Fascicolo 101 - La natura reale della religione

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IL LIBRO DI URANTIA
PARTE III - LA STORIA DI URANTIA
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FASCICOLO 101 - LA NATURA REALE DELLA RELIGIONE
LA RELIGIONE, in quanto esperienza umana, si estende dalla schiavitù primitiva della
paura del selvaggio in evoluzione fino alla sublime e magnifica libertà della fede di quei
mortali civilizzati che sono stupendamente coscienti della filiazione con il Dio eterno.
La religione è l’antenata dell’etica e della morale superiori dell’evoluzione sociale
progressiva. Ma la religione, come tale, non è un semplice movimento morale, benché le
manifestazioni esteriori e sociali della religione siano fortemente influenzate dall’impulso
etico e morale della società umana. La religione è sempre l’ispiratrice della natura umana
in evoluzione, ma non è il segreto di questa evoluzione.
La religione, la fede-convinzione della personalità, può sempre trionfare sulla
logica superficiale e contraddittoria della disperazione nata nella mente materiale non
credente. C’è realmente una vera ed autentica voce interiore, quella “vera luce che
illumina ogni uomo che viene al mondo”. E questa guida spirituale è distinta dal
suggerimento etico della coscienza umana. Il sentimento della certezza religiosa è più che
un sentimento emotivo. La certezza della religione trascende la ragione della mente ed
anche la logica della filosofia. La religione è fede, fiducia e certezza.
1. LA VERA RELIGIONE
La vera religione non è un sistema di credenze filosofiche che possa essere
discusso a fondo e convalidato da prove naturali, né è un’esperienza fantastica e mistica
di sentimenti ed estasi non descrivibili di cui possano gioire solo i romantici fedeli del
misticismo. La religione non è il prodotto della ragione, ma vista dall’interno è del tutto
conforme alla ragione. La religione non deriva dalla logica della filosofia umana, ma
come esperienza mortale è interamente logica. La religione è fare esperienza della
divinità nella coscienza di un essere morale di origine evoluzionaria; essa rappresenta una
vera esperienza con le realtà eterne nel tempo, la realizzazione di soddisfazioni spirituali
mentre si è ancora nella carne.
L’Aggiustatore di Pensiero non ha un meccanismo speciale con il quale potersi
autoesprimere; non c’è alcuna facoltà religiosa mistica per ricevere od esprimere delle
emozioni religiose. Queste esperienze sono rese possibili grazie all’appropriato
meccanismo naturale della mente mortale. Ed in ciò sta la spiegazione della difficoltà
dell’Aggiustatore di entrare in comunicazione diretta con la mente materiale dove risiede
costantemente.
Lo spirito divino stabilisce il contatto con l’uomo mortale non tramite sentimenti
od emozioni, ma nel regno del pensiero più elevato e più spiritualizzato.
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Sono i vostri pensieri, non i vostri sentimenti, che vi conducono verso Dio. La natura
divina può essere percepita solo con gli occhi della mente. Ma la mente che discerne
realmente Dio, che ode l’Aggiustatore interiore, è la mente pura. “Senza santità nessuno
può vedere il Signore.” Ogni comunione interiore e spirituale di questo tipo è denominata
intuizione spirituale. Tali esperienze religiose risultano dall’impronta lasciata sulla mente
umana dalle operazioni congiunte dell’Aggiustatore e dello Spirito della Verità mentre
agiscono in mezzo e sulle idee, sugli ideali, sulle intuizioni e sugli sforzi spirituali dei
figli di Dio in evoluzione.
Quindi la religione vive e prospera non per mezzo della vista e dei sentimenti, ma
piuttosto per mezzo della fede e dell’intuizione. Essa non consiste nella scoperta di fatti
nuovi o nel risultato di un’esperienza straordinaria, ma piuttosto nella scoperta di nuovi
significati spirituali in fatti già ben conosciuti dall’umanità. L’esperienza religiosa più
elevata non deriva da precedenti atti di credenza, di tradizione e d’autorità; né la religione
è il prodotto di sentimenti sublimi e di emozioni puramente mistiche. Essa è piuttosto
un’esperienza profondamente intensa e reale di comunione dello spirito con le influenze
spirituali residenti nella mente umana. E nella misura in cui si può definire questa
esperienza in termini di psicologia, essa è semplicemente l’esperienza di sperimentare la
realtà di credere in Dio come la realtà di tale esperienza puramente personale.
Sebbene la religione non sia il prodotto delle speculazioni razionalistiche di una
cosmologia materiale, essa è nondimeno la creazione di un discernimento totalmente
razionale originato dall’esperienza mentale dell’uomo. La religione non nasce né da
meditazioni mistiche né da contemplazioni solitarie, benché sia sempre più o meno
misteriosa e sempre indefinibile ed inesplicabile in termini di ragione puramente
intellettuale e di logica filosofica. I germi della vera religione hanno origine nel dominio
della coscienza morale dell’uomo e sono rivelati dalla crescita dell’intuizione spirituale
dell’uomo, quella facoltà della personalità umana che cresce come conseguenza della
presenza dell’Aggiustatore di Pensiero rivelatore di Dio nella mente mortale assetata di
Dio.
La fede unisce il discernimento morale alla discriminazione coscienziosa dei valori,
ed il senso evoluzionario preesistente del dovere completa il lignaggio della vera
religione. L’esperienza della religione si traduce alla fine nella consapevolezza certa di
Dio e nella certezza indubitabile della sopravvivenza della personalità credente.
Si può vedere così che le aspirazioni religiose e gli impulsi spirituali non sono di
natura tale da portare semplicemente gli uomini a desiderare di credere in Dio, ma
piuttosto di natura e di potenza tali da imprimere profondamente negli uomini la
convinzione che dovrebbero credere in Dio. Il senso del dovere evoluzionario e gli
obblighi conseguenti all’illuminazione della rivelazione s’imprimono così profondamente
sulla natura morale dell’uomo che egli finisce per raggiungere quella condizione della
mente e quell’atteggiamento dell’anima in cui conclude che non ha alcun diritto di non
credere in Dio. La saggezza superiore e superfilosofica di questi individui illuminati e
disciplinati insegna loro alla fine che dubitare di Dio o non aver fiducia nella sua bontà
sarebbe dimostrarsi sleali verso la cosa più reale e più profonda che è nella mente e
nell’anima umana—l’Aggiustatore divino.
