno spesso «forzato» e in qualche caso alterato i dati in loro possesso, per combattere gli argomenti degli scettici, concordando vere e proprie strategie di comunicazione per convincere l’opinione pubblica. Non mancano nella corposa corrispondenza riferimenti derisori e insulti personali a quanti mettono in dubbio la tesi del global warming, che uno degli autori delle mail definisce «idioti». «Questa non è una pistola fumante, è un fungo atomico », ha detto al quotidiano newyorkese Patrick Michaels, un esperto climatico che da tempo accusa il fronte del surriscaldamento di non produrre prove certe e dati convincenti a sostegno delle tesi catastrofiste. LA SCOPERTA - La scoperta dell’incursione è avvenuta martedì scorso, dopo che gli hackers erano penetrati nel server di un altro sito, un blog gestito dallo scienziato della Nasa Gavin Schmidt, dove hanno cominciato a scaricare i file degli scambi di posta elettronica tra questi e gli studiosi di East Anglia. Due giorni dopo, le prime mail hanno cominciato ad essere pubblicate su The Air Vent, un sito dedicato agli argomenti degli scettici. La polizia ha aperto un’indagine, anche se i primi dubbi sull’autenticità della posta sono stati sciolti dagli stessi scienziati anglo-americani, che hanno confermato di essere gli autori. «Il fatto è che in questo momento non possiamo dare una spiegazione alla mancanza di riscaldamento ed è una finzione che non possiamo permetterci», scriveva poco più di un mese fa Kevin Trenberth, del National Center for Atmospheric Research di Boulder, in Colorado, in una discussione sulle recenti variazioni atipiche della temperatura. Ancora, nel 1999, Phil Jones, ricercatore della Climate Unit a East Anglia, ammetteva in un messaggio al collega Michael Mann, della Pennsylvania State University, di aver usato un «trick», un accorgimento per «nascondere il declino» registrato in alcune serie di temperature dal 1981 in poi. GIUSTIFICAZIONI - Mann ha cercato di sminuire il significato del termine trick, spiegando che è parola spesso usata dagli scienziati per riferirsi a «un buon modo di risolvere un de-terminato problema» e non indica una manipolazione. Nel caso specifico, erano in discussione due serie di dati, una che mostrava gli effetti delle variazioni di temperatura sui cerchi dei tronchi degli alberi, l’altra che considerava l’andamento delle temperature atmosferiche negli ultimi 100 anni. Nel caso dei cerchi degli alberi, l’aumento della temperatura non è più dimostrato dal 1960 in poi, mentre i termometri hanno continuato a farlo fino a oggi. Mann ha ammesso che i dati degli alberi non sono stati più impiegati per individuare la variazioni, ma che «questo non è mai stato un segreto». Secondo Trenberth, le e-mail in realtà mostrano «l’integrità sostanziale della nostra ricerca». Ma per Patrick Michaels, lo scandalo rivela l’atteggiamento fondamentalista dei teorici del global warming, «pronti a violare le regole, pur di screditare e danneggiare seriamente la reputazione di chi vuole solo un onesto dibattito scientifico ». Paolo Valentino Corriere.it | 22 novembre 2009 Beh, il Corriere della Sera, organo di informazione allineato, non ha potuto fare 176 a meno di dare la notizia ma, come vedete, l’ha opportunamente annacquata e controbilanciata per nascondere la gravità dei fatti. Ma ad un’analisi un po’ meno di parte le cose appaiono ben più gravi. Ma non poteva questo essere uno scoop per i mezzi d’informazione, sempre a caccia di qualcosa che faccia vendere più copie? Macché! Se più indizi fanno una prova, possiamo essere certi di avere le prove della malafede dell’informazione nello spingere una certa idea: Strategia dell’allarme Maurizio Blondet 24/04/2007 «Allarme siccità»: non so se avete notato come tutti i TG e i giornali aprano lo stesso giorno con lo stesso allarme. Con le stesse immagini: il Rio delle Amazzoni in secca, il Po asciutto. Non c’è dubbio, è l’allarme siccità. Ma sono indubbie anche le seguenti citazioni, trovate in un sito internet: «Alla ricerca di un nuovo nemico che ci unisse, giungemmo all’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la mancanza d’acqua, la carestia e cose del genere fossero adatte…». Questa è una frase da una pubblicazione del Club di Roma. (1) «Abbiamo bisogno, per ottenere un ampio sostegno, di catturare l’immaginazione pubblica… sicchè dobbiamo offrire scenari paurosi, fare dichiarazioni semplificate e drammatiche, e non menzionare alcun dubbio…ciascuno di noi dovrà fare il giusto bilancio fra l’essere efficace e l’essere onesto». Questo è Stephen Schneider, docente di climatologia a Stanford, soprannominato «il super-venditore dell’effetto