Risonatore ottico Il meccanismo di retroazione può essere affidato ad una cavità risonante. La cavità oscilla spontaneamente (si autosostiene) se risultano soddisfatte entrambe le condizioni: • il guadagno ottico, all'interno del materiale, bilancia esattamente le perdite interne per l’assorbimento e per la parte di segnale trasmesso all'esterno (condizione di stabilità); • il pompaggio è sufficiente ad ottenere l'inversione della popolazione. Per determinare la condizione di stabilità e la frequenza di oscillazione di risonanza, consideriamo un’onda monocromatica che si propaga nella cavità lungo la direzione z. Affinché l'oscillazione si autosostenga, il campo elettrico, dopo aver compiuto un giro completo tra i due specchi, deve presentarsi inalterato al punto di partenza. Risonatore ottico Affinché l’oscillazione si autosostenga, il guadagno del mezzo attivo deve eguagliare le perdite dovute all’assorbimento del mezzo ed alla non perfetta riflessione sugli specchi (in particolare, uno dei due specchi deve rendere disponibile all’esterno l’oscillazione). La condizione di propagazione dei modi longitudinali potrebbe indurre a pensare che vi sia un numero infiniti di modi supportati da tale struttura. In realtà, poiché g ha un andamento dipendente da λ la condizione di lasing si ottiene solo per quei valori di m per cui il guadagno è sufficientemente alto. Guadagno ottico ideale ed assenza di emissione spontanea Guadagno ottico reale e presenza di emissione spontanea Diodi LASER (LD) I LASER a semiconduttore o diodi LASER sono sorgenti coerenti di radiazione luminosa, la radiazione emessa è pressoché monocromatica ed il fascio luminoso è altamente direzionale. L’unica differenza con i LASER a stato solido riguarda il diverso meccanismo di pompaggio per ottenere l’inversione di popolazione. Caratteristiche del LASER a semiconduttore: • ridotte dimensioni; • basso costo; • la radiazione emessa può essere facilmente semplicemente modulando la corrente di iniezione. modulata Principali applicazioni commerciali del LASER a semiconduttore: • registrazione video; • lettura ottica; • stampa laser; • telecomunicazioni. ad alta frequenza Diodi LASER ad omogiunzione I diodi LASER ad omogiunzione GaAs sono stati i primi laser a semiconduttore ad essere realizzati. Una giunzione p-n planare di GaAs è delimitata da due facce parallele, ottenute per lucidatura, perpendicolari alla direzione dell’asse cristallino <110>. In opportune condizioni di polarizzazione la radiazione luminosa è emessa da tali superfici. La superficie delle altre due facce parallele è resa volutamente ruvida per evitare l’emissione di luce in direzione diversa da quelle principali. Diodi LASER ad omogiunzione La regione attiva del dispositivo è una cavità Fabry-Perot. Si ha condizione di risonanza se le due superfici terminali distano un multiplo intero di mezza lunghezza d’onda. In tale condizione, il fascio di luce si riflette tra i due piani esaltandosi. mλ = 2 n ( λ ) L λ2 ∆m ∆λ = 2nL[1 − (λ n )(dn dλ )] ∆λ rappresenta la separazione tra i modi longitudinali m e m+∆m. Le lunghezze d’onda dei modi longitudinali risonanti sono pertanto multipli interi di una particolare lunghezza d’onda. La regione attiva è sufficientemente sottile, nella direzione verticale, da inibire la risonanza di modi trasversi mentre occorre minimizzare la propagazione dei modi laterali impedendo che essi possano avere un guadagno tale da sostenere l’emissione stimolata. Una semplice tecnica per minimizzare la propagazione dei modi laterali consiste nel rivestire le superfici laterali della cavità con un trattamento anti-riflesso. Diodi LASER ad omogiunzione Osserviamo che, se le dimensioni della cavità sono decisamente maggiori della lunghezza d’onda, si viene a perdere il carattere filtrante della struttura Fabry-Perot (può risuonare un numero elevato di modi). Purtroppo, dovendo disporre di sufficiente spazio per realizzare la condizione di inversione di popolazione, non è possibile ridurre le dimensioni della cavità in modo da far risuonare una singola lunghezza d’onda. Una tipica cavità Fabry-Perot per un LASER a semiconduttore ha una lunghezza che si aggira tra 100 e 200 µm, sebbene sia possibile disporre di cavità lunghe appena 30 µm. Un diodo LASER InP (n=3.45), che emette