Scarica in formato PDF - Circuito delle cave iblee

Le zone SIC
Ambito territoriale: Comuni di Ragusa – Modica – Scicli – Ispica – Rosolini.
Seguendo gli indirizzi internazionali e comunitari, la Sicilia si è dotata di una rete ecologica.
La “messa in rete” di tutte le aree protette, le riserve naturali terrestri e marine, i parchi, i siti della Rete
Natura 2000, che costituiscono i nodi della rete, insieme ai territori di connessione, determina una
“infrastruttura naturale”, ambito privilegiato di intervento entro il quale sperimentare nuovi modelli di
gestione e di crescita durevole e sostenibile.
La totalità dei comuni coinvolti nel progetto fa parte della Rete Ecologica Siciliana.
Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della
biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi
della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e
delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri
secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone
Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai
sensi della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli" concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività
umane sono escluse; la Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche
"conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali". Soggetti
privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile sia dal
punto di vista ecologico che economico.
La Direttiva riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue
attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura.
In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente circa il 19% del territorio terrestre nazionale e
quasi il 4% di quello marino.
In Sicilia sono stati individuati 233 siti di interesse comunitario di cui 29 ZPS.
All’interno del territorio progettuale ricadono totalmente o parzialmente i seguenti SIC:
COD. SITO
ITA080001
NOME SITO
FOCE DEL FIUME IRMINIO
SIC
X
ITA080002
ITA080003
ALTO CORSO DEL FIUME IRMINIO
VALLATA DEL F. IPPARI (PINETA DI
X
X
VITTORIA)
ZPS
COMUNI
RAGUSA
PROV
RG
SCICLI
RAGUSA
VITTORIA
RG
RG
RAGUSA
X
COMISO
VITTORIA
RG
ITA080005
ITA080006
ITA080007
CAMMARANA
ISOLA DEI PORRI
CAVA RANDELLO, PASSO MARINARO
SPIAGGIA MAGANUCO
X
X
X
RAGUSA
ISPICA
RAGUSA
MODICA
RG
RG
RG
ITA080008
ITA080009
CONTRADA RELIGIONE
CAVA D’ISPICA
X
X
POZZALLO
MODICA
MODICA
RG
RG
ITA080004
PUNTA BRACCETTO, CONTRADA
ISPICA
SR
ITA080010
FONDALI FOCE DEL FIUME IRMINIO
X
ROSOLINI
RAGUSA
RG
ITA090003
PANTANI DELLA SICILIA SUD-ORIENTALE
X
SCICLI
NOTO – ISPICA –
SR
ITA090017
ITA090018
CAVA PALOMBIERI
FIUME TELLESIMO
X
X
PACHINO – PORTO PALO
MODICA
MODICA
RG
RG
SR
ROSOLINI
RG
AVOLA
ITA 080001 - “Foce del Fiume Irminio”
Il presente sito comunitario coincide con la riserva naturale Macchia Foresta del Fiume Irminio che è
una riserva naturale della Regione Siciliana, situata nel territorio dei comuni di Ragusa e Scicli in provincia
di Ragusa.
La Riserva è stata istituita con D.A. n. 241 del 07/06/1985 dall'Asserorato Regionale Territorio e Ambiente
ed insiste intorno alla foce del fiume Irminio in territorio di Ragusa e Scicli.
Il territorio è costituito da una zona costiera che si affaccia sul Mar Mediterraneo, con coste sabbiose ma
anche
con falesie
strapiombanti
in
Le dune mobili spostate dai venti danno al territorio un aspetto variabile nel tempo.
mare.
Il sito conserva una macchia foresta a Ginepro marittimo e Lentisco su cordoni dunali, che rappresenta
una eccezionale testimonianza della vegetazione e del paesaggio che un tempo caratterizzavano e
connotavano le coste sabbiose della Sicilia meridionale. Tali aspetti, ormai quasi del tutto scomparsi,
rivestono una notevole importanza scientifica, per le numerose piante ed animali legati ed adattati agli
ambienti psammici, dunali e retrodunali, che risultano in pericolo di estinzione in relazione alla scomparsa
e/o alla rarefazione dei loro habitat elettivi.
Da un punto di vista vegetazionale il suddetto sito è suddiviso in vari habitat ovvero:
1) Una parte, di estensione considerevole, è costituita dal cordone dunale generato nel corso del tempo
dalle sabbie trasportate dal fiume Irminio, che qui ha il suo estuario. Tale cordone nella parte guardante il
mare è coperto da formazioni a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, mentre nella parte di entroterra
è coperto da una macchia a Pistacia lentiscus, Ephedra fragilis e Lycium intricatum, con individui sparsi di
Myrtus communis e pertanto a lieve incidenza sul paesaggio vegetale;
2) Una seconda parte è data dalle sede dell'antico acquitrino retrodunale (facente parte delle ben più
estese paludi dette dei "Mazzarelli"), oggi prosciugata e recante formazioni a mosaico, tuttora in
evoluzione, contrassegnati dalla dominanza di varie facies del Pistacietum lentisci;
3) Una terza parte è data dal tratto ovest (fuori duna) caratterizzata dalla presenza sia di Palmetto
(Chamaerops humilis) che di Retama raetam subsp. Gussonei;
4) Una quarta parte caratterizzata da dune allo stato embrionale (maggiormente sviluppata lungo la linea
di costa lato est) e caratterizzata dalla presenza di Atriplex tornabenii, Elymus farctus, Eryngium
maritimum, Cakile maritima, Elymus farctus, Pancratium maritimum;
5) Una quinta parte caratterizzata dal retroduna mesofilo delle dune allo stato embrionale (maggiormente
sviluppata lungo la linea di costa lato est) e caratterizzata dalla presenza di Limonium virgatum, Elymus
athericus (Link) Kerguélen, Aeluropus littoralis (Gouan) Parl., Juncus acutus;
6) Una sesta parte caratterizzata da boschi ripari a galleria, dominati da Salix alba, Populus nigra e da
liane (prevalentemente Clematis vitalba). Queste formazioni si snodano lungo il corso delle acque del
fiume Irminio.
7) Una settima parte caratterizzata da formazioni con Calicotome infesta e Rhus tripartita, ubicata sul
lato sinistro del corso del Fiume Irminio, su terreni in pendio e fortemente ciottolosi.
8) Una parte in Contrada Maulli occupata in parte da gariga a dominanza di Phagnalon rupestre e in parte
da formazioni su rocce calcareo-arenacee.
9) Infine una nona parte caratterizzata da coltivazioni di recente impianto a Vitis vinifera ubicata sul lato
nord-est del sito.
La fauna è costituita, per la maggior parte, da uccelli migratori che, così come per il sito comunitario
pantani della sicilia sud – orientale,
usano la riserva come area di sosta durante la migrazione
dall'Africa al nord Europa e viceversa.
La cava, grazie alla varietà di ambienti che in essa si possono riscontrare, offre ospitalità ad una ricca
comunità d’uccelli. Lungo il corso d'acqua nidificano l'usignolo di fiume (Cettia cetti), la ballerina gialla
(Motacilla
cinerea),
la gallinella
d'acqua (Gallinula
chloropus),
lo
scricciolo
(Tryglodites
tryglodites), il martin pescatore (Alcedo atthis). Nei macchioni di platano e nelle leccete trovano
ospitalità la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), la ghiandaia (Garrulus
glandarius),
il
rampichino
(Certhia
branchydactyla),
il
colombaccio
(Columba
palumbus). Nell'orizzonte dell'Oleo-Ceratonions’incontrano il saltimpalo (Saxicola torquata), l'averla
capirossa
(Lanius
senator),
l'occhiotto
(Sylvia
melanocephala),
il
passero
solitario
(Monticola
solitarius), la capinera (Sylvia atricapilla), l’upupa (Upupa epops) e la ormai rara coturnice sicula
(Alectoris graeca withacheri). Sulle alte e ripide pareti nidificano il piccione selvatico (Columba livia)
e alcuni uccelli da preda. Tra questi è possibile osservare la poiana (Buteo buteo), il falco
pellegrino (Falco peregrinus), l'elegante gheppio (Falco tinnunculus). I predatori notturni sono
rappresentati dall'assiolo (Otus scops), dalla civetta (Athena noctua), dall'allocco (Strix aluco) e dal
gufo
comune
(Asio
otus
otus)
e
dal
barbagianni
(Tyto
alba).
