TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 92 generatori di vapore di Antonio Cammi Generatori di vapore a tubi elicoidali per reattori nucleari innovativi NELL’AMBITO DEGLI STUDI PER I REATTORI NUCLEARI DI NUOVA GENERAZIONE, IL GENERATORE DI VAPORE RIVESTE UNA IMPORTANZA FONDAMENTALE, ANCHE ALLA LUCE DELLE PERFORMANCE DI QUESTI COMPONENTI NEL RECENTE PASSATO, NON SEMPRE OTTIMALI. IN AL- G li impianti nucleari per la produzione di energia elettrica più diffusi sono quelli ad acqua in pressione (Pwr-Pressurized Water Reactor). Tali reattori impiegano due differenti tipologie di scambiatori di calore, e cioè: - generatori di vapore a ricircolo (Rsg-Recirculating Steam Generator); - generatori di vapore “ad un solo passaggio”, in convezione forzata (Otsg-Once-Through Steam Generator). Le soluzioni costruttive impiegate sono diverse: i fasci tubieri possono essere diritti, piegati ad U, piegati a C, avvolti a spirale e assemblati in corone concentriche. Una ulteriore differenza è la disposizione relativa dei fluidi primario e secondario: alcune soluzioni prevedono la presenza del fluido primario all’interno dei tubi dello scambiatore, altre all’esterno. La soluzione largamente più diffusa è quella che impiega tubi ad U con fluido primario all’interno. Verrà qui illustrata la configurazione di tipo once-through, con fasci tubieri elicoidali e fluido primario all’esterno. In particolare, sono discusse le caratteristiche termoidrauliche e termomeccaniche più salienti, nonché alcuni aspetti relativi al comportamento dinamico di tale generatore di vapore (GV), in vista di un suo possibile utilizzo in reattori innovativi di tipo integrato. Lo scambiatore di calore a tubi elicoidali venne proposto per la prima volta da Hampson nel 1895 ed il brevetto venne ripreso nel 1934 dall’Air Liquide [1]. Nella storia degli impianti nucleari ci sono diverse esperienze con generatori di questo tipo. I primi GV a tubi CUNI PROGETTI DI NUOVI REATTORI I MODELLI DI GENERATORE DI VAPORE TRADIZIONALI SONO SOSTITUITI DA QUELLI A SINGOLO ATTRAVERSAMENTO FORZATO (ONCE-THROUGH), SPESSO CON L’IMPIEGO DI TUBI ELICOIDALI. LE PROBLEMATICHE DI SVILUPPO, IN PARTICOLARE QUELLE TERMOIDRAULICHE, TERMOMECCANICHE E DI DINAMICA, SONO QUI SINTETICAMENTE TRATTATE. elicoidali furono costruiti dalla Babcock Power Ltd per equipaggiare due centrali inglesi a gas ad alta temperatura (Agr-Advanced Gas Reactor); la Sulzer costruì invece scambiatori elicoidali per reattori a gas del tipo Htgr (High Temperature Gas Reactor). Il Pwr per propulsione navale Otto Hahn (operante negli anni 1968-1979) venne progettato con uno scambiatore elicoidale da 38 MW, costruito dalla Deutsche Babcock [2]. Il reattore veloce Superphenix ha in dotazione uno scambiatore sodio-acqua di tipo elicoidale. Nell’industria non nucleare sono riportati diversi esempi di applicazioni nel campo dei Gas Naturali Liquefatti, dove scambiatori di questo genere sono preferiti per ridurre la sensibilità alle cattive distribuzioni delle portate massiche [3]. In tempi più recenti, generatori di vapori elicoidali sono stati proposti da Ansaldo e attualmente se ne prevede l’impiego nell’ambito del progetto Iris (International Reactor Innovative and Secure) [4,5]. Iris è un progetto di reattore di nuova generazione che sfrutta le matura tecnologia degli impianti Pwr applicandola a caratteristiche innovative, quali l’integrazione di tutti i principali componenti in un unico contenitore. Pressurizzatore, nocciolo, pompe del primario, schermature e generatori di vapore si trovano tutti all’interno del contenitore in pressione del reattore, favorendo in tal modo la sicurezza intrinseca dell’impianto. Il reattore prevede inoltre che il combustibile