Analisi del liquido cerebrospinale o liquor Il liquido cerebrospinale, o liquido cefalorachidiano, detto anche liquor, è un liquido incolore e limpido che si forma dentro le cavità del sistema nervoso (cavità ventricolari). Per il 70% circa deriva dal plasma attraverso un processo di ultrafiltrazione e trasporto attivo, e per il restante 30% deriva dal liquido interstiziale del cervello e del midollo spinale. Anche se ogni giorno si formano circa 500 millilitri di liquido cerebrospinale (quindi circa 20 millilitri ogni ora) esso viene riassorbito dai villi aracnoidei dei seni durali per cui il volume totale in un dato momento nel soggetto adulto è di solo 100 - 150 millilitri. Nella diapositiva si vedono le cavità ventricolari costituite dai ventricoli laterali 1° e 2° situati dentro gli emisferi del cervello, dal 3° ventricolo, dal 4° ventricolo situato tra bulbo e cervelletto. I liquido cerebrospinale passa dal 4° ventricolo alla cisterna magna attraverso i forami di Luska e di Magendie e quindi dalle cavità ventricolari ricircola lentamente nello spazio subaracnoideo che circonda il cervello e il midollo spinale e serve principalmente da ammortizzatore idraulico per attenuare, ad esempio, l’effetto dei traumi esterni che potrebbero danneggiare il sistema nervoso. Il liquido cerebrospinale serve anche a regolare la pressione intracranica, a fornire sostanze nutritizie al cervello e ad allontanare i prodotti del catabolismo. Anche se il liquido cerebrospinale deriva dal sangue attraverso un processo di ultrafiltrazione la sua composizione chimica è completamente diversa da quella del plasma. Alcune molecole come l’acqua, e gas come l’O2, e la CO2 passano facilmente dal sangue al liquido cerebrospinale per diffusione passiva attraverso le membrane cellulari, mentre alcuni ioni come il sodio, il potassio, il calcio e il magnesio, il cloro e il bicarbonato passano con difficoltà e con maggiore lentezza. Questo fatto ha dato origine al concetto di barriera emato-encefalica, un insieme di meccanismi che si oppongono al libero passaggio delle sostanze dal sangue al sistema nervoso e che servono a proteggere quest’ultimo dall’eventuale danno da parte di sostanze tossiche. Si può dire che la velocità del passaggio delle sostanze dal sangue al liquido cerebrospinale è direttamente proporzionale alla loro liposolubilità e inversamente proporzionale alla loro grandezza molecolare. Così, ad esempio, piccole molecole liposolubili come l’alcool etilico diffondono facilmente e lo stesso avviene per alcuni anestetici come il tiopentale. Ci sono però sostanze idrosolubili come ad esempio il glucosio che passano facilmente nel liquor grazie alla presenza di sistemi di trasporto specifici (diffusione facilitata). Le proteine passano con estrema lentezza dal sangue al liquido cerebrospinale e questo spiega perché hanno una concentrazione centinaia di volte più bassa nel liquor che nel plasma. Questo è importante perché tutte le volte che aumenta il rapporto tra albumina del liquido cerebrospinale e albumina del sangue vuol dire che c’è stata una alterazione della barriera emato-encefalica. Il concetto di barriera emato-encefalica è un concetto “funzionale”: si suppone tuttavia che la sede della barriera sia l'endotelio dei capillari che presenta delle giunzioni strette tra cellule adiacenti con l’eccezione dei capillari fenestrati dei plessi coroidei. In condizioni patologiche la composizione chimica e cellulare del liquido cerebrospinale può alterarsi soprattutto perché non viene più impedito agli elementi del plasma di penetrare in esso: ad esempio quando si verifica una emorragia subaracnoidea, per rottura dei vasi sanguigni cerebrali, i globuli rossi possono passare nel liquido cerebrospinale in grande quantità; in caso di meningite o altre infezioni cerebrali passa un gran numero di globuli bianchi nel liquor. Nelle emorragie intracraniche l’emoglobina che si libera dai globuli rossi viene trasformata in bilirubina e quindi anche la bilirubina si trova nel liquor in grande quantità. Bisogna ricordare che il liquido cerebrospinale si trova in uno stato di equilibrio tra produzione e riassorbimento; infatti il liquido ricircola e poi viene riassorbito dai villi aracnoidei e dalle guaine nervose e di conseguenza se la velocità di riassorbimento è mantenuta uguale alla produzione la pressione del liquor resta normale. Al contrario, un ostacolo al deflusso del liquido cerebrospinale causa l’aumento della quantità di liquor: questo fenomeno dà origine