2. IL FATTO DELLA RELIGIONE
Il fatto della religione consiste interamente nell’esperienza religiosa di esseri umani
razionali e ordinari. Questo è il solo senso in cui la religione può mai essere considerata
come scientifica od anche psicologica. La prova che la rive-
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lazione è una rivelazione è questo stesso fatto dell’esperienza umana: il fatto che la
rivelazione sintetizza le scienze della natura e la teologia della religione apparentemente
divergenti in una filosofia dell’universo coerente e logica, in una spiegazione coordinata
ed ininterrotta della scienza e della religione, producendo in tal modo un’armonia della
mente ed una soddisfazione dello spirito che rispondono nell’esperienza umana a quegli
interrogativi della mente mortale che anela a sapere come l’Infinito compie la sua volontà
e fa i suoi piani nella materia, con la mente e sullo spirito.
La ragione è il metodo della scienza; la fede è il metodo della religione; la logica è
la tentata tecnica della filosofia. La rivelazione compensa l’assenza della visione
morontiale fornendo una tecnica per conseguire l’unità nella comprensione della realtà e
nelle relazioni tra materia e spirito attraverso la mediazione della mente. La vera
rivelazione non rende mai la scienza innaturale, la religione irragionevole o la filosofia
illogica.
La ragione, con lo studio della scienza, può ricondurre tramite la natura ad una
Causa Prima, ma ci vuole una fede religiosa per trasformare la Causa Prima della scienza
in un Dio di salvezza; e la rivelazione è inoltre necessaria per convalidare tale fede, tale
intuizione spirituale.
Ci sono due ragioni fondamentali per credere in un Dio che favorisce la
sopravvivenza umana:
1. L’esperienza umana, la certezza personale, e registrate in un modo o in un altro,
la speranza e la fiducia suscitate dall’Aggiustatore di Pensiero interiore.
2. La rivelazione della verità, sia per mezzo del ministero personale diretto dello
Spirito della Verità, sia mediante il conferimento di Figli divini al mondo, sia attraverso
le rivelazioni della parola scritta.
La scienza conclude la sua ricerca mediante la ragione nell’ipotesi di una Causa
Prima. La religione non interrompe il suo volo di fede sino a quando non è sicura di un
Dio di salvezza. Gli studi approfonditi della scienza suggeriscono logicamente la realtà e
l’esistenza di un Assoluto. La religione crede senza riserve nell’esistenza e nella realtà di
un Dio che favorisce la sopravvivenza della personalità. Quello che la metafisica non
riesce assolutamente a fare, e quello che la filosofia stessa non riesce in parte a fare, lo fa
la rivelazione; cioè, essa afferma che la Causa Prima della scienza e il Dio di salvezza
della religione sono una sola e stessa Deità.
La ragione è la prova della scienza, la fede è la prova della religione, la logica è la
prova della filosofia, ma la rivelazione è convalidata soltanto dall’esperienza umana. La
scienza porta conoscenza; la religione porta felicità; la filosofia porta unità; la rivelazione
conferma l’armonia esperienziale di questo approccio trino alla realtà universale.
La contemplazione della natura può solo rivelare un Dio della natura, un Dio di
movimento. La natura mostra soltanto la materia, il movimento e l’animazione—la vita.
In certe condizioni la materia con l’aggiunta di energia si manifesta in forme viventi, ma
mentre la vita naturale è perciò relativamente continua come fenomeno, è del tutto
transitoria per gli individui. La natura non offre la base per una credenza logica nella
sopravvivenza della personalità umana. L’uomo religioso che trova Dio nella natura ha
già trovato prima questo stesso Dio personale nella propria anima.
La fede rivela Dio nell’anima. La rivelazione, il sostituto della visione morontiale
su un mondo evoluzionario, permette all’uomo di vedere nella natura lo stesso Dio che la
fede rivela nella sua anima. In tal modo la rivelazione riesce
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a gettare un ponte sull’abisso tra il materiale e lo spirituale, tra la creatura ed il Creatore,
tra l’uomo e Dio.
La contemplazione della natura conduce logicamente verso l’esistenza di una guida
intelligente, cioè di una supervisione vivente, ma non rivela in alcun modo soddisfacente
un Dio personale. D’altra parte la natura non rivela nulla che impedisca di considerare
l’universo come opera del Dio della religione. Non si può trovare Dio tramite la sola
natura, ma una volta che l’uomo l’ha trovato in altro modo, lo studio della natura diventa
del tutto compatibile con un’interpretazione più elevata e più spirituale dell’universo.
La rivelazione, in quanto fenomeno epocale è periodica; in quanto esperienza
umana personale è continua. La divinità funziona nella personalità umana come il dono
dell’Aggiustatore del Padre, come lo Spirito della Verità del Figlio e come lo Spirito
Santo dello Spirito d’Universo, e queste tre dotazioni supermortali sono unificate
nell’evoluzione esperienziale umana come ministero del Supremo.
La vera religione è una penetrazione nella realtà, la figlia per fede della coscienza
morale, e non un semplice assenso intellettuale ad un corpo di dottrine dogmatiche. La
vera religione consiste nell’esperienza che “lo Spirito stesso rende testimonianza al
nostro spirito che noi siamo i figli di Dio”. La religione non consiste in proposizioni
teologiche, bensì nell’intuizione spirituale e nella sublimità della fiducia dell’anima.
La vostra natura più profonda—l’Aggiustatore divino—crea in voi fame e sete di
rettitudine, il desiderio intenso di perfezione divina. La religione è l’atto di fede mediante
il quale si riconosce questo impulso interiore al compimento divino; e così nascono
quella fiducia e quella certezza dell’anima di cui prendete coscienza come la via della
salvezza, la tecnica della sopravvivenza della personalità e tutti quei valori che siete
giunti a considerare come veri e buoni.