Gli anfibi sono rappresentati soltanto da anuri. Tra questi si possono incontrare il rospo (Bufo bufo
spinosus), il rospo verde (Bufo viridis viridis), le cui femmine raggiungono notevoli dimensioni. Nel
territorio ibleo è possibile rinvenire anche la rana verde (Rana esculenta var. lessonae), specie in
competizione con il discoglosso dipinto (Discoglossus pictus pictus). Si tratta di un piccolo anuro, tipico
della penisola iberica e dell’Africa settentrionale, che in Italia si rinviene solo in Sicilia.
Tra i serpenti quello più comune è il biacco maggiore (Coluber viridiflavus carbonarius), caratterizzato dal
suo habitus totalmente nero, che predilige zone desertiche e ricche d’emergenze rocciose. Meno
frequente, ma non così raro come qualcuno sostiene, è il colubro leopardino (Elaphe situla leopardina), il
cui habitat è costituito da zone umide ed ombrose. Tra i serpenti, ancora, ricordiamo una sottospecie
endemica siciliana della biscia dal collare (Natrix natrix sicula), che si può osservare lungo il corso
d'acqua, la vipera comune (Vipera aspis hugyi) che si rinviene nella macchia degradata e nella boscaglia
sempreverde e il rarocolubro liscio (Coronella austriaca) che preferisce, come la vipera, la boscaglia
sempreverde.
Tra i sauri sono comuni la lucertola campestre (Podarcis sicula sicula), la lucertola delle muraglie(Podarcis
muralis) nonché il gongilo (Chalcides ocellatus tiligugo), che è particolarmente visibile nei mesi di
maggio-giugno. Meno comuni e localizzati sono il ramarro (Lacerta viridis chloronata) e la luscengola
(Chalcides chalcides chalcides) che predilige i pendii erbosi assolati. Abbondante è il geco (Tarentola
mauritanica mauritanica) che abita sia gli ambienti xerici rocciosi, sia i manufatti. Non più frequente come
una volta è latartaruga terrestre (Testudo hermanni hermanni).
La Mammalofauna è quella propria della Sicilia, che vanta il record di essere fra le regioni d’Italia più
povere per quanto riguarda la consistenza e la presenza dei mammiferi selvatici. Nella cava trovano
rifugio: ilconiglio selvatico (Oryctolagus cuniculus huxlei), il riccio (Erinaceus europaeus consolei),
la volpe (Vulpes vulpes), unico canide rimasto in Sicilia, la donnola (Mustela nivalis minuta). Sporadica è
la presenza di uno dei più grossi roditori eurasiatici ed africani: l'istrice (Hystrix cristata). Rara è ormai la
martora (Martes martes).
E’ molto difficile osservare i micromammiferi. I roditori sono rappresentati dal topo selvatico (Apodemus
sylvaticus sicilianus), dal topo domestico (Mus domesticus), l’arvicola (Pitymis savii), e dall’elegantetopo
quercino (Eliomys quercinus), un gliride molto comune nelle cave iblee. Tra gli insettivori si rinviene il
mustiolo (Suncus etruscus), detto in dialetto "surci tarantula", e la crocidura rossiccia (Crocidura russula).
Particolarmente importante è la Chirotterofauna, la cui ricchezza è da correlare con l’intenso carsismo
dell’area iblea. Nelle cavità, presenti lungo la valle, si rifugiano diverse specie di microchirotteri
appartenenti ai generi Myotis, Pipistrellus e Rhinolophus. Tra questi ricordiamo il vespertillo maggiore
(Myotis myotis), il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrum-equinum), il pipistrello nano (Pipistrellus
pipistrellus).
ITA 080002 - “Alto Corso del Fiume Irminio”
Il SIC ITA080002 “Alto Corso del Fiume Irminio” ha una estensione di 1211.00 Ha e ricade entro il
territorio comunale di Ragusa. I suoli sono litosuoli parzialmente lisciviati da trasporto alluviale. Nel
fondovalle si ha una prevalenza di suoli limosi e argilloso-limosi.
I substrati geologici sono prevalentemente calcari compatti di origine terziaria, raramente si osserva la
presenza di marne.
Il clima dell’area è nella parte alta della Vallata Mesomediterraneo subumido inferiore, nella parte bassa è
Termomediterraneo superiore subumido inferiore. Il sito si caratterizza per la presenza dei seguenti
aggruppamenti vegetali distribuiti in base ai caratteri fisici delle varie parti della vallata in cui scorre il
fiume Irminio.
Flora
La flora del territorio ibleo è piuttosto ricca in specie.
In questo territorio si rinviene circa metà della flora presente sull’intera isola. Questa notevole ricchezza
floristica è da collegare alla notevole diversità di habitat che connotano il territorio ibleo, ma anche alla
lunga storia evolutiva che nel corso delle ere geologiche ha interessato questo territorio ed ai
collegamenti paleogeografici che ha intrattenuto con aree quali l’est del Mediterraneo e il Nord Africa.
Il Formulario Standard per il sito riporta una sola specie di interesse comunitario, Dianthus rupicola.
Altre specie importanti di flora segnalate al punto 3.3 del Formulario standard del Piano di Gestione del
SIC, sono riportate nella tabella sottostante.
Nella seconda colonna vengono riportate le ragioni dell’interesse della specie (B=specie endemiche;
C=specie protette da convenzioni internazionali; D=altre ragioni).
SPECIE
Anacamptis pyramidalis
C
Antirrhinum siculum
B
Barlia robertiana
C
Biscutella maritima
B
Calendula suffruticosa
B
Ceratonia siliqua
D
Crepis bursifolia
B
Cyclamen hederifolium subsp. confusum
B
Euphorbia amygdaloides subsp. arbuscula
B
Euphorbia dendroides
C
Fraxinus angustifolia
D
Helichrysum hyblaeum
B
Hymantoglossum hircinum
C
Iris planifolia
D
Ophrys apifera
C
Ophrys bertolonii
C
Ophris biancae
B
Ophrys bombyliflora
C
Ophris ciliata
C
Ophrys exaltata
B
Ophrys fusca
C
Ophrys grandiflora
B
Ophrys incubacea
C
Ophrys lutea
C
Ophrys mirabilis
B
Ophrys panormitana
B
Ophrys sabulosa
B
Ophrys sicula
C
Ophrys sphegodes
C
Ophrys collina
C
Ophrys italica
C
Ophrys papilionacea
C
Platanus orientalis
D
Populus nigra
D
Quercus ilex
D
Quercus virgiliana
D
Salix alba
D
Salix pedicellata
D
Sambucus nigra
D
Serapias vomeracea
C
Serapias vomeracea subsp. Laxiflora
C
Silene fruticosa
B
Sternbergia sicula
D
Mammalofauna
La descrizione delle specie faunistiche segnalate nei Formulari Standard del Sito deriva in massima parte
dai rilevamenti effettuati direttamente in loco. Tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3
del Formulario del Piano di Gestione) vengono citate:


Hystrix cristata
Martes martes
Istrice - Hystrix cristata:
Specie distribuita in tutta l’isola, con alcune lacune nella porzione orientale. Da almeno 20 anni mostra un
evidente aumento numerico della popolazione. Animale di abitudini notturne, frequenta soprattutto
ambienti collinari, macchia mediterranea cespugliata, boschi e aree perifluviali al margine di zone aride e
pietrose.
