leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it I edizione: novembre 2012 © 2012 Lit Edizioni Srl Arcana è un marchio di Lit Edizioni Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tutti i diritti riservati www.arcanaedizioni.com Ezio Guaitamacchi RockFiles 500 storie che hanno fatto storia Indice Una grande storia fatta di piccole storie La musica in una scatola: il juke-box 23 27 ANNI CINQUANTA 29 Il debutto di Hank Chitarre da leggenda La canzone da cui tutto ha avuto inizio Il primo concerto rock della storia Il vero Moondog Il ragazzo con le basette Sammy e il mistero della benda nera Blackboard Jungle: il rock sul grande schermo Tutte pazze per Elvis Un ladro di talento Quel sapore di tutti frutti Il coraggio di Rosa Esplode la Elvismania A un passo dalla morte Be-bop-a-lula Il quartetto da un milione di dollari Little Richard e le prime groupie Un ciuffo alla conquista del Regno Unito Il giorno in cui John ha incontrato Paul Il rock nelle case degli americani Elvis al cinema Muore il 78: lunga vita ai 33 e ai 45 giri Folgorato dal Signore Salvate il soldato Presley Go Johnny Go Il killer e la cuginetta 31 32 33 34 35 36 37 38 40 41 42 43 44 45 47 47 48 49 51 52 53 54 55 56 57 58 Il colosso della musica nera Buddy e l’arcano dei nastri scomparsi Kingston trio: un volo fortunato Una batteria in regalo 59 60 61 62 ANNI SESSANTA 65 Payola, lo scandalo delle bustarelle Elvis nel Regno Unito Un nome, una garanzia La maledizione di Johnny Horton I Platters sfidano la loro etichetta Bob Dylan, buona la prima James, Carole e… Happy Kootch Like a Rolling Stone I Beatles ad Amburgo Jimi, paracadutista mancato Prima degli Stones Cipolle verdi sincopate Little Eva, cameriera rock James Brown sbanca l’Apollo Little Richard e quattro scarafaggi Beatles a 33 giri I tempi stanno cambiando I gioielli della regina Elvis e il mazzo di rose rosse Marsha e la beatlemania Ring Of Fire al numero uno La British Invasion Bentornato Chuck Can you pass the acid test? Primo spinello Beat You really got me Paura da palcoscenico: il dramma di Brian Wilson Un brutto natale per Pattie Il talento di Jimmy Bye bye Yardbirds: Clapton saluta tutti e se ne va Scossa stonesiana Il sogno di Keith Una poesia nei juke-box 67 68 68 69 71 71 72 74 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 89 89 91 91 92 94 95 96 97 98 99 I quattro baronetti Dylan attacca la spina La bizzarra storia del Red Dog saloon Oltre le porte della percezione Il sacrilegio di Newport Il jet sound dell’aeroplano psichedelico Meglio morire che diventar vecchi... La signora dagli occhi tristi Il ristorante di Alice George, Eric e… Layla Buone vibrazioni Aftermath, la nuova invenzione degli Stones Un sogno chiamato Buffalo Springfield Più famosi di Gesù Ike, Tina & Phil Spector Dio solo sa... Good lovin’ PET SOUNDS: il primo, “vero” lp della storia Un fenomeno al Cafe Wha? Ma chi si crede di essere? Il debutto dei Cream Una Woodstock dylaniata The End Basta concerti! Hey Joe Pubblicità rock Il fenomeno Monkees Mick, Marianne e la barretta incriminata Banane psichedeliche La banana di Andy SGT. PEPPER’S, una copertina leggendaria Jimi infiamma il pubblico Nasce il traffico del rock Elvis & Priscilla L’album fantasma Senza luce California Dreamin’ Fuoco e fiamme a Monterey Fab Four in mondovisione Il debutto dei Floyd, pifferai lisergici La bibbia del rock 100 101 102 103 104 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 124 124 125 126 127 128 129 131 132 133 134 135 135 136 137 138 139 140 141 Crosby fatto fuori dai Byrds Brian nella casa di Winnie-the-Pooh Otis sul molo della baia Baez, cartoline dall’italia Jethro Tull, genesi di un mito Una sigaretta di troppo Simon & Garfunkel, i laureati Goodbye India Il musical hippie sbanca Broadway Not very nice: Emerson brucia la bandiera Nati per essere selvaggi Album bianco Arrivederci Cream Il banchetto dei mendicanti John & Yoko, “vergini” scandalose Il concerto sul tetto Johnny Winter, esordio d’oro Dylan e Cash, insieme a Nashville Paura e delirio a Miami Lennon & Bowie, oggi sposi… Licenziate gli MC5! Tommy in anteprima Jimi, manette canadesi Townshend, calci e pugni L’orgoglio dei Creedence Fede cieca Mai più un Rolling Stone Un blues fest in terra d’Albione Sun Records, fine di una leggenda Gli Stones a Hyde Park Lo strano caso di Elliot Tiber Tre giorni di pace, amore e musica L’ira di “Tommy” L’iguana: una performance sanguinosa La dolce Toronto Paul morto? No, è solo salsa al ribes Un genio di nome Zappa Le parolacce di Janis I cagnolini di Diana Capodanno con Jimi 142 143 145 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 