Diapositiva 1 - Parco della Brughiera Briantea

IL PARCO DELLA BRUGHIERA BRIANTEA
ASPETTI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI
ARGOMENTI TRATTATI

1 – CENNI DI GEOLOGIA - LE ROCCE

2 – L’ASSETTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO DEL
TERRITORIO BRIANTEO

3 – LA RISERVA NATURALE DELLA FONTANA DEL GUERCIO

4 – CENNI NORMATIVI
CENNI DI GEOLOGIA - LE ROCCE

Le rocce raccontano la storia della Terra e sono la testimonianza
dei fenomeni geologici avvenuti nel tempo.
Le rocce sono aggregati naturali formati da più minerali (raramente
da uno solo), talvolta anche da sostanze non cristalline, che
vengono formate in differenti condizioni ambientali da differenti
processi geologici e quindi sono una guida per comprendere i
processi che le hanno prodotte e gli ambienti in cui si sono formate.
Le rocce vengono distinte in tre grandi gruppi:

1 - rocce MAGMATICHE
2 - rocce SEDIMENTARIE
3 - rocce METAMORFICHE

I processi delle rocce indicano che i diversi
gruppi di rocce possono trasformarsi gli uni
negli altri: Le rocce magmatiche e quelle
metamorfiche sono trasformate in rocce
sedimentarie; le rocce magmatiche e quelle
sedimentarie posso subire metamorfismo; le
rocce di tutti e tre i tipi possono andare incontro
a un processo di rifusione ed essere di nuovo
trasformate in magma. L’insieme di tutte queste
relazioni
prende
il
nome
di
CICLO
LITOGENETICO o Ciclo delle Rocce; tale
processo ha avuto inizio con la formazione della
Terra solida ed è destinato a continuare finché il
pianeta manterrà la propria struttura
CICLO LITOGENETICO
LE ROCCE MAGMATICHE


Le rocce magmatiche sono quelle che si formano dal
consolidamento di un magma. Se il magma viene
emesso in superficie attraverso un apparato vulcanico, la
roccia che si forma per raffreddamento viene detta
vulcanica effusiva (es.basalti).
Se invece una massa di magma raffredda in profondità,
cioé non raggiunge la superficie terrestre e non dà luogo
a fenomeni vulcanici, allora la roccia che si forma viene
chiamata intrusiva (es. graniti).
LE ROCCE SEDIMENTARIE

Le rocce sedimentarie si formano per accumulo e compattazione di
minerali e granelli detritici di varia natura derivati da rocce
preesistenti (rocce sedimentarie clastiche), per precipitazione
chimica nell'acqua (rocce sedimentarie chimiche), per attività
biochimica di organismi (rocce sedimentarie biochimiche)
Le rocce sedimentarie rivestono grande importanza sia per aspetti
pratici ed economici (depositi di petrolio, gas naturali, carbone,
uranio, ferro) sia nello sviluppo del pensiero scientifico che,
partendo dall'osservazione dei fossili in esse contenuti, ha
ricostruito le tappe biologiche e geologiche dell'evoluzione della
Terra.
I sedimenti, qualunque origine e natura abbiano, tendono a
depositarsi a strati. Ogni strato di sedimento che si depone viene
nel tempo sepolto da altri strati e subisce una lunga serie di
modifiche che lo trasformano in una roccia solida.Tutti i processi
che agiscono su di un sedimento depositato e che portano alla
formazione di una roccia compatta sono noti con il termine di
diagenesi.
LE ROCCE METAMORFICHE