Martora - Martes martes:
Risulta frequente su tutte le montagne settentrionali dell’isola e presente con distribuzione frammentaria
nella porzione meridionale. Soprattutto notturna, un tempo legata soprattutto alle aree boschive, oggi la
si può incontrare anche in ambienti di gariga intorno ad aree umide, zone rurali coltivate e nelle periferie
urbane.
Avifauna
L’elenco delle specie di avifauna di cui all’articolo 4 della Direttiva 2009/147/EC (versione modificata della
Direttiva “Uccelli” 79/409) e riportate al punto 3.2 del Formulario Standard risulta essere il seguente:





Alcedo attui
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Hieraaetus pennatus
Nycticorax nycticorax
Martin pescatore - Alcedo atthis
Specie alquanto rara sull’intera isola, si osserva con preferenza lungo le coste e nell’entroterra lungo un
numero ridotto di corsi d’acqua. Rilevato anche lungo il tratto dell’Irminio all’altezza dell’area di progetto,
il Martin pescatore frequenta fiumi dove trova acque pescose e pulite nelle quali può tuffarsi in caccia di
piccoli pesci.
Lanario - Falco biarmicus
Uccello rapace che ha in Sicilia, soprattutto nelle zone meridionali e centrali, la popolazione più
consistente d’Italia. Vengono stimati circa 100 siti riproduttivi.
Falco pellegrino - Falco peregrinus
Anche in Sicilia la specie mostra quell’aumento numerico che la caratterizza nel resto del suo areale di
presenza. La popolazione riproduttiva della Sicilia viene oggi stimata in 250-300 coppie. Usa riprodursi su
falesie e costruzioni dell’uomo da dove si invola per cacciare in volo negli spazi aperti circostanti.
Aquila minore - Hieraaetus pennatus
Rapace migratore, ha in Sicilia una regolare area di svernamento con numerosi individui. Negli ultimi anni
si osserva un aumento anche degli individui estivanti.
Nitticora - Nycticorax nycticorax
Specie distribuita in modo puntiforme sull’isola, anche se con lieve incremento. Si riproduce in ambienti
umidi, sia naturali sia artificiali, senza una particolare regolarità.
Tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario Standard) sono elencate:



Emberiza cirlus
Jynx torquilla
Strix aluco
Zigolo nero - Emberiza cirlus
Specie diffusa uniformemente in tutto il territorio regionale, lo zigolo nero occupa ambienti di macchia
arbustiva e rurali e occasionalmente ambienti urbani. Nonostante evidenzi un lieve decremento, è ancora
una delle specie più comuni in Sicilia.
Torcicollo - Jynx torquilla
Piccolo Picide migratore e svernante in Sicilia, dove risulta abbastanza frequente in questo periodo.
Durante la stagione riproduttiva evidenzia popolazioni molto ridotte, talvolta di sole 1-2 coppie, con una
distribuzione “a macchie”. Frequenta boschi di querce e ripariali.
Allocco - Strix aluco
Strigiforme sedentario, comune e diffuso in tutti gli ambienti boschivi dell’isola.
Erpetofauna
Gli Anfibi elencati tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario Standard)
sono:



Bufo bufo spinosus
Discoglossus pictus
Pelophylax sinkl. Hispanicus
Rospo comune - Bufo bufo spinosus
Specie ad ampia valenza ecologica a cui corrisponde una distribuzione omogenea sull’intero territorio
regionale, con alcune lacune imputabili a difetti di rilevamento. Di abitudini prettamente notturne, di
giorno si rifugia in anfratti, grotte, muri a secco freschi e umidi. Caratteristici sono i movimenti migratori
con i quali la specie si sposta in massa verso le aree umide riproduttive.
Discoglosso dipinto - Discoglossus pictus
Specie la cui distribuzione appare circoscritta alla Sicilia, alle Isole Maltesi e al Nord Africa centrooccidentale. Ampiamente diffuso, soprattutto nel settore sud-orientale dell’isola, a dimostrazione della
valenza ecologica relativamente ampia che caratterizza la specie. Durante i sopralluoghi, numerosi girini e
un individuo adulto di discoglosso dipinto sono stati rilevati alla confluenza tra l’Irminio e il Mongillé.
Rana verde - Pelophylax sinkl. hispanicus
Specie ad ampia valenza ecologica, in grado di abitare anche ambienti fortemente antropizzati. La sua
distribuzione regionale, infatti, la porta ad essere segnalata quasi uniformemente sull’intera isola.
I Rettili elencati tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario) sono i
seguenti:
 Chalcides ocellatus
 Hemidactylus turcicus
 Hierophis viridiflavus
 Lacerta bilineata
 Natrix natrix sicula
 Podarcis sicula
 Podarcis wagleriana
 Tarentola mauritanica mauri tanica
Geco verrucoso - Hemidactylus turcicus
La specie evidenzia una predilezione per gli ambienti costieri e planiziali. Quasi il 90% delle osservazioni
deriva da quote inferiori ai 400 m. La sua distribuzione appare continua nella porzione occidentale
dell’isola e più frammentata in quella centro-orientale. Sembra comunque molto diffuso e comune
sull’Altipiano ibleo.
Biacco maggiore - Hierophis viridiflavus
Insieme alla lucertola campestre è il rettile più ampiamente diffuso in Sicilia presente nel 96% dei
quadranti di rilevamento. La specie non denota particolari minacce a breve e medio termine.
Ramarro occidentale - Lacerta bilineata
Anche questa specie mostra un’ampia distribuzione sull’intero territorio con lacune imputabili a difetti di
rilevamento. Considerata specie termofila, in Sicilia frequenta anche ambienti umidi con folta
vegetazione, in particolare sul piano collinare e montano.
Natrice dal collare - Natrix natrix sicula
Serpente ben diffuso in tutta l’isola, manca esclusivamente dal comprensorio dell’Etna. Si osserva quasi
esclusivamente in luoghi umidi, sia naturali sia artificiali. In generale preferisce i fiumi, nelle aree di foce.
Lucertola campestre - Podarcis sicula
Specie ampiamente distribuita, occupante una grande varietà di ambienti a tutte le quote. Risulta priva di
problemi di conservazione; è stata osservata in numerose occasioni ed habitat durante i sopralluoghi
nell’area.
Lucertola di Wagler - Podarcis wagleriana
Specie endemica siciliana, la lucertola di Wagler si trova soprattutto alle quote più basse, pur non
risultando assente fino ai 1400-1600 m di quota. Frequenta ambienti planiziali e collinari con prati aridi,
garighe, aree al margine dei boschi, macchie, giardini e parchi urbani, coltivi e aree antropizzate. Lo
status generale della specie sull’isola risulta buono, in quanto diffusa e abbondante.
Geco comune - Tarentola mauritanica
Specie ampiamente diffusa sull’intera isola, con distribuzione soprattutto nelle aree costiero-collinari.
Ittiofauna
All’interno del SIC ITA080002 “Alto Corso del Fiume Irminio” è rilevata la presenza di 6 specie ittiche,
delle quali 2 autoctone (anguilla e trota macrostigma) e 4 alloctone per la Sicilia (carpa, rovella, tinca e
trota fario). Due specie (trota macrostigma e rovella) sono considerate a rischio dall’Unione Europea e
sono pertanto inserite in allegato II della direttiva 92/43/CEE.
ITA 080003 - “Vallata del Fiume Ippari” (Pineta di Vittoria)
Il presente sito comunitario coincide con la Riserva naturale orientata Pino d’Aleppo, che è una riserva
naturale della Regione Siciliana, situata nel territorio dei comuni di Vittoria, Ragusa e Comiso in provincia
di Ragusa.