all’idrocefalo (nei bambini) e alla ipertensione endocranica (negli adulti). Un aumento della pressione del liquor può però anche essere dovuta a processi espansivi all’interno del cranio, come ad esempio nel caso dei tumori. Uno dei fattori che regolano il livello di pressione del liquido cerebro-spinale è la pressione venosa in quanto il liquido in ultima analisi viene riassorbito nel sistema venoso a livello dei seni della dura madre. Per sottoporre il liquido cerebrospinale alle analisi chimiche, batteriologiche, immunologiche e citologiche occorre prelevarne un campione, di solito attraverso la cosiddetta puntura lombare o rachicèntesi che si pratica inserendo un ago nello spazio tra la 4° e la 5° vertebra lombare. Infatti il midollo è situato più cranialmente e non si rischia di provocare una lesione durante l’inserimento dell’ago. Nello spazio al di sotto del midollo, il sacco lombare, si ha un considerevole ristagno del liquido cerebrospinale che è molto comodo per prelevar campioni di liquor. Nei bambini fino all’età di 9 mesi, però, il midollo spinale è situato più in basso che non negli adulti, tra la 3° e la 4° lombare, e solo in seguito risale tra la 1° e la 2°, per cui nei bambini la puntura lombare dovrebbe essere effettuata più in basso. Molto più pericolosa è la puntura sotto-occipitale (ago nella cisterna magna) che viene eseguita raramente a causa del rischio di morte immediata per lesione dei centri respiratori del bulbo. La puntura direttamente dei ventricoli, facile nei neonati attraverso la fontanella anteriore, negli adulti richiede la trapanazione ed è pericolosa. Occorre sempre valutare i benefici e i potenziali rischi di una puntura lombare. La complicanza più grave si ha in caso di ipertensione endocranica ed è rappresentata dall'incuneazione delle “tonsille” cerebellari nel grande forame occipitale seguita da morte immediata. In tali pazienti la puntura lombare è da evitare o da eseguire con estrema cautela prelevando solo una minima quantità di liquido, non più di 2 millilitri. Nei soggetti normali il prelievo di liquido cerebrospinale può essere seguito da una intensa cefalea. La puntura lombare può infine essere richiesta per introdurre farmaci o anestetici (anestesia peridurale, spinale). La puntura lombare è l’esame diagnostico principale per molte malattie del sistema nervoso. Le motivazioni principali per effettuare una puntura lombare sono quattro. Sospetto di: 1. Meningite 2. Sclerosi multipla e altre malattie autoimmuni 3. Emorragia subaracnoidea 4. Tumori La puntura lombare eseguita sconsideratamente può essere causa di infezioni del sistema nervoso. Se esistono zone infette o ascessi nella pelle della regione lombare la puntura lombare è sconsigliata perché con il passaggio dell'ago si può trasmettere l'infezione. Nei pazienti settici la puntura può provocare una meningite e quindi è preferibile eseguire una emocoltura prima della puntura. Il liquido cerebrospinale viene prelevato per misurarne la pressione, per diagnosticare la presenza di malattie autoimmuni (immunoglobuline IgG, IgA, e IgM e rapporto immunoglobuline/ albumina), di malattie infettive (meningite, neurosifilide, neurotubercolosi, neuroborreliosi da puntura di zecca) o infezioni opportunistiche; per introdurre anestetici, farmaci o mezzi di contrasto radiologici; per valutare l’estensione di un’area ischemica o infartuata; per identificare proteine di origine derivazione cerebrale, come l’enolasi-neurone-specifica in seguito a traumi cerebrali. Ogni volta che si esegue una puntura lombare occorre: 1. misurare la pressione del liquido cerebrospinale 2. valutare l’aspetto generale, la consistenza e la tendenza alla formazione di coaguli 3. effettuare un conteggio delle cellule (entro 2 ore dal prelievo) per distinguere i vari tipi cellulari La pressione del liquido cerebrospinale viene misurata in decubito laterale (paziente sdraiato di fianco) facendo salire il liquido in un tubo manometrico sterile e graduato. La pressione del liquor varia da 90 a 180 mm di acqua ed è direttamente in relazione con la pressione della vena giugulare e delle vene vertebrali che collegano i seni durali intracranici e la dura spinale. In condizioni normali la pressione del liquido cerebrospinale risente degli atti respiratori e quindi presenta piccole oscillazioni col respiro (5-10 mm di H2O): se queste sono assenti vuol dire che l’ago è ostruito o non è entrato bene nello spazio subdurale. Tutte le volte che aumenta la pressione venosa, come nello scompenso