ad una lunghezza d’onda centrale di 1500 nm, avente una cavità lunga 100 µm presenta 7 lunghezze d’onda di risonanza. Lo stesso diodo, realizzato con una cavità lunga 200 µm, presenta 13 lunghezze d’onda risonanti. Maggiore è la dimensione della cavità, maggiore è il numero di lunghezze d’onda risonanti nell’intorno della lunghezza d’onda centrale. Diodi LASER ad omogiunzione In realtà non è detto che tutti i possibili modi risonanti possano autosostenersi, dal momento che il mezzo è in grado di amplificare solo in una stretta regione di lunghezze d’onda la cui ampiezza dipende dalle caratteristiche del materiale stesso. Una lunghezza d’onda potrà effettivamente risuonare solo se è contenuta nella finestra di guadagno del mezzo. Combinando il grafico del guadagno con quello dei possibili modi risonanti, si ottiene l’informazione relativa agli effettivi modi risonanti. Diodi LASER ad omogiunzione Per accrescere l’emissione stimolata, alla base del funzionamento del LASER, la giunzione è realizzata con semiconduttori degeneri, ovvero, semiconduttori aventi livelli di drogaggio talmente elevati che il livello di Fermi si trova all’interno della banda di conduzione della regione di tipo n ed all’interno della banda di valenza della regione di tipo p. All’equilibrio elettrodinamico. Applicando una polarizzazione diretta di valore sufficiente, si ha una forte iniezione di portatori nella regione di svuotamento, per cui esistono contemporaneamente popolazioni degenerate di elettroni e lacune. Questo assicura che esiste una frequenza per cui si ha emissione stimolata e, quindi, guadagno ottico. Se il drogaggio non è forte, la condizione di inversione non può verificarsi (semiconduttore non degenere) ed il semiconduttore emette per sola emissione spontanea, il dispositivo risulta essere un LED. L'inversione di popolazione è tanto maggiore quanto maggiore è la corrente di conduzione diretta. Diodi LASER ad omogiunzione Nella regione di svuotamento, la banda di conduzione viene parzialmente riempita mentre quella di valenza viene parzialmente svuotata (si riempie di lacune). Si realizza in tal modo la condizione di inversione di popolazione. Ciò avviene fino al raggiungimento dei quasi-livelli di Fermi EFc ed EFv nella condizione di quasi-equilibrio. In tale situazione, un fotone con energia pari a Eg = hν, non può venire assorbito in quanto la minima energia necessaria per l'assorbimento è EFc - EFv > Eg. L'emissione stimolata è, però, nella condizione di prevalere sull'assorbimento perché, se hν<EFc-EFv, il fotone può ugualmente stimolare una transizione dalla banda di conduzione alla banda di valenza con emissione di un fotone avente energia Eg. Affinché ciò si verifichi deve, allora, essere verificata la seguente relazione E g < hυ < E Fc − E Fv Sostanzialmente si è ottenuto un sistema a quattro livelli (con E0 = EFv, E3 = EFc) grazie al meccanismo di pompaggio adottato. Il confinamento ottico nella regione attiva è garantita dal salto dell’indice di rifrazione tra la regione di svuotamento e le regioni neutre confinanti. Per un LD ad omogiunzione GaAs ∆n<1%. Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Il confinamento ottico di un LD omogeneo è limitato dalla bassa variazione di indice di rifrazione esistente tra la regione di svuotamento e le regioni neutre. LD a doppia eterogiunzione Maggiore confinamento degli elettroni nella regione attiva, grazie alle barriere di potenziale create dalle eterogiunzioni. Densità di carica maggiore anche con modesti correnti di iniezione. Maggiore confinamento ottico grazie ad una maggiore variazione dell’indice di rifrazione (∆n≈5% per eterostruttura AlGaAs, ∆n<1% per omostruttura GaAs). Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) La maggiore densità di carica che si viene a creare nella regione attiva di una eterostruttura consente una drastica riduzione della soglia di corrente necessaria per l’innesco. Riduzione delle perdite grazie ad una maggiore variazione dell’indice di rifrazione. Γ ≈ 1 − exp(− cost ⋅ ∆n ⋅ d ) d è la dimensione dello strato attivo Coefficiente di confinamento pari al rapporto tra l’intensità della radiazione all’interno dello strato attivo e la somma dell’intensità luminosa all’interno ed all’esterno dello strato attivo. Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Il coefficiente di amplificazione g fornisce l’incremento di flusso ottico per unità di lunghezza Coefficiente di amplificazione per un laser a InGaAsP a 1.3µm Al di sotto di una certa concentrazione dei portatori il guadagno è negativo e, quindi, non si ha amplificazione ottica. La soglia di corrente Ith, che determina il minimo valore della concentrazione di portatori necessaria alla realizzazione della condizione di innesco, è detta corrente di soglia. Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Le differenti condizioni operative Sottosoglia : la corrente applicata è inferiore al valore minimo di innesco, vi è una debole emissione LASER in un range di lunghezze d’onda che copre l’intero spettro di guadagno. L’emissione è prevalentemente spontanea in quanto non vi è sufficiente potenza per sostenere l’emissione stimolata. Appena soprasoglia : la corrente applicata è tale da sostenere l’emissione stimolata, soltanto poche lunghezze d’onda a potenza maggiore sono presenti. Piena potenza : la potenza è tale da ridurre al minimo l’emissione spontanea, soltanto un numero ridotto di modi domina l’emissione stimolata (in alcune strutture soltanto uno). Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Vi è una forte dipendenza della corrente di soglia dalla temperatura di esercizio. I th (T ) = I o exp(T T0 ) Pe = ηi = Il valore di corrente I0 e di temperatura T0 sono funzioni del materiale semiconduttore impiegato. I laser a semiconduttore usati nelle telecomunicazioni ottiche sono generalmente termostatati per evitare instabilità delle caratteristiche di emissione. α cav 1 I − I th hυηi α cav + α i 2 q Rrad Rrad + Rnon rad 2 Pe ηd = 2dPe hυ = η ⎛⎜1 − I th ⎞⎟ d I I ⎠ ⎝ q 2 P hυ ηtot = e = ηext VI qV ηext = dI hυ q Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Chirp Appena la potenza è applicata al LASER il brusco cambiamento della densità di flusso dei portatori causa una variazione dell’indice di rifrazione della cavità. Inoltre, l’innesco del LASER comporta un incremento molto rapido di temperatura. Il rapido riscaldamento della cavità provoca due conseguenze: • un’ulteriore variazione dell’indice di rifrazione; • una variazione dell’ampiezza della banda proibita del semiconduttore. La variazione dell’indice di rifrazione sposta, verso sinistra, la lunghezza d’onda centrale distorcendo la forma del segnale generato (chirp). Se effettuiamo una modulazione OOK agendo sulla corrente di iniezione del diodo LASER, l’impulso (idealmente rettangolare) in uscita risulta allargato. Ciò non costituisce un grosso problema in trasmissioni a breve distanza su di un unico canale, ma risulta pericoloso se pensiamo ad una trasmissione a lunga distanza di tipo WDM. L’allargamento dell’impulso riduce drasticamente la velocità di trasmissione, ed è questo il motivo per cui si adotta un modulatore esterno per tassi di trasmissioni dell’ordine di 1Gbps. Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Trasmissione numerica return-to-zero (RZ) Trasmissione numerica not-return-to-zero (NRZ) Diodi LASER a doppia eterostruttura (DH LD) Per minimizzare le perdite che si hanno quando la luce deve essere trasmessa dal LASER alla fibra ottica, è possibile innescare emissione stimolata soltanto in una zona limitata della regione attiva. Ciò può essere ottenuto in maniera semplice, operando in due maniere differenti • riducendo a tale zona l’unica regione in cui il guadagno ottico compensa le perdite guidando la potenza elettrica in tale zona (Gain-Guided LASER). Una tipica tecnica consiste nel limitare l’area del contato elettrico alla sola zona utile; • confinando tale zona tra regioni aventi indici di rifrazione inferiori, si viene pertanto a creare un effetto specchio che guida la luce (Index-Guided LASER). In un classico Gain-Guided LASER l’ampiezza spettrale varia da 5 a 8 nm con un numero di linee che va da 8 a 20. L’ampiezza di ciascuna linea è tipicamente di circa 0.005 nm. In un classico Index-Guided LASER l’ampiezza spettrale varia da 1 a 3 nm con un numero di linee che va da 1 a 5. L’ampiezza di ciascuna linea è tipicamente di circa 0.001 nm. Diodi LASER a striscia d’ossido (Oxide Stripe Geometry) I diodi laser ad "area estesa“ (l'inserzione dei portatori avviene in tutta la regione attiva