13 Febbraio 2007 - edizione n. 14

NONSOLOPITTURA
notiziario d’informazione culturale
REDAZIONE: Giuseppina Cazzaniga - Maria Luisa Castelli Ferraris - stampato in proprio presso il CSVss
E' iniziato un nuovo anno.
Banale introduzione ma necessaria per
decidere se l'anno passato è passato in
vano o ha lasciato un segno, positivo o
negativo, ma comunque un segno.
Sicuramente non si può dire che abbiamo dormito sugli allori, ma sicuramente
non tutto è partito da noi, siamo stati anche stimolati a partecipare a iniziative
varie da vari enti promot ori, che abbiamo
accolto volentieri e inviato ai soci che
hanno deciso liberamente se aderire o
meno.
Siamo stati costretti a prendere le distanze dalle nostre certezze, a volt e mettendoci in discussione, dopo le "scosse"
lanciate e accolte prima con l'atteggiamento dei ricci che si chiudono e si difendono con gli aculei, poi con varie autocritiche che dovrebbero aver"ci" fatto crescere, e quando dico "ci", mi auguro di
potermi riferire davvero a tutti, perchè
crescere non solo significa prendere coscienza dei propri limiti nei vari campi (se
non ne avessimo non saremmo umani),
ma anche renderci conto che una delle
facce dell'arte in sens o lato è sapersi
rapportare con gli altri, dando e ricevendo con educazione e rispetto. D'altro
canto il bello di essere parte di un gruppo
di persone con gli stessi interessi è an-
che quello di poter interagire ed assorbire. Queste "scosse" sono state davvero
positive tanto è vero che all'interno troviamo altre riflessioni in proposito, come
sempre condivisibili o meno, che spero
continueranno a farci discutere, chiacchierare in armonia e possibilmente in
amicizia.
Quindi, iniziative, discussioni, incontri. Se
tutto questo non ci fosse stato, saremmo
stati un gruppo di persone che hanno
pagato una quota per lasciarla li e abbandonarla, dato che invece c'è stato
fermento c'è stata Associazione. Volendo
il 2007, in parte, potremo usarlo per meditare, per tirare le somme, per preparare
un evento sociale curat o nei dettagli,
senza abbandonare gli incontri e gli
scambi.
Queste sono solo note introduttive, quindi non mi voglio dilungare, ma ci tengo a
ringraziare comunque tutti quelli che hanno collaborato nel 2006 alle varie iniziative, facenti o no parte del Consiglio, anche se mi auguro che le collaborazioni
nel 2007 saranno più produttive e mirate,
compatibilmente agli impegni che ovviamente tutti noi abbiamo al di fuori di
Quantarte.
Castelli Ferraris Maria Luisa
Buon 2007.
somma
omma rio
ATTENZIONE:
L’ufficio della
sede
c/o il CSV ss
Vicolo Facini
(piazza Chiossi)
Domodossola
è aperto nelle gior nate di
GIOVEDI
SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER L’ANNO 2007
orario
10-12 e 16-18
comunicati
MERCOLEDI' 28 FEBBRAIO 2007
(eccezionalmente alle 21 senza pausa spuntino)
IL TEMPO NEL TEMPO
RELAZIONE A CURA DI
ANNA BRAMBATI
CON PROIEZIONE DI IMMAGINI
Il titolo, un gioco di parole, allude allo scorrere del tempo nel corso degli anni. In particolare,
attraverso un breve excursus storico, si prende in considerazione come la quarta dimensione
sia stata percepita a partire dall'antichità sino all'età contemporanea. Per far ciò è indispensabile il ricorso alla storia dell'arte e alla letteratura, che sanno interpretare l'atteggiamento
mentale ed emozionale dell'uomo nei confronti del tempo. (Si pensi all'oraziano "carpe diem",
alle tardogotiche "fontane della giovinezza", ai più recenti "orologi molli" di Dalì ...).
PROSSIMO APPUNTAMENTO
Smettiamola di pensare alla mente e
PRANZO SOCIALE 11 MARZO 2007 alle 12,30
CA’ DUL CIOSS – CARDEZZA AGRITURISMO
DI JAQUELINE E CARLO
euro 25,00
PER LE PRENOTAZIONI TELEFONARE O SMS AL 3477614480
TASSATIVAMENTE ENTRO IL 3 MARZO
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nonsolopittura
comunicati
Collettiva annuale a tema libero
.
Si svolgerà in tarda primavera e dovrà essere studiata nei minimi particolari.
Cercheremo di essere innovativi e forse la sede non sarà più Domodossola.
Anche in questo caso sono gradite proposte da parte di tutti i soci.
Al prossimo giornalino per gli aggiornamenti.
Andiamo a vedere una mostra importante ?
Le nuove grandi mostre curate da Golden
TURNER
- MONDRIAN
orario: Da lunedì al giovedì ore 9-19
Venerdì e sabato 9-21
Domenica ore 9-20
Chiuso 24, 25, 31 dicembre 2006
1 gennaio 2007 ore 11-20
(possono variare, verif icare sempre via telefono) orario: Da lunedì al giovedì ore 9-19
Venerdì e sabato 9-21
Domenica ore 9-20
Chiuso 24, 25, 31 dicembre 2006
1 gennaio 2007 ore 11-20
(possono variare, verif icare sempre via telefono)
biglietti: Intero € 16,00
Ridotto € 13,00: studenti universitari con attestato di iscrizione, oltre i 60 anni, gruppi
(capogruppo gratuito), tesserati TCI
Ridotto € 10,00: minorenni
Ridotto € 9,00: scuole con due accompagnatori a titolo gratuito
Per il diritto di prevendita, con esclusione delle scuole, € 1,50 biglietti: Intero € 16,00
Ridotto € 13,00: studenti universitari con attestato di iscrizione, oltre i 60 anni, gruppi
(capogruppo gratuito), tesserati TCI
Ridotto € 10,00: minorenni
Ridotto € 9,00: scuole con due accompagnatori a titolo gratuito
Per il diritto di prevendita, con esclusione delle scuole, € 1,50
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A
28/10/2006 - 25/03/2007
Mondrian
Brescia,
Museo
di
Santa
Giulia
a
cura
di
Marco
Goldin
e
Fred
Leeman
Ha i contorni della straordinarietà questa mostra che raccoglie oltre ottanta capolavori di Mondrian, in buona parte eccezionalmente concessi in prestito dal Gemeentemuseum dell’Aia. Eccezionalità che deriva dall’assoluta qualità delle opere esposte e
dall’essere la prima esposizione italiana che illustra, nella sua distesa completezza di percorso storico, l’intera opera del grande pittore olandese. Con una prevalenza per il periodo precedente il celeberrimo cammino astratto di Mondrian, e che i due
curatori, Marco Goldin e Fred Leeman, hanno volutamente desiderato porre in maggiore evidenza. Poiché sconosciuto certamente alla maggioranza del pubblico, ma poco noto anche a coloro che, pur appassionati, non hanno avuto modo di visitare
proprio il museo dell’Aia che ne custodisce la quasi totalità degli esempi. Sarà quindi un’assoluta sorpresa, e crediamo colma
di emozione, la visita alla mostra di Mondrian, soprattutto per questa parte figurativa che occupa quasi un quindicennio, prima
di giungere, al principio del secondo decennio del secolo XX, a quel punto stringente di passaggio che, attraverso il tema
dell’albero, congiunge mano a mano la descrizione della natura all’astrazione sempre più geometrizzante. Con un percorso
non dissimile rispetto alla mostra contemporanea sul paesaggio, cui per questo non casuale motivo essa opportunamente si
a f f i a n c a
n e l
t e r r i t o r i o
n o v e c e n t e s c o .