cardiaco o nell’ostruzione della vena cava superiore, la pressione del liquido cerebrospinale aumenta mentre è diminuisce in caso di collasso cardiocircolatorio. Se la pressione supera i 180 mm in decubito laterale si deve sospettare l’ipertensione endocranica (per esempio a causa della presenza di un tumore che si sta espandendo) e in questo caso si deve interrompere il prelievo di liquido se no si rischia l’erniazione delle “tonsille” cerebellari dentro il grande forame occipitale con morte immediata del paziente. In condizioni di pressione normale invece possono essere prelevati fino a 20 millilitri di liquor distribuiti in più provette, che devono essere adeguatamente etichettate, per effettuare i vari esami richiesti. Prima di togliere l’ago è buona norma misurare la pressione finale del liquido. L’aspetto macroscopico del liquido cerebrospinale è quello di un liquido cristallino, limpido, simile ad “acqua di rocca”. Un liquido di aspetto torbido può essere dovuto alla presenza di leucociti, eritrociti, microorganismi, coaguli di fibrina. Piccoli coaguli filamentosi si possono osservare alla superficie del liquido dopo 12-24 ore in frigorifero ma la presenza di coaguli di dimensioni maggiori è anormale e indica un aumento del fibrinogeno (aumentata permeabilità della barriera). La presenza di sangue nel liquido cerebrospinale è un reperto importante e può indicare la presenza di emorragia subaracnoidea o intracerebrale. E’ necessario distinguere il sanguinamento massivo da quello dovuto ad una puntura lombare effettuata in modo traumatico o alla presenza di detergenti nell'ago o nella provetta. In quest’ultimo caso la quantità di sangue nel liquor è molto minore e tende a ridursi man mano che il liquido defluisce, per cui una differenza sensibile del numero di eritrociti tra la prima e l’ultima provetta dovrebbe indicare una rachicentesi traumatica. Nella emorragia subaracnoidea invece la quantità di sangue che esce col liquor è uguale sia all’inizio che alla fine del prelievo. Inoltre, nelle emorragie cerebrali che durano da alcune ore si verifica la lisi dei globuli rossi (per mancanza nel liquor delle proteine che stabilizzano la membrana degli eritrociti) e quindi si ha la fuoriuscita di emoglobina. Quindi centrifugando il liquor raccolto nelle provette si osserva che il sopranatante rimane di colore roseo o arancione, fenomeno che prende il nome di xantocromia (xantos, in greco=giallo). La xantocromia si può osservare più raramente anche nel prelievo traumatico se sono trascorse più di 2 ore perché dopo questo intervallo di tempo inizia comunque la lisi dei globuli rossi; quindi non ha senso esaminare il liquor per la xantocromia dopo un intervallo superiore ai 60 minuti. Il colore giallo del liquido cerebrospinale xantocromico aumenta di intensità col tempo a causa della trasformazione dell’emoglobina in bilirubina e può persistere anche alcune settimane dopo l’emorragia. Quindi, ricapitolando, la “xantocromia” si riferisce alla comparsa nel liquor dopo centrifugazione di un colore arancione o giallo per la presenza di emoglobina e bilirubina, ed indica la presenza di una emorragia cerebrale o subaracnoidea. Raramente è dovuta alla presenza di melanina (melanoma metastatico!) o carotenoidi, o ad aumento delle proteine del liquor > 150 mg/decilitro o contaminazione del liquido da parte del mertiolato usato per la disinfezione della cute. Per valutare la xantocromia, è stata proposta l’analisi spettrofotometrica ma la valutazione visiva è tuttora quella più utile e più usata. L’esame microscopico del liquor viene effettuato innanzitutto per l’identificazione e il conteggio delle cellule. Il liquor normalmente contiene un piccolissimo numero di leucociti, principalmente linfociti e monoliti, in rapporto tra loro del 70/30 per cento. Nei giovani tuttavia il numero dei monociti può essere maggiore. L’aumento del numero dei leucociti nel liquido cerebrospinale prende il nome di pleiocitosi ed è causato dalla presenza di processi patologici (infiammazione, emorragie, tumori o traumi). In passato il numero di cellule nel campione di liquido cerebrospinale veniva determinato manualmente con camere contaglobuli ma non si trattava di un metodo accurato; oggi si utilizzano contaglobuli elettronici automatizzati ma è importante comunque eseguire l’esame entro 1-2 ore dal prelievo per evitare falsi negativi in quanto anche in questo caso le cellule possono andare incontro a fenomeni di lisi e il loro numero può diminuire notevolmente