U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Definizione • • • • • Laser Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation • Amplificazione della luce per emissione stimolata di radiazione Dott.sa Daniela Ventura 2 Radiazioni ottiche Radiazioni ottiche • Le radiazioni Ottiche, sono solo una piccola parte dello spettro della radiazione elettromagnetica. • L'onda elettromagnetica è caratterizzata da una frequenza ν, cui è associata una lunghezza d'onda λ = v/ν, dove v=c/n è la velocità di propagazione dell'onda, pari nel vuoto (n=1) alla velocità della luce. Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 3 Dott.sa Daniela Ventura 4 1 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Radiazioni Ottiche Radiazioni Ottiche • Con il termine Radiazioni Ottiche si intendono tutte quelle radiazioni elettromagnetiche che si possono controllare mediante lenti, specchi prismi e fibre ottiche, ovvero le radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d’onda comprese tra 100 nm e 1 mm così suddivise: ( Direttiva 2006/25/CE): – Radiazione Ultravioletta 100-400 nm • UVA (315-400 nm) • UVB ( 280-315 nm) • UVC (100-280 nm) – Radiazione Visibile 380-780 nm – Radiazioni Infrarossa 780 nm – 1 mm • IRA (780-1400 nm) • IRB ( 1400-3000 nm) • IRC (3000 nm -1 mm) • La definizione degli Intervalli spettrali non è univoca nei vari Paesi, poi ci sono suddivisioni che tengono conto delle proprietà fisiche e degli effetti biologici della radiazione Dott.sa Daniela Ventura 5 . Dott.sa Daniela Ventura 6 Principio di funzionamento • Il fenomeno fisico sul quale si base il funzionamento del Laser è quello dell'emissione stimolata, enunciato da A. Einstein nel 1917 e preso in considerazione, a livello applicativo, negli anni '50 nell'ambito della ricerca sugli orologi atomici, che portò alla realizzazione del primo MASER ( Microwave - Amplification - by Stimulated - Emission - of Radiation) ad ammoniaca. Laser Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 7 Dott.sa Daniela Ventura 8 2 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Principio di funzionamento Principio di funzionamento • Gli elettroni all'interno degli atomi possono occupare solo particolari orbite attorno al nucleo. Queste orbite hanno energie fisse per ciascun tipo di atomo e possono essere calcolate mediante il formalismo della meccanica quantistica. Dott.sa Daniela Ventura 9 Dott.sa Daniela Ventura 10 Assorbimento • un sistema atomico può esistere solo in determinati stati energetici, chiamati anche stati stazionari, in quanto il sistema non irradia energia; • ogni processo di emissione o di assorbimento di fotoni implica una una transizione fra due stati stazionari • Si consideri un sistema atomico che si trovi nello stato energetico inferiore. Quando il sistema viene investito da un fotone di energia hν = E2-E1 il sistema atomico si trasferisce nel suo stato di energia più alta ed il fotone scompare. Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 11 12 3 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Assorbimento Emissione Spontanea • Il sistema atomico si trova nel suo stato di energia più alta e non c'è radiazione nelle vicinanze. Dopo un certo intervallo dl tempo t, questo sistema atomico (isolato) si trasferisce spontaneamente nello stato di energia più bassa, emettendo nel processo un fotone di energia hν= Ε2−Ε1. Questo processo si dice emissione spontanea, in quanto l'emissione non è indotta da alcuna influenza esterna. Generalmente la vita media t per l'emissione spontanea da parte di atomi eccitati è ~10 - 8 s. In qualche caso, però, vi sono stati per i quali t è molto maggiore, anche ~10 -3 s ( stati metastabili). Dott.sa Daniela Ventura 13 Emissione Spontanea Dott.sa Daniela Ventura 14 Emissione Stimolata • Il sistema atomico è ancora nel suo stato di maggiore energia, ma questa volta in presenza di radiazione di energia hν = E2-E1. Come nell'assorbimento, il fotone di energia hν interagisce con il sistema. Il risultato è che il sistema passa al suo stato di energia minore ed ora vi sono due fotoni mentre prima ce n'era uno solo. Il fotone emesso è del tutto identico al fotone che inizia questo meccanismo, cioè «stimolante». Ha la stessa energia, fase e stato di polarizzazione. Il processo di si dice emissione stimolata. Un evento di questo tipo può essere utilizzato per produrre una reazione a catena di processi simili. A ciò si riferisce la parola «amplificazione» nella sigla «laser» (il termine “laser” è la sigla di light amplification by stimulated emission of radiation). Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 15 Dott.sa Daniela Ventura 16 4 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Emissione Stimolata • Si consideri ora un gran numero di sistemi atomici a due livelli. All'equilibrio termico molti di essi sarebbero nello stato di minore energia, e solo pochi si troverebbero nello stato di energia maggiore. Se si espone alla radiazione questo sistema il processo dominante è l'assorbimento, semplicemente perché lo stato di minore energia è molto più popolato. Ma se le popolazioni dei livelli fossero invertite, il processo dominante in presenza della radiazione sarebbe l'emissione stimolata e pertanto la produzione di luce laser. Dott.sa Daniela Ventura 17 Sistema a tre Livelli Dott.sa Daniela Ventura 18 Sistema a 3 livelli • Un'inversione di popolazione, è ben diversa dalla situazione che si verifica normalmente, in quanto non è una situazione di equilibrio. Quindi per produrla occorrono delle tecniche raffinate. • Gli atomi vengono «pompati», con qualche meccanismo, dallo stato fondamentale S0 allo stato eccitato S2. Gli atomi si diseccitano rapidamente dallo stato S2 in uno stato di energia S1. Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 19 Dott.sa Daniela Ventura 20 5 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Tecniche di pompaggio • Per poter produrre luce laser, questo stato (S1) deve essere metastabile, cioè deve avere una vita media relativamente lunga, prima di diseccitarsi per emissione spontanea. Se queste condizioni sono soddisfatte, lo stato S1 può allora diventare più popolato dello stato S0, procurando quindi la necessaria inversione di popolazione. Un singolo fotone dell'energia giusta può allora dare inizio ad una valanga di eventi di emissione stimolata, ottenendo la produzione di luce laser. Un certo numero di laser che utilizzano solidi cristallini (come il rubino) operano secondo questo schema a tre livelli. Dott.sa Daniela Ventura 21 • Viene utilizzato nei laser a gas 22 • Utilizzato nei laser a stato solido • L’eccitazione avviene per mezzo di radiazione luminosa emessa da lampade flash • Nel tubo sono presenti due elettrodi tra i quali viene creata una scarica elettrica che eccita gli atomi Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Pompaggio mediante lampade flash ( pompaggio ottico) Pompaggio mediante scarica elettrica (pompaggio elettrico) Dott.sa Daniela Ventura • Pompaggio mediante scarica elettrica ( pompaggio elettrico) • Pompaggio mediante lampade flash ( pompaggio ottico) • Pompaggio a diodi ( pompaggio ottico) 23 Dott.sa Daniela Ventura 24 6 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Pompaggio a diodi ( pompaggio ottico) Descrizione di un sistema laser • La luce laser emessa da un diodo viene utilizzata per eccitare il mezzo attivo Dott.sa Daniela Ventura • L’emissione stimolata genera fotoni identici a quello che ha stimolato l’emissione ( stessa frequenza e stessa fase) ma che si propagano in tutte le direzioni. Per far in modo che la radiazione si propaghi tutta nella stessa direzione, il materiale attivo viene inserito in una cavità ottica. • La cavità ottica ( Risonatore) è formata da due specchi, uno altamente riflettente e l’altro parzialmente riflettente ( <100%) che permette l’uscita della radiazione • I fotoni prodotti dall’emissione stimolata subiscono più passaggi bel mezzo attivo, aumentando l’intensità del fascio • I fotoni fuori dall’asse ottico vengono persi e non contribuiscono all’emissione stimolata 25 Dott.sa Daniela Ventura 26 Descrizione di un sistema laser Descrizione di un sistema laser • Un laser è tipicamente costituito da un cilindro allungato di materiale attivo ( in gradi cioè di amplificare la radiazione che lo attraversa) inserito tra una copia di specchi che rinviano continuamente la radiazione attraverso il materiale stesso. Uno dei due specchi è parzialmente trasparente per consentire l’estrazione del fascio. • La distanza tra i due specchi è un multiplo intero di mezza lunghezza d’onda della radiazione laser (cavità risonante ottica) • Raggiunta una certa intensità i fotoni escono dallo specchio semiriflettente in un raggio monocromatico , in fase e perfettamente rettilineo • I laser si distinguono in base allo stato di aggregazione del materiale attivo: – Laser a stato solido, a cristalli e vetri o semiconduttori – Laser a liquidi – Laser a gas ( suddivisi in laser ad atomi neutri, a ioni, molecolari, ad eccimeri e laser ad elettroni liberi) Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 27 28 7 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Laser