MORFOLOGIA • • • • • • • • Oggetto di studio Definizione di parola Morfema, morfo, allomorfo, analisi morfologica Morfemi lessicali e grammaticali, liberi e legati, radici e affissi, organizzazione morfologica Formazione delle parole: derivazione e composizione, semiparole Categorie grammaticali e Flessione: persona, genere, numero, caso, tempo, aspetto, modalità, diatesi Morfologia dell’enunciato: flessione inerente, flessione contestuale (accordo e reggenza) Lessico e classi di parole Morfologia ¨ OGGETTO: ¤ Struttura interna delle parole ovvero n Unità di 1° articolazione (significante in quanto portatore di significato) n Modalità di combinazione delle unità di 1° articolazione per formare le parole Definizione di parola ¨ ¨ I parlanti possiedono la nozione di parola in maniera intuitiva Nozione complessa: Unità fonologica: combinazione di suoni ¤ Unità semantica: dotata di significato ¤ Unità morfosintattica: suscettibile di un uso grammaticale ¤ TIPOLOGIA LINGUSTICA: Nozione di parola va intesa in termini graduali (maggiore o minore prototipicità)! ¨ Massima prototipicità: es. cas-a ¨ Minima prototipicità: Composti del tedesco ¤ Clitici ¤ Definizione di parola CRITERI: ¨ Criterio ortografico: “elemento che in un testo scritto compare tra due separatori” OBIEZIONI: ¤ Vale solo per le lingue che hanno una forma scritta ¤ Unità polilessematiche: costruzione formate da più di una “parola”, che però operano sintatticamente come una sola (es. pesce palla, sacco a pelo, mettere in moto) ¨ Piano fonologico: “unità caratterizzata da un unico ACCENTO primario” OBIEZIONI: ¤ Elementi che non hanno accento proprio? es. Elle est petit [ɛlɛp’tit] ¨ Piano morfologico: coesione interna di una sequenza di morfemi ¤ ¤ ¤ ¤ ¨ NON INTERROMPIBILITA’ della sequenza Posizione fissa dei morfemi (l’ordine non può essere invertito) can-e *e-can MOBILITA’ della combinazione (all’interno dell’enunciato, nei limiti imposti dalla sintassi) ISOLABILITA’: Enunciabilità in isolamento PAUSABILITA’: I confini di parola sono punti di pausa potenziale del discorso Definizione di parola BERRUTO-CERRUTI: ¨ “Minima combinazione di elementi minori dotati di significato, i morfemi1,costruita spesso2 attorno ad una base lessicale che funzioni come entità autonoma della lingua e possa quindi rappresentare isolatamente un segno linguistico compiuto o comparire come unità separabile costitutiva di un messaggio.” 1costituita quindi da almeno un morfema 2ma non sempre Unità di analisi: Morfema ¤ Unità minima in morfologia: MORFEMA unità linguistica: n minima n dotata di significato proprio “Minima associazione di un significante ed un significato” Nb: l’identificazione del sig.nte di solito è chiara, quella del sig.to non sempre agevole ¤ Procedimento per l’identificazione dei morfemi: PROVA DI COMMUTAZIONE n data una parola, la si confronta con parole simili che contengano presumibilmente uno per uno i morfemi da individuare Morfema – Morfo MORFO: unità concreta, parole ¨ MORFEMA: unità astratta, langue (Come per la distinzione FONO – FONEMA) ¨ Una parola non si scompone in morfemi, ma in morfi. I morfi sono costituiti da elementi fonologici. I morfemi sono costituiti da significati. Allomorfo ¨ ALLOMORFO: variante formale di un morfema, che realizza lo stesso significato di un altro morfo equifunzionale con cui è in distribuzione complementare. CRITERI: ¤ L’elemento individuato ha sempre lo stesso significato ¤ L’elemento individuato si trova nella stessa posizione nella struttura della parola Es: n n n n n ven-(venire, venuto…) venn-(venni, vennero…) veng- (vengo, vengano…) vien- (vieni, viene) ver-(verrò, verrebbe…) ¤ Caso estremo: SUPPLETIVISMO Forma totalmente diversa, ma con stesso significato: es. fegato/epatico ¤ CAUSA: Diacronia Analisi morfologica ¨ Identificazione dei confini tra le unità: ¤ Confini tra morfi (+) ¤ Confini tra parole (#) ¤ Es: n #ieri# n #coraggi+os+a+mente# n #lod+erò# n #in+adatt+abil+mente# n #inter+nazion+al+izz+azion+e# Morfemi lessicali e grammaticali ¨ Punto di vista funzionale, due classi di morfemi: ¤ Morfemi