157 158 158 159 160 162 163 164 164 165 166 167 168 169 170 171 172 174 175 176 177 178 179 180 181 182 ANNI SETTANTA 185 Keith Moon, svista fatale Top Zep Simon & Garfunkel numeri uno L’eredità von Zeppelin Charles Manson superstar Diana ricomincia da sola Tutti i guai di Country Joe La grande trovata di Brinsley Schwarz Lola e la Coca-cola Ultimo tango a Seattle L’ultima volta di Lou Lacrime di Joni all’isola di Wight Una verde corsa all’oro Concerto per Greenpeace Una preghiera americana Morrison: ultima volta con i Doors Bowie, prima volta in America L’uomo che suona il flauto su una gamba sola Rock song sulla lista nera Dita appiccicose e linguaccia rossa Un’amica di nome Carole Concerto per il Bangladesh Macca mette le ali Nitty Gritty: quadratura del cerchio Una “tarantola” firmata Dylan Fumo sull’acqua Frank Zappa e il fan geloso American Pie: il destino del rock Un cavallo senza nome Siamo una band americana Pietre esiliate Il rock alieno di Ziggy Stardust Macca nuovamente “on the road” L’oro di Chicago In manette l’Alice del rock L’America di Cat James & Carly, nozze casalinghe Joan Baez in Vietnam Chi sarà “il vanitoso”? 187 188 188 189 190 191 192 193 194 195 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 Un tuffo al cuore per il Boss “Derek” Clapton e i suoi Dominos dorati Un fan vorace Jerry Garcia, guida pericolosa Uno Zeppelin alla conquista del west Simon senza Garfunkel Il tragico volo di Wyatt Ziggy va in pensione Everly Bros.: un brutto addio Stevie Wonder in coma Delta lady, donna di cuori Santana e la svolta mistica Billy Joel, piano man Una dose da cavallo L’avventura del CBGB Fratelli “spinelli” EL&P, nudi e osceni Il decollo dell’astronave Jefferson Bruce, il futuro del rock Il giorno giusto per sposarsi Il rock negli stadi Un lupo rock non perde il vizio Steve Miller e lo slancio infuocato Pink fan scatenati Elton di platino Sonny & Cher, il divorzio Marley al liceo Nashville, l’altra America di Altman Disco d’oro per Syd Il Boss in prima pagina Sulla tomba di Kerouac Anarchia nel regno unito La sacerdotessa del rock La notte dell’uragano Freddie e quella strana rapsodia Dalla Svezia con amore Genesi dei nuovi Genesis L’irresistibile ascesa di Peter Frampton Real Wonder: contratto miliardario John & Paul, l’ultima volta Un Boss nella villa del Re 227 228 229 230 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 248 249 250 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 Miller in orbita La volgarità e la rabbia Sparatoria in casa Marley Il fallimento di Mr. Shaft La febbre del sabato sera Alle soglie della pazzia Declan diventa Elvis Sting, Copeland & Summers: prima volta insieme Dio salvi la regina Patti Smith al CBGB Il boa di Alice Il pugno di Bonzo Bowie ed Eno, eroi per un giorno Elton, ultimo show? Renaldo & Clara, il film di Dylan Un chewing gum “biondo” per i Police Tiro al piccione punk Marley il pacifista Alla maniera di Sid Londra ai piedi di “His Bobness” I sultani dello swing Il mosaico dei Talking Heads Flop al cinema per il Sergente Pepper Television, fine delle trasmissioni Gloria ed Emilio, cuore di Miami I dolori dell’altro Elvis Tropicana days Clapton, party stellare 267 268 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 287 288 289 290 291 292 293 294 ANNI OTTANTA 297 Gli occhiali di Buddy Patti & Fred, il matrimonio degli Smith Un mattone nel muro del razzismo Strummer e lo skinhead di Amburgo L’ultimo volo dello Zeppelin Un punk sindaco di San Francisco No Nukes al cinema Le fantasie di John & Yoko Marley, battesimo cristiano 299 300 301 302 303 304 305 306 307 Henley e la tv spazzatura La ragazza degli Stones Liberatevi di Neil Young Led Zeppelin: fine di un’epoca Il rock erotico di Wendy Yes, fine della storia? I mille guai di “papa” John Addio Steely Dan… Il video uccide le star della radio Concerto a Central Park Ozzy e il pipistrello maledetto Skynyrd: la profanazione delle lapidi Crosby in prigione Rod Stewart, una Porsche in meno… Sharon Osbourne, non solo moglie Genesis pro Gabriel Uno Zappa “classico” La vendetta dei Toto Nasce la favola di Bon Jovi Bancarotta per Mr. Polpettone Thriller al cinema Tommy Lee, batterista geloso Jim e Chrissie, matrimonio rock Reagan e il Boss Pioggia color porpora Istigazione al suicidio Buon Natale Africa! Una Rolls psichedelica Live Aid: il rock benefico Bimbi d’Africa e agricoltori d’America Suicidio in nome dei Judas Priest Simon, da Soweto a New York Nugent, il cacciatore Self Aid: l’Irlanda si aiuta da sola Benvenuti a Dollywood! Genesis superstar Il deserto di Giosuè La cospirazione della