a gas He-Ne • Il mezzo attivo è un gas racchiuso in un tubo di quarzo • L’eccitazione avviene per effetto di una scarica elettrica generata tra due elettrodi presenti nel tubo (gli elettroni emessi dal catodo vengono accelerati in seguito all’applicazione di una differenza di potenziale, durante il percorso collidono con gli atomi del gas eccitandoli) • Pompaggio ottico è poco efficiente perché le righe di assorbimento sono molto più strette che nei materiali solidi, mentre le lampade hanno una forte componente continua • Possono emettere: – nel visibile ( He-ne, Ar-Kr) – Nell’UV ( laser ad eccimeri) – Nell’ IR Dott.sa Daniela Ventura • Il gas è racchiuso dentro un tubo di quarzo, sigillato agli estremi da 2 specchi (cavità ottica). • Un impulso elettrico di 10 kV, applicato fra gli elettrodi, dà luogo a una scarica elettrica attraverso il gas (pompaggio del mezzo attivo). Una corrente di 3-10 mA (dc) è sufficiente per mantenere la carica. • La scarica elettrica eccita l’He.L’He è metastabile decadendo eccita il Ne, il Ne è l’elemento attivo 29 Dott.sa Daniela Ventura He-Ne 30 Eccimeri • Eccimero: excited dimer • Contengono un gas nobile (Ar-Kr, oppure Xe) e un gas Alogeno ( Cl,F, Br). Nelle condizioni normali la miscela di gas contiene atomi di gas nobile e molecole di alogeni. • Con il passaggio della corrente di formano molecole come ArF, KrF, XeBr, KrCl che esistono solo nello stato eccitato. Queste si diseccitano emettendo fotoni e ricreando atomi/molecole separati. • Tipiche energie sono 0.1-1 J e durate d’impulso 10-30 ns (emissione dell’UV) Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 31 Dott.sa Daniela Ventura 32 8 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Eccimeri Laser allo stato solido • Le potenze di picco sono molto elevate, in questi laser si ha amplificazione dell’emissione spontanea piuttosto che delle oscillazioni laser, pertanto la radiazione in uscita è poco coerente ed il fascio è largo e divergente. • I gas alogeni sono molto reattivi e reagiscono con il contenitore nel quale si trovano causando perdite di potenza ( revisione periodica) • I gas alogeni sono pericolosi se inalati, vicino al sistema laser sono necessari rilevatori che evidenzino eventuali perdite di gas. Dott.sa Daniela Ventura 33 Dott.sa Daniela Ventura 34 Neodimio Titanio Zaffiro • E’ il più usato tra i laser a lunghezza d’onda variabile. • Emissioni a 900 1060 e 1350 nm • La tunabilità è possibile quando l’emissione dei fotoni è accoppiata con i fononi ( quanti di vibrazione) del reticolo cristallino. • Nd:YAG ( ittrio allumino granato ) ha un elevato guadagno ottime caratteristiche termiche e ottiche • L’energia totale della transizione è fissa ma può essere ripartita tra fotoni e fononi ( laser vibronico) • Nd:glass utilizzato quando si devono ottenere alte energie impulsate • Nd:Cr:GSGG ( gadolinio scandio alluminio granato ) caratterizzato da un elevata efficienza Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 35 Dott.sa Daniela Ventura 36 9 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Laser a semiconduttore Laser a semiconduttore • L’emissione avviene sulla giunzione p-n sulla quale è applicata tensione diretta. • Nella zona attiva elettroni e buche si ricombinano rilasciando energia sotto forma di fotoni ( emissione spontanea) • I fotoni possono interagire con gli elettroni nella zona di valenza ( assorbimento) ma anche con elettroni nella zona conduttiva causando l’emissione di fotoni con la stessa lunghezza d’onda. ( emissione stimolata) • Se il numero di cariche iniettate è sufficientemente alto l’emissione stimolata eccede l’assorbimento. Dott.sa Daniela Ventura 37 Dott.sa Daniela Ventura Laser a semiconduttore Laser a semiconduttore • Applicando la tensione all’inizio si avrà solo emissione spontanea. Finche non si raggiunge inversione sufficiente per avere emissione stimolata significativa • La larghezza dell’emissione è dell’ordine del nm ed il picco dipende dalla temperatura (questi laser vanno stabilizzati sulla temperatura) Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 38 39 • • • • • Alta efficienza di convergenza potenza elettrica in potenza ottica Potenza fino a 10 W Emissione spettralmente larga Bassa coerenza Basso costo Dott.sa Daniela Ventura 40 10 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Caratteristiche della radiazione laser Monocromaticità • Monocromaticità • Solo un’onda elettromagnetica di frequenza pari alla differenza di energia tra lo stato metastabile e lo stato fondamentale può essere amplificata ed essendo i due specchi