Le rocce metamorfiche si formano per riorganizzazione
mineralogica e strutturale di preesistenti rocce (sedimentarie,
magmatiche o metamorfiche) sottoposte a condizioni di pressione
e/o temperatura diverse da quelle esistenti al momento della loro
formazione. Tali processi avvengono sempre allo stato solido e la
composizione chimica complessiva della roccia viene mantenuta.
Una roccia formatasi attraverso i processi di metamorfismo viene
definita metamorfica di basso, medio o alto grado, a seconda che
sia stata interessata da fenomeni di variazione di pressione o
temperatura da poco a molto intensi. L'intervallo di temperatura a
cui avviene il fenomeno è compreso tra i 200° e i 1000°
Si distinguono due tipi principali di metamorfismo quello regionale,
che avviene su vaste aree ed è associato alla formazione delle
montagne e quello di contatto, che è legato a zone relativamente
vicine a sorgenti magmatiche.
GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA DEL SETTORE
BRIANTEO


La forma attuale delle Prealpi e del pedemonte Lombardo nasce
dall'insieme dei grandi movimenti tettonici che hanno causato la
formazione delle Alpi cui si sono sovrapposte potentissime azioni
erosive. Tra queste, prime per intensità, sono quelle esercitate dai
ghiacciai che in cinque impulsi successivi, a partire da 1.800.000
anni fa coprirono interamente le Alpi per spingersi fino alle aree del
pedemonte brianteo
Donau 1.800.000 anni fa
Gunz 1.000.000 di anni fa
Mindel 700.000 anni fa
Riss terminata 125.000 anni fa
Wurm terminata 10.000 anni fa
In questi periodi freddi, l'immobilizzo sul continente di immense
masse d'acqua gelata portò ad un abbassamento fino a 100 metri
del livello dei mari, l'Adriatico si prosciugò per metà!
GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA DEL SETTORE
BRIANTEO



L'azione dei ghiacciai determinò una modificazione delle strutture
pre-quaternarie, con fenomeni di erosione ed escavazione profonda
del preesistente substrato, a cui fece seguito la deposizione di
estese cerchie moreniche e dei relativi depositi fluvioglaciali. Nelle
aree di massima avanzata, i ghiacciai accumularono ingenti masse
di detriti a forma di grandi semicerchi: gli anfiteatri morenici.
Alcuni tratti dei grandi apparati morenici furono demoliti dall'azione
delle acque prodotte dalla fusione glaciale, altre parti si sono
conservate integre fino ad oggi: Tra questi l’anfiteatro morenico
lariano
I depositi di origine morenica e fluvioglaciale che formano il
riempimento delle paleovalli scavate dai ghiacciai o dalle loro acque
di fusione determinano una morfologia contraddistinta da rilievi
collinari morenici separati da terrazzi intermorenici individuati da
morfotipi pianeggianti.
PRIMA DELLA GLACIAZIONE
DURANTE LA GLACIAZIONE
DOPO LA GLACIAZIONE
VALLI A “U” – LAGO DI COMO
VALLI A “U” – FIORDI NORVEGESI
GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA DEL SETTORE
BRIANTEO

All’interno di un anfiteatro glaciale quale ad esempio quello lariano
si possono avere:


DEPOSITI MORENICI
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI
DEPOSITI LACUSTRI (O GLACIO-LACUSTRI)

Questi depositi si riconoscono in base alla:

Natura del sedimenti (litologia struttura e tessitura)
Morfologia dell’unità nel suo complesso


LE MORENE




Sono costituite da quei materiali trasportati dal ghiaccio e/o lasciati
sul posto dopo la sua fusione.
Quando un ghiacciaio si ritira (ad esempio nei periodi interglaciali)
lascia sul posto delle costruzioni moreniche che non sono altro che
piccole colline e rilievi costituiti da elementi eterogenei da un punto
di vista granulometrico e privi di qualsiasi forma di stratificazione.
Possono trovarsi alla base del ghiaccio stesso (morene di fondo)
ed hanno un effetto livellatore poiché colmano le zone depresse,
oppure al centro (morene mediane) ai suoi margini laterali (morene
laterali) o all’estremità (morene frontali) di forma tipicamente
convessa (tipo anfiteatro) che segnano il limite massimo di
espansione glaciale
Esempi di morene nella Brughiera Briantea sono: cordoni morenici
di Cantù, di Figino e di Brenna-C.na Incasate
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI




Sono costituite da quei materiali trasportati e depositati dalle acque
di fusione dei ghiacci.
Quando un ghiacciaio si ritira (ad esempio nei periodi interglaciali)
oltre ai depositi morenici lasciati sul posto scarica una grande
quantità di acque che trasportano e depositano sedimenti a formare
le pianure fluvioglaciali.
Questi depositi sotto l’aspetto morfologico sono caratterizzati da
piane mentre sotto l’aspetto litologico da sedimenti terrigeni (ghiaie,
sabbie e limi) contraddistinti da una marcata classazione
Esempi di deposito fluvioglaciali nella Brughiera Briantea sono: i
terrazzi di Olgelasca (Mindel), Terrò (Riss), Valsorda, piana di
Carugo, Mariano, Cabiate, Meda (Wurm)
L’ETA’ DEI TERRAZZI FLUVIOGLACIALI
I SUOLI DEI TERRAZZI FLUVIOGLACIALI


Sulle superfici dei vari terrazzi sono riconoscibili dei profili di
alterazione di potenza e intensità variabile con l'età. Il più
caratteristico è l’orizzonte denominato “ferretto vetusol” che ricopre
e contraddistingue i terrazzi mindeliani.
Nel ferretto l'alterazione ha prodotto una trasformazione più o meno
completa dei minerali costituenti le rocce con la formazione di una
massa argillosa di colore rosso mattone, rosso - bruno dovuta al
rilascio del ferro dal reticolo cristallino e alla successiva ossidazione
– con locali screziature di nero (dovute al manganese). Tutti i ciottoli
eccetto quelli di quarzo sono fortemente alterati e soffici quanto la
matrice.
SUOLI A FERRETTO
DEPOSITI GLACIOLACUSTRI



Sono costituiti da quei materiali depositati sul fondo di laghi posti in
piane intramoreniche.
Questi depositi sotto l’aspetto morfologico sono caratterizzati da
piane mentre sotto l’aspetto litologico da sedimenti terrigeni fini (limi
e argille) spesso varvati,
Esempi di deposito fluvioglaciali nella Brughiera Briantea sono: i
depositi delle piane dei laghi pedemontani (Alserio, Annone,
Montorfano)
Riserva Naturale
FONTANA DEL GUERCIO
RISERVA NATURALE
FONTANA DEL GUERCIO



istituita con Legge Regionale n.86 del 30 novembre 1983,
definisce un’area di particolare pregio naturalistico interamente
ubicata nel territorio comunale di Carugo.
L’interesse faunistico che ha determinato l’istituzione dell’area
protetta deriva in gran parte dalle peculiarità idrogeologiche del
territorio caratterizzato da un ambiente fondato sulla costante
presenza di acqua fluente.
L'ambiente vincolato dalla Riserva naturale "Fontana del Guercio"
occupa una striscia di territorio dell'estensione pari a circa 28 ha,
allineata in direzione Nord-Sud in corrispondenza della Valle della
Roggia Borromea. Tale corso d’acqua forma una stretta incisione
a fondovalle piatto tra i versanti della collina di C.na incasate-C.na
Guardia a Est e quelli della collina di C.na S.Ambrogio a Ovest.
AREA DI RISERVA
ASPETTI STORICI E IDROGEOLOGICI DELLA
RISERVA
L'ambiente naturale costituisce un elemento distinto dal
restante paesaggio poichè formato da un insieme di
sorgenti ubicate nel fondovalle, che alimentano il corso
d'acqua.
Queste emergenze sono favorite da scassi artificiali
eseguiti al fine di rimpinguare le portate della Roggia
Borromea, il cui corso ha origine dalla “Testa del Nan”,
bellissimo esemplare di fontanile con testa e asta sorrette
da muratura, scavato, per lo meno tre secoli orsono, per
derivare acqua per uso irriguo sino alla tenuta della famiglia
Borromeo in Comune di Cesano Maderno.
I FONTANILI



