Ex Manifattura di Legnano
Relazione storico - architettonica
Nel 1901 il milanese Giuseppe Frua, che nel 1893 insieme ai f.lli Enea e Febo Banfi aveva costituito a
Legnano la Società Frua e Banfi, che poi diverrà Società Anonima Italiana per i tessuti stampati (Stamperia
De Angeli Frua), fondò, insieme agli stessi Banfi e a Mariano delle Piane di Novi Ligure, marito di una delle
figlie dei Banfi, la Manifattura di Legnano, costituita in accomandita semplice ed “avente per oggetto
l’esercizio dell’industria, della tintoria, del candeggio; preparazione dei filati e dei tessuti e lavorazioni affini, e
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della quale i primi tre sono soci gerenti, responsabili senza limitazioni, e l’ultimo socio accomandatario” .
Risale a quest’epoca il fabbricato principale dell’attuale complesso dell’ex Manifattura di Legnano, dedicato
alla filatura del cotone, realizzato entro il 1903 probabilmente su progetto di tecnici inglesi utilizzando
tecnologie, macchinari e - come si tramanda - anche mattoni provenienti dall’Inghilterra (a riprova di questa
ipotesi è stato rinvenuto un disegno a firma inglese, Mather & Platt L. - Park Works di Manchester, del 1913,
rappresentante un dettaglio della copertura a shed), ricalcando la medesima architettura industriale di
stampo ottocentesco della Stamperia De Angeli Frua, oggi purtroppo non più esistente e posta nelle
vicinanze.
Dettaglio della copertura a shed - Mather & Platt L. - Park Works di Manchester – 1913 (archivio Manifattura)
La Manifattura, a differenza degli altri cotonifici, non si installò lungo il fiume Olona e non fu pertanto
influenzata nella disposizione dei corpi di fabbrica dall’adeguarsi al passaggio fluviale, ma fu posta in centro
cittadino, a pochi metri dalla piazza principale, inglobando alcuni fabbricati preesistenti. L’acqua necessaria
per la condensazione del vapore arrivava qui utilizzando un sistema di canali provenienti dal fiume, oltre ad
alcuni pozzi, i cui involucri cilindrici si elevavano alla medesima altezza delle torrette.
Essa nasceva essenzialmente come filatura per numeri fini di cotoni egiziani, mentre le operazioni di
tessitura e stamperia venivano eseguite presso la De Angeli Frua. Secondo il principio di razionalizzazione
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ASCL, cat.392, fasc.262, 20-11-1901.
delle fasi produttive la parte destinata alla lavorazione del cotone era costituita dalla sala mischia, per
mischiare e pulire i cotoni; la carderia, per stirare e parallelizzare le fibre; la filatura, la sala ritorcitura ed
infine la sala tessitura, svolta fino al 1963 presso la De Angeli Frua attraverso un passaggio sotterraneo
presso piazza Mocchetti. Nelle torrette vi era il laboratorio, la cilindreria e lo spogliatoio e si effettuavano
servizi di manutenzione e la movimentazione dei prodotti tra i piani.
A differenza delle altre fabbriche legnanesi, che avevano realizzato dormitori, convitti o quartieri operai nelle
vicinanze della fabbrica ma all’interno del tessuto cittadino, il complesso della Manifattura, su modello inglese
delle prime fabbriche di Manchester, rappresentava una vera e propria cittadella fortificata che, inglobando
parzialmente strutture preesistenti, anche settecentesche, ancora oggi domina con la sua ciminiera il centro
storico di Legnano.
Vi era infatti un convitto, su due piani, per la manodopera femminile dai 12 ai 14 anni dei paesi vicini, usata
per la delicatezza nel trattare i nodi dei fili di cotone con mani agili e piccole (fino agli anni ’50, infatti, il
personale era costituito per l’85% - 90% da donne). Le fanciulle alloggiavano stabilmente all’interno del
recinto della fabbrica e venivano rigidamente controllate da un ordine di religiose. Fino al 1969 infatti esisteva
una chiesa, ancora consacrata, poi destinata a magazzino. Nel convitto altre stanze erano destinate alle
mansioni di falegnami ed idraulici, abitazioni per operai, refettorio e lavanderia, oltre ad edifici adibiti ad uffici
e altre funzioni amministrative: una “città nella città” autosufficiente per i dipendenti, tranne che per il cotone
estero. Nel giardino esistevano delle serre per i dipendenti e a fianco della ritorcitura vi era la villa padronale,
luogo di abitazione del direttore generale della Manifattura. La ciminiera, tutt’ora esistente, serviva per il
carbone, poi sostituito da petrolio e metano, ed è oggi incorporata in un corpo di fabbrica.