una cavità risonante si avrà oscillazione solo alle frequenze caratteristiche di risonanza della cavità. Questa seconda caratteristica porta ad una larghezza di riga del laser fino a 10 ordini di grandezza della larghezza di transizione tra lo stato S1 e lo stato S0. • Coerenza spaziale • Coerenza Temporale • Collimazione • Brillanza • Collimazione, Coerenza spaziale, e Brillanza sono interdipendenti Dott.sa Daniela Ventura 41 Monocromaticità Dott.sa Daniela Ventura 42 Coerenza • Coerenza spaziale ( le onde hanno la stessa fase in tutti i punti della sezione del fascio) • Coerenza temporale (le onde conservano la stessa fase nel tempo) Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 43 Dott.sa Daniela Ventura 44 11 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Coerenza spaziale/temporale Collimazione • Questa caratteristica è dovuta al fatto che il materiale attivo si trova in una cavità risonante costituita da specchi, infatti solo le onde E.M che si propagano in direzione ortogonale agli specchi potrà oscillare. • La direzionalità aumenta con la lunghezza della cavità risonante per ragioni geometriche Dott.sa Daniela Ventura 45 Collimazione Dott.sa Daniela Ventura 46 Brillanza • Si definisce brillanza la potenza emessa per unità di superficie e per unità di angolo solido, un fascio laser ha una brillanza molto grande come conseguenza del fatto che il fascio è collimato Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 47 Dott.sa Daniela Ventura 48 12 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Regimi di funzionamento di un laser Regime di funzionamento di un laser • Funzionamento in regime continuo: la potenza del laser è mantenuta costante per lunghi periodi di tempo • Funzionamento in regime impulsato: il laser emette impulsi con una certa frequenza,ogni impulso sarà caratterizzato da una durata τp • Il modo più semplice di generare è interrompere periodicamente un fascio laser continuo con un otturatore comandato o con un disco rotativo con buchi Dott.sa Daniela Ventura 49 Dott.sa Daniela Ventura 50 Regime impulsato Free running • Nel caso di impulsi ottenuti interrompendo periodicamente un fascio continuo, la potenza di picco di un singolo impulso è uguale alla potenza del laser in continuo. • Si ottiene accumulando energia nella sorgente di alimentazione del circuito che viene poi scaricata rapidamente portando all’emissione di impulsi laser con potenza di picco maggiore rispetto alla tecnica precedente. In questo caso sarà il pompaggio ad essere intermittente Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 51 52 13 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Nuova classificazione ( dopo 1/07/2005) Free running • Classe 1: Laser che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, incluso l’uso di strumenti ottici per la visione del fascio. • Classe 1M: Laser che emettono nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 302,5 e 4000 nm che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, ma possono essere pericolosi se l’operatore impiega ottiche di osservazione all’interno del fascio ( lenti di ingrandimento, binoculari) • Classe 2: Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 400 e 700 nm; la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa compreso il riflesso palpebrale. Questa reazione fornisce un’adeguata protezione nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, incluso l’uso di strumento ottici per la visione del fascio Dott.sa Daniela Ventura 53 Dott.sa Daniela Ventura 54 Nuova classificazione ( dopo 1/07/2005) Nuova classificazione ( dopo 1/07/2005) • Classe 2M: Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 400 e 700 nm; la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa compreso il riflesso palpebrale, la visione del fascio può essere pericolosa se l’operatore impiega ottiche di osservazione all’interno del fascio ( lenti di ingrandimento, binoculari). • Classe 3R: Laser che emettono nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 302.5 e 106 nm, dove la visione diretta del fascio è potenzialmente pericolosa ma il rischio è più basso dei laser di classe 3B; i requisiti del costruttore e le misure di controllo per il Responsabile delle attività sono meno pericolose che per i laser di classe 3B • Classe 3B: Laser che sono normalmente pericolosi nel caso di esposizione diretta del fascio, la visione della radiazione diffusa è normalmente non pericolosa • Classe 4: Laser che sono anche in grado di produrre riflessioni diffuse pericolose; possono causare lesioni alla pelle e potrebbero anche