Quando si parla di Mondrian si è appunto soliti pensare alle sue figure geometriche: strisce nere che intersecano piani bianchi,
linee che delimitano quadrati rossi, gialli e blu. Ed è stata questa la modalità stilistica che ha connotato la sua pittura negli anni
venti. Da quel momento in poi, Mondrian è stato considerato uno degli artisti moderni più innovativi e ha suscitato
l’apprezzamento di artisti, architetti, musicisti e critici, che gli hanno riconosciuto una rigorosa coerenza e la capacità di arrivar e
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Per Mondrian la pittura è il risultato di tre componenti fondamentali: forma, linea e colore, e ha come sola finalità la realizza zione della Bellezza. Bellezza non tanto come attributo della realtà ma come entità spirituale in se stessa.
Concetti centrali della mostra sono: “evoluzione” e “intuizione”. La selezione di opere si basa soprattutto sulla questione se
un’opera sia stata esposta mentre l’artista era ancora vivo. Se ne potrebbe quindi dedurre che si trattasse di opere da Mondrian considerate importanti sia per il proprio sviluppo artistico, sia per l’immagine pubblica che desiderava dare di sé. Il risultato è una serie di lavori sorprendente non solo per l’evoluzione disciplinata che evidenzia, ma anche per il rigore dello stile.
Mondrian sembra tentare sempre nuovi punti di vista e quando questi, nel tempo, non lo convincono più è capace di eliminarli
senza troppi ripensamenti. Il concetto di “evoluzione”, a lui così caro, risulta non tanto dal passaggio disciplinato da una fase
all’altra ma piuttosto da una costante eliminazione, e persino distruzione, delle soluzioni precedenti. In questo processo Mondrian attinge alla propria intuizione; intuizione che gli era necessaria poiché gli garantiva, nelle proprie scelte, un legame spirituale con la Bellezza. Come ha scritto in una lettera: “Quando si è alla ricerca di qualcosa non si sa mai bene prima come cercarlo.” L’esposizione parte dai suoi esordi come paesaggista, nel filone del realismo tradizionale olandese della Scuola
d e ll ’ Ai a ,
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In seguito, gradualmente, Mondrian ha ridotto i suoi paesaggi sempre più a colori e forme, e ha sviluppato una predilezione
per il crepuscolo, momento in cui sono i contorni, e non tanto gli oggetti, ad avere più significato.
All’inizio del XX secolo, si è avvicinato ai principi della teosofia che professava l’esistenza di un’unità tra le religioni, e che aveva come finalità l’armonia tra interiorità e mondo esterno. In questa prospettiva, l’opera d’arte potrebbe rappresentare il passaggio a piani più sottili di realtà, e guidare “in un percorso che si eleva dalla materia”, come diceva Mondrian stesso.
Il luminismo – versione olandese del fauvismo – gli indicò il modo per svincolare il colore dai suoi riferimenti naturali in una
serie splendida di alberi, e reitera in modo ripetitivo uno dei suoi motivi preferiti: la personificazione – verticale – del simbolo
della vita, che lotta per resistere al caos – orizzontale – della morte. È evidente che la strada percorsa da Mondrian, verso una
geometrizzazione delle forme, era essenzialmente diversa dalla ricerca cubista, che pure l’aveva influenzato a Parigi, negli
anni immediatamente precedenti la Prima guerra mondiale. Mondrian non considerò mai l’arte come un esercizio puramente
visivo o formale e il suo modo di pensare – mai del tutto svincolato dal retaggio culturale e religioso olandese – gli rese impossibile separare la forma dal suo significato spirituale e persino morale. Costretto a rimanere in Olanda durante la guerra, fu qui
che portò a pieno compimento la sua ricerca verso l’astrazione in una serie stupefacente di lavori. Di alcuni di essi rimarcò la
concretezza appendendoli come rombi. Ma persino in questi quadri-scacchiera così radicali, è evidente il suo desiderio irresistibile di affidarsi a variazioni intuitive e minime rispetto ai principi-base che regolano la sua pittura. Alla fine della sua carriera,
quando la sua opera neoplastica era considerata una delle manifestazioni più radicali dell’arte astratta, egli continuava ad asserire di essere sempre stato un realista. Le forme astratte, che aveva iniziato a usare alla fine della sua vita, le considerava
reali e capaci di rappresentare la Bellezza in una forma ancora più concreta di quella presente in natura.
La peculiarità di Mondrian non fu solo la sua capacità di realizzare una sempre maggior purezza meditata della linea pittorica,
portando questo processo alle sue conseguenze più estreme. La sua grandezza fu anche il suo continuo rinnovarsi, accettando di distruggere i principi precedenti, malgrado questo potesse significare rimettere in discussione la funzione da lui attribuita
alla linea. “Credo che l’elemento distruttivo sia per lo più trascurato nell’arte”, così afferma pochi giorni prima di morire, il 1°
febbraio 1944 nella sua casa di New York. L’artista settantaduenne non era soddisfatto del quadro che aveva sul cavalletto:
“C’è ancora troppo da togliere in questo quadro”. Sebbene le sue composizioni “neo-plastiche” diano a prima vista
un’impressione di severità, di costruzione matematica, è vero il contrario. Se guardiamo attentamente la sua pittura vediamo
linee nere con variazioni sottili dello spessore, campiture grigie, diverse per luminosità, colori primari stesi con una varietà att e n t a
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p e n n e l l a t e
o r i z z o n t a l i
e
v e r t i c a l i .
L’unico orientamento nel comporre linee, piani, colori gli veniva dalla sua intuizione. Alcuni suoi lavori non finiti evidenziano,
dai tratti a carboncino, il suo tentativo di raggiungere l’armonia compositiva. Eseguiva degli schizzi fino a quando non sentiva
di aver raggiunto un risultato soddisfacente. La separazione artificiosa, che spesso si è soliti fare tra emozione e ragione, è
s m e n t i t a
d a l l ’ a r t e
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M o n d r i a n .
Quest’uomo, che considerava le striscie di vegetazione che separano le stradine di Park Avenue un’intrusione deplorevole
della natura nel paesaggio urbano, amava Disneyland e amava ballare al suono di ritmi jazz pro venienti dal suo grammofono.
