Liceo Scientifico "G. dal Piaz" di Feltre (BL)
Sezione Classica
A.S. 1998-1999
Licheni e conservazione dei monumenti
Attacco lichenico ai manufatti litici del giardino
di Villa Tauro ("delle Centenere")
Cesiomaggiore - Belluno
Coordinamento didattico: prof. Giovanni Storti
Coordinamento scientifico: dr. Juri Nascimbene
Collaborazione didattica: prof.ssa Maria Letizia Angelini
Collaborazione scientifica: dr.ssa Federica Biesuz & dr.ssa Alexia Nascimbene
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INDICE
 PRESENTAZIONE
 INTRODUZIONE
 NOTE STORICHE SU VILLA TAURO (CENTENERE)
 IL TERRITORIO E IL CLIMA
 MATERIALE DI COSTRUZIONE DELLE STATUE
 DEGRADO CHIMICO - FISICO DELLE ROCCE
 MORFOLOGIA ED ECOLOGIA DEI LICHENI
 EFFETTI
DEI
LICHENI
SUL
SUBSTRATO,
PROCESSI
DI
DEGRADAZIONE E METODI DI INTERVENTO
 SCHEDE TECNICHE DELLE STATUE: ALTERAZIONE DEGRADO E
COSTUME
 ATTACCO LICHENICO AI MANUFATTI DELLA VILLA
 MATERIALI E METODI
 LICHENI DI VILLA TAURO
 FLORA E VEGETAZIONE LICHENICA
 DOCUMENTAZIONE DI SITI INTERESSATI DA ATTACCO LICHENICO
 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
 ALLIEVI CHE HANNO PARTECIPATO A QUESTO LAVORO
 TESTI CONSULTATI
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PRESENTAZIONE
La conservazione del patrimonio artistico e monumentale costituisce nel
nostro Paese una priorità assoluta dal momento che molto spesso le opere
presenti sono le uniche e fondamentali testimonianze delle più importanti
fasi della nostra storia.
Vegetali di vario tipo, patine di smog, fattori climatici e incrostazioni
minerali sono alcune delle minacce più temibili per i manufatti litici esposti
agli agenti atmosferici.
Il lavoro di seguito documentato si inserisce in questo quadro di
riferimento, dal momento che è incentrato sullo studio dello stato di
conservazione di alcuni manufatti in pietra presenti nel giardino di Villa
Tauro, in territorio feltrino. L'attenzione della ricerca è stata in particolare
rivolta allo studio del danno biologico causato da licheni e dell'alterazione
delle superfici causata dagli agenti atmosferici.
Studi analoghi sono stati condotti nei due precedenti anni scolastici sulle
statue del giardino di Villa Pasole - Berton a Pedavena e sulle statue dei SS
Vittore e Corona nei pressi del Santuario di S. Vittore (Feltre).
Trattandosi di un'esperienza a principale valenza didattica, si sono
privilegiati, nello svolgimento del lavoro, quegli aspetti che potessero
indurre negli allievi il maggior grado possibile di autonomia e di
consapevolezza. Questa scelta metodologica rivolta a sviluppare gli aspetti
didattici di una ricerca "sul campo" consente anche di ottenere informazioni
scientifiche di buon livello, anche se non complete per una valutazione
rigorosa dei fenomeni studiati.
Giovanni Storti & Juri Nascimbene
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INTRODUZIONE
Il lavoro svolto da noi alunni sui licheni presenti a villa Tauro di Cesiomaggiore ci ha
messo di fronte a un argomento della biologia sicuramente interessante, che si presta ad
approfondimenti molteplici: da quelli prettamente scientifici a quelli storico-artistici.
Questi sono stati affrontati in base alle nostre competenze tenendo sempre presente il
nostro obiettivo principale: riuscire a gestire autonomamente il nostro lavoro di ricerca.
Il metodo con il quale abbiamo operato nel nostro studio, fatto di lezioni teoriche, uscite
sul campo e analisi in laboratorio, ci ha permesso di sperimentare un nuovo modo di
lavorare.
La coesione tra noi è stata di fondamentale importanza in quanto tutti assieme abbiamo
lavorato, chi con un compito e chi con un altro. Ciò ha significato per noi un momento
educativo e formativo molto alto, così come speriamo avvenga anche per chi usufruirà
della nostra relazione conclusiva.
Dalla nostra ricerca si deduce l’importanza di salvaguardare dall’attacco degli agenti
atmosferici e biologici, in particolare dai licheni, attraverso interventi di pulitura
corretti, i monumenti, o comunque i manufatti, per mantenere inalterata nel tempo la
loro struttura originaria.
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 NOTE STORICHE SU VILLA TAURO
La località prende forse il nome da un antico toponimo romano. La tradizione tramanda
che la villa sorgesse sulle rovine di un castello romano lungo il corso della via Claudia
Augusta Altinate, ma questa ipotesi non sembra sostenibile, poiché la strada passava a
quota più elevata.
La villa fu edificata per la famiglia feltrina dei Tauro che, in origine di modeste
condizioni economiche, si arricchì grazie al commercio e il cui ingresso nella nobiltà
locale è sancito dall’appartenenza di Francesco Tauro, giurista, al consiglio dei Nobili
nell’anno 1683. La costruzione della villa risalirebbe proprio al XVII secolo,
diversamente da quanto sostenuto dal Vecellio che riteneva di poterla datare già al XVI
secolo.
Nel corso dei secoli i membri della famiglia arricchirono la villa di numerose opere
d’arte e antichità tra cui il nucleo più consistente proveniva dalla collezione di Daniello
Tomitano. Di particolare importanza è il cippo miliare della via romana Claudia
Augusta, rinvenuto nell’anno 1786 a Cesio. Gran parte di questo patrimonio è andato
perduto in seguito a saccheggi cui fu sottoposta la villa nei moti rivoluzionari dell’anno
1848 e durante la Prima Guerra Mondiale. Purtroppo anche recentemente, durante il
nostro lavoro di ricerca, essa è stata oggetto del furto di 12 statue.
Il complesso delle Centenere, restaurato e in buono stato di conservazione, appartiene
ora ai conti Zugni-Tauro.
L'ARCHITETTURA DELLA VILLA
Si tratta di un esempio di villa secentesca che, pur rispettando i modelli della pianura,
possiede anche le caratteristiche delle costruzioni di montagna : volumi modesti e
modulazione delle altezze.
L'ingresso frontale è costituito da un lungo viale di carpini che porta a un piccolo cortile
rettangolare racchiuso ai lati originariamente dalle due ali dei rustici, una delle quali è
stata in seguito demolita. Il complesso, quindi, presenta ora una forma ad "elle" con il
corpo padronale in asse con il viale e una ala rustica più bassa ad est.
Questa
asimmetria è compensata dalla spettacolare veduta panoramica verso il fondo della valle
e la barriera delle Vette Feltrine.
La facciata principale, rivolta a sud, contiene elementi che sono stati di esempio per
moltissime altre costruzioni della zona : il portone d'ingresso a bugne di pietra, il
poggiolo della trifora ed una seconda trifora che caratterizza il timpano. Quest'ultimo
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poggia su una lunga cornice- architrave, ricavata direttamente sopra l'arco centrale. Le
tre grandi aperture ad arco sono inquadrate tra lesene toscane su di un piedistallo. La
balaustra che delimita la trifora del timpano è finta, cioè ricavata in stiacciato con un
differente spessore d'intonaco, mentre il balconcino del primo piano è sporgente e
racchiuso da un poggiolo in pietra. Sul coronamento del timpano poggiano tre eleganti
statue e a lato due grandi camini dal fusto ottagonale che si aprono in alto a campana.
La facciata è caratterizzata dalla asimmetria causata dalla localizzazione insolita della
scala interna; ciò provoca il prolungarsi del lato orientale verso il più basso corpo
rustico. Quest'ultimo è costituito da un portico a larghe arcate sormontate da un piccolo
frontone con una torre - campaniletto in pietra in cui è situato un orologio con volute
scolpite. Sotto il portico sono tuttora conservati ed esposti molti pezzi archeologici di
valore.
In asse con l'ingresso posteriore, sul fondo di una vasta spianata erbosa, è posta la
piccola chiesetta neoclassica dedicata a San Francesco, fatta costruire da Francesco
Tauro negli ultimi anni del XVII secolo. Essa riproduce il motivo del frontone della
villa e il legame tra quest' ultima e la chiesetta è sottolineato per mezzo di un lungo
viale che taglia in due parti il giardino.
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Prospetto principale della villa
Particolare del poggiolo adornato da
due piccole statue
Fabbricato annesso al corpo
principale della villa
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IL GIARDINO DELLA VILLA
Come in tutte le dimore di villeggiatura della nobiltà veneziana, il giardino costituiva
una parte molto importante e indispensabile della villa.
L’accesso alla villa si ha percorrendo un lungo viale alberato di carpini, che oltre ad
essere il legame tra la strada principale e la dimora stessa, è anche l'asse su cui si allinea
tutto il complesso. Esso infatti taglia simmetricamente un terreno, dedicato alla coltura,
e coincidendo con la porta d’ingresso principale, attraversa, immaginariamente, il
salone principale e si conclude in un altro viale sul retro della villa che conduce alla
cappella.
I campi venivano coltivati probabilmente con vigne e frutteti, in conformità con le
esigenze pratiche della vita in villa, nata come luogo in cui assistere ai raccolti. I rustici
e le costruzioni adiacenti alla villa erano usati sia come deposito del raccolto che come
residenza dei dipendenti.
Il viale che prosegue dietro la villa taglia simmetricamente un secondo giardino
delimitato sull’esterno da siepi; lungo il viale che conduce alla cappella sono collocate
sei statue del ‘700.
Il giardino della villa delle Centenere non si può inquadrare in un tipo canonico; se per i
diversi elementi che lo compongono è possibile osservare che sono riconducibili a
tendenze che si rifanno allo schema del “Giardino all’Italiana”, il suo accordo con il
paesaggio naturale nel quale si inserisce ricorda quello “Inglese”. Per questo motivo si
può considerare il giardino come l’unione delle caratteristiche delle quattro tipologie di
giardino.
Completano l’arredo del giardino sei statue posate su dei semplici basamenti.
Le statue sono raffigurate con abiti popolari ma festivi e probabilmente risalgono al
XVIII secolo. Ciò viene confermato soprattutto dai costumi che indossano, tipici di quel
periodo, ed anche dal fatto che molti altri scultori veneti, in quel secolo, hanno scolpito
soggetti simili.
E’ infatti curioso confrontare alcune di queste sei statue con altre, appartenenti ad altre
ville.
Ad esempio la figura della donna in costume con l’oca in grembo della villa delle
Centenere è molto simile, per posa e atteggiamento, alla contadina, sempre con l’oca in
mano, della villa Widmann-Borletti a Bagnoli di Sopra, opera di A. Bonazza.
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Un altro paragone si può instaurare fra la donna incinta e la filatrice della villa sopra
nominata: entrambe hanno la stessa espressione trasognata e un’analoga postura. Questo
particolare e il loro abbigliamento confermano l’appartenenza a un basso ceto sociale.
Pare quindi di poter ipotizzare dei contatti fra i proprietari di questa villa feltrina e la
cultura artistica veneta del tempo, anche se in mancanza di una precisa documentazione
.
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 Pianta della villa e del giardino