La comprensione della religione non è mai dipesa e non dipenderà mai da una
grande erudizione o da un’abile logica. Essa è intuizione spirituale, ed è proprio questa la
ragione per cui alcuni dei più grandi maestri religiosi del mondo, e gli stessi profeti,
hanno talvolta posseduto così poco della sapienza del mondo. La fede religiosa è
accessibile sia all’istruito che all’ignorante.
La religione deve sempre essere la sua stessa critica ed il suo stesso giudice; essa
non può mai essere valutata ed ancor meno compresa dall’esterno. La vostra sola
assicurazione di un Dio personale consiste nel vostro stesso discernimento circa la vostra
credenza nelle cose spirituali e la vostra esperienza di esse. Per tutti i vostri simili che
hanno avuto una tale esperienza non è necessario alcun argomento sulla personalità o
sulla realtà di Dio, mentre per tutti gli altri uomini che non sono così certi di Dio nessun
argomento possibile potrebbe mai essere veramente convincente.
La psicologia può certamente tentare di studiare il fenomeno delle reazioni
religiose all’ambiente sociale, ma non può mai sperare di penetrare i motivi reali ed
interiori ed il lavorio della religione. Solo la teologia, il campo della fede e la tecnica
della rivelazione, può offrire una qualche argomentazione intelligente sulla natura e sul
contenuto dell’esperienza religiosa.
3. LE CARATTERISTICHE DELLA RELIGIONE
La religione è talmente vitale che persiste in assenza di cultura. Essa vive
nonostante la sua contaminazione con cosmologie erronee e con false filosofie;
sopravvive anche alla confusione della metafisica. In tutte le vicissitudini storiche della
religione, ed attraverso esse, persiste sempre ciò che è indispensabile al progresso e alla
sopravvivenza dell’uomo: la coscienza etica e la coscienza morale.
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La percezione della fede, o intuizione spirituale, è la dotazione della mente
cosmica in associazione con l’Aggiustatore di Pensiero, che è il dono del Padre all’uomo.
La ragione spirituale, l’intelligenza dell’anima, è la dotazione dello Spirito Santo, il dono
dello Spirito Creativo all’uomo. La filosofia spirituale, la saggezza delle realtà spirituali,
è la dotazione dello Spirito della Verità, il dono congiunto dei Figli di conferimento ai
figli degli uomini. E la coordinazione e l’interassociazione di queste dotazioni spirituali
fanno dell’uomo una personalità spirituale con un destino potenziale.
È questa stessa personalità spirituale, in forma primitiva ed embrionale, che in
possesso dell’Aggiustatore sopravvive alla morte naturale nella carne. Questa entità
composita di origine spirituale associata all’esperienza umana è resa capace, per mezzo
della via vivente fornita dai Figli divini, di sopravvivere (in custodia dell’Aggiustatore)
alla dissoluzione dell’io mentale e materiale, quando questa associazione temporanea del
materiale e dello spirituale viene disgiunta dalla cessazione del movimento vitale.
Mediante la fede religiosa l’anima dell’uomo si rivela e dimostra la potenziale
divinità della sua natura emergente con il modo caratteristico con cui induce la
personalità mortale a reagire a certe situazioni intellettualmente difficili e socialmente
probanti. La fede spirituale autentica (la vera coscienza morale) è rivelata dal fatto che
essa:
1. Fa progredire l’etica e la morale nonostante le tendenze animalistiche innate e
contrarie.
2. Produce una sublime fiducia nella bontà di Dio anche di fronte ad amare
delusioni ed a schiaccianti insuccessi.
3. Genera coraggio e fiducia profondi nonostante le avversità naturali e le calamità
fisiche.
4. Mostra un equilibrio inspiegabile ed una tranquillità confortante nonostante
malattie frustranti e sofferenze fisiche acute.
5. Conserva un misterioso equilibrio ed una compostezza della personalità a fronte
di maltrattamenti e delle più flagranti ingiustizie.
6. Mantiene una fiducia divina nella vittoria finale nonostante le crudeltà di un
destino apparentemente cieco e l’apparente totale indifferenza delle forze naturali verso il
benessere umano.
7. Persiste nella ferma credenza in Dio nonostante tutte le dimostrazioni contrarie
della logica e resiste con successo a tutte le altre sofisticherie intellettuali.
8. Continua a mostrare una fede indomabile nella sopravvivenza dell’anima a
dispetto degli insegnamenti ingannevoli di una falsa scienza e delle persuasive illusioni di
una filosofia erronea.
9. Vive e trionfa a prescindere dal fardello opprimente delle civiltà complesse ed
incomplete dei tempi moderni.
10. Contribuisce alla continuità della sopravvivenza dell’altruismo a dispetto
dell’egoismo umano, degli antagonismi sociali, dell’avidità industriale e dei disaccordi
politici.
11. Aderisce saldamente ad una credenza sublime nell’unità dell’universo e nella
guida divina senza curarsi della presenza perturbatrice del male e del peccato.
12. Prosegue imperturbata nell’adorazione di Dio indipendentemente da tutto. Essa
osa dichiarare: “Anche se mi uccidesse, continuerei a servirlo.”
Noi sappiamo dunque, per mezzo di tre fenomeni, che l’uomo ha uno spirito o
degli spiriti divini che dimorano in lui: primo, per esperienza personale—per
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fede religiosa; secondo, per rivelazione—personale e razziale; e terzo, mediante la
stupefacente manifestazione di quelle straordinarie ed innaturali reazioni al suo ambiente
fisico che sono illustrate nella precedente elencazione di dodici compimenti di carattere
spirituale in presenza di situazioni effettive e probanti dell’esistenza umana reale. E ve ne
sono altre ancora.
È proprio una tale dimostrazione vitale e vigorosa di fede nel campo della religione
che dà diritto ai mortali di affermare il possesso personale e la realtà spirituale di quella
dotazione suprema della natura umana, l’esperienza
religiosa.