serra». «Anche se la scienza del riscaldamento globale fosse tutta falsa… il cambiamento climatico offre la più grande opportunità di portare nel mondo uguaglianza e giustizia»: così Christine Stewart, ministro dell’Ambiente canadese. (2) Sì, c’è siccità, e ne siamo tutti coscienti. Siamo infinitamente meno coscienti di un «allarme manipolazione»: di essere psichicamente influenzati, anzi soggiogati, da un vasto progetto. Tale progetto è malthusiano: poteri forti mirano alla riduzione della popolazione umana volute dall’alto. … L’ambientalismo oligarchico ci propone di credere al culto della dea-madre: la chiama Gaia, il suo antico nome è Kali. La sola dea indù cui si fanno sacrifici di sangue, e sacrifici umani. Migliaia di fisici, climatologi, meteorologi, oceanografi ed ecologisti (nel senso proprio: studiosi delle nicchie ambientali) hanno firmato una petizione («Global Warming Petition Project») in cui prendono pubblicamente le distanze dalla teoria del «global warming» come originato dall’industria umana. 177 Uno di essi, il fisico dell’atmosfera Fred Singer, ha scritto: «La terra si riscalda e si raffredda continuamente. Il ciclo è innegabile, antico, spesso improvviso e globale. E’ anche impossibile frenarlo. Gli isotopi nel ghiaccio e nei sedimenti antichissimi, negli antichi anelli degli alberi, nelle stalagmiti, ci dicono che il fenomeno è originato da piccoli mutamenti nell’irradiazione solare» («Unstoppable global warming», pagina 4). Ma «gli scienziati che sono noti come scettici sul global warming trovano difficile ottenere incarichi universitari e impossibile ricevere fondi per le loro ricerche», ha scritto Paul Johnson in un articolo di Forbes («The menace of the lobby»). Ciò è ovvio: questi sono eretici della nuova religione. E la nuova fede è spietata, esige l’estremo sacrificio. Ancora al Gore: «I piccoli mutamenti di politica, i moderati miglioramenti nelle leggi e nei regolamenti, la retorica offerta al posto del vero cambiamento, sono tutte forme di compromesso, volte a soddisfare il desiderio del pubblico che il sacrificio, la fatica e la dolorosa (‘wrenching’, parola che indica uno ‘strappo’, anche muscolare) trasformazione della società non saranno necessari». (pagina 274). Chi dice che il nostro tempo è scettico e relativista? Abbiamo almeno due religioni che accettiamo senza discutere, e non ammettono agnosticismo: quella dell’olocausto e quella dell’ambientalismo. L’una e l’altra ci denunciano come macchiati da un peccato originale, e ci bollano come peccatori «attuali», sia che pratichiamo «l’antisemitismo» criticando Israele, sia che sprechiamo e sporchiamo l’ambiente. L’una e l’altra ci offrono la via di salvezza nel pentimento e nel dolore, in uno «strappo» doloroso. Al fondo del quale ci fanno balenare, come la ministra canadese, «un mondo di uguaglianza e giustizia». D’accordo, la siccità esiste. I ghiacciai si restringono. Ma esiste anche una strategia dell’allarme. Ed essa è una menzogna, promossa da ben identificati poteri forti. Di questo non siamo consapevoli. La difesa è evidente: contro le nuove «fedi» dobbiamo accanitamente opporre il nostro scetticismo, la nostra incredulità. Affermare il «relativismo» di chi crede in Gesù e nella salvezza non in questo mondo. Abbiamo pochi mezzi umani per resistere, i TG ci parlano tutti insieme, ad un giorno convenuto, dell’allarme siccità, e non c’è voce contraria o dubbiosa che abbia spazio nei media. Per quanto mi riguarda, tengo memoria di ciò che mi disse un vecchio agente della CIA che aveva operato in Vietnam. Nella nostra conversazione, alluse e «cose orribili» che lui e i suoi colleghi avevano fatto, poi non volle dire di più. Gli chiesi: «Se non vuol dirmi che cosa ha fatto, mi dica che cosa ha imparato». Lui rispose: «Che cosa ho imparato? Questo: che niente in questo mondo è come ti viene detto». Parlava di «questo mondo». Quello sui cui domina il «Princeps huius mundi», il padre della menzogna. Maurizio Blondet 178 Un’esperienza penosa, soprattutto per la libertà di espressione, è stata la conferenza di Copenhagen sul clima, dove anche pacifici obiettori sono stati arrestati e trattenuti in carcere solo per le loro posizioni dissenzienti dalla “religione del global warming” Ambiente: cala il sipario sul teatrino di Copenhagen 21/12/2009 di Marco Cedolin Centoventi capi di stato, diretta emanazione di banche e multinazionali, rinchiusi in un fortino a disquisire dei disastri ambientali prossimi venturi, determinati dal modello di sviluppo che loro stessi hanno creato, al fine di garantire sempre maggiori profitti ai propri padroni. Disastri che la maggior parte di loro non vedrà mai, dal momento