scala 1: 500
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Giardino arredato da statue sul versante nord della villa
Il lungo viale alberato a carpini
sul lato sud della villa
Elementi decorativi litici
nel giardino della villa
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IL TERRITORIO E IL CLIMA
L’area del feltrino si trova nella zona delle prealpi venete, qui il clima è condizionato
fortemente dalla configurazione del territorio poiché la conca di Feltre è chiusa dai
rilievi del monte Tomatico, del monte Avena e delle Vette che tolgono molte ore di
insolazione al luogo.
Feltre non ha buona fama riguardo alla stagione invernale, in realtà il clima è simile a
quello di tante altre città dell’Italia settentrionale: i mesi più freddi in media sono
gennaio e dicembre.
La media del mese più freddo è di -0,9°; la media del mese più caldo è di 22,8° con
un’escursione termica media annua di 23,7°. In generale l’escursione termica è molto
rilevante sia su base annua che giornaliera.
Importanti sono anche, durante l’inverno, i fenomeni di inversione termica che
favoriscono il ristagno dell’aria e degli inquinanti nel fondovalle.
La media annua delle precipitazioni è attorno ai 1500 mm con circa un metro di
precipitazione nevosa. L'andamento delle precipitazioni presenta di norma due picchi:
uno in autunno (picco principale) e uno in primavera (picco secondario).
La villa è situata in prossimità della fascia pedemontana, in una zona di aperta
campagna, tra gli abitati di Busche e Cesiomaggiore.
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MATERIALE DI COSTRUZIONE DELLE STATUE
Le statue della Villa Tauro (località Centenere – Cesiomaggiore) sono state realizzate
con due tipi di roccia: il ROSSO AMMONITICO e la PIETRA DI VICENZA.
Il Rosso Ammonitico è stato impiegato per la realizzazione dei basamenti delle statue,
mentre la Pietra di Vicenza per la creazione delle statue vere e proprie.
La paleogeografia, durante la quale si ha la deposizione dei sedimenti che poi diedero
origine al Rosso Ammonitico, è riferibile al Giura medio – superiore (circa 170? – 135
m. a.). Essa è caratterizzata dalla ripresa di sedimentazione, in un mare che va via via
approfondendosi, dopo lo smembramento della piattaforma triassica che diede origine
ad aree elevate (Ruga Friulana e Trentina) ed aree depresse (bacino bellunese).
Il Rosso Ammonitico è costituito da calcari rossi o rosei, nodulari, con lenti di selce più
o meno rossastra e composto da resti di ammoniti e brachiopodi.
La granulometria di insieme è abbastanza fine e si presenta in affioramento in strati
centimetrici o al massimo decimetrici. Proprio per questa sua stratificazione e per la
mancanza di omogeneità, si pensa che non sia stato utilizzato per la realizzazione delle
statue vere e proprie, ma per i basamenti che non necessitavano di particolari
lavorazioni e, inoltre, dovevano essere abbastanza resistenti per sopportare il peso delle
statue sovrastanti. Da ultimo la scelta di utilizzare questa roccia è dovuta al fatto che
essa è rinvenibile anche nelle zone del feltrino.
Le statue della villa Tauro sono state realizzate con una roccia calcarea, proveniente dal
vicentino, impiegata soprattutto nella statuaria per la sua facilità di lavorazione.
Per analogia con alcune analisi chimiche eseguite nell'anno scolastico 1996/'97 su un
piccolo frammento lapideo appartenente alle statue della villa Pasole - Berton
(Pedavena), e in base a considerazioni che si possono evincere dal libro "Le pietre
tenere del vicentino" di Cornale e Rosanò, si può ipotizzare che tale materiale sia da
attribuirsi alla Pietra di San Germano, una varietà della Pietra di Nanto.
La Pietra di Nanto è una biocalcarenite il cui colore di insieme è bianco, o vagamente
tendente al paglierino. Gli affioramenti di tale roccia sono concentrati nei Colli Berici
costituiti prevalentemente da rocce di origine sedimentaria e solo minima parte
vulcanica.
La situazione paleogeografica, durante la quale si ha la deposizione dei sedimenti che
daranno poi origine alla Pietra di Nanto e alle sue varietà, è riferibile all’Eocene medio
(50-40 m. a.).
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Essa è caratterizzata dal passaggio da un ambiente di mare poco profondo con frequenti
apporti terrigeni e vulcano - detritici ad un mare non molto profondo (40-60 metri
circa), sul cui fondale si depositarono i resti calcarei di nummuliti, granchi, ricci di
mare, alghe rosse, gasteropodi, briozoi e lamellibranchi, che portarono alla deposizione
della formazione dei “Calcari nummulitici”.
Va tuttavia precisato che nell'uso corrente tutte le rocce provenienti dai colli Berici
vengono genericamente denominate Pietra di Vicenza.
Sezione cronostratigrafica del
vicentino
Sezione cronostratigrafica del
feltrino
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DEGRADO CHIMICO - FISICO DELLE ROCCE
Tutte le rocce a contatto con l’atmosfera tendono a degradarsi; in particolare, i minerali
che le compongono sono sottoposti a due tipi di alterazione: una chimica (disfacimento)
ed una fisica (disgregazione).
L’alterazione chimica determina un cambiamento quasi totale dei componenti
mineralogici della roccia. Per quanto concerne le rocce carbonatiche, il più evidente
fenomeno di degradazione è da attribuire alla trasformazione del Carbonato di Calcio,
insolubile, in Bicarbonato di Calcio, solubile. Questa trasformazione è possibile in
presenza di acque particolarmente ricche di anidride carbonica; quest’ultima aumenta la
solubilità del Carbonato di Calcio e favorisce l’asportazione delle parti più superficiali
delle rocce.
La reazione chimica è la seguente:
Ca CO3 + CO2 + H2O = Ca (HCO3)2
Come evidenzia la reazione, con l’eliminazione dell’acqua e dell’anidride carbonica, si
ha nuovamente la formazione chimica di Carbonato di Calcio. In natura questo
processo, su rocce carbonatiche, determina i ben noti fenomeni carsici.
L’alterazione fisica, invece, è responsabile di una semplice frantumazione meccanica di
rocce originariamente compatte o quasi. Essa è dovuta soprattutto agli effetti del gelo e
disgelo e agli sbalzi di temperatura. Il gelo e disgelo o crioclastismo si manifesta
maggiormente alle alte latitudini e nelle zone di montagna al di sotto del limite delle
nevi perenni. L’acqua contenuta nelle fratture e nei pori delle rocce passando allo stato
solido (ghiaccio) aumenta il suo volume ed esercita pressioni molto forti che provocano
la fratturazione e la conseguente frantumazione anche di rocce molto dure. La maggiore
incisività di questa disgregazione si ha quando le rocce presentano una fessurazione
profonda e le oscillazioni della temperatura intorno a 0° C si verificano con frequenza
giornaliera.
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MORFOLOGIA ED ECOLOGIA DEI LICHENI
I licheni rappresentano la simbiosi tra un fungo e un'alga.
Le alghe sono un gruppo eterogeneo di vegetali fotosintetizzanti unicellulari o
pluricellulari molto semplici. La capacità di operare la fotosintesi li rende autotrofi.
Molte alghe vivono in acque più o meno fonde, mentre altre formano patine verdastre
sulle superfici più umide dei tronche, delle rocce, dei muri, dei vetri.
Le alghe dei licheni sono o Chlorophyceae (alghe verdi) o Cyanobatteri (in realtà
batteri, ma comunemente chiamati alghe azzurre).
I funghi sono un gruppo molto vasto di organismi eucarioti privi di clorofilla, ma
tradizionalmente considerati vegetali. Il loro corpo vegetativo (Tallo) è formato per lo
più da filamenti (ife). Si riproducono sessualmente attraverso la formazione di spore,
prodotte per lo più negli aschi o sui basidi, strutture particolari che si formano nei corpi
fruttiferi.
A seconda dei caratteristici adattamenti vitali, si riconoscono funghi saprofiti, parassiti e
simbionti. I funghi dei licheni presenti alle nostre latitudini son oin genere ascomiceti,
più raramente basidiomiceti.
Il tallo dei licheni può essere:
- OMOMERO: costituito da alghe e ife funginee distribuite in modo uniforme.
- ETEROMERO: risulta avere una struttura a strati suddivisa in: cortex superiore, strato
algale, strato midollare, cortex inferiore.
In base alla forma del tallo questi organismi si suddividono in:
- Crostosi: il tallo forma patine molto aderenti al substrato; il prelievo del lichene è
possibile solo mediante parziale asportazione del substrato. La superficie può essere
continua o fessurata in numerose areole poligonali. Nelle forme più semplici e primitive
il tallo è ridotto ad ammassi polverosi.
- Fogliosi: il tallo è costituito da una lamina fogliacea che si accresce parallelamente al
substrato con chiara struttura dorsiventrale. Sulla faccia inferiore del tallo sono presenti
fascetti di ife (rizine), che ancorano il lichene. Alcuni licheni fogliosi sono fissati con un
singolo fascetto di ife (ombelico) posto nella parte centrale della faccia inferiore del
tallo.
- Fruticosi: il tallo ha sviluppo tridimensionale ed è abbondantemente suddiviso in
ramificazioni (lacinie) che gli conferiscono un aspetto cespuglioso. La superficie di
anconraggio è minima rispetto a quella del tallo. Questa categoria di licheni si
differenzia per la direzione di crescita e per le dimensioni e la forma delle lacinie.
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La dispersione e diffusione dei licheni è garantita sia dai processi vegetativi sia da
quelli sessuali.
La maggior parte dei licheni nei momenti di maggiore aridità è molto fragile e
facilmente soggetta a frammentazione passiva:ogni frammento può continuare a
crescere in modo autonomo e costituire pertanto un nuovo individuo.
Alcuni licheni si frammentano invece attivamente durante la crescita, producendo
protuberanze corticali dette isidi, che contengono alghe provenienti dallo strato
gonidiale sottostante.
Quando il cortex si assottiglia gli isidi si staccano e originano nuovi individui.
Sul tallo di molti licheni sono presenti inoltre i soredi, simili a granuli di polvere,
formati da cellule algali circondate da ife.
I punti di formazione dei soredi sullo strato corticale superiore sono in genere ben
definiti morfologicamente e sono detti sorali
ALGHE
CELLULE
FUNGINE
Sezione schematica di un tallo lichenico eteromero
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EFFETTI DEI LICHENI SUL SUBSTRATO, PROCESSI DI
DEGRADAZIONE E METODI DI INTERVENTO
Nel nostro Paese, ricco di opere d’arte, il problema della conservazione del patrimonio
culturale viene attentamente seguito e sviluppato secondo molti punti di vista. In questo
ambito i lichenologi contribuiscono ad approfondire gli aspetti legati al deterioramento
biologico dei substrati.
Gli effetti dei licheni sul substrato sono infatti molteplici:
-
alterazione cromatica (dovuta soprattutto a licheni nitrofili di colore arancione)
-
corrosione e solubilizzazione
-
formazione di pitting (cioè di fori nelle pietre)
-
asporto meccanico
-
formazione di ossalati insolubili e ossidi di ferro
Esistono poi vari processi di degradazione prodotti dai licheni:

BIOGEOFISICI: le principali cause di questi processi sono la penetrazione di ife
nella roccia e le contrazioni del tallo (provocate da cicli di idratazione e
disidratazione). La profondità di penetrazione dipende a sua volta dal tipo di tallo
e dalla composizione mineralogica della roccia. I processi biogeofisici producono
lo sgretolamento e l’asportazione della roccia; ciò provoca un danno irreversibile
ai monumenti.

BIOGEOCHIMICI: tali processi provocano l’alterazione o la decomposizione del
substrato (dissoluzione chimica della roccia). Questi fenomeni sono in genere
favoriti dalla presenza di un ambiente acido; i licheni contribuiscono a questo
producendo una vasta gamma di acidi organici.
I vari tipi di intervento per la rimozione delle croste licheniche sono diversificati a
seconda delle specie presenti. Esistono due possibili tipi di intervento: i biocidi e
l’asporto meccanico.
Con tutti i licheni (sia fogliosi che crostosi)che si riproducono tramite sorali ed isidi è
consigliabile l’applicazione di biocidi. I trattamenti biocidi possono però creare effetti
collaterali pericolosi in quanto alterando l’equilibrio ecosistemico, possono favorire
alcune specie più aggressive e resistenti.
Per le specie licheniche che invece si riproducono attraverso apoteci è possibile usare i
metodo dell’asporto meccanico (effettuabile tramite l’uso di spazzole morbide,
bisturi...).
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Un genere di licheni molto difficile da eliminare è quello degli endolitici, cioè quello
formato dai licheni che si trovano anche all’interno della roccia. Con tali specie non si
deve mai effettuare un trattamento con biocidi poiché questi provocherebbero la morte
delle alghe lasciando così buchi interni alla statue che a distanza di anni provocano
fenomeni di degrado irreversibili. In questo caso la soluzione preferibile sarebbe quella
di lasciare i licheni dove si trovano: non si può infatti dire che la loro presenza sui
monumenti sia sempre deleteria. Il riscontro delle specie licheniche sui vari substrati
naturali o costruiti dall’uomo può venire valutata in maniera diversa: come un elemento
di disturbo da combattere ed eliminare oppure come un sensibile indicatore delle
condizioni del sito. Una corretta sistemazione del manufatto deve infatti presentarcelo
nella sua condizione naturale, e dunque anche con i licheni. La decisione sul tipo di
intervento da effettuare dovrebbe poi basarsi, oltre che sul danno estetico o chimicofisico apportato dai licheni al manufatto, anche sul valore naturalistico della flora e
vegetazione lichenica su cui si intende intervenire.
Fenomeno del "pitting" causato dai
corpi fruttiferi (periteci) di un lichen
endolitico
Alterazione cromatica del substrato causata da
un popolamento di licheni nitrofili
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SCHEDE TECNICHE DELLE STATUE: ALTERAZIONE
DEGRADO E COSTUME
Tutte le statue del giardino della Villa Tauro sono costituite da un basamento in
ROSSO AMMONITICO e dalla figura sovrastante in PIETRA DI VICENZA; i
restauri sono stati invece effettuati con gesso misto a sabbia.
1) UOMO ASSORTO:
1.