del dispositivo) non vengono impiegati in sistemi di comunicazione poiché, non consentono un buon accoppiamento con la fibra ottica. In un diodo laser a striscia d'ossido la corrente è iniettata tramite un sottile elettrodo a striscia posto tra due strati di ossido. Lo strato eterogeneo è attivo solo nella zona sottostante alla striscia di metallo massimizzando l'efficienza di accoppiamento con la fibra ottica. LD ad area estesa La corrente è applicata lungo un elettrodo a striscia e fluisce lungo il percorso meno resistivo, vi sarà sufficiente guadagno soltanto nella porzione della regione attiva interessata dal flusso di corrente. Diodi LASER Ridge Waveguide Un ulteriore miglioramento si ottiene con una struttura Ridge Waveguide, in cui l'ossido viene depositato ai lati di una "cresta" creata rimuovendo parte del materiale della eterogiunzione. La corrente è confinata in una zona ristretta, come nel caso del diodo laser a striscia d'ossido, e, inoltre, si crea un fenomeno di guida dell'emissione che confina i fotoni nell'area di ridge. Questo fenomeno è reso possibile dalla discontinuità laterale tra l'indice di rifrazione del materiale e quello dell'ossido depositato. LD ad area estesa Diodi LASER a eterostruttura sepolta (Buried Heterostructure) Nel diodo laser a eterostruttura sepolta il confinamento è ancora guidato dalla differenza di indici di rifrazione. L'area attiva è confinata internamente al semiconduttore da tutti i lati in modo da rendere la variazione laterale dell'indice di rifrazione maggiormente controllabile ed efficace. LD ad area estesa In questo caso è ancora più evidente come la zona utile sia delimitata da regioni aventi indici di rifrazione inferiori, le superfici di separazione si comportano come specchi che guidano e mantengono meglio confinata la radiazione luminosa, rispetto al caso di un Gain-Guided LASER. LASER monomodo Un diodo LASER con strato attivo del tipo Fabry-Perot oscilla secondo una molteplicità di modi longitudinali il cui numero è limitato dalla risposta del guadagno ottico alle varie lunghezze d'onda. La presenza di più modi di oscillazione può essere un ostacolo per la realizzazione di trasmettitori ad alta efficienza nei quali è importante che la radiazione sia monocromatica avente lunghezza d’onda accordabile con il punto di zero dispersione della fibra. Inoltre, in sistemi Wavelength Division Multiplexed (WDM) vogliamo trasmettere in fibra più segnali ottici multiplexati, affinché ciò sia possibile, l’ampiezza spettrale di ciascun segnale deve risultare più piccola possibile. Nei diodi laser monomodo vengono inibiti i modi longitudinali diversi dal modo fondamentale. Una tecnica consiste nell’impiegare specchi con riflettività selettiva tali che l’andamento del coefficiente di perdita αcav presenti un minimo in corrispondenza della lunghezza d'onda λ0 di oscillazione. Solo in corrispondenza di tale lunghezza d’onda il guadagno ottico può compensare le perdite e consentire l’innesco. Rapporto di soppressione dei modi (Mode Soppression Ratio) MSR = Pp Pl Pp è la potenza ottica del modo principale Pl è la potenza del modo laterale predominante. Diodo LASER a retroazione distribuita Una struttura monomodo è offerto dal diodo laser a retroazione distribuita (DFB, Distributed Feedback), in cui la reazione ottica si realizza non con facce riflettenti ma con l'inserzione di uno strato corrugato adiacente allo strato attivo che crea una perturbazione periodica nell'indice di rifrazione. La retroazione è resa possibile dal meccanismo della riflessione di Bragg. Se il periodo Λ delle corrugazioni è multiplo di metà lunghezza d’onda incidente si realizzerà interferenza costruttiva ed una porzione di luce può essere riflessa. Le altre lunghezza d’onda interferiscono distruttivamente e non potranno essere riflesse. I primi dispositivi realizzati con tale tecnica avevano il reticolo creato al’interno della regione attiva ed erano affetti da forte attenuazione. È questo il motivo per cui il reticolo è stato successivamente spostato in uno dei due strati adiacenti alla regione attiva, il campo evanescente che accompagna l’onda luminosa si estende nello strato adiacente ed interagisce con il reticolo. m λ 2ne ff =Λ Diodo LASER a retroazione distribuita Un tipico LASER DFB esibisce uno