I fontanili sono emergenze della falda idrica che nella
pianura milanese sono presenti in una fascia continua
dislocata all'altezza del capoluogo lombardo, limitata ad
occidente dal F.Ticino e ad oriente dal F.Adda.
Si tratta di sistemi artificiali che sfruttano la presenza
della falda a debole profondità, captandone le acque
mediante una escavazione ("testa" del fontanile) e
derivandole verso valle lungo canali ("asta" del
fontanile).
Nel comasco la presenza di fontanili è limitata a
sporadici casi in cui la conformazione morfologica del
territorio e idrogeologica del sottosuolo, determinano la
presenza della falda a debole profondità.
SCHEMA DI FONTANILE
UBICAZIONE
SORGENTI
ASPETTI STORICI E IDROGEOLOGICI
DELLA RISERVA


La più antica carta territoriale che ne riporta l'esistenza è
il"Catasto Teresiano" edito nel 1722; l'escavazione del
fontanile risale tuttavia a tempi più antichi, per lo meno di
quarant'anni, come dimostrato da incisioni effettuate sui
blocchi di pietra che costituiscono la muratura, riportanti
la data 1682.
Sotto l'aspetto idrogeologico, la "testa del nan"
costituisce, con il "Ghiringhella" e il "Gallarana" della
piana di Alserio, uno dei fontanili più settentrionali
dell'alta pianura
IL SOTTOSUOLO DI CARUGO
MORFOLOGIA
PIEZOMETRICA
IL BILANCIO IDROGEOLOGICO DELL’AREA DI
RISERVA E L’EVOLUZIONE DELLE SORGENTI