Caratteristiche del costume:
pantaloni corti al ginocchio;
giacca di media lunghezza con bottoni;
camicia con pieghe.
2. Particolari:
 sacchetto sulla spalla sinistra.
3.



Posizione ed espressione:
braccio destro appoggiato al tronco;
testa leggermente inclinata sorretta dal braccio destro;
sguardo sognante e bocca sorridente;
1.




Le parti alterate dall’effetto del crioclastismo e del carsismo sono:
la base del tronco sulla quale poggia la statua;
la gamba sinistra davanti e dietro;
la mano sinistra;
i bordi della giacca e il cappello.
2. Gli interventi di restauro sono:
 alla base del tronco che sorregge la statua;



3.
sulla gamba sinistra;
sulla mano e sulla spalla destra;
sui bordi della giacca e sulla schiena.
Sono presenti resti fossili sulle gambe e sulla schiena.
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 Uomo assorto
 Effetti del gelo e disgelo: perdita dei lineamenti del viso, dei particolari del
cappello e dei bordi della giacca
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2) CONTADINA CON CHIAVE E FIORI:
1.



Caratteristiche del costume:
maglia scollata con bordo a merletti;
gonna lunga fino alla caviglia;
grembiule arrotolato in vita.
2.



Particolari:
chiave;
cestino di fiori;
capelli raccolti.
1.




Le parti danneggiate sono:
le pieghe del vestito;
i fiori del cestino;
la chiave;
entrambe le spalle e gli avambracci e la sommità del viso.
2.





Gli interventi di restauro sono:
sulla parte sinistra del vestito;
sulla vita;
alla base del cestino;
sulla parte inferiore del braccio sinistro;
sulla mano e sulla spalla destra.
3. I resti fossili sono sulle pieghe del vestito davanti e dietro.
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Contadina con chiave e fiori
 I contorni della chiave hanno perso la forma originaria a causa del gelo e
disgelo
Intervento di restauro non perfettamente rifinito
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3) CACCIATORE CON PREDA (*):
1. Caratteristiche del costume:
 cappello;
 giacca con spacco sulla schiena;
 maglia aperta;
 pantaloni corti al ginocchio;
 scarponcini.
2. Particolari:
 Preda appoggiata alla spalla destra;
3. Posizione ed espressione:
 gamba sinistra rialzata rispetto a quella destra;
 volto rivolto verso l’alto.
1.




Le parti alterate sono:
la gamba sinistra;
i particolari della giacca;
la preda (forse un’anatra);
il viso e il cappello.
2.





Gli interventi di restauro sono:
sulla parte vicina alle scarpe;
sulla gamba sinistra;
sul braccio e sulla spalla sinistra;
sul collo della preda;
sulla fronte e sul collo.
3. I resti fossili si trovano tra le pieghe del vestito e sulle gambe.
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Cacciatore con preda
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4) DONNA INCINTA (*):
1. Caratteristiche del costume:
 cappello;
 vestito scollato,
 maniche corte decorate;
 grembiule;
 calze decorate;
 zoccoli.
2. Particolari:
 Uovo.
3. Espressione:
 Sguardo assente.
1. Le parti danneggiate sono:
 il piede destro;
 le pieghe e i bordi del vestito;
 la mano destra e l’uovo.
2. Gli interventi di restauro sono:
 sulla parte dell’uovo che si appoggia al corpo;
 sull’avambraccio destro e sul collo.
3. I resti fossili sono sul vestito e sui piedi.
(*) Queste statue possono essere disegnate e messe a confronto in base al loro
stato di conservazione.
26
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 Donna incinta con uovo in mano
 Particolare del volto corroso dagli agenti atmosferici
 Particolare dell'uovo che simboleggia la fertilità
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5) UOMO CON MANO IN TASCA:
1.





Caratteristiche del costume:
cappello con piuma;
giacca di media lunghezza;
pantaloni corti al ginocchio;
cintura;
camicia con pieghe.
2. Particolari:
 Sacchetto sulla spalla destra.
3. Espressione:
 Arcigna.
1. Le parti alterate sono:
 il piede destro;
 i particolari della giacca;
 il braccio destro;
 l’oggetto in mano e il cappello.
2. Gli interventi di restauro sono:
 alla base del tronco e i fiori;
 sulle caviglie e sul collo.
3. I resti fossili sono sulle gambe, sul vestito e sul collo.
28
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 Uomo con mano in tasca
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6) DONNA CON ANIMALE NEL CANOVACCIO:
1. Caratteristiche del costume:
 vestito lungo con maniche corte;
 scollatura rotonda con merletti;
 cappello.
2. Particolari:
 Capelli sciolti.
3. Espressione:
 ?
1.