sia sostituito ad intervalli molto lunghi con la possibilità di funzionamento continuativo superiore anche a quattro anni. Questo secondo fattore, in particolare, riveste un aspetto importante verso la non proliferazione. Infine, la penalizzazione dovuta all’economia di scala per la taglia ridotta dell’impianto (335 MWe) è oltremodo bilanciata dalla semplificazione dell’impianto stesso e dalla costruzione modulare delle unità produttive su un identico sito, diluibile nel tempo con minori costi e rischi finanziari. FIGURA 1 - Schemi di Generatori di Vapore Once-Through: Iris (sinistra) e Thtr (destra) 92 Ing. Antonio Cammi, PhD, Dipartimento di Ingegneria Nucleare, Politecnico di Milano. La Termotecnica • Giugno 2005 TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 93 generatori di vapore risultano essere maggiori rispetto ad analoghe configurazioni a tubi rettilinei. Tali moti hanno effetti anche sull’instaurarsi di condizioni fluidodinamiche a carattere turbolento e prove sperimentali dimostrano che la transizione tra moto laminare e moto turbolento perfettamente sviluppato avviene in un intervallo del numero di Reynolds di alcune migliaia [8]. A tal riguardo si può utilizzare la relazione di Schmidt per la transizione tra moto laminare e turbolento (eq. 2). [ Re = 2300 1 + 8, 6 (d / D) 0,45 Problematiche termo-idrauliche Nel reattore Iris trovano alloggio otto generatori di vapore elicoidali nella zona anulare compresa fra il barrel e il vessel, con il fluido primario che scorre all’esterno del fascio tubiero ed il secondario all’interno. La scelta di questo scambiatore è legata alla sua compattezza, alla capacità di riassorbire le dilatazioni termiche senza eccessivi sforzi meccanici ed alla elevata resistenza alle vibrazioni indotte dal passaggio dei fluidi. Esternamente al fascio tubiero non sono presenti deviatori di flusso e questa geometria permette un cross-flow ininterrotto fra il fluido primario e le schiere di tubi, con un elevato coefficiente di scambio termico sul lato primario. La determinazione di tale coefficiente è possibile con correlazioni note in letteratura [6]. La correlazione dovuta a Zukauskas e utilizzata per la verifica del dimensionamento, permette di calcolare il coefficiente convettivo medio in funzione della geometria, delle condizioni di moto e delle proprietà del fluido, come riportato nell’eq. (1): n Pr Nu ave = C Re Pr Prs 1 4 (2) dove: - Re: numero di Reynolds (1.000 < Re < 100.000); - d: diametro interno del tubo; - D: diametro dell’elica, con 10<D/d<10.000 Il rapporto D/d è conosciuto come “numero di Dean (De)”. In letteratura sono presenti diverse correlazioni per la valutazione dei coefficienti di attrito e di scambio termico in tubi elicoidali in regime monofase, dove è pienamente compresa la fluidodinamica [2]. Nella equazione seguente (eq. 3) è riportata la correlazione dovuta ad Ito, impiegata per il calcolo del coefficiente di attrito in zona laminare: FIGURA 2 - Campo di moto attorno ad un banco di tubi simulato con programma Cfd (Fluent) m ] (1) fc 21, 5De fs = 1, 56 + log (De) 5,73 [ ] (3) dove: - fc: coefficiente d’attrito del tubo ad elica; - fs: coefficiente d’attrito per tubi rettilinei (fs = 16 Re–1) - De: numero di Dean. La successiva espressione (eq.4) fornisce, sempre in zona laminare, il coefficiente di scambio termico come suggerito da Schmidt [2]: { [ Nu = 3, 65 + 0, 08 1 + 0, 8 ( d / D) ( Re) ( Pr ) m 0, 33 Pr 0, 9 ]} 0,14 Prwall (4) dove: - Nu: numero di Nusselt; - Re: numero di Reynolds; - Pr: numero di Prandtl; - Prwall: numero di Prandtl valutato alla parete del tubo. L’esponente m vale: m = 0,5 + 0,2903 (d/D)0,194 Anche in regime turbolento esistono correlazioni analoghe. Per il coefficiente di