4. I LIMITI DELLA RIVELAZIONE
Poiché il vostro mondo ignora generalmente le origini, anche le origini fisiche, è
parso saggio fornirgli di tanto in tanto delle nozioni di cosmologia. E ciò ha sempre
causato dei problemi per il futuro. Le leggi che regolano la rivelazione ci ostacolano
grandemente con la loro proibizione d’impartire conoscenze immeritate o premature.
Ogni cosmologia presentata come parte di una religione rivelata è destinata ad essere
superata in un tempo molto breve. Di conseguenza, i successivi studenti di una tale
rivelazione sono tentati di scartare ogni elemento di verità religiosa autentica che essa
può contenere perché scoprono degli errori nelle cosmologie associate in essa presentate.
L’umanità dovrebbe comprendere che noi che partecipiamo alla rivelazione della
verità siamo limitati molto rigorosamente dalle disposizioni dei nostri superiori. Noi non
siamo liberi di anticipare le scoperte scientifiche di un millennio. I rivelatori devono agire
in conformità alle istruzioni che fanno parte del mandato della rivelazione. Non vediamo
alcun modo di superare questa difficoltà, né ora né in futuro. Noi sappiamo benissimo che,
mentre i fatti storici e le verità religiose di questa serie di esposizioni rivelatorie
sussisteranno negli archivi delle ere future, nel giro di pochi anni molte delle nostre
affermazioni riguardanti le scienze fisiche avranno bisogno di una revisione in
conseguenza di ulteriori sviluppi scientifici e di nuove scoperte. Questi nuovi sviluppi noi
li prevediamo già adesso, ma ci è proibito includere tali fatti non ancora scoperti dagli
uomini nelle esposizioni della rivelazione. Sia chiaro che le rivelazioni non sono
necessariamente ispirate. La cosmologia di queste rivelazioni non è ispirata. Essa è
limitata dalla nostra autorizzazione a coordinare e selezionare le conoscenze attuali.
Mentre l’intuizione divina o spirituale è un dono, la saggezza umana deve evolversi.
La verità è sempre una rivelazione: un’autorivelazione quando emerge come
risultato del lavoro dell’Aggiustatore interiore, una rivelazione epocale quando è
presentata mediante la funzione di qualche altra agenzia, gruppo o personalità celeste.
In ultima analisi, la religione deve essere giudicata dai suoi frutti, secondo la
maniera e l’estensione con cui dimostra la sua stessa intrinseca e divina eccellenza.
La verità può essere solo relativamente ispirata, anche se la rivelazione è
invariabilmente un fenomeno spirituale. Anche se le affermazioni che si riferiscono alla
cosmologia non sono mai ispirate, tali rivelazioni hanno un valore immenso, nel senso
che chiariscono almeno provvisoriamente la conoscenza mediante:
1. La riduzione della confusione eliminando d’autorità gli errori.
2. La coordinazione dei fatti e delle osservazioni conosciute o che stanno per
esserlo.
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3. Il recupero di parti importanti di conoscenze perdute concernenti avvenimenti
epocali del lontano passato.
4. La divulgazione d’informazioni che colmano le lacune fondamentali nelle
conoscenze acquisite in altro modo.
5. La presentazione di dati cosmici in modo da illuminare gli insegnamenti
spirituali contenuti nella rivelazione che li accompagna.
5. L’ESPANSIONE DELLA RELIGIONE MEDIANTE LA
RIVELAZIONE
La rivelazione è una tecnica che permette di economizzare ere ed ere di tempo nel
lavoro indispensabile di cernere e di vagliare gli errori dell’evoluzione rispetto alle verità
di acquisizione spirituale.
La scienza si occupa dei fatti; la religione s’interessa solo dei valori. Mediante una
filosofia illuminata la mente si sforza di unire i significati dei fatti e dei valori,
pervenendo in tal modo ad un concetto di realtà completa. Ricordatevi che la scienza è il
dominio della conoscenza, la filosofia il regno della saggezza e la religione la sfera
dell’esperienza della fede. Ma la religione, tuttavia, presenta due fasi di manifestazione:
1. La religione evoluzionaria. L’esperienza dei culti primitivi, la religione che
deriva dalla mente.
2. La religione rivelata. L’atteggiamento universale che deriva dallo spirito; la
certezza della conservazione delle realtà eterne, della sopravvivenza della personalità e
del raggiungimento finale della Deità cosmica, il cui disegno ha reso possibile tutto ciò, e
la credenza in questi compimenti. Fa parte del piano universale che presto o tardi la
religione evoluzionaria sia destinata a ricevere l’espansione spirituale della rivelazione.
Sia la scienza che la religione cominciano col supporre certe basi generalmente
accettate per trarne delle deduzioni logiche. Allo stesso modo anche la filosofia deve
iniziare il suo corso supponendo la realtà di tre cose:
1. Il corpo materiale.
2. La fase supermateriale dell’essere umano, l’anima oppure lo spirito interiore.
3. La mente umana, il meccanismo per l’intercomunicazione e l’interassociazione
tra lo spirito e la materia, tra il materiale e lo spirituale.
Gli scienziati assemblano i fatti, i filosofi coordinano le idee, mentre i profeti
esaltano gli ideali. Il sentimento e l’emozione sono elementi concomitanti immancabili
della religione, ma non sono la religione. La religione può essere il sentimento
dell’esperienza, ma non è l’esperienza del sentimento. Né la logica (la razionalizzazione)
né l’emozione (il sentimento) sono parti essenziali dell’esperienza religiosa, sebbene
entrambe possano essere variamente associate all’esercizio della fede nel progresso
dell’intuizione spirituale della realtà, il tutto secondo lo status e la tendenza connaturata
della singola mente.
La religione evoluzionaria è la manifestazione del dono dell’aiutante della mente
dell’universo locale incaricato di creare e di favorire la peculiarità dell’adorazione
nell’uomo in evoluzione. Queste religioni primitive s’interessano direttamente dell’etica e
della morale, del senso del dovere umano. Tali religioni sono fondate sull’assicurazione
della coscienza e portano alla stabilizzazione di civiltà relativamente etiche.