L'abbassamento dei livelli piezometrici, che con qualche
temporanea interruzione sul finire degli anni 90 e l’inizio
degli anni 2000, ha interessato l’ultimo ventennio, ha
innescato l’esaurimento di alcune sorgenti.
gli apporti complessivi provenienti dalle sorgenti, che nei
primi anni 90 fornivano circa 6 l/s, si sono attualmente
ridotti a circa 3.5 l/s, ovvero a un quantitativo inferiore di
quasi il 40%.
Stato di attività delle sorgenti
Sorgente
Novembre 1988
Maggio 1991
Marzo 1992
Dicembre 2007
S1
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
S2
Attiva
Attiva
AR
Attiva
S3
Attiva
Attiva
AR
Attiva
S4 ("Guercio")
Attiva
Attiva
AL
Inattiva
S5
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
S6
Attiva
Attiva
PA
PA
S7
Inattiva
Inattiva
Inattiva
AR
S8
Attiva
Attiva
Inattiva
Inattiva
S9
AL
Inattiva
Inattiva
Inattiva
S10
Attiva
Attiva
Inattiva
Inattiva
S11
Attiva
Attiva
Inattiva
Inattiva
Testa del Nan
Attiva
AR
Inattiva
Inattiva
LEGENDA:
PA) condizioni di parziale attività con afflussi limitati alla parte laterale, verso valle, della testa;
AL) condizioni di attività ma con afflussi quantitativamente molto scarsi, rispetto alla media
AR) condizioni di attività ma con ristagno d'acqua nella testa;
Condizioni climatiche - temperatura
Regime termico
30
25
Temperature
[°C]
20
1973-1990
15
2002-2007
10
5
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
Mesi
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
Condizioni climatiche - temperatura
Temperture medie mensili
Stazione di Mariano Comense
30.0
25.0
Temperatura
[°C]
20.0
2002
2003
2004
2005
2006
2007
15.0
10.0
5.0
0.0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
Mesi
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
Condizioni climatiche - Piogge
Regime pluviometrico
180
160
Precipitazioni mensili [mm]
140
120
100
1921-1970
1971-1990
2002-2007
80
60
40
20
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
Mesi
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
Condizioni climatiche - Piogge
STAZIONE DI CANTU’
STAZIONE DI MARIANO
C.SE
Cinquantennio
1921-1970
Ventennio
1971-1990
2002-2007
GEN
68.1
84.7
38.3
FEB
72.0
73.1
63.7
MAR
98.0
100.3
50.5
APR
119.4
108.4
76.7
MAG
154.1
147.0
126.0
GIU
126.2
112.6
71.6
LUG
115.1
80.2
109.6
AGO
128.5
111.3
109.0
SET
109.8
80.7
107.2
OTT
142.5
125.0
96.6
NOV
141.5
91.3
170.6
DIC
86.0
76.6
84.2
ANNO
1361.2
1191.2
1103.9
Condizioni climatiche - Piogge
Precipitazioni mensili anni 2002-2007
Stazione di Mariano Comense
500
450
400
Precipitazioni
[mm]
350
2002
2003
2004
2005
2006
2007
300
250
200
150
100
50
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
Mesi
AGO
SET
OTT
NOV
DIC
Condizioni climatiche - Piogge
2002
2003
2004
2005
2006
2007
MEDIA
GEN
33.2
45.6
46.4
7.8
36.0
60.8
38.3
FEB
167.0
0.2
112.4
8.8
75.6
18.0
63.7
MAR
76.8
5.6
80.4
47.0
58.6
34.6
50.5
APR
69.6
38.0
139.6
108.8
88.0
16.4
76.7
MAG
268.8
104.4
136.2
50.2
31.0
165.2
126.0
GIU
83.4
69.0
6.6
42.4
17.6
210.6
71.6
LUG
175.0
132.4
80.4
140.6
93.6
35.4
109.6
AGO
174.2
27.4
91.2
95.0
48.6
217.6
109.0
SET
122.4
25.4
40.4
90.8
169.2
194.8
107.2
OTT
64.4
174.0
118.2
147.2
52.8
23.2
96.6
NOV
468.6
160.6
156.4
75.6
53.0
109.4
170.6
DIC
73.4
158.2
66.8
80.4
122.6
3.8
84.2
TOTALE
1776.8
940.8
1075.0
894.6
846.6
1089.8
1103.9
Fattori di ricarica
Pr e cipitazioni totali e d e fficaci - M e dia m e ns ile pe r iodo 2003-2007
120
100
80
60
40
20
0
GEN
FEB
MAR
APR
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
mesi
precipitazione
pioggia efficace
OTT
NOV
DIC
PIOGGE EFFICACI


su base annua si può calcolare che l’evapotraspirazione
ha determinato una perdita del 73% dell'affusso
meteorico, assommando un totale annuo di piogge
efficaci di 259.6 mm su un quantitativo totale medio di
precipitazione pari a 969.4 mm.
I periodi di ricostituzione della riserva idrica sotterranea
si sono concentrati prevalentemente nei mesi compresi
tra Gennaio e Maggio e in minor misura in quelli di
novembre e dicembre. I forti apporti meteorici che hanno
caratterizzato i mesi più caldi compresi tra giugno e
ottobre sono stati sostanzialmente azzerati
dall’evapotraspirazione e pertanto hanno contribuito in
modo estremamente modesto alla ricostituzione delle
risorse idriche sotterranee.
Fattori di uscita
Pozzi acquedotto - Sollevato Totale (2000-2006)
750.000
24
730.000
Sollevato (mc)
690.000
22
670.000
650.000
21
630.000
20
610.000
590.000
19
570.000
550.000
18
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Portata media (l/s)
23
710.000
FATTORI DI USCITA
Pozzi a cque dotto - Solle va to 2000-2007
400.000
350.000
Sollevato (mc)
300.000
250.000
Pozzo Valsorda Carugo
Pozzo Valsorda Inverigo
200.000
Pozzo Raffini Inverigo
Pozzo Pozzolo Brenna
150.000
100.000
50.000
0
2000
2001
2002
2003
2004
a nni
2005
2006
2007
Oscillazioni del livello di falda
RISERVA NATURALE FONTANA DEL GUERCIO
SOGGIACENZA ANNI 1999-2007
0,00
SOGGIACENZA [m]
0,50
1,00
1,50
2,00
2,50
3,00
05/02/1999
11/03/2000
15/04/2001
20/05/2002
24/06/2003
28/07/2004
01/09/2005
DATA MISURA
P2
TESTA DEL NAN
Lineare (P2)
P3
P4
Espo. (P4)
Lineare (P3)
Lineare ( TESTA DEL NAN )
06/10/2006
10/11/2007
Analisi dei fattori di ricarica e uscita
e delle oscillazioni della falda