costituire un pericolo d’incendio. Il loro uso richiede estrema cautela Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 55 56 14 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Vecchia classificazione ( antecedente al 1/07/2005) Vecchia classificazione ( antecedente al 1/07/2005) • Classe 1: laser che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili ( manca la distinzione tra 1 ed 1M) • Classe 2: Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 400 e 700 nm; la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa compreso il riflesso palpebrale ( manca la distinzione tra 2 e 2M) • Classe 3A: Laser sicuri per visione ad occhio nudo. Per i laser che emettono nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 400 e 700 nm, la protezione dell’occhio la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazioni di difesa compreso il riflesso palpebrale; per le altre lunghezze d’onda il rischio per l’occhio nudo non è superiore a quello della Classe 1. la visione diretta del laser di classe 3A con strumento ottici ( binocoli, telescopi, microscopi) può essere pericolosa • Classe 3B: La visione diretta del fascio di questi laser è sempre pericolosa, la visione di riflessioni diffuse è normalmente non pericolosa. • Classe 4: Laser che sono anche in gradi di produrre riflessioni diffuse pericolose; possono causare lesioni alla pelle e potrebbero anche costituire un pericolo d’incendio. Il loro uso richiede estrema cautela Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura MISURE DI SICUREZZA, RISCHI, PROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHI 57 • Scopo delle misure di sicurezza e dei mezzi di controllo è ridurre la possibilità di esposizione a radiazione laser di livello pericoloso e ad altri rischi associati • Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 e/o 4 l’utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL o ASL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G – CT-76 del CEI Guida E) e per l’adozione delle necessarie misure di prevenzione Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 58 60 15 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Misure di sicurezza Il connettore di blocco a distanza Misure di sicurezza - Connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui si svolge l’attività Chiave di comando, per un utilizzo dell’apparecchio solo delle persone autorizzate Arresto del fascio o attenuatore Segnali di avvertimento Tragitto dei fasci Riflessioni speculari Protezione degli occhi Vestiti di protezione Formazione Sorveglianza sanitaria Dott.sa Daniela Ventura 61 • Il connettore di blocco a distanza deve essere collegato ad un sezionatore di emergenza centrale o a sistemi di blocco di sicurezza del locale, della porta, degli infissi In alternativa • Esporre l’elenco del personale autorizzato • Segnalazione di divieto di accesso ( luce rossa) • Cartelli di divieto di ingresso espliciti Dott.sa Daniela Ventura 62 Misure di sicurezza Comando a chiave Misure di sicurezza Arresto del fascio, segnali di avvertimento • Il comando a chiave deve essere presente • La chiave deve essere rimossa dall’operatore quando il laser non è in uso • Deve essere conservata in luogo non accessibile a personale non autorizzato In Alternativa • Arresto/attenuatore del fascio Quando l’apparecchio è in attesa di funzionare la radiazione di livello superiore al VLE deve essere terminata su un attenuatore di fascio • La stanza è chiusa a chave e non accessibile al personale non autorizzato Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 63 • Segnali di avvertimento: – Cartellonistica che segnali ambienti e zone a rischio – Lampade di allerta Dott.sa Daniela Ventura 64 16 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Misure di sicurezza tragitto del fascio Segnaletica • Tragitto del fascio – Quando è possibile racchiudere il fascio in tubi di protezione Apertura Laser – Il fascio in propagazione libera deve essere ad un’altezza tale da non venire intercettato dagli occhi dell’operatore che è eventualmente anche in movimento RADIAZIONE LASER VISIBILE E INVISIBILE EVITARE L’ESPOSIZIONE DELL’OCCHIO O DELLA PELLE ALLA RADIAZIONE DIRETTA O DIFFUSA – Il fascio che esce dall’area di lavoro deve essere terminato su un assorbitore o diffusore opportuno APPARECCHIO LASER DI CLASSE IV Lunghezza d’Onda .. Potenza o Energia max di picco … Frequenza max … Durata Impulso max … Dott.sa Daniela Ventura 65 Misure di sicurezza riflessioni speculari Dott.sa Daniela Ventura 66 Misure di sicurezza Protezione degli occhi e della pelle • Evitare