Le parti danneggiate sono:
il piede destro;
le pieghe e i bordi del vestito;
l’orlo del canovaccio;
l’animale (reso irriconoscibile);
la sommità della testa e i particolari del viso.
2. Gli interventi di restauro sono:
 sul sostegno del piede sinistro;
 sulla caviglia destra;
 sul cinturino e sul collo.
3. I resti fossili si trovano sulla parte destra del vestito.
30
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 Donna con animale nel canovaccio. Le parti superiori del viso hanno perso la
loro definizione originaria per l’effetto del gelo e disgelo.
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ATTACCO LICHENICO AI MANUFATTI DELLA VILLA
MATERIALI E METODI DI STUDIO
In merito al corso riguardante l'attacco lichenico ai manufatti lapidei di "Villa Tauro"
dobbiamo mettere in evidenza la perfetta riuscita della metodologia di studio dei vari
settori di analisi (licheni, storia della villa, suo sviluppo dal punto di vista artistico).
Innanzitutto abbiamo cominciato il corso con una serie di lezioni teoriche introduttive
riguardanti la classificazione e il metodo di riproduzione e di insediamento dei licheni
sui vari substrati. Inoltre, per ampliare il raggio di analisi, vi è stata un'interessante
lezione di geologia con lo scopo di fornirci gli strumenti per riconoscere i vari tipi di
rocce in generale ed in particolare quelle poi utilizzate più diffusamente nell'ambito
della produzione di opere statuarie e, di conseguenza, ipotizzare il tipo di popolamento
lichenico che si può trovare su di esse e gli effetti dannosi . Un altro importante
intervento è stato quello dell'archeologa, che ci ha illustrato la storia della villa e la sua
architettura. Lo studio pratico si è svolto nel corso delle numerose uscite, volte a
prelevare e a individuare le specie licheniche presenti in vari settori della villa. La
campionatura, la classificazione e la descrizione dei licheni prelevati, si è poi svolta in
laboratorio, con l'ausilio di materiali e manuali adeguati.
Al fine di evidenziare le tipologie vegetazionali presenti sono stati eseguiti alcuni rilievi
di tipo fitosociologico mediante definizione di una superficie minima e omogenea di
rilevamento, la stima della copertura lichenica totale (%), l'individuazione delle specie
presenti e la stima delle relative coperture espresse in classi di venti punti percentuali
ciascuna. Una presenza inferiore all'uno % è simbolizzata mediante una "+".
Per il nostro lavoro ci siamo serviti di diversi strumenti di supporto. Prima di tutto,
nell’analizzare i licheni direttamente sui monumenti della villa abbiamo usato delle lenti
di ingrandimento (10X), che ci hanno permesso di eseguirne un primo studio. Alcuni
campioni sono poi anche stati fotografati. Il campionamento di frammenti di talli
lichenici è stato fatto mediante nastro adesivo e bisturi; tali frammenti sono stati poi
inseriti in buste; un'analisi più precisa volta al riconoscimento delle specie presenti è
stata eseguita in laboratorio con l'uso di stereomicroscopi, di microscopio ottico, di
reagenti chimici e di ulteriori manuali (chiavi analitiche per la determinazione). Per
completare il lavoro sono state fatte fotografie di particolari interessanti e
rappresentativi della vegetazione lichenica presente. Grazie all’uso di libri specifici e
del computer siamo poi riusciti ad assemblare informazioni di tipo storico e tecnico per
dare al lavoro una certa unità.
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Momenti di rilevamento sul campo
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LICHENI DI VILLA TAURO
FLORA E VEGETAZIONE LICHENICA
Nel nostro lavoro di rilevamento della flora lichenica a Villa Tauro abbiamo riscontrato
20 specie licheniche.
Eccone l’elenco completo seguito da alcune informazioni ecologiche e di distribuzione:




















