L’Edizione critica delle opere di Gaetano Donizetti ha come scopo quello di fornire una scelta delle maggiori opere teatrali del compositore bergamasco in partiture che siano allo stesso tempo fedeli ai testo originali e pronte per l’esecuzione. Il programma editoriale prevede l’inclusione di alcune tra le opere ancora oggi in repertorio, ma anche una scelta di titoli che sono, per ragioni storiche e musicali, particolarmente significativi per la nostra conoscenza di Donizetti e della sua epoca. Le edizioni si basano per quanto possibile sulle fonti originali, e nella maggior parte dei casi avranno a fonte principale il manoscritto autografo del compositore. Tuttavia le partiture autografe donizettiane furono sovente scritte in gran fretta. Inoltre, il metodo lavorativo abituale del compositore era quello di stendere a più strati la partitura (dapprima in una stesura «scheletro» comprendente le parti vocali, il basso strumentale e le linee orchestrali più importanti; in seguito con il completamento dell’orchestrazione) e di tornarvi periodicamente per effettuare aggiunte e modifiche, Tutto ciò contribuì a creare dei documenti musicali con indicazioni d’esecuzione spesso incomplete, e con numerose piccole incoerenze. Segnalare tipograficamente e nell’apparato critico ognuna di queste discrepanze e omissioni sarebbe una pedanteria, e distoglierebbe inoltre l’attenzione da quei punti in cui invece il revisore ha dovuto effettuare delle modifiche o delle integrazioni importanti. Nell’edizione la lezione della fonte principale potrà dunque subire i seguenti tipi di alterazione: a) Indicazioni d’esecuzione presenti in una o più parti strumentali della fonte principali che siano palesemente valide anche per altre parti strumentali aritmicamente o melodicamente identiche vengono estese a queste ultime senza differenziazione tipografica o Nota critica. Vengono invece segnalati nelle Note quei casi in cui gli esemplari del modello esteso siano particolarmente sporadici. In genere, le indicazioni d’esecuzione non vengono estese dalle parti vocali a quelle strumentali (o viceversa). Il fraseggio delle parti vocali solistiche viene lasciato, quando possibile, come lo scrisse Donizetti; un’eccezione a questa norma può trovarsi nei passi concertati, dove un’indicazione nelle parti solistiche e/o nelle parti del coro potrà essere estesa ad altre parti vocali omoritmiche. b) Indicazioni d’esecuzione derivate da una fonte secondaria vengono poste tra parentesi tonde; quelle suggerite dal curatore, tra parentesi quadre. Ove la situazione è complessa, o ammette più soluzioni, una Nota critica dà conto dell’origine dell’indicazione oppure ragione della decisione redazionale. c) Un errore palese per il quale c’è un’unica soluzione viene corretto in partitura senza segnalazione tipografica. Se invece l’errore ammette più soluzioni, la scelta del redattore viene differenziata tipograficamente, con un corpo minore (per le note e pause) o in corsivo (per le parole). Una Nota critica spiega la decisione redazionale. d) Quando la fonte principale presenta illogiche divergenze di valore ritmico tra parti strumentali simultanee, i valori vengono conformati al modello prevalente. Nei casi in cui la scelta del modello da favorire potrebbe essere dibattuta, il ragionamento del curatore viene spiegato in una Nota critica. e) Note in calce vengono impiegate nella partitura per segnalare materiale addizionale oppure alternativo di immediato interesse per l’esecutore. Alla maggior parte delle note in calca viene aggiunta anche una Nota critica. La grafia della partitura è stata modernizzata per quanto riguarda: la disposizione delle parti sulla pagina; i nomi degli strumenti e la grafia delle indicazioni di andamento e di dinamica; l’utilizzo di chiavi moderne per le parti vocali e la prassi d’uso delle alterazioni all’interno di una battuta. Inoltre: a) L’indicazione donizettiana di «solo» viene resa come «I», a meno che la parte indicata non abbia una vera funzione solistica da porre in rilievo. A eccezione di passi brevissimi, le parti all’unisono scritte da Donizetti con doppi gambi vengono trascritte come «a 2». b) Quando più parti procedono omoritmicamente e condividono gli stessi gambi, una sola legatura di espressione vale per tutte le parti. c) Quando appaiono simultaneamente indicazioni d’esecuzione equivalenti (ad esempio la parola «cresc.» assieme a una forcella di crescendo), si sceglie una delle indicazioni sostituendola alle altre. d) Com’è tipico degli operisti dell’Ottocento, Donizetti ricorse il più possibile ad abbreviazioni e altri accorgimenti atti a risparmiargli lavoro di mera copiatura nello stendere l’autografo. Naturalmente, nella presente edizione, nei casi in cui la fonte principale indica che una parte dev’essere copiata da un’altra, oppure indica la ripetizione esatta di una o più battute, la musica viene trascritta per esteso. La partitura mantiene invece alcune caratteristiche della notazione donizettiana per quanto riguarda: gli strumenti traspositori, che seguono la lezione della fonte principale (le parti di corni e trombe vengono scritte senza armatura di chiave); le suddivisioni ritmiche e i raggruppamenti con tratti d’unione, che vengono rispettati quando essi sembrano avere un significato musicale; la grafia degli strumenti a percussione, che segue in genere la lezione della fonte principale (naturalmente uniformando, come per ogni parte strumentale, le eventuali incoerenze); le abbreviazioni per indicare le note ribattute, che vengono sciolte solo quando ciascuna nota porta un segno d’articolazione. A volte il testo poetico e le indicazioni relative hanno richiesto interventi particolari. Le didascalie e le indicazioni sceniche, spesso incomplete oppure assenti nelle partiture donizettiane, vengono tratte dal libretto stampato per la prima rappresentazione (oppure, quand’è disponibile, da un precedente libretto manoscritto), inserendole in partitura tra parentesi tonde. Quando esistono differenze tra il testo del libretto e quello della fonte principale, viene favorito quest’ultimo,a meno che non sia errato o incoerente; divergenze significative tra le due fonti vengono segnalate in Nota. Viene modernizzata l’ortografia, tranne i casi in cui tale intervento comporti modifiche alla fonetica. I segni d’interpunzione, quasi sempre mancanti nelle partiture autografe donizettiane, vengono forniti senza differenziazione tipografica seguendo il libretto originale. Come sopra accennato, le partiture autografe donizettiane sono dei «diari di lavoro» che in molti punti rivelano strati compositivi precedenti (battute cancellate, parti vocali modificate, ritocchi alle parti strumentali ecc.). Naturalmente tale materiale è di grande interesse per coloro che vogliono studiare la metodologia compositiva donizettiana; ma, non essendo strettamente pertinente agli scopi della presente edizione, verrà segnalato e trattato nelle Note solo quando la presenza di tali strati compositivi può creare problemi per l’identificazione del testo definitivo. Gabriele Dotto Roger Parker