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non
TURNER E GLI IMPRESSIONISTI
La grande storia del paesaggio moderno in Europa
Brescia, Museo di Santa Giulia
28 ottobre 2006 - 9 aprile 2007
Natura e paesaggio
Marco Goldin
Cosa si può dire di una mostra che si è desiderato fare per anni e
che è rimasta sempre come un pensiero che si sperava potesse
diventare sostanza e cosa infine vista? Questo è il mio rapporto
con la mostra che nelle pagine successive viene illustrata. Un’idea
a lungo coltivata, fondata su letture diverse, studi, conversazioni,
visite a collezioni e musei più o meno gr andi che nel corso degli
anni ho co mpiuto. Dunque un percorso fatto lentamente, mentre
tante altre tra le mostre da me cur ate si andavano aprendo e
chiudendo. Eppure questa restava se mpre co me una sorta di dolcissima ossessione. La capacità di raccogliere entro un’unica architettura, di me moria e visione, la parola paesaggio. E l’altra, ancora
più grande, natura. E in queste due parole l’immensità del conoscere e del vedere, la costanza dell’azione luminosa sulle cose e
nel processo da cui emergono gli elementi naturali. Natura, che è
quanto viene prima di tutto, sta nella mente stessa dell’universo,
nel cuore del mondo. Ciò che esiste assieme all’universo, ne è
parte intima e a esso connaturata. Paesaggio, che è quanto viene a
seguito dell’essere natura della natura, nelle forme che sono affiorate dal confronto con la Storia, con l’opera dell’uomo, con le
modificazioni cui egli stesso ha condotto la natura. I pittori hanno
dipinto la natura, hanno dipinto il paesaggio, hanno dipinto
l’essere della natura come i mmenso e l’essere del paesaggio come
prossimità. L’attraversamento dell’uomo, il suo spostarsi nello
spazio, l’energia di colore e luce che nasce ogni giorno da questo
spostamento. Non c’è alcun gesto che non
sia denso di conseguenze, non sia la sovrapposizione di sguardo e
vita, allo stesso modo sogno del ve dere e incrostazione di sostanze, preesistenze. Così la natura diventa l’essere, e il paesaggio
l’assestamento dell’essere, il suo diventare altra cosa da ciò che
era nel principio. A lungo ho coltivato il desiderio di mostrare,
con i quadri, questa idea della trasformazione del mondo nel corso del XIX secolo e fino all’affacciarsi del XX, quando Monet, nel
giardino di Giverny, tocca uno dei punti di maggiore modernità, di
più stretto contatto con l’essenza prima del mondo, con il suo
respiro. Copiando quasi, da quel respiro invisibile fatto per un
miracolo visibile, la resistente sinopia di un’alba che è il principio
delle cose. Il principio della luce. Nas cita della luce, in effetti, potrebbe in altro modo definirsi questa mostra. E i pittori, decennio
dopo decennio, a seguirne gli arresti e gli improvvisi avanzamenti,
con un arco cronologico lungo oltre un secolo, ma con imprevedibili vicinanze tra il Turner dell’Ottocento, ancor prima della
metà del secolo, e il Monet già ben dentro il Nove cento. Perché
la mostra è costruita sul senso di una inevitabile cronologia, ma
anche sul continuo ricorso al doppio, alle assonanze, agli incontri
talvolta mai avvenuti nella realtà e talvolta essi stessi così stretti
nella vicenda vera della vita. Perché più che in ogni altro modo,
questa esposizione, vastissima nel numero delle opere, circa 270,
mi piacerebbe potesse essere letta come un grande romanzo, una
lunghissima storia, la storia della luce nel mondo. Della luce sul
mondo, cui ha dato vita essendone in primo luogo materia fon-
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dante, senza cui nulla sarebbe mai stato. Come le prime parole
del Vangelo di Giovanni. Di ambito special mente francese, dalla
seconda alla quinta e ultima sezione. Ma introdotta, e in misura
assai ampia, da circa 50 opere di Constable e Turner, i due grandissimi pittori inglesi della prima metà del XIX secolo. Una mostra
nella mostra, potrebbe dirsi questo capitolo d’avvio. E ve ne sarebbero tutte le giustificazioni, a cominciare dalla straordinarietà
dei prestiti, tra i quali non si possono non segnalare i sei dipinti di
Turner dalla Tate, e vento che ha pochi pre cedenti anche per la
qualità assoluta delle opere inviate da Londra a Brescia. Fin troppo ovvio, del resto, iniziare la celebrazione del paesaggio francese
dell’Ottocento con questo tuffo oltre Manica, proprio lì dove i
pittori transalpini attinsero idee e motivi che li portarono, assai
più di ogni altro Paese europeo in que gli anni, dritti verso la modernità e il XX secolo. Così come Constable fu importante in
modo particolare per i pittori di Barbizon, così Monet scoprì Turner a Londra, dove si rifugiò tra 1870 e 1871 al tempo della guerra franco-prussiana, nella quale morì tra gli altri l’amico pittore
Bazille. A Londra, per il tramite di Dur and-Ruel, Monet incontra
Pissarro e i due frequentano assiduamente i musei della città, tr a i
quali la National Gallery e South Kensington, dove era deositata la
donazione Turner. Già la mostra di Courbet del 1867 all’Alma di
Parigi (di cui in questo libro e nella mostra è traccia stupefacente
la Marina del 1865 dal museo di Boulogne-sur-mer), e quella dello
stesso anno di Manet nella medesima sede, avevano del tutto
squarciato il velo rispetto alla pittura accade mica e anche alle
ricerche ormai datate di taluni dei pittori di Barbizon. Ora, la
trasferta londinese e il contatto con l’opera così nuova e anticipatrice di Constable e Turner, immette in special modo Monet dentro un flusso di luce e colore che egli non abbandonerà più fino
agli anni estremi di Giverny. Quando le grandi ninfee finali paiono
quasi appaiarsi a certi tramonti affocati e disfatti che Turner dipinse almeno otto de cenni prima, e che sono la strepitosa adesione,
tanto precoce, a quel mondo del principio che è natur a e non
paesaggio. Lasciate, nella nostra i mmaginaria passeggiata dentro la
mostra, quelle prime 50 opere, il percorso poi si riavvia in territorio francese, muovendosi tra Accade mia e pri mo plein-air. Così
accendendosi quel vastissimo racconto del paesaggio e della natura che segna, nella sua interezza, uno tr a i maggiori punti di novità,
se non il maggiore, dell’intero Ottocento in pittura. E dapprima il
paesaggio è unicamente fondale scenogr afico, luogo in cui tante
storie accadono. Ma sono le storie della Mitologia, delle Sacre
scritture, e la natura altro non è che un pretesto, una costruzione
che non si esprime sugli esiti del vedere ma sulla sovrapposizione
delle nozioni storiche e della tradizione. Il paesaggio non vive mai
quella rilevanza che, negli stessi anni, le era propria con l’opera di
Constable e Turner in Inghilterra. È però fondamentale, nella
lunga marcia di avviciname nto al paesaggio impressionista, il primo, consapevole plein-air di pittori co me Granet, Constantin,
Valenciennes, naturalme nte Corot. Che soprattutto nei loro soggiorni italiani sembrano decisamente capovolgere il gusto della