attrito è stata utilizzata quella di Ito: dove: - Nuave: numero di Nusselt mediato radialmente; - Re: numero di Reynolds (1 < Re < 106); - Pr: numero di Prandtl valutato nelle condizioni di bulk del fluido (0,7 < Pr < 500); −0, 25 (d / D - Prs: numero di Prandtl valutato sulla superficie esterna dei tubi. (5) 0, 029 + 0, 304 Re (d / D) 2 fc = C ed m sono funzioni di Re, mentre n=0,36 se Pr ≤ 10, n=0,37 se Pr 4 > 10. Una zona di indagine particolare è quella di attacco dei tubi con i collettori di ingresso ed uscita: per valutare lo scambio termico e le perdite di carico in queste condizioni è opportuna un’analisi Cfd, come mostrato in Figura 2. Per quanto riguarda il flusso interno al tubo elicoidale, questi genera una varietà di fenomeni assenti nei tubi diritti. La presenza contemporanea di attrito alle pareti, della viscosità del fluido e della forza centrifuga induce dei moti secondari (vortici di Dean) in un piano perpendicolare alla direzione del flusso principale, come illustrato in Figura 3 [7]. La presenza dei moti secondari ha effetti rilevanti sul fattore di attrito e sul coefficiente di scambio termico, che FIGURA 3 - Vortici di Dean e loro composizione con il moto principale; simulazione Cfd (Fluent) [ La Termotecnica • Giugno 2005 ] 93 TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 94 generatori di vapore dove: fc: coefficiente d’attrito del tubo ad elica. Tale correlazione è valida per 0.034 < Re(d/D)2 < 300. Sempre in regime turbolento, per il calcolo del coefficiente di scambio termico la correlazione adottata è quella di Gnielinski [2]: Nu = (fc / 2) Re(Pr) 0,4 (Pr Pr ( ) 0,14 ) (fc 2) 1 + 12, 7 Pr 0,666 − 1 wall momeccaniche. Nella Tabella 1 sono indicate le conduttanze globali medie pertinenti alle tre zone individuate (sottoraffreddata, bifase, surriscaldata). Nella Figura 5 è illustrato l’andamento delle temperature sia del fluido primario che del fluido secondario. Problematiche di Comportamento Dinamico (6) dove i simboli riportati hanno il noto significato. In zona bifase, invece, le correlazioni hanno un grado di incertezza maggiore. I moti secondari, infatti, tendono a contrastare la stratificazione delle fasi promossa dalla presenza contemporanea della forza di gravità e della forza centrifuga; in queste condizioni il dryout probabilmente non arriva in genere in modo uniforme sulla circonferenza del tubo e con un unico titolo di vapore. Per simulare uno scambiatore a tubi elicoidali nei codici di calcolo, soprattutto nella zona bifase, in mancanza di correlazioni ad hoc si può adottare la tecnica di impiegare correlazioni valide per tubi dritti con coefficienti correttivi di incremento tarati su prove sperimentali. Tali coefficienti correttivi dipendono principalmente dalla geometria (diametro del tubo, raggio di curvatura e passo dell’elica) e dal regime di moto (numero di Reynolds). Un’altra problematica caratteristica della configurazione proposta è costituita dalla stabilità dei canali in parallelo, ovvero il possibile instaurarsi di oscilla- La dinamica dei generatori di vapore ad attraversamento forzato si differenzia da quella dei generatori a ricircolo per due motivi fondamentali: • assenza di rimescolamento tra il fluido all’ingresso e quello nell’evaporatore: il fluido è trasportato dall’ingresso fino all’uscita con un passaggio graduale dalla fase liquida a quella di vapore; • presenza di una zona di dry-out e di successivo surriscaldamento del vapore. La dinamica dei fenomeni termoidraulici che si sviluppano nel tubo di un generatore once-through sono illustrati nella Figura 6, dove con H1 ed H2 sono indicate le lunghezze di inizio e fine ebollizione. All’ingresso del tubo il fluido si trova in condizioni di