che per evidenti ragioni di età si sarà accomiatata da questo mondo prima che la barca affondi. Molte migliaia di giovani fuori al gelo, decisi a contestarne l’operato presente e futuro. Giovani che con i disastri ambientali e le loro conseguenze dovranno fare i conti, consapevoli del fatto che si tratterà di conti “salati” perché qualcuno ha rubato loro la prospettiva di godere di un avvenire sereno. A frapporsi fra i due contendenti qualche migliaio di poliziotti, impegnati nell’esercizio di bastonare i giovani affinché non disturbino e serva loro di lezione. Contornati da migliaia di giornalisti, gran parte dei quali pennivendoli senza pretese, deputati raccontare menzogne di ogni sorta che risultino funzionali alla fame di profitto futura dei padroni di cui sopra. A ben guardare il vertice di Copenhagen sui cambiamenti climatici potrebbe essere tutto raccolto in queste immagini, sospese fra l’inanità di chi ha mangiato in maniera bulimica fino a scoppiare, depauperando le risorse del pianeta e pregiudicando lo stato di salute della biosfera, e la volontà di reagire di chi si è visto precipitare nella prospettiva di un futuro fatto di carestie, aria irrespirabile, fiumi marcescenti e acqua imbevibile, all’interno del quale “sopravvivere” per buona parte della propria vita. Un confronto impari, perché i primi detengono il potere e continueranno a venire rappresentati nell’immaginario collettivo come le “anime buone” che vogliono salvare il mondo. I secondi non detengono un bel nulla e continueranno a venire stigmatizzati come facinorosi e giovinastri che protestano e non hanno voglia di lavorare, nonostante il progresso e lo sviluppo abbiano ormai creato un posto al call center a 400 euro al mese per 179 tutti. Nella commedia buonista e qualunquista del vertice di Copenhagen, di curiosità se ne possono trovare anche altre, tutte a modo loro interessanti, da leggere sullo sfondo della completa inutilità rappresentata da una kermesse di questo genere. Impossibile non sottolineare ancora una volta la mistificazione portata avanti, avallando l’assurto in virtù del quale la CO2 sarebbe di gran lunga l’agente inquinante più pericoloso e l’unico reale responsabile dei mutamenti climatici presenti e futuri. Unita alla profonda omertà manifestata nei confronti di tutti gli agenti inquinanti, diossina, metalli pesanti, particolato, nanopolveri, benzene,elementi radioattivi, che le attività umane producono in enorme quantità ogni giorno, avvelenando il pianeta e la popolazione che lo abita. Così come è impossibile non mettere in evidenza la contraddizione insita in un vertice di questo genere, organizzato con il “nobile” scopo di combattere l'inquinamento, ma che, come in molti hanno posto l’accento, ha inquinato esso solo in due settimane tanto quanto un paese come il Marocco nel corso di un anno. Grazie alla presenza, oltre ai 120 capi di stato con i loro entourage, di oltre 50.000 persone solo fra delegati e giornalisti, con relativa movimentazione di 1200 auto con autista, 140 jet privati e una quantità enorme di spostamenti in taxi ed auto a nolo, viaggi in aereo e in treno e soggiorni in hotel. Unitamente alla mobilitazione d’ingenti reparti di polizia con relativi automezzi e perfino alla costruzione di un carcere temporaneo all’interno di un deposito di birra dismesso. Tutto il teatrino “impegnato” a combattere CO2 e mutamenti climatici si è inoltre concentrato solo ed esclusivamente sull’aspetto economico della questione, quasi l’essere umano non necessitasse di mangiare, bere e vivere in un ambiente il quanto più possibile sano ed incontaminato, ma fosse simile ad un androide che per sopravvivere deve “ingerire” qualche dollaro al giorno e nulla più. Sono state così permutate in dollari le previsioni delle potenziali sciagure imminenti, in dollari i potenziali milioni di vittime delle stesse, in dollari gli eventuali rimedi, che sempre attraverso i dollari dovrebbero essere in grado di ripristinare gli equilibri naturali perduti. E anche la conclusione ingloriosa del vertice, terminato con l’accordo di rinnovare la penosa kermesse il prossimo anno a Città del Messico, ha prodotto come unico risultato un movimento di denaro, sotto forma della promessa di 100 miliardi di dollari da stanziare in favore dei paesi poveri, sotto la gestione di quelle stesse banche e multinazionali che hanno diretto i lavori del vertice e con tutta probabilità avevano come unico obiettivo di travasare nelle loro tasche nuove quantità di denaro dei contribuenti, a fronte di una sceneggiata di sicuro effetto mediatico. 