La Riserva naturale orientata Pino d'Aleppo si estende tra i fiumi Ippari e Dirillo, in territorio di Vittoria,
Comiso e Ragusa per circa 3000 ettari tra riserva (zona A) e preriserva (zona B) e comprende la parte
estrema del fiume Ippari, nella Piana di Vittoria, al limite sud occidentale dell'altipiano ibleo.
Istituita nel 1990 con il D.A. n. 536/90 dell'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana la
riserva, proprio per la sua posizione, è stata denominata 'plaga mesopotamim' cioè terra tra i due fiumi
che richiama alla mente la zona mediorientale in cui nacque la civiltà mesopotamica.
Il fiume Ippari scorre per una ventina di chilometri in una valle che anticamente aveva i versanti ricoperti
di boschi. Sembra che un tempo fosse navigabile e la sua portata d'acqua molto consistente perché
alimentato da tre fonti. La riserva oggi è frammentata in piccole aree interrotte da serre e vigneti.
Situata tra il centro abitato di Vittoria e Santa Croce Camerina, la riserva naturale ospita l'ultimo
insediamento di Pinus halepensis (Pino d'Aleppo) allo stato spontaneo in Sicilia. Si tratta di una conifera
sempreverde con corteccia grigia e fessurata con sfumature rossastre e foglie aghiformi che può
raggiungere anche i dieci metri di altezza. Gli esemplari di questa specie spesso presentano portamento
contorto per l'azione del vento, la chioma di solito è tondeggiante verso l'alto e di colore pallido, altre
volte è variamente suddivisa sui rami e sui tronchi contorti.
Nel sottobosco invece, cresce la macchia mediterranea con cespugli di rosmarino, timo e lentisco.
La vallata del fiume Ippari ospita anche qualche raro esemplare di Lentisco di Ilatro comune e di Alaterno
o qualche esemplare isolato di Terebinto e Corbezzolo. Lungo le sponde del fiume si trova anche una
vegetazione ripariale costituita dal Pioppo, dal Salice bianco, dal Salicone e da folti canneti di Arundo
donax. Vicino al mare invece, ha trovato il suo habitat naturale la Quercia spinosa, il Ginepro rosso e la
Ginestra bianca. All'interno della riserva inoltre, crescono rigogliosi l'Artemisia, la Palma nana, l'Efedra
fragile, l'Euforbia, la Calicotome, il Timo, l'Ononide, il Rosmarino, la Spazza forno, l'Erica, la Ferula, la
Salsapariglia e varie specie di Orchidee e di Cisti.
La fauna è arricchita dalla presenza di numerosi vertebrati tra cui diversi mammiferi come la Donnola, il
Riccio, l'Istrice, il Coniglio, la Lepre, la Volpe, il Topo quercino, il Ratto, l'Arvicola, varie specie di
Pipistrello, gatti e cani inselvatichiti. La pineta inoltre, è il luogo ideale per la nidificazione di diversi uccelli
come il Cardellino, il Verzellino, il Merlo, l'Upupa, il Colombaccio, la Tortora, la Gazza, la Gallinella
d'acqua, la Ballerina gialla e la Ballerina bianca. Tra i rapaci figurano la Poiana, il Gheppio, il Falco di
palude, mentre tra i rapaci notturni sono presenti la Civetta e il Barbagianni. Alcuni stagni sulla costa
sono il luogo ideale per la sosta di alcuni uccelli migratori provenienti dall'Africa come il Cavaliere d'Italia,
l'Airone cinerino, la Garzetta, il Germano reale, la Marzaiola, la Volpoca, il Piro piro piccolo, il Martin
pescatore e il Gruccione. Tra gli invertebrati figurano numerosi rettili, tra cui numerosi esemplari di ofidi,
come il Colubro leopardino. Sono state osservate anche numerose specie di lucertole, ramarri i cui maschi
sono riconoscibili per la colorazione verde smeraldo del corpo e azzurro turchese della gola, gongoli e
tartarughe, mentre tra gli anfibi sono presenti rane verdi e rospi. Il fiume sino al secolo scorso brulicava
di pesci come le Tinche, le Anguille, la Gambusia tanto utile per combattere la malaria dato che si nutre
di larve di zanzare. Presente ancora oggi il granchio di fiume e alcuni insetti come i lepidotteri, i
coleotteri, i ditteri e gli ortotteri.
ITA 080004 - “Punta Braccetto, Contrada Cammarana”
Il sito ricade entro il territorio dei Comuni di Vittoria e Ragusa. I suoli sono prevalentemente sabbiosi ed i
substrati geologici sono costituiti da calcareniti, sabbie e marne. Il clima dell'area è termomediterraneo
inferiore secco.
E’ uno dei pochi territori siciliani che ospita una varietà di formazioni vegetali del tutto uniche e
precisamente:
a) formazioni di scogliera a Crucianella rupestris;
b) formazioni arbustive a Limoniastrum monopetalum;
c)
associazioni dominate da Helichrysum conglobatum var. compactum;
d) formazioni di duna con Ginepro coccolone, Retama raetam e Ephedra fragilis;
e) malcolmietalia con Muscari gussonei.
In mare sono presenti praterie sommerse a Cymodocea nodosa.
Analiticamente il sito è suddiviso in vari habitat:
1) una parte di estensione considerevole e che ricopre la maggior parte dell’area ospita le formazioni di
duna con Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, Retama raetam e Ephedra fragilis;
2) una parte ubicata esattamente a Punta Braccetto formata da scogliera calcarea. Qui nel tratto iniziale
(che è il tratto che va da sud-est a nord-ovest) è presente la formazione detta Asparago-Limoniastretum
monopetali Bartolo, Brullo e Marcenò 1982. Spostandosi verso nord-ovest si incontra il Crucianelletum
rupestris mentre su sottili strati di sabbia si insediano Triplachne nitens (Guss.) Link, Daucus gingidium,
Catapodium pignattii, Orobanche sanguinea, etc.
3) Sul promontorio del bianco piccolo si incontrano formazioni con Helichrysum conglobatum var.
compactum.
4) Infine in Contrada Passo Marinaro in corrispondenza della necropoli greca del Rifriscolaro si è alla
presenza di Vulpio-Leopoldietum gussonei, annoverante tra le caratteristiche Muscari gussonei, Maresia
nana, etc. È qui anche presente l'associazione a Juniperus turbinata e Quercus calliprinos. Sotto cespi di
Retama raetam è poi riscontrabile l'endemica Torilis webbii.
Il valore del sito è notevole: la biodiversità comunque la si consideri (in relazione alle specie, alle
comunità, alle forme di paesaggio, ecc.) è sempre elevatissima. La fauna invertebrata annovera
numerose specie endemiche strettamente legate agli ambienti dunali e retrodunali e talora localizzati in
poche stazioni della Sicilia meridionale.
L'importanza del sito è enfatizzata dalla rarità con cui oggi si riscontrano aree di questo tipo lungo il
litorale meridionale siciliano, queste ultime sono infatti pressoché scomparse a seguito di urbanizzazioni
incontrollate. Ciò che rimane andrebbe quindi attentamente e scrupolosamente tutelato per conservare,
almeno in parte, biocenosi e habitat ormai rari ed in via di scomparsa.
Per
quanto
riguarda
l’art.142
nel
SIC
ITA080004
“Punta
Braccetto-Contrada
Cammarana” è da segnalare la presenza in località Torre di mezzo della Torre Vigliena.,
di cui oggi resistono solamente alcuni resti. Le sue origini non sono recenti, fu
costruita intorno al 1600, e serviva per controllare i due golfi laterali. Era un
avamposto militare con notevoli armamenti e con un presidio fisso di 4 soldati. Oltre
all’azione erosiva del tempo, contribuì alla sua distruzione lo sbarco alleato durante la
seconda guerra mondiale.
