UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA” Il calcio: veicolo di promozione turistica Tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione Relatore Prof. Mario Morcellini Correlatore Prof. Antonio Mussino Laureando Francesco Palese Anno Accademico 2002-2003 Sommario INTRODUZIONE ...........................................................................................3 IL SALENTO SCENDE IN CAMPO ................................................................... 3 CAPITOLO 1 ..................................................................................................12 IL MARKETING PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO................................. 12 1.1 Definizioni........................................................................................12 1.2 Caratterizzazione del marketing turistico..................................17 1.3 Il marketing turistico microeconomico e macroeconomico: l’importanza della funzione pubblica ................................................18 1.4 Il territorio impresa e le logiche del marketing territoriale...21 1.5 Il marketing territoriale tra esterno e interno, tra attrattività e valore.......................................................................................................27 1.6 Il prodotto turistico e la sua immagine.......................................31 CAPITOLO 2 ..................................................................................................36 IL TERRITORIO CHE COMUNICA ................................................................. 36 2.1 Il significato della comunicazione territoriale..........................36 2.2 Comunicare l’immagine................................................................41 2.3 I processi di comunicazione nel marketing territoriale, gli obiettivi e i pubblici di riferimento.....................................................45 2.4 La morfologia della comunicazione territoriale.......................58 CAPITOLO 3 ..................................................................................................64 L’IMMAGINE DEL SALENTO PRESSO I PRINCIPALI PUBBLICI DI RIFERIMENTO ............................................................................................... 64 3.1 Il Salento e i tour operators..........................................................64 3.2 La “marca” Salento e gli italiani................................................69 3.3 Il Salento e i suoi turisti................................................................76 3.4 Il Salento e i suoi residenti............................................................90 3.5 Riflessioni conclusive.....................................................................99 CAPITOLO 4 ............................................................................................... 103 I BISOGNI DI COMUNICAZIONE E LA CREAZIONE DEL MARCHIO “SALENTO D ’A-MARE ”.............................................................................103 4.1 SWOT analysis del prodotto Salento........................................ 103 4.2 Bisogni e obiettivi di comunicazione........................................ 111 4.3 La creazione del marchio “Salento d’a-mare”...................... 113 CAPITOLO 5 ............................................................................................... 117 PROVINCIA E U.S. LECCE INSIEME : IL RUOLO E GLI OBIETTIVI DELLA SPONSORIZZAZIONE...................................................................................117 5.1 La comunicazione nel calcio..................................................... 117 5.2 La sponsorizzazione.................................................................... 125 5.3 Dalla parte della Provincia di Lecce....................................... 134 5.4 Dalla parte dell’Unione Sportiva Lecce.................................. 136 5.5 L’accordo Provincia – U.S. Lecce............................................ 138 5.6 Gli obiettivi della sponsorizzazione......................................... 141 5.7 La valorizzazione della sponsorizzazione............................... 142 CAPITOLO 6 ............................................................................................... 146 NON SOLO CALCIO: LE ALTRE INIZIATIVE PROMOZIONALI DELLA PROVINCIA .................................................................................................146 6.1 Le manifestazioni fieristiche di settore.................................... 146 6.2 Il materiale promozionale.......................................................... 148 6.3 La comunicazione televisiva...................................................... 151 6.4 La promozione del turismo scolastico..................................... 152 6.5 Il turismo degli eventi ................................................................. 153 6.6 Il turismo sportivo....................................................................... 156 6.7 Il turismo congressuale.............................................................. 159 CONCLUSIONI.......................................................................................... 161 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ................................................. 164 WEBGRAFIA.............................................................................................. 170 2 Introduzione Il Salento scende in campo I luoghi sono parte essenziale del nostro patrimonio e del nostro mondo emotivo, sono i luoghi mentali, di sogni e di immaginazione. La scelta di occuparmi dei “miei luoghi” a conclusione della mia carriera universitaria nasce da quel legame fatto di ricordi ed emozioni, che non svanisce nel tempo e che la lontananza, come si sa, tende a rafforzare. Il Salento è una delle zone più a sud d’Italia, pagando il suo isolamento geografico e infrastrutturale dal resto dell’Europa occidentale, ma in questi ultimi anni ha capito che può giocare un ruolo importante come porta del continente verso Oriente, verso il Mediterraneo. Il Salento è anche la terra del doppio dramma: quello dell’emigrazione della sua gente verso il nord, e quello che lo vede meta di arrivo per profughi e disperati del terzo e quarto mondo. Questo lembo di terra sospeso tra due mari fonda la sua economia su un’agricoltura che non sempre è in 3 grado di reggere il passo con l’innovazione tecnologica e i mercati ipercompetitivi di oggi, e su un’industria tessile e manifatturiera che sopravvive tra mille stenti. Ma fortunatamente non è solo questo. Può vantare 240 Km di coste con un mare incontaminato (per il secondo anno consecutivo Legambiente ha premiato il mare del Salento come il più pulito d’Italia), è ricco di tradizioni popolari che sta riscoprendo e valorizzando (dal Tarantismo alla Pizzica salentina), di risorse artistiche (dal Barocco di Lecce al “Barocco minore” disseminato in tutto il territorio), di prodotti tipici legati all’agricoltura. Nell’era della globalizzazione delle culture, si scopre, quasi paradossalmente, la località, intesa come tipicità e unicità, come fattore di differenziazione nel mercato dei territori e come fattore di crescita e sviluppo. Alla base di questo processo “glocale” c’è una forte “nuova coscienza popolare”, che parte dal territorio e in esso si sviluppa. 4 La “salentinità” quindi come fattore differenziante, in grado di dare al prodotto turistico un miglior posizionamento sul mercato. Il Salento in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante, ha compreso affondo la necessità di puntare su tutto il territorio, di promuoverlo unitariamente, di recuperare e valorizzare le sue innumerevoli caratteristiche, di vedere come opportunità e non limitazione la sua collocazione geografica. Forse anche questo mio lavoro può essere visto come un modesto segnale che qualcosa sta cambiando, prima di tutto nella mente e nel cuore dei salentini. Prima di entrare nel merito delle argomentazioni esposte un doveroso ringraziamento va all’Assessorato al turismo della Provincia di Lecce, che ha gentilmente messo a mia disposizione una serie di ricerche di mercato commissionate al Centro studi turistici di Firenze. Grazie a questi dati ho potuto procedere all’analisi della domanda turistica e dell’immagine del Salento. 5 Nel primo capitolo si introduce l’argomento del marketing applicato al turismo che si differenzia dalla disciplina generalista per via di alcune peculiarità che lo rendono “anomalo”. Tali caratteristiche sono la natura stessa del prodotto turistico che è sempre un prodotto composto, il quale può essere formulato e presentato secondo una gamma estremamente estesa di elementi e varietà di diversa origine e natura, evidenziando le componenti “hard” come le infrastrutture e la ricettività e quelle “soft”, come l’immagine che assume sempre più un ruolo rilevante. A questo va aggiunta la presenza di diversi centri decisionali, di ordine pubblico e privato che concretizza la distinzione tra marketing turistico macroeconomico e microeconomico. In quest’ottica, all’Ente pubblico, nel nostro caso la Provincia di Lecce, spetta soprattutto l’opera di promozione unitaria del territorio. Gli amministratori si comportano così come dirigenti d’azienda e il territorio assume la valenza di una vera e propria impresa, che finanziando le ricerche di mercato individua gli ambiti 6 all’interno dei quali operare per posizionare il prodotto da comunicare e “vendere”. Questo processo ha l’obiettivo di incrementare l’indice di “attrattività”, ossia la capacità di attrarre risorse economiche del territorio, verso i suoi principali pubblici di riferimento. Nel secondo capitolo si analizza la comunicazione territoriale il cui obiettivo è quello di rendere visibile verso l’esterno e condivisibile al proprio interno ciò che il territorio rappresenta o vuole rappresentare, quello che sa fare, le sue qualità, il suo valore. La comunicazione territoriale moderna è la conseguenza di una vera e propria strategia di posizionamento nel mercato dei territori. Il territorio comunica per ottenere credibilità strategica e reddituale, fiducia, legittimazione -ossia essere sempre più rispondente alle attese dei suoi interlocutori- ma anche per essere efficace nel soddisfare i bisogni differenziati e multiformi degli interlocutori o pubblici di riferimento, ed efficiente, nell’essere maggiormente corrispondente alle aspettative di chi controlla e/o fornisce risorse e, non ultimo, 7 per avere apprezzamento emotivo, inteso come capacità di suscitare adesione emozionale. Con il terzo capitolo si approfondisce la percezione del prodotto Salento e quindi della sua immagine, da parte dei diversi target che formano la domand a turistica: i tour operators, i potenziali nuovi turisti compresi nell’opinione pubblica generale, i turisti attuali, ed infine i residenti. Il lavoro consiste nell’analisi di diverse ricerche di mercato commissionate dall’Assessorato al turismo della Provincia al Centro di studi turistici. Dal quadro emerge, come prevedibile, anche se non mancano delle sorprese, un territorio scarsamente noto al grande pubblico ma che riscuote percentuali di apprezzamento altissime, a conferma delle reali potenzialità tur istiche dell’area, tra chi ha avuto la fortuna di visitarlo, di viverlo anche per una sola estate. Gli amministratori della Provincia di Lecce vedono confermata la propria convinzione sul ruolo da volano che il settore turistico può assumere nell’economia salentina. 8 Tutto dovrà passare però attraverso un piano, che individuati i bisogni di comunicazione più urgenti, rappresenti una vera strategia di promozione, valorizzazione e tematizzazione dell’offerta turistica. Con l’individuazione di questi bisogni e i relativi piani di comunicazione siamo al capitolo 4. Incrementare considerevolmente l’indice di notorietà su tutti i target è la sfida che la Provincia ha davanti a se. Il tutto possibilmente nel breve, brevissimo termine. Siamo nell’estate del 2001, il responsabile marketing dell’Unione Sportiva Lecce sonda in lungo e in largo l’intera penisola salentina alla ricerca del partner ufficiale per il campionato di calcio alle porte. Si susseguono gli incontri con l’assessore provinciale al turismo, le premesse per celebrare l’ennesimo matrimonio tra sport e territorio ci sono davvero tutte. Siamo nel cuore di questo testo, il capitolo 5. La forza comunicativa del calcio in questi anni è andata sempre più consolidandosi, si stima che solo in Italia gli appassionati, cioé coloro che seguono le gare almeno in tv, 9 siano quasi 30 milioni. L’Unione Sportiva Lecce rappresenta quindi, per le esigenze della Provincia, un efficacissimo mezzo per dare grande visibilità al marchio “Salento d’a-mare”, creato appositamente per essere ospitato sugli indumenti ufficiali della squadra di calcio. Ma la sponsorizzazione risolve, come abbiamo detto, solo il problema della scarsa notorietà, rimangono quindi le esigenze di tematizzare, valorizzare e qualificare l’offerta turistica. Queste sono le finalità che si prefiggono le altre iniziative messe in campo: la partecipazione alle fiere di settore, la comunicazione televisiva, il marketing diretto con i tour operators, la promozione del turismo scolastico, congressuale e degli eventi, descritte nell’ultimo capitolo. Il Salento scende in campo. Lo fa con un modulo votato all’attacco, perché deve aggredire un mercato che lo vede posizionato in maniera riduttiva rispetto alle sue potenzialità. Allora spazio al tridente con le due ali, la sponsorizzazione dell’ U.S. Lecce da una parte e le altre iniziative promozionali dall’altra, pronte a fornire gli assist 10 vincenti all’ariete centrale di sfondamento, il prodotto, con tutte le sue caratteristiche ambientali, naturalistiche, storiche e culturali che lo rendono unico. 