180 Marco Cedolin --------------------- E' gelo sul riscaldamento globale Di William Engdahl - Global Research Tratto da http://www.comedonchisciotte.org La bufala del riscaldamento globale smascherata da un freddo da record mondiale Il battage pubblicitario governativo e mediatico sul pericolo del riscaldamento globale che starebbe già causando lo scioglimento delle calotte polari e minacciando una catastrofe climatica planetaria, assume sempre di più i connotati di propaganda politica. Finora le nevicate di quest’anno in Nord America, Siberia, Mongolia e Cina sono state le più abbondanti dal 1966. Per il Centro Climatico Nazionale dei Dati degli USA (NCDC), a gennaio e inizio febbraio molte città americane hanno sofferto un freddo record. Secondo il NCDC, la temperatura media di gennaio “è stata di 0.3 gradi Fahrenheit inferiore alla media riscontrata nel periodo 1901-2000”. La Cina sta subendo l’inverno più rigido da un secolo a questa parte. Nel sud del Paese, dove in genere le temperature sono più miti, il freddo è stato così intenso, e così a lungo, che alcune città medio-piccole hanno dovuto fare a meno dell’elettricità per settimane, perché era impossibile riparare i guasti per il troppo freddo o per il ghiaccio. Nell’Ontario e nel Quebec i due mesi scorsi ci sono state così tante bufere di neve e ghiaccio che persino il mercato immobiliare ne ha sofferto dato che le persone preferivano starsene tappate in casa. Soltanto nelle prime due settimane di febbraio a Toronto sono caduti 70 cm di neve, battendo il record del 1950 di 66.6 cm per l’intero mese. I ghiacciai si ricompattano Tra i più drammatici risultati del freddo polare su gran parte del pianeta è il capovolgimento di quella che era la notizia più frequentemente ripetuta: lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari. L’autunno scorso il mondo fu scioccato dalle dichiarazioni di alcuni climatologi, secondo cui lo strato di ghiaccio ai poli aveva raggiunto il “livello più basso mai registrato”. Avevano però cautamente omesso di dire che il controllo dello spessore dei ghiacciai era iniziato soltanto nel 1972, e che ci sono prove geologiche di scioglimenti ben più importanti nel passato. Adesso, a risultato della rigidità delle recenti temperature, il ghiaccio è tornato. Secondo Gilles Langis, membro del servizio canadese delle previsioni del tempo ad Ottawa, l’inverno polare è stato così gelido che il ghiaccio non solo è stato recuperato, anzi, in molte zone è più spesso dello scorso anno di 10-20 centimetri. Pochi sanno, e i sostenitori del Riscaldamento Globale sembrano volerlo nascondere a tutti i costi, che ci sono notevoli variazioni stagionali sulla quantità di ghiaccio presente sull’oceano artico. Inoltre, gran parte del ghiaccio 181 è coperto di neve per circa 10 mesi all’anno, e i mesi di marzo e aprile sono quelli con più neve, con variazioni dai 20 ai 50 centimetri. Lo spessore non è sempre costante, non lo è mai stato. Anomalie del Modello Climatico Molti tra i climatologi culturalmente onesti ammettono che le loro previsioni contengono irregolarità. Robert Toggweiler, del Laboratorio di Dinamica dei Fluidi dell’Università di Princeton e Joellen Russell, vice professore di Dinamiche Biogeochimiche all’Università dell’Arizona, due importanti fautori del Modello Climatico in discussione, di recente hanno ammesso che le previsioni basate su test computerizzati che mostrano come lo scioglimento dei ghiacciai raffreddi gli oceani, fermando la circolazione dell’acqua calda equatoriale a latitudini nordiche con il possibile innesco di un’altra Era Glaciale (come nel film del 2004 “L’alba del giorno dopo”) sono sbagliate. In un’intervista rilasciata di recente, Russell ha detto: “Non è lo sciogliersi del ghiaccio che porta le correnti oceaniche verso nord dai tropici, ma piuttosto la circolazione dei venti. I modelli climatici finora studiati non hanno tenuto ben conto degli effetti del vento sulle correnti oceaniche, per cui i ricercatori hanno pareggiato i conti riversando sull’uomo la responsabilità dell’aumento delle temperature e dello scioglimento dei ghiacciai.” Beh, questo è molto interessante. Quando i professori Toggweiler e Russell riprogrammarono il loro modello includendo il ciclo quarantennale dei venti da e verso l’equatore, notarono che le correnti oceaniche che portano acqua calda dal sud al nord avevano un ovvio ruolo nel recente riscaldamento del circolo polare artico. Climatologi russi ritengono che i recenti cambiamenti climatici riscontrati a livello globale siano il risultato dell’attività solare, e non di emissioni causate dall’uomo. Un membro dell’Accademia Russa di Scienze Naturali, Oleg Sorokhtin, definisce l’incidenza dell’uomo sul riscaldamento globale