spettro praticamente monocromatico rispetto ad un classico Fabry-Perot. Il rapporto di soppressione dei modi laterali è di circa 35 dB, purtroppo, non è possibile variare in un ampio range la lunghezza d’onda di emissione (agendo sulla temperatura è possibile ottenere una variazione di pochi nanometri). Emissione: 0.8 /2.8 µm. Potenza in uscita: decine di milliwatt. Linewidth: poche centinaia di MHz. Diodo LASER a riflettori di Bragg distribuiti( LD DBR, Distributed Bragg Reflectors) Un diodo LASER a riflettori di Bragg distribuiti opera in maniera molto simile ad un diodo DFB con la differenza che ora la diffrazione di Bragg è realizzata in una regione diversa da quella attiva. La necessità di disporre di questa struttura nasce dal fatto che, in un diodo DFB, la variazione dell’indice di rifrazione all’interno della cavità, dovuta al cambiamento di temperatura ed alle variazioni del flusso degli elettroni, altera l’indice di rifrazione del reticolo e, dunque, la lunghezza d’onda selezionata. Posizionando il reticolo all’interno della cavità ma in una regione diversa da quella attiva è possibile ottenere una minore dipendenza della lunghezza d’onda d’esercizio dall’indice di rifrazione del mezzo attivo. Un diodo DBR è caratterizzato da una riga spettrale molto stretta (0.0001nm, pochi MHz), il problema è però costituito dalle perdite di assorbimento nella regione non-attiva prossima al reticolo. Diodo LASER a retroazione distribuita Problematiche relative ai DFB I LASER DFB sono estremamente sensibili alle riflessioni. Ogni riflessione entrante nella cavità rovina la stabilità del risonatore e causa un allargamento della riga spettrale. Per minimizzare tale effetto il dispositivo viene offerto con un isolatore ottico integrato. I LASER DFB sono sensibili alla temperatura, la variazione di lunghezza d’onda conseguente alla variazione di temperatura non ha un grosso effetto nel caso di trasmissione su singolo canale, ma risulta critica nel caso di una trasmissione WDM. Il dispositivo richiede, pertanto, un controllo di temperatura ed un sistema di raffreddamento tramite cella di Peltier integrata nello stesso package del LASER. Purtroppo, durante la trasmissione digitale di una lunga sequenza di bit alti, la cavità tende a riscaldarsi e la corrispondente variazione di lunghezza d’onda potrebbe essere troppo rapida per essere contrastata dalla cella di Peltier. In tal caso l’unica alternativa consiste nell’impiegare un protocollo di comunicazione che tenda a bilanciare la presenza di bit alti con altrettanti bit bassi. Per controllare le fluttuazioni del fascio laser un fotorivelatore è spesso incluso nello stesso package del LASER. Il fotorivelatore è inserito sulla faccia retro del dispositivo in modo da rivelare la piccola quantità di radiazione luminosa trasmessa ed offrire un segnale di feedback che va a regolare la corrente di pilotaggio del dispositivo. La presenza dell’isolatore, del sistema di raffreddamento, del fotorivelatore e del sistema di controllo incrementa notevolmente il costo del dispositivo. Diodo LASER a retroazione distribuita Diodo LASER a retroazione distribuita Diodo DFB con modulatore elettro-assorbitivo integrato La velocità di modulazione diretta è ovviamente limitata dalle capacità interne del dispositivo e dalla massima velocità dei portatori nel semiconduttore. D’altro canto ricorrere ad un modulatore esterno comporta un aggravio di costi ma anche di perdite dovute al non perfetto accoppiamento sorgente-modulatore. Una soluzione consiste nell’integrare un modulatore elettro-assorbitivo nello stesso package del diodo LASER. La regione assorbente è separata sia elettricamente che otticamente dalla cavità LASER. Il LASER opera sempre nello stato ON e la modulazione è ottenuta variando elettricamente il coefficiente di assorbimento del modulatore. La velocità di modulazione che si ottiene è decisamente superiore a quella che si avrebbe modulando la corrente di pilotaggio nella regione attiva. Diodo DFB con modulatore elettro-assorbitivo integrato C’è da osservare che la variazione della costante di assorbimento produce una variazione dell’indice di rifrazione e, dunque, una modulazione spuria di frequenza (chirp). Tuttavia la modulazione spuria risulta di entità inferiore rispetto al caso di