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Le religioni rivelate personalmente sono patrocinate dagli spiriti di conferimento
rappresentanti le tre persone della Trinità del Paradiso e si occupano in special modo
dell’espansione della verità. La religione evoluzionaria fa apprezzare all’individuo
l’importanza del dovere personale; la religione rivelata pone sempre più l’accento
sull’amore, sulla regola d’oro.
La religione evoluta si appoggia interamente sulla fede. La rivelazione possiede la
certezza addizionale della sua presentazione ampliata delle verità concernenti la divinità e
la realtà, e la testimonianza ancor più preziosa dell’esperienza effettiva che si accumula
in conseguenza della pratica unione operativa della fede dell’evoluzione e della verità
della rivelazione. Tale unione operativa della fede umana e della verità divina costituisce
il possesso di un carattere bene avviato all’effettiva acquisizione di una personalità
morontiale.
La religione evoluzionaria fornisce soltanto l’assicurazione della fede e la
conferma della coscienza; la religione rivelatoria fornisce l’assicurazione della fede più la
verità di un’esperienza vivente delle realtà della rivelazione. Il terzo gradino della
religione, o terza fase dell’esperienza religiosa, concerne lo stato morontiale, la presa più
salda della mota. Nel corso della progressione morontiale le verità della religione rivelata
vengono ampliate; voi conoscerete sempre di più la verità dei valori supremi, delle bontà
divine, delle relazioni universali, delle realtà eterne e dei destini ultimi.
Durante l’intera progressione morontiale l’assicurazione della verità sostituisce
sempre più l’assicurazione della fede. Quando alla fine sarete arruolati nel mondo
spirituale reale, allora le assicurazioni della pura intuizione spirituale opereranno al posto
della fede e della verità, o piuttosto in congiunzione con queste tecniche precedenti di
assicurazione della personalità, e sovrapposte ad esse.
6. L’ESPERIENZA RELIGIOSA PROGRESSIVA
La fase morontiale della religione rivelata concerne l’esperienza della
sopravvivenza, ed il suo grande stimolo è il raggiungimento della perfezione spirituale. È
anche presente la spinta superiore all’adorazione, associata ad un richiamo che incita ad
un servizio etico accresciuto. La visione morontiale implica una coscienza in crescente
espansione del Settuplo, del Supremo ed anche dell’Ultimo.
Nel corso di ogni esperienza religiosa, dai suoi primi inizi sul livello materiale fino
all’ottenimento del pieno status spirituale, l’Aggiustatore è il segreto che permette la
realizzazione personale della realtà dell’esistenza del Supremo; e questo stesso
Aggiustatore detiene anche i segreti della vostra fede nel raggiungimento trascendentale
dell’Ultimo. La personalità esperienziale dell’uomo in evoluzione, unita all’essenza
dell’Aggiustatore del Dio esistenziale, costituisce il raggiungimento potenziale
dell’esistenza suprema ed è per natura la base per l’eventuarsi superfinito della
personalità trascendentale.
La volontà morale comprende decisioni basate su una conoscenza ragionata,
accresciute dalla saggezza e sanzionate da una fede religiosa. Tali scelte sono degli atti di
natura morale e provano l’esistenza di una personalità morale, che prelude alla
personalità morontiale ed infine al vero status spirituale.
Il tipo evoluzionario di conoscenza è solo l’accumulazione del materiale
protoplasmico della memoria; questa è la forma più primitiva di coscienza della creatura.
La saggezza ingloba le idee formulate dalla memoria protoplasmica in un processo di
associazione e di ricombinazione, e questo fenomeno differenzia la
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mente umana dalla semplice mente animale. Gli animali hanno delle conoscenze, ma solo
l’uomo possiede la capacità della saggezza. La verità è resa accessibile all’individuo
dotato di saggezza dal conferimento ad una tale mente degli spiriti del Padre e del Figlio,
l’Aggiustatore di Pensiero e lo Spirito della Verità.
Cristo Micael, quando si conferì ad Urantia, visse sotto il regno della religione
evoluzionaria fino al tempo del suo battesimo. Da quel momento in poi, fino all’evento
della sua crocifissione incluso, egli proseguì la sua opera sotto la guida congiunta della
religione evoluzionaria e di quella rivelata. Dal mattino della sua risurrezione fino alla
sua ascensione egli attraversò le molteplici fasi della vita morontiale di transizione umana
dal mondo della materia a quello dello spirito. Dopo la sua ascensione Micael divenne
padrone dell’esperienza della Supremazia, la realizzazione del Supremo; ed essendo la
sola persona di Nebadon a possedere la capacità illimitata di sperimentare la realtà del
Supremo, egli raggiunse istantaneamente lo status della sovranità di supremazia nel suo
universo locale e su di esso.
Nell’uomo la fusione finale e l’unità risultante con l’Aggiustatore interiore—la
sintesi in una sola personalità dell’uomo e dell’essenza di Dio—fanno di lui, in potenziale,
una parte vivente del Supremo ed assicurano ad un tale essere, un tempo mortale, il
diritto di nascita eterno a proseguire infinitamente la finalità del servizio universale per e
con il Supremo.
La rivelazione insegna all’uomo mortale che, per iniziare questa avventura
magnifica ed affascinante attraverso lo spazio per mezzo della progressione del tempo,
dovrebbe cominciare con l’organizzare la sua conoscenza in idee-decisioni. Poi dovrebbe
ordinare alla saggezza di lavorare incessantemente al suo nobile compito di trasformare le
idee basate sull’autoconvinzione in ideali sempre più pratici, ma tuttavia superni, cioè in
quei concetti che sono così ragionevoli come idee e così logici come ideali che
l’Aggiustatore osa perciò congiungerli e spiritualizzarli, in modo da renderli disponibili
per questa associazione nella mente finita che ne farà il complemento umano effettivo,
preparato in tal modo per l’azione dello Spirito della Verità dei Figli, le manifestazioni
nel tempo-spazio della verità del Paradiso—la verità universale. La coordinazione di
idee-decisioni, d’ideali logici e della verità divina rappresenta il possesso di un carattere
retto, requisito preliminare per l’ammissione di un mortale alle realtà in continua
espansione e sempre più spirituali dei mondi morontiali.
