CRONACHE Corriere della Sera Mercoledì 16 Settembre 2015 25 # Formazione, ai prof 500 euro in busta paga L’annuncio del ministro. Toscana, assemblee contro la Buona scuola e primo giorno in aula di Agnese Renzi 700 Mila I docenti di ogni grado che riceveranno, come previsto dalla Buona scuola, 500 euro per la formazione destinati all’acquisto di libri, biglietti dei musei, concerti e spettacoli Dall’Obihall, il grande teatro di Firenze Sud, all’Istituto superiore Balducci di Pontassieve ci sono una quindicina di chilometri. Eppure ieri il confine della «Buona scuola» sembrava passare proprio da qui e dividere, in due mondi apparentemente inconciliabili, l’essenza stessa dell’istruzione e dell’educazione. L’ex Teatro tenda è stato preso d’assalto da oltre quattromila insegnanti che, nel primo giorno di scuola in Toscana, si sono riuniti in assemblea contro «il presidepadrone», «i tagli al personale amministrativo e ai bidelli» e per «i tanti insegnanti precari esclusi dalle assunzioni». Al Balducci, alle 8 di ieri mattina, è entrata in classe (non aderenFIRENZE do alla protesta della maggioranza dei colleghi, 70 su 95) la professoressa Agnese Landini, la moglie del premier Matteo Renzi. Ma quella di ieri è stata anche una giornata di novità e sorprese. Il ministro Stefania Giannini ha annunciato che il contributo di 500 euro netti per l’autoformazione dei docenti, previsto dalla legge sulla Buona scuola, quest’anno «sarà in- In Puglia Il governatore Emiliano e il ricorso contro la riforma: «Non è come il Veneto, è solo tecnico» serito in busta paga» o più probabilmente tramite un bonifico, forse già a ottobre, mentre la «card», come previsto dalla riforma, arriverà il prossimo anno. Questo significa che tutti gli insegnanti in ruolo, di qualsiasi grado (circa 700 mila), compresi i neoassunti, potranno ricevere il bonus senza controlli su come lo spenderanno: «È un atto di fiducia nei confronti dei professori», spiegano fonti del governo. La scelta del ministero dell’Istruzione, in accordo con quello dell’Economia, è stata presa per evitare che il bonus slittasse: sono infatti stati stimati lunghi i tempi per bandire la gara ed elargire la card destinata ad essere spesa per libri, spettacoli, concerti, musei. Card che sarà invece attivata nel 2016. Ieri, intanto, il primo giorno di scuola in Toscana è stato polarizzato dalla protesta e dalla decisione di Agnese Renzi di fare lezione. «Sono contenta di aver conosciuto i ragazzi e di aver fatto scuola», ha detto la first lady. Che poi, a chi le chiedeva perché avesse deciso di fare lezione nonostante le assemblee, ha risposto: «Ognuno fa le sue scelte», «andate a intervistare i ragazzi». Altra musica quella di ieri all’Obihall per le assemblee indette da Cgil, Cisl (la Uil non ha aderito), Gilda, Snals e Cobas. L’arrivo dei 4 mila ha messo in crisi gli stessi organizzatori che non si aspettavano un successo Protesta Sotto, a sinistra, l’assemblea a Firenze contro la Buona scuola alla quale hanno partecipato in quattromila tra docenti e personale amministrativo (Ansa/Catani) Sotto, a destra, l’entrata di Agnese Landini, la moglie del premier, nella scuola di Pontassieve dove è supplente (Lapresse) Padova, i mecenati di Medicina nel mirino «Così i loro figli vincevano i concorsi» La procura indaga su Chirurgia plastica. Tra i finanziatori un’azienda di tubi L’indagine La procura di Padova ha aperto un’indagine sui «privati» che finanziano l’Università e in particolare la Scuola di specializzazione di Chirurgia plastica ed estetica I genitori avrebbero pagato l’ateneo per il tramite di vari enti non per fini sociali ma per far entrare i figli alla Scuola, che ha posti limitati DAL NOSTRO INVIATO PADOVA Finanziano l’università, promuovono concorsi, si propongono come mecenati per ragioni — dicono — sociali, culturali, artistiche. E per molti di questi imprenditori sarà anche così, ma pare che qualcuno abbia fatto e stia facendo il furbo. Il sospetto è venuto alla Procura di Padova che ha aperto un’indagine su due concorsi universitari per l’accesso alla Scuola di specializzazione in chirurgia plastica estetica e ricostruttiva dell’ateneo veneto, Indagati Otto gli indagati tra docenti commissari d’esame, imprenditori, genitori e studenti riservati ai neolaureati in medicina, dove ha scoperto una strana coincidenza: il finanziatore del corso è, in realtà, un parente molto stretto del candidato. Cioè, dietro la società che figura come ente privato «benefattore» ci sarebbe la mano generosa ma non proprio disinteressata di alcuni genitori che per garantire ai loro figlioli il superamento del concorso hanno deciso di mettere mano al portafogli pagando il «posto aggiuntivo» ed evitando così l’alto rischio dell’esclusione. È questo il bozzolo dell’accusa mossa dalla Procura veneta che vede già otto indagati: due docenti universitari (commissari d’esame), due rappresentanti dell’ente, due genitori