speranza Whitney, vera primadonna Sting incontra Gil Evans Astbury come Morrison 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 333 334 335 336 337 339 340 341 342 343 343 345 346 346 347 Zz Top sulla luna Lenny e la “Denise” dei Robinson The Dalton Brothers: U2 in maschera Prince e l’album fantasma Tina a Rio nel Guinness dei primati Gli amici dei Melvins L’olimpiade di k.d. 40 anni di Atlantic Bruce e Patti colti in flagrante La rivoluzione di Tracy Diventa nonno il coguaro del rock Enya, fascino celto-new age Pink Floyd nello spazio James Brown, il fuggitivo Una Madonna blasfema Il ritorno di “The Big O” Wyman e la popstar teenager Izzy, pazzie in cielo Mtv stacca la spina Mtv sul muro di Berlino Chuck il guardone 348 349 350 352 353 353 354 355 356 357 358 360 361 362 363 364 364 365 366 367 368 ANNI NOVANTA 371 Billy Idol e lo stop mancato Willie Nelson, un anno sfortunato Tom Waits e le patatine Viva Mandela Un teenager contro Madonna THE WALL a Berlino Il fenomeno Garth Brooks Gol nella porta sbagliata Townshend è gay? Una truffa chiamata Milli Vanilli Guns n’ bottles… I cospiratori della pace Clash in blue jeans Largo alla nazione alternativa Nel nome della rosa… Le malefatte del re del punk-funk 373 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 Il video finisce in rivolta Un twist contro i McDonald’s Annie, diva solitaria Goodbye, Freddie Corvi neri in tv Paul Simon: io e le donne Billy Ray, dal country alla tv I guerrieri dell’arcobaleno Frances Bean, vittima innocente Sinéad la blasfema Bobfest Van “the man” snobba la Hall of Fame Clinton: party presidenziale in musica Le verità di Michael Lenny il rubacuori Il destino in un simbolo Che c’entra l’amore con tutto ciò? Bono contro gli ayatollah Nirvana unplugged Vedder e i fumi di New Orleans Shania e Mutt, armonia (im)perfetta Cobain: l’incidente di Roma Il ritorno delle aquile Grace, una pistola di troppo Due rocker al congresso Tragedia sfiorata a Earls Court Tupac, vivo per miracolo The voice: l’ultimo acuto Il ciclone Alanis Lyle & Julia: è divorzio L’hotel del rock College rock milionario Gahan, tentativo di suicidio Il museo del rock Il ritorno dei Fab Four (meno uno) Presley-Jackson, il divorzio annunciato Björk e la rissa in Tailandia Jarvis vs. Jacko Tommy Lee e Pamela a luci rosse In fuoco le chitarre di Clapton Charlie Watts, nonno rock 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 U2, prima volta on line Ben & Jerry’s, gelati hippie Un negoziante batte Elvis Le vicissitudini di mamma Joni Oasis vs. Internet Un ingorgo chiamato U2 In Mississippi un giorno di troppo Radiohead, dalle mele ai computer Elton e le bionde morte Pearl Jam e il video incriminato Il Papa e il profeta La sinfonia agrodolce dei Verve Bill Berry: addio R.E.M. La gonna dei Chumbawamba No alla pena di morte Aerosmith infuocati Non sparate sul dj La rabbia del reverendo Cyndi, cartone animato per un giorno Una stella per lo Zio Tom Woodstock, fine di un sogno George Michael e la clip dello scandalo Macca torna al Cavern Club ANNI 2000 Melissa e il seme del rock Sting: sciopero di protesta La notte di Carlos Metallica contro Napster Madonna e il boyfriend violento Il cuore d’oro di Robbie Williams Pelle (afro) americana Un museo per Jimi La mamma di Eminem La casa delle star Il pianoforte di Imagine La cospirazione degli Offspring Gilmour: furto in Rete Oasis e compagnie aeree: convivenza difficile 429 430 431 432 433 434 435 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 455 457 458 459 460 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 Un’aquila maltrattata Robbie, volo d’angelo Gli esordi del boss valgono milioni Peter Buck alza il gomito Marillion: i fan finanziano il nuovo disco Le bugie di Jack & Meg Ron Wood, pittore rock Alicia, ragazza da record In Israele, vietati i peperoncini Tributo agli eroi iPod, un nuovo modo di ascoltare musica Le disavventure di Arthur Lee Lennon statuario Avril, la persecuzione dei fan Macca e il caso dell’anello scomparso Il fantasma di Elvis The Edge si sposa Harrison e la villa maledetta Freddie Mercury e i pesci giapponesi Dave Matthews al numero uno Bruce Dickinson prende il volo Jagger generoso Muse vs. Celine Liam Gallagher, kung fu fighter Diana Ross, guida alcolica Townshend: accuse di pedofilia Un blues per John, Mick & Ringo Courtney: violenza verbale Niente più Doors Beatles: i nastri rubati Norah Jones sbanca il Grammy La sfida delle pollastrelle White Stripes primi in classifica La strana storia di Ricky Rock Adam Ant dà i numeri Sheryl, I love you! Hawkins: criminale o rockstar? Whitney, relazioni pericolose