Scogliera calcarea: i Canalotti
Ruderi della Torre Vigliena o del Bracello
ITA 080005 - “Isola dei Porri”
Il SIC è esteso 1,27 Ha e si compone della sola isola, ubicata di fronte al litorale dei Santa Maria del
Focallo ed appartenente al Comune di Ispica.
L’isolotto disabitato, costituito da tre scogli, è lungo 150 ml. e largo 125 ml.
Lo scoglio più grande ha una dimensione di poco più di cento metri per lato e si presenta con una
superficie di arenaria calcarea piatta e compatta a Limonietum dominata da Limoniastrum monopetalum.
Forte appare la presenza di Limonium sinuatum, specie molto rara presente in Italia solo lungo le coste
della Sicilia meridionale. Non appare più presente Muscari gussonei.
Nonostante l’assenza di Muscari gussonei
il sito “Isola dei Porri” appare di buon valore
ambientale, in quanto raro caso di area non sottoposta a disturbo antropico.
Vista la modesta dimensione, la vegetazione è scarsa e, a parte le suddette specie, l'unica forma vegetale
presente è costituita dal porro (Allium Ampeloprasum) da dove ha assunto la denominazione attuale.
All’origine pare che l’Isola fosse collegata alla terra ferma e che per via delle correnti, delle maree e dei
movimenti sismici, sia andata distaccandosi dalla costa ed a rimpicciolirsi sempre di più.
E’ particolarmente adatta per la pratica di escursioni subacquee.
Nel periodo invernale è utilizzato dal Cormorano “Phalacrocorax carbo” come
dormitorio, interessato prevalentemente dalla vegetazione alofila rupicola.
Il clima dell'area è termomediterraneo inferiore secco inferiore, tuttavia piuttosto
umidificato dalle brezze e dall'intensa evaporazione del mezzo liquido circostante.
Isola dei porri: foto aerea
ITA 080006 - “Cava Randello – Passo Marinaro”
Il SIC Cava Randello – Passo Marinaro (codice ITA080006) comprende un’area di circa 497 Ha, ricadente
sul territorio del comune di Ragusa ed include al suo interno la Riserva Naturale Integrale “Cava
Randello”, istituita all’interno del Piano Regionale Parchi e Riserve, approvato con D.A. n. 970 del
10/06/1991 dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, ma ancora non affidata ad
alcun ente gestore.
Cartografia Riserva Naturale integrale “Cava Randello”
Il sito è situato a sud-est della riserva del pino d’Aleppo (e per il 3% la ingloba) e si sviluppa lungo la
vallata e le aree prospicienti di Cava Randello, costituita da un ampio fondovalle su cui scorre il torrente
Rifriscolaro, a cui fanno capo una rete di canali che hanno reso l’area coltivabile.
Il Sito è di forte valore geobotanico in quanto ricco di aspetti vegetazionali molto rari e, quindi,
difficilmente rintracciabili altrove; lo stesso presenta, infatti, una ricchissima varietà di nicchie ecologiche
ospitanti una grande quantità di specie rare e endemiche.
I bordi della cava sono popolati da lentischi, cisti, lecci olivastri, mirti, piante aromatiche, esedra,
amilacea palma nana, scille, orchidee, e ofridi in genere. Inoltre vi sono piante introdotte dall’uomo quali
carrubo ed eucalipto.
Fa parte del sito anche “Passo Marinaro” che si trova lungo la costa a falesia, situata tra due ampie
spiagge semilunari; lungo la parte alta della falesia si trova l’erba cristallina, caratterizzata da luminose
gocce di acqua e da fiori di mesembriantemo.
Veduta aerea di Passo Marinaro
Il substrato pedologico è costituito da terre rosse lungo i pianori della cava , da marne calcareniticosabbiose lungo i versanti e da terreni alluvionali sul fondo valle.
E’, comunque, un’area ad elevata vulnerabilità per il pericolo di incendi.
Da un punto di vista archeologico il sito ricade interamente nel parco archeologico di Camarina all’interno
del quale sorgono alcune necropoli (V - II sec. a.c.).
Tra queste risalta, sicuramente, la necropoli classica o meridionale, che era la necropoli del ceto abbiente
kamarinese. E’ situata oltre il fiume Oanis su una collinetta sabbiosa.
Necropoli di Passo Marinaro
Attraversato il cancello d’ingresso, dopo circa quattrocento metri s'incontrano due tymboi (particolari
monumenti funerari di forma poligonale in blocchi di arenaria che custodivano due sarcofagi).
La necropoli classica doveva presentarsi cosparsa di cippi, stele ed edicole funerarie. Da questa necropoli
proviene un numero rilevante di defixiones (testi antichi di contenuto magico).
Bisogna, inoltre, segnalare la presenza della Villa Monumentale “Fattoria Randello” e del rudere del
mulino “Passo di Scicli”.
ITA 080007 – Spiaggia Maganuco
La Spiaggia di Maganuco fa parte del territorio di Modica e si trova a Punta Raganzino, nei pressi della
zona portuale di Pozzallo, è situata in una baia, bagnata da un mare limpido e azzurro con un fondale
sabbioso che degrada dolcemente verso il largo. La spiaggia è ampia (lunga 800 ml e larga 100) e
sabbiosa e delimitata da dune e da una fascia di vegetazione spontanea.
Legambiente e Touring Club Italiano l’hanno annoverata tra le spiagge più belle d’Italia ed inserita
nella “Guida Blu 2014”.
Il sito è ampio 168 Ha. I suoli sono sabbiosi e limosi (in corrispondenza dei pantani retrodunali). Presenti
anche mosaici di suoli bruni e terre rosse mediterranee. I substrati sono calcareniti, marne e sabbie. Il
clima è termomediterraneo secco secondo la terminologia di Rivas Martinez. L'area è di notevole interesse
biogeografico, in quanto è tra i casi di habitat litoranei portanti formazioni psammofile ed alofile (nelle
depressioni retrodunali). La sua importanza è legata alla estrema rarità con la quale è possibile
riscontrare ambienti similari in buone condizioni di naturalità lungo la fascia costiera della Sicilia
meridionale. È caratterizzato da un interessante avifauna sia stanziale che migratrice e da fauna
invertebrata legata ad ambienti costieri dunali e retrodunali. Dal punto di vista floristico e vegetazionale il
sito ha un buon valore naturalistico. Per ciò che concerne la vegetazione nelle cinture semiumide delle
depressioni retrodunali è rilevante la presenza di Sarcocornia perennis, Sarcocornia fruticosa, Halimione
portulacoides, Arthrocnemum macrostachyum.
Nelle depressioni umide d'inverno e asciutte d'estate si rilevano associazioni di Limonio-Juncetum acuti,
Imperato-Juncetum tommasinii e Schoeno-Plantaginetum crassifoliae, caratterizzate nel loro insieme da
Juncus maritimus, Hordeum maritimum, Juncus acutus, Plantago crassifolia, Centaurium spicatum,
Schoenoplectus littoralis, Arthrocnemum macrostachyum, Imperata cylindrica.
Sulle dune mobili è facile trovare specie quali: Elymus farctus, Sporobolus virginicus Kunth, Launaea
resedifolia, Eryngium maritimum, Euphorbia paralias, Echinophora spinosa, Ammophila arenaria subsp.
australis., Cakile maritima, Atriplex tornabeni, Salsola kali subsp. kali, Salsola kali subsp. tragus,
Glaucium flavum, Polygonum maritimum, Euphorbia paralias. Sulle dune fisse, ovvero quelle che si
sviluppano sul versante interno delle dune mobili, aventi sabbie più stabili e compatte ben si sviluppano:
Ammophila arenaria subsp. australis, Launaea resedifolia, Echinophora spinosa, Medicago marina,
Scolymus hispanicus, Euphorbia paralias.