come “una goccia nel mare”. Le sue ricerche dimostrano che la recente attività solare è entrata in una fase di inerzia, per cui ha suggerito alla gente di “munirsi di cappotti”. Kenneth Tapping, del Consiglio Nazionale della Ricerca canadese, che supervisiona un gigantesco radiotelescopio puntato sul sole, è convinto che se l’attività delle macchie solari non riprende presto, entreremo in un lungo periodo di clima freddissimo. L’ultima volta che il sole è stato così inerte, infatti, la terra subì una Piccola Era Glaciale che durò all’incirca cinque secoli, finendo nel 1850. I raccolti vennero meno per colpa di gravi gelate e siccità. Carestie, pesti e guerre si moltiplicarono. I porti gelarono, come anche i fiumi, per cui i commerci cessarono. Geopolitica del riscaldamento globale L’isterismo circa il surriscaldarsi della terra è essenzialmente una trovata geopolitica delle élite planetarie, per far sì che i popoli accettino di buon grado drastici tagli al loro stile di vita che, se fossero pretesi dai politici senza un buon motivo, potrebbero innescare scioperi e proteste. Il resoconto dell’IPCC commissionato dalle Nazioni Unite sul riscaldamento globale raccomanda che un enorme 12% del Prodotto Interno Lordo mondiale sia indirizzato a “prevenire gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici”, e stima che la spesa per la riduzione di certe emissioni arriverebbe a 2.750 dollari all’anno per 182 famiglia, sotto forma di costo energetico. Esistono oggi due principali opzioni politiche che il potere dell’establishment anglo-americano può adottare per continuare a controllare un mondo che gli sta sfuggendo rapidamente di mano. Le chiameremo Piano A e Piano B. Piano A è quella del duo Bush-Cheney e delle grandi compagnie petrolifere e militari da loro rappresentate. Cheney e il suo grande amico, Matt Simmons, divulgarono il mito del Picco del Petrolio per far sì che la gente accettasse l’inevitabilità dell’aumento del prezzo al barile a 100 dollari e oltre. Nel frattempo il potere delle grandi compagnie petrolifere e delle forze militari ad esse correlate cresceva con l’incremento del prezzo del greggio. La Guerra Globale al Terrorismo fornì un pretesto per giustificare il controllo militare sulle maggiori riserve di petrolio e suoi transiti nel mondo. Dall’Iraq all’Afghanistan, al Kossovo, il piano degli USA e della NATO era il controllo futuro degli straordinari poteri emergenti, dalla Russia alla Cina, all’India, al Brasile al Venezuela e oltre. L’efficace lavoro diplomatico della Cina in Africa ha fatto sì che molti Paesi africani siano sul punto di allontanarsi dal controllo USA o britannico per affidare le loro risorse petrolifere ai cinesi oppure a gestirsele da soli. Se John McCain sarà scelto come presidente dalle élite di potere americane, significherà che quel programma militare e petrolifero si accentuerà, specialmente ora che gli USA stanno per affrontare una grave depressione economica. La seconda opzione per mantenere il controllo su gran parte dell’economia mondiale, il Piano B, vede nel Riscaldamento Globale e nei “poteri deboli” delle Nazioni Unite, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, un veicolo più adatto per convincere la gente ad accettare di buon grado cambiamenti drastici al loro stile di vita. Barack Obama, che sembra essere la scelta delle stesse élite, la loro “ventata d’aria fresca” per rimettersi in sesto dopo il fallimento degli anni del duo BushCheney, tenderebbe ad adottare l’opzione del Riscaldamento Globale dell’establishment anglo-americano, il “Piano B”, per abbassare il tenore di vita. In un suo intervento durante la campagna presidenziale a Wallingford in Pennsylvania, Obama rispose ad una domanda circa Al Gore, l’eroe del Riscaldamento Globale. Come presidente, Obama disse che avrebbe valutato l’opportunità di assegnare ad Al Gore una posizione ministeriale – o più rilevante, dicendo: “Mi premurerò di avere Al Gore seduto al tavolo di discussione, con un ruolo centrale per risolvere questo problema. Gli parlo spesso e già mi sto consultando con lui circa il da farsi, ma il cambiamento climatico esiste.” Due grandi fazioni Sono due i raggruppamenti principali all’interno dei poteri politici dell’establishment occidentale, e a grandi linee condividono gli stessi fini elitari, pur divergendo sul come raggiungerli. Il loro scopo principale è quello di controllare la crescita economica e demografica del pianeta. Il primo gruppo è definito come il gruppo di Rockefeller. Ha una base di potere 183 estesa su tutto il globo ed oggi è ben rappresentato dalla famiglia Bush, che ha iniziato proprio come braccio destro della potente