Il complesso della Manifattura (dipinto conservato presso la Ex Manifattura)
Al primitivo impianto dei primi del ‘900 si aggiunsero successivamente gli altri fabbricati, in maniera costante
ed omogenea, anche grazie allo sviluppo dell’azienda che nel 1911 divenne la terza industria locale per
importanza. Ogni edificio veniva realizzato rispettando lo stile originario di quello principale (facciata in
mattoni color rosso cupo e finestre ad arco ribassato): in particolare nel 1907 fu realizzato un magazzino
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provvisorio per le balle di cotone lungo la via A. Da Giussano (oltre ad alcune case operaie in via Gaeta ed
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al villino padronale posto tra via Da Giussano e via Banfi ); nel 1909 un fabbricato a shed da destinarsi ad
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officina meccanica, a fianco del locale caldaie ; nel 1912 fu aggiunta la Sala Mischia vicino alle caldaie ed un
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primo blocco di uffici su via Lega ; nel 1913 una sala per la posa dei betteurs ed un magazzino per i cotoni
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verso la via Lega ; nel 1914 una sala dormitorio presso l’abitazione delle religiose ed un oratorio di fronte al
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retro del convitto , nonché nel 1915 il dormitorio per le operaie .
Il progetto degli uffici e del dormitorio dell’ing. E. Annoni (ASCL)
Immagine della Manifattura nel 1910
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ASCL, Pratiche ed. n.23 e n.169 del 1907.
ASCL, Pratica ed. n.193 del 1907.
4 ASCL, pratica ed. 201 del 1909.
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ASCL, Pratica ed. n.159 del 1912.
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ASCL, Pratiche ed. n. 09 e n.91 del 1913.
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ASCL, Pratica ed. n.99 del 1914.
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ASCL , Pratica ed. n.15 del 1915.
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Questi edifici furono progettati e realizzati da alcune tra le più attive Ditte di costruzioni dell’epoca, sia
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milanesi che locali, tra cui la Ditta legnanese Calegari e Borsani e la Ditta Brambilla , che
contemporaneamente lavorava per la tessitura Frua-Banfi, ma fu soprattutto la Ditta F.lli Pagani e ing.
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Annoni , con sede a Milano e Busto Arsizio, a realizzare fino alla prima guerra mondiale gli interventi edilizi
più importanti, tra cui la residenza del Direttore, le case operaie in via Gaeta, il dormitorio e gli uffici.
A partire dal secondo dopoguerra si ebbe una stabilizzazione della produzione ed una maggior
specializzazione: negli anni ’30 si procedette pertanto ad ampliare la sede amministrativa e ad uffici,
realizzando un nuovo blocco su via Lega, che raddoppiava l’edificio esistente, ricalcandone lo stile originario,
con grande attenzione a non contrastare e mantenerne l’aspetto sobrio ed imponente. Subito dopo, però, nel
1935, su progetto del’architetto Giorgio Laneve, verrà realizzato un altro corpo di fabbrica in proseguimento
degli uffici del 1933, ad uso refettorio e lavanderia per le operaie, di diverso aspetto, più moderno e
razionale, con finestre di ferro a bilico orizzontale, sacrificando l’estetica generale del complesso in favore di
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una maggior praticità funzionale .
Tra gli anni ’40 e ’50 si avrà una crisi dell’azienda e l’inserimento di manodopera maschile dovuta al rientro
della guerra. In questo periodo fu realizzata una centrale termica in c.a. da parte dell’arch. Elido Provasi, che
diverrà il progettista ufficiale di ogni successivo intervento architettonico. Negli anni ’50-’60 infatti fu ampliata
la sala mischia sostituendo le capriate lignee con elementi in c.a. e furono effettuate delle modifiche interne
alla filatura. Negli anni ’60, con il boom economico, furono aperti altri siti produttivi e, al fine di allargare e
variare la produzione, fu realizzato un nuovo capannone industriale di 4.482 mq per una nuova fase di
lavorazione del cotone (la ritorcitura), che si discosta però dalle caratteristiche architettoniche originarie del
complesso.
L’azienda riuscì a superare la crisi economica degli anni ’70 divenendo leader nel settore dei filati pregiati,
fino alla chiusura, avvenuta nel 2008. Alla direzione si avvicendarono Mariano Delle Piane ed altri
personaggi caratterizzati da un solido attaccamento alla tradizione, fino ad Achille Roncoroni, nipote del
conte Vittorio Olcese, filatore, che gestì l’azienda dagli anni ’80 agli anni più recenti, passandola poi alla
figlia. La società fu in parte gestita con capitali stranieri, utilizzando macchinari di fabbricazione locale,
svizzero-tedesca e tedesca, che purtroppo sono stati venduti.
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La nota Ditta milanese Brambilla è quella che eseguì, ad esempio, il Palazzo della Banca d’Italia di Milano, e che a Legnano proprio
nei primi anni del ‘900 era impegnata nella realizzazione dell’Ospedale (su progetto dell’arch.Luigi Broggi), della chiesa del Redentore,
(su progetto dell’ing.Cecilio Arpesani) e di una scuola elementare a Legnarello (su progetto dell’ing. comunale Renato Cuttica). La
medesima Ditta aveva realizzato ai primi del ‘900 alcuni fabbricati della De Angeli Frua.