ricostruzione storica in favore di uno sguardo più limpido sulla
natura, finalmente accarezzata e amata, percorsa da uno sguardo
mai vuoto e inutile. Questa disposizione d’amore sarà il punto di
partenza anche per i giovani pittori impressionisti quando, qualche
decennio più tar di, si affacceranno sulla scena parigina. Le campagne romane, i cieli sopra la città, le vestigia imperiali: tutto conta,
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tutto preme, tutto torna dentro il circolo di luce che attinge ormai alle ampie vicende del mondo visibile. Per cui quando, nella
terza sezione, questo sguardo si farà specialmente incanto dentro
la foresta, quel terreno sarà stato preparato davvero da certi
viaggi italiani di Corot e compagni. Quindi Rousseau, Daubigny,
Diaz de la Peña, Dutilleux, Lanoue, ancora Corot, e di lontano la
presenza di un pittore atipico di realtà come Courbet, che in questa mostra è soprattutto considerato come pittore d’acque, mari
e fiumi. Nella foresta di Fontainebleau tutti questi artisti anticipano, annunciandolo, il cammino che di lì a poco sarà quello dei
Pissarro, dei Monet, dei Sisley, con i loro quadri già bellissimi degli
anni sessanta. è il desiderio di abbracciare anche fisicamente la
natura, di prenderne possesso, affinché il vedere nasca in questo
momento aurorale anche dalla carne degli alberi, dal fragore
dell’azzurra luce, dal rosso delle foglie l’autunno, dal grigio chiarissimo di un selciato che attraversa il limitare del bosco verso
Chailly. Sotto un gorgo di nuvole bianchissime, finalmente in mo vimento. è la vita che prende possesso della tela, la vita che si deposita sopra di essa e ne incide il vuoto. Sono, in questa terza sezione, alcune delle sequenze più belle e motivate di tutta la mostra,
con quadri che superbamente illustrano il passaggio dalla foresta
dei pittori di Barbizon alla foresta dipinta da Pissarro, Monet e
Sisley. Opere, quelle di quest’ultimi, dove vive ancora il senso di
una monumentalità della natura, però adesso sparsa di luci vere,
di colori che sono l’espressione di colui che dipinge dopo aver
visto. In questo
il 1907 e il 1908 a Giverny. Per cui un’apertura subito altissima
con i giardini di Bazille, Caillebotte, Pissarro, Manet. E solo pronunciati così questi no mi dicono già il senso meraviglioso di questa storia conclusiva. Meravigliosa e aperta su più versanti, se volessimo poi unirle anche gli orti e i parchi parigini dipinti da van
Gogh. Che sono cosa infatti se non giar dini dell’anima, in quel
desiderio di partecipare la bellezza che ha sempre avvinto e incatenato il pittore olandese? Ma infine è Monet – presente in mostra addirittura con altre 40 opere – che riconduce tutto a unità,
nel suo giardino di Giverny, luogo di delizie e profumi, di luci e
suoni inarrivabili, di silenzi e sciabordii. Torna l’immagine del pittore, quasi ottantenne, che sotto un o mbrellone bianco, dispiegato per lui nella calura estiva da una delle figlie, dipinge, vestito
completamente di bianco, lo stagno delle ninfee. Per il bisogno di
essere ancora, come non mai, parte dell’evento della visione. Il
giardino, poco per volta, dalla forza che era stata ad esempio in
Bazille o in Caillebotte o in Manet, viene a essere lo spargersi
della visione dentro il respiro, una cecità di luce e colore, un contrasto troppo alto di quelle luci che si tendono fino alla loro stessa scomparsa. È per questo che Monet to cca quasi un apice, non
ancora di astrazione ma di assenza delle forme, di ormai inaccessibile racconto. Fino a quell’immagine struggente, dipinta solo pochi
mesi prima della morte, forse ultimo suo quadro, della casa vista
attraverso il giardino delle rose. Il mondo che si fa un’ultima volta
presente, il suo giardino, il giardino, che è emblema e richiamo
quasi inascoltabile, e invisibile, dell’eterno.
apparentemente ininfluente capovolgimento della sequenza, dal
L’eterno, a cui la natura così dipinta tende. Verso cui si avvia. E
vedere al dipingere, sta lo scatto decisivo rispetto a ciò che non
questa mostra vorrebbe tentare di raccontare.
rappresentava la cosa vista. E allorquando si apre, con la quasi
sterminata quarta sezione, la sequenza dei diversi paesaggi
dell’impressionismo, tra gli anni settanta e gli anni novanta del XIX
secolo, questo passaggio si è definitivamente compiuto. E sulla
scena della pittura sta or mai una delle novità più eclatanti di tutta
la storia dell’arte. La sezione, con oltre 150 opere essendo il vero
cuore della rassegna bresciana, attr aversa ogni contrada di Francia, spingendosi talvolta a seguire gli impressionisti anche lì dove
hanno dipinto fuori del territorio nazionale. E soprattutto Monet:
da Londra ad Amsterdam, da Bordighera a Venezia. Evo cando in
questo modo anche il paesaggio urbano che non poco ha contato
per gli impressionisti. Sarà da vedere la parete con le Cattedrali di
Rouen e Moret dipinte a poca distanza le une dalle altre da Monet
e Sisley. Ma è solo uno dei tantissimi esempi di cui la mostra, e
questa sezione in particolare, è prodiga. Perché poi si spazia dai
mari di Normandia alla costa atlantica e al Mediterraneo; dalla
Senna all’Oise, dagli inverni a Louve ciennes ai disgeli lungo i fiumi;
dalla Provenza di Cézanne, Gauguin e van Gogh ai parchi di Caillebotte, fino ai ricamatissimi, e nuovi, mari di Seurat e Signac. Con
un aspetto fondamentale, e credo sconosciuto al pubblico italiano,
di confronto storico. Non di rado infatti, tutti questi paesaggi dei
maggiori tra i pittori impressionisti saranno posti a confronto,
motivato di volta in volta, con i paesaggi che i pittori di Salon esponevano negli stessi decenni del secondo Ottocento. Pittori
certo non così conosciuti come Monet o van Gogh o Cézanne o
Gauguin, ma capaci di realizzare quadri di bellezza quasi inco mparabile, ancorché non così rivolti al nuovo. Sono convinto che, tr a
l’altro quasi sempre di vastissimo formato, essi costituiranno una
tra le sorprese più gradite dell’intera mostra. E tutto si chiude con
la quinta sezione, dedicata al tema del giar dino. Non a caso, questo capitolo, posto così sul finire. Riassumendo in sé, in poco più
di 20, strepitose opere, il senso di un orientarsi dalla costruzione
accademica del paesaggio alla sua quasi co mpleta dissoluzione, che
sarà ciò cui lavorerà Monet almeno dalla serie di ninfee dipinte tra
TURNER
MONDRIAN
Pagi
Paginnaa 6
nonsolopittura
ARGOMENTO
A CURA DELLA REDAZIONE
FACCIAMO ANCORA
QUATTRO CHIACCHIERE
A PPROPOSITO DI ARTE
QUESTA VOLTA CON
P IRAZZI S ILVANA
CHI E' L'ARTISTA
articolo di Pirazzi Silvana datato 18 novembre 2006
Lo stimolante articolo della Cazzaniga sulla definizione dell’artista, tante, in grado di portare alla luce lo stato di benessere o di malese il conseguente invito a riflettervi per iscritto, rivolto ai lettori, mi sere dell’artista. E quindi del suo tempo.