sottoraffreddamento; procedendo si riscalda sino a diventare saturo alla lunghezza H1. Qui inizia la transizione di fase che termina alla lunghezza H2; al termine del tubo il fluido esce surriscaldato. Le tre zone (liquida, bollente e surriscaldata) sono fra loro interagenti, a differenza di un generatore a ricircolo dove si ha sempre in uscita un fluido in condizione di saturazione. La zona di maggior interesse per la dinamica del sistema è la zona centrale di ebollizione e le sue dimensioni dipendo- FIGURA 4 - Andamento del salto di temperatura sullo spessore del tubo FIGURA 5 - Andamento delle temperature del fluido primario (linea rossa) e secondario (linea verde) zioni delle grandezze più importanti (portata, pressione, densità) rispetto al loro valore di equilibrio. Le più importanti oscillazioni sono quelle indotte dalle density waves e sono legate allo sfasamento fra le cadute di pressione nel tratto monofase rispetto a quelle del tratto bifase, qualora si produca un disturbo nella portata di alimento [9]. Le perdite di carico nel tratto monofase sono in fase con il disturbo di portata, mentre le perdite di carico nel tratto bifase sono sfasate a causa della comprimibilità del vapore; questo porta un contributo destabilizzante alla dinamica del sistema e può ingenerare problemi di fretting-corrosion. Per contenere questo fenomeno è opportuno orifiziare i canali di ingresso per indurre una elevata perdita di carico in fase con il disturbo di portata e stabilizzare il funzionamento del GV fino al 30% di carico nominale. L’orifiziatura è anche utile per uniformare la distribuzione del flusso all’interno dei tubi del fascio. Nella Figura 4 è mostrato il salto termico a cavallo del tubo dove le sole resistenze termiche valutate sono quella del metallo e dei depositi sul tubo (fouling); come si vede è presente un salto di temperatura massimo di circa 40 °C, che è assai importante per le successive valutazioni ter- no (una volta fissata la pressione) dalla potenza WEV pertinente a questa zona e dalla portata Γl in ingresso: ogni squilibrio di queste grandezze porta con sé uno spostamento della quota di ebollizione. La zona evaporante è inoltre quella che determina la dinamica della pressione poiché l’energia accumulata ne determina la rapidità di variazione [10]. Per studiare compiutamente la dinamica del GV è necessario modellizzare la presenza del circuito primario del reattore nucleare poiché la potenza scambiata dipende anche dalle condizioni dell’acqua nel reattore (temperatura di ingresso del fluido primario, portata fluido primario ecc.). Una trattazione semplificata può invece prescindere dalla presenza del primario ed analizzare uno scambiatore a potenza imposta, ad esempio con potenza uniforme per unità di lunghezza ma diversa da zona a zona. Si ipotizza inoltre una pressione uniforme lungo il canale ed i transitori sono svincolati dalla presenza della valvola di ammissione in turbina; si suppone dunque un condotto libero senza vincoli all’uscita. Per valutare il comportamento delle zone di inizio e fine ebollizione si fa riferimento ai bilanci di massa e di energia per i tre tratti individuati, considerando una miscela omogenea, senza alcun scorrimento fra le fasi: 94 La Termotecnica • Giugno 2005 TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 96 generatori di vapore dM PR dH = Γl,in − (Γl,sat − ρ l,sat ⋅ A ⋅ 1 ) dt dt dH dE PR = Γl,in ⋅ h l,in − (Γl,sat − ρ l,sat ⋅ A ⋅ 1 ) ⋅ h l,sat + dt dt dV + WPR ⋅ H1 − p ⋅ PR dt dM EV dH dH 2 = (Γl,sat − ρ l,sat ⋅ A ⋅ 1 ) − (Γv,sat − ρ v,sat ⋅ A ⋅ ) dt dt dt dE EV dH = (Γl,sat − ρ l,sat ⋅ A ⋅ 1 ) ⋅ h l,sat − (Γv,sat − ρ v,sat ⋅ dt dt dH 2 dV ⋅A⋅ ) ⋅ h v,sat − p ⋅ EV + WEV ⋅ (H 2 − H1) dt dt dH 2 dM SR = (Γv,sat − ρ v,sat ⋅ A ⋅ ) − Γv,out dt dt dH 2 dE SR = (Γv,sat − ρ v,sat ⋅ A ⋅ ) ⋅ h v,sat − Γv,out ⋅ h v,out + dt dt dV + WSR ⋅ (H tot − H 2 ) − p ⋅ SR dt avendo indicato con: MPR la massa di fluido nella zona del preriscaldatore; MEV la massa di fluido nella zona dell’evaporatore; MSR la massa di fluido nella zona del surriscaldatore; EPR l’energia del fluido nella zona del preriscaldatore; EEV l’energia del fluido nella zona dell’evaporatore; ESR l’energia del fluido nella zona del surriscaldatore; Γl,in la portata di fluido all’ingresso del preriscaldatore; Γl,sat la portata di fluido saturo all’uscita del preriscaldatore; Γv,sat la portata di vapore saturo all’uscita del preriscaldatore; Γv,out la portata di vapore surriscaldato all’uscita del condotto; hl,in l’entalpia di fluido all’ingresso del preriscaldatore; hl,sat l’entalpia di fluido saturo all’uscita del preriscaldatore; hv,sat l’entalpia di vapore saturo all’uscita dell’evaporatore; hv,out l’entalpia di vapore surriscaldato all’uscita del G.V.; ρl,in la densità di fluido all’ingresso del preriscaldatore; ρl,sat la densità di fluido saturo all’uscita del preriscaldatore; FIGURA 7 - Andamento delle frequenze caratteristiche della dinamica del GV di tipo Once-Through, in funzione della temperatura in ingresso del fluido di alimento 96 (1) (2) (3) (4) (5) (6) ρv,sat la densità del vapore saturo all’uscita dell’evaporatore; p la pressione nello scambiatore; WPH la potenza per unità di lunghezza nel preriscaldatore; WEV la potenza per unità di lunghezza nell’evaporatore; WSR la potenza per unità di lunghezza nel surriscaldatore; A la sezione di passaggio del fluido; TABELLA 1 - Conduttanze VPR il volume del preriscaldatore; nei vari tratti del GV VEV il volume dell’evaporatore; Zona Conduttanza VSR il volume del surriscaldatore; globale media Supponendo una potenza li[kW/m2K] neare uniforme lungo l’intera lunghezza del tubo, sviluppanSottoraffreddata 2,70 do ed accorpando i termini siBifase 4,20 mili si perviene ad un sistema Surriscaldata 1,50 di equazioni così siffatto: dH1 = −α1 ⋅ W ⋅ H1 + β1 ⋅ Γl,in dt dH 2 dt = γ1 ⋅ W ⋅ H1 − δ1 ⋅ W ⋅ H 2 − ε1 ⋅ Γl,in (7) Questo semplice modello mostra come la lunghezza di inizio ebollizione dipenda, una volta fissate le condizioni di ingresso, sia dalla potenza che dalla portata e la velocità con cui muta è proporzionale alla lunghezza medesima. La lunghezza di fine ebollizione cambia con una rapidità che dipende sia dalla lunghezza H1 che da H2 ma con segno opposto. Se si considera una potenza per unità di lunghezza uniforme ma diversa nelle tre zone individuate, che a gradino raggiunge il valore stazionario, ed una portata costante, le due lunghezze (H1 ed H2) cambiano, partendo da opportune condizioni iniziali, con una legge del tipo: H1( t ) = A1 + B1 ⋅ e− α⋅ t (8) H 2 (t ) = A 2 + B 2 ⋅ e− α⋅ t + C 2 ⋅ e−δ ⋅ t (9) dove A1, A2, B1, B2, C2, α, δ sono funzione dei coefficienti riportati nell’equazione (7). I tempi di assestamento dei transitori operativi sono regolati dalle frequenze (α e δ) indicate nelle equazioni (8) e (9). Tali frequenze dipendono sia dalla potenza per unità di lunghezza che dalle condizioni di ingresso del fluido di alimento (Figura 7) e sono insensibili ai valori di portata. Dalle considerazioni precedenti è evidente come il controllo di questi tipi di GV sia completamente differente rispetto al caso dei classici generatori a ricircolo. In questi ultimi si ha la presenza di un livello ben definito che si può controllare a fronte di transitori operativi (anche fenomeni come lo shrink e lo swell sono fenomeni che hanno un immediato riscontro nel livello del GV). Nel caso dei GV ad una sola passata non esiste un livello preciso ed il controllo del sistema è effettuabile cambiando parametri quali la portata o la temperatura di ingresso del fluido secondario. FIGURA 6 - Schema concettuale di un Generatore di Vapore ad attraversamento forzato: zone di preriscaldo, evaporazione e surriscaldamento La Termotecnica • Giugno 2005 TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 97 generatori di vapore Problematiche termo-meccaniche Storicamente, tra i componenti di un impianto nucleare di potenza, il generatore di vapore è quello che ha manifestato maggiori problemi in termini di degradazione strutturale e sostituzioni. Un’indagine svolta da Iaea (International Atomic Energy Agency) mostra che nei Pwr commerciali il fuori servizio non previsto dei GV ha provocato negli anni 1985-1994 la perdita di ben 87 miliardi di kWh nella produzione di energia, comportando un mancato ricavo di 3 miliardi di dollari e costi aggiuntivi per un ammontare di 870 milioni di dollari [11]. Tali cifre vanno moltiplicate per un fattore circa 5 quando si voglia tener conto anche delle fermate d’impianto previste. Nel medesimo periodo, negli Stati Uniti, il mancato funzionamento degli impianti Pwr a causa di problemi nei GV ha comportato mediamente una riduzione del fattore di carico pari al 3%. Tali dati dimostrano con evidenza l’importanza e la necessità di investigare tutti i potenziali meccanismi di degradazione dei GV, che in ultima analisi sono quasi sempre dovuti a guasti dei tubi. Nella pratica comunemente adottata, a seguito di una rottura in un tubo, si provvede al suo isolamento tappandolo alle due estremità (plugging): questo per evitare che l’ulteriore perdita del fluido primario radioattivo comporti una eccessiva contaminazione del circuito secondario. Dall’introduzione della tecnologia Pwr su scala commerciale negli anni Cinquanta al 1998 sono stati isolati (plugged), a causa di un cattivo funzionamento, più di centomila tubi nei GV che hanno operato su scala mondiale [12]. In Tabella 2 sono riassunte le cause principali di guasto, relative al periodo 1973-1999, che hanno portato nel mondo alla riparazione dei tubi a U adottati negli impianti nucleari ad acqua in pressione [12]. I meccanismi di degradazione sono mutati nel corso degli anni, a seguito dei provvedimenti che di volta in volta sono stati presi per limitarne le conseguenze, come mostrato in Figura 8 [13]. A tale riguardo, è importante sottolineare che i meccanismi di guasto sono strettamente legati alla scelta del materiale e alla sua microstruttura, allo specifico design adottato per il generatore di vapore e alle condizioni ambientali in cui esso si trova ad operare. Oggigiorno, la causa di guasto più frequente nei GV convenzionali con tubi ad U è costituita dalla corrosione sotto sforzo. Come mostra la Figura 8, tale fenomeno si manifesta soprattutto a seguito della propagazione di cricche originatesi in corrispondenza del diametro esterno del tubo che, nella suddetta tipologia, è lambito dal fluido secondario (Odscc). L’incidenza dei fenomeni di tenso-corrosione sul lato interno dei tubi a U (Idscc), che sono a contatto col fluido primario, è stata invece drasticamente ridotta negli ultimi anni adottando, al posto dell’Inconel 600, un’altra lega del nickel caratterizzata da un contenuto all’incirca doppio di cromo e sottoposta ad opportuno trattamento termico (TT): l’Inconel 690 TT [14]. Nella tipologia di generatore di vapore descritta in questo lavoro, i tubi ad elica sono sottoposti ad una pressione esterna maggiore di quella interna, poiché il fluido primario termovettore scorre all’esterno dei tubi ed il secondario all’interno. Si ha pertanto una situazione esattamente opposta a quella tipica dei GV convenzionali ad U. Nasce quindi la necessità di indagare quali meccanismi di guasto possano riguardare i tubi in tali condizioni. Qui di seguito vengono fatte alcune considerazioni preliminari sulla possibile occorrenza, nei tubi ad elica del generatore di vapore proposto, dei fenomeni di corrosione sotto sforzo. In particolare, si è indagato lo stato di cimento termo-meccanico cui è soggetto il tubo a elica in condizioni operative di pressione e di temperatura, in relazione a quello tipicamente presente nei tubi a U dei generatori di vapore convenzionali. Per il confronto dei relativi stati di sollecitazione, si è fatto riferimento a una geometria del tubo perfettamente circolare, che si presta a una trattazione di tipo analitico. Le analisi hanno evidenziato che nel GV elicoidale, in corrispondenza della parete interna del tubo (lato seconda- La Termotecnica • Giugno 2005 FIGURA 8 - Percentuale dei tubi isolati nei GV in Usa (1973-1996) rio), esistono complessivamente degli stati di trazione (Figura 9), dovuti alla sovrapposizione degli sforzi termici (tensili nella zona suddetta) e di quelli primari di compressione che si originano per effetto della differenza di pressione. In linea di principio, quindi, non si possono escludere per la tipologia ad elica meccanismi di danneggiamento del tubo dovuti alla propagazione di una cricca (assiale o circonferenziale) originatesi in corrispondenza del diametro interno (Idscc). Tuttavia, i fenomeni di Scc dovrebbero essere molto meno insidiosi rispetto ai tubi a U: infatti - alla luce dei dati mostrati nella Tabella 3 - i suddetti sforzi tensili, nonché la frazione dello spessore di tubo in trazione, risultano entrambi molto inferiori rispetto a quelli relativi ai GV convenzionali, per i quali la propagazione di cricche per Scc costituisce il principale meccanismo di degrado e di rottura, con un’incidenza (come si è visto) pari a circa il 70 %. Si vuole inoltre far notare che, con l’adozione della configurazione elicoidale con fluido secondario all’interno dei tubi, si eliminano possibili zone di accumulo di depositi e/o detriti, che risultano essere particolarmente insidiosi in relazione alla possibile nucleazione e crescita di cricche. Questo aspetto costituisce una significativa differenza rispetto a quanto avviene sulla superficie esterna lambita dal fluido secondario nei GV convenzionali a U (le piastre di supporto costituiscono infatti una tipica zona di accumulo), e dovrebbe contribuire a limitare la virulenza dei fenomeni di corrosione sotto sforzo. Le inevitabili impurità presenti nel fluido secondario (magnetite, rame, piombo ecc.) vanno comunque rimosse: a tale scopo si possono adottare, oltre alle usuali tecniche di lavaggio chimico, anche sistemi meccanici di rimozione dei depositi, pratica quest’ultima comunemente impiegata nei GV dei reattori veloci con fasci tubieri a elica [5, 15]. In questo modo si cerca di ridurre l’occorrenza di fenomeni dovuti all’attacco chimico (Iga) e, al tempo stesso, si migliora il coefficiente di scambio termico col secondario, abbattendo la resistenza termica dovuta alle incrostazioni (fouling). La peculiarità del GV proposto di operare con il fluido primario all’esterno dei tubi, che quindi risultano sottoposti a una pressione esterna TABELLA 2 - Statistica dei meccanismi di guasto (1973-1999) Meccanismo di guasto Odscc - Outer Diameter Stress Corrosion Cracking (tenso-corrosione con innesco di cricca sul diametro esterno) Idscc - Inner Diameter Stress Corrosion Cracking (tenso-corrosione con innesco di cricca sul diametro interno) Wear (usura) Iga - InterGranular Attack (attacco intergranulare) Altro % 2 27 13 4 14 97 TER_giu_cammi 28-06-2004 10:38 Pagina 98 generatori di vapore maggiore, ha due importanti conseguenze: la prima