lessicali: esprimono un significato pieno, lessicale. Costituiscono una classe aperta. ¤ Morfemi grammaticali: esprimono un significato grammaticale. Costituiscono una classe chiusa. Morfi: combinabilità ¨ Combinabilità: ¤ ¤ ¨ Morfo LIBERO: può comparire da solo, e quindi costituire parola (es. ieri, sopra…) Morfo LEGATO: può occorrere solo in combinazione con almeno un altro morfo (es. uom-ini, dog-s) Natura: n n RADICE (di solito è un morfo lessicale): è la testa della parola e fa da perno alla sua costruzione AFFISSO: morfema legato che si combina con una radice Organizzazione morfologica ¨ ORGANIZZAZIONE MORFOLOGICA: n Concatenativa n #can+e# , #can+i# n Introflessiva, “pettine morfemico”. (lingue semitiche) Affissi: tipi posizionali ¨ AFFISSI, tipi posizionali: ¤ Prefissi: si trovano prima della radice Es: #in+adatto# ¤ Infisso: affissi inseriti all’interno della radice ¤ Suffissi: si trovano dopo la radice Es: #bell+in+o# n Se hanno valore flessionale: Desinenze Es: #bell+a# ¤ Circonfissi: sono formati da due parti, una che sta prima la radice ed una che sta dopo. n Es: Participio passato Tedesco: sagen “dire” #ge+sag+t# “detto” ¤ Transfissi o “Affissi a pettine” Processi di modificazione morfologica ¨ Principali processi operanti in morfologia: ¤ Formazione delle parole: rapporti tra parole che ne condividono in parte la forma e il significato ¤ Flessione : rapporti tra le variazioni di forma di una stessa parola (forme flesse di uno stesso lessema) Formazione delle parole FORMAZIONE DELLE PAROLE: ¨ Insieme dei meccanismi e dei procedimenti di cui una lingua si serve per costruire parole (lessemi) ¨ ¨ Permette il continuo arricchimento del lessico. La formazione di parole nuove si ottiene di norma tramite: ¤ Derivazione: aggiunta di affissi a una parola esistente ¤ Composizione: combinazione di due parole Derivazione ¨ ¨ Derivazione: processo morfologico che consiste nella formazione di una parola nuova tramite l’aggiunta di un affisso, cioè di un morfo legato, a un elemento lessicale detto base. I morfemi grammaticali derivazionali mutano il significato della base a cui si applicano: ¤ ¤ ¤ Aggiungendo nuova informazione semantica Modificando la classe di appartenenza della parole e la funzione semantica Consentono la formazione di un numero teoricamente infinito di parole a partire da una data base lessicale. “FAMIGLIA DI PAROLE” n Es: LAVORO… Derivazione ¨ La posizione degli affissi non è collegata direttamente alla loro funzione, anche se in italiano i significati espressi dai prefissi e dai suffissi sono nettamente distinti: ¤ SUFFISSAZIONE I suffissi servono per lo più alla formazione di nomi di azione (alimentazione, insegnamento), di nomi di qualità (umanità), di nomi di luogo (pizzeria), di nomi di agente (scalatore, sondaggista), di nomi astratti (garantismo), di verbi (socializzare), di aggettivi di relazione (commerciale, storico) e di aggettivi deverbali (decorativo, lavabile). ¤ PREFISSAZIONE I prefissi sono impiegati soprattutto per esprimere localizzazioni spaziali (extracomunitario, sottomarino) e temporali (precongelare, postoperatorio), negazione (inutile, decontaminare), ripetizione (riscrivere). ¨ Solo i suffissi possono determinare un cambiamento di categoria lessicale rispetto a quella della base Derivazione ¨ Costruzione piuttosto rara: parole derivate possono essere ottenute anche tramite l’aggiunta di morfi discontinui (detti circonfissi), costituiti dalla combinazione di un prefisso e di un suffisso. ¤ Es Italiano, verbi parasintetici: parole formate col simultaneo combinarsi a una base di un prefisso e di un suffisso, ove non esiste una parola contenente o solo quel prefisso o solo quel suffisso n verbi a partire da nomi (per es., abbottonare, imbrigliare) n verbi a partire da aggettivi (per es., addolcire, indebolire). Alterazione ¨ Tra i meccanismi di suffissazione: ALTERAZIONE ¤ Un affisso modifica una parola senza mutarne né la categoria grammaticale né le proprietà denotative essenziali. ¤ Il significato dell’alterazione è tipicamente valutativo: n Quantitativo-dimensionale: diminutivo (es. gattino) o accrescitivo (es. gattone) n Qualitativo: peggiorativo/dispregiativo (es. robaccia, postaccio) n Affettivo: vezzeggiativo (es. ragazzetto, boccuccia) Processi di modificazione morfologica: Composizione ¨ ¨ ¨ Composizione: procedimento morfologico che permette di formare parole nuove (neologismi) combinando insieme due (o più) morfemi lessicali Criterio per la classificazione dei composti: “parte del discorso” delle parole che li formano “Testa” (sintattica): assegna al composto la propria classe di parola e gli conferisce le proprie caratteristiche di significato Semiparole: Suffissoidi e prefissoidi ¨ “Semiparole”: elementi che provengono per lo più da parole delle lingue classiche e che funzionano in sincronia morfemi derivazionali, ma recano il significato tipico dei morfemi lessicali ereditato dalle parole da cui sono tratti: ¤ PREFISSOIDI: es. –socio #socio+logi+a# ¤ SUFFISSOIDI: es. –metr(o) #crono+metr+o# #termo +metro# Altri processi per la formazione di parole ¨ Altri processi (marginali) che permettono la formazione di parole: ¤ Conversione: “processo di transcategorizzazione” non segnalato da marche affissali, ovvero spostamento di una parola da una parte del discorso all’altra, che dà luogo a due lessemi diversi senza l’aggiunta di affissi derivazionali n n n n ¤ piacere verbo → (il) piacere nome vecchio aggettivo → (il) vecchio nome forte aggettivo → forte avverbio abbasso verbo → abbasso! Interiezione Fenomeni di riduzione: n n n accorciamenti (foto da fotografia, moto da motocicletta, tele da televisione, Samp da Sampdoria), sigle (per es., CD da compact disc, CGIL da Confederazione Generale Italiana del Lavoro, FIAT da Fabbrica Italiana Automobili Torino, RAI da Radio Audizioni Italiane) “parole macedonia” [Migliorini 1949]: unione con accorciamento (es. metalmeccanico < metallurgico + meccanico; cantautore < cantante + autore) Arricchimento del lessico, processi non morfologici ¨ L’arricchimento del lessico di una lingua può avvenire anche tramite processi non morfologici: ¤ lessicalizzazione di sintagmi (“unità lessicali plurilessematiche”, “parole polirematiche”, “parole sintagmatiche” ): n nominali (ordine del giorno, separato in casa); n aggettivali (fatto in casa, pronto all’uso); n verbali (andare in orbita, prendere all’amo) n In questa categoria sono rilevanti in particolare i verbi sintagmatici (andare via, fuori, su, giù; scivolare via; mettere dentro, giù). ¤ Appropriazione di elementi (parole, significati, modelli di costruzione) presi da altre lingue: n Prestiti (kiwi, computer, mouse) n calchi (grattacielo dall’ingl. skyscraper) Parole derivate: criteri di definizione ¨ PARAMETRI: ¤ procedimento di derivazione (suffissazione, prefissazione…) ¤ Classe lessicale della base da cui derivano (deverbale, denominale…) ¤ Classe lessicale a cui appartiene il risultato (verbale, nominale, aggettivale…) Grammatica ¨ Il contenuto espresso da una lingua, per codificarsi, è ripartito in due canali: ¤ Lessico: insieme di opzioni libere ¤ Grammatica: insieme delle opzioni obbligatorie tra cui occorre scegliere una volta compiuta una scelta lessicale libera. Grammatica ¨ Categorie grammaticali: ¤ Pertinentizzano e danno espressione ad alcuni significati fondamentali di una lingua, che devono obbligatoriamente essere espressi n Ogni lingua grammaticalizza alcune opzioni invece di altre (es. russo: inanimato vs. animato) n Ogni lingua articola le nozioni grammaticali in maniera peculiare (es. singolare vs. plurale // sing. vs. plur. vs. duale) n Le nozioni sono distribuite su diverse classi di parole, anche se si registrano discordanze (es. tempo codificato sul verbo) ¤ Le opzioni grammaticali sono: Di carattere oppositivo (sing. vs. plurale/duale…; presente vs. passato/futuro) n In numero limitato (tra 2 e 10-15 opzioni) n Categorie grammaticali e Flessione ¨ ¨ ¨ OBBLIGATORIETA’: Ogni volta che produciamo in una certa lingua una parola suscettibile di flessione, realizziamo anche le dimensioni semantiche elementari codificate nella grammatica di quella lingua Nella