riflessioni speculari • Protezione degli occhi – Scelta del protettore oculare – Calcolo della densità ottica – Dimensionamento del protettore – Controllo stabilità ottica – Identificazione del protettore – Controllo delle superfici di lavoro che circondano l’area – Oggetti che intercettano il cammino del fascio – Attenzione ad orologi, anelli, occhiali da vista. • Protezione della pelle – Utilizzo di indumenti protettivi per la pelle – I laser di classe 4 posso provocare incendi, quindi servono indumenti non infiammabili Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 67 Dott.sa Daniela Ventura 68 17 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Misure di sicurezza Formazione Misure di sicurezza Sorveglianza sanitaria • Formazione – – – – – • Sorveglianza sanitaria – Esami oculistici di preimpiego – Esami specialistici oculistico o dermatologico dopo esposizione nociva o persunta tale Funzionamento del sistema Procedure di controllo del pericolo Protezione individuale Rapporti di incidente Effetti biologici sull’occhio e sulla pelle Dott.sa Daniela Ventura *(tali esami hanno solo valore medico-legale) 69 Rischi derivanti dal funzionamento Dott.sa Daniela Ventura 70 Rischi derivanti dal funzionamento • Rischi derivanti dal funzionamento – Gas di sistema – Gas da agenti criogenici – Formazione di fumi o vapori nella zona bersaglio • Pericoli elettrici – non sottovalutare gli alimentatori • Radiazione collaterale UV-VIS-IR – Lampade flash, tubi a scarica di laser continui – Sorgenti di pompaggio – Radiazione di ritorno dal bersaglio – Radiazione diffusa • Agenti criogenici – Possono provocare necrosi • Incendio o combustione – Interazione del fascio con sostanze infiammabili – Particelle incandescenti emesse dal bersaglio Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 71 Dott.sa Daniela Ventura 72 18 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Rischi derivanti dal funzionamento Rischi derivanti dal Funzionamento • Infiammabilità: per fasci laser di potenza superiore a 0.5 W e densità superiore a 10 W/cm2 protezioni costituite da materiali infiammabili sono potenziali sorgenti di rischio di incendio • I LASER di classe 4 possono produrre energia sufficiente ad incendiare materiali infiammabili, causare la combustione di gas endogeni (come il metano nel tratto gastro-intestinale del paziente) e anestetici, bruciare la guaina esterna di un endoscopio (che è di materiale infiammabile), surriscaldare i ferri chirurgici. • Quando il laser viene utilizzato in anestesia generale, quando il campo operatorio preveda la vicinanza del raggio laser con il distretto tracheale del paziente, i tubi endotracheali devono essere rivestiti di metallo adatto all’uso. Dott.sa Daniela Ventura 73 Dott.sa Daniela Ventura 74 Rischi derivanti dal Funzionamento Procedure e mezzi di controllo dei rischi • Durante interventi chirurgici possono svilupparsi fumi tossici e può esservi dispersione di particelle di materiale biologico contaminato. Si aggiungono a questi rischi quelli tipici derivanti dall’uso di una apparecchiatura elettrica (elettrocuzione) e l’emissione di campi elettromagnetici a radiofrequenza o di ultravioletti o anche di raggi X dovuti ai sistemi di pompaggio del mezzo attivo. Questi ultimi sono in genere efficacemente schermati dai pannelli di rivestimento dell’apparecchiatura. • Controlli procedurale e amministrativi ( classe 3B e 4) – Istruzioni che specificano regole pratiche di lavoro, che adempiono o suppliscono ai controlli ingegnerizzati e che possono prevedere l’uso di equipaggiamento protettivo personale Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 75 • Procedura standard operativa – L’operatore deve disporre di tale procedura redatta in lingua italiana ed esposta presso l’installazione laser 76 19 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Procedure e mezzi di controllo dei rischi Procedure e mezzi di controllo dei rischi • Visitatori – L’ammissione di visitatori in aree laser controllate è subordinata alle seguenti condizioni • Approvazione del responsabile dell’impianti • Accompagnatore designato dal responsabile • Area laser controllata – 3B-4 segnalata – 3B-4 personale autorizzato – 3B-4 con TSL/ASL – 3B-4 non accessibile – 3B-4 protettore oculare – 4 le procedure di accesso non possono essere disattese – 4 interblocchi non disattivabili Dott.sa Daniela Ventura 77 Dott.sa Daniela Ventura 78 • Necessario verificare l’idoneità del locale in cui il laser verrà utilizzato ( in particolare assenza di superfici riflettenti) La valutazione del rischio • necessario verificare se, i livelli di esposizione superano i valori limiti di esposizione • in caso affermativo determinare i D.P.I. idonei , in particolare la densità ottica e la stabilità dei protettori oculari. Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 79 Dott.sa Daniela Ventura 80 20 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche • I livelli di esposizione vengono ricavati tramite calcolo oppure tramite misurazioni. • laser continuo W/m2 • laser impulsato J/m2 • I valori limite di esposizione ( VLE) agli occhi e alla pelle vengono calcolati facendo riferimento alle tab 2.22.3-2.4-2.5 allegato XXXVII D.Lgs 81/08 , ed utilizzando i seguenti tempi di esposizione: • Esposizione agli occhi: 0,25 s da 400 a 700 nm, 10 s per le altre lunghezze d’onda. • Esposizione alla cute: 1000 s Dott.sa Daniela Ventura 81 • La stabilità del protettore oculare viene determinata confrontando la densità di energia (H) o la densità di potenza (E) al protettore ( calcolati come indicato nella normativa UNI EN 207) con i valori riportati nella tabella b.2 della stessa norma. Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 83 Dott.sa Daniela Ventura 82 • Nel caso in cui il laser emetta più lunghezze d’onda è necessario verificare se gli effetti dannosi sono additivi ( Tab 5 CEI 60825-1). • In caso affermativo l’esposizione viene calcolata facendo la somma pesata delle esposizioni dovute alle diverse lunghezze d’onda. Dott.sa Daniela Ventura 84 21 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Occhiali di protezione • • • • • Dispositivi di protezione individuale Scelta del protettore oculare Calcolo della densità ottica Dimensionamento del protettore Controllo stabilità ottica Identificazione del protettore Dott.sa Daniela Ventura Scelta del protettore oculare Calcolo della densità ottica • Protezione totale – Si riporta in VLE – 180 nm-1 mm – Filtro LB • Allineamento – Si riporta in classe 2 – 400 nm-700 nm – Filtro R Dλ = log10 Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 86 87 H0 VLE Dott.sa Daniela Ventura 88 22 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Dimensionamento del protettore Controllo della stabilità ottica • Filtri R hanno 5 livelli – R1-R5 • Filtri LB hanno 10 livelli – LB1-LB10 – vanno scelti anche in base alla modalità di emssione • D continuo • IR impulsato • M mode locked Dott.sa Daniela Ventura • Calcolo al filtro di – Irradiamento (Wm-2) – Esposizione energetica ( Jm-2) • verificata tramite la norme UNI EN 207 89 Identificazione del protettore oculare: sigla indelebile dell’occhiale Dott.sa Daniela Ventura Controlli periodici su laser medicali Controllo 1 • • • • • • Potenza o Energia max ( solo per filtri R) λ o ∆λ applicabili Funzionamento D I R M ( solo per filtri LB) Numero di scala Marchio del costruttore Marchio CE Dott.sa Daniela Ventura 91 Cavi per alimentazione e per pedale Strumentazione necessaria Nessuna Modalità di esecuzione Controllo visivo del buono stato dei cavi Tolleranza Se i cavi non sono in buone condizioni , richiedere un intervento di manutenzione sospendendo temporaneamente l’uso dei laser Periodicità Annuale o su dell’utilizzatore • D 620-700 LB5 + IR 700-1100 LB6 X ZZ S Dott.sa Daniela Ventura 90 Dott.sa Daniela Ventura segnalazione 92 23 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Controlli periodici su laser medicali Controllo 2 Controlli periodici su laser medicali Interruttori di emergenza Strumentazione necessaria Nessuna Modalità di esecuzione Controllo del funzionamento Tolleranza Periodicità Controllo 3 Strumentazione necessaria Nessuna Modalità di esecuzione Controllo del funzionamento Se l’interruttore di emergenza non interrompe il funzionamento del laser, richiedere un intervento di manutenzione sospendendo temporaneamente l’uso dei laser Tolleranza Se l’indicatore acustico o quello visivo o entrambi non funzionano. Richiedere un intervento di manutenzione sospendendo temporaneamente l’uso dei laser Annuale Periodicità Annuale o su dell’utilizzatore corretto Dott.sa Daniela Ventura 93 Movimento del braccio articolato (per laser che utilizzano un sistema a trasmissione con braccio articolato) Strumentazione necessaria Nessuna Modalità di esecuzione Controllo del funzionamento Tolleranza Se non tutti i movimenti del braccio articolato sono possibili, richiedere un intervento di manutenzione sospendendo temporaneamente l’uso dei laser Periodicità Annuale o dell’utilizzatore Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura su corretto segnalazione Dott.sa Daniela Ventura 94 Controlli periodici su laser medicali