ha incatenata al tavolo, preda di un furor argomentativo più forte di
Ora entriamo nel merito della missione dell’artista, che è appunto
me.
essere anche cartina al tornasole del mondo in cui vive. L’artista è
Ciò che di seguito leggerete, se avrete la pazienza e la bontà di un vate, è l’occhio e la coscienza critica della società. Ha un ruolo
farlo, è frutto di anni di riflessioni personali estemporanee e del fondamentale perché, in un mondo da sempre troppo debole per
tutto dilettantesche, ma credo non prive di una certa condivisibilità, essere coscienza a se stesso, con il linguaggio dell’arte che esercita,
egli richiama alla mente del fruitore l’esistenza di valori che vanno
in merito all’arte nel post Novecento.
oltre il dato economico, scientifico, o comunque materiale. La riQual è la missione dell’artista? Ed oggi, in clima di pensiero più che flessione sui valori ultimi, sui massimi sistemi, sul “chi siamo e dove
debole, inesistente, qual è il discrimen tra l’opera d’arte e la crosta? andiamo” è roba non solo da preti e da filosofi, ma massimamente
da artisti.
Il Novecento ha disgregato alla base i criteri estetici oggettivi fino
ad allora invalsi per discernere l’arte da tutto il resto. La bravura L’artista può più di chiunque altro essere critico della società; libero
dell’artista non è più legata alla capacità di riprodurre la natura in da dogmi di fede, da vincoli di razionalità, da obblighi morali che
forme perfezionate, in grado addirittura di correggerne i difetti. Il non siano quelli autoimposti, esprime dissensi, critiche, giudizi, amNovecento ha traghettato il gusto estetico da forme canonizzate, mirazione.
per cui il bello si giudicava secondo proporzioni numeriche e coincideva necessariamente con il bene, in omaggio alla sensibilità filoso- In questo percorso di analisi, l’arte è anche e soprattutto una via
fica ancora classica, ad altri criteri meno ponderabili, legati alla reat- dentro se stessi. Osservando la società, il vero artista sottopone ad
tività individuale e perciò estremamente difficili da applicare su larga analisi anche i moti più profondi della sua psiche, e li esprime attraverso forme non verbali, non razionali non perché irrazionali, ma
scala.
perché a-razionali, ovvero non soggette al rendiconto della razionaUn fatto è assodato: se ancora fino all’Ottocento la forma prevaleva lità. In questo processo coglie dentro di sé i rapporti dell’io con il
nettamente sul contenuto, dal secolo breve in poi non è più così. La mondo, in un dialogo continuo che plasma di volta in volta pensieri,
grande rivelazione, la caduta delle illusioni sulla bontà delle cose ispirazione, contenuti, in un processo di endo- ed esoumane, nel periodo delle due Guerre, hanno posto con forza il modificazione. In un processo dunque di crescita interiore e di
problema del contenuto e del suo rapporto con la forma: ciò che cambiamento della società, senza giudicare qui se in bene o in male.
aveva l’aspetto di buono, non lo era stato, anzi si era rivelato
l’opposto. Mai prima di allora questa verità era venuta a galla con Alla luce di questo principio, un cultore di una forma d’arte non
così tanta forza, trascinata alla luce da una devastazione morale e riceve la patente d’artista una volta per sempre, solo perché “fa” un
quadro, una scultura, un romanzo. L’arte non è una laurea che si
materiale senza precedenti: quella postbellica.
appende nel salotto buono. L’artista si fa tale di volta in volta, ogni
In breve, oggi è arte ciò che ha “contenuto”, ovvero un messaggio giorno mette alla prova se è ancora artista o no, esprimendo nelle
da comunicare al fruitore. Ci sono molti tipi di messaggi: sociali e forme d’arte che egli pratica quel messaggio che di volta in volta gli
sociologici, intimistici, paideutici, estetici; ci sono messaggi costrut- urge dentro. Se così non fosse, non si spiegherebbe perché due
tivi che rafforzano l’ordine costituito, e ci sono messaggi distruttivi, quadri dello stesso artista possono avere due valori completamente
che propongono il taglio con la tradizione; ci sono messaggi estro- diversi. Pensiamo alle Demoiselles d’Avignon di Picasso; dal punto
versi, di ricerca di comunicazione col prossimo (si pensi al taglio di vista della tecnica pittorica dice poco, ma il suo valore è infinito,
nelle tele di Fontana: la fessura come varco per coinvolgere il frui- proprio per il messaggio che porta: rottura completa con la traditore nell’operazione artistica effettuata da chi sta al di là della tela; è zione, nascita di un punto di vista nuovo sul mondo.
una ricerca del contatto, della comunicazione con l’altro che ha in
sé una potenza travolgente, ed è, per dirla con Nietzsche, “umana, Il cubismo analitico non è infatti altro che la psicanalisi portata in
troppo umana”, e commovente in questa carica di umanità), e ci forme d’arte: la spezzatura freudiana della coscienza (ana-lisi: in
sono messaggi intro-versi, che rifiutano sdegnosamente di farsi greco “dis-soluzione”) prima considerata unitaria ed inconoscibile,
capire perché non vogliono creare un rapporto con l’ascoltatore. si rivela nel quadro cubista nella frammentazione della figura
Ma sono comunque tutti “messaggi”, tesi a dirci qualcosa di impor
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che appare come in uno specchio (appunto simbolo di coscienza)
andato in frantumi. A questo punto è sufficiente soltanto citare la
fine del “Lupo della steppa” di Hesse, in cui il protagonista, quasi
in stato allucinato, rivede in contemporanea molti quadri del suo
passato, come in mille schegge di specchio.
vallano nel mare in tempesta dell’opera d’arte nei primi abbozzi.
