CAMPO MAGNETICO TERRESTRE La terra si comporta come un dipolo magnetico, ossia come una calamita, le cui linee di forza generano attorno al pianeta un campo magnetico. Il campo magnetico terrestre interagisce fortemente con il vento solare, fino al punto che, mentre fino ad un'altezza di 20000 km il campo magnetico è quasi esattamente quello di un dipolo, oltre questa distanza diventa asimmetrico, con le linee di forza deformate dalla parte del Sole. Il risultato complessivo è che il campo magnetico risulta confinato in una grande cavità detta magnetosfera. La magnetosfera ha, grossolanamente, la forma di una cometa con il "nucleo" posto tra il Sole e la Terra e la "coda" che si estende per oltre 100 raggi terrestri lungo la congiungente SoleTerra. La nomenclatura che definisce il polo magnetico Nord e quello Sud è solo una convenzione; infatti le linee di forza del campo magnetico terrestre entrano nell'emisfero nord (emisfero boreale) ed escono dall'emisfero sud (emisfero australe). Dal punto di vista magnetico il polo Nord magnetico è quello posto in prossimità del Sud geografico e viceversa: e l'ago Nord della bussola si orienta verso il polo di segno opposto. Per comodità, però, il polo magnetico Sud della Terra (fisico) è stato chiamato polo magnetico Sud in associazione a quello geografico, analogamente per il polo magnetico Nord. Le ipotesi attuali sull'origine del campo geomagnetico sono orientate verso un modello simile alla dinamo ad autoeccitazione (Fig.). Questa è costituita da un disco di materiale buon conduttore mantenuto in rotazione che, attraversato dalle linee di forza di un campo magnetico, genera una corrente elettrica che viene utilizzata per la produzione ed il mantenimento del capo magnetico stesso; l'impulso iniziale viene dato da un campo magnetico esterno. Nella Terra il disco buon conduttore in rotazione è rappresentato dal nucleo esterno di ferro fuso, mantenuto in movimento per la presenza di moti convettivi dovuti al calore; il campo magnetico iniziale necessario all'innesco è probabilmente dovuto all'attraversamento, da parte della Terra, di qualche campo sporadico quando in essa erano già presenti i moti convettivi del nucleo fuso. Il magnetismo terrestre ha una notevole importanza per la vita sulla Terra: esso si estende per svariate decine di migliaia di chilometri nello spazio formando una zona chiamata magnetosfera la cui presenza genera una sorta di "scudo" elettromagnetico che devia i raggi cosmici e tutte le particelle cariche riducendo la quantità che raggiunge il suolo dando origine alle fasce di Van Allen. Variazioni del campo magnetico terrestre Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo, ma subisce notevoli variazioni in direzione ed intensità. Queste variazioni hanno portato, nel corso delle ere geologiche, alla deriva dei poli magnetici ed a ripetuti fenomeni di inversione del campo, con scambio dei poli magnetici Nord e Sud. Magnetizzazione delle rocce Esiste una temperatura, detta punto di Curie, dell'ordine di 500 °C, al di sopra della quale i materiali magnetizzati perdono completamente la loro magnetizzazione. Ma quando la temperatura scende sotto il punto di Curie alcuni minerali contenenti Fe e Mg si dispongono secondo il campo magnetico presente al momento della loro formazione. Per esempio quando una lava si espande in superficie e si raffredda, al suo interno si formano numerosi cristalli di minerali. Questi minerali sono dotati di particolare suscettibilità magnetica infatti sono molto sensibili alla presenza del campo magnetico terrestre che esiste in quel momento e dalle cui linee di flusso sono attraversati, e vengono magnetizzati per induzione; quando la temperatura di quei minerali scende sotto il punto di Curie, la magnetizzazione diviene stabile, e i minerali diventano minuscole calamite permanenti, tutte con il loro piccolo ma sensibile campo magnetico orientato nello stesso modo, cioè parallelamente alla direzione del campo geomagnetico che le ha prodotte e immobilizzate nella roccia