Controlli periodici su laser medicali Controllo 4 Indicatori acustici e visivi di emissione del laser corretto Controllo 5 Cavi della fibra ottica ( per laser che utilizzano un sistema di trasmissione a fibra) Strumentazione necessaria Lente con ingrandimento compreso tra 10x e 14x Modalità di esecuzione Controllare che entrambe le estremità della fibra siano pulite e prive di schegge e che il rivestimento plastico esterno ( coating) non sia danneggiato ( ove applicabile) e che non ci siano rotture crepe o contaminanti sulla punta segnalazione 95 Dott.sa Daniela Ventura 96 24 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Controlli periodici su laser medicali Controlli periodici su laser medicali Tolleranza Se la fibra ottica è rovinata procedere alla sostituzione Controllo 6 Periodicità Annuale o su segnalazione dell’utilizzatore dopo insoddisfacente esecuzione del controllo 6 relativo alla qualità del fascio di puntamento, di cui costituisce una verifica indiretta) Strumentazione necessaria Foglio di carta bianco Modalità di esecuzione Porre il foglio di carta a una distanza dalla punta della fibra compresa tra 5 e 10 cm e illuminarlo con il fascio di puntamento Tolleranza Controllare che l’immagine generata dal fascio di puntamento sulla carta sia circolare e uniforme e priva di ombre Periodicità Dott.sa Daniela Ventura Strumentazione necessaria Abbassalingua in legno Modalità di esecuzione A) Segnare su un foglio di carta l’immagine dello spot del fascio di puntamento. Mantenendo solidali il foglio di carta e il braccio articolato, muovere quest’ultimo in tutte le direzioni per verificare che lo spot di prova non si discosti dalla sua immagine disegnata sul foglio Dott.sa Daniela Ventura 98 Controlli periodici su laser medicali Coincidenza del fascio di puntamento e trattamento ( per laser che usano un sistema di trasmissione a braccio articolato con sistemi di focalizzazione) Dott.sa Daniela Ventura Prima di ogni uso a cura dell’utilizzatore Dott.sa Daniela Ventura 97 Controlli periodici su laser medicali Controllo 7 Controllo del fascio di puntamento ( per laser che utilizzano un sistema di applicazione a fibra sagomata) 99 Modalità di esecuzione B) Appoggiare l’abbassalingua su un materiale in grado di assorbire l’energia ( panno bagnato). Selezionare la dimensione di spot più piccola e l’esposizione energetica più bassa, collocare il manipolo vicino all’abbassalingua. Segnare con una biro la zona dell’abbassalingua illuminata dal fascio di puntamento, poi, senza modificare la posizione accendere il fascio di trattamento e verificare che la bruciatura coincida con la zona marcata. Dott.sa Daniela Ventura 100 25 U.O. Fisica per le Tecnologie Biomediche Controlli periodici su laser medicali Tolleranza A)Il fascio di puntamento deve mantenersi entro una circonferenza di 2 mm di diametro. B)Lo scostamento massimo ammesso tra i centri delle due aree non deve superare il 50% del diametro della larghezza delle due aree. Inoltre il diametro del fascio di puntamento non deve superare di oltre 1.5 volte il diametro. La bruciatura deve essere simmetrica ed uniforme Periodicità Prima di ogni uso, dell’utilizzatore a Controlli periodici su laser medicali Controllo 8 Potenza del fascio Strumentazione necessaria Power meter tarato presso un ente certificato Modalità di esecuzione Scegliere 2 o 3 potenze rappresentative tra quelle di utilizzo clinico, ed effettuare almeo tre misure per ciascuna potenza Tolleranza ± 20% rispetto al valore nominale impostato sull’apparecchiatura Periodicità Annuale (o dopo intervento di manutenzione) o se segnalati problemi da parte dell’utilizzatore cura Dott.sa Daniela Ventura 101 Controlli periodici su laser medicali Dott.sa Daniela Ventura 102 Controlli periodici su laser medicali Controllo 9 Potenza del fascio Controllo 10 Strumentazione necessaria Dispositivo incorporato di controllo di potenza ( ove esistente) Strumentazione necessaria Nessuna Modalità di esecuzione Controllo visivo del buono stato degli occhiali e della corrispondenza tra lunghezza d’onda filtrata e quella del laser impiegato Tolleranza Nel caso vi siano graffi, incrinature o danni alla montatura, provvedere alla sostituzione degli occhiali Periodicità Prima di ogni dell’utilizzatore Modalità di esecuzione Eseguire il controllo secondo quanto indicato sul manuale del laser Tolleranza Secondo quanto insicato sul manuale del laser Periodicità Prima do ogni uso a cura dell’utilizzatore Dott.sa Daniela Ventura Dott.sa Daniela Ventura 103 Protezioni Oculari Dott.sa Daniela Ventura uso a cura 104 26