Gli insegnamenti di Gesù costituirono la prima religione di Urantia che inglobava
così pienamente una coordinazione armoniosa della conoscenza, della saggezza, della
fede, della verità e dell’amore per fornire completamente e simultaneamente la
tranquillità temporale, la certezza intellettuale, l’illuminazione morale, la stabilità
filosofica, la sensibilità etica, la coscienza di Dio e l’assicurazione formale della
sopravvivenza personale. La fede di Gesù indicò la via verso la finalità della salvezza
umana, verso l’ultimità del compimento universale dei mortali, poiché procurava:
1. La salvezza dalle catene materiali nella realizzazione personale della filiazione
con Dio, che è spirito.
2. La salvezza dalla schiavitù intellettuale: l’uomo conoscerà la verità, e la verità lo
renderà libero.
3. La salvezza dalla cecità spirituale, la realizzazione umana della fratellanza degli
esseri mortali e la coscienza morontiale della fratellanza di tutte le creature dell’universo;
la scoperta della realtà spirituale mediante il servizio e la rivelazione della bontà dei
valori spirituali per mezzo del ministero.
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4. La salvezza dall’incompletezza dell’io mediante il raggiungimento dei livelli
spirituali dell’universo e con la realizzazione finale dell’armonia di Havona e della
perfezione del Paradiso.
5. La salvezza dall’io, la liberazione dai limiti dell’autocoscienza grazie al
raggiungimento dei livelli cosmici della mente Suprema e mediante la coordinazione con
i compimenti di tutti gli altri esseri autocoscienti.
6. La salvezza dal tempo, il conseguimento di una vita eterna di progressione senza
fine nel riconoscimento di Dio e nel servizio di Dio.
7. La salvezza dal finito, l’unione perfezionata con la Deità nel Supremo, e per suo
tramite, mediante la quale la creatura tenta la scoperta trascendentale dell’Ultimo sui
livelli postfinalitari dell’absonito.
Questa settupla salvezza equivale alla realizzazione completa e perfetta della
definitiva esperienza del Padre Universale. E tutto ciò, in potenziale, è contenuto nella
realtà della fede dell’esperienza religiosa umana, e può esservi effettivamente contenuto
perché la fede di Gesù era nutrita anche dalle realtà al di là dell’ultimo, e le rivelava. La
fede di Gesù si avvicinava allo status di un assoluto universale nella misura in cui tale
manifestazione è possibile nel cosmo in evoluzione del tempo e dello spazio.
Con l’appropriazione della fede di Gesù l’uomo mortale può pregustare nel tempo
le realtà dell’eternità. Gesù, nel corso della sua esperienza umana, fece la scoperta del
Padre Finale, ed i suoi fratelli nella carne della vita mortale possono seguirlo in questa
stessa esperienza di scoperta del Padre. Anch’essi, così come sono, possono raggiungere
in questa esperienza con il Padre la stessa soddisfazione di Gesù così com’egli era. Nuovi
potenziali divennero attuali nell’universo di Nebadon a seguito del conferimento
terminale di Micael, ed uno di questi fu la nuova illuminazione del sentiero dell’eternità
che conduce al Padre di tutti e che può essere percorso anche dai mortali di carne e di
sangue materiali nel corso della loro vita iniziale sui pianeti dello spazio. Gesù era ed è la
nuova via vivente grazie alla quale l’uomo può ottenere l’eredità divina che il Padre ha
decretato sarà sua purché la chieda. In Gesù sono abbondantemente dimostrati l’inizio e
la fine dell’esperienza di fede dell’umanità, anche dell’umanità divina.
7. UNA FILOSOFIA PERSONALE DELLA RELIGIONE
Un’idea è soltanto un piano d’azione teorico, mentre una decisione precisa è un
piano d’azione convalidato. Uno stereotipo è un piano d’azione accettato senza convalida.
I materiali con cui costruire una filosofia personale della religione sono derivati sia
dall’esperienza interiore che dall’esperienza dell’individuo con il suo ambiente. Lo status
sociale, le condizioni economiche, la possibilità d’istruirsi, gli orientamenti morali, le
influenze delle istituzioni, gli sviluppi politici, le tendenze razziali e gli insegnamenti
religiosi del proprio tempo e del proprio luogo diventano tutti dei fattori nella
formulazione di una filosofia personale della religione. Anche il temperamento innato e
l’inclinazione intellettuale determinano marcatamente il modello della filosofia religiosa.
L’occupazione, il matrimonio e la parentela influenzano tutti l’evoluzione dei propri
livelli personali di vita.
Una filosofia della religione si evolve da una crescita basilare delle idee,
accresciuta dalla vita sperimentale, entrambe modificate dalla tendenza ad imitare i propri
associati. L’efficacia delle conclusioni filosofiche dipende dall’acuto, onesto e
discriminante modo di pensare in connessione con la sensibilità
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ai significati e l’esattezza della valutazione. I codardi morali non raggiungono mai piani
elevati di pensiero filosofico; ci vuole coraggio per penetrare nuovi livelli dell’esperienza
e per tentare l’esplorazione dei regni sconosciuti della vita intellettuale.
Attualmente hanno origine nuovi sistemi di valori; vengono fatte nuove
formulazioni dei principi e dei criteri; vengono rinnovati abitudini ed ideali; si è
raggiunta una certa idea di un Dio personale, seguita da concetti ampliati della relazione
con lui.
La grande differenza tra una filosofia di vita religiosa ed una non religiosa risiede
nella natura e nel livello dei valori riconosciuti e nell’oggetto delle devozioni. Ci sono
quattro fasi nell’evoluzione della filosofia religiosa. Una tale esperienza può divenire
semplicemente conformista, rassegnata alla sottomissione alla tradizione e all’autorità.
Oppure può essere soddisfatta con dei compimenti modesti, giusto abbastanza per
stabilizzare la vita quotidiana, e perciò viene presto arrestata su questo livello provvisorio.