maggior parte dei casi, le categorie grammaticali si manifestano morfologicamente mediante elementi flessionali. I morfemi flessionali: ¤ ¤ ¤ Non modificano il significato della radice lessicale, la attualizzano nel particolare contesto dell’enunciazione. Operano solo sulle classi di parole “variabili” Realizzano valori delle categorie grammaticali “Equipaggiamento basico” [R. Simone] ¨ Malgrado l’enorme varietà superficiale con cui si presentano, le lingue hanno alcune proprietà grammaticali costanti. La grammatica di tutte le lingue contiene risorse rispondenti a funzioni che si possono immaginare come universali: ¤ Regolarità e partizione in classi In nessuna lingua le parole sono completamente diverse tra loro. Per ragioni di processazione le parole mostrano regolarità nel comportamento, così da poter essere suddivise in classi. ¤ Deittici Elementi (promomi, avverbi, verbi e locuzioni di diverso tipo) che non hanno una referenza stabile, ma cambiano referenza a seconda del contesto (es. tu, questo, ieri, lì…) ¤ Riflessivi Es: Luisa si veste ¤ Parole generali Le lingue hanno risorse per supplire alla mancanza (provvisoria o reale) di parole specifiche (es. coso, aggeggio, cosare, faccenda, fatto…) ¤ Quantificatori n Tutte le lingue hanno mezzi per permettere all’utente di esprimere quantità n n Cardinalità (da 0 a infinito, di solito in base 10) Indefiniti (nessuno, pochi, alcuni, parecchi, molti, tutti, infiniti) Categorie grammaticali: persona ¨ PERSONA Categoria deittica ¤ Risorsa mediante la quale le lingue segnalano i due partecipanti obbligati del processo di comunicazione, ¤ emittente (1° persona sing.: “io”) n ricevente (2° persona sing.: “tu”) n ¤ Si incrocia con la categoria di numero: singolare e plurale n Noi: non è il plurale di io, ma “io+qualcun altro” n n ¤ Plurale inclusivo: emittente + ricevente Plurale esclusivo: emittente + terze persone Si manifesta: Morfemi deittici n Accordo n Categorie grammaticali: genere e numero ¨ GENERE ¤ ¤ ¤ Lingue prive di distinzioni di genere (es. inglese) Maschile vs. Femminile Maschile vs. Femminile .vs. neutro (entità prive di volizione autonoma) Discrepanze tra genere biologico e genere grammaticale ¨ NUMERO ¤ ¤ ¤ Singolare vs. plurale Singolare vs. plurale vs. duale … triale, paucale Discrepanze tra morfologia e valore semantico “Il cavallo è un animale resistente” > indica una classe di individui Categorie grammaticali: caso ¨ CASO ¤ Categoria tipica dei nominali ¤ Marcatura delle funzioni sintattiche dei nominali dell’enunciato ¤ CASI CARDINALI: n Nominativo n Accusativo Categorie grammaticali: tempo ¨ TEMPO ¤ ¤ ¤ Codificato principalmente dai verbi (ma cfr. cinese: avverbi) Localizzazione nel fluire del tempo fisico di quanto viene detto, misurata a partire dal momento in cui l’emittente produce l’enunciato Il presente può essere utilizzato per dare all’enunciato il valore di asserzione permanente “L’acqua bolle a 100°” ¤ E’ possibile localizzare a distanze diverse (nel passato e nel futuro) Categorie grammaticali: aspetto e modalità ¨ ASPETTO ¤ Maniera in cui vengono osservati e presentati in relazione al loro svolgimento l’azione o l’evento o il processo espresso dal verbo: n n ¨ PERFETTIVO: prospettiva esterna allo svolgimento dell’evento, visualizza il momento finale (es. “ho ascoltato”) IMPERFETTIVO: prospettiva interna allo svolgimento dell’evento, che non fornisce indicazioni sulla sua eventuale prosecuzione (es. “ascoltavo”) MODALITA’ ¤ Manifestazione linguistica degli atteggiamento del parlante nei confronti di quello che dice o degli eventi di cui sta parlando. n ¤ Distinzione fondamentale, già in Aristotele: enunciati sottoponibili o non sottoponibili a giudizio di verità (Asserzioni vs. altre modalità) Manifestazione linguistica: modi del verbo (indicativo, imperativo, congiuntivo, ottativo…) oppure avverbi modali (purtroppo, fortunatamente…) Categorie grammaticali: diatesi ¨ DIATESI (“voce”) esprime il rapporto in cui viene rappresentata l’azione o l’evento rispetto ai partecipanti, ed in particolare rispetto al soggetto ¤ Valori: attivo