ITA 080008 – Contrada Religione
Il sito ricade nel territorio del comune di Modica. I suoli sono rendzinici, misti (rendzinicosabbiosoargillosi), sabbiosi e limosi. I substrati sono calcareniti, acciottolati da trasporto alluviale, sabbie.
Il clima del sito è termomediterraneo secco. Sito già di notevole interesse biogeografico, ma che per
essere stato assediato e penetrato dall'incalzante antropizzazione, ha recentemente quasi del tutto
perduto, sia in senso qualificativo che quantitativo, gli elementi caratteristici della sua vegetazione
psammofila e degli ambienti salmastri.
Gli ambienti alofili retrodunali già di grande interesse naturalistico sono stati degradati dall'immissione di
acqua dolce proveniente da insediamenti abitativi finalizzati alla ricreazione e alla balneazione. Qui però
ha amplificato la sua presenza la rarissima Erianthus ravennae. Il sito si compone di tre parti
ecologicamente ben distinte: le scogliere calcaree, le spiagge con relative formazioni dunali e lo stagno
retrodunale. Sulle scogliere sono presenti popolazioni di Limonium hyblaeum, Limonium virgatum e con
straordinaria abbondanza di Limonium sinuatum.
Altre
specie
qui
presenti
sono
Thymelaea
hirsuta,
Helichrysum
conglobatum
var. compactum
(caratteristiche del Thymelaeo-Helichrysetm siculi), Plantago macrorhiza, Lotus cytisoides, Reichardia
picroides var. maritima.
Nelle depressioni umide d'inverno e asciutte d'estate si rilevano associazioni di Juncus maritimus,
Hordeum maritimum, Juncus acutus, Plantago crassifolia, Centaurium spicatum, Schoenoplectus littoralis,
Arthrocnemum macrostachyum, Imperata cilindrica.
ITA 08009: Cava d’Ispica
Cava Ispica è una vallata fluviale che per 13 km incide l'altopiano ibleo, tra le città di Modica e Ispica.
Varie fratture, talune trasversali, altre quasi parallele, di origine tettonica, contornano la cava principale e
testimoniano
la
travagliatissima
storia
sismica
dell’avampaese
Ibleo.
Il fondo stesso della valle è una faglia di sprofondamento e numerosissime piccole faglie sono riscontrabili
lungo
le
frastagliate
pareti
che
la
sovrastano.
Il corso d’acqua che, in antico, rendeva fertile e ricca di coltivazioni il fondovalle, ai giorni nostri mostra
un
regime
La
vallata,
torrentizio
immersa
e
nella
si
presenta
tipica
completamente
vegetazione
asciutto
della macchia
per
circa
mediterranea,
11
mesi
custodisce
l’anno.
necropoli
preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi di tipologia varia.
Abitata fin dalla preistoria (neolitico), la cava, per la sua particolare conformazione, si presentava, agli
abitatori, come un ottimo rifugio per difendersi dai nemici e per riparasi dagli agenti atmosferici.
I più antichi abituri e le necropoli che costellano le pareti calcaree della cava risalgono a ben oltre 2000
anni A.C.; la valle fu sempre abitata ed intensamente coltivata fino all’epoca bizantina ed al periodo
medievale,
e
continuò
ad
esserlo,
in
misura
minore,
fino
ai
secoli
scorsi.
Il terremoto del 1693 danneggiò molti di questi insediamenti rupestri che furono quasi del tutto
abbandonati. I maggiori insediamenti abitativi con chiese rupestri e necropoli di varie età sono situate sul
lato nord, ma anche il lato sud con il magnifico PARCO DELLA FORZA mostra notevoli ed interessanti
testimonianze della presenza umana fino a tempi relativamente recenti.
Parco della Forza o Cava Fortilium
La parte centrale è la meno conosciuta, anche perché non di semplice accesso, ma presenta numerosi ed
interessanti gruppi di tombe del periodo Siculo, costruzioni rupestri e complessi abitativi di varie epoche.
I più importanti insediamenti rupestri sono:
-
IL CONVENTO: grandiosa costruzione rupestre del periodo paleocristiano crollata, in parte, a
causa del terremoto del 1693 che presenta vari ambienti intercomunicanti. Fu abitato da una
comunità di religiosi, che ampliò i precedenti ambienti di epoca Sicana.
Parete rocciosa del convento
“Il nome è dovuto all’esistenza di tracce di architettura chiesastica e di un sacello dedicato al culto di S.
Alessandra, le cui pareti sono decorate da certi dipinti oggi quasi del tutto scomparsi ed abbellite da varie
incrostazioni stalattitiche”.
Il “Convento” è composto da 5 livelli sovrapposti di grotte, tutti collegati da scalette scavate nella
roccia. Il piano rialzato è formato da un solo grande ambiente di forma irregolare in cui si aprono una
nicchia nel lato sinistro e due cellette di fronte: potrebbe essere stato un luogo di riunione della comunità
cenobitica.
Il primo piano è articolato lungo un corridoio esterno sul quale si aprono alcune cellette di varia forma,
che sembrano caratteristiche di un convento o monastero.
Il secondo piano è disposto attorno a un camerone centrale, che presenta nel lato destro tre cavità
rotonde simili a quelle della Spezieria: poteva servire come oratorio.

LA GROTTA DELLA ROGNA, situata accanto al convento composta da due vani comunicanti.
Uno dei due ambienti è caratterizzato da una larga buca nel pavimento, su cui si raccoglie
dell’acqua, che defluisce poi all’esterno tramite una cabaletta scavata nella roccia. Tale grotta è
stata frequentata fino a tempi recenti, per la credenza che l’acqua che conterrebbe zolfo, possa
curare la scabbia. In realtà non c’è alcuna sorgente e l’acqua filtra attraverso il calcare
gocciolando dall’alto, come avviene nelle cavità carsiche stalattitiche; né c’è odore e traccia di
zolfo.

il sacello rupestre di S. Alessandra.
-
LE GROTTE DELLA CAPRARIA: complesso abitativo rupestre, in gran parte crollato, con una
serie di grotte disposte a più piani.
-
IL CASTELLO: complesso abitativo, di grandi dimensioni (1500 mq.), composto da 4-5 piani di
grotte, tutte scavate nella roccia, risalente al periodo Sicano ed abitato fino al 1960. Numerose
tombe a forno del periodo Siculo fiancheggiano il castello.
Da un punto di vista ambientale e naturalistico, il particolare microclima della stretta e ben riparata valle
favorisce un anticipo di primavera ed è possibile riscontrare già nei mesi più freddi (fine gennaio e mese
di febbraio) un’ anticipata e magnifica fioritura dell’ERICA ARBOREA che, insieme all’EUFORBIA ARBOREA,
ricopre le precipiti sponde della cava.
Esemplari di Erica Arborea (1) e di Euforbia Arborea (2)
Al riparo della vegetazione arborea anche l’asparago riesce a sopravvivere ai geli invernali. Fra le
principali specie vegetali che si possono incontrare segnaliamo, oltre alle già citate erica ed euforbia,
il Lentisco, l’Alaterno, il Terebinto, la Palma nana, l’Edera che mostra uno sviluppo talora impressionante
avviluppandosi su tronchi e pareti di roccia, la Ruta, il Timo, lo Smilace, rampicante spinoso dalle bacche
rosse ed infine le specie arboree residuali delle antiche coltivazioni valline (palme, carrubi, olivi, agrumi,
melograni,
noci, etc.).
La fauna che popola la cava annovera varie specie di rapaci oltre che di colombe e di tortore, che trovano
rifugio e nidificano nelle anfrattuosità delle scoscese pareti valline, e non è raro, in questo periodo,
attraverso la fitta vegetazione, essere sorpresi da un repentino battito di ali di quaglie svernanti che, dal
suolo si alzano in rapido volo.
