LE NOVITA' DEL RITO La memoria del battesimo Una delle novità più importanti del nuovo rito è la memoria del Battesimo. Questo momento deve essere presente sia nel rito vissuto all'interno della celebrazione eucaristica sia nel rito vissuto nella celebrazione della Parola. Nell'introduzione al rito viene espresso chiaramente come la realtà battesimale sia a fondamento del sacramento del matrimonio. La motivazione che giustifica tale ruolo è legata al fatto che l'unione non ha un carattere privato ma è un evento che coinvolge tutta la comunità: la grande famiglia della Chiesa diventa testimone della volontà degli sposi di vivere insieme e di essere dentro la comunità come coppia. È il Concilio Vaticano II che sottolinea con forza il valore del Battesimo affermando che "I seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giustificati in Gesù Cristo non secondo le loro opere, ma secondo il disegno e la grazia di lui, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l'aiuto di Dio, mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuta”1. Il Concilio sviluppa il tema della santità2 sottolineando come questa non si limiti alle persone consacrate, ma sia lo scopo del cammino di ogni cristiano. Per questo il battesimo dato ai bambini ha l'obiettivo di inserire l'individuo nella comunità affinché, in particolare attraverso la catechesi, possa conoscere in modo progressivo Dio e la storia della salvezza. Tale crescita è sostenuta ed arricchita anche da altri sacramenti, cosicché nell’età adulta può rispondere con maggior alla chiamata alla santità. In particolare, nel matrimonio, la memoria del battesimo non si limita a una rievocazione, ma è un riappropriarsi della consapevolezza che la santità a cui gli sposi sono chiamati si radica nel mistero Pasquale, passione morte e risurrezione di Gesù Cristo. Fare memoria è accettare di essere dentro a tale mistero e di accogliere tutto ciò che questo comporta. Così come Cristo ha amato la Chiesa fino alla morte, così gli sposi cristiani accettano di amarsi nello stesso spirito di sacrificio e dedizione fino alla morte3. Dal punto di vista gestuale nella memoria del battesimo si può svolgere la processione al fonte battesimale, mentre è d'obbligo l'aspersione e benedizione degli sposi e del popolo. Il sacerdote, dopo aver elevato una preghiera di introduzione, invita gli sposi e i presenti a fare memoria del battesimo attraverso una preghiera specifica. La novità di tale preghiera è che la struttura è Trinitaria: la lode si innalza al Padre che ha rivelato attraverso il Battesimo del Figlio Gesù, il suo amore per il suo popolo; la lode si eleva al Signore Gesù che sulla croce ha generato la Chiesa sua sposa; la lode si eleva allo Spirito che manifesta, attraverso il sì degli sposi, la realtà nuziale della Chiesa. Nella preghiera che conclude questo momento il sacerdote invoca Dio perché doni agli sposi la forza per accogliere il dono della loro unità come via di santità. La liturgia della parola 1 Cost. dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n.11. Cfr. Ibidem, n.41. 3 Cfr. Familiaris consortio, n. 56. 2 Il momento della liturgia della Parola è stato particolarmente arricchito. Sono stati elaborati cinque schemi4 di liturgia della Parola. I brani non parlano direttamente del matrimonio, ma sono adatti al contesto che si sta celebrando. I testi complessivamente sono ottantadue. Sono state aggiunte nove testimonianze profetiche nelle prime letture e quattordici testimonianze apostoliche nelle seconde letture. Dodici sono le risposte salmiche e sedici le proclamazioni evangeliche. Queste le tematiche proproste: l'amore di Cristo per la Chiesa, lo Spirito Santo nel matrimonio, matrimonio come alleanza da vivere, famiglia chiesa domestica, matrimonio e vita cristiana, matrimonio e vocazione - missione nella Chiesa, matrimonio e amore, preghiera, perdono, valore del corpo. Su queste proposte ogni sacerdote assieme agli sposi può scegliere l'itinerario più adatto. Dopo la proclamazione del Vangelo, il sacerdote bacia per primo l'Evangeliario e lo può portare poi anche agli sposi perché lo bacino5. La liturgia matrimoniale Al termine dell'omelia, inizia la liturgia del matrimonio: all'interno di questo momento è presente una nuova formula per la manifestazione delle intenzioni6. I due schemi presentano una diversa struttura. Nella prima forma è il sacerdote che interroga gli sposi. Nella seconda forma sono gli sposi che, attraverso una formula, affermano il loro desiderio di vivere insieme, la volontà di assumersi la responsabilità del vincolo matrimoniale, chiedono alla comunità il sostegno nella preghiera. In entrambe le modalità le parole usate richiamano i fondamenti dell'unione ossia il libero consenso, la consapevolezza che la promessa di amore reciproco è per sempre, che i figli, frutto del loro amore, sono dono di Dio e per questo l'educazione richiesta sarà secondo la legge di Dio e della Chiesa. Segue la manifestazione del consenso7. Il sacerdote chiede agli sposi di rivolgersi uno verso l'altro e di darsi la mano destra. Tale richiesta non viene a caso perché nella bibbia la parte destra rappresenta il bene, è la forza di Dio che dà fecondità, è la mano che veniva data quando si stabiliva un patto. E' quindi simbolo di onestà e rispetto per l'impegno preso. Le parole usate dagli sposi per esprimere la loro volontà di accettare l'altro come parte di sé per sempre, sono state modificate sostituendo il termine "prendere" con il termine "accolgo". Questo passaggio è molto importante, perché esprime una visione completamente diversa dell'unione matrimoniale. Usare il termine "prendo" sottolinea che il soggetto considera l'altro come un "qualcuno" che soddisfa un suo bisogno. Con il termine "accolgo" il soggetto esprime la volontà di "fare spazio all'altro" per condividere tutto ciò che è e che possiede. È disposto a rinunciare, in nome della comunione, al dominio che può esercitare quando è da solo. Questo diverso modo di concepire l'uomo non come un qualcuno, ma come un individuo è stato ribadito dal Concilio Vaticano II il quale afferma che "L'uomo il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa" non può "ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé"8. Questa affermazione implica due aspetti. Il primo è che l'uomo, come creatura particolarmente amata da Dio, è unica, irripetibile, e non può essere usata e manipolata da altri uomini. Il 4 Rito, n. 62;113. Rito, n.63;114. 6 Rito, n.69;120. 7 Rito, n.70;121. 8 Cost. Past. Gaudium et spes, 47. 5 secondo motivo è che la realizzazione "dell'essere persona" si realizza nel dono totale di sé all'altro. Giovanni Paolo II ha espresso con queste parole tale verità:"L'uomo è capace di tale dono proprio perché è persona: la struttura propria della persona è struttura di autopossesso e autodominio. Perciò l'uomo è capace del dono di sé perché si possiede e anche perché è signore di se stesso"9. Su questa visione oggi la Chiesa indica agli sposi che il cammino della propria felicità si basa su una conoscenza profonda di sé che fa scoprire la grandezza di colui che ha creato l'uomo e sul far crescere la dimensione relazionale che spinge a uscire da sé per incontrare l'altro10. Terminate le formule di consenso, il sacerdote, come rappresentate della Chiesa, chiede a Dio di benedire tale richiesta e sigilla l'unione con le parole "L'uomo non osi separare ciò che Dio unisce11." Il patto è così stabile per sempre. Dopo aver espresso con le parole la propria volontà di unirsi per sempre, vengono benedetti gli anelli. Il numero 76 del rito presenta diversi formulari a scelta, che indicano come tale segno è per gli sposi richiamo continuo alla fedeltà promessa. Una novità interessante del nuovo rito è la possibilità di procedere all'incoronazione degli sposi12. In alcune zone questo gesto è già presente come tradizione. Ora, a questo gesto, viene associato un significato proprio: Ricorda che gli sposi sono partecipi del sacerdozio regale di Cristo. A questo punto delle celebrazione viene inserita un'altra novità: la benedizione nuziale può essere anticipata13. Gli sposi si inginocchiano e il sacerdote proclama la benedizione. In particolare la quarta formula14 si presenta come una acclamazione di lode. È suddivisa in tre parti, la prima trinitaria, la seconda cristologia, la terza escatologica. In tale modo si vuole ricordare che la vita della nuova famiglia si colloca dentro il contesto trinitario e ha nella Trinità il suo modello. Durante la benedizione solenne, è possibile fare l'imposizione del velo sugli sposi. Questo segno rappresenta la comunione di vita che lo Spirito, avvolgendo gli sposi con la sua ombra, dona loro di vivere. Il velo viene tenuto dai genitori o dai testimoni sul capo degli sposi. Dopo la preghiera dei fedeli è possibile invocare l’intercessione dei santi secondo i formulari proposti15. Ciò si può realizzare solo nel rito inserito nella celebrazione eucaristica. Nel contesto del rito della celebrazione della Parola, può essere consegnata agli sposi una bibbia. Questo gesto non è un semplice dono del sacerdote ma è un vero momento del rito: rappresenta il desiderio della Chiesa esprime che quei figli attraverso la lettura della Parola riscoprano quanto sia vitale la relazione con Cristo. La Parola è lo strumento privilegiato per conoscere le meraviglie che Dio ha compiuto e continua a compiere nella vita di ciascuno16. Sr. Alessia Farronato pssf 9 K. Wojtyla, Metafisica della persona, Bompiani, Milano 2003, p. 1467 - 1468. Cfr. C. Caffarra, Creati per amare, ed. Cantagalli, 2006, p. 178. 11 Cfr. Mt.19,6. 12 Rito, n. 78. 13 Ibidem, n. 79. 14 Ibidem, n. 85. 15 Ibidem, n. 81. 16 Ibidem, n. 142. 10