vs. passivo vs. medio ¤ n Passivo: non è il rovescio dell’attivo! Serve a dare una codifica a una struttura dell’azione, nella quale un’entità dotata di un basso grado di controllo sull’evento subisce un cambiamento di stato. L’attore viene portato in secondo piano. Es. Il vigile ha multato il guidatore vs. Il guidatore è stato multato dl vigile n Medio: segnalare che l’azione è incentrata sull’attore, lo coinvolge in modo preminente In italiano: forma non grammaticalizzata, uso pronominale del verbo transitivo Es. Mi faccio un caffé Morfologia dell’enunciato ¨ Piano sintagmatico vs. piano paradigmatico, 2 modi di funzionamento della morfologia flessionale: ¤ FLESSIONE INERENTE: marcatura a cui viene assoggettata una parola in isolamento, per il solo fatto di essere selezionata nel lessico e comparire nel messaggio ¤ FLESSIONE CONTESTUALE: marcatura che dipende dal contesto e offre un vasto repertorio di segnali di collegamento tra elementi. n ACCORDO n REGGENZA Flessione contestuale: accordo ¨ ACCORDO relazione che si istituisce tra due elementi quando un elemento che presenta un determinato pacchetto morfemico attiva, in uno o più altri elementi dell’enunciato, alcuni dei morfemi identici a quelli del pacchetto stesso. Es. “una bella casa” [FEMM]+[SING] ¤ 2 tipi di accordo: n n ¤ Morfologico: es. “La folla si è dispersa” Semantico (“a senso”): es. “Sono arrivati una folla di ragazzi” Elementi che possono essere coinvolti: n Componenti del sintagma nominale Es. Una bella casa n Soggetto con il suo predicato (“CONCORDANZA”) Es. il bambino dorme n Pronome relativo e suo antecedente Es. Claudia è una ragazza della quale mi fido completamente n Pronome personale Es. Ho parlato con lei e le ho raccontato tutto Flessione contestuale: reggenza ¨ Fenomeno per cui la presenza di una determinata parola in un sintagma impone ad altre parole di quel sintagma di prendere una forma determinata: ¤ un modo del verbo ¤ un caso specifico (es. latino o tedesco) ¤ una preposizione specifica n Es: benché non sia il suo campo di studi, Gianni si interessa di linguistica n La presenza della preposizione di è richiesta dal verbo interessarsi n Il modo congiuntivo del verbo essere è richiesto dalla congiunzione benché Lessico e Classi di parole ¨ ¨ Aspetto peculiare del lessico: essere composto da parole di diversa natura, che possono essere ripartite in classi (“Classi di parole”, “parti del discorso”, “categorie lessicali”) La lista delle classi varia da lingua a lingua (es. Latino non ha l’articolo; Cinese ha una distinzione tenue tra nomi e verbi) ¨ Tra le classi di parole alcune sono primarie, altre accessorie: ¤ Funzioni primarie: sono cruciali per l’enunciazione n n ¨ ¨ Entro ciascuna classe è possibile identificare delle sottoclassi Di molte parole non è ben definibile l’appartenenza ad una classe determinata, perché ¤ ¤ ¨ Il parlante deve disporre di mezzi per designare i referenti (“chiamare le cose”) > NOMI Il parlante deve disporre di mezzi per codificare relazioni (“dire qualcosa a proposito dei referenti”) > VERBI si pongono a cavallo tra più classi presentano proprietà difficilmente riconducibili ad una determinata classe Tra le sottoclassi di una data classe, ce n’è una che rappresenta la classe in modo migliore (Approccio PROTOTIPICO) Classi primarie: nome e verbo ¨ NOME Proprietà semantica: codificano la referenza, cioè designano entità e oggetti ¤ Ricca varietà di sottoclassi! ¤ n Es. FORZA DESIGNATIVA: n n ¨ Nomi puri (es. gatto, casa), altamente prototipici Nomi deverbali, ad esempio nomi di processo (es. guarigione, cattura, trasmissione), non prototipici VERBO Proprietà semantica: predicazione ¤ Non tutti i verbi però, pur mostrando il comportamento e morfologico della classe, hanno questa caratteristica: ¤ n VERBI LESSICALI vs. VERBI “LEGGERI”: n Verbi Supporto: un sintagma verbale (verbo + NP/PP) in cui la funzione di predicato è assunta dall’elemento nominale, mentre il verbo si svuota del suo significato originario ,non contribuendo al valore semantico complessivo. Es: “prendere una decisione” = “decidere”