Lauryn Hill contro la chiesa Il grande bluff di Kevin Ryan Adams, un uomo di polso Dal punk al reality 472 473 475 476 477 478 479 480 481 481 483 484 485 486 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 Nipplegate: il capezzolo scandaloso La stellina della Stax MJ in maschera al supermarket Un Coldplay troppo nervoso La chitarra più cara della storia Catturate Cat Stevens! Clapton, pilota incosciente Love or hate? Liza e il bodyguard aitante Compleanno con gli Stones Caccia a Doherty Kid Rock e il dj dello strip-tease Cocaine Kate e il pinguino fumato Neil Young, aneurisma al cervello Cream, una reunion fantastica Michel Jackson assolto Il mondo si ferma per i Pink Floyd Rock in Rete: il caso Arctic Monkeys Robbie, virilità confermata Le nozze di Sir Elton La palma alle Fiji e le ceneri di papà Dylan e un sogno scozzese Into the Wild Radiohead a offerta libera Boy George e il sequestro del gigolò Un’ossessione di nome Blake La reunion del secolo Beatles in orbita Amy e il crac(k) ai Grammy Gli Stones e i vinili da collezione John Lennon e la medaglia ritrovata Bono contestato dai colleghi Gli Smiths e la Gibson rubata Slowhand, chitarre all’asta Ozzy, automobilista pericoloso Le strisce pedonali più famose del mondo Dire Straits: il caso canadese L’ugola di “Tommy” Laurea in beatleslogia La resurrezione di Tupac Credits 514 516 517 518 519 520 521 521 522 523 524 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 544 545 546 547 548 549 549 550 552 553 554 555 557 rockfiles UNA GRANDE STORIA FATTA DI PICCOLE STORIE Woodstock, New York – 15 agosto 2012 Sono le 17:07. Proprio qui, dove mi trovo adesso, c’era il palco del Festival. Ed esattamente a questa stessa ora, ma 43 anni fa, faceva il suo ingresso in scena Mr. Richie Havens dando il via alla più famosa “tre giorni di pace, amore e musica” della storia del rock. Havens saliva per primo perché la scaletta era stata scombussolata: l’enorme (e non previsto) afflusso di pubblico aveva creato un gigantesco ingorgo sulla route 17B, la strada principale che portava alla sede del Festival, la fattoria di Max Yasgur nei pressi di Bethel. Tutta la contea di Sullivan era bloccata da centinaia di migliaia di evicoli. Neppure i musicisti riuscivano a raggiungere il luogo del concerto, tanto che gli organizzatori avevano dovuto affittare dei piccoli elicotteri che trasportavano solo tre persone alla volta: giusto Richie Havens, il suo fido partner chitarristico Paul “Deano” Williams e il percussionista Daniel Ben Zebulon giunti in anticipo sull’orario stabilito. “Per questo è toccato a noi aprire Woodstock”, mi ha confermato Havens, qualche anno fa, durante un ’intervista, “abbiamo suonato per oltre due ore e mezza ma Chip Monk, responsabile di palco, continuava a dirmi di andare avanti: non c’erano altri artisti pronti a salire dopo di noi… avevo terminato il repertorio e così è nata l’improvvisazione di Freedom”. Indistintamente, tutti coloro che hanno visto il film/documentario di M ichael Wadleigh sono rimasti scioccati dalla sua performance: dall’intensità di quella voce roca e dall’incalzare ritmico di una chitarra acustica suonata in modo straordinariamente percussivo (accompagnata da un altresì efficacissimo stomping) ma anche 23 UNA GRANDE STORIA FATTA DI PICCOLE STORIE dal suo caftano esotico, madido di sudore, o da quel sorriso simpaticamente “sdentato”. Insomma, anche (o forse soprattutto) per la sua apparizione a Woodstock, Richie Havens è diventato un’icona del rock. Ora, lo immagino qui, di fianco a me, con mezzo milione di persone davanti… la platea più grande e colorata che la musica rock aveva avuto fino ad allora. Oggi, quella collinetta (che nel film appariva sterminata ma che dal vivo ti sembra cento volte più piccola) è vuota ma ciò nonostante fa capire la bontà dell’intuizione di Michael Lang e Artie Kornfeld, i due “papà” di Woodstock: identificare in quel luogo (sorta di anfiteatro naturale) il posto ideale per costruirci il palco e ospitare l’evento. Nel 1997 Alan Gerry, ricchissimo imprenditore televisivo, ha acquistato questi terreni per costruirci Bethel Woods, un centro polifunzionale con due zone per concerti, un’area per eventi e convegni e un bellissimo museo multimediale interamente dedicato al mito di Woodstock. La zona dove si è realmente svolto il Festival (protetta da staccionate) è rimasta intatta. Per ricordare l’evento, è stato eretto un monumento in pietra con, scolpiti sul frontone, l’immancabile logo, con la colomba bianca sul manico della chitarra, e i nomi dei partecipanti. Il resto è fatto di ricordi, di storie. Come quella di George