Aspicilia calcarea
Aspicilia contorta f. hoffmannii
Caloplaca cirrochroa.
Caloplaca citrina
Caloplaca saxicola
Candelariella aurella
Candelariella medians
Collema undulatum
Diplotomma epipolium
Lecanora albescens
Lecanora dispersa
Lecanora muralis
Pheophyscia orbicularis
Physcia adscendens
Physcia caesia
Protoblastenia rupestris
Staurothele areolata
Verrucaria marmorea
Verrucaria nigrescens
Xanthoria parietina
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Aspicilia contorta
Aspicilia calcarea
Verrucaria marmorea
Caloplaca saxicola
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ASPICILIA CONTORTA F. HOFFMANNII
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Ven, TAA;CENTRO Tosc, Umbr, Laz;
Morfologia: ha un tallo semplicemente areolato, con areole piatte o solo leggermente
convesse, contigue, di colore variabile dal grigio, al bruno, al verdastro.
Ecologia:
ha un maggior nitrofitismo rispetto alla forma contorta ed è tipica dei
popolamenti lichenici epilitici in ambienti antropizzati e naturali.
CALOPLACA CIRROCHROA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA, Emil,
Lig;CENTRO Tosc, Laz, ABR, Sar;SUD Camp, Pugl, Si;
Morfologia: tra le Caloplache con tallo lobato al margine, C. cirrochroa è facilmente
riconoscibile per il tallo sorediato. E’ un lichene relativamente piccolo, le cui rosette
non superano i 2-3 cm di diametro. I lobi son più sottili di 1.2 mm, spesso divergenti,
almeno al margine, e leggermente allargati a ventaglio nella parte distale. La patre
interna del tallo porta dei sorali rotondeggianti (diametro 0.5-1.3 mm), a volte
confluenti, con soredi di colore più chiaro del tallo, che è giallo-arancione.
Ecologia: si instaura su roccia calcarea, su superfici protette dalla pioggia, a volte in
nicchie ombrose. A causa della sua scarsa tolleranza all’ eutrofizzazione, C. cirrochroa è
generalmente rara in ambienti antropizzati, di conseguenza su monumenti.
CALOPLACA CITRINA
Distribuzione in Italia:
NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA, Emil,
Lig;CENTRO Tosc, Marc, Umbr, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Cal, Si;
Morfologia:
il tallo consiste in una crosta areolata, soredioso-pulverulento, giallo
limone. C. citrina, a differenza della maggior parte delle specie sorediate, produce
spesso apoteci, che sono piccoli e con il margine caratteristicamente sorediosogranuloso. C. citrina è facilmente riconoscibile e costituisce uno degli elementi
cromatici più peculiari di ambienti urbani, o antropizzati in genere.
Ecologia:
è senza dubbio la Caloplaca più frequente in ambienti antropizzati.
Trattandosi di uno dei pochi licheni favoriti da apporti di urina, i popolamenti sono
particolarmente frequenti nella parte bassa di muri, soprattutto in cemento. La specie
sembra essere abbastanza indifferente alla luce. E’ inoltre presente, con copertura
ridotta, in molti popolamenti di licheni calcicoli nitrofili.
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CANDELARIELLA AURELLA
Distribuzione in Italia:
NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA, Emil,
Lig;CENTRO Tosc, Marc, Umbr, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas, Cal, Si;
Morfologia: il tallo è generalmente assente, o molto poco sviluppato e ridotto a piccoli
granuli corticali, di color giallo uovo o giallo verdastro (in ambienti urbanizzati anche
grigio). Gli apoteci sono piccoli (0.2-2 mm) e dello stesso colore del tallo.
Ecologia:
è uno dei licheni più comuni su roccia calcarea in tutta Europa,
frequentissimo dalla fascia planiziale a quella montana, sui più diversi tipi di substrato
calcareo; a volte si instaura anche su pietre silicee con depositi di polvere calcarea.
Preferisce superfici suborizzontali, bagnate dal sole ed in piena luce. Tollera anche una
forte eutrofizzazione del substrato e dimostra un’ amplissima valenza ecologica.
COLLEMA UNDULATUM
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Ven, TAA, Lomb, Piem;CENTRO Tosc, Marc,
Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas;
Ecologia: si trova su rocce calcaree.
DIPLOTOMMA EPIPOLIUM
Distribuzione in Italia:
NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA, Emil,
Lig;CENTRO Tosc, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas, Cal, Si;
Morfologia:
è il lichene del genere Buellia più frequente su monumenti in roccia
calcarea. Si tratta di un Piccolo lichene crostoso a tallo di color bianco puro, continuo o
fessurato, areolato. La parte centrale del tallo è occupata da numerosi apoteci, di colore
nero e spesso pruinosi.
Ecologia: è abbastanza presente su roccia calcarea, su superfici bagnate dalla pioggia,
esposte al sole e moderatamente eutrofizzate. Si instaura talvolta su statue e muri in
roccia calcarea.
PROTOBLASTENIA RUPESTRIS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Emil, Lig;CENTRO
Tosc, Marc, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas;
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Morfologia: il tallo è epilitico, ben sviluppato, sottile, areolato o fessurato, di colore
variabilissimo. Gli apoteci sono di colore arancione o rosso-brunastro, fortemente
convessi, con diametro da 0.3 a 1 mm. Le spore sono ellissoidali ed incolori.
Ecologia:
si trova su rocce carbonatiche e anche su substrati artificiali. Preferisce
luoghi un po’ ombrosi, ma sopporta anche l’ insolazione diretta. E’ molto frequente su
monumenti in pietra calcarea, soprattutto alla base di colonne e statue.
STAUROTHELE AREOLATA
Distribuzione in Italia: NORD Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA;CENTRO Abr;SUD
Camp, Cal;
Ecologia: cresce su rocce calcaree in ambienti esposti agli agenti atmosferici.
VERRUCARIA MARMOREA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lom, Emil, Lig;CENTRO Umbr,
Tosc, Marc, Laz, Abr, Sar; SUD Camp, Pugl, Bas, Cal;
Morfologia:
licheni a tallo prevalentemente endolitico, intensamente rosato e con
periteci senza involucretto.
Ecologia: si trova su calcari puri, su superfici bagnate dalla pioggia ed esposte al sole.
XANTHORIA PARIETINA
Distribuzione in Italia:
NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, VA, Emil,
Lig;CENTRO Tosc, Umbr, Marc, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas, Cal;
Ecologia: grande distribuzione su roccia o superfici epilitiche.
LECANORA ALBESCENS
Distribuzione: NORD Vg, Ven, Fr, Lomb, TAA, Piem, Emil, Va, Lig; CENTRO Tosc,
March, Umb, Laz, Abr, Sar; SUD Camp, Bas, Pugl, Cal.
 Morfologia: comune su substrati calcarei in ambienti atrofizzati. Ha un tallo ben
visibile che non supera i 2-3 cm di diametro di colore bianco aereofessorato. Le
arede portano uno o più apoteci generalmente piuttosto infossati nel tallo.
 Ecologia: è presente dalla fascia planiziale a quella alpina su substrati calcarei
su
manufatti
in
cemento
e
su
arenarie
basiche.
E’
molto
resistente
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all’entrofizzazione e molto frequente su monumenti dove a volte puo’ arrecare un
danno cromatico.
PHAEOPHYSCIA ORBICULARIS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Va, Emil, Lig.
Morfologia: tallo foglioso disposto in rosette più o meno regolari .I lobi sono sempre
più stretti di 1mm di colore grigio o brunastro e portano sulla faccia inferiore numerose
rizine semplici, nerastre. La faccia superiore è cosparsa di sorali maculiformi, a volte
confluenti.
Ecologia: è la più comune si trova dal livello del mare alla montagna su una grande
varietà di substrati incluse pietre silicie, calcaree, legno.
ASPICILIA CALCAREA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Va, Emil, Lig;
CENTRO Tosc, Marc, Umbr, Laz, Abr, Sar; SUD Camp, Bas, Pugl.
Morfologia: si caratterizza per il tallo crostoso, aredato, raramente lobato al margine,
per i piccoli apoteci lecanorini, impostati nel tallo, con epimenio di colore verdastro e
spore unicellulari. Le arede da uno o più apoteci neri.
Ecologia: si instaura su roccia calcarea (più raramente su arenarie basiche)su superfici
bagnate dalla pioggia e generalmente in piena luce; tollera una eutrofizzazione moderata
del substrato. E’ relativamente frequente su monumenti in pietra calcarea in tutta Italia
PHYSCIA ADSCENDENS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Va, Piem, Lomb, Emil, Lig;
CENTRO Tosc, March, Umbr, Laz, Abr, Sar;SUD Camp, Pugl, Bas, Cal;
Morfologia: il tallo è costituito da lobi larghi 0,5-1,5 mm e lunghi non più di
1cm,bianchi,ascendenti,muniti al margine di fibrille lunghe 1\3 mm. L’apice dei lobi è
caratteristicamente ripiegato a cappuccio e all’interno dei cappucci si formano i soredi.
Ecologia: è uno dei più comuni licheni fogliosi d’Italia è normalmente epifita ma si
instaura di frequente su substrati lapidei (sia su roccia calcare che su roccia silicea
inclusi ubstrati artificiali)dove si abbia una relativamente forte eutrofizzazione del
39
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substrato. E’ quindi frequente su capitelli di colonne sulla testa di statue su muri e
dovunque si posino uccelli .Il danno estetico da esso provocato è in genere trascurabile.
CALOPLACA SAXICOLA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, TAA, Lomb, Piem, Va, Lig; CENTRO Tosc,
Marc, Umbr, Laz, Abr; SUD Camp, Pugl, Bas.
Morfologia: ha tallo orbiculare, arancione, chiaramente lobato al margine, formato da
rosette di forma circolare, e diametro variabile(in media 3-4cm).I lobi sono leggermente
convessi, contigui, larghi 1,2 mm. Il centro del tallo porta numerosi apoteci dello stesso
colore del tallo.
Ecologia:ha un’amplissima valenza ecologica: è presente sulla fascia planiziale e su
quella alpina su una grande varietà di substrati :soprattutto su rocce carbonatiche
(calcari duri e marma). Essa puo’ crescere anche su silicati acidi ricoperte di polvere o
su silicati basici. Predilige superfici verticali, ben soleggiati e sopporta un certo grado di
eutrofizzazione.
LECANORA MURALIS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Va, Emil, Lig;
CENTRO Tosc, Marc,Umbr, Laz, Abr; SUD Camp, Pugl, Bas, Cal, Si.
Morfologia: ha tallo lobato al margine ,di colore verdastro o talvolta biancastro(su
roccia calcarea)Le rosette possono superare il dm di diametro.I lobi sono piatti nella
forma tipica fortemente convessa nella superficie superiore.Il centro del tallo è occupato
da numerosi apoteci a disco piano bruno e margine persistenze.
Ecologia: è molto frequente su substrati neutro basici (comprese le arenarie basiche, il
basalto i mattoni e le tegole)ma puo’ instaurarsi anche su silicati acidi quando questi
sono eutrofizzati . E’ una specie molto dannosa, determinando evidenti alterazioni
cromatiche, ed essendo in grado di sfaldare la superficie del substrato.
LECANORA DISPERSA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Va, Emil, Lig;
CENTRO Tosc, Marc, Umbr, Laz, Abr; SUD Camp, Pugl, Bas, Cal, Si.
Morfologia: è caratterizzato dall’assenza di un tallo vero e proprio: il lichene consiste di
numerosi apoteci più o meno dispersi.
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Questi misurano solo o2 o 8 mm, sono piani e danno margine di colore chiaro e disco di
colore brunastro o verde brunastro. Il disco puo’ essere più luminoso in alcune forme.
Ecologia: ha un’amplissima valenza ecologica cresce dalla fascia planiziale a quella
alpina su substrati calcarei della più diversa natura .Tollera una forte eutrofizzazione
dei substrati è resistente all’inquinamento atmosferico. E’ frequentissimo su monumenti
in pietra calcarea (compreso il marmo i silicatibasici, il cemento etc..); le piccole
dimensioni del lichene e il suo colore poco appariscente non lo rendono responsabile di
alterazioni cromatiche evidenti. In alcuni paesi europei la patria creata da questa specie
viene anzi considerata come un arricchimento estetico di manufatti recenti.
CANDELARIELLA MEDIANS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Ven, TAA, Lomb, Piem, Lig; CENTRO Tosc,
Umb, Laz, Sar; SUD Camp, Pugl, Si.
Morfologia: lichene crostoso di colore giallo, di forma rotondeggiante, lobato al
margine. I lobi sono contigui e piatti, o un po’ convessi. Il centro è occupato da
verruche a volte ramificate e coralloidi, che liberano dall’apice dei soredi. Gli apoteci
sono assenti.
Ecologia: è un lichene calcicolo, che cresce su superfici fortemente entrofizzate,
bagnate dalla pioggia ed esposte al sole. Si instaura spesso anche su substrati artificiali
come il cemento; è in grado anche di penetrate in aree fortemente urbanizzate.
PHYSCIA CAESIA
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Emil, Lig; CENTRO
Tosc, Marc, Laz, Sar; SUD Camp
Morfologia: tallo con soredi superficiali di colore grigio.
Ecologia: epilitica soprattutto sul calcare più frequente sopra i 1000m sino alla fascia
alpina.Si trova su vari tipi di rocce soprattutto sulle arenarie e sulle rocce silice basiche.
VERRUCARIA NIGRESCENS
Distribuzione in Italia: NORD Vg, Fr, Ven, TAA, Lomb, Piem, Emil, Lig; CENTRO
Tosc, Marc, Umbr, Laz, Abr, Sar; SUD Camp, Pugl, Cal.
Morfologia: specie estremamente poliforma. Ha un tallo epilitico, aredato, fessurato di
colore bruno scuro a volte quasi nero.
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Ecologia: è una delle verrucarie più comuni: si instaura sulle roccie carbonatiche a volte
persino silicie dove si abbia un certo accumulo di polvere calcarea in generale è molto
comune sui monumenti.
TABELLA n° 1: quadro generale degli indici ecologici (secondo Wirth, 1995 e
Nimis, 1987) e dei sistemi di riproduzione delle 20 specie licheniche rilevate presso
Villa Tauro
SPECIE
Apoteci/ Isidi
periteci.
Aspicilia calcarea
Caloplaca saxicola
Candelariella medians
Lecanora albescens
Aspicilia contorta f. hoffmannii
Caloplaca citrina
Diplotomma epipolium
Candelariella aurella
Collema undulatum
Protoblastenia rupestris
Staurothele areolata
Xanthoria parietina
Lecanora dispersa
Lecanora muralis
Pheophyscia orbicularis
Verrucaria marmorea
Caloplaca cirrochroa
Physcia adscendens
Physcia caesia
Verrucaria nigrescens
+
+
+
+
+
+
+
+
Sorali pH
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
8
6/8
8
6/8
5/8
5/8
7/8
8
8
8
6/8
5/7
7/8
5/8
4/7
8
7/8
4/7
5/8
6/8
N
H
L
1/2
2/4
3/5
4/5
2/3
4/5
2/3
2/4
1/2
1/3
2/5
2/4
2/4
3/4
3/5
1
1/2
2/4
2/4
1/3
5
4/6
6
4/5
3/5
4/5
5
5/6
1/3
3/4
5
5/6
4/6
4/5
5
3/4
4/5
5
4/6
4/5
3/5
4/5
2/5
4/5
3/5
3/5
3/5
3/5
2/5
4/5
3/5
4/5
4/5
4
3/4
4/5
4/5
3/5
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TABELLA DI RIFERIMENTO DEGLI INDICI DI WIRTH
Indice relativo al pH:
1. estremamente acidofilo, pH minore di 3.3
2. molto acidofilo, pH 3.4-4.0
3. piuttosto acidofilo, pH 4.1-4.8
4. moderatamente acidofilo, pH 4.9-5.6
5. subneutrofilo, pH 5.7- 7.0
6. neutrofilo, pH ca.7.0
7. moderatamente basifilo, pH 7.1-8.5
8. basofilo, pH sempre maggiore di 7.0
Indice relativo al nitrofitismo (N):
1. anitrofilo
2. moderatamente nitrofilo
3. piuttosto nitrofilo
4. molto nitrofilo
5. estremamente nitrofilo
Indice relativo all’igrofitismo (H):
1. estremamente igrofilo
2. molto igrofilo
3. piuttosto igrofilo
4. mesofilo
5. piuttosto xerofilo
6. molto xerofilo
Indice relativo al fotofitismo (L):
1. molto sciafilo
2. piuttosto sciafilo
3. moderatamente sciafilo
4. piuttosto fotofilo
5. molto fotofilo
In tabella 1 sono riportati in maniera sintetica le caratteristiche di riproduzione e gli
indici ecologici di ciascuna specie.
Si vede come la maggior parte di esse sia caratterizzata dalla presenza di corpi fruttiferi
(apoteci o periteci) e quindi si diffonda tramite spore. Tuttavia ve ne sono alcune che
utilizzano la via vegetativa con formazione di isidi e sorali in superficie. Tra queste vi
sono Candelariella medians, Caloplaca citrina e Verrucaria nigrescens che sono molto
diffuse. In questo caso, qualora si volesse intervenire per una pulitura delle pietre,
sarebbero da evitare metodi di asporto meccanico mediante spazzolatura che
favorirebbero la dispersione dei propaguli lichenici.
Per quel che riguarda le esigenze ecologiche si riscontra che:
43
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
Tutte le specie hanno affinità per i substrati basici, con indice di pH variabile tra
4 e 8;