11 Capitolo 1 Il marketing per lo sviluppo del territorio 1.1 Definizioni Preliminare a un esame del concetto di marketing per il territorio è naturalmente la definizione generale del marketing, inteso come sintesi globale di un complesso di attività che, rappresentando un collegamento costante tra domanda e offerta, hanno per obiettivo la miglior formulazione del prodotto e la sua promozione e immissione sul mercato, che si traduce definitivamente nella operazione di vendita. Una definizione generalmente accettata è quella così formulata dal British Institute of Marketing: “Il marketing è quella funzione dirigenziale che organizza e convoglia tutte le attività aziendali interessate nel definire e convertire il potere d’acquisto del cliente in domanda effettiva per uno specifico prodotto o servizio e nell’indirizzare il prodotto o servizio verso il consumatore o utente finale in modo da 12 conseguire l’obiettivo di profitto o altri obiettivi fissati dall’azienda”1 . Più complessa appare l’analisi del fenomeno effettuata da Kotler nelle varie successive edizioni della sua opera fondamentale (Marketing Management), che definisce anzitutto, sul piano generale, il marketing come “un processo sociale per mezzo del quale individui e gruppi ottengono ciò di cui hanno bisogno o desiderio con la creazione e lo scambio di prodotti e il loro confronto con altri”. Per giungere alla realizzazione e razionalizzazione di questo complesso di attività interverrà quindi, ad ogni livello, una funzione dirigenziale con il compito di acquisire o coordinare un insieme di risorse per trasformarle in prodotti o servizi che verranno presentati sui mercati ad essi interessati. Il “marketing management” consiste quindi “nell’analisi, pianificazione, realizzazione e controllo di programmi intesi a creare, costruire e mantenere proficui scambi e relazioni con mercati-obiettivo allo scopo di conseguire obiettivi organizzativi… Il compito del 1 Burkart, Medlik, Tourism, past, present and future, London Heinnemann, 1992, p. 172 13 marketing management consiste nell’influenzare il livello, la temporalità e la composizione della domanda in modo tale da aiutare le strutture organizzative a raggiungere i loro obiettivi.”2 Il marketing turistico La funzione del marketing, che nel passato era concepita essenzialmente e rudimentalmente come una attività di vendita, ha subito una costante evoluzione verso una concezione integrata che dall’indagine sulle tendenze del mercato si traduce nella confezione e nella formulazione del prodotto e nella sua immissione nei segmenti di mercato interessati. Il marketing assume quindi una funzione di collegamento dinamico tra il mercato e le varie attività aziendali interessate alla creazione, comunicazione e distribuzione del prodotto. Viene così definitivamente chiarito il ripetuto concetto che il marketing (e in particolare quello turistico) non deve limitarsi alla ricerca di una ottimale configurazione e 2 Kotler, P., Marketing Management, Prentice Hall, Englewwod Cliffs, 1998, pp. 4-15. 14 presentazione del prodotto, ma va orientato prevalentemente in funzione del mercato, cioè del consumatore. Un approccio orientato sul consumatore per la configurazione e la gestione del prodotto turistico è l’unico approccio realistico al marketing turistico. Una considerazione più diretta della fisionomia e delle caratteristiche del marketing turistico no n può comunque prescindere dalla generale distinzione tra marketing di beni e marketing di servizi. Tenendo presente la comune analogia di origini e concetti, si osserva che mentre il marketing di beni di consumo richiede strategie e tecniche più compatte e definite e si propone sempre il trasferimento materiale della proprietà di un determinato prodotto, il marketing dei servizi, considerata la natura generalmente immateriale, e al tempo stesso più vasta, articolata e complessa dei servizi stessi, presenta una gamma di esigenze e di opportunità spesso diversamente identificate e differenziate. Ciò porta a concludere che, pur sempre ricollegandosi ai principi generali del marketing nel suo aspetto di filosofia manageriale, il marketing turistico assume una sua 15 configurazione ben definita e certamente più articolata di quella che caratterizza il marketing dedicato a prodotti consistenti in beni di consumo e anche in servizi generalmente compatti, e orientati su mercati caratterizzati da fisionomie più uniformi e costanti, e comunque meno soggetti al determinarsi di condizioni non controllabili da parte della produzione. 3 Consideriamo, quindi, il marketing applicato al turismo come “quell’attività di management a mezzo della quale le organizzazioni pubbliche o private identificano i loro turisti prescelti, effettivi e potenziali, comunicano con loro per identificare motivazioni, e influenzare gradimenti, e i loro desideri, formulare e bisogni, adattare di conseguenza i rispettivi prodotti turistici in vista di conseguire una ottimale soddisfazione turistica, raggiungendo così i loro obiettivi.”4 3 Merlo, L., Elementi di marketing turistico, Roma, Agnosetti, 1990 p. 22 4 Wahab, Crampon, Rothfield, Marketing Turistico, London, Tourism International Press, 1989, p. 24. 16 1.2 Caratterizzazione del marketing turistico Il marketing turistico si ispira a realtà e circostanze del tutto particolari, e da esse viene necessariamente condizionato, con la conseguenza che, nella sua visione globale, esso finisce per costituire un tipo particolare di marketing, che potremmo definire “anomalo” nel senso che vi si presentano e vi si affermano, anche alternativamente, aspetti diversificanti i quali possono apparire, isolatamente, in altre applicazioni di marketing, ma raramente (se non mai) con la costanza e frequenza constatabili del marketing turistico. Tali aspetti caratteristici e identificanti possono essere compresi in tre categorie fondamentali. 1- La frequente pluralità di centri decisionali nell’azione di marketing, che dà luogo alla distinzione tra macro- marketing e micro- marketing, e alla realizzazione di un “marketing integrato”. 2- La natura stessa del prodotto turistico che è sempre un prodotto composto, il quale può essere formulato e presentato secondo una gamma estremamente 17 estesa di elementi e varietà di diversa origine e natura. 3- La frequente presenza di variabili, alcune delle quali all’interno delle imprese di produzione, promozione e distribuzione, ma più spesso dovute al non prevedibile insorgere di fattori esterni e a estranei all’attività (di ordine politico), non controllabili, ma condizionanti, che vanificano iniziative operative già in atto, e impongono il ricorso a soluzioni alternative. 5 1.3 Il marketing turistico microeconomico e macroeconomico: l’importanza della funzione pubblica L’attività di marketing turistico può essere svolta a due differenti livelli: si tratta di un sistema integrato nel senso di una interdipendenza tra numerose aziende private e l’attività pubblica, al fine di integrare azioni di più ampia portata ed 5 Merlo, L., Introduzione allo studio del marketing turistico, Roma, Agnosetti, 1978, p. 18. 18 altre meno evidenti ma non meno essenziali. Per marketing macroeconomico bisogna intendere, quindi, l’insieme delle attività svolte dagli enti pubblici; per marketing microeconomico le attività svolte dalle aziende turistiche private entro il raggio d’azione di loro competenza, in relazione alla loro capacità. E’ da condividersi la definizione di marketing turistico pubblico di Peroni, che afferma: “consiste nello studio di mercato e nella manovra strategica, sistematica alle esigenze e alle aspettative, sia della domanda dell’ambiente ospitante, di tutti i fattori – influenzabili dallo Stato o dagli altri enti pubblici – che concorrono alla caratterizzazione e alla valorizzazione delle attrattive e dei servizi turistici offerti o offribili da un territorio, in modo che questi, evidenziati dall’attività promozionale ed informativa, incidano il più efficacemente possibile sui processi di formazione delle scelte dei consumatori e degli intermediari turistici, inducendoli ad assumere i volumi, le modalità e le abitudini di consumo che 19 sono ritenute più idonee al raggiungimento degli obiettivi di politica turistica stabiliti dalla programmazione.”6 Le strategie di marketing turistico pubblico vanno inquadrate in un ampio raggio di possibili risultati, riconducibili non solamente all’incremento del movimento turistico. Non bisogna, insomma, limitarsi a valutare la mera analisi degli arrivi e delle partenze come unico e possibile traguardo, bensì bisogna valutare i risultati dell’economia generale del Paese, nel tessuto sociale in una visione più ampia e a più lunga gittata. Le azioni macroeconomiche possono così riassumersi, in una funzione di indirizzo della società e di educazione verso determinati atteggiamenti nei confronti del turismo 7 . Il marketing turistico operato ad un livello macroeconomico, quindi con l’azione dello Stato, intendendo per quest’ultimo l’insieme degli enti pubblici istituzionali, introduce il concetto di marketing territoriale, dove è possibile considerare l’ente pubblico come un’impresa, il territorio 6 Peroni, G., Marketing Turistico, Milano, F.Angeli, 1993, p. 46 Fragola, M., Marketing per l’industria turistica, Milano, Etaslibri, 1993, p. 25. 7 20 come una marca, e una delle caratteristiche salienti del territorio (ad esempio il mare), il prodotto da “confezionare” e lanciare sul mercato. 1.4 Il territorio impresa e le logiche del marketing territoriale L’esistenza di dinamiche ipercompetitive globali e di relazioni di scambio tra il territorio e i suoi pubblici di riferimento (stakeholder) giustificano l’adozione della metafora del territorio come impresa e l’adozione di strategie e politiche di marketing per la gestione dello stesso. Il territorio, come l’impresa, vede convergere verso di sé l’insieme degli interessi dei suoi stakeholder rilevanti, e si trova a sviluppare processi di scambio con mercati/clienti cui deve offrire beni e servizi attraenti, o meglio verso i quali deve rendersi sempre più attrattivo. Come un’impresa, il territorio è coinvolto in un processo di crescente competizione, che impone la costruzione, la difesa e l’accrescimento di vantaggi competitivi territoriali. 21 Il rapporto che si instaura tra entità territoriale e stakeholder, così come quello che intercorre tra entità territoriali e pubblici di riferimento, è, in senso lato un rapporto di scambio: il marketing sembra essere in grado di fornire la strumentazione adatta per comprenderlo a fondo e per migliorarne la performance. Per marketing territoriale si intende, pertanto, l’analisi dei bisogni degli stakeholder e dei clienti/mercati,, volta a costruire, mantenere e rafforzare rapporti di scambio vantaggiosi con gli stakeholder (marketing territoriale interno) e con i pubblici di riferimento (marketing territoriale esterno), con lo scopo di aumentare il valore del territorio e delle imprese l’attrattività degli stessi, attivando un circolo virtuoso soddisfazione – attrattività – valore. Vengono individuate quattro leve principali di marketing territoriale: -la progettazione del mix più adeguato di beni e servizi territoriali; -la creazione di incentivi per gli utenti di detti prodotti/servizi; 22 -il miglioramento dell’accesso ai prodotti/servizi territoriali; -la promozione dei valori e dell’immagine del territorio, affinché i potenziali clienti siano a conoscenza dei vantaggi offerti dal territorio stesso. Nel marketing territoriale, così come nell’evoluzione del marketing delle imprese, si osserva come l’oggetto della relazione di scambio sia complesso, dal momento che non è riconducibile al semplice prodotto, ma al più opportuno concetto di prodotto territoriale allargato. 8 In altre parole, si può affermare che le infrastrutture e le attività presenti in una data località rappresentano la parte hard dell’offerta, mentre l’immagine, l’accesso all’informazione, i servizi offerti all’imprenditorialità, il know-how, costituiscono la parte soft dell’offerta. Le due parti, hard e soft, possono essere ricondotte a unità attraverso l’adozione del concetto di “prodotto territoriale allargato”, ove la componente soft, immateriale è la fonte principale della differenziazione dell’offerta e dell’ottenimento di vantaggi competitivi territoriali. 8 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 36. 23 La logica del “prodotto turistico-territoriale allargato” poc’anzi espressa fa emergere la centralità delle risorse immateriali nel processo di differenziazione competitiva tra territori (in ana logia con ciò che avviene per il marketing strategico delle imprese). Va osservato, tuttavia, come fino a ora, nel loro sforzo di ricerca di vantaggi competitivi, le aree territoriali sembrano aver operato con una logica tipicamente “tecnocratica”, cioè di attenzione prevalente alla creazione e al potenziamento di una dotazione infrastrutturale “adeguata” che potremmo definire “product based”. Appare evidente che la dotazione infrastrutturale è in grado di discriminare solamente tra le aree che ne sono in possesso e quelle che non lo sono: in situazione di parità, pertanto, la logica “tecnocratica” non permette di differenziare, e, dunque, non fornisce vantaggi competitivi. In una situazione siffatta, di fronte alla necessità di raggiungere una differenziazione competitiva in un contesto concorrenziale, potrebbe essere utile far riferimento ad alcuni nuovi orientamenti emersi nel marketing strategico delle imprese. Così, le aree territoriali potrebbero trovare 24 nella propria dotazione storica, unica e inimitabile, di risorse e specificità locali, la fonte dei propri vantaggi competitivi, per superare una logica di marketing solamente product based e adottarne una anche resource e knowledge based. Le risorse collegate al territorio verrebbero a costituire la vera fonte del vantaggio competitivo di un’area, risultando al contempo scarsamente imitabili (e dunque altamente differenzianti) e immediatamente utilizzabili, a differenza della dotazione “tecnocratica”, che richiede tempi lunghi di investimento e ritorni non immediati. 9 Continuando ad adottare la metafora del territorio come impresa, è possibile osservare che nell’impresa attuale il potere differenziante e il potenziale competitivo dipendono sempre più da elementi non materiali e intangibili, in particolare la notorietà, la fiducia, l’atteggiamento positivo del pubblico e la capacità market driving. 9 Vertullo, F., Le ricerche di marketing nel turismo, Milano, F. Angeli, 2000, p. 136 25 Notorietà e fiducia rappresentano pertanto le armi competitive cui un territorio può far ricorso nella nuova competizione della knowledge economy10 . Dalle relazioni fiduciarie che emergono dai processi di scambio tra territorio e pubblici di riferimento, si alimentano risorse di conoscenza fondamentali per guidare le strategie di marketing del territorio, in particolar modo verso l’incremento della soddisfazione e della fiducia interna (marketing territoriale interno) e verso l’esterno (marketing territoriale esterno). Sono paradossalmente le specificità locali a costituire la base più solida per il conseguimento di vantaggi competitivi in un’ottica di concorrenza territoriale globale. 11 10 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 38 11 Ancarani, F., Il marketing territoriale: un nuovo approccio per la valorizzazione delle aree economico-sociali, Milano, Etaslibri, 1999, p.84 26 1.5 Il marketing territoriale tra esterno e interno, tra attrattività e valore Le entità territoriali, in situazione di ipercompetizione, ossia crescente competitività con altri territori (ovvero all’esterno), si trovano a dover interagire, al loro interno, con un variegato insieme di pubblici di riferimento, dai cittadini residenti alle imprese da attrarre, dai potenziali investitori ai turisti. La competitività e l’attrattività esterna sono funzione anche della capacità di generare soddisfazione all’interno. Il marketing del territorio si muove pertanto tra interno ed esterno, tra attrattività e valore. Per identificare chiaramente i pubblici di riferimento del marketing territoriale, si possono distinguere coloro che sono portatori, nei confronti del territorio, di interessi rilevanti, e che possono essere definiti stakeholder (pubblici interni), da coloro che sono viceversa definibili clienti/mercati (pubblici esterni), da coloro che infine sono amministratori del territorio o policy maker. 27 Gli stakeholder possono essere divisi in almeno due grandi categorie: - i residenti, lavoratori e non; - le imprese insediate sul territorio. I primi si aspettano che il territorio sappia fornire loro quelle opportunità di lavoro e di crescita coerenti con la loro formazione e la loro professionalità, i secondi hanno interesse a che, nell’ambito territoriale, si sviluppino opportunità per espandere la propria attività economica e di ottenere ritorni economici. E’ sulla base di questi parametri che si forma il loro giudizio di soddisfazione. Per quanto riguarda i clienti/mercati, rientrano in questa categoria i turisti, i visitatori per motivazioni d’affari, gli investitori, che fanno confluire non solo capitali ma risorse in generale, i potenziali nuovi residenti e le nuove imprese. Esiste una categoria unificante per questi diversi soggetti che è data proprio dall’attrattività del territorio. La categoria dei policy maker, degli amministratori pubblici, infine, pianifica e gestisce il territorio per conto degli stakeholder rilevanti. 28 Possiamo dire che il territorio assuma valore non tanto in sé, quanto piuttosto in funzione della sua maggiore o minore capacità di soddisfare gli interessi, di tipo economico e non, dei suoi pubblici. L’incremento della qualità della risorsa territoriale e la soddisfazione dei pubblici interni appaiono quindi come gli elementi che accomunano i diversi portatori di interesse nei confronti del territorio. Tale incremento di soddisfazione si riferisce ad una dimensione che non è solo economica, ma più generalmente di tipo socioculturale. Concludendo affermiamo che: la relazione che unisce il territorio ai pubblici/clienti esterni è identificabile nell’attrazione, nel senso che le politiche poste in essere dal territorio nei confronti di tali pubblici sono volte a richiamare all’interno del territorio stesso i possibili segmenti di clienti (imprese, investitori, turisti ecc.). La relazione che unisce il territorio ai pubblici/clienti interni e identificabile nella soddisfazione, nel senso che le politiche poste in essere dal territorio nei confronti di tali pubblici, mirano a generare e incrementare la soddisfazione 29 dei pubblici interni, cioè dei residenti nel territorio (cittadini e imprese) e degli attori coinvolti nel processo di pianificazione strategica territoriale (Camere di Commercio, Apt, Unione Industriali, ecc.). Esiste una circolarità tra soddisfazione dei pubblici interni e attrattività del territorio nei confronti dei pubblici esterni, circolarità che si dovrebbe tradurre in un continuo incremento di valore del territorio stesso. Quanto più il territorio è attrattivo, tanto più interessa le differenti categorie di pubblici di riferimento, aumentando per questa via la soddisfazione degli stakeholder e assumendo maggior valore nei loro confronti. Tale incremento di valore dovrebbe indurre gli stakeholder ad affrontare sforzi e investimenti per aumentare ulteriormente l’attrattività, alimentando in questo modo una continua circolarità del rapporto soddisfazione-attrattività-valore. 12 Esistono, pertanto, due tipologie di strategie di marketing per un’entità territoriale: 12 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 48 30 -il marketing strategico territoriale esterno, rivolto ai pubblici esterni, con l’obiettivo dell’attrazione e della generazione della fiducia esterna; -il marketing strategico territoriale interno, rivolto ai pubblici interni, con l’obiettivo della valorizzazione dell’esistente e della soddisfazione e fiducia interna. 1.6 Il prodotto turistico e la sua immagine Il prodotto turistico, abbiamo detto, costituisce un prodotto composto, il quale può essere formulato e presentato secondo una gamma estremamente estesa di elementi e varietà di diversa origine e natura. In relazione a questa premessa è possibile analizzarlo sulla base di tre aspetti principali: 1-le attrattive, cioè quei fattori che determinano la scelta del turista verso quel particolare tipo di prodotto anziché verso un altro. Le attrattive sono di varia natura: artificiali, 31 naturali, storiche, ambientali, artistiche, ecc..Questi fattori rivestono notevole importanza nel determinare l’orientamento dei flussi turistici; 2-le strutture turistiche, ossia le strutture e i servizi complementari alle attrattive turistiche, alberghi, ristoranti, stabilimenti ecc.; 3-l’accessibilità, tale qualificazione può essere vista da vari punti. Principalmente può essere intesa in senso geografico, (la vicinanza a grandi bacini di utenza o i collegamenti), in senso economico, quando il costo dei servizi turistici è alla portata di ampie quote di turisti, infine , l’accessibilità può anche riguardarsi in senso psicologico, per cui alcune località, sia pure lontane, vengono percepite come “vicine”, mentre invece, destinazioni vicine, ma culturalmente diverse, o delle quali abbiamo una percezione di estraneità, sembrano collocarsi più lontane delle altre nell’immaginazione dei consumatori. 13 Il fatto che ogni prodotto turistico sia così complesso e diversificato fa si che uno dei problemi più importanti della 13 Cogno, E., Comunicazione e tecniche pubblicitarie nel turismo, Milano, F.Angeli, 1997, p. 176 32 comunicazione turistica sia quello del coordinamento delle sue varie componenti, al fine di darne un’immagine unitaria. Da un diverso punto di vista il prodotto turistico è un mix di fattori tangibili e di fattori intangibili, cioè è l’assemblaggio di un insieme di componenti materiali quali una struttura ricettiva, e di componenti immateriali quali i tratti di immagine che una località vede proiettati su di sé attraverso l’opera di comunicazione e promozione attuata a livello “orizzontale” dagli enti territoriali pubblici, e a livello “verticale” dai singoli operatori. In questi ultimi anni si è molto accentuato il peso e l’importanza che i fattori immateriali hanno nell’esaltare le peculiarità del prodotto turistico: fattori come l’immagine di una località, la sua collocazione psicologica, influiscono sempre più sulle scelte dei turisti. Secondo Kotler, un’immagine è “la somma di credenze, idee e impressioni che una persona ha di un oggetto.”14 Dal punto di vista delle tematiche qui dibattute può dirsi che l’immagine è ciò che l’opinione pubblica percepisce 14 Kotler, P., Al servizio del pubblico, Milano, 1978, p.125 33 dell’identità di un’azienda o di una destinazione turistica. L’elemento più importante che compone l’immagine turistica è la realtà che viene rappresentata; quando diventa comunicazione, però, tale realtà deve essere funzionale all’immagine che si desidera trasmettere. Dal punto di vista pubblicitario l’immagine è un’attività di comunicazione che può essere spontanea (il semplice fatto di esistere crea immagine), oppure può essere il frutto di una decisione strategica e quindi “coordinata”. Il coordinamento dell’immagine di dell’individuazione qualsiasi dei fattori prodotto che la ha bisogno costituiscono, analizzati in riferimento al target group specifico. 15 Gli scopi per i quali l’immagine può essere utilizzata possono essere diversi e via via più complessi, dalla creazione o incremento di notorietà, alla penetrazione sul mercato, al posizionamento strategico. La storia anche recente del turismo mostra come possono esistere vari problemi legati all’immagine turistica, la cui deformazione condiziona pesantemente le scelte di acquisto 15 Vertullo,F., Le ricerche di marketing nel turismo, Milano, F.Angeli, 2000, p. 140 34 dei turisti, basta pensare alla crisi del settore turistico egiziano che si registra in concomitanza di attentati terroristici nel territorio, in questo caso il tratto di immagine che prevale è l’insicurezza, e i turisti cambiano meta. 35 Capitolo 2 Il territorio che comunica 2.1 Il significato della comunicazione territoriale La comunicazione territoriale ha rappresentato per diversi anni la principale componente, se non l’unica, dei programmi di marketing territoriale per tutti i livelli geografici. Infatti, l’attività di marketing di un’area ha sovente, quando non sempre, evidenziato quale punto di partenza, piuttosto che di arrivo, la realizzazione di campagne pubblicitarie o promozionali, determinando la tendenza verso un’assoluta centralità della comunicazione nel “mercato dei territori” 16 . Fin dal secolo scorso le politiche di promozione del territorio hanno sempre coinciso con la realizzazione di interventi di comunicazione, per cui l’approccio di marketing delle diverse località è stato costituito dalla comunicazione, più o meno suggestiva, delle dotazioni naturali e artistiche esistenti sul territorio, ovvero 16 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 157 36 delle capacità di accoglienza della specifica località. Tali comportamenti sono stati realizzati nel tentativo di affermare la propria immagine, le specifiche capacità naturali, archeologiche, culturali, artistiche, turistiche e così via. Per cui, in un’ottica riduttiva il marketing territoriale è stato considerato e approcciato come la promozione dell’immagine del territorio. In specifico, la comunicazione promuoveva l’immagine del place, dell’unità geografica di riferimento spesso senza aver adeguatamente analizzato, conosciuto e compreso le reali esigenze del/i target di mercato sia all’interno del territorio sia all’esterno. 17 Il place di oggi è soggetto ad una serie di tensioni che lo modificano al suo interno e lo pongono in relazione con gli ambienti circostanti in modo molto più intenso di quanto sia finora accaduto. Alcune esemplificazioni sono rappresentate da ciò che sembra concretizzarsi all’interno del territorio e che accrescono l’importanza della dimensione relazionale, quali la progressiva esternalizzazione delle attività, 17 Martone, R., La città in ascolto. Una nuova visione del city marketing in “Economia e Management” n.6, 1998 pp. 13-23. 37 attraverso processi di outsoucing, l’imporsi di strutture policentriche o a rete. Inoltre, anc he per ciò che inerisce all’offerta territoriale, assumono crescente rilievo le componenti intangibili, la cui specificazione e caratterizzazione sono spesso il risultato di un’intensa attività di comunicazione. Anche altri processi evolutivi dell’ambiente cui il territorio si riferisce e portatori di grandi cambiamenti quali la globalizzazione dei mercati, lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione, l’evoluzione dei comportamenti e delle esigenze della domanda, rappresentano dei fenomeni che hanno accentuato la competitività tra i territori, non più secondo una logica single-point, ma verso una concorrenza multi-point. Tali processi evolutivi, interni ed esterni al territorio, fanno sì che il territorio divenga un sistema sempre più aperto, in cui l’elevata interdipendenza e complessità dei fenomeni descritti richiede un maggiore coordinamento dei flussi di comunicazione di tipo informativo e persuasivo. 18 18 Caroli, M., Il marketing territoriale, Milano, F.Angeli, 1999, p.222 38 L’effetto complessivo di questi fenomeni è un’estensione del numero e della tipologia di interlocutori cui indirizzare flussi di comunicazione multiformi e variegati. Quindi, la numerosità e l’eterogeneità degli interlocutori, suggeriscono una visione interfunzionale e integrata della comunicazione territoriale. Diviene pertanto critica la dimensione relazionale. Tale dimensione sottolinea l’insufficienza per il territorio “di essere” o “di saper fare”, ma accresce l’esigenza “di far conoscere le effettive capacità”, ossia di “far apprezzare le proprie competenze distintive” rispetto ad altre offerte territoriali, sviluppando un alto livello di credibilità nei propri confronti. Il territorio oggi deve comunicare per rendere visibile verso l’esterno e condivisibile al proprio interno “ciò che è, che sa fare, le sue qualità, il suo valore”. La comunicazione deve essere in grado di accrescere la trasparenza. 19 A tale scopo l’unità territoriale deve innanzitutto impegnarsi su alcune riflessioni strategiche, finalizzate a comprendere ciò che è, quali sono le competenze distintive possedute. Ciò significa 19 Corvi, E., Fiocca, R., Comunicazione e valore nelle relazioni d’impresa, Milano, Egea, 1996, pp. 23-25. 39 considerare la comunicazione quale conseguenza di una strategia di posizionamento 20 . Infatti, devono sussistere le condizioni e, quindi, le scelte strategiche, che a monte devono essere effettuate da parte di chi ha la responsabilità dello sviluppo delle ent ità territoriali, con l’ausilio di chi governa direttamente, o che è comunque responsabile di determinati elementi del “prodotto territorio”. Il territorio comunica per ottenere credibilità strategica e reddituale, fiducia, legittimazione -ossia essere sempre più rispondente alle attese dei suoi interlocutori- ma anche per essere efficace nel soddisfare i bisogni differenziati e multiformi degli interlocutori o pubblici di riferimento, ed efficiente, nell’essere maggiormente corrispondente alle aspettative di chi controlla e/o fornisce risorse e, non ultimo, per avere apprezzamento emotivo, inteso come capacità di suscitare adesione emozionale. 21 20 Ancarani, F., Il marketing territoriale: un nuovo approccio per la valorizzazione delle aree economico-sociali in “Economia e diritto del terziario” n. 1 pp. 79-99 21 Corvi, E., Fiocca, R., Comunicazione e valore nelle relazioni d’impresa, Milano, Egea, 1996, p. 31 40 Nel perseguire tali obiettivi, la comunicazione territoriale deve essere condotta su due livelli e con due differenti responsabilità nella gestione della stessa. Il primo livello di comunicazione deve essere più indirizzato verso una comunicazione di tipo “istituzionale”, ossia finalizzato allo sviluppo di un’area image e di una percezione complessivamente positiva del luogo in toto e dei prodotti che sono offerti dal suo territorio. Il secondo livello si dovrà focalizzare su determinate funzioni d’uso del territorio, rivolgendosi a particolari “mercati/target” e creando la giusta percezione territoriale. Il di specifici coordinamento elementi di tali dell’offerta livelli della comunicazione territoriale determina forti sinergie che altrimenti potrebbero disorientare la domanda e indebolire il posizionamento strategico. 2.2 Comunicare l’immagine Perseguendo questi obiettivi, il territorio migliora anche la propria immagine. Una buona immagine si basa, infatti, su 41 serietà, affidabilità, credibilità e fiducia, che si esprimono in un atteggiamento di disponibilità dei diversi interlocutori. L’immagine che si possiede di un’area territoriale influenza significativamente le decisioni a essa relative, sia che si tratti di clienti e residenti finali o potenziali, sia di investitori, di operatori finanziari, di amministratori locali, di dipendenti o di lavoratori. In generale, l’immagine rappresenta una delle componenti fondamentali del patrimonio intangibile del territorio. Tale patrimonio è costituito: - dalle risorse di competenza, generate dai processi di apprendimento organizzativo e identificabili nelle diverse forme di conoscenza aziendale; - dalle risorse di fiducia, derivanti dai processi comunicativi e da quelli interattivi, che coinvolgono l’azienda e tutti i soggetti con i quali essa attiva processi di scambio. L’immagine rappresenta uno dei principali fattori di formazione delle preferenze. 42 Mentre nel breve periodo l’immagine ha carattere eminentemente strumentale, nel lungo termine essa si configura quale vera e propria risorsa strategica. Le informazioni veicolate dall’immagine si sedimentano nella memoria, incidendo sulle opinioni e, quindi, sulle percezioni di tutti coloro i quali interagiscono con il territorio. L’immagine rappresenta un costrutto percettivo volto a sintetizzare le caratteristiche (funzionali e simboliche) di un’azienda (o di una specifica marca di prodotto) e, in termini metaforici anche di un territorio. L’immagine è, quindi, rappresentata dalla percezione che hanno del territorio i pubblici di riferimento, e contribuisce non solo a definirne sinteticamente il valore, ma anche le aspettative di comportamento. Un’immagine positiva predispone favorevolmente il pubblico (crea cioè positive aspettative di comportamento) e facilita, in tal modo, il raggiungimento degli obiettivi territoriali. L’immagine del luogo, dunque, può essere definita come “l’insieme di credenze, idee, impressioni, informazioni, più o meno mediate che il pubblico ha del luogo stesso.” 43 Attraverso la comunicazione si può realizzare un’immagine che attribuisca valore alle componenti del territorio, perché migliora il grado e la qualità della percezione che il mercato, interno o esterno, ha di queste componenti. Lo sviluppo dell’immagine del territorio è ottenuto attraverso una comunicazione finalizzata, in primo luogo, a rendere esplicito e a diffondere lo “spirito del luogo”, ossia la vision dello stesso. 22 Quest’ultimo rappresenta la modalità intangibile attraverso cui si esprime la vocazione del luogo. Esso è il risultato di una sedimentazione storica di fatti tangibili e intangibili che si sono manifestati nel tempo nell’area, ed è ancora il risultato della dinamica di sviluppo locale attuato dalle autorità di governo e dai vari soggetti coinvolti. La comunicazione non può creare lo spirito del luogo, il suo compito è di rendere massima la percezione di tale spirito all’interno e all’esterno del luogo, di mettere in evidenza gli aspetti maggiormente coerenti con il posizionamento strategico prescelto. Quindi, sottolineare 22 Caroli, M.,Il marketing territoriale, Milano, F.Angeli, 1999, pp. 216-218 44 presso i pubblici esterni gli elementi di attrattività e di unicità rispetto ai territori concorrenti. 2.3 I processi di comunicazione nel marketing territoriale, gli obiettivi e i pubblici di riferimento Una delle dimensioni più importanti all’interno delle decisioni di comunicazione territoriale riguarda i processi seguiti per definire gli obiettivi di comunicazione –costituiti dai risultati che si intendono ottenere e target cui si vogliono sortire specifici effetti- le modalità e gli strumenti per ottenerli, i vincoli attorno cui costruire un efficace processo di interazione, oltre che la misurazione dei risultati ottenuti. Gli obiettivi del processo comunicativo Il successo del processo di comunicazione territoriale non può prescindere dall’attenta analisi dei pubblici di riferimento, dalla segmentazione degli stessi e da una focalizzazione, attraverso strumenti e politiche 45 differenzianti, sui pubblici ritenuti più adatti a raggiungere gli obiettivi risultati dal processo di interazione strategica. La definizione degli obiettivi da perseguire rappresenta un primo step di importanza fondamentale. La comunicazione di un territorio e/o degli elementi dell’offerta del “prodotto territorio” è finalizzata a influenzare l’opinione e il comportamento dei soggetti/pubblici cui si rivolge. Ciò vale sia per le imprese che assumono il ruolo di investitori in una specifica area e che spesso coinvolgono più interlocutori all’interno della stessa per la decisione finale, sia per famiglie o visitatori che intendono avvicinarsi a una zona a titolo turistico. Il processo cognitivo si realizza attraverso un percorso di apprendimento seguito dal consumatore e costituito da tre dimensioni afferenti la conoscenza, la percezione e, infine l’azione. Esiste, quindi, una gerarchia di effetti che la comunicazione può determinare e su cui è necessario incidere in una logica di comunicazione territoriale. Il modello della gerarchizzazione degli effetti della comunicazione si compone delle sottostanti tre dimensioni: 46 - dimensione conoscitiva; - dimensione affettiva o delle preferenze; - dimensione comportamentale. Incidere su ciascuno di tali differenti momenti vuol dire definire gli obiettivi che, in termini di comunicazione, consentono il passaggio da uno stadio di non conoscenza e/o riconoscimento dello stesso, per giungere all’adesione, preludio di un comportamento positivo nei confronti del territorio e, quindi, dell’azione o dell’“acquisto” del luogo o di alcune sue componenti. Si può affermare che far conoscere un luogo attraverso la comunicazione territoriale vuol dire trasferire un insieme di informazioni su elementi tangibili e intangibili che caratterizzano l’offerta territoriale. Spesso accrescendone la sua notorietà e/o la sua immagine e costruendo il posizionamento percepito dal/i target. Ben diverso è il perseguimento di una finalità di riconoscimento del luogo che –agendo su un livello di notorietà già acquisita del luogo- intenda rafforzarne il 47 posizionamento e, quindi, l’immagine, già in qualche modo percepita dai pubblici di riferimento. Naturalmente per definire un corretto processo di comunicazione territoriale non si può prescindere dal livello di conoscenza e familiarità che il pubblico target possiede del luogo che si vuole comunicare. Ciò significa far conoscere e comprendere a fondo le percezioni che i target di riferimento possiedono del luogo, al fine di progettare un intervento efficace per “far riconoscere” il territorio nel modo più consono sia in termini di offerta che di domanda territoriale. Tale risultato può essere ottenuto agendo sull’area nel suo complesso o su quelle variabili cui è maggiormente connessa la percezione dello stesso. Le modalità comunicative attraverso cui tali contenuti si realizzano possono essere sia di natura informativa sia emozionale, molto dipende da caratteristiche del target e strumenti utilizzati. Porsi l’obiettivo di accrescere l’adesione nei confronti della località, così come agire quale momento comunicativo di tipo percettivo - teso a creare delle preferenze territoriali 48 versus altre località – significa produrre sul target di riferimento un’attitudine più intensa della precedente. Infatti, ciò che implica adattare la comunicazione alle effettive aspettative dei propri pubblici, poiché è proprio durante tale momento che si deve verificare un accordo sostanziale tra benefici e attese del target e contenuti materiali e immateriali dell’offerta, quale sintesi del posizionamento strategico prescelto dal territorio. In questo caso la comunicazione deve essere in grado di trasmettere la piena consonanza tra i contenuti di un determinato prodotto territorio e le attese (conosciute, analizzate e ve rificate) dell’utente cui il territorio è prevalentemente indirizzato. La comunicazione territoriale dovrà, quindi, basarsi su di un’efficace definizione della propria immagine e sulla relativa verifica che la percezione della stessa sia effettivamente riconosciuta dal target. Attraverso il momento comportamentale la comunicazione persegue l’obiettivo di spingere il pubblico di riferimento all’azione. Tale azione può concretizzarsi differentemente in: acquisto diretto del prodotto territorio offerto, ovvero 49 ottenere comportamenti favorevoli dai soggetti che governano le componenti territoriali di interesse, come anche richiedere al target una maggiore adesione alle caratteristiche del territorio. 23 La sequenzialità esistente nel passaggio da set di consapevolezza a set di acquisto può essere così illustrata: FIG.1 Il processo cognitivo e i momenti della com. territoriale. _______________________________________________ TOTAL SET AWARENESS SET CONSIDERATION SET CHOICE SET DECISION FONTE: Kotler, Haider, Rein (1993) In generale, si può affermare che il pubblico di riferimento può partire da una situazione in cui prende consapevolezzea dell’esistenza di diversi stili/località presso cui indirizzarsi, molti o alcuni dei quali potrebbero essere anche sconosciuti, 23 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, pp. 163-165 50 nel qual caso il riferimento è al cosiddetto total set presente nella mente degli interlocutori. In una fase successiva, l’utilizzo di alcune fonti informative (pubblicità, agenzie di viaggio, mass media e così via) consente di raccogliere maggiori formazioni sulle località, acquisendo in tal modo una crescente consapevolezza. In tal caso ci si riferisce all’awareness set. Il terzo passo, costituito dalla formazione del consideration set, viene raggiunto facendo ricorso a esperienze pregresse o fonti informative di tipo personale (familiari, amici, colleghi, ecc.), utili per definire gli specifici criteri di scelta. Il choice set, o insieme di luoghi su cui far ricadere la scelta di acquisto, rappresenta la quarta fase del processo cognitivo dell’acquirente, per giungere, infine al quarto e ultimo momento, evidenziato quale decisione finale. I pubblici di riferimento nei processi di comunicazione territoriale Appare chiaro che le finalità della comunicazione variano in funzione della categoria di target cui essa è indirizzata. In tal senso è opportuno considerare le differenti articolazioni in 51 cui possono suddividersi i pubblici del territorio, cercando di classificare l’insieme di soggettività che si rapportano a esso. Innanzitutto si possono distinguere all’interno del territorio coloro che sono promotori di interessi rilevanti, gli stakeholders (pubblici interni). Tale macro-segmento può a sua volta essere suddiviso tra i residenti (lavoratori e non) e le imprese insediate sul territorio. Mentre per i residenti- lavoratori, la comunicazione dovrà perseguire obiettivi tesi ad esplicitare l’adesione esistente tra offerta di lavoro locale e specifiche professionalità, per i residenti- imprese, la comunicazione dovrà evidenziare il carattere dell’area quale potenziale vettore di sviluppo per l’attività economica. Una seconda possibile classificazione del pubblico fa riferimento ai clienti/mercati, meglio definibili quali pubblici esterni. L’aggregato dei clienti è, al pari degli stakeholders, estremamente variegato al suo interno, rendendone possibile una tripartizione. Esiste, infatti, un primo target costituito dai fruitori di beni e servizi offerti, questi ultimi possono identificarsi in turisti, 52 visitatori che a vario titolo e con diverse motivazioni, frequentano una specifica area geografica. Tale target necessita di comunicazioni che sottolineino le capacità commerciali, di accoglienza di leasure-time dell’area. Un’altra categoria può essere rappresentata dagli investitori che indirizzano le proprie risorse specificamente verso quelle aree maggiormente in grado di poterle valorizzare. Da ultimo, rimane la vasta categoria dei potenziali nuovi residenti e/o delle nuove imprese che possono decidere di insediarsi sul territorio. Verso tali target la comunicazione dovrà sottolineare le capacità della località nell’attrarre nuove capacità lavorative, nuove competenze, nuova imprenditorialità e nuovi posti di lavoro. La terza e ultima categoria dei soggetti che entrano in relazione con il territorio e su cui è necessario indirizzare e coordinare i flussi di comunicazione è l’amministrazione territoriale. Tale categoria sembra essere rappresentata dal soggetto che pianifica e gestisce il territorio per gli stakeholders rilevanti. La comunicazione da essi rivolta tanto all’esterno, tanto all’interno del territorio, dovrà essere 53 orientata a valorizzare e incrementare il grado di attrattività e di coinvolgimento de e nel territorio. 24 Un’ulteriore modalità per articolare i pubblici di riferimento della comunicazione territoriale utilizza due criteri: -il tipo di interesse verso il territorio; -l’appartenenza al territorio stesso. In particolare, mentre tramite il primo criterio si definiscono i soggetti/interlocutori quali acquirenti attuali o potenziali del territorio e i soggetti “influenzatori” di tali potenziali acquirenti, con il secondo criterio si vogliono distinguere i pubblici interni e quelli esterni. La Figura 2 consente di sintetizzare a livello grafico le quattro categorie di pubblici. 24 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 172 54 FIG. 2 I pubblici di riferimento nei processi di comunicazione territoriale ACQUIRENTI (attuali o potenziali) Pubblici interni Pubblici esterni Turisti Cittadini residenti Imprese esterne Lavoratori Investitori esterni Imprese locali Persone esterne di Investitori locali passaggio Società di consulenza Media locali Opinion leader Associazioni locali Media nazionali ed esteri Gruppi di interesse Istituzioni finanziarie Opinion leader Persone esterne di passaggio INFLUENZATORI FONTE: Caroli, 1999 Per ciò che riguarda le finalità che la comunicazione territoriale deve perseguire, nel rispetto degli specifici pubblici identificati, si può affermare che se rivolta agli influenzatori essa dovrà essenzialmente offrire informazioni sulle caratteristiche del territorio e sui suoi elementi di attrattività, cercando di sviluppare adesione verso la località, 55 esplicitandone il posizionamento e stimolando una crescente adesione e coinvolgimento verso la specifica offerta territoriale. Tale finalità appare del tutto congrua rispetto alla natura dell’influenzatore, che oltre che target di comunicazione deve divenire egli stesso ambasciatore e testimone del messaggio ricevuto verso gli altri target, acquirenti attuali o potenziali, utenti interni o esterni. Per ciò che riguarda le finalità di comunicazione rispetto ai pubblici interni ed esterni al territorio, è opportuno distinguere gli obiettivi a seconda dei target specifici cui la comunicazione territoriale è rivolta. Di fatto, verso i pubblici interni e, in particolar modo, verso il targetresidenti, la comunicazione può essere finalizzata a informare i soggetti sui progetti che le autorità intendono intraprendere per migliorare l’offerta territoriale, ciò con l’intento di accrescere la partecipazione dei residenti alle iniziative realizzate dal territorio, ovvero rafforzare il senso di appartenenza al territorio. Nei confronti degli stakeholders una finalità della comunicazione territoriale può essere identificata nel tentativo di riconciliare interessi 56 divergenti e nel rafforzare le percezioni circa il legame esistente tra la politica di sviluppo del territorio e gli interessi dei singoli gruppi di residenti. La comunicazione rivolta agli utenti esterni può prendere forma in modo del tutto analogo a ciò che accade per la comunicazione delle imprese. Di fatto, nei confronti dei potenziali target esterni al territorio gli obiettivi possono distinguersi in: volontà di raggiungere una maggiore attenzione nei confronti dell’area, delle sue caratteristiche e/o dei suoi elementi di attrattività – ciò può valere per le aree meno conosciute o in fase di rivitalizzazione, ovvero in presenza di innovative iniziative di sviluppo – accrescendo il potenziale competitivo del sito. Anche il rafforzamento del posizionamento competitivo rappresenta un’importante finalità della comunicazione territoriale rispetto ai pubblici esterni, poiché agisce sulle percezioni del pubblico, caratterizzando l’offerta territoriale, la sua immagine e accrescendone il valore rispetto alla concorrenza. 25 25 Caroli, M., Il marketing territoriale, Milano, F.Angeli, 1999, p. 270 57 2.4 La morfologia della comunicazione territoriale Alcune forme di comunicazione vengono ampiamente utilizzate nel marketing territoriale e divengono un importante veicolo per affermare l’unicità dell’immagine del territorio e, altrettanto spesso, per uniformare i contenuti delle campagne di comunicazione. Infatti, elementi come slogan, temi particolari e simboli visivi sono da sempre ampiamente utilizzati dai territori per diffondere, rendere visibile, riconoscibile e memorizzabile nella mente del pubblico un luogo o alcune sue determinate caratteristiche. La funzione svolta dallo slogan (FIG.3) è di racchiudere in una sola frase e in poche parole una visione complessiva dello spirito del luogo e/o i suoi elementi distintivi e i suoi fattori di forza. Il vantaggio dello slogan deriva dalle sue flessibilità e incisività. Che ne fanno un importante elemento di comunicazione, quando non un leit motif per l’intera campagna di comunicazione. Essi consentono, inoltre, una facile riproduzione su di una significativa varietà di media e strumenti che fungono da contenitori. E’ ovvio che lo slogan deve necessariamente trasferire 58 l’immagine che il luogo ha deciso di valorizzare e offrire al/i target. 26 FIG.3 Alcuni esempi sull’uso dello slogan LOCALITA’ SLOGAN Spagna Tutto sotto il sole Amsterdam Capitale dell’ispirazione San Pietroburgo La città delle notti bianche Budapest La città dai mille volti Roma Caput mundi Copenaghen Stupenda Copenaghen FONTE: Kotler, Haider, Rein,1993 Una funzione del tutto simile a quella dello slogan è affidata ai simboli visivi di uno specifico territorio. I simboli visivi sono formati da dotazioni del territorio quali monumenti o importanti opere infrastrutturali con rilievo artistico, storico, civile e culturale, una condizione essenziale per il loro utilizzo è che sia no ampiamente riconosciuti e riconoscibili all’interno e all’esterno del territorio. 26 Valdani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, Milano, F. Angeli, 2000, p. 171 59 I simboli visivi oltre che da opere infrastrutturali possono essere rappresentati anche da persone del luogo: grandi artisti, uomini di cultura, importanti personaggi che possono rappresentare il Paese, richiamando l’immagine e il valore del territorio di cui fanno o hanno fatto parte. Le leve di comunicazione territoriale possono distinguersi in: pubblicità, sales promotion, direct marketing, pubbliche relazioni e grandi eventi. Per quanto riguarda la pubblicità, accanto all’utilizzo dei tradizionali mezzi quali stampa e affissioni, si è andato affermando l’uso della televisione e di altri mezzi quali “corollario” dello strumento pubblicitario: pamphlet, facts book, video e film, senza dimenticare il ruolo che ha e che avrà Internet per comunicare l’offerta del territorio. Lo strumento pubblicitario consente di rivolgersi ad ampie porzioni di pubblico con dei costi per contatto relativamente più bassi, a scapito però di alti livelli di interattività ottenibili con le altre leve della comunicazione. La pubblicità territoriale, attraverso i suoi messaggi, ha il compito di informare o di differenziare l’offerta territoriale nel rispetto del posizionamento prescelto. Una località deve 60 essere in grado di creare costantemente nuovo valore rispetto ai target di riferimento, richiedendo un processo in cui, in funzione dei target group prescelti, si sviluppino appeal all’interno dei messaggi coerenti con la località e strettamente connessi ai benefici ricercati dal target. Accanto a obiettivi di lungo termine, alla pubblicità possono esserne assegnati anche altri più orientati al breve periodo, pensiamo alle “offerte speciali” delle sales promotion. Un altro strumento molto usato nella comunicazione territoriale è il direct marketing. Quest’ultimo possiede specifiche caratteristiche quali la multistrumentalità (direct mail, telemarketing, direct response advertising ecc.), la selettività dei target, un maggiore livello di interattività che si traduce in misurabilità delle risposte del target. Le Relazioni Pubbliche, così come espresso dalla stessa denominazione, perseguono la finalità di realizzare relazioni ottimali con differenti pubblici, prevalentemente di natura istituzionale, ma anche di influenzare in modo indiretto l’opinione pubblica in generale. E’ opportuno considerare la natura poliedrica delle relazioni pubbliche, di fatto, esse 61 vengono realizzate attraverso alcuni specifici strumenti quali le attività di rapporto con i media (attraverso gli uffici stampa), l’ideazione e la gestione di eventi quali congressi, mostre, la partecipazione a fiere internazionali, roadshow, le attività di lobbing, ossia azioni rivolte verso le autorità legislative per spingere queste ultime ad assumere provvedimenti favorevoli verso il territorio, oppure nei confronti di organizzazioni economiche per offrire la possibilità di selezionare il territorio quale sede delle proprie attività. Ancora, rientrano nelle relazioni pubbliche le sponsorizzazioni, mediante le quali il nome e l’immagine del territorio sono abbinati a manifestazioni di particolare rilievo. E’ ovvio che l’insieme degli strumenti delle relazioni pubbliche, inserito all’interno del più ampio sistema di comunicazione integrata e dovendo agire su una pluralità di pubblici, sino a giungere al livello più ampio dell’opinione pubblica, può perseguire differenti finalità: dal posizionamento o riposizionamento dell’area al rilancio della stessa, dalla realizzazione di pressioni su soggetti che governano i canali di comunicazione a sostegno dei prodotti 62 dell’area (attraverso lo sviluppo dell’effetto made in) o di attività produttive rilevanti nell’area o potenziali di attrazione per la stessa. 27 27 Cogno, E., Comunicazione e tecniche pubblicitarie nel turismo, Milano, F. Angeli,1999, pp.322-326 63 Capitolo 3 L’immagine del Sale nto presso i principali pubblici di riferimento Abbiamo visto cosa si intende per immagine di un territorio, e analizzato quali sono i principali pubblici di riferimento con i quali quest’ultimo comunica. In questa sede ci occuperemo della definizione della percezione del “prodotto turistico Salento” presso i tour operators, i potenziali nuovi turisti compresi nell’opinione pubblica in generale, i turisti, e i residenti. Per farlo ci baseremo su una serie di ricerche di marketing effettuate dal Centro Stud i Turistici per conto dell’assessorato al turismo della Provincia di Lecce, che ha gentilmente messo a nostra disposizione il materiale che andremo ad analizzare. 3.1 Il Salento e i tour operators Nel periodo immediatamente precedente la Bit di Milano (una delle principali fiere del settore turistico in Italia, svoltasi tra il 26 e il 28 febbraio 1999), e durante lo 64 svolgimento della stessa, il Centro Studi Turistici ha sottoposto ad un campione di 102 Tour Operators (25 italiani e 77 stranieri) un questionario finalizzato ad individuare i trend turistici futuri. Dai risultati dell’analisi abbiamo estrapolato i dati concernenti la notorietà e l’immagine del Salento. Prendendo in considerazione lo schema relativo ai pubblici di riferimento della comunicazione territoriale, possiamo considerare il segmento dei tour operators come un pubblico esterno, rientrante nella categoria degli “influenzatori”. I risultati che emergono da queste domande sono abbastanza chiari e per certi versi preoccupanti. Uno dei dati più allarmanti emerge dal fatto che ben il 35,21% di persone da ritenere “addetti ai lavori” afferma di non conoscere il Salento, fatto che sta a significare che non ne hanno mai sentito parlare. 1- Tour operators che conoscono il Salento Si No 64,79% 35,21% FONTE:CST,1999 65 E’ facile immaginare che se il 35,21% di chi deve proporre pacchetti turistici non sa neppure dell’esistenza del Salento, la percentuale sarà ben più alta tra il pubblico consumatore finale dei prodotti turistici. 2- T.o. che conoscono le risorse turistiche del Salento Si No 37,14% 62,86% FONTE:CST,1999 3- T.o. che includono il Salento nei loro programmi Si No 26,76% 73,24% FONTE:CST,1999 Da notare anche che il 73,24% di operatori trascura il Salento, e il 62,86% non ne conosce affatto le risorse turistiche, quindi solo il 10,38% degli operatori escludono la penisola nonostante ne conoscano le potenzialità turistiche, il resto si comporta così per ignoranza del prodotto; questo dato è particolarmente importante nell’evidenziare la necessità di iniziative finalizzate alla promozione del Salento presso questo fondamentale segmento. 66 4- T.o. interessati ad introdurre il Salento nei loro programmi Si 40,38% No 59,62% FONTE:CST,1999 5- Segmenti per i quali i t.o. sarebbero interessati a “trattare” il Salento Balneare 54,55% Arte/cultura 18,18% Agriturismo 9,09% Altro 18,18% FONTE:CST,1999 Tuttavia ben il 40% di chi attualmente non lavora su questa zona sarebbe apparentemente interessato ad intraprendervi l’attività, in particolare nel balneare; seguono con molto distacco gli altri segmenti, denunciando una notevole parzialità della percezione delle risorse turistiche della zona. 6- Motivi dell’esclusione del Salento dai pacchetti turistici 67 Assenza domanda 68,18% Difficoltà trasporti 13,64% Troppo distante 4,55% Altri motivi 13,63% FONTE:CST,1999 Il dato del perché non si sarebbe intenzionati a lavorare nel Salento (assenza di domanda) porta in primo piano i due principali problemi della promozione turistica di questa zona. Da una parte l’assoluta mancanza di conoscenza del prodotto da parte della domanda, dall’altra il problema della difficoltà nel raggiungere la zona, ossia ciò che abbiamo definito nelle pagine precedenti come accessibilità in senso fisico della località, che tuttavia non rientra nel filo conduttore del nostro lavoro, incentrato sull’immagine e la comunicazione/promozione dell’immagine, lasciando da parte tutte le componenti hard del prodotto turistico, quali ad esempio le infrastrutture. 68 3.2 La “marca” Salento e gli italiani Nel 1999 l’assessorato al turismo della Provincia di Lecce commissiona sempre al Centro Studi Turistici un sondaggio mirato a focalizzare l’attenzione del pubblico sulla “marca” Salento. Il campione intervistato telefonicamente è di 370 persone. La media della loro età oscilla tra i 27 ei 28 anni e il livello di istruzione può essere definito medio/alto. Le domande effettuate sono state poste secondo la seguente successione: 1-Età e titolo di studio. 2-Sai cos’è il Salento? 3-Dove si trova (regione e Provincia)? 4-Ci sei mai stato? 5-Qual è la prima cosa che il Salento ti fa venire in mente? Le domande 4 e 5 sono state fatte anche a chi ha sbagliato la risposta alla domanda sull’ubicazione, informandolo, prima della risposta sull’esatta collocazione del Salento. Il campione intervistato, dunque, particolarmente omogeneo sotto il profilo anagrafico, ha rivelato che la conoscenza del Salento, della sua esatta ubicazione geografica e del suo 69 potenziale turistico è molto parziale e frammentaria; in alcuni casi non se ne conosce neppure l’esistenza. Vediamo i risultati nel dettaglio. Titolo di studio Diploma N % 258 69,7 Laurea 92 24,9 III Media 20 5,4 370 100 Totale FONTE:CST,1999 Dove-Regione N Puglia 174 47 Campania 95 25,7 Non lo so 41 11,1 Senza risposta 26 7 Calabria 22 5,9 Puglia/Campania 7 1,9 Puglia/Basilicata 4 1,1 Puglia/Liguria 1 0,3 370 100 Totale % FONTE:CST,1999 Dove-Provincia N % 70 Non lo so 92 24,9 Lecce 92 24,9 Salerno 74 20 Bari 38 10,3 Senza risposta 26 7 Lecce/Brindisi 18 4,9 Foggia 15 4,1 Brindisi 14 3,8 Tricase 1 0,3 370 100 Totale FONTE:CST,1999 Il dato relativo al campione nel suo insieme non è incoraggiante. La percentuale di coloro che individuano nella Puglia la regione del Salento è del 47%, mentre a riconoscere nella provincia di Lecce quella esatta è solo il 24,9% del campione. Alta è la percentuale dei “non lo so” (11,1% per la regione, 24,9 per la provincia) e dei “senza risposta”, di coloro cioè che non sanno neanche cosa sia il Salento (7%). Un dato curioso e inaspettato è sicuramente l’altissima percentuale di intervistati che confonde il Salento con il Cilento e con la provincia di Salerno, infatti il 25,7 del 71 campione colloca il Salento in Campania ed il 20% nella provincia di Salerno. Ne consegue che pubblicizzare massicciamente il Salento come “marca” a sé stante potrebbe involontariamente contribuire a promuovere il turismo del Cilento e della Campania. Lo ha visitato? N % No 258 69,7 Si 77 20,8 No/Si 21 5,7 Si/No 14 3,8 370 100 Totale FONTE:CST,1999 Per quanto riguarda la conoscenza diretta del Salento, il 69,7% del campione afferma di non esserci mai stato. Una curiosità riguarda il fatto che 21 intervistati (5,7%) hanno in un primo momento sostenuto di non essere mai stati nel Salento per poi cambiare risposta una volta conosciutane la reale collocazione: in sostanza, si sono recati nel Salento senza saperlo e senza realizzarlo neanche durante la vacanza. 72 L’ultima fase dell’intervista riguarda più da vicino l’immagine e la percezione del Salento presso gli intervistati. Le risposte sono divise, laddove sia oggettivamente riconoscibile, in risposte ad “immagine positiva” contrassegnate dal segno +, e risposte ad “immagine negativa” contrassegnate dal segno -. Nella prima categoria sono rientrate quelle riguardanti il mare, le vacanze, la musica, la cucina, l’arte, mentre nella seconda quelle di chi al Salento non associa nulla, quelle di chi pensa al dramma degli albanesi, all’aridità, alla poca natura, alla tristezza. Altre voci sono lasciate da parte per la difficoltà di capire se sinonimo di immagine positiva o negativa. Cosa associa N % Mare/sole 113 30,5+ Niente 87 23,5- Musica 27 7,3+ Vacanze 27 7,3+ Senza risposta 26 7- Barocco 26 7+ 73 Albanesi 25 6,8- Aridità 9 2,4- Cucina 9 2,4+ Pianura 8 2,2 Tristezza 4 1,1 Otranto 3 0,8 Trulli 3 0,8 Banca del Salento 1 0,3 Firenze del Sud 1 0,3 Campagna 1 0,3 370 100 Totale FONTE:CST,1999 La categoria che richiama immagini positive prevale sulla seconda (54,6% contro 40,5%) anche se con uno scarto ancora troppo esiguo rispetto a quanto ci si potrebbe ragionevolmente attendere da una terra così ricca di importanti risorse turistiche. Da notare che, se il prodotto mare/sole raccoglie il 30,5% delle risposte, la stessa percentuale si ottiene sommando le risposte di chi non riesce o non sa (dal momento che non ne conosce l’esistenza) pensare a niente, di chi in sostanza ha, rispetto al Salento e ai suoi prodotti, il vuoto più assoluto. 74 Buona anche la percentuale di chi conosce il Salento per la sua musica, in particolare, crediamo per il gruppo locale Sud Sound System e la riscoperta “Pizzica” salentina. Si tiene bassa, invece, tenuto conto del periodo in cui è stato effettuato il sondaggio, l’immagine del Salento come terra di accoglienza del popolo albanese e del dramma sociale dell’immigrazione in generale. Sempre tenendo in considerazione lo schema di pagina 44 possiamo considerare il segmento in esame come pubblico esterno, facente parte della categoria degli “acquirenti” attuali o potenziali. Emerge quindi con una certa chiarezza che il marchio Salento non può costituire da solo la leva principale di una campagna promozionale mirata a promuovere il territorio della provincia di Lecce; puntare sul Salento come parola chiave non può rappresentare il fulcro attorno al quale sviluppare una campagna promozionale, in quanto trattasi di marchio ancora debole e non posizionato. Questo, in estrema sintesi, l’input che il Centro Studi Turistici, con la 75 sua ricerca, trasmette alla fine del 1999 al Servizio Economia del Territorio dell’Assessorato al Turismo della Provincia di Lecce. Appare quindi più opportuno pensare ad una progettazione coordinata della promozione dei tanti prodotti turistici di questa terra che faccia poi emergere contestualmente, attraverso la conoscenza e la fruizione di questi, il marchio Salento. Serve, in pratica, quello che nelle pagine precedenti è stato definito piano di promozione/comunicazione integrata. Fare diversamente, significherebbe pregiudicarsi in partenza l’attenzione di oltre la metà dei destinatari del messaggio, senza peraltro portare un contributo operativo al miglioramento dell’immagine della zona salentina. 3.3 Il Salento e i suoi turisti Nell’estate 2000 il CST conduce un’indagine motivazionale su un campione rappresentativo di turisti della Provincia di Lecce. Con la tecnica delle interviste dirette sono stati contattati 1000 turisti in soggiorno nelle diverse località 76 della penisola. Il sistema delle interviste dirette ha permesso di ottenere questionari compilati in modo più completo possibile, evitando le difficoltà che i turisti avrebbero potuto incontrare nella gestione autonoma di un questionario composto da ben 81 domande. Gli obiettivi dell’indagine sono: 1-La conoscenza delle motivazioni delle diverse tipologie di turisti. 2-L’identificazione di segmenti di mercato potenzialmente interessanti, ma che non trovano risposte adeguate alle proprie esigenze. 3-L’individuazione dei segmenti della domanda da incentivare con una maggiore promozione. 4-La funzionalità dei servizi offerti e la valutazione dell’immagine del Salento presso i suoi visitatori. 5-L’identificazione del turista tipo del Salento. Per cominciare, cerchiamo di capire chi sono e da dove vengono i turisti che scelgono il Salento per le loro vacanze. Composizione vacanzieri % 77 Single 5,31 Coppia 36,77 Famiglie 38,28 Con amici 13,23 Comitiva 6,41 Totale 100 FONTE:CST,2000 Si può notare come il turismo familiare risulta essere quello prevalente insieme a quello per coppie. A questo proposito è stato calcolato il numero medio dei componenti familiari che è 3,75. Divisione del campione per nazionalità Nazione % Italia 87,00 Germania 3,70 Francia 2,40 Svizzera 1,40 Olanda 0,80 Belgio 0,60 Gran Bretagna 0,50 Canada 0,50 78 Austria 0,50 Usa 0,40 Spagna 0,30 Russia 0,20 Giappone 0,20 Altro 1,5 Totale 100 FONTE:CST,2000 La suddivisione del campione per nazionalità evidenzia l’esigua presenza di turisti stranieri che rappresentano il 13% del campione. Questo dato è parzialmente confermato dalle statistiche ufficiali e dalle dichiarazioni degli operatori turistici, dove raramente si riscontrano valori superiori al 15%. Per quanto riguarda i paesi stranieri più presenti si tratta di Germania, Francia e Svizzera, ossia le mete con il maggior afflusso di emigranti salentini negli anni passati, si è in presenza di quello che si definisce “turismo di ritorno”. Suddivisione dei turisti italiani per Regione Regione % Regione % Lombardia 22.32 Sicilia 1.83 Lazio 15.73 Liguria 1.34 79 Emilia 13.54 Umbria 1.34 Campania 10.61 Trentino 1.10 Veneto 8.41 Abruzzo+Molise 0.73 Puglia 6.46 Basilicata 0.61 Toscana 6.22 Sardegna 0.49 Piemonte 5.00 Calabria 0.24 Marche 2.07 Friuli 1.95 Totale 100 FONTE:CST,2000 La forte prevalenza del turismo italiano nel Salento rende sicuramente interessante l’analisi delle provenienze per regioni, dalla quale si possono ricavare informazioni utili per la definizione degli interventi promozionali. I turisti provenienti dalla Lombardia risultano essere il gruppo più numeroso con il 22.32%, seguono i laziali con il 15.73% degli intervistati, la maggior parte dei quali risulta composto da turisti provenienti dalla Capitale, i romani infatti sono il 12.32%. Divisione del campione per condizione professionale Professione % Professione % Impiegato 33.20 Pensionato 3.10 Professionista 20.60 Dirigente 3.00 Insegnante 12.90 Disoccupato 2.80 80 Studente 8.10 Imprenditore 1.50 Casalinga 4.70 Artigiano 1.40 Commerciante 4.10 Artista 0.70 Operaio 3.60 Totale 100 FONTE:CST,2000 La suddivisione del campione per condizione professionale fa emergere una prevalenza di impiegati, che sono circa un terzo del campione: il dato non desta sorpresa, vista la prevalenza della categoria a livello nazionale della risorsa turistica balneare. Risulta rilevante invece che nel Salento la seconda categoria sia quella dei professionisti con un 20.60% di intervistati: il dato è molto interessante in quanto la percentuale è quasi il doppio della presenza della categoria nella risorsa turistica balneare a livello nazionale, segno che il target turistico risulta abbastanza elevato. Si nota, infine, come rispetto ad altre realtà balneari, risultino basse le percentuali di pensionati e operai. Titolo di studio degli intervistati Titolo % Elementare 0.10 Media 7.10 Diploma 50.90 81 Laurea 41.90 Totale 100 FONTE:CST,2000 Si può notare come i dati che emergono dalla stratificazione per condizione professionale, caratterizzano il target di riferimento del prodotto Salento, che per condizione culturale si colloca su livelli medio-alti. Passiamo ora a cercare di capire chi ha convinto questa gente a scegliere il Salento come luogo della loro vacanza, ossia analizzare il peso relativo alle diverse fonti di informazioni. Le fonti di informazioni sul Salento Fonte % Consiglio amici/parenti 49.00 Guide turistiche 17.10 Precedenti visite 12.80 Luogo d’origine 6.00 Agenzia di viaggio 5.40 Stampa turistica 5.10 82 Inserzioni/riviste/giornali 1.50 Brochures e depliants 1.10 Azienda soggiorno/pro loco 0.60 Fiere e mostre 0.50 Internet 0.50 Prescrizione medica 0.20 Tv-radio 0.10 Associazione 0.10 Totale 100 FONTE:CST,2000 Secondo il 49% dei turisti intervistati, il “passaparola”, come in altre località turistiche nazionali, è l’elemento predominante per la conoscenza del territorio. Al 17.10% troviamo le “guide turistiche” che rappresentano una percentuale di tutto rispetto, confermando una certa efficacia del mezzo di informazione. Le bassissime percentuali di risposte relative alle voci “Brochures e Depliants” e “Fiere e mostre” dovrebbero far riflettere sulla reale efficacia dei momenti di promozione, ed in particolare sulle modalità di organizzazione degli eventi fieristici aperti al pubblico, che oltre ai contatti con gli operatori del settore, prevedono anche importanti occasioni 83 di contatti collettivi. Un’ultima osservazione su televisione e radio che insieme totalizzano meno delle prescrizioni del medico. L’unica spiegazione è la quasi totale assenza del Salento su questi due mezzi che, in un’ottica promozionale di massa, non possono essere assolutamente ignorati. Motivo della scelta della località % Vicinanza al mare 31.80 Posto nuovo 15.90 Bellezze naturali, ambientali 13.60 Divertimento e svago 13.00 Parenti 7.20 Tradizione di famiglia 5.80 Tranquillità 2.30 Clima 1.80 Terme 1.60 Località indicata da amici 1.40 Riposo 1.00 Nostalgia visite precedenti 0.90 Occasione di soggiorno 0.80 Eventi culturali 0.70 Cordialità abitanti 0.50 84 Possibilità praticare sport 0.20 Altro 1.50 Totale 100 FONTE:CST,2000 In merito alla motivazione che ha determinatola scelta della vacanza nel Salento, emerge con chiarezza che il turismo balneare rappresenta la maggiore vocazione dell’area. La seconda motivazione è rappresentata, invece, dalla curiosità di visitare un “posto nuovo”. In conclusione si può affermare che la tipicità del fenomeno turistico talentino è riconducibile alla risorsa balneare, particolarmente competitiva sui mercati in quanto ha le potenzialità per soddisfare anche una domanda di turismo culturale in un insolito contesto paesaggistico. Nel complesso la tabella non riporta altre motivazioni numericamente significative, oltre alle bellezze naturali, allo svago o ai parenti, piuttosto evidenzia una serie di dati negativi ed in particolare: -la bassa percentuale riconducibile la turismo termale; -l’assenza di importanti eventi culturali; -le esigue motivazioni collegate alla pratica sportiva; 85 -quasi assente la motivazione del turismo enogastronomico, nonostante le produzioni tipiche che in questa terra non mancano. Organizzazione della vacanza Modalità % In proprio 81.68 Agenzia di viaggio 11.51 Associazione 1.30 Amici/parenti 5.01 Enti 0.50 Totale 100 FONTE:CST,2000 Per quanto riguarda l’organizzazione della vacanza, si è voluto evidenziare in quale misura i turisti si rivolgono ad una agenzia, associazione o enti vari e in quale misur a, invece, organizzano la vacanza in proprio senza ricorrere ad alcun intermediario. Se si sommano le risposte “in proprio” e “tramite amici e parenti” si arriva ad un totale del 86.89% del campione: una fortissima percentuale di turisti “fai da 86 te” che evidenzia un basso livello di lavoro per le Agenzie di Viaggio o simili per le destinazioni turistiche nel Salento. Con quale aggettivo i turisti definirebbero il Salento Aggettivo % Insolito 32.48 Splendido 19.06 Accogliente 12.91 Seducente 12.04 Rilassante 7.60 Naturale 3.70 Mediterraneo 3.40 Trascurato 3.10 Selvaggio 2.91 Accettabile 1.50 Frenetico 0.80 Lontano 0.30 Nobile 0.20 Totale 100 FONTE:CST,2000 87 Nel questionario sottoposto ai turisti, vi era una domanda aperta, che chiedeva di esprimere un aggettivo che caratterizzasse il Salento: il risultato è stato una serie di 170 definizioni diverse, alcune delle quali potrebbero suggerire interessanti slogan promozionali, (“dove il mare e il cielo si toccano”, “terra di confine”, “natura e tradizione”, “un sogno gioioso e orientale” ecc.). Al di là della creatività dei turisti, nella tabella sono stati aggregati gli aggettivi maggiormente indicati, che per alcuni aspetti riportano direttamente alle motivazioni di scelta della località. Intenzioni di ritorno per una nuova vacanza % SI NO 67.76 3.68 Forse 28.56 Totale 100 FONTE:CST,2000 Concludiamo il nostro viaggio con la consueta domanda che si rivolge ad un turista in partenza alla fine della sua vacanza: ritornerà? Il risultato è stato molto positivo. Il 67.76% dei turisti intervistati ha espresso il desiderio di 88 ripetere la vacanza nella penisola salentina. Considerando che i turisti abituali sono circa il 17.20%, si può stimare un tasso di ritorno del 50.56%, dato assolutamente positivo. Come dire: chi conosce il Salento lo apprezza fino al punto da ritornarci molto volentieri. L’impegno, quasi l’obbligo, delle amministrazioni locali deve essere quindi rivolto ad aumentare al massimo la platea di individui che abbiano del Salento almeno una conoscenza indiretta, mediata, con la prospettiva che si tramuti presto in una conoscenza diretta. I turisti, seguendo lo schema dei pubblici di riferimento della comunicazione territoriale, come pubblico esterno, rientrano nella categoria degli “acquirenti” attuali, quindi ogni azione comunicativa nei loro confronti deve portare alla consapevolezza della qualità e credibilità del prodotto turistico, per poi agire sul piano dei comportamenti, ossia nella reiterazione dell’acquisto, in questo caso la vacanza. 89 3.4 Il Salento e i suoi residenti Gli obiettivi dell’indagine telefonica svolta presso un campione di residenti della Provincia di Lecce, possono essere riassunti nei seguenti punti: -ottenere ulteriori informazioni sulla percezione del fenomeno turismo che hanno gli abitanti del Salento; -indagare sul grado di diffusione della “cultura turistica” e come questa possa incidere a livello di comportamento sull’accoglienza dei visitatori, in termini di cordialità, di scambi culturali, di consapevolezza delle ricchezze storicoculturali, di atti concreti per la salvaguardia e conservazione delle risorse. L’indagine è stata effettuata nel novembre 1999 dal CST su un campione di 800 individui, per il 43.81% maschi e per il 56.19% femmine. Tab.1 –Sesso % Maschio 43.81 Femmina 56.19 Totale 100 FONTE:CST,1999 90 L’occasionalità del campione considerato ha evidenziato una distribuzione degli intervistati maggiormente concentrata sugli scaglioni di età intermedia: quello più numeroso in assoluto risulta la fascia di età tra i 31 e 45 anni (38.57%), seguita dalla fascia 19-30 anni (32.38%) e dalla fascia 46-55 anni (13.81%). Per questo motivo va evidenziata nell’analisi una debolezza metodolo gica che non consentendo un altissimo grado di affidabilità, produce comunque risultati interessanti. Tab. 2 – Età % Fino a 18 2.38 19-30 32.38 31-45 38.57 46-55 13.81 Oltre 56 12.86 Totale 100.00 FONTE:CST,1999 Il livello culturale degli intervistati si attesta su valori medio-alti. Infatti, il 42.38% ha dichiarato il possesso di un diploma di scuola media superiore e ben il 30% è in possesso di una laurea. 91 Tab. 3 – Titolo di studio % Elementare 12.38 Medie 15.24 Superiori 42.38 Università 30.00 Totale 100.00 FONTE:CST,1999 In merito alla professione degli intervistati, il 46.67% del campione svolge una attività di lavoro dipendente, il 17.62% è un lavoratore autonomo, il 16.19% svolge attività di casalinga e a seguire troviamo studenti (10.48%), pensionati (7.14%) e disoccupati (1.90%). Tab. 4 – Professione % Studente 10.48 Casalinga 16.19 Lav. Dipendente 46.67 Lav. Autonomo 17.62 Pensionato 7.14 Disoccupato 1.90 Totale 100.00 FONTE:CST,1999 92 La quasi totalità del campione è pienamente consapevole che il turismo rappresenta una valida ricaduta economica per il Salento; hanno risposto “si” il 96.67% e “no” soltanto il 3.33%. Nelle dichiarazioni degli intervistati emergeva con chiarezza la convinzione che i benefici economici non sono limitati al singolo settore produttivo, bensì all’effetto traino che questo comparto può provocare sulla produzione agricola, commerciale e, in generale, su tutti gli altri settori. Tab. 5 – Residenti che vedono nel turismo un vantaggio economico per il Salento % Si 96.67 No 3.33 Totale 100.00 FONTE:CST,1999 Il giudizio sulla valenza economica del turismo nel Salento, incrociato con i principali dati anagrafici, evidenzia delle opposte variazioni tendenziali, in base alla considerazione delle fasce di età o del titolo di studio degli intervistati: in ogni caso il filo conduttore della comprensione economica del fenomeno è senza dubbio il livello culturale. 93 Se confrontiamo i dati della tab. 5 con la fascia di età degli intervistati notiamo che i giovani fino a 18 anni (presumibilmente tutti studenti) concordano totalmente sul giudizio positivo (100%); proseguendo l’analisi si riscontra una diminuzione percentuale quasi proporzionalmente all’aumentare dell’età. Tab. 6 – Giudizio sul vantaggio economico in base all’età degli intervistati Età Fino a 18 Si No Totale 100.00 0.00 100.00 19-30 97.06 2.94 100.00 31-45 98.77 1.23 100.00 46-55 9.10 6.90 100.00 92.59 7.41 100.00 96.67 3.33 100.00 Oltre 56 FONTE:CST,1999 La stessa diminuzione percentuale si può riscontrare in maniera quasi proporzionale se confrontiamo il titolo di studio degli intervistati. Si passa da un 7.69% che sono in possesso della licenza elementare e che non riconoscono al turismo un beneficio economico generalizzato per l’area ad 94 un 1.59% di laureati che sono nella stessa posizione dei primi. Tab.7 – Giudizio sul vantaggio economico in base al titolo di studio degli intervistati Titolo Si No Totale Elementare 92.31 7.69 100.00 Medie 93.75 6.25 100.00 Superiori 97.75 2.25 100.00 Università 98.48 1.59 100.00 96.67 3.33 100.00 FONTE:CST,1999 Pressoché analoghe le percentuali di giudizi espressi sui vantaggi occupazionali che il turismo può provocare. Il 96.19% ritiene che possa contribuire, in parte, alla soluzione del grave problema della disoccupazione, contro il 3.81%. Tab. 8 – Residenti che vedono nel turismo un vantaggio per l’occupazione % Si No Totale 96.19 3.81 100.00 FONTE:CST,1999 95 L’incrocio dei dati della tabella 8 con le principali caratteristiche anagrafiche degli intervistati, evidenzia ancora una volta come la comprensione più ampia del problema sia collegata in maniera più che proporzionale al livello culturale di chi fornisce la risposta. Dati più significativi emergono invece dall’incrocio con la professione svolta dagli intervistati: il 25% di coloro che non hanno un lavoro sono convinti che l’incremento dei flussi turistici non avrà una ripercussione occupazionale, così come ne è convinto il 13.33% dei pensionati che esprime un giudizio negativo. Tab. 9 -Giudizio sui vantaggi occupazionali per professione Si No Totale Studente 100.00 0.00 100.00 Casalinga 94.12 5.88 100.00 Lav. dipendente 97.96 2.04 100.00 Lav.autonomo 97.30 2.70 100.00 Pensionato 86.67 13.33 100.00 Disoccupato 75.00 25.00 100.00 96.19 3.81 100.00 FONTE:CST,1999 96 Un dato apparentemente contraddittorio emerge dalla domanda che indaga sulla considerazione del fenomeno turistico come opportunità di scambio culturale: il 73.81% esprime un giudizio positivo, contro il 23.19% che non riconosce gli aspetti culturali. Pur rimanendo molto elevata la percentuale di coloro che nel rapporto con i turisti intravedono degli elementi di diversità culturale che meritano un approfondimento, quel 23.19% che la pensano in maniera completamente opposta confermano in parte i dati delle tabelle 5 e 8, dove il turismo è visto soltanto come un “business”. Se a livello di considerazione generale questa convinzione trova conferma nei fatti, in quanto si riferisce ad un appetibile settore produttivo, dall’altra rischia di procurare un impatto negativo sul visitatore che, spesso, accanto alla motivazione principale del viaggio associa anche motivazioni culturali di carattere più ampio, come usi e costumi dei residenti, cordialità ed apertura culturale degli abitanti. 97 Il grado di radicamento della cultura turistica di determinate aree, oltre che misurare la quantità e qualità dei servizi predisposti dagli operatori direttamente coinvolti, si basa anche sui comportamenti generalizzati dei residenti e sulla loro capacità relazionale che contribuisce a misurare il livello di soddisfazione del soggiorno e a creare un rapporto di fedeltà del turista che sovente si manifesta con le intenzioni di ritorno. Tab. 10 –Residenti che vedono nel turismo un vantaggio dal punto di vista culturale % Si 73.81 No 26.19 Totale 100.00 FONTE:CST,1999 Concludendo, l’indagine su questo segmento di pubblico, interno e “acquirente”, dimostra un grado di consenso sulla valenza economica del turismo molto alto. Possiamo dire che c’è molta attesa sul valore aggiunto del turismo, di un’area in gran parte sottoutilizzata nel rapporto tra 98 potenzialità dell’offerta, attrattività delle risorse e flussi potenziali. L’indice del consenso diventa quindi importante per assicurare gli enti di governo sulla “partecipazione” della comunità locale alle scelte politiche e di sviluppo. Tutto ciò nella reale convinzione delle possibili ricadute economiche ed occupazionali. Come abbiamo affermato nelle pagine precedenti, è questo un aspetto che si inserisce nel generale “rapporto di fiducia” tra ente pubblico e cittadini. Per quanto riguarda il rapporto del turismo con gli aspetti culturali, i dati confermano uno stadio di sviluppo oramai consolidato del sistema turistico salentino. 3.5 Riflessioni conclusive L’analisi delle ricerche di mercato commissionate dalla Provincia al CST definisce uno scarso livello di attrattività del prodotto turistico salentino. Uno dei dati più allarmanti emerge dal fatto che ben il 35,21% dei tour operators afferma di non conoscere il Salento, di non averne mai sentito parlare. 99 E’ facile immaginare che se buona parte di chi deve proporre pacchetti turistici non sa neppure dell’esistenza del Salento, la percentuale sarà ben più alta tra il pubblico consumatore finale dei prodotti tur istici. Gli operatori che trascurano il Salento si comportano così perché non ne conoscono le risorse turistiche, tant’è che se opportunamente informati il 40% di loro si dichiara disponibile ad inserire le località salentine tra le loro offerte di vacanza. Per questo segmento importantissimo di pubblico emerge con chiarezza la necessità di pianificare e mettere in atto una serie di iniziative di marketing diretto, attraverso la partecipazione alle più importanti fiere di settore in Italia e all’estero, dopo aver proceduto alla tematizzazione dell’offerta turistica nei depliants e in tutto il “cartaceo” che la Provincia produce. La ricerca sugli italiani dà risultati altrettanto sconfortanti: solo il 47% degli intervistati colloca la penisola salentina in Puglia, e solo il 25% nella provincia di Lecce. Un interpellato su quattro infine, la colloca in Campania, nella provincia di Salerno, confondendola con il Cilento. 100 Solo uno su cinque ha una conoscenza diretta del territorio avendolo visitato. Chi ha una conoscenza anche mediata del territorio lo associa prevalentemente al mare (30%), alla musica (7%), e al barocco (7%). Le iniziative promozionali per questo segmento ampissimo hanno l’obiettivo di collocare geograficamente il Salento, e mettere in risalto le sue caratteristiche puntando sul settore balneare, artistico e sulla ricchezza di attrattive in generale. A questo scopo risponde la creazione del marchio Salento d’a-mare che associato alle maglie del Lecce calcio colloca il territorio, e ne promuove una caratteristica unica. L’obiettivo della sponsorizzazione è quello di creare curiosità intorno al marchio, fungendo da valido supporto per tutte le altre iniziative promozionali in un quadro di comunicazione integrata. Le ricerche sugli attuali turisti mettono in evidenza la composizione del target, con un alto livello socio-culturale, perlopiù (87%) proveniente dalle regioni del nord-centro Italia, e il resto da Germania, Francia e Svizzera. Questo flusso è estremamente concentrato nel bimestre luglio- 101 agosto. Interessante la ricerca sulle fonti di informazione sul Salento: quasi la metà del campione è venuto a conoscenza dell’area attraverso il passaparola, il 17% attraverso le guide turistiche. Scarsissime le percentuali di tv e radio (0.10%), fiere e mostre (0.50%) e stampa (1%). Emerge la necessità di allargare il mercato straniero, consolidare quello italiano, incentivare la destagionalizzazione dei flussi, essere presenti sui mezzi di comunicazione di massa, pubblicando dei redazionali sulle riviste di settore, promovendo lo svolgimento di eventi di forte richiamo come il Giro d’Italia e la Notte della Taranta, collaborando alla creazione di documentari tematici delle emittenti nazionali sul Salento. Per quanto riguarda l’indagine sui residenti, la quasi totalità del campione sostiene che sia il settore turistico a poter mettere in moto l’economia dell’intero territorio, le iniziative di comunicazione da attuare nei confronti di questo segmento hanno l’obiettivo di consolidare e mantenere il forte indice di adesione emozionale nei confronti delle iniziative della Provincia, anche questo è uno degli obiettivi della campagna Salento d’a-mare. 102 Capitolo 4 I bisogni di comunicazione e la creazione del marchio “Salento d’a-mare” 4.1 SWOT analysis del prodotto Salento A fronte di tutte le elaborazioni fin qui prodotte e di tutte le osservazioni fatte, è ora possibile tracciare una strategia di marketing per una promozione del Salento che si basi su ricerche e dati che meglio possano indirizzare gli sforzi e gli investimenti; in virtù delle nuove conoscenze acquisite è ora possibile determinare degli obiettivi e delle strategie che ne permettano il raggiungimento. In ogni business plan si parte generalmente dalla constatazione della situazione rivolgendo l’attenzione sia verso se stessi che verso l’ambiente esterno; in questa maniera si giunge quindi ad una definizione abbastanza realistica di quali siano i punti di forza e quelli di debolezza del prodotto (il Salento), e di quali siano nello scenario che il nostro prodotto va ad affrontare, le opportunità da 103 cogliere e le minacce da evitare (S.W.O.T. analysis, dall’inglese strong, weakness, opportunities, threats: forza, debolezze, opportunità, minacce). Proviamo dunque, sulla base di quanto detto in precedenza, a svolgere questo tipo di analisi per il prodotto Salento. Elementi di forza - Storia e cultura come segmenti trainanti e di riconosciuto valore. - Balneare come tema centrale della vacanza nel Salento. - Patrimonio ambientale in costante affermazione dal fenomeno balneare. - Eterogeneità dell’offerta: grazie ai tre punti precedentemente citati, il Salento mostra una diffusa capacità di risposta alle principali motivazioni al viaggio emerse dalle diverse indagini. - Capacità di risposta alle esigenze di status e novità ricercate dal turista nella vacanza; quella nel Salento 104 viene percepita come “insolita” grazie alle caratteristiche e alla tipicità delle risorse. - Interesse di una buona percentuale di operatori stranieri e italiani (40%) ad inserire l’offerta Salento nei propri cataloghi, con particolare riferimento al segmento balneare. Elementi di debolezza - Lontananza dell’area dai principali mercati (è spesso considerata come destinazione distante anche dagli italiani). - Problemi di trasporti (quantitativamente e qualitativamente), in particolare è fortemente sentita la mancanza di un aeroporto per il turismo organizzato nell’area di Lecce. - Eccessivo sbilanciamento sulla componente italiana del flusso turistico. - Eccessiva concentrazione dei flussi turistici nel bimestre luglio-agosto. 105 - Carenza di strutture finalizzate alle singole motivazioni turistiche (familiare, sportiva, anziani, rurale…). - Distribuzione non equilibrata sul territorio delle strutture ricettive; molte sono raggruppate in alcuni grossi centri turistici. - Poca presenza, nei pacchetti degli operatori turistici, della proposta Salento. - Poca conoscenza delle tipologie turistiche caratterizzanti l’area. - Carenza della promozione della Puglia in generale, sia dal punto quantitativo che dal punto qualitativo. - L’area geografica è poco conosciuta dagli “addetti turistici” con una percentuale ancora più alta nel consumatore finale. - Eccessiva frammentazione dei messaggi promozionali e delle iniziative legate alla loro comunicazione e, nello specifico: v La partecipazione della Provincia alle fiere turistiche è stata più incisiva quando lo stand si è 106 presentato con una forte caratterizzazione unitaria . v Manca una politica promozionale coordinata e una linea di comunicazione unitaria sul materiale distribuito. In particolare manca una forte tematizzazione della proposta turistica, con indicazioni personalizzate delle opportunità di soggiorno. v Lo slogan “Salento, senza il tacco la vacanza zoppica” utilizzato nelle precedenti fiere e su tutto il materiale promozionale, non sembra risolvere il problema della scarsa notorietà dell’area. Una volta tracciato questo quadro d’insieme della percezione del Salento da parte della domanda ma anche dell’offerta turistica, cerchiamo di individuare il contesto nel quale questa meta turistica andrà a tentare di migliorare il proprio posizionamento. 107 Opportunità - L’Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Turistico Previsionale del CTS di Firenze, risulta come la destinazione più richiesta dal turismo organizzato sia internazionale che nazionale: Nazione % Segmenti % Italia 28.38 Città d’arte 49.30 Spagna 25.68 Balneare 21.13 