consolidata. Qualcosa di analogo si verifica anche nelle rocce sedimentarie. Tra i granuli che i fiumi trasportano al mare, molti sono magnetizzati (possiedono cioè un piccolo campo magnetico); questi ultimi, mentre lentamente si decantano e scendono sul fondo del mare, a causa dell’influenza del campo magnetico terrestre esistente in quel momento si comportano come minuscoli aghi di bussola e si orientano statisticamente secondo tale campo. Quando i sedimenti si litificano, questi granuli isorientati conferiscono alla nuova roccia una propria magnetizzazione stabile (che è la somma dei piccoli ma numerosissimi campi magnetici associati ai singoli granuli). Anche se il campo geomagnetico dovesse in seguito cambiare caratteristiche, o addirittura annullarsi, la magnetizzazione delle rocce si conserverebbe inalterata per milioni di anni. PALEOMAGNETISMO Il paleomagnetismo consente lo studio del campo magnetico terrestre del passato. Questo è possibile perché molte rocce conservano una magnetizzazione propria, indotta dal campo geomagnetico esistente al momento della loro formazione. L’analisi del paleomagnetismo di numerose rocce di varia età ha portato a sorprendenti scoperte. Nel corso degli anni ’50 alcuni ricercatori inglesi osservarono che la direzione della magnetizzazione conservata in rocce antiche era in genere diversa da quella del campo geomagnetico attuale; anzi, a seconda dell’età della roccia esaminata, tale direzione risultava diversa, come se il Polo Nord magnetico avesse occupato nel tempo posizioni differenti. Il paleomagnetismo ha portato anche ad un’altra importante scoperta. In molte rocce di età recente (formatesi cioè quando i continenti avevano raggiunto le posizioni attuali) la direzione di magnetizzazione risulta esattamente opposta a quella del campo geomagnetico attuale, come se, al momento della formazione delle rocce, il polo nord magnetico fosse al posto del polo sud, e viceversa. Il fenomeno si osserva anche in rocce molto più antiche, il cui campo magnetico, oltre ad indicare una posizione più o meno ruotata rispetto a quella attuale, rivela anche la presenza di ripetute inversioni di polarità. La conclusione che ne è stata tratta indica che il campo magnetico terrestre è passato alternativamente da normale, cioè orientato con il Polo nord come oggi, a inverso. Inversioni di polarità Un particolare aspetto del paleomagnetismo, riguarda le inversioni del campo geomagnetico, riconosciute per la prima volta quando a seguito dell’analisi delle colate laviche degli ultimi cinque milioni di anni si riscontrò direzioni del campo paleomagnetico divergenti di 180°. Irregolarmente, ma circa ogni mezzo milione di anni, il campo magnetico della Terra cambia polarità (il polo nord diventa polo sud e viceversa), impiegando qualche migliaio di anni ad invertire la propria direzione. Successivamente, usando vari metodi di datazione, si è potuto stabilire che queste inversioni si succedono con lo stesso ordine cronologico, anche in zone assai distanti tra loro e si è ricostruita la storia delle inversioni negli ultimi 5 – 7 milioni di anni. Si è così trovato che circa la metà di tutte le rocce studiate hanno magnetizzazioni opposte a quella dell’attuale campo magnetico della Terra. Questo implica che il campo magnetico si è “ribaltato”, da normale ad inverso piuttosto frequentemente nel passato geologico e che campi magnetici normali o inversi sono ugualmente probabili. I periodi più lunghi, dell’ordine del mezzo milione di anni, sono chiamati epoche magnetiche, ognuna con un nome di un famoso scienziato del paleomagnetismo. Ma durante le epoche si registrano anche brevi inversioni dette eventi magnetici che possono durare dai 10.000 ai 100.000 anni. Quale sia la causa delle inversioni del campo magnetico terrestre è ancora un mistero. Un'ipotesi è quella di attribuire questo fenomeno a delle correnti convettive a largo raggio che si svilupperebbero in periodi diversi nel nucleo esterno della Terra. Sul perché e sul come questo avvenga non esiste il più piccolo dato.