che viene dalla Florida e che pensa che anch’io fossi lì nell’estate del 1969. “Dove avevi piantato la tua tenda?”, mi domanda mentre sta cercando il posto in cui, nell’agosto del 1969, aveva campeggiato con i suoi amici. George vuole anche sapere da che parte si trovi il lago… sono certo che parli del Filippini pond (immortalato in diverse scene del film dalle cineprese di Wadleigh) che sta alle spalle del palco, oltre la zona boscosa. “Mica l’ho fatto, il bagno”, ci tiene però a precisare, “l’acqua era troppo fredda… io sono abituato al tepore del Golfo del Messico”. Proprio a fianco del monumento commemorativo s’è piazzato un certo Paul. Su un tavolino ha sistemato un sacco di foto del Festival (in una, lo si scorge sullo sfondo o almeno così lui sostiene…): racconta a chi lo avvicina diversi particolari “inediti”. Si è portato persino una tenda canadese gonfiabile, color arancio. “Ce n’erano a migliaia”, dice montandola per i curiosi, “costavano pochi dollari e sono state utilissime. Io l’ho conservata”. Jim è di New York. Aveva 16 anni nel 1969. “Ero venuto qui insieme a mio fratello più grande”, racconta, “allora, con i nostri genitori, facevamo spesso weekend in questa zona. Conoscevamo molte stradine secondarie e così siamo riusciti a evitare l’ingorgo e a parcheggiare non troppo distanti. Sono sicuro di aver dormito la prima notte in tenda, poi non ricordo altro”. 24 UNA GRANDE STORIA FATTA DI PICCOLE STORIE “La musica? Sì, si sentiva bene ma solo se eri di fronte al palco… appena ti spostavi sui lati non si sentiva più nulla”. Quella di Woodstock è una storia emblematica, una delle tante che hanno attraversato quasi 60 anni di rock. Non soltanto perché è talmente curiosa, originale e straordinaria che neanche il miglior sceneggiatore hollywodiano avrebbe saputo inventarsi di meglio. Come tutte le piccole storie di cui è fatta la grande S toria del rock, quella di Woodstock è a sua volta composta da centinaia di racconti, migliaia di ricordi, milioni di sensazioni. Ognuno ha la “sua” Woodstock. Come George, Paul o Jim. Ma anche come Richie Havens. Già, perché pure lui ha una bella storia da raccontare. E poco importa se la memoria (anche nel suo caso) risulta un po’ sbiadita. Come può infatti aver suonato, come dice lui, quasi tre ore filate se ha iniziato alle 17:07 e a Woodstock, nel mese di agosto, il sole tramonta intorno alle 20 e c’è una documentazione (foto e film) che mostra almeno altri tr e artisti/gruppi esibirsi venerdì 15 agosto 1969 alla luce del sole? Per anni, Country Joe McDonald (altra leggendaria icona del Festival) ha raccontato di essere salito sul palco proprio dopo Richie Havens. Gli organizzatori non sapevano come proseguire nel programma, non c’erano gli altri artisti previsti in scaletta. Country Joe, che era nel backstage, si è mostrato disponibile e collaborativo. “Mi hanno dato una chitarra acustica Yamaha”, ricorda, “con uno spago mi sono fatto una tracolla rudimentale e sono andato in scena da solo, senza la mia band ”. Solo tre anni fa, qualcuno gli ha fatto notare che esiste una registrazione audio dalla quale si evince che lui ha suonato (il suo solo set) al sabato e non al venerdì. Ma, 40 anni dopo, credete che Joe abbia modificato i suoi racconti? “Non rovinate mai una bella storia con la verità”, diceva qualcuno più saggio (e più furbo) di me. Che, invece, da sempre ho deciso di dire (e di scrivere) la verità. O almeno la “verità” di queste storie che ho chiamatoRockFiles. Molte delle quali mi sono state raccontate dagli stessi protagonisti o da chi le ha vissute da vicino (e che quindi, vedi sopra, potrebbero essere a rischio…). Spero che la mia ricerca della verità (stavolta senza virgolette) non abbia rovinato la bellezza delle storie. Che ho selezionato proprio in virtù della loro valenza narrativa. Certo, tra questi “500 momenti” ce ne sono tanti che hanno davvero cambiato il corso della musica degli ultimi 60 anni. Molti invece sono fatti curiosi, eccentrici, originali, a volte anche oltraggiosi o scandalistici, perfetti però per 25 UNA GRANDE STORIA FATTA DI PICCOLE STORIE far capire qual è stato l’impatto del rock e dei suoi protagonisti sulla storia e sulla cultura del Ventesimo secolo e dei primissimi anni del Ventunesimo. Questa dunque non è un’enciclopedia. E neppure una canonica storia del rock. È un elenco di fatti e misfatti che mi hanno stupito, affascinato o colpito (ce ne sono davvero a migliaia…) ma da cui ho quasi del tutto eliminato date di nascita, compleanni, morti (se siete interessati a quest’ultimo soggetto suggerisco la lettura dei miei Delitti Rock). Allo