macchina di Rockefeller, la cui fazione da più di un secolo basa il suo potere e prestigio sul controllo del petrolio usando interventi militari per ottenerlo. La fazione è personificata dall’uomo che dal 2001 è in effetti il presidente per quanto riguarda le decisioni da prendersi, Dick Cheney. Cheney è stato direttore generale della Halliburton Corp., che è sia la più grande società al mondo di assistenza per i giacimenti petroliferi, sia il maggior costruttore di basi militari. Il secondo gruppo si potrebbe chiamare “la fazione dei poteri deboli”, la cui filosofia può essere riassunta in una frase: “si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. La strada che hanno scelto di percorrere per contenere il processo demografico e per abbassare il tasso delle nascite in Cina e altrove è quella di promuovere l’inganno del riscaldamento globale e di un’imminente catastrofe climatica. Al Gore appartiene a questa fazione, come la sostiene il Primo Ministro inglese Gordon Brown, i due vedono nelle istituzioni come le Nazioni Unite un buon veicolo per propagandare il periodo di vacche magre. L’IPCC (Pannello Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) è stato ideato dalle Nazioni Unite nel suo Programma per l’Ambiente. Nonostante sia dimostrato che la metodologia scientifica usata per stilare i suoi dossier sul clima è alquanto imprecisa, essi sono sbandierati come verità sacrosante dai potenti mezzi di comunicazione che hanno alle spalle. Fanno parte di questa fazione anche il faccendiere miliardario George Soros, alcuni membri della famiglia reale inglese e diverse vecchie famiglie di ereditieri europei. La prova ambientale del riscaldamento globale sta rapidamente sciogliendosi come ghiaccio al sole, per cui non ci sorprenda che notizie sul raffreddamento delle calotte polari ed altre contrarie a quanto asseriscono i profeti del malaugurio non siano trasmesse dai media internazionali. F. William Engdahl è autore del libro di prossima pubblicazione, “Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation” (”I semi della distruzione, l’agenda segreta della manipolazione genetica”), Global Research Publishing, e autore di “ A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order” (“Un secolo di Guerra: la politica petrolifera angloamericana”), Pluto Press. Può essere contattato presso il suo sito web, www.engdahl.oilgeopolitics.net Titolo originale: " Global Warming gets the Cold Freeze " Fonte: http://www.globalresearch.ca/ Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Gianni Ellena Riscaldamento Globale Non è colpa dell'uomo 184 Furio Stella - "EfferveScienza" inserto del mensile Biolcalenda, anno XX, nr. 2 febbraio 2010, www.labiolca.it Piccolo esperimento: chiudete gli occhi e pensate al «Riscaldamento Globale». Che cosa vi viene in mente? Se l’immagine che si sta formando nella vostra mente è quella di enormi ciminiere che buttano in cielo nuvoloni neri densi di fumo, avete risposto giusto. Sono, quelle, le stesse immagini che vengono utilizzate quotidianamente dalla vostra tv per accompagnare i notiziari sul «Global Warming». Ora, siccome quel che leggiamo o ci viene detto passa attraverso il vaglio della nostra coscienza critica, mentre le immagini no, la morale è semplice: che ci crediate o no, che ne siate consapevoli o no, state accettando completamente l’equazione «riscaldamento globale uguale opera dell’uomo». Che è quanto esattamente l’ortodossia scientifica - quella delle Nazioni Unite, di Al Gore, dei premi Nobel, di Kyoto e del recentissimo supervertice di Copenhagen - vi sta suggerendo. Senza che questa verità ufficiale, questo paradigma scientifico, venga minimamente messo in discussione dai fatti. Quali fatti? Be’, per esempio che i modelli climatici usati dagli scienziati dell’I.P.C.C., il potentissimo Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico che lavora sotto l’egida dell’ONU, premiato nel 2007 addirittura con un premio Nobel e i cui dati costituiscono «verità assoluta» sul tema, non sono condivisi da migliaia di loro colleghi nel mondo non meno bravi o qualificati di loro (anzi). Un esempio arriva dall’N.I.P.C.C., l’organismo «non governativo» che ha prodotto una stroncatura scientifica delle teorie secondo cui la responsabilità del riscaldamento globale sarebbe solo e unicamente dell’uomo: il suo rapporto di 700 pagine pubblicato nel 2009 («Climate change reconsidered», il cambiamento climatico ripensato) è stato firmato difatti da oltre 31.000 scienziati, tra cui 3.800 geologi e scienziati dell’atmosfera, ma anche matematici, chimici, fisici, medici e ingegneri. Qualche nome di spicco? Tra i primi firmatari Frederick