specie se il campione viene lasciato a temperatura ambiente. Il conteggio dei globuli rossi non è utile per la diagnosi di emorragia cerebrale, basta accertare la loro presenza e fare la diagnosi differenziale con la puntura lombare traumatica. Il conteggio differenziale dei globuli bianchi effettuato con tecniche di filtrazione o centrifugative è utile in caso di malattie infiammatorie acute del sistema nervoso. Un tempo si riteneva che nel liquor non si dovesse trovare neanche un neutrofilo in condizioni normali ma recentemente si è ammesso che un piccolo numero (non più del 7-8% dei leucociti totali) possa ritrovarsi in seguito a passaggio dal sangue periferico. Comunque un numero di leucociti superiore a 500 per millimetro cubo (microlitro) indica la presenza di infezione purulenta e in tal caso i leucociti sono rappresentati principalmente da granulociti neutrofili. Un aumento dei neutrofili (pleiocitosi neutrofila), oltre che nel caso di meningite purulenta, si può osservare nelle fasi precoci della meningite virale o tubercolare, nelle meningiti da funghi o da ameba e nelle fasi iniziali dell’ascesso cerebrale. Tra le cause non infettive di neutrofilia del liquor bisogna ricordare le reazioni a mezzi di contrasto usati in radiologia, oppure tumori metastatici e reazioni a punture lombari ripetute. Un aumento del numero dei leucociti tra 300 e 500 per millimetro cubo con prevalenza dei linfociti si osserva nelle meningiti virali. Abbiamo visto che, anche se nelle prime fasi di meningite o meningoencefalite virale si possa avere una neutrofilia, essa viene seguita entro 2-3 giorni da un aumento dei linfociti. Linfocitosi si ha anche nella neurosifilide, nella meningite tubercolare, nella sclerosi multipla se sono presenti linfociti reattivi, ed altre malattie elencate nella diapositiva. Oltre ai linfociti possono aumentare anche le plasmacellule che sono segno di infezioni virali acute o di malattie del sistema immunitario come la sclerosi multipla. Un aumento del numero dei monociti si osserva nelle meningiti croniche da batteri, nella toxoplasmosi e nella meningite da ameba, nella sclerosi multipla e nell’apertura di un ascesso cerebrale. Un aumento del numero degli eosinofili è caratteristico delle infezioni da parassiti, di cui un certo numero è elencato nella diapositiva. E’ da tener presente che una modesta eosinofilia al di sotto del 10% dei leucociti totale può essere normale e non indica per forza la presenza di malattie. La presenza di macrofagi nel liquor può aversi nella meningite tubercolare, in alcune meningiti virali e nelle reazioni da sostanze estranee come mezzi di contrasto radiologici, grasso, etc. Nel primo caso all’esame microscopico si possono osservare anche cellule giganti polinucleate. Un aspetto caratteristico dei macrofagi è quello dell’eritrofagia: in caso di emorragie subaracnoidee o cerebrali i globuli rossi liberati vengono fagocitati dalle cellule macrofagiche e appaiono come vacuoli all’interno dei macrofagi; la presenza di queste cellule fagocitarie si può avere, sia pure in misura minore, anche in caso di prelievo traumatico, soprattutto se l’esame non viene effettuato subito. Cellule blastiche (linfoblasti o mieloblasti) possono comparire nel liquido cerebrospinale quando è presente una leucemia e la loro presenza è indice di una ripresa della malattia dopo la chemioterapia. Bisogna però fare attenzione durante la puntura lombare a non contaminare il liquor con blasti provenienti dal sangue periferico. Infine nel liquor si possono talora osservare cellule tumorali che possono derivare da tumori primitivi o metastatici, soprattutto quando il tumore ha cominciato ad infiltrare le meningi. Tra i tumori primitivi ricordiamo il medulloblastoma, seguito dall'astrocitoma e dal meningioma. I principali tumori metastatici che possono determinare la presenza di cellule tumorali nel liquido cerebrospinale sono polmone, mammella, colon e melanoma. Analisi chimica del liquido cerebrospinale. Il liquido cerebrospinale è caratterizzato normalmente da una bassa concentrazione proteica in quanto il passaggio delle proteine del plasma viene ostacolato dalla barriera ematoencefalica. La concentrazione delle proteine totale nell’adulto varia a seconda della cavità ventricolare da cui il liquor si preleva e aumenta progressivamente dai ventricoli cerebrali fino al sacco lombare; nei bambini però sembra che la concentrazione sia più costante in tutte le cavità. Rispetto al plasma le proteine del liquor hanno una