stesso modo ho volutamente tralasciato (salvo rari casi) storie su canzoni e concerti, entrambi argomenti di altri due miei libri. Potete leggere questi RockFiles come meglio credete. Di fila, in ordine cronologico, per apprezzare i cambiamenti di tempi ed epoche; oppure seguendo i vostri gusti musicali, cercando gli artisti che preferite o, infine, semplicemente in modalità random, lasciando che il caso vi faccia scoprir e (o rivivere) storie, aneddoti, leggende, curiosità. Sperando di fare cosa gradita, alla fine di ogni f“ile” ho suggerito un brano musicale, una piccola didascalia sonora che costituisce un compendio acustico ad hoc per ciascuna delle storie raccontate. Ma anche, nel complesso, un bel tragitto attraverso alcune delle più entusiasmanti rocksong di sempre. Alcune delle storie raccolte in questo libro le ho raccontate ai microfoni di LifeGate Radio, scritte sulle pagine di «Jam» o narrate dal palco durante i miei spettacoli in cui gli aneddoti si mescolano a immagini e filmati d’epoca, a brani live e a piccole opere d’arte che un formidabile ritrattista rock, il Maestro Carlo Montana, fa nascere nel corso dello show. “Happiness is real only when shared” (la vera felicità esiste solo quando la si condivide con qualcuno) diceva Christopher McCandless, il protagonista di Into The Wild. Mi piace pensare che questo stesso concetto valga anche per le storie. Specie per quelle belle, sane e rigeneranti come il rock’n’roll. Buona lettura e buon divertimento, Ezio Guaitamacchi P.S.: sarò grato a tutti coloro che mi aiuteranno a correggere eventuali errori o imprecisioni. E anche a chi vorrà suggerire altre storie da inserire, perché no, in una prossima edizione di questo volume. Scrivete pure a: [email protected] 26 LA MUSICA IN UNA SCATOLA: IL JUKE-BOX San Francisco, California - 23 novembre 1889 Siamo al 303 di Sutter Street, nella sala del Palais Royal Restaurant. Fred Mergenthaler, il proprietario del locale, ha concesso a Louis Glass (presidente della Pacific Phonograph Company) e al suo socio Willam Arnold di fare una dimostrazione pubblica della loro nuova creatura. Si tratta di un fonografo Edison classe M installato all’interno di un mobile di legno di quercia. Inserendo una moneta da cinque cent, il cliente può selezionare una canzone a sua scelta di quelle contenute in quella macchina delle meraviglie. L’audio è ancora da perfezionare: si sente poco e male ma l’invenzione è assolutamente rivoluzionaria. Mergenthaler non ha dubbi e la acquista all’istante entrando diritto nella storia: quello del Palais Royal di San Francisco è, infatti, il primo juke-box a operare in luogo pubblico. E, solo nei primi sei mesi di servizio, il magic box di Sutter Street incassa più di mille dollari. Da quel momento, Glass e Arnold moltiplicano in modo esponenziale il loro volume di affari anche se, solo nella seconda metà degli anni Quaranta (con i magnifici modelli della Wurlitzer con coloratissime luci al neon e il classico mobilone di legno) il juke-box diventa un oggetto famigliare per gli appassionati di musica in America. Associato agli Happy Days del rock’n’roll, il juke-box esplode con l’avvento del 45 giri diventando una moda, anche in Italia, negli anni Sessanta. Oggi è diventato oggetto di culto per collezionisti e amanti del modernariato che, per i modelli come il Wurlitzer 1015 (proprio quello immortalato nei telefilm di Fonzie), sono pronti a sganciare decine di migliaia di euro. k FATS DOMINO – I’m Ready 27 anni cinquanta IL DEBUTTO DI HANK Nashville, Tennessee - 11 giugno 1949 Sul palco del Ryman Auditorium sta per iniziare una nuova puntata del Grand Ole Opry, lo show radiofonico musicale più longevo e popolare d’America. Andato in onda per la prima volta il 5 ottobre del 1925 sulle fr equenze della WSM, il vecchio Opry ha diffuso country music su tutto il territorio americano decretando il successo delle più luminose star del genere. Dal 5 giugno del 1943, lo show viene ospitato nel Ryman Auditorium, il teatro più prestigioso della città. Stasera, nel cast c’è una nuova stella: ha 26 anni, viene dall’Alabama, si chiama Hiram King Williams ma, per tutti, lui è Hank. Ha già incantato l’America con brani come Move It On Over e Honky Tonkin’. La sua è una forma di country più moderna ed essenziale, con testi poetici venati di cupa malinconia. Nato con la spina bifida, Hank Williams accusa da sempre forti dolori che cerca di lenire con la morfina e l’alcol, i suoi più fedeli compagni di viaggio. Commentando questi vizi scellerati, uno dei suoi più grandi ammiratori, il violinista/compositore Roy Acuff (autentico padre