E’ un dolore lancinante partorire quel magma, in cui non si può
fare a meno di ritrovarsi di fronte a se stessi, che piaccia o no. Ed
è una fatica indicibile convogliare in una sintesi tutto questo materiale primordiale, in cui entrano esperienze psichiche, suggestioni
E’ la forza dirompente del messaggio, è la sua universalità, ossia di altri artisti, gusto personale, idee sociopolitiche, ideali estetici.
quella sublime facoltà di parlare a tutti gli uomini, in un linguaggio
comune, pre-verbale, di fatti, pensieri, temi e idee “assoluti”, nar- L’artista è spesso isolato. Ma isolamento non significa, non deve
rando in un’esperienza personale, individuale, limitata, felice o significare chiusura mentale, impermeabilità al pensiero, che
dolorosa che sia, quelle gioie e quei dolori che prima o poi, qui o nell’uomo viene stimolato solo nel confronto con l’esterno. Speslà sulla terra, accomunano le menti e i cuori, e nei quali tutti pos- so, chi vive isolato ha più modo di elaborare messaggi, perché
sono riconoscersi appartenenti ad un’unica famiglia. L’artista deve non ha distrazioni. Nel chiuso apparente di uno stanzino, filtra ciò
catturare l’attenzione del fruitore della sua opera d’arte come se che arriva da fuori, e può non aprire la porta alle futilità, alle dilo stesse chiamando: -Ehi, ascoltami. Ciò che ho da dirti è impor- strazioni, al nulla drappeggiato di una società vanesia e perditempo. Lì, in quelle condizioni ideali, nasce l’opera d’arte, che è sintesi
tante!-.
di suggestioni esterne, rielaborate nella quiete di un dialogo con
Questo valore del messaggio è il principio d’arte cui l’artista vero l’io.
deve in coscienza cercare di tendere; solo in questi momenti, che
nessuno dall’esterno può giudicare se sinceri o meno (e qui si Nulla vieta di dedicarsi alla forma d’arte anche senza la pressione
apre il discorso sulla responsabilità morale dell’artista), egli può del messaggio. Si possono prendere il pennello, lo scalpello, la
definirsi tale. Per essere artisti bisogna dunque essere prima mo- creta, che sono le parole del pittore e dello scultore, per esercitare la manualità, per provare nuovi approcci agli strumenti tecniralmente maturi.
ci, o solo perché fa piacere tenerle in mano, come fa piacere caContenuti, dunque, per contrastare (e questa è la prima missione rezzare il proprio gatto o (per il poeta) scrivere in rima la lista
di un vero artista) la superficialità, il vuoto dilagante in una società della spesa. Sono umanissimi div ertissement, non solo legittimi ma
sempre più in balìa del nulla. L’arte è un momento gratuito di anzi necessari alla vita completa dell’artista. Ma per favore, si abriflessione, di stacco dall’inutile vanità del tutto e di colloquio con bia il buon senso di non definirsi in quei momenti artisti, e di non
i grandi artisti che ci hanno preceduti, sui grandi temi irrisolti definire “arte” quello che ne nasce, che può andare dalla crosta al
dell’uomo, sui quali non si è mai finito di dire ciò che ci sarebbe virtuosismo. Vogliamo forse definire “letteratura” i temi che svolda dire.
gono a scuola i ragazzi, o gli esercizi delle scuole di giornalismo,
anche se prendono il voto più alto?
Come si diventa artisti? Tecniche a parte, sulle quali non ho alcuna preparazione, per essere artisti bisognerebbe per certi aspetti A queste condizioni le opere d’arte sono pochissime. Già. Ma chi
far propria la prima lezione del giornalismo: prendere la penna mai ha sostenuto il contrario? “Omnia praeclara rara”, tutte le
solo quando si ha qualcosa da comunicare.
cose belle sono rare, diceva Cicerone nel “De amicitia”. Alla fine
però ciò che conta per un artista non è il numero delle opere
Molti articoli, redatti in uno stile invidiabile, con acrobazie lessicali realizzate, ma la consistenza del cammino che c’è dietro. Quello è
degne di un Eco, sono brutti solo perché non hanno nulla o quasi il discrimen tra l’artista e il ciarlatano. In assenza di questo scavo
da dire. Così l’artista, quando sente di essere a corto di ispirazio- interiore, di questa elaborazione intima del messaggio, si rischia di
ne, è solo perché non sente dentro messaggi forti da comunicare. parlare a vuoto, peccando tutti di superficialità, che è l’esatto
A quel punto dovrebbe avere coraggio ed umiltà sufficienti per opposto della vera arte.
non ingannare soprattutto se stesso, prima ancora che gli altri,
prendere atto di un periodo improduttivo (capitano spesso), sospendere l’attività artistica, e dedicarsi a scoprire il mondo, legAppunti da parte di una privilegiata che ha letto l'articogendo, passeggiando, viaggiando, o semplicemente vivendo.
lo in anteprima. Non potendoci, a ragione, considerare artisti
Dal mondo l’artista prende ispirazione per entrare dentro di sé; il (parlo per me e per quelle persone al mio livello), provocatoriamondo è il cibo spirituale e mentale per chi parla in forme d’arte. mente e amichevolmente ti chiedo se possiamo permetterci di
Non riflettere o riflettere con superficialità significa far precipitare esporre, senza creare scandalo o sconcerto ... e per favore dammi
la creatività in una deleteria anoressia mentale; significa limitare il un sostantivo col quale si può definire la persona che crea
cuore, lo spirito negli angusti spazi del proprio orticello; significa "qualcosa", visto che non posso dire crea "arte", fruibile a tutti e
non crescere interiormente, non provare dentro il frisson della non solo a pochi eletti in grado di comprendere virtuosismi per
produzione artistica, quel momento di beatitudine celestiale che pochi.
fa chiudere nelle proprie stanze, senza cibo, senza acqua, quando
sembra che non basti il tempo per dire tutto quello che c’è da A parte polemiche sterili, ogni suggerimento, idea, provocazione
dire, quando – per chi scrive – si vorrebbe maledire la mano per- da persone competenti, e tale io ti considero, sono da usare come tasselli per il mosaico di idee che ci servirà per preparare al
ché troppo lenta a seguire i voli del pensiero.
meglio i nostri futuri appuntamenti.
Questo stato di estasi non dura per sempre, è fragile, va salvaguardato gelosamente dalle intromissioni esterne, si spezza più Con affetto da un'amica.
frequentemente d’una porcellana antica. Ma è allora, e solo allora,
che siamo artisti: quando il messaggio deborda dagli spazi angusti
del nostro misero io, ed esonda in forme scomposte, che si acca-
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nonsolopittura
VERBALE
.
Domodossola, 31 Gennaio 2007
I soci dell’Associazione Quantarte si riuniscono in assemblea straordinaria in seconda convocazione il giorno 31 gennaio 2007 alle ore 21 presso il Centro Servizi per il Volontariato della Provincia del V.C.O. “Solidarietà e sussidiarietà” in Vicolo
Facini – Domodossola, nostra sede, per dis cutere il seguente ordine del giorno:
1.
Relazione delle attività svolte durante il mandato
2.
Relazione riguardante la situazione economica
3.
Approvazione del bilancio
4.
Presa atto delle dimissioni di alcuni consiglieri
5.
Rinnovo del Consiglio e di tutte le cariche
6.
Varie ed eventuali
Sono presenti i seguenti soci: Adorati Giulio, Barbuto Giuseppe, Caffarelli teresa, Caruzzi Germana, Castelli Ferrarsi Maria Luisa,
Taddei Fernanda (delega Castelli Ferraris Maria Luisa), Cazzaniga Giuseppina, Scotton Giovanni (delega Giuseppina Cazzaniga),
De angeli Anna Maria, Di Claudio Giusi, Diaceri Renato, Fermani Gilberto, Flory Amo, Giovanola Pietro, Giozza Alessandro, Maestrini Stefano, Pelfini Ornella, Sartoretti Giorgio, Savaglio Laura, Scaciga Michele, Tini Mario (delega Barbuto), Marinzi Lucia, Picchetti Franco, Piantanida Graziana, Tedesca Cecilia, Zanni Adele, Zannucoli Giancarlo, Zonta Lucia, Anchieri Laura, Ricci Laura,
Tedeschi Marilena, Belli Mauro.