Questi mortali credono sia meglio lasciare le cose come sono. Un terzo gruppo
progredisce fino al livello dell’intellettualità logica, ma vi ristagna in conseguenza della
schiavitù culturale. È davvero penoso vedere intelletti giganteschi mantenuti così
saldamente nella presa crudele della schiavitù culturale. È altrettanto patetico osservare
coloro che barattano la loro servitù culturale con i vincoli materialistici di una scienza
falsamente definita tale. Il quarto livello della filosofia raggiunge l’affrancamento da tutti
gli ostacoli convenzionali e tradizionali ed osa pensare, agire e vivere onestamente,
lealmente, intrepidamente e sinceramente.
La prova del fuoco per ogni filosofia religiosa consiste nel fatto che essa distingua
o meno tra la realtà del mondo materiale e quella del mondo spirituale, riconoscendo allo
stesso tempo la loro unificazione nello sforzo intellettuale e nel servizio sociale. Una sana
filosofia religiosa non confonde le cose di Dio con le cose di Cesare. Né riconosce il
culto estetico di pura ammirazione come sostituto della religione.
La filosofia trasforma la religione primitiva, che era in larga misura una fiaba della
coscienza, in un’esperienza vivente nei valori ascendenti della realtà cosmica.
8. FEDE E CREDENZA
La credenza ha raggiunto il livello della fede quando motiva la vita e foggia il
modo di vivere. L’accettazione di un insegnamento come vero non è fede, è semplice
credenza. Né sono fede la certezza e la convinzione. Uno stato mentale raggiunge i livelli
della fede solo quando domina effettivamente il modo di vivere. La fede è un attributo
vivente dell’esperienza religiosa personale autentica. Si crede la verità, si ammira la
bellezza e si onora la bontà, ma non le si adora; un tale atteggiamento di fede salvifica è
incentrato solo su Dio, il quale è tutto ciò personificato ed infinitamente di più.
La credenza limita e vincola sempre; la fede amplia e svincola. La credenza fissa,
la fede libera. Ma la fede religiosa vivente è più che un’associazione di nobili credenze, è
più che un sistema elevato di filosofia; è un’esperienza vivente che concerne i significati
spirituali, gli ideali divini ed i valori supremi; essa conosce Dio e serve l’uomo. Le
credenze possono divenire proprietà di un gruppo, ma la fede deve essere personale. Le
credenze teologiche possono essere suggerite ad un gruppo, ma la fede può sorgere
soltanto nel cuore della singola persona religiosa.
La fede falsa la sua missione di fiducia quando pretende di negare le realtà e di
conferire ai suoi adepti una conoscenza presunta. La fede è traditrice quando
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induce a tradire l’integrità intellettuale e sminuisce la fedeltà ai valori supremi e agli
ideali divini. La fede non si sottrae mai al dovere di risolvere i problemi del vivere dei
mortali. La fede vivente non favorisce la bigotteria, la persecuzione o l’intolleranza.
La fede non incatena l’immaginazione creativa, né mantiene un pregiudizio
irragionevole verso le scoperte della ricerca scientifica. La fede vivifica la religione e
costringe la persona religiosa a vivere eroicamente la regola d’oro. Lo zelo della fede è
proporzionato alla conoscenza ed i suoi sforzi sono il preludio di una pace sublime.
9. RELIGIONE E MORALITÀ
Nessuna pretesa rivelazione della religione può essere considerata come autentica
se non riconosce le sollecitazioni del dovere derivate dagli obblighi etici che erano stati
creati e mantenuti dalla religione evoluzionaria precedente. La rivelazione allarga
infallibilmente l’orizzonte etico della religione evoluta, mentre espande simultaneamente
ed infallibilmente gli obblighi morali di tutte le precedenti rivelazioni.
Quando pretendete di dare un giudizio critico sulla religione primitiva dell’uomo
(o sulla religione dell’uomo primitivo), dovreste ricordarvi di giudicare tali selvaggi e di
valutare la loro esperienza religiosa secondo la loro illuminazione ed il loro stato di
coscienza. Non commettete l’errore di giudicare un’altra religione secondo i vostri criteri
di conoscenza e di verità.
La vera religione è quella convinzione sublime e profonda dell’anima che
ammonisce obbligatoriamente l’uomo che sarebbe male per lui non credere in quelle
realtà morontiali che costituiscono i suoi concetti etici e morali più elevati, la sua più alta
interpretazione dei più grandi valori della vita e delle più profonde realtà dell’universo.
Ed una tale religione è semplicemente l’esperienza di dare l’assenso intellettuale ai dettati
più elevati della coscienza spirituale.
La ricerca della bellezza fa parte della religione solo per quanto è etica e nella
misura in cui arricchisce il concetto della morale. L’arte è religiosa solo se è diffusa con
un proposito derivato da un’elevata motivazione spirituale.
La coscienza spirituale illuminata dell’uomo civilizzato non s’interessa tanto di una
credenza intellettuale specifica o di un modo di vivere particolare quanto di scoprire la
verità della vita, la buona e giusta tecnica per reagire alle situazioni sempre ricorrenti
dell’esistenza mortale. La coscienza morale è semplicemente un nome applicato al
riconoscimento e alla coscienza umani di quei valori morontiali etici emergenti ai quali il
dovere esige che l’uomo si attenga nel controllo e nella guida quotidiani della sua
condotta.
Pur riconoscendo che la religione è imperfetta, ci sono almeno due manifestazioni
pratiche della sua natura e funzione:
1. Lo stimolo spirituale e la pressione filosofica della religione tendono a indurre
l’uomo a proiettare la sua valutazione dei valori morali direttamente all’esterno negli
affari dei suoi simili—la reazione etica della religione.
2. La religione crea per la mente umana una coscienza spiritualizzata della realtà
divina basata su concetti antecedenti di valori morali e derivata da essi per fede, e
coordinata con concetti sovrapposti di valori spirituali. La religione diviene così un
censore degli affari dei mortali, una forma di dovere morale glorificato e di fiducia nella
realtà, le realtà elevate del tempo e le realtà più durature dell’eternità.