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L’ing. Erminio Annoni negli anni ’20 dirigerà la Manifattura di Legnano.
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ASCL, Pratica ed. del 1933.
I fabbricati
a - Fabbrica - L’edificio principale, ancora oggi esistente, si estende orizzontalmente su un unico piano oltre
al sotterraneo, esemplare modello di fabbrica orizzontale con copertura a shed, di mole massiccia e mattoni
a vista, caratterizzato, agli angoli, da torrette rettangolari a due piani con tetto piano e cornicione aggettante
tale da nascondere la copertura ed offrire così un’impressione di rigorosità e maestosità.
Il prospetto principale della Manifattura in un disegno dei primi del ‘900 (Archivio Manifattura)
Le facciate sono caratterizzate da un massiccio basamento a bugnato con andamento a scarpa e,
superiormente, da superfici in mattoni scandite da aperture ad arco ribassato in ferro e vetro a ritmica
alternanza, ingentilite da cornici decorative a rilievo, oculi superiori e cornici marcapiano sostenute da
mensole a dentelli di gusto classico. Anche i capochiave in ferro battuto sono elegantemente disegnati, così
come la tettoia di ingresso, caratterizzata da elementi di sostegno metallici esili ed appositamente studiati.
La facciata della Manifattura ed alcuni dettagli architettonici
Internamente il piano principale è caratterizzato da ampi spazi suddivisi da una serie di colonnine in ghisa
che sostengono travi reticolari che a loro volta sorreggono la copertura a shed, oggi in parte oscurata. Tali
colonnine sono connesse tra loro da tiranti annegati nella soletta delle sottostanti volte a botte che
caratterizzano i sotterranei, a loro volta costituiti da ambienti suddivisi da possenti pilastri che creano corridoi
intersecatisi.
Sezione di dettaglio dell’edificio principale ed immagini di un ambiente interno e dei sotterranei
b - Uffici - Realizzati in due diverse fasi nel 1912 e nel 1933, tali fabbricati erano adibiti ad uffici.
Tali edifici lineari ad un piano hanno tetto a terrazza e costituiscono una cortina affacciata su via Lega. Sono
caratterizzati da facciate in mattoni a vista e cornici in pietra artifciiale su modello del fabbricato principale,
con pavimenti interni in graniglia a “terrazzo” (realizzati dalla Società Lodigiana Lavori in cemento),
decorazioni alle pareti (oggi in parte coperte), serramenti in legno. La parte terminale risale invece al 1935,
più moderna e razionale, con serramenti in ferro, muratura in mattoni forati e solai in poutrelles, paramento
esterno in mattoni a vista e pietra artificiale.
Alcuni dettagli degli edifici ad uffici e del logo della Manifattura sul pavimento
c – Convitto – Comprendeva alcuni edifici preesistenti tra cui l’ex Palazzo Cambiaghi, risalente al ‘600-‘700
ed estensione di un precedente edificio del ‘400, probabilmente in passato utilizzato come filanda per la
coltivazione dei bachi da seta. Inglobato ai primi del ‘900 nel recinto della fabbrica fu utilizzato come convitto
gestito dalle suore. E’ una costruzione a tre piani con tetto a capanna, sottoportico di ingresso e colonne in
granito rosa di Baveno, caratterizzato da ambienti intonacati con soffitti a cassettoni decorati, serramenti
originali in legno con scuri. Probabilmente il terzo piano fu aggiunto nell’800.
Il convitto - ex palazzo Cambiaghi
Il convitto era connesso ad un altro edificio, oggi adibito ad uffici, probabilmente anch’esso preesistente, a
due piani, caratterizzato da facciate intonacate con una serie di aperture ed oculi.
Gli altri edifici del convitto
d – edifici ex CHIESA e DORMITORIO – Questo edificio a T a tre piani fuori terra, oggi contenente spazi per
uffici ed archivi, era in parte adibito a dormitorio e in parte ad oratorio ed asilo. Era presente anche una
chiesa fino al 1969, le cui panche sono attualmente utilizzate nella vicina chiesa di S. Ambrogio. Nel
settembre 2013 è stata ritrovata una statua dedicata a S. Giovanna D’Arco conservata nella chiesetta fino al
1973, mentre la statua di Maria Ausiliarice, che era ivi posta, è attualmente nella chiesa di S. Giovanni a
Legnano. Nel sottotetto, a capriate lignee, sono ancora presenti i numeri che venivano assegnati alle
fanciulle, ed al secondo piano esiste un teatrino, con soffito a cassettoni, le quinte ed il palco perfettamente
conservati.
Immagini dell’edificio del dormitorio, della ex chiesa e dei resti del teatrino
e- CIMINIERA - E’ l’ultima ciminiera sopravvissuta a Legnano. Essa è alta circa 70 m in mattoni.
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