laser modulati direttamente e può essere controllata durante la fase di progetto del dispositivo. Alimentazione: pochi Volt. Modulation Bandwith: decine di MHz. Diodo LASER accordabile a multisezione In molte situazione è desiderabile modificare la lunghezza d’onda d’emissione di un sistema LASER. Alcuni sistemi WDM richiedono tale capacità (un singolo LASER in grado di sintonizzarsi sulle lunghezze d’onda di tutti i canali di trasmissione), senza contare che il deterioramento del materiale attivo modifica la lunghezza d’onda originaria per cui occorre ripristinarla. Diodo LASER accordabile a multisezione Una prima soluzione, costituita da due sezioni, è riportata di seguito • sezione di sinistra, mediante la corrente di iniezione è possibile alterare il guadagno della regione attiva; • sezione di destra, il flusso di elettroni altera l’indice di rifrazione e pertanto la lunghezza d’onda selezionabile Tale sistema consente di ottenere variazioni discrete della lunghezza d’onda d’esercizio di circa 10nm. Diodo LASER accordabile a multisezione Un’altra soluzione è costituita da una struttura a tre sezioni. Per ottenere una variazione più fine della lunghezza d’onda (<10nm) è possibile inserire una sezione di fase tra quella attiva e quella di Bragg. Variando la corrente iniettata nella sezione di fase varia l’indice di rifrazione del mezzo e dunque la lunghezza d’onda d’esercizio. Ovviamente, la struttura a tre sezioni è molto costosa dal momento che richiede una elettronica di controllo più sofisticata. Diodo LASER accordabile a multisezione Diodo LASER accordabile a reticoli campionati Un LASER multisezione offre una variazione di lunghezza d’onda dell’ordine di una decina di nanometri, tale variazione può risultare insufficiente per alcune applicazioni. Per estendere il range di variazione della lunghezza d’onda, è possibile ricorrere ad un reticolo di Bragg campionato ovvero costituito da più reticoli, separati fra loro, di piccole dimensioni. Un reticolo di Bragg campionato gode della proprietà di esibire un picco di riflettanza non soltanto in corrispondenza di una singola lunghezza d’onda ma in corrispondenza di una serie di lunghezze d’onda. Diodo LASER accordabile a reticoli campionati Consideriamo un LASER a retroazione distribuita caratterizzato da due reticoli campionati, disposti sui due lati opposti della struttura, aventi differenti periodi di diffrazione. Soltanto il picco di risonanza comune ad entrambi i reticoli 1 e 2 potrà risuonare all’interno della struttura. Purtroppo, è possibile ottenere solo una variazione della lunghezza d’onda discontinua. Diodo LASER a cavità esterna In un LD a cavità esterna una delle due facce laterali non è riflettente e la selezione del modo longitudinale si ottiene accoppiando l’emissione del dispositivo con un reticolo di diffrazione esterno. L’accoppiamento è garantito da una lente. La cavità esterna ci consente di impiegare un reticolo molto più selettivo di quello che si integra all’interno di una cavità normale. La riga spettrale emessa da tale configurazione di LASER è decisamente stretta (poche decine di KHz). Collocando il reticolo su di un movimentatore (cristallo piezoelettrico) è possibile variare la frequenza dell’oscillazione variando la posizione del reticolo di diffrazione. In tal modo otteniamo un ampio range di lunghezze d’onda possibili ma una bassa velocità di variazione. Una versione alternativa consiste nel sostituire il reticolo di Bragg esterno con un reticolo integrato in fibra ottica. Diodo LASER a cavità esterna In questo caso la cavità si estende all’interno della fibra e lo specchio all’estremità del LASER è costituito dal reticolo di Bragg. • Il dispositivo ha un costo inferiore rispetto ad altre strutture DFB e DBR. • La lunghezza d’onda può essere controllata molto accuratamente. • Utilizzando un reticolo fortemente selettivo è possibile ottenere una linea spettrale molto stretta dell’ordine di 50 KHz. • Il controllo della temperatura non è una condizione così stringente dal momento che il reticolo non produce calore e che è possibile compensarne le variazioni di temperatura senza ricorrere a tecniche attive di controllo. Diodo LASER a cavità esterna Un diodo LASER a cavità esterna consente sia di ottenere un elevato rapporto di soppressione