concentrazione 10002000 volte inferiore con l’eccezione dell’albumina e della transferrina che sono presenti in concentrazione relativamente elevata. Le proteine totali nel liquor variano normalmente tra 15 e 45 milligrammi/decilitro, con valori più elevati nel neonato e nell’anziano: un aumento patologico delle proteine può essere dovuto a: 1) un’alterazione della barriera ematoencefalica con passaggio delle proteine plasmatiche in misura più o meno cospicua; 2) una aumentata produzione all’interno del sistema nervoso, ad esempio per la presenza di linfociti B che producono immunoglobuline (sintesi intratecale) o per la presenza di batteri nel corso di infezioni; 3) un ostacolo al riassorbimento del liquor per la presenza di tumori o ascessi che determina una concentrazione delle proteine; 4) un prelievo traumatico con contaminazione del liquor da parte delle proteine plasmatiche. Una diminuzione delle proteine totali del liquor si può avere invece quando aumenta il suo volume come nell’idrocefalo e nell’ipertensione endocranica. Una valutazione grossolana del contenuto di proteine del liquido cerebrospinale può essere fatta rapidamente al letto del malato con la vecchia reazione di Rivalta: è un test di flocculazione che può dare ad esempio informazioni sulla presenza di tumori del tronco. Attualmente in laboratorio la concentrazione delle proteine totali del liquor viene effettuata con metodi vari ma non esiste un criterio unico standard. Lo studio delle proteine del liquido cerebrospinale non va disgiunto dalla valutazione degli altri parametri ed in particolare dal conteggio degli elementi cellulari; inoltre l’analisi del liquor deve tener conto del quadro clinico del paziente nel suo complesso, in quanto si possono avere falsi negativi anche in presenza di patologie neurologiche gravi. La determinazione delle proteine totali costituisce l'esame chimico più importante del liquor, anche se la sua specificità è bassa. L’aumento delle proteine da alterazione della barriera emato-encefalica si può avere per esempio a causa di un'infiammazione: se il danno è lieve passano molecole piccole; ma se la barriera è gravemente alterata, anche grosse molecole possono passare dal siero al liquor, come ad esempio il fibrinogeno con formazione di coaguli. Se viene alterato il riassorbimento del liquor (è il caso di processi espansivi o ernie discali con blocco del circolo liquorale), le proteine totali e soprattutto l’albumina aumentano notevolmente. Pertanto la quantificazione contemporanea di singole proteine nel liquor e nel siero e la contemporanea separazione elettroforetica costituiscono procedure indispensabili per avere corrette informazioni sulla patologia neurologica e sui relativi quadri o "patterns" proteici che ne derivano. Abbiamo detto che la transferrina è presente in misura rilevante all’interno del liquido cerebrospinale; bisogna ricordare che mentre nel plasma è presente una sola isoforma della transferrina nel liquido cerebrospinale sono presenti due isoforme: questo è dovuto al fatto che la transferrina in quanto glicoproteina contiene delle molecole di acido neuraminico. Nel sistema nervoso esiste però un’enzima che si chiama neuraminidasi che è capace di staccare una molecola di acido neuraminico dalle proteine, compresa la transferrina. Quindi nel liquido cerebrospinale troviamo non una ma due isoforme di tranferrina, una con l’acido neuraminico e una senza; nel plasma, invece, non essendoci l’enzima si trova una forma sola di transferrina. Questo fatto ci consente di accertare se un liquido biologico è liquor oppure no. Infatti a volte piccole quantità di liquido sieroso fuoriescono dal naso o dall’orecchio e si può sospettare che si tratti di liquor che si è fatto strada attraverso delle fessure della base cranica: questo si verifica per esempio nel caso di traumi encefalici che hanno determinato la frattura dello sfenoide o dell’osso temporale, oppure si ha in pazienti con meningiti ricorrenti. La fuoriuscita di liquor dal naso si chiama rinoliquorrea e dall’orecchio otoliquorrea. La misurazione delle isoforme della transferrina consente di differenziare il liquor dalla secrezione nasale: se è presente l’isoforma senza acido neuraminico si ha la certezza che si tratta di liquor. L’esame viene fatto mediante elettroforesi del liquido sieroso seguita dall’immunofissazione con anticorpi specifici anti-transferrina. Le proteine più importanti del liquido cerebrospinale dal punto di vista clinico sono l'albumina e le immunoglobuline