ITA 080010: “Fondali Foce del Fiume Irminio”
Il suddetto sito è composto al 100% dall’ area marina antistante il sito comunitario “Foce del Fiume
Irminio”.
La foce del fiume Irminio, come dettagliato in precedenza, si colloca lungo il litorale sabbioso compreso
tra Marina di Ragusa e Donnalucata, caratterizzato da un magnifico sistema dunale e retrodunale.
L'area marina antistante la foce ospita un Posidonieto (prati di Posidonia oceanica), ben strutturato sia
nelle componenti dello strato elevato che del sottostrato, che si estende fino a Donnalucata.
Sporadicamente sono presenti anche ciuffi sparsi di Cymodocea nodosa.
La fauna ittica comprende poche specie costantemente minacciate di estinzione per l’alterazione
dell’habitat e l’inquinamento delle acque. Tra i pesci che si rinvengono alcuni appartengono a specie
autoctone altri a specie alloctone. Del primo gruppo fanno parte l'anguilla (Anguilla anguilla), il cagnetto
fluviale (Salaria fluviatilis) e la trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma). Al secondo, invece,
appartengono la tinca (Tinca tinca), la carpa (Cyprinus carpio), la trota iridea (Oncorhynchus mykiss).
ITA 090003 – Pantani della Sicilia Sud Orientale
Tale sito di interesse comunitario è situato nella punta meridionale della Sicilia ed occupa una superficie di
circa 1.385,03 ha. È costituita da tre aree distinte e ricade sui territori dei comuni di Ispica, in provincia
di Ragusa, e Noto ePachino in provincia di Siracusa.
Fanno parte del sito i seguenti pantani:
Area
Pantano
Pantano Bruno
Ovest
Pantano Gorgo Salato
Pantano Longarini
Provincia
Ragusa
Ragusa e Siracusa
Pantano Cuba
Pantano Auruca
Centro
Pantano Baronello
Siracusa
Pantano Ponterio
Est
Pantano Morghella
Tra le piante tipiche dei Pantani della Sicilia sud-orientale sono presenti diverse specie palustri
estremamente specializzate, che si distribuiscono spazialmente secondo gradienti di umidità, salinità e
natura del suolo come Arthrocnemum macrostachyum, sarcocornia alpinii, Halimione portulacoides,
Limbarda crithmoides, Juncus acutus e Juncus subulatus.
La vegetazione acquatica sommersa delle lagune salmastre è caratterizzata da alcune idrofite, alofile o
subalofile che organizzano diverse fitocenosi, anche in questo caso, in relazione alla salinità delle acque,
alla natura dei fondali ed alla durata di permanenza delle acque.
Le lagune più o meno profonde, con fondali melmosi sono popolate da comunità sommerse a dominanza
di Ruppia maritima, che talvolta si accompagna ad alghe verdi fra cui Enteromorpha intestinalis. Tale
fitocenosi è abbastanza frequente nei pantani, favorita soprattutto da acque ricche in nitrati provenienti
dalle coltivazioni circostanti.
Nei pantani salmastri con acque poco profonde , normalmente soggetti a disseccamento estivo, la Ruppia
maritimas è sostituita dalla Ruppia spiralis, la quale forma una vegetazione monofitica decisamente più
termofila rispetto alla precedente.
Nei pantani con fondali poco profondi e substrati prevalentemente sabbiosi si localizza la comunità a
Lamprothamnium papulosum.
Nei pantani più interni con acque profonde è presente la comunità, spesso monofitica, a dominanza di
Potamogeton pectinatus. Essa si insedia in acque debolmente salmastre, profonde fino a 2m e persistenti
in estate, su fondali melmoso-limosi.
La vegetazione sommersa dei pantani fa parte dell’habitat della direttiva CEE 43/92:1150 “Lagune
costiere”, un habitat considerato prioritario, fondamentalmente per il mantenimento delle comunità di
uccelli che vi stazionano durante le loro migrazioni.
Per ciò che concerne il popolamento animale tra i macroinvertebrati acquatici sono state riconosciute 9
specie appartenenti ai cladoceri (Moina salina), ai copepodi (Arctodiaptomus salinus, Enhydrosoma
bucholtzi e Diacyclops crassicaudis), agli anostraci (Phallocryptus sp.), ai bivalvi (Cerastoderma glaucum
e Abra ovata) ed agli anfipodi (Gammarus aequicauda).
Per i pantani di Marzamemi, Morghella, Longarini e Cuba vengono segnalati i pesci Atherina boyeri
(latterino) e i mugilidi Liza ramado (cefalo calamita), Liza saliens (cefalo musino) e Mugil cephalus
(cefalo/muggine), tutte specie che ritrovano anche in mare e che colonizzano i pantani.
Per quanto riguarda gli anfibi, sono segnalate specie comunemente legate all’ambiente acquatico,
specialmente nelle forme larvali, come il Bufo bufo spinosus, Discoglossus pictus e Rana lessonae mentre
per i rettili si conoscono le specie Emys trinacris e Natrix natrix ambedue, specialmente la prima, legate
all’ambiente acquatico per motivi trofici.
Tra la fauna dei pantani la componente di maggior rilievo è sicuramente rappresentata dagli uccelli. Un
ricco elenco di specie caratterizza il complesso dei pantani e tra queste ne compaiono molte di particolare
bellezza e di grande valore conservazioni stico, trattandosi di specie rare in Italia ed in Europa.
La maggior parte di esse sono specie esclusivamente legate agli ambienti umidi, la parte restante sono
specie legate ad ambienti terrestri ma che in certi periodi dell’anno possono frequentare gli ambienti
umidi. Il numero di specie segnalate è superiore a 250. Le specie osservate non sono tutte
contemporaneamente presenti ma si avvicendano nel corso dell’anno, molte sono presenti solo pochi
mesi o anche pochi giorni, mentre una piccola parte è sedentaria e rimane tutto l’anno.
L’estremità della Sicilia Sud-orientale rappresenta un vero e proprio luogo di confine tra Europa ed Africa.
Gli uccelli in partenza dal continente europeo, diretti in Africa, trovano possibilità di sosta e riposo nei
pantani, prima di attraversare il mar Mediterraneo e viceversa. L’area di provenienza di questi uccelli è
principalmente riconducibile alla regione balcanica ed al Mar Nero, ma sono documentati flussi anche dai
Paesi dell’Est e dalla penisola Scandinava.
In inverno i pantani solitamente si presentano colmi d’acqua ed ospitano un numero più elevato di specie
ed individui. Le specie principali che si incontrano sono le anatre e le folaghe.
La Folaga è la specie numericamente più abbondante. Tra le anatre le più comuni sono il Mestolone, il
Germano reale, il Fischione, il Codone e l’Alzavola. Nelle acque più profonde sono invece presenti le
anatre tuffatrici, cioè Moriglione, Moretta e Moretta tabaccata. Quest’ultima in particolare è una specie
estremamente rara in Italia ed in Europa.
Un’altra anatra eccezionalmente rara, regolarmente segnalata negli ultimi anni nei pantani è l’Anatra
marmorizzata.
Tra le altre specie che si osservano nel periodo invernale numerosi sono gli aironi cenerini, le garzette e
gli aironi bianchi maggiori.
Tra i grandi trampolieri si registra la presenza, oramai stabile del Fenicottero; in passato molto raro e di
comparsa occasionale in Sicilia, a partire dagli anni “80 è divenuto più frequente nei pantani grazie
all’istituzione dell’area protetta.
I periodi in cui si concentrano i passaggi di moltissime specie di uccelli sono sicuramente la primavera e
l’autunno.