Evidenzia che a partire da primi anni 90 e in particolar modo
nell’ultimo quinquennio (2003-2007) il bilancio idrico della falda ha
manifestato condizioni di deficit, poiché i termini di afflusso, legati
alle precipitazioni efficaci, non hanno eguagliato i fattori di deflusso,
dovuti principalmente al prelievo da pozzi.
L'apporto meteorico medio registrato nell’ultimo quinquennio (969.4
mm) è risultato infatti largamente inferiore al quantitativo medio che
ha interessato l'area nel cinquantennio 1921-1970 (1361.2 mm).
Gli eventi più intensi registrati in alcuni periodi anche recenti, ad
esempio nei mesi di giugno, agosto e settembre del 2007, hanno
determinato significativi aumenti del livello di falda (anche di 1 m nei
piezometri n. 2, 3 e 4 e alla testa del Nan) che tuttavia sono risultati
limitati nel tempo in quanto rapidamente annullati (nel giro di uno o
due mesi) dalla predominante tendenza negativa dovuta al prelievo
di acque sotterranee che può essere fatto corrispondere a un
prelievo areale di circa 672.000 mc/anno·kmq..
Analisi dei fattori di ricarica e uscita
e delle oscillazioni della falda


Questo valore, comparato a quello della ricarica ad opera delle
piogge (valore medio di 260.000 mc/anno·kmq), rende
immediatamente ragione del sovrasfruttamento locale dell’acquifero.
In altre parole se fino al 1970 le condizioni climatiche dell’area (con
totali medi annui di pioggia di 1361 mm) potevano garantire un
sostanziale equilibrio nel bilancio idrico della falda per prelievi fino a
circa 18 l/s·kmq, le scarse precipitazioni avveratesi nell’ultimo
quinquennio (con totali medi annui di pioggia di circa 969 mm,
peraltro distribuiti in modo difforme rispetto al regime tipico delle
piogge di quest’area, ovvero principalmente nei periodi più caldi
delle varie annate) avrebbero potuto garantire condizioni di attività
delle sorgenti solo con prelievi fino a 8 l/s·kmq.
GLI INTERVENTI PER LA RIQUALIFICAZIONE
DELLE SORGENTI