dei modi laterali (circa 45 dB), sia un ampio range di accordabilità (1490÷1590 nm). Diodo LASER a cavità accoppiate (LD C3, Cleaved-Coupled-Cavity) Il laser C3 consiste di due laser a cavità Fabry-Perot autoallineati e strettamente accoppiati in modo da formare un risonatore a due cavità. Si ha risonanza solo per quelle frequenze che sono di risonanza per entrambe le cavità. Nel laser C3 l'accoppiamento avviene tra due sezioni identiche ottenute scavando un solco di alcuni micron, al centro della sezione di un laser convenzionale. La presenza del solco inibisce i modi secondari e, variando la corrente di iniezione della cavità secondaria è possibile mantenere le caratteristiche di sintonizzabilità del dispositivo. λ= 2Ln 2Dn = m1 m2 Diodi LASER a pozzo quantistico (Quantum Well) I LASER DFB e DBR sono spesso realizzati tramite una struttura a pozzo quantistico. In un LASER QW lo strato attivo è caratterizzato da uno spessore talmente sottile da essere confrontabile con le dimensione della lunghezza d’onda quantistica associata ad un elettrone nel semiconduttore. La densità degli elettroni nella banda di conduzione assume una forma a gradini e gli elettroni restano intrappolati in buche di potenziale, analogamente accade per le lacune in banda di valenza. Diodi LASER a pozzo quantistico (Quantum Well) In un LASER QW l’altezza della cavità è ridotta a circa 10÷20 nm, la larghezza è di circa 5÷10 µm (consente di inibire i modi laterali) e la lunghezza è tipicamente di 200÷250 µm (consente di ottenere un sufficiente guadagno). Dal momento che, rispetto ad una classica struttura, il mezzo attivo è drasticamente ridotto, anche la quantità minima di energia che consente l’innesco risulta ridotta (riduzione della corrente di soglia), inoltre, la forma assunta dalla densità di energia, in banda di conduzione e in banda di valenza, consente una riga di emissione molto più stretta rispetto a quella emessa da strutture convenzionali. Purtroppo, avendo ridotto le dimensioni della regione attiva anche la potenza ottica emessa risulta ridotta. Una soluzione a tale inconveniente consiste nell’impilare più pozzi quantistici (Multiple Quantum Well LASER) in modo da incrementare la potenza ottica emessa. Ovviamente la struttura multipla presenta una riga di emissione più ampia rispetto al singolo pozzo quantistico. Vertical Cavity Surface Emitting Laser (VCSEL) Tutti i tipi di diodi LASER incontrati finora emettono luce attraverso una loro superficie laterale, un VCSEL, invece, emette luce dalla sua superficie superiore tramite una complessa struttura di sottili strati di semiconduttore. La struttura della regione attiva è del tipo pozzo quantistico (la luce si comporta come fotone e non come onda), il diametro ha una tipica dimensione di 12 µm, per funzionamento singolo modo, o di 20 µm per funzionamento multimodo. I due specchi sono realizzati mediante strati di materiali con differenti indici di rifrazioni in modo da formare dei reticoli di Bragg. Gli specchi devono essere caratterizzati da un’elevata riflettività, dal momento che sono necessari molti passaggi attraverso la piccola regione attiva per ottenere un sufficiente guadagno. Vertical Cavity Surface Emitting Laser (VCSEL) • La potenza accoppiata in uscita è dell’ordine dei milliwatt, del tutto adeguata per trasmissioni LAN in cui vogliamo trasmettere nei limiti di sicurezza per gli occhi. Tipici LED impiegati in trasmissioni LAN emettendo molta meno potenza richiedono in ricezione costosi fotodiodi in InGaAs, VCSEL in trasmissioni LAN possono lavorare con fotoricevitori in Si dal basso costo. • Tipici VCSEL operano nella prima banda di attenuazione e sono impiegabili in trasmissioni fino a 500 m. • VCSEL con diametro di 20 danno vita a più modi trasversi e possono essere accoppiati ad economiche fibre multimodo. • Grazie ad una bassa divergenza circolare, il fascio emesso può essere facilmente ed efficacemente accoppiato alla fibra ottica. • Tipici VCSEL hanno basse correnti di soglia (anche minori di 5 mA), bassa dissipazione di potenza ed una ampia banda di modulazione (2,4 GHz). • I VCSEL sono dispositivi molto stabili e non richiedono il fotodiodo per monitorare il fascio emesso e la costosa elettronica di controllo. Vertical Cavity Surface Emitting Laser (VCSEL)