L'indice di nitrofitismo evidenzia un gruppo principale di specie altamente
nitrofitiche, ben distinto da un gruppo di poche specie scarsamente o per niente
nitrofitiche.

In generale tutti i licheni rilevato sono da mesofili a xerofili e fotofili. Soltanto
Collema undulatum è decisamente igrofilo e sciafilo.
44
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Tabella 2
Tabella fitosociologica della vegetazione
rilevata sui manufatti lapidei di Villa Tauro
lichenica
N° ril.
Sup. ril. dmq
Inclinazione°
Cop. Lich. Tot. %
N° specie
1
6
0
95
5
2
12
60
90
8
3
10
45
90
6
4
48
0
90
6
5
28
30
75
7
Caloplaca saxicola
Caloplaca citrina
Lecanora albescens
Lecanora dispersa
Phaeophyscia orbicularis
Verrucaria nigrescens
Candelariella medians
Physcia adscendens
Candelariella aurella
Caloplaca sp.
Aspicilia calcarea
Verrucaria marmorea
Staurothele areolata
Collema sp.
Lecanora muralis
Aspicilia contorta
2
2
+
+
+
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
2
1
+
+
+
+
+
+
1
1
+
1
1
+
2
1
1
5
+
+
2
+
2
1
2
3
+
Sito di rilievo
1: Lapide con iscrizione
2: Pigna
3: Capitello su muro di cinta
4: Muro di cinta
5: Muro di cinta presso cappella
In tabella 2 sono riportati i cinque rilievi fitosociologici eseguiti al fine di individuare le
principali tipologie di vegetazione lichenica presenti.
Dalla lettura della tabella emerge che:

Nei siti rilevati la copertura lichenica è sempre piuttosto elevata

La diversificazione specifica dei popolamenti è sempre abbastanza elevata, con
un minimo di 5 e un massimo di 8 specie per rilievo (in media 6)

Sono presenti due distinti gruppi di rilievi che si differenziano per la
composizione specifica e per le specie dominanti; i primi due rilievi sono infatti tra
loro omogenei e ben distinti dagli altri tre
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
Nei primi due rilievi dominano specie nitrofile del genere Caloplaca e la
vegetazione è ascrivibile al Caloplacion decipientis

Negli altri tre rilievi domiano specie anitrofile dei generi Aspicilia, Staurothele e
Lecanora e la vegetazione è ascrivibile all' Aspicilion calcareae.
DOCUMENTAZIONE DI SITI INTERESSATI DA ATTACCO LICHENICO
A completamento di questa ricerca si riportano alcune osservazioni su alcuni manufatti
e siti particolarmente interessati dall'attacco lichenico. Per analogia è possibile
desumere da questa documentazione delle ipotesi su quelle che saranno le specie
licheniche che potranno nuovamente interessare in futuro le statue del giardino da poco
ripulite.

Le pigne lapidee del giardino di Villa Tauro presentano una flora lichenica
molto caratteristica. Si nota che i licheni creano delle fasce verticali di colore gialloarancione e si concentrano nella parte superiore, maggiormente esposta alla luce e
alla deposizione di guano di uccelli. Nelle parti basali i licheni sono più radi e
seguono in genere le linee di scorrimento delle acque meteoriche.

Un altro sito nel quale abbiamo rilevato una buona presenza di licheni è una
lapide con iscrizione sul lato ovest della villa. Qui sono state individuate cinque
specie che coprono circa il 95% dell' area considerata con grossa prevalenza di
Caloplaca saxicola e C. citrina.

Siamo inoltre rimasti molto colpiti dalla consistente presenza di flora lichenica
sui muretti di cinta che delimitano il giardino della villa. Abbiamo osservato che
questo può essere causato dalla maggior esposizione agli agenti atmosferici, che
probabilmente contribuiscono all'aumento della vegetazione lichenica. Inoltre
abbiamo notato come in questi siti le specie presenti siano più varie (circa 8-10
specie).
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Pigna con evidente attacco lichenico
Particolare della lapide
 Lapide con iscrizioni che presenta una parziale alterazione cromatica dovuta
all'attacco lichenico
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 Incrostazioni licheniche su di una
mensola litica
 Incrostazioni licheniche su
una decorazione litica
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Grazie alle informazioni raccolte, agli studi fatti e ai dati elaborati si può affermare che
la causa principale della degradazione e della diffusione lichenica presenti nelle statue
di Villa Centenere è l’acqua. E’ l’acqua infatti che grazie ai processi di crioclastismo e
carsismo provoca i danni maggiori alle statue (disintegrando e decomponendo la
roccia), soprattutto in un clima caratterizzato da inverni freddi e con alta densità piovosa
come quello feltrino.A causa del crioclastismo e del carsismo si formano nelle rocce
delle nicchie e insenature chiamate pitting nelle quali è facilitata la colonizzazione
lichenica. Inoltre l’acqua solubilizza le sostanze azotate presenti nei manufatti a causa
della deposizione di guano da parte degli uccelli, e favorisce la diffusione dei licheni di
tipo nitrofilo che creano un notevole danno estetico
In base a queste considerazioni (solo la punta di un iceberg di ca. 50 pagine), siamo
tuttavia giunti alla conclusione che inutili e antiestetici sarebbe i sistemi di dissuasione
volti a limitare la presenza di avifauna e di conseguenza la proliferazione di specie
nitrofile (che possono comunque trarre nutrimento da eventuali fertilizzanti usati nei
campi antistanti).
Inopportuna sarebbe anche una rimozione meccanica di queste specie viventi tramite
bisturi o spazzole: oltre a un possibile danno fisico, non farebbero altro che facilitare la
dispersione dei biodeteriogeni sulle statue(essendo presenti molti licheni endolitici) e
causarne una veloce ripresa e più ampia diffusione.
Anche l’applicazione massiccia di biocidi è sconsigliabile per la presenza di licheni
endolitici che, una volta eliminati, lascerebbero scoperta una superficie litica più
suscettibile all’azione degli agenti atmosferici e causerebbe dei processi di
deterioramento nelle pietre.
Dopo l’attenta analisi, l’identificazione della flora lichenica e la ricerca delle cause
favorenti lo sviluppo dei licheni, il corretto piano di intervento da noi ipotizzato è il
seguente: applicazione di biocidi nelle zone interessate, tramite applicazione ad impacco
e impermeabilizzazione mediante l’immersione in apposite soluzioni di resine sintetiche
che penetrino in profondità nella pietra. Inoltre una sistemazione in un ambiente coperto
durante il periodo invernale, preservandole da pioggia e gelo, limiterebbe notevolmente
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le alterazioni delle statue. Altrettanto importante sarebbe un’attività di controllo
costante nel tempo volta alla prevenzione della diffusione lichenica, e all’intervento
specifico sulle parti delle statue interessate.
Il nostro lavoro è utilmente correlato da dati specifici e foto che evidenziano l’attuale
stato di conservazione delle statue: questi dati potranno servire come punto di
riferimento per analisi future e per studiare l’evolversi della situazione nel tempo.
Sul piano didattico l’esperienza sottolinea come il mondo della scuola, con i suoi vari
soggetti, sia in grado di porsi come elemento attivo, come vera e propria risorsa
culturale del territorio, in questi casi in cui viene lasciato spazio a percorsi sperimentali
che coniugano, in un approccio multidisciplinare, capacità di studio e di
approfondimento con abilità e conoscenze di tipo tecnico.
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ALLIEVI CHE HANNO PARTECIPATO A QUESTO LAVORO
Alibrandi Giovanni
Bortot Flavia
Cidaria Manuel
DeBoni Sara
Deon Maicol
Faoro Valentina
Furlan Vittoria
Malacarne Daniele
Meneghel Manuela
Pivetta Luigi
Polesana Michela
Rugo Beatrice
Schievenin Pamela
Serantoni Carlotta
Tenti Gianluca
Tenti Valentina
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TESTI CONSULTATI :

ALPAGO - NOVELLO A. «Ville della provincia di Belluno» Sisar , Milano 1968
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CANOVA A. (a cura di)
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CORNALE P. , ROSANO P. «Le pietre tenere del Vicentino - Uso e Restauro»

CORSO G. «Ai pié dell’Avena» Castaldi , Feltre , 1968
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LICEO CLASSICO CASTALDI « L’ uomo , l’acqua , il territorio.» Libreria Pilotto
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NIMIS P. L. « I macrolicheni d’Italia : chiavi analitiche per la determinazione»
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NIMIS P. L. « The Lichens of Italy . An annotated catalogue .» Monografie del
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NOTE ILLUSTRATIVE DELLA CARTA GEOLOGICA DEL FOGLIO VERONA
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FOGLIO 1: 100000 VERONA
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MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NAT.
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SEMENZATO C. , «La scultura veneta del seicento e settecento» Alfieri , Vicenza ,
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VECELLO A. « I castelli feltrini» Arnaldo Forni , Feltre 1976 , ( 1 edizione
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WIRTH V. « Die Flechten - Ulmer Stutlgest , 1006 pp. , 1995.
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