studi mirati a una maggiore definizione
delle conoscenze sul bilancio idrico della
falda e al dimensionamento degli interventi
da attuare;
interventi di manutenzione e
riqualificazione da effettuare in area di
riserva;
interventi di pianificazione territoriale;
azioni di monitoraggio.
Soggiacenza (m da p.c.)
2.5
3
Pioggia (mm)
6-set-07
7-set-07
8-set-07
9-set-07
10-set-07
11-set-07
12-set-07
13-set-07
14-set-07
15-set-07
16-set-07
17-set-07
18-set-07
19-set-07
20-set-07
21-set-07
22-set-07
23-set-07
24-set-07
25-set-07
26-set-07
27-set-07
28-set-07
29-set-07
30-set-07
1-ott-07
2-ott-07
3-ott-07
4-ott-07
5-ott-07
6-ott-07
7-ott-07
8-ott-07
9-ott-07
10-ott-07
11-ott-07
12-ott-07
13-ott-07
14-ott-07
15-ott-07
16-ott-07
17-ott-07
18-ott-07
19-ott-07
20-ott-07
21-ott-07
22-ott-07
23-ott-07
24-ott-07
25-ott-07
26-ott-07
27-ott-07
28-ott-07
29-ott-07
30-ott-07
31-ott-07
1-nov-07
2-nov-07
3-nov-07
4-nov-07
5-nov-07
6-nov-07
7-nov-07
8-nov-07
9-nov-07
10-nov-07
11-nov-07
Esempio della curva di oscillazione
restituita da un diver
Oscillazione della falda nel piezometro di controllo Pz14
0
80
0.5
70
1
1.5
60
2
50
40
30
3.5
4
20
4.5
10
5
0
Pioggia (mm)
Soggiacenza
Interventi di manutenzione e
riqualificazione in area di riserva
 interventi di prima fase - (operazioni
effettuabili a prescindere dall’attuale stato
di criticità in cui versano le sorgenti
presenti nella riserva);
 interventi opzionali di seconda fase –
(complesso degli interventi realizzabili a
seguito del raggiungimento di condizioni di
riequilibrio idrogeologico dell'area).
Interventi di prima fase



la pulizia dell'alveo della "testa del nan" mediante
asportazione della vegetazione e dei depositi limosi dal
fondo e di materiali di altro genere presenti nella
stessa;
la manutenzione degli argini in muratura della testa e
dell'asta del fontanile per i locali franamenti del muro di
sostegno da effettuare utilizzando materiali reperiti in
loco, analoghi a quelli presistenti;
la livellazione topografica del profilo di fondo della
Roggia Borromeo, dalla testa del Nan fino all’estremità
meridionale della riserva, al fine di verificare
l’eventuale necessità di procedere con interventi di
riprofilatura e di asportazione dei sedimenti di fondo;
Interventi opzionali di seconda fase






posizionamento di nuovi tubi drenanti in
sostituzione di quelli attuali completamente
intasati;
spurgo periodico dei tubi drenanti;
riprofilatura della pendenza di fondo dell'asta;
periodica asportazione dei depositi limosi
dall'alveo della "testa del nan“;
manutenzione programmata di tutte le sorgenti
asportando gli accumuli di sedimenti;
posizionamento di un’asta idrometrica presso
una sezione tarata lungo la Roggia Borromeo
Interventi di pianificazione
territoriale


Si intendono quegli interventi finalizzati al ripristino e alla
conservazione di un regime di deflusso delle sorgenti
costante nel tempo, per la cui realizzazione è necessario
il coinvolgimento delle Amministrazioni comunali dei
territori limitrofi, delle Amministrazioni Regionali e
Provinciali e delle aziende acquedottistiche operanti
nell’area.
Si tratta di interventi di importanza prioritaria in quanto
ad essi possono conseguire gli interventi opzionali,
principalmente connessi al riequilibrio idrogeologico del
settore tramite una consistente riduzione dei prelievi
idrici dal sottosuolo esercitati dai pozzi comunali di
Carugo, Brenna e Inverigo.
Azioni di monitoraggio
Controllo qualitativo:
 controllo dei livelli di falda presso tutti i
piezometri di controllo presenti nell’area;
 misure di portata della Roggia Borromeo
Azioni di monitoraggio
 monitoraggio
di alcuni parametri chimicofisici delle acque tra cui pH, potenziale
redox, conducibilità elettrica specifica,
temperatura e ossigeno disciolto;
 controllo degli indici biotici presso due
stazioni di misura lungo la Roggia
Borromeo;
 chimica dei principali parametri chimici
CENNI NORMATIVI