Seitz, già presidente dell’American Pysical Society e della National Academy of Sciences, scomparso nel 2008. Oppure Kary Mullis, il geniale premio Nobel che già aveva denunciato negli anni ’90 la falsità dell’equazione «H.I.V. uguale A.I.D.S.». «Variazioni naturali legate al sole o all’acqua, l’uomo non c’entra», assicurano. CLIMAGATE Sulla «scientificità» dei dati prodotti dal Panel ci sarebbe da interrogarsi da qui fino a Pasqua. Specie dopo che a metà novembre scorso è saltato fuori lo scandalo «Climagate». Ne avete sentito parlare? In pratica un gruppo di hacker ha rubato dal server della East Anglia University oltre mille e-mail scritte tra il 1996 e il 2009 da vari scienziati dell’I.P.C.C. e del Climatic Research Unit (C.R.U.) che ci lavora a tempo pieno, e le ha diffuse su Internet. In quelle mail gli scienziati esprimono dubbi sulla teoria del riscaldamento globale che loro stessi portano avanti e, cosa ancora più grave, ammettono allegramente di aver manipolato le prove scientifiche. Sul serio. In uno scambio di e-mail del 1999, tanto per citarne una, il capo del C.R.U., il 185 professor Phil Jones, racconta di aver usato un «trick», cioè un trucco, per nascondere il calo nelle temperature. «Ho appena completato il trucco fatto da Mike (Michael Mann, un altro ricercatore) su Nature - scrive - aggiungendo le temperature reali a ogni serie per gli ultimi vent’anni così che quello di Keith (un altro ricercatore) possa nascondere il declino». E lo stesso Mann: «Sappiamo tutti che qui non si tratta di stabilire la verità, ma di prepararsi a respingere le accuse in modo plausibile». E così via. Trucchi, dunque. Dati manipolati ad arte, persino articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche del pianeta. Uno scandalo, il Climagate, che ha travolto con sé anche l’ex vicepresidente americano Al Gore, autore del documentario ecologista «An inconvenient truth», una verità scomoda, premiato con due Oscar per la denuncia sui rischi del nostro pianeta. Oscar che la destra di Hollywood ha proposto subito di togliergli, visto che le informazioni del film coincidevano con quelle «false» denunciate dalle mail dei ricercatori. Al contrario delle informazioni «vere» che vengono invece sistematicamente taciute o derubricate. Per esempio che la terra ha già vissuto periodi in cui i livelli di CO2, il temibile biossido di carbonio ritenuto responsabile dell’effetto serra, erano gli stessi di adesso. Anche nell’Eocene, parliamo di 20 milioni di anni fa, quando dell’uomo non v’era nemmeno traccia. GAS SERRA Colpa dei gas serra, dicono oggi. Vero. Peccato che la stragrande maggioranza di tutte le emissioni sia, secondo gli scienziati «negazionisti», di origine naturale e non umana. Cioè una posizione diametralmente opposta a quella dei loro colleghi dell’I.P.C.C., i cui dati propagandati da giornali e tv indicano invece che la causa del riscaldamento globale è provocata invece al 92,5% dai gas serra di origine antropica. Tesi strana, visto che il rapporto tra i livelli di CO2 e l’aumento delle temperature non indica sempre una diretta proporzionalità. Al contrario. Il crollo di Wall Street del 1929, per esempio, fece scendere la produzione di tutte le industrie del mondo del 30%. Per tornare ai livelli precedenti, toccò aspettare la fine della Seconda guerra mondiale e gli anni della ricostruzione 1945-50. Eppure, come ha dimostrato nel 2001 il professor Martin Hertzberg, meteorologo dell’U.S. Navy, nonostante il crollo industriale il CO2 ha continuato a salire. Il 21% in più nell’ultimo secolo. «Com’è possibile - si domanda Hertzberg – se negli ultimi cent’anni, dal 1880 al 1980, le temperature sono salite di solo mezzo grado?». IL CALDO MEDIOEVO 186 Dicevamo delle epoche storiche. Tutti gli scienziati ammettono l’esistenza di un «periodo caldo» (addirittura tre gradi in più rispetto a oggi) compreso fra il 950 e il 1450. Ne fanno fede anche i resoconti del 1421 di una spedizione nel Mare Artico di una flotta dell’imperatore cinese che «non aveva incontrato ghiaccio in nessuna zona». La stessa Groenlandia (da «groenland», terra verde) prese il nome dai primi insediamenti vichinghi che la trovarono evidentemente ben coltivabile dopo la sua scoperta avvenuta nel 985 da parte del navigatore Erik il Rosso. Non solo. Dopo il periodo caldo medievale, ben documentato anche da un rapporto O.N.U. del 1996, salvo poi essere cancellato «misteriosamente» nell’analogo rapporto del 2001, che cosa ti arriva? Un periodo freddo, anzi una vera e propria «piccola era glaciale». Circa trecento anni, con il suo apice compreso fra il 1550 e il 1700 provocato, secondo gli studi del ricercatore danese