e, naturalmente, i due studenti che temendo il concorso avrebbero chiesto l’aiutino in famiglia. Il reato è per ora l’abuso d’ufficio ma al di là dell’ipotesi di partenza il pm Sergio Dini pensa di trovarsi di fronte a un fenomeno più esteso. L’indagine ha infatti scandagliato solo il contributo privato di un corso di specializzazione, la chirurgia plastica. «La sensazione è però di una pratica diffusa», azzarda un investigatore che sta analizzando i casi anomali. Anomali come quelli fin qui scovati e che hanno portato a indagare sui due concorsi della Scuola di Padova. Nel primo si tratta di un’azienda di componenti per tubi di Schio (Vicenza) che ha finanziato il corso di specializzazione in chirurgia estetica del 2012. Tubi ed estetica, strana coppia. L’impresa ha versato centoventimila euro per aggiungere un posto ai cin- que «pubblici» previsti dal concorso dove si erano candidati una trentina di dottori. Premessa: se un privato vuole sovvenzionare un posto supplementare deve farsi carico del costo per tre anni dello studente in più, come prevede la legge. Ebbene, gli inquirenti hanno scoperto che l’elargizione non era proprio il frutto di uno slancio filantropico dell’azienda di tubi ma il risultato di un accordo fra un docente di Padova, commissario d’esame, l’impresa e il padre del candi- dato, chirurgo estetico della provincia berica. Risultato: esame superato e figlio soddisfatto. Curiosità: il candidato è arrivato fatalmente sesto. Cioè, se non fosse intervenuta l’azienda «amica» sarebbe rimasto fuori. Il secondo caso è del 2013: altro concorso, altri cinque posti estesi a sei grazie al contributo di un privato, un’associazione culturale di Catania che mai prima di allora aveva fatto una donazione alla facoltà veneta. Associazione con una singolarità: fra i soci annovera la madre-medico di un candidato. 120 Mila euro Quanto avrebbero speso i genitori attraverso due società per assicurare ai figli di superare la selezione Stati Uniti Scandalo a Stanford, si dimette il preside Preside Garth Saloner, Graduate School of Business di Stanford Garth Saloner, preside della prestigiosa Stanford Graduate School of Business, si è dimesso a causa di uno scandalo scoppiato all’interno dell’Università. Nella vicenda, che vede coinvolti altri due docenti, marito e moglie ora divorziati, Saloner sarebbe accusato dal collega di essere stato discriminato ingiustamente. La ragione? La relazione che il preside aveva intrecciato con la sua ex moglie. Il docente ha così fatto causa alla Stanford, la quale ha replicato di averlo trattato in modo equo. Saloner ha parlato di «causa senza fondamento che nasce da un divorzio molto difficile». Con le sue dimissioni Saloner intende mettere fine al clamore mediatico della vicenda che rischiava di compromettere il buon nome dell’ateneo. © RIPRODUZIONE RISERVATA così imponente della manifestazione di protesta. «C’era il 50% di docenti e non docenti in servizio a chiedere un cambiamento insieme ai sindacati», ha detto Alessandro Rapezzi segretario Flc-Cgil Toscana. Proteste anche a Roma, con un blitz della Rete degli studenti medi davanti alla sede del ministero dell’Istruzione. Da registrare infine una presa di posizione del governatore della Puglia Michele Emiliano sul ricorso presentato dalla Regione sulla Buona scuola, «che non è politico come quello del Veneto ma puramente tecnico». Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Sempre centoventimila euro, entrati nel bilancio dell’università per coprire le spese dello studente, il quale ha diritto fra l’altro a una borsa di studio, a una copertura assicurativa e naturalmente all’utilizzo progressivo delle sale operatorie per l’attività clinica e chirurgica. C’è poi un altro episodio, dal quale è nata l’intera inchiesta coinvolgendo un terzo docente universitario. Riguarda il concorso del 2011 nel quale il professore, allora direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia plastica di Udine, era stato filmato mentre segnalava a una candidata triestina neolaureata le 19 tracce dei test di accesso, consigliandole di presentare titoli falsi come crediti. Consiglio che alla lunga è costato alla dottoressa triestina un processo nel quale è tuttora imputata con il docente. Mentre i due venivano rinviati a giudizio, la procura di Padova scopriva che, ad abundantiam, il padre della candidata, imprenditore del settore delle apparecchiature elettromedicali, aveva sponsorizzato il settimo posto di specializzando della Scuola di chirurgia plastica. Il motivo di tanta solerzia nella «preparazione» dell’esame? Quello: ridurre al minimo i rischi d’insuccesso. Mettendo in campo tutte le armi: i test passati dal prof, i falsi titoli del curriculum, il pagamento del corso. Alla dottoressa di Trieste, aspirante chirurgo estetico, il settimo posto non poteva sfuggire. Andrea Pasqualetto [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 8727381