1. ATTIVITA' SVOLTE NEL 2006
Costituita validamente, l’assemblea inizia con, la relazione sulle attività svolte nel 2006 e di seguito sintetic amente riportate:
“I colori dell’autunno” Comune di Caddo organizzazione e partecipazione collettiva di pittura
Collettiva plain air Villadossola”, organiz zazione e partecipazione collettiva di pittura nell’ambito della festa del Patrono.
Mostra concorso Comune di Beura Cardezza 2006 organizzazione e partecipazione.
Mostra collettiva a tema “Le olimpiadi invernali e la neve” che è stata replicata nel Comune di Stresa.
Attiva collaborazione con il Comune di Domodossola nell’ambito della mostra di Modigliani.
Collettiva Quantarte annuale 2006.
Collettiva plain air a Baveno.
Collettiva Trontano.
Collettiva Migiandone col patrocinio della Comunità Montana.
Collettiva Gravellona.
Collettiva a tem a 100 anni del Sempione.
A quanto sopra va aggiunta la redazione, pubblicazione e divulgazione in proprio del nostro giornale con scadenza bimensile.
2 e 3. SITUAZIONE ECONOMICA E APPROVAZIONE DEL BILANCIO
Bilancio consuntivo 2006: chiuso con un attivo complessivo di euro 1088,84, approvato e controfirmato dai revisori dei
conti Giozza Alessandro e Pelfini Ornella, e dato in vis ione ai presenti che lo approvano all’unanimità. Lo stesso è vis ionabile
nei dettagli presso l’archivio dell’Associazione.
4. PRESA ATTO DELL E DIMISSIONI DI ALCUNI CONSIGLIERI
Preso atto che i consiglieri Catia Bertoli e Giovanola Pietro hanno rimesso il loro mandato per motivi personali, il consiglio decade e si provvede alla sua ricostituzione.
5 RINNOVO DEL CONSIGLIO E DI TUTTE LE CARICHE
Hanno dato la loro disponibilità a ricoprire la carica di consiglieri i seguenti soci, con l’approvazione dell’assemblea:
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Castelli Maria Luisa, Barbuto Giuseppe, Tini Mario, Fermani Gilberto, Pasquini Marisa, Cerutti Massimo, Diaceri Re
Castelli Ferrarsi Maria Luisa, Barbuto Giuseppe, Tini Mario, Fermani Gilberto, Pasquini Marisa, Cedrutti Massimo, Diaceri Renato, Sartoretti Giorgio, Picchetti Franco, Zonta Lucia, De Angeli Anna Maria, Adorati Giulio.
Portavoce: Castelli Ferraris Maria Luisa
Tesoriere: Picchetti Franco.
Revisori dei conti: Bresciani Giacomo, Belli Mauro
Probiviri: Germana Caruzzi, Cazzaniga Giuseppina
Resta da ricoprire la carica di Curatore Mostre in quanto Giuseppina Cazzaniga non ha più dato la sua dis ponibilità.
6. VARIE ED EV ENTUALI
6.1 TESSERAMENTO SOCI 2007
E' stato deciso a maggioranza di elevare il costo delle tessere da 20 a 30 euro per far fronte alle attività della Associazione.
6.2 RACCOLTA DATI SULLA PRIVACY
Parallelamente alle tessere si è deciso di rinnovare la compilazione dei moduli sulla privacy per l'uso dei dati personali in rapporto alle
attività dell'Associazione.
6.3 SITO INTERNET
E' stato affidato a Morder Albert e Flory Amò la visione del materiale esistente per una valutazione dei tempi e dei costi per l'ultimazione
e l'ottimizzazione dei lavori. E' previsto in merito un aggiornamento il 19.2.2007 alle ore 21 nell'ambito della prima riunione del Consiglio.
6.4 MOSTRA DI PRIMAVERA "MIGIANDONE NON SOLO OMBRE"
A completamento degli impegni presi con la Comunità Montana, e in previsione di una collettiva che si terrà intorno a Pasqua,
occorre approntare il quadro a tem a. L'invito è rivolto a tutti i soci e non solo a quelli che hanno partecipato alla mostra d'autunno.
6.5 ADOZIONE A DISTANZA
E' stato deciso all'unanimità di predisporre il pagamento della rata annuale di 156 euro presso il Centro Aiuti per l'Etiopia di Fondotoce.
6.6 SEDE LEGALE DELL'ASSOCIAZIONE
Recenti evoluzioni normative non permettono più la collocazione legale delle Associazioni di volontariato presso il C.S.V.S.S., pur permettendo la possibilità della domiciliazione e l'utilizzo degli spazi e degli strumenti come è sempre stato in passato. Si discuterà in proposito
durante la riunione del Consiglio, prendendo in primo luogo in considerazione la proposta di Lucia Zonta che ci ha informato che le scuole di
Vagna sarebbero dis ponibili ad ospitare la nostra sede legale, previo pagamento di una quota annuale che comprenderebbe anche l'utilizzo
di idonee sale; sarà nostro impegno contattare gli interessati e relazionare alla suddetta assemblea.
6.7 ACQUISTO DI UNO STRISCIONE
Per la pubblicità delle nostre mostre Lucia Zonta ha presentato sull'argomento una offerta CIEMME, tipo monofacciate euro 150, tipo
bifacciale euro 250. Quanto sopra sarà all'ordine del giorno del prossimo consiglio. SE QUALCUNO VOLESSE INVIARE ALTRI PREVENTIV I SARANNO PRESI IN CONSIDERAZIONE E VALUTATI.
6.8 RIUNIONI MENSILI CULTURALI (mercoledì)
28/2/2007 ore 21. Non si è voluto spostare il giorno ma non possiamo riunirci alle 19 causa un corso di aggiornamento che si svolge sino
alle ore 20,30.
28/3/2007 ore 21 Non si è voluto spostare il giorno ma non possiamo riunirci alle 19 causa un corso di aggiornamento che si svolge sino
alle ore 20,30.
27/4/2007 venerdì ore 19 Non il 25 mercoledì perchè festa. Riprendiamo le vecchie abitudini dello spuntino offerto dai soci volenterosi prime della serata.
6.9 PRANZO ASSOCIAZIONE
11 MARZO i particolari li trovate all'interno del giornalino.
6.10 RINGRAZIAMENTI
Quest'anno siamo stati aiutati economicamente dal Comune di Domodossola e dalla Comunità Montana Valle Ossola. Ringraziamo entram-
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ARGOMENTO
A CURA DELLA REDAZIONE
A completamento degli impegni presi con la
Comunità Montana, e in previsione di una collettiva che si terrà intorno a Pasqua, occorre approntare il quadro a tema. L'invito è rivolto a
tutti i soci e non solo a quelli che hanno partecipato alla mostra d'autunno.
Sito INTERNET
MOSTRA SEMPIONE
Forse ci siamo.