della moderna country music) una volta gli ha detto: “Hai una voce da un milione di dollari e un cervello da dieci centesimi”. Hank Williams, che spesso va in scena ubriaco, anche stasera è su di giri. Sua moglie Audrey (che è anche il suo manager) fatica a tenerlo sotto controllo. Eppure, quando salgono sul palcoscenico del Grand Ole Opry, Hank e suoi Drifting Cowboys lasciano il segno. Il pubblico è in delirio: sono ben sei i bis richiesti, roba mai successa prima di allora. La trionfale esibizione di Nashville apre a Williams le porte del successo. Che, però, dura poco. La notte di capodanno del 1953, dopo aver suonato a Canton in Ohio, Hank Williams muore sul sedile posteriore della sua Cadillac dopo aver scolato una bottiglia di whisky ed essersi iniettato l’ennesima dose di morfina. Neanche quattro mesi prima, aveva compiuto 29 anni. k HANK WILLIAMS – Cold Cold Heart 31 ANNI CINQUANTA CHITARRE DA LEGGENDA Fullerton, California – Estate del 1949 Clarence Leonidas Fender (per tutti, semplicemente Leo) è un ingegnoso quarantenne da sempre attratto dall’elettronica. Suo padre, agricoltore tosto che coltiva arance nel Southern California, gli ha inculcato l’etica del lavoro. “Figliolo, ricordati che l’unica cosa importante nella vita è ciò che realizzi con le tue mani”, gli diceva sempre, “se non lavori sei un pigro. E la pigrizia è peccato”. Da allora, Leo applica alle persone quel detto. A se stesso in primis. Così, agli studi di ragioneria, affianca la passione per cavi e cir cuiti elettrici. Apre un emporio a Fullerton nel 1939 e comincia a sperimentare sulla novità musicale dell’epoca: la chitarra lap steel, uno strumento di origine hawaiiana (si suona appoggiata sulle ginocchia e sulle corde viene fatta scorrere una barretta d’acciaio che rende il suono suadente e “liquido”). A essa vengono attaccati pickup elettro-magnetici poi connessi a piccoli amplificatori. Nel giro di poco, Fender crea la sua piccola azienda. Sviluppando le ricerche di un’altra marca californiana (la Rickenbaker) Leo inventa infatti la sua prima “solid body”, una chitarra cioè con cassa piena che viene elettrificata tramite gli stessi pick-up usati sulle lap steel. La chiama Esquire, poi Broadcaster e infine Telecaster. Nello stesso periodo, dall’altra parte dell’America, un chitarrista jazz di discreta fama (Les Paul) sta facendo uno strano esperimento per cercare di amplificare in modo rudimentale il suono della sua chitarra semiacustica. Nei weekend, si reca nella fabbrica vuota della Epiphone a New York per giocare con quella che lui chiama “log guitar”. Il nomignolo deriva dal pezzo di tronco (log) di legno di pino che il chitarrista ha inserito tra due metà segate di una sei corde smantellata in precedenza. Les Paul monta un manico al tronco di pino e poi inserisce due rudimentali pick-up che ha costruito lui stesso. Quindi, modifica una seconda e una terza Epiphone (i suoi “rottami”, come li chiama lui), spaccando le casse per aggiungere incatenature in metallo e, di nuovo, montandoci sopra i pickup. Gibson (costruttore di chitarre semiacustiche) dopo qualche anno chiede a Les Paul di sviluppare quel suo stravagante progetto: ha deciso di entrare in concor32 ANNI CINQUANTA renza con Fender che con la Telecaster prima e con la nuovissima Stratocaster poi si è assicurato la leadership del mercato delle chitarre elettriche. Nel 1952 nasce la Gibson Les Paul, che (insieme alla Tele e alla Strato) diventa sinonimo di chitarra rock. k LES PAUL & MARY FORD – Tiger Rag LA CANZONE DA CUI TUTTO HA AVUTO INIZIO Memphis, Tennessee - 5 marzo 1951 Senza l’incisione di questo brano il rock’n’roll (forse) non sarebbe mai esistito. O, molto più probabilmente, sarebbe stato diverso. Scritto dal diciannovenne Ike Turner e messo a punto da lui stesso insieme ai Kings Of Rhythm presso il Riverside Hotel di Clarksdale, Mississippi, Rocket 88 dà il via a un nuovo genere musicale. A produrre il pezzo e a coordinarne le session d’incisione (presso il Memphis Recording Service al 706 di Union Avenue) è il proprietario di quegli stessi studi, Sam Phillips, futuro boss della Sun Records. Phillips sta cercando di creare un sound in cui convivano musica e cultura sia bianca che nera incarnando così lo spirito della nuova America. Il brano di Ike Turner lo convince: per Phillips rappresenta un ottimo esempio di quella sintesi artistica e culturale che sta cercando. Dato che Ike non è ancora maggiorenne, il pezzo viene accreditato a Jackie Brenston (il sassofonista di Turner che è anche la voce solista della canzone) e ai suoi Delta Cats, una band che, in realtà, non esiste. Caratterizzata da sonorità nuove e da un’energia formidabile, la canzone (pubblicata su etichetta Chess) va in vetta alle classifiche di Rhythm And Blues. Per la prima volta, nel genere, si parla di status e ambizioni legate più all’apparire che all’essere. Il titolo, Rocket 88, è infatti riferito a un modello di Oldsmobile, macchinone prodotto dal 1949 con un motore super: il pezzo esprime proprio il desiderio di possedere e guidare un’auto di questo tipo. Non a caso, per ringraziare della pubblicità gratuita, la General Motors ne regala un esemplare a Brenston mentre il povero Turner non riceve compenso alcuno. 