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La fede diventa la connessione tra la coscienza morale ed il concetto spirituale
della realtà duratura. La religione diventa la via attraverso la quale l’uomo sfugge ai
limiti materiali del mondo temporale e naturale verso le realtà superne del mondo eterno
e spirituale, utilizzando la tecnica della salvezza, la trasformazione morontiale
progressiva.
10. LA RELIGIONE QUALE LIBERATRICE DELL’UOMO
L’uomo intelligente sa che è un figlio della natura, una parte dell’universo
materiale. Similmente egli non discerne alcuna sopravvivenza della personalità
individuale nei movimenti e nelle tensioni del livello matematico dell’universo di energia.
Né l’uomo potrà mai discernere la realtà spirituale mediante l’esame della cause e degli
effetti fisici.
Un essere umano è anche consapevole di essere una parte del cosmo ideazionale
ma, benché un concetto possa persistere oltre il periodo di vita di un mortale, non c’è
niente d’insito nel concetto che indica la sopravvivenza personale della personalità che lo
concepisce. Né l’esaurimento delle possibilità della logica e della ragione rivelerà mai al
logico o al ragionatore la verità eterna della sopravvivenza della personalità.
Il livello materiale della legge assicura la continuità della causalità, l’eterna
risposta dell’effetto ad un’azione antecedente; il livello mentale suggerisce la
perpetuazione della continuità ideazionale, il flusso incessante della potenzialità
concettuale derivante da concezioni preesistenti. Ma nessuno di questi livelli
dell’universo rivela al cercatore mortale una via per uscire dalla parzialità del suo status e
dall’intollerabile incertezza di essere una realtà transitoria nell’universo, una personalità
temporale condannata ad estinguersi con l’esaurimento delle sue limitate energie vitali.
È solo attraverso la via morontiale che conduce all’intuizione spirituale che l’uomo
può spezzare le catene inerenti al suo status mortale nell’universo. L’energia e la mente
riconducono al Paradiso e alla Deità, ma né la dotazione di energia né la dotazione
mentale dell’uomo provengono direttamente dalla Deità del Paradiso. Soltanto in senso
spirituale l’uomo è un figlio di Dio. E questo è vero perché è solo in senso spirituale che
l’uomo è attualmente dotato ed abitato dal Padre del Paradiso. L’umanità non può mai
scoprire la divinità se non attraverso la via dell’esperienza religiosa e l’esercizio di una
fede autentica. L’accettazione per fede della verità di Dio consente all’uomo di sfuggire
ai confini circoscritti delle limitazioni materiali e gli fornisce una speranza razionale di
ottenere un salvacondotto dal regno materiale, dove c’è morte, al regno spirituale, dove
c’è vita eterna.
Il proposito della religione non è di soddisfare la curiosità riguardo a Dio, ma
piuttosto di offrire la costanza intellettuale e la sicurezza filosofica, di stabilizzare ed
arricchire la vita umana mediante la fusione del mortale con il divino, del parziale con il
perfetto, dell’uomo con Dio. È per mezzo dell’esperienza religiosa che i concetti umani
dell’idealità sono dotati di realtà.
Non potranno mai esserci prove scientifiche o logiche della divinità. La ragione da
sola non potrà mai convalidare i valori ed i benefici dell’esperienza religiosa. Ma resterà
sempre vero che chiunque vuole fare la volontà di Dio comprenderà la validità dei valori
spirituali. Questo è l’approccio più prossimo che si possa fare sul livello mortale alle
prove presentate della realtà dell’esperienza religiosa. Tale fede fornisce il solo modo per
sfuggire alla stretta meccanica del mondo materiale e alla distorsione erronea
dell’incompletezza del mondo intel-
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lettuale; questa è l’unica soluzione che si sia scoperta per uscire dall’impasse in cui si
trova la mente dei mortali riguardo alla sopravvivenza successiva della personalità
individuale. Questo è il solo passaporto al completamento della realtà e all’eternità della
vita in una creazione universale d’amore, di legge, di unità e di raggiungimento
progressivo della Deità.
La religione pone rimedio efficacemente al senso d’isolamento idealistico o di
solitudine spirituale dell’uomo; essa affranca il credente come figlio di Dio, come
cittadino di un universo nuovo e significativo. La religione assicura l’uomo che, se segue
il bagliore della rettitudine discernibile nella sua anima, con ciò identifica se stesso con il
piano dell’Infinito ed il proposito dell’Eterno. Una tale anima liberata comincia
immediatamente a sentirsi a casa propria in questo nuovo universo, il suo universo.
Quando sperimentate questa trasformazione per mezzo della fede, voi non siete più
una parte servile del cosmo matematico, ma piuttosto un figlio dotato di volontà ed
affrancato del Padre Universale. Questo figlio liberato non lotterà più da solo contro il
destino inesorabile della fine dell’esistenza temporale, non combatterà più tutta la natura
con prospettive a lui irrimediabilmente avverse, non vacillerà più sotto la paura
paralizzante di avere forse riposto la sua fiducia in una chimera senza speranza o di avere
vincolato la sua fede ad un errore dell’immaginazione.
Ora, piuttosto, i figli di Dio sono arruolati insieme per combattere la battaglia del
trionfo della realtà sulle ombre parziali dell’esistenza. Finalmente tutte le creature
divengono coscienti del fatto che Dio e tutte le schiere divine di un universo quasi
infinito sono al loro fianco nella lotta superna per raggiungere l’eternità della vita e la
divinità di status. Questi figli liberati dalla fede si sono certamente impegnati nelle lotte
del tempo a fianco delle forze supreme e delle personalità divine dell’eternità; anche le
stelle nel loro corso combattono ora per loro. Finalmente essi contemplano l’universo
dall’interno, dal punto di vista di Dio, e tutto è trasformato dalle incertezze
dell’isolamento materiale nelle certezze della progressione spirituale eterna. Il tempo
stesso non diviene che l’ombra dell’eternità proiettata dalle realtà del Paradiso sulla
panoplia in movimento dello spazio.
[Presentato da un Melchizedek di Nebadon.]
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