Henrik Svensmark finanziati dalla Royal Society britannica, «dalla ridotta attività solare e dalla maggiore irradiazione di raggi cosmici che ha ridotto la nuvolosità del clima». Le temperature in Europa calarono di 1,5° solo nel giro di un secolo per poi abbassarsi ancora durante il periodo più freddo, e rialzarsi infine verso il 1750. Un rialzo che continua ai giorni nostri. Sono dunque circa 400 anni che il pianeta si sta riscaldando, e non 150 come sostenuto dalle teoria degli ambientalisti. GHIACCI E CO2 E i ghiacci che si sciolgono? «Variazioni periodiche», dicono gli scettici del riscaldamento. Ai quali si è aggiunta nel mese scorso la clamorosa scoperta dell’E.T.H., l’Istituto federale svizzero per la Tecnologia di Zurigo, secondo cui non è vero che lo scioglimento dei ghiacciai sulle nostre Alpi sia un fenomeno del tutto nuovo. Anzi, secondo i glaciologi elvetici, negli anni ‘40 del secolo scorso i ghiacciai si ritiravano molto più velocemente di oggi a causa della maggiore quantità di radiazione solare (circa l’8% in più). Al punto che, in paragone, ai giorni nostri la loro estensione è addirittura aumentata del 4%. E questo - aggiungono - «nonostante le temperature di 70 anni fa fossero più basse di quelle odierne». Non solo i ghiacci, purtroppo. Più si sale in alto, più i dati si discostano da quelli decantati dall’I.P.C.C. La teoria del riscaldamento globale prevede difatti un aumento delle temperature anche nella troposfera equatoriale, cioè della fascia che sta a 10 chilometri dalla superficie terrestre: peccato che in questa zona si registri invece un rinfrescamento. GOVERNO MONDIALE Colpa del sole, allora. O colpa dell’acqua, se volete. Molti studi indicano come l’aumento del biossido di carbonio abbia sempre fatto seguito a un riscaldamento del clima. «É il riscaldamento degli oceani che provoca l’aumento di CO2 nell’atmosfera, non il contrario», dicono Hertzberg e le migliaia di scienziati dell’N.I.P.C.C. «L’uomo non c’entra nulla», ribadisce anche il professor Antonino Zichichi, membro (tra l’altro) della Pontificia 187 Accademia delle Scienze, secondo cui «l’intervento delle attività umane influisce per meno del 10% sui cambiamenti climatici» e questi ultimi sono determinati soprattutto «dall’energia del sole e dalle attività vulcaniche». Attività vulcaniche come quelle scoperte recentemente sotto i ghiacci del Mare Artico da una spedizione scientifica finanziata anche dalla NASA: decine di vulcani a 4.000 metri sotto il fondo marino che sparano getti di materiali caldissimi alla velocità di 500 metri al secondo. Decine di vulcani sottomarini in piena attività. Già ce l’immaginiamo l’effetto sui ghiacci. Ma allora perché dei vulcani sotto il Polo Nord non si è sentito parlare? Per lo stesso motivo per cui vengono veicolate solo le notizie coerenti con le «verità scientifiche». Ci sono, dietro le teorie ufficiali, fior di professori che su quelle «verità» hanno costruito prestigio, cattedre e carriere. Ci sono, naturalmente, enormi interessi economici in ballo. E ci sono organizzazioni mondiali, vere e proprie elites a cui si accede per nomina e non per elezione democratica, che sembrano pendere da tutte le parti fuorché da quella dei cittadini. Come si è visto con l’O.M.S., l’Organizzazione Mondiale della sanità, e le sue previsioni terroristiche e sballate (ma lucrose invece per le case farmaceutiche produttrici dei vaccini) in fatto di pandemia da influenza di tipo A. No, di loro forse è il caso di non fidarsi troppo. Né, tornando a bomba sui cambiamenti climatici, dell’«impegno a spendere» l’1% del PIL mondiale preso a Copenhagen anche dal presidente Usa Barack Obama (domanda: con i soldi di chi?). Una politica dalle conseguenze sociali imprevedibili, tanto più in un periodo di spaventosa depressione economica come questo. C’è già difatti chi grida al pretesto per l’istituzione di un unico «governo mondiale», con organismi di controllo sovranazionali, gli stessi già intravisti all’opera durante l’allarme pandemico dell’O.M.S., limitazioni alle libertà personali; e magari anche un bel po’ di politiche di «pianificazione familiare» per ridurre la popolazione del pianeta (in fin dei conti la colpa del riscaldamento è nostra, no?) come invoca persino il «Profeta Verde» degli ambientalisti Lester Brown. Ecco perché nelle immagini tv si vedono le ciminiere che buttano fumo. Perché «con sufficiente ripetitività e conoscenza psicologica delle persone coinvolte non sarebbe difficile dimostrare loro che un quadrato in realtà è un cerchio». Non l’ha scritto uno scienziato dell’I.P.C.C. o dell’O.M.S., ma Joseph Goebbels, il ministro della propaganda di Adolf Hitler. 188