La mostra, che è stata un successo
di presenze e di soddisfazione
personale per chi ha contribuito e
collaborato, è terminata.
Il giornalino in edizione speciale
spettava a tutti i soci e doveva essere ritirato di persona.
Se qualcuno non lo avesse ancora
fatto, lo può trovare in sede (al
giovedì negli orari soliti) con
l’aggiunta di un DVD sulle manifestazioni per il Centenario del
Sempione.
Come potrete leggere sul Verbale
dell’assemblea del 31 gennaio il
tutto è passato nelle mani di due
persone che completeranno e ottimizzeranno il lavoro fin ora fatto.
Durante l’assemblea dei soci del 19
febbraio saranno definiti gli ultimi
particolari e tutti ne saranno relazionati al più presto
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Ancora d’arte
IL CASO GROSSO DELANCE
Già presente all’ esposizione Nazionale di Torino con ben undici opere Giacomo Grosso suscita un nuovo
piccolo scandalo, inviando alla mostra da PARIGI un opera sotto falso nome e rivendicandone la paternità
solo durante la manifestazione .
Dell’ episodio dà succinta ma esauriente notizia la pubblicazione ufficiale dedicata all’esposizione di opere
d’arte: L’ARTE All’ESPOSIZIONE del 1898 , riccamente illustrata e pubblicata in 40 numeri. Dietro le parole dell’articolo, firmato dalla redazione e che esce nel numero 10 , si celano una serie di questioni più ampie, che il gesto di GROSSO mette in luce.
In questi anni infatti si discute aspramente intorno a chi debba giudicare l’arte, se solo gli artisti stessi siano
titolati a farlo, oppure se tale ruolo possa essere svolto da figure peculiari, i critici, magari con un retroterra
di cultura letteraria. Parallelamente è dibattuto il luogo in cui la critica d’arte debba trovare posto, nelle
accademie o anche nelle università, dove proprio in quegli anni nascono le prime cattedre di storia dell’arte.
Molto più terra terra sono poi le polemiche che investono le giurie, spesso accusate di guardare più al nome che al quadro, tanto da far proporre a qualcuno di farle operare senza conoscere l’autore dell’opera giudicata.
Tra i momenti della beffa di Grosso c’è infine certamente una questione di correnti: scettico nei confronti
dell’insegnamento di Fontanesi, e soprattutto critico verso i suoi epigoni, tra i quali Calderoni, egli dipinge
un’opera alla maniera di Fontanesi, ma senza riprendere dal vero il paesaggio, così da sbeffeggiare l’intera
scuola.
Il comportamento di Grosso non va giù alla commissione che era stata incaricata di valutare le opere degne
di essere acquistate dal governo per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e che aveva avuto modo
di valutare anche il quadro dipinto dal pittore piemontese sotto falso nome.
Ancor più punto nel vivo si sente Calderini, avverso a Grosso non solo per il suo stile pittorico, ma anche
perché inserito da quasi 20 anni nell’Accademia, nella quale Calderini aveva sdegnosamente rifiutato di entrare, proprio perché il sui direttore, Bertone di Sabuy pur avendolo personalmente invitato non era un artista.
(Selezionato da Telesca Cecilia da "Pittori dell'800 in Piemonte")
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C. F. 92013380032
c/o CSV (Centro di Servizio per il Volontariato)
Vicolo Facini 28845 Domodossola
Tel.: 0324 482657— Fax: 0324 227764
E-mail: [email protected]
CONSIGLIERI IN CARICA: Maria Luisa Castelli Ferraris (Portavoce)Antonio
Martino (Segreter ia), Giulio Adobati, Giuseppe Barbuto, Katia Ber toli, Gilber to
Fermani, Pietro Giovanola, Giorgio Sar toretti, Mario Tini
Tesorieri: Maria Luisa Castelli Ferraris, Giuseppina Cazzaniga
Revisori dei conti:Alessandro Giozza, Ornella Pelfini
Probiviri: Germana Caruzzi, Giuseppina Cazzaniga
Associazione ONLUS, apartitica, aconfessionale e senza scopo di lucro che, ispirandosi ai principi della solidarietà um ana, si prefigge come obiettivo
di promuovere le arti e la cultura con mostre e convegni nell’interesse della collettività, e iniziative a favore dei Soci.
AGEVOLAZIONI PER I SOCI
Per le agevolazioni occorre rivolgersi in sede
Sala mostre
TASSA AFFISSIONI
“LA MOTTA”
SCONTO DEL 50%
Piazza Fontana - Domodossola
Per locandine e manifesti
Sconto del 50%
CONVENZIONI
Gli sconti sono esigib ili presentando la tessera associativa valida per l’anno 2006
CAVICCHI P.zza Rib aldi, Domodossola
20% CANCELLERIA E FOTOCOPIE—validità 2006
Colorificio SAVOIA Via Bin da 7, Domodossola
10% su tele preparate per pittura; 5% su colori ad olio, acrilici e tutti i
materiali ausiliari per belle arti . Validità 2006
Agenzia Viaggi COMAZZI TURISMO
C.so Ferraris 42, Domodossola
5% viaggi-vacanze (sui prezzi da catalogo dei migliori Tour Operator).
Validità 2006
LA CORNICE Via Gramsci 42, Domodossola
15% su confezionati standard; 10% per confezionati su misura; 10% su stampe disegni, acquerelli ecc Validità 2006
Barbieri & Claisen C.so Dissegna, Domodossola
5% stampa, articoli serigrafici e stampati commerciali;10% impianti stampa
serigrafici. Validità 2006
IDEALEGNO Via Nostre 8B, Domodossola
10% su tutti gli articoli. Validità 2006
LEGATORIA CORNICI BANDINI Piazza Bagnolini , Villadossola
10% cornici—validità 2006
M.P.S. SERVICE Via Marconi 44 Domodossola
10% su tutti gli articoli. Validità 2006
Tipolitografia di Pistone C. Via Trieste 1,Domodossola
10% su tutti gli stampati . Validità 2006
Erboristeria TANTARDINI Piazza Mercato Domodossola
5% su tutti gli articoli. Validità 2006
LINEA STUDIO P.zza Mercato Domodossola
10% fotocopie a colori; 15 % composizione; 50% fotocopie bianco/nero
Validità sino al 2006
LA ROSA DI GERICO Via Rosmini 4 Domodossola
5% su tutti gli articoli. Validità 2006
Studio Fotografico ROMANELLO Via Bin da 38, Domodossola
10% fotografie quadri; per eventuali altri lavori da concordare Validità
200
PIZZERIA “LA PIAZZETTA” Piazza Matteotti Domodossola
10% su tutte le consumazioni. Validità 2006
Colorificio LA TORRETTA Via Cardorna 40, Domodossola
7%su articoli APA –FERRARIO (Van Dick); 10% su articoli Winsor e
Newton - L. e B.; tele “Da Verona”; Pennelli. Validità 2006
MINIERA D’ORO DELLA GUIA Borca di Macugnaga
Sconto sul biglietto d’entrata. Validità 2006
Apertura della miniera 1 Giugno - 15 Settembre