L.R. 2/89 – DISCIPLINA DELLA RICERCA E
RACCOLTA DI MINERALI DA COLLEZIONE
Artt. 1 e 3 – principi generali
 Art. 3 – modalità di raccolta (solo mezzi manuali es. martelli, mazze, ecc.)
 Art. 5 – quantitativi massimi asportabili (individualmente max 2 campioni al
giorno fino a un massimo di 10 – per gruppi > 5 persone max 10 campioni al
giorno fino a un massimo di 50)


NON SI PUO’ RACCOGLIERE CALCITE E ARAGONITE DA GROTTE
Artt. 6 e 7 – esenzioni (es. studi di ricerca o univesritari)
 Art. 8 – vigilanza (Comune coadiuvato da forestale polizia provinciale e
GEV)
 Art. 9 – sanzioni (da un minimo di 50 € a un massimo di 2500 €)
 Art. 10 – raccolta di fossili (regolata da Legge 1089/1939)

CENNI NORMATIVI

L.R. 14/98 – NUOVE NORME PER LA DISCIPLINA
DELLA COLTIVAZIONE DI SOSTANZE MINERALI DI
CAVA

Titolo 1 – disposizioni generali
Art. 2 – Programmazione (piani provinciali proposti dalle Provincie e
approvati dalla Regione > stabiliscono luoghi, qualità e quantità delle risorse
utilizzabili)
Art. 4 – Deleghe (alle Provincie > proposte, funzioni amministrative,
vigilanza – ai Comuni > vigilanza delle attività, esecuzione opere di
recupero)
Titolo 2 – Piani delle cave
Art. 6 – Contenuto dei piani (deve considerare > caratteristiche geologiche,
destinazione attuale delle aree, infrastrutture esistenti, consistenza e
caratteristiche dei giacimenti, compatibilità ambientale e paesaggistica –
deve contenere > identificazione delle aree, identificazione delle aree di
riserva, tipi e quantità di sostanze estraibili
Artt. 10 – Efficacia del piano (le previsioni di piano sono di gerarchia
superiore agli strumenti urbanistici – i comuni devono adeguare e/o
modificare i propri piani urbanistici – il piano ha validità di 10 anni per ghiaia,
sabbia e argilla e di 20 anni per materiali lapidei, ma può essere prorogato






Art. 11 – Progetto degli ambiti territoriali estrattivi (redatto a cura dei soggetti
interessati e approvato dalla Provincia – per progetti in aree protette serve il
parere tecnico dell’ente gestore del parco ma solo per le opere di riassetto
finale – il progetto deve contenere: geologia, tipologia, consistenza,
tempistica di sfruttamento, ripristino)
Titolo 3 – Regime delle attività di cava
 Artt. 12 e 13 – Autorizzazione e contenuto (rilasciata dalla Provincia deve
contenere > tipo, estensione e prof max, cauzione, durata, mitigazioni e
ripristino)
 Art. 14 – Domanda di autorizzazione (deve contenere: attestato di
prorpeità, mappe catastali, doc. fotografica, rilievo planimetrico, progetto,
profondità e estensione, aree di discarica, progetto di riqualificazione,
programma economico-finanziario)
 Artt. 18, 19 e 20 – Decadenza, revoca e sospensione delle attività (decade
se le attività non hanno inizio entro 12 mesi, viene revocato per gravi
alterazioni o difformità)

Titolo 4 – Norme comuni
 Definiscono le Tariffe dei diritti di escavazione (art. 25), le comunicazioni
obbligatorie (art. 26), il catasto delle cave (art. 27), le autorizzazioni di
ricerca (art. 28), le sanzioni (art. 29), la vigilanza (art. 30), l’assistenza ai
comuni (art. 31) e i consorzi (art. 32)

Titolo 5 – Norme speciali
 Definiscono l’istituzione di consulte, comitati tecnici e commissioni (Artt. 33,
34 e 40), la disciplina delle attività di cava in corsi d’acqua (art. 37),
l’estrazione di sostanze di cava per opere pubbliche (art. 38) e il riassetto di
cave cessate (art. 39).


Titolo 6 – Norme transitorie e finali
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE