6 Gennaio 2001 EPIFANIA DEL SIGNORE Anno C (Is. 60, 1-6) (Ef. 3, 2-3.5-6) (Mt.2, 1-12) La Parola di Dio della Festa della Epifania si apre con una pagina beneaugurante per Gerusalemme, la Città tanto provata per la perdita di molti suoi figli. La profezia di Isaia, o di un suo discepolo, risale a 2500 anni fà, ma il messaggio è di grande attualità, come del resto tutta la Parola di Dio, che è Parola di ieri, di oggi e di sempre. Tutti conosciamo le difficoltà che sta attraversando questa Città, contesa fra Israeliani e Palestinesi, siamo informati quotidianamente dei morti dell’una e dell’altra parte per la guerra in atto, e sappiamo purtroppo che le trattative di pace sono ancora in alto mare e non lasciano intravedere alcun sbocco a distanza ravvicinata. E’ naturale il senso di scoramento e di sfiducia che prende tutti coloro che sono interessati a questo problema, ma la profezia di Isaia è come un fascio di luce nelle tenebre. Isaia rivolto alla Città Santa come a una Madre, le dice: ‘Alzati, rivestiti di luce, perchè viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te... cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere’. Auguriamo e preghiamo che questa profezia si realizzi oggi, e che in Terra Santa e a Gerusalemme torni presto la pace. Festa della Epifanìa, o della manifestazione di Dio, in Gesù, al mondo. Tutto il mistero del Natale è una Epifanìa, una manifestazione di Dio, ma questa manifestazione è avvenuta come in due tempi: dapprima a pochi Pastori e poi ai Magi, questi sapienti che vengono da lontano, e sono il simbolo dell’umanità che è lontana dalla fede, ma che è chiamata alla salvezza. San Paolo nel brano di Lettera agli Efesini (2 Lettura), parla di questo ‘mistero’ nascosto per secoli agli uomini e che ora è stato rivelato: ‘Che i Gentili, (cioè i Pagani), sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo’. Oggi viene proclamata la universalità della salvezza. Gesù non è venuto solo per pochi, per gli Ebrei, ma per tutti gli uomini e la conferma l’abbiamo nella S. Messa, quando al momento della consacrazione sentiamo le parole: ‘Questo è il Mio Corpo dato per voi... Questo è il Mio Sangue sparso per voi e ‘per tutti’, in remissione dei peccati’. La Festa della Epifanìa è la Festa missionaria più importante dell’anno, ma siccome è già stata celebrata alla 3a domenica di ottobre, oggi si celebra, come potete vedere dal foglio che avete tra mano, la Giornata mondiale dei ragazzi missionari. Il Papa confida tanto nelle nuove generazioni, nei ragazzi e nei giovani, che esorta spesso a non avere paura di Cristo, ma a spendersi generosamente per Lui e per la Sua causa. Dalla Festa della Epifanìa viene un messaggio di fiducia e di speranza. Il mondo non va a rotoli, come spesso abbiamo l’impressione, ma è un mondo salvato, cioè un mondo amato da Dio, per il quale ha dato tutto Se stesso, morendo e risorgendo. Questa è la verità da riscoprire in noi e da dire a tutti quelli che incontriamo: ricordati che il Signore ti ama e ti vuole salvo. Festa della Epifanìa, o della manifestazione della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa ‘sacramento di salvezza’. La Chiesa è la Famiglia dei figli di Dio nella quale è presente Gesù Cristo, per mezzo del Suo Spirito, affinchè ‘chi crede in Lui ottenga la salvezza’. La funzione della Chiesa è di manifestare e di proclamare agli uomini di tutti i tempi, fino alla fine del mondo, che Gesù è il Salvatore! Questa missione perenne della Chiesa, è stata svolta in maniera del tutto singolare nell’Anno Giubilare che proprio oggi si chiude. E’ stato un anno di grazia, di conversioni, di rafforzamento della fede per moltissimi credenti, anche se non possiamo misurare l’innalzamento del livello di santità di tutta la Chiesa, ma è certo che lo Spirito Santo ha operato come in nessun altra epoca della storia della Chiesa. Oggi a Roma e in tutto il mondo si chiude il Giubileo. Ma sarebbe meglio dire che si chiude la ‘celebrazione’ del Giubileo, bensì si apre il ‘Giubileo della vita’. Un Giubileo finisce e un Giubileo comincia ed è quello più importante, perchè il Giubileo della vita non durerà solo un anno, ma tutto il tempo che il Signore ci concederà. Questo vuole essere il significato della cerimonia che compiremo al termine della S. Messa. Dopo aver cantato il Magnificat di ringraziamento, in unione con la Madonna, Madre della Chiesa, io prenderò il Vangelo e lo porterò fuori dalla Cappella, come per offrirlo alla Comunità e al mondo, da vivere. Nella notte di Natale del 1999, il Vangelo è stato introdotto solennemente nella Cappella, come per dire a tutti che la salvezza si trova in Gesù e nella Chiesa, ora viene portato fuori per dire a tutti che il Vangelo va vissuto giorno per giorno e che la sua pratica è un vero giubileo, perchè dà gioia e senso alla vita. La Festa dell’Epifanìa è la manifestazione di ogni uomo. L’uomo è stato creato ‘a immagine e somiglianza di Dio’, cioè in grado di riflettere la luce di Dio, di essere ‘Epifanìa di Dio’, cioè Sua manifestazione. Purtroppo il peccato ha rovinato tale immagine, ma è venuto Gesù a ripristinarla, a restaurarla. Sicchè nell’uomo oggi ci sono due possibilità: quella di offuscare l’immagine di Dio e quella di rifletterla, di manifestarla. I Santi sono coloro che meglio di tutti, hanno riflesso l’immagine di Dio sugli uomini. Il Beato P. Pio da Pietrelcina e il Beato Papa Giovanni sono stati delle autentiche ‘epifanìe’ di Dio perchè chi li accostava vedeva Dio, sentiva Dio. Anche coloro che erano dei miscredenti e non credevano in Dio, avvertivano la Sua misteriosa presenza in questi uomini, veri amici di Dio. Così dovrebbe essere per ciascuno di noi, per ogni cristiano: essere un diffusore, una epifanìa di Dio. I Santi Re Magi sono stati illuminati dalla stella fino alla casa dove videro il Bambino con Sua Madre e dove Lo adorarono, ma dopo quell’incontro e dopo aver fatto ritorno al loro paese, sono diventati loro stessi delle stelle comete per tutti quelli che hanno incontrato. Sia questo un augurio per ciascuno di noi, per me sacerdote, per te sposa e mamma, per te lavoratore, per te pensionato, per tutti: che possiamo essere, con la grazia di Dio, delle vere ‘epifanìe’ per tutti coloro che ci incontreranno.