33 ANNI CINQUANTA Curiosità: durante il trasporto agli studi di registrazione, uno degli amplificatori di Ike cade dal tetto dell’auto. La riparazione non è perfetta e il suono rimane leggermente gracchiante: nasce così, seppur in modo inconsapevole, il primo esempio di chitarra elettrica distorta. Nel 1991, la Rock and Roll Hall of Fame stabilisce ufficialmente che Rocket 88 è “la prima canzone rock’n’roll mai incisa”. k JACKIE BRENSTON – Rocket 88 IL PRIMO CONCERTO ROCK DELLA STORIA Cleveland, Ohio - 21 marzo 1952 Questa sera migliaia di persone si sono radunate davanti all’arena cittadina. In cartellone ci sono il sassofonista Paul Williams e i suoi Hucklebuckers, Tiny “Mac” Grimes and The Rockin’ Highlanders, Dominos, Danny Cobb, Varetta Dillard. Organizzatori dell’evento sono Alan Freed (dj della stazione radiofonica WJW), il discografico Leo Mintz e il promoter locale Lew Platt. Si dice sia stato proprio Freed a coniare il termine “rock and roll”. In realtà, agli inizi delVentesimo secolo, la locuzione rocking and rolling (“dondolare e rotolare”, originariamente riferita alle navi in preda ai marosi) comincia a essere sporadicamente associata alla musica nera. Sia a quella densa di rituali (gospel) che a quella con ammiccamenti sessuali (hokum blues). A volte, il termine viene anche utilizzato nello swing degli anni Trenta e Quaranta o soprattutto (vedi le recensioni di Maurie Orodenker su «Billboard») per descrivere alcuni brani di rhythm and blues. Proprio quest’ultimo, specie nella sua fase evolutiva di fine anni Quaranta/primi anni Cinquanta, è il genere preferito di Alan Freed che nel suo show The Moondog House manda in onda la créme della black music contemporanea definendola sempre più spesso rock and roll. Con questo escamotage, Freed riesce a promuovere in modo diverso ed efficace la nuova musica presso un pubblico di giovani bianchi e, al tempo stesso, evitare possibili censure in un’epoca conservatrice e razzista. 34 ANNI CINQUANTA I suoi ascoltatori sono gli stessi che s’identificano nei film di James Dean e Marlon Brando e che passano il tempo libero ascoltando musica dai juke-box nei bar. Gli stessi che, stasera, si sono dati appuntamento alla Cleveland Arena. Già, perché il furbissimo Freed ha battezzato questo evento Moondog Coronation Ball parafrasando il titolo del suo programma di successo. Nonostante il palazzetto dello sport possa ospitare un massimo di diecimila persone, il dj e il suo staff hanno fatto stampare (illegalmente) un numero esorbitante di biglietti. Fuori dall’impianto si contano oltre ventimila presenze…. Al primo brano di Williams la Cleveland Arena si trasforma in una bolgia. La folla va in subbuglio, esplodono tafferugli dentro e fuori per via dell’euforia e dell’alcol ma anche perché ci sono migliaia di persone che ancora cer cano di entrare. La polizia è costretta a intervenire e il concerto viene interrotto. Il sindaco di Cleveland dichiara fuori legge la stampa dei biglietti in eccesso e i giornali accusano Alan Freed di aver alimentato la rivolta. Ma ormai la fama del dj è inattaccabile e ilMoondog Coronation Ball passa alla storia come il primo concerto rock di sempre. k PAUL WILLIAMS – The Hucklebuck IL VERO MOONDOG New York, New York - marzo 1954 L’amicizia tra Alan Freed e Leo Mintz, proprietario del negozio di dischi Record Rendezvous, esce ulteriormente rafforzata dall’enorme successo del Moondog Coronation Ball. Alan continua a scegliere da Leo la musica da far ascoltare nella sua trasmissione su Radio WJW. D’altronde, a indirizzarlo verso il Rhythm And Blues era stato proprio Mintz che, agli inizi dell’attività discografica, cercava qualcuno che lo aiutasse a promuovere i suoi prodotti. Alan, quando annuncia i dischi nel suo show, imita il tipico accento del Sud utilizzando varie trovate per incuriosire il pubblico e ormai The Moondog House è il programma radiofonico più seguito di Cleveland. Lui lo sa e ne trae profitto. Un po’ come aveva fatto qualche anno prima, 35