Le specie più grandi sono il Cavaliere d’Italia e l’Avocetta a cui si associano, nelle acque più basse la
Pantana, la Pettegola ed il Totano Moro mentre di taglie inferiori sono il Piovanello ed il Piovanello
pancianera. Nei pantani semi asciutti si trovano, invece, il Gambecchio ed il Fratino.
ITA 090017: “Cava Palombieri”
A nord di Rosolini, percorrendo la S.P. 66 Timparossa - Cozzo Cisterna, si arriva presso la Contrada
Mezzargento in cui, dopo un tornante vi è una traversa sterrata che conduce ai resti di un caseggiato
agricolo noto come "La Torre" (forse davvero un'antica torre di avvistamento). A poca distanza verso nord
vi è la cosiddetta Cava Palombieri (nota anche come Cava Candelaro nel suo tratto finale) sotto cui scorre
il Torrente Scalarangio (piccolo corso d'acqua che alimenta il Torrente Stafenna, affluente del Fiume
Tellaro), che lambisce anche la limitrofa area archeologica situata nel territorio comunale di Noto, avente
una Catacomba di epoca ebraica (vedete il link sul territorio ibleo di Noto nella sezione di questo sito
riguardante la città netina).
Presso questa cava vi è la zona nota come Gisira Grande in cui vi sono i resti di una interessante
Necropoli neolitico - sicula (con rifacimenti bizantini) di tipo rupestre - terraneo avente delle tombe a
forno, ad arcosolio (di fattura paleocristiana) e vi è anche la presenza di un colombario rupestre con
nicchie sepolcrali interne. In tutto vi sono una decina di sepolcri (di cui ne sono rimasti intatti solo in
pochi). Questa necropoli, assieme a quella limitrofa di tipo ebraico posta nel versante netino, forma uno
dei più importanti siti archeologici di tipo funerario della Sicilia meridionale.
In questa zona posta tra i territori di Rosolini, Noto e Modica vi sono anche altre rovine tra cui quella di
un'antica cava di pietre ma anche resti di antiche carraie e di edifici rurali.
ITA 090018: “Fiume Tellesimo”
Tale sito è principalmente rappresentato dal torrente “Tellesimo” che è un fiume a carattere torrentizio
della Sicilia sud-orientale. Nasce in Contrada Bellocozzo nella Cava dei Servi o Cava del Tellesimo che si
trova sui Monti Iblei in provincia di Ragusa. Il fiume, con la sua azione erosiva, nei secoli ha creato questo
canyon lungo e stretto che con un andamento tortuoso con pareti a strapiombo ha anche creato conche e
marmitte.
Cava dei Servi, ove scorre come suddetto il fiume Tellesimo, è una cava dalla conformazione geologica
piuttosto varia, costituita da un'alternanza di biocalcareniti cementate a macroforaminiferi di colore
bianco grigiastro, in banchi ad andamento irregolare dello spessore compreso tra 50 cm. e 2-3 metri, e di
calcareniti marnose bianco crema, scarsamente consolidate, che costituiscono il membro Irminio della
formazione Ragusa, cioè il membro superiore in cui tale formazione è divisa.
Si chiama Cava dei Servi perché si dice che in passato qua venissero i Servi di Dio.
Nella parte iniziale, la Cava dei Servi (di Dio), diventata Parco forestale, si presenta ampia e di facile
accesso. Lungo la cava il torrente Tellesimo forma, ad un certo punto del suo corso, il Gorgo della
campana, un laghetto a forma circolare di cui non si è ancora riusciti a misurare la profondità. Questo
torrente è uno dei più singolari della zona iblea: il letto lungo cui scorre il Tellesimo ha pareti a
strapiombo traforate da parecchie grotte e diventa, nella parte terminale, stretto e tortuoso conservando
così, grazie alla sua impervietà, un ecosistema ancora integro.
Da ammirare anche le zone note come "Scala Vacca" e "Scala dei Giganti". Si tratta di due sentieri scavati
nella roccia molto probabilmente dai Bizantini che collegano l'altopiano ed alcune caverne al fiume.
Quest'area, poco lontana dal massiccio di Monte Lauro, ha suscitato interesse sin dall'età del rame
perché, come tutta la regione iblea, garantiva ottime opportunità commerciali grazie all'estrazione della
selce. Nella parte soprastante gli strapiombi, lungo uno dei corsi meno tortuosi della Cava e pochi metri
più in alto dell'unica strada che conduce in fondo alla gola, può ammirarsi un dolmen semicircolare
costituito da lastre rettangolari infisse nel terreno sulle quali se ne dispongono altre tre, inclinate quanto
basta per ridurre la superficie di copertura e modellare una falsa cupola. Al di sotto di una grande piastra
rovesciata sul terreno (che era il soffitto del monumento, rovinato al suolo a causa del progressivo
scivolamento della struttura) sono stati ritrovati frammenti umani (denti e ossa appartenenti a più
individui) nonché qualche coccio di ceramica risalente al periodo Castellucciano (nome con il quale si
identifica l'età del bronzo antico siciliano): i resti umani hanno confermato la natura sepolcrale del
manufatto, mentre il ritrovamento dei pochi cocci ceramici ha così consentito di datare il dolmen alla
prima fase isolana del bronzo (2200-1600 a.C.). La località, quindi, oltre a essere sede di una necropoli a
grotticelle artificiali risalenti all'inizio del II millennio a.C., accoglie anche un cimitero dolmenico con
architetture funerarie che ricordano strutture già presenti in una vasta area del Mediterraneo (Spagna,
Sardegna, Puglia, Malta).
Dal punto di vista naturalistico e ambientale la Cava dei Servi è una delle zone più incontaminate dei
Monti Iblei, in cui l'ambiente umido creato dal corso del Fiume Tellesimo ha reso possibile lo sviluppo di
un particolare ecosistema formato da una vasta macchia mediterranea di tipo montano e popolata da
numerose specie animali. Questo fiume forma inoltre numerose cascatelle, marmitte e piccoli laghetti
simili agli "Urvi" della Cava Grande del Cassibile e localmente noti col nome di "Urve", dotati di una certa
profondità a seconda dei detriti calcarei che il fiume normalmente porta con se; i più noti sono l'Urva
Scala Vacca (nei cui pressi è situata l'omonima scala appena citata), l'Urva Campana (il più grande
formato da un sistema di cascate e marmitte), l'Urvu Niuru (un inghiottitoio sotterraneo piuttosto
profondo posto presso un laghetto formato dal fiume) posto presso la zona di Margione, l'Urvu Torru e il
limitrofo Urvu Mulino (presso cui sorgono le rovine di un antico mulino ad acqua noto come Mulino
Bancali) situati nella parte settentrionale della cava.
La limpidezza delle acque del Tellesimo (fino ad ora il corso d'acqua meno inquinato della Provincia di
Siracusa) ha reso possibile la più alta concentrazione di fauna ittica degli Iblei, con la presenza di
numerosi esemplari di Trote (tra cui l'autoctona Trota Macrostigma dalle visibili macchie nere), Tinche,
Carpe, Anguille, Pesci Pietra, Gamberi e Granchi di Fiume. Non meno importante è la presenza di
numerose specie anfibie (come rane e rospi), di rettili (su tutti le bisce acquatiche e i rarissimi Colubri), di
volatili (tra cui numerosi rapaci come il Gufo) e di mammiferi (volpi, donnole, topi su tutti).
Dal punto di vista floreale la Cava dei Servi, che come sappiamo possiede una rigogliosa e intatta
macchia mediterranea, ospita numerose specie erbacee e arboree tra cui si annoverano carrubi selvatici,
olivastri, corbezzoli, ligustri e fichi selvatici. E’ possibile anche trovare numerose piante aromatiche come:
timo, nepitella, mentuccia, origano o altre specie autoctone tipiche dell’area mediterranea: palma nana,
teucrio e ofridi.