legata al dimensionamento dei tubi, e la seconda alle loro modalità di rottura. I criteri di progetto per tale GV devono anzitutto considerare ed evitare la possibile insorgenza di fenomeni di instabilità (buckling), situazione questa che non può manifestarsi nei tubi dei generatori convenzionali pressurizzati internamente. Adottando per il dimensionamento la normativa Asme (American Society of Mechanical Engineers) e come materiale l’Inconel 690, si perviene a uno spessore dei tubi circa doppio rispetto a quello adottato per i tubi dei GV convenzionali a parità di pressione del primario [16]. Tale spessore garantisce, con un ampio margine di sicurezza, l’integrità dei tubi sia rispetto allo snervamento sia rispetto ai fenomeni di instabilità, purché le inevitabili imperfezioni geometriche in termini di ovalità e di eccentricità siano contenute entro i limiti prescritti da Asme. Infatti, a differenza di quanto avviene nei tubi pressurizzati internamente, tali difetti tendono ad amplificarsi sotto l’azione della pressione esterna. Proprio in relazione a un’eccessiva ovalità, dovuta a un difetto costruttivo o a scorrimento viscoso del materiale in esercizio, oppure in relazione a un assottigliamento dello spessore, a seguito di fretting corrosion tra i tubi e i loro supporti, possono manifestarsi fenomeni di instabilità tali per cui il tubo può collassare. Va notato in questo caso che in generale il tubo non dovrebbe perdere la sua integrità e, quin- sione dovuti alla pressione esterna dovrebbero mantenere schiacciata qualsiasi lacerazione prodotta, evitando dannosi colpi di frusta e al tempo stesso tendendo a ridurre la sezione criccata. Bibliografia [1] L’Air Liquide, Improvements relating to the progressive refrigeration of gases, British patent 416.096, 1934. [2] E.M. Smith, Thermal Design of Heat Exchangers, John Wiley & Sons, 1997. [3] R. F. Weimer, D.G. 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FIGURA 9 - Distribuzione degli sforzi nella sezione del tubo in condizioni operative, con Pi pressione interna, Pe pressione esterna e D di, non si avrebbe ingresso del fluido primario al suo interno: in un certo senso, si ha una sorta di otturamento del tubo (plugging), con la sola perdita della sua capacità di scambio termico. In conclusione, i meccanismi che possono portare all’effettiva rottura di un tubo non sono facilmente individuabili, anche se è ragionevole ipotizzare che la loro probabilità di manifestarsi sia sostanzialmente inferiore a quella dei GV convenzionali. La rottura potrebbe avvenire a seguito del collasso del tubo per instabilità (buckling) o per effetto della propagazione di una cricca da tensocorrosione (Idscc). Sembra tuttavia ragionevole assumere che ogni possibile rottura di tipo meccanico non dovrebbe propagarsi ai tubi vicini (a differenza dei GV convenzionali) e non dovrebbe comportare un significativo travaso di fluido primario nel secondario: infatti, gli sforzi di compresTABELLA 2 - Confronto tra GV con tubi a U e a elica Tensione assiale massima Frazione del tubo in tensione a causa degli sforzi assiali Tensione tangenziale massima Frazione del tubo in tensione a causa degli sforzi tangenziali 98 GV a U GV a Elica 97.7 MPa 57,6 MPa 64,4% 128,1 MPa 33,6% 35,3 MPa 89,4% 19,4% [6] A.A. Zukauskas e R. Ulinskas, Heat Transfer in Tube Banks in Crossflow,: Hemisphere/Springler-Verlag, Washington - Berlin, 1988. [7] G. Xiaofeng e T.B. Martonen, Simulation of Flow in curved Tubes, Aerosol Science and Technology, vol. 26, pag. 485-504, 1997. [8] H. Ito, Friction factors of turbulent flow in curved pipes, Asme Journal of Basic Engineering, pag. 123-124, 1959. [9] R.T. Lahey, F.J. 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