G (IgG); è indispensabile valutare contemporaneamente con la stessa metodica le corrispondenti concentrazioni sieriche. La quantificazione dell'albumina e delle IgG permette di calcolare degli indici di funzionalità della barriera ematocefalica e di sintesi intratecale di IgG. L'albumina del liquido cerebrospinale deriva dal siero e il rapporto tra la concentrazione liquorale e la concentrazione sierica (rapporto liquor/siero) è di circa 1:200. L'albumina infatti rispetto alle altre proteine plasmatiche è quella più diffusibile e costituisce un efficace marcatore degli scambi tra sangue e liquor. A volte il rapporto viene indicato come albumina del liquor in milligrammi/decilitro e albumina sierica in grammi/decilitro. Il valore di riferimento è in questo caso di circa 4-8; valori da 15 a 30 indicano una moderata alterazione della permeabilità della barriera emato-encefalica mentre valori superiori a 30 indicano una grave alterazione della integrità di barriera. La misurazione combinata dell’albumina e delle IgG viene usata come indice più preciso della funzionalità della barriera. Le IgG, in condizioni normali, derivano interamente dal siero ma la loro concentrazione è circa 400-500 volte più bassa nel liquor rispetto al siero. L’aumento delle proteine del liquor da sintesi intratecale è caratterizzato invece da un aumento selettivo delle IgG del liquido cerebrospinale prodotte da cloni di linfociti B all'interno del sistema nervoso centrale. Questo fenomeno si verifica soprattutto nelle malattie infiammatorie demielinizzanti come la sclerosi multipla. Sono stati proposti a scopo diagnostico alcuni "indici" liquorali che mettono in relazione tra loro la concentrazione delle immunoglobuline G e dell'albumina nel siero e nel liquor utilizzando l'albumina come marcatore di riferimento in quanto essa dà una misura abbastanza precisa dello stato di permeabilità della barriera. Il cosiddetto IgG index è il metodo più sensibile per determinare la sintesi intratecale di immunoglobuline: IgG x albumina sierica IgG index = --------------------------------------------albumina liquorale x IgG sieriche Il IgG index è superiore al semplice rapporto IgG/albumina o alla misura delle sole IgG. Le persone normali hanno un indice <0,60; nella sclerosi multipla il rapporto è di solito superiore a 0,77. Comunque, un aumento della sintesi di IgG nel liquido cerebrospinale si può trovare anche in altre malattie infiammatorie neurologiche, come la neurosifilide, neuropatie infiammatorie, panencefalite sclerosante subacuta, infezioni del sistema nervoso da HIV-1 (virus umano dell'immunodeficienza), meningite da criptococco e altre patologie. Per la diagnosi di sclerosi multipla è stato proposto anche il dosaggio delle catene k ma è necessario confermare tale ipotesi con ulteriori dati. Elettroforesi. Il frazionamento elettroforetico delle proteine del liquido cerebrospinale è utile per mettere in evidenza una attivazione intratecale di cloni linfocitari B, nell’iter diagnostico delle malattie infiammatorie demielinizzanti come la sclerosi multipla. Da alcuni anni accanto alla classica elettroforesi zonale sono state introdotte nuove tecniche dotate di elevato potere di risoluzione come l’isoelettrofocusing su gel di agarosio o poliacrilamide (sensibilità 95%), l'elettroforesi bidimensionale, le tecniche di immunoblotting e l’elettroforesi capillare. L'elettroforesi zonale su acetato di cellulosa rimane tuttavia il metodo più diffuso in laboratorio. L'elettroforesi delle proteine del liquido cerebrospinale è simile a quella delle proteine del siero solo che essendo esse meno concentrate che nel plasma è necessario una adeguata preparazione del campione per aumentare la sensibilità del test. Un metodo consiste nel concentrare 50-100 volte il campione di liquor oppure usare una tecnica di colorazione argentica che è 100 volte più sensibile rispetto agli usuali coloranti (Coomassie Brilliant Blue o Amido Black). E’ necessario far correre insieme un campione di liquido cerebrospinale e un campione di siero dello stesso paziente contenenti la stessa quantità di proteine. Nel tracciato abitualmente vengono evidenziate 6 bande: la prealbumina, l'albumina, l’alfa-1-antitripsina e le alfa-2-globuline, la zona beta dove sono evidenti le due isoforme della transferrina e la zona gamma. Le alfa-1, le alfa-2 e le immunoglobuline si presentano sfumate con debole intensità; la prealbumina, l'albumina, la transferrina nelle due componenti si presentano invece più marcate sotto forma di bande ben distinte. In zona beta le lipoproteine sono assenti; normalmente la zona gamma appare uniforme e poco intensa; in molte malattie infiammatorie demielinizzanti si evidenzia un quadro di bande delimitate, marcate, ad intensità varia dislocate dalla zona più anodica a quella catodica (bande oligoclonali). Tali bande oligoclonali vengono ritrovate in circa 70-90% dei pazienti con sclerosi multipla però possono essere presenti anche nella panencefalite sclerosante subacuta, nell'encefalite da parotite, nella meningite da criptococco, nell'infezione da HIV-1, nel linfoma di Burkitt, nell'epilessia mioclonica progressiva, nelle polineuropatie recidivanti croniche, nella neurosifilide (in circa il 60% dei pazienti), nella meningoencefalite batterica e virale (in circa il 40% dei pazienti), nell'encefalite acuta necrotizzante, nella sindrome di Guillain-Barré, nella carcinomatosi meningea, nella toxoplasmosi che ha colpito il SNC, nelle encefaliti da herpes zoster e herpes simplex, nella leucoencefalopatia multifocale progressiva e in altre patologie. La specificità delle bande oligoclonali può variare da circa 70-90%, dipendendo dallo spettro delle «altre patologie» presenti. L’elettroforesi su gel di poliacrilamide (PAGE) presenta una migliore risoluzione dell’acetato di cellulosa, e una tecnica ancora migliore è data dall’isoelettrofocusing. L’esame dei tracciati elettroforetici delle proteine del liquido cerebrospinale consente di riconoscere fondamentalmente 3 tipi di profili anomali: 1) un “profilo riflesso” dovuto a modificazioni del liquor secondarie a variazioni qualitative delle proteine plasmatiche. Lo troviamo nelle forme infiammatorie acute con un aumento dell'alfa-1antitripsina e delle alfa-2 e in quelle patologie dove è presente nel siero una immunoglobulina anomala che riesce a passare attraverso la barriera ematoencefalica (mieloma e gammapatie monoclonali benigne). In tal caso non è tanto la barriera che è alterata ma è la piccolezza della proteina che ne consente il passaggio; 2) un “profilo essudativo” con passaggio di elevate quantità di proteine plasmatiche negli spazi subaracnoidei a causa di un danno di barriera. Questo profilo si osserva nelle malattie caratterizzate da un'alterazione anatomo-funzionale della barriera ematoencefalica, come accade nelle meningiti e nelle poliradicolonevriti. Il danno di barriera può essere di vario grado: nei casi gravi, anche macromolecole molto grandi come il fibrinogeno, la macroglobulina e le IgM passano attraverso la barriera e sono presenti nel liquor; maggiore è il danno di barriera, tanto più la composizione proteica liquorale sarà simile a quella del siero; 3) un “profilo oligoclonale” caratterizzato da un aumento selettivo delle IgG che formano 2-3 bande nella zona gamma del tracciato elettroforetico. Tale profilo è tipico delle malattie infiammatorie demielinizzanti e in particolare della sclerosi multipla. Una positività della reazione oligoclonale si ha anche nella panencefalite sclerosante subacuta, nelle meningiti batteriche croniche e tubercolari subacute e croniche, nella neurosifilide, nelle encefaliti e nelle meningoencefaliti dell'adulto. Bisogna tener presente che anche nel liquor dei pazienti affetti da malattie non infiammatorie (tumori cerebrali - miastenia etc.) è stata descritta la presenza di bande oligoclonali, tuttavia il significato clinico di questi reperti non è chiaro. La determinazione del profilo oligoclonale del liquido cerebrospinale non serve per monitorare la terapia infatti esso rimane immutato nel tempo mentre il IgG index si modifica in seguito alla instaurazione delle cure mediche. Nella sclerosi multipla aumenta anche una proteina nel liquido cerebrospinale che è la proteina basica mielinica: è aumentata nel 90% dei pazienti e correla con i periodi i riacutizzazione e di remissione della malattia. Comunque, la presenza della proteina basica mielinica non è specifica per la sclerosi multipla e si può ritrovare anche in altre malattie. La proteina C-Reattiva può essere dosata nel liquido cerebrospinale per la diagnosi differenziale tra meningiti batteriche, dove è aumentata, e quelle virali dove non è aumentata. Il glucosio è presente nel liquido cerebrospinale con una concentrazione variabile. Il rapporto liquor/siero è di circa 0,60 in condizioni normali ma può variare tra circa 0,3 e 0,9. Il glucosio passa dal plasma al liquor attraverso un meccanismo di diffusione facilitata che richiede alcune ore per raggiungere l’equilibrio. La diminuzione della concentrazione di glucosio nel liquor si chiama ipoglucorrachia e viene considerato un indice di infezione intratecale batterica, virale, tubercolare o parassitaria. Nel caso di meningiti batteriche la riduzione del glucosio liquorale è molto più intensa che in quelle virali perché i batteri e i leucociti utilizzano il glucosio attraverso il metabolismo anaerobio. Per lo stesso motivo nel corso di infezioni, specialmente batteriche, aumenta la produzione di acido lattico. Esso si forma attraverso la glicolisi a partire dal glucosio (quindi il glucosio scende e l’acido lattico sale di concentrazione) per azione sia dei batteri sia delle cellule infiammatorie che si trovano nel liquido cerebrospinale. Siccome però l’acido lattico è il prodotto finale del metabolismo anaerobico esso aumenta in generale in ogni situazione che si associa ad ipossia tissutale del sistema nervoso (infarto cerebrale, ischemia cerebrale, lesioni traumatiche, emorragie intracraniche, idrocefalo, ascessi, ridotta pressione di ossigeno, neoplasie primarie o metastatiche). Anche il dosaggio dell’acido lattico può essere utilizzato per differenziare le meningiti batteriche da quelle tubercolari fungine e virali in quanto il lattato aumenta di più nelle meningiti batteriche, tubercolari e fungine rispetto a quelle virali. Un valore al di sopra di 30-36 mg/dL, indica la presenza di infezione batterica con sensibilità di oltre 80%. La determinazione dell’acido lattico è utile anche per la valutazione di pazienti con ischemia cerebrale. Una riduzione fino a livelli normali è segno di un miglioramento clinico, mentre la persistenza di livelli elevati rappresenta un segno di prognosi grave. Alcuni enzimi del liquido cerebrospinale vengono usati in diagnostica. La lattato deidrogenasi (LDH) è aumentata nelle lesioni ischemiche, e nei tumori come leucemie, linfomi e carcinomi metastatici del sistema nervoso. La lattato deidrogenasi è presente nei globuli rossi e quindi è aumentata nelle emorragie intracraniche. Anche in questo caso bisogna stare attenti però alla puntura lombare traumatica che può dare origine a falsi positivi, ma adottando un livello soglia adeguato è possibile distinguere le due situazioni. Un altro enzima presente nel sistema nervoso centrale che si può trovare nel liquido cerebro-spinale e la creatina chinasi (CK) di cui si conoscono vari isoenzimi. L’enzima è formato da due subunità M e B che si possono combinare a formare tre tipi di enzimi: MM caratteristico del muscolo scheletrico, MB caratteristico del cuore e BB che è tipico del tessuto cerebrale. Livelli elevati di CK BB nel liquor si possono ritrovare in molte condizioni come emorragia subaracnoidea, trombosi cerebrale, sclerosi multipla e altre malattie demielinizzanti, tumori primari e metastatici che interessano il SNC, meningoencefaliti virali, meningiti batteriche, idrocefalo, traumi cranici, vasculiti, ipertensione endocranica e sequele di attacchi epilettici. Un dosaggio di particolare interesse nel liquor è quello dell’aminoacido glutamina che è presente ad una concentrazione di circa un terzo di quella del sangue. Nelle malattie croniche del fegato come la cirrosi si può avere una eccessiva produzione di ammonio e un suo ridotto metabolismo anche causa della produzione da parte dei batteri intestinali. L’ammonio passa facilmente la barriera ematoencefalica e induce la formazione di falsi neuromediatori che interferiscono con l'attività cerebrale. Di conseguenza compare una cosiddetta “encefalopatia epatica” con alterazioni dell'umore, rallentamento psicomotorio (bradicinesia), alterazioni della coscienza, debolezza, tremori, convulsioni, fino al coma. Nel tessuto cerebrale l'ammonio si combina con l’alfachetoglutarato per formare la glutamina, che protegge quindi il sistema nervoso dagli effetti tossici dell'ammonio. Quindi un aumento della glutamina nel liquido cerebrospinale riflette l’aumento dell'ammonio a livello cerebrale ed è stata proposta come marcatore della encefalopatia epatica ma studi successivi hanno dimostrato che non è così specifica per tale malattia Marcatori tumorali. L'Antigene carcinoembrionario nel liquor è stato usato come un marker di metastasi meningee, ma ha una sensibilità di appena il 30% (usando come criterio 4 ng/mL) con una specificità di circa 90%. L’alfa fetoproteina è usata come marker di carcinomi embrionali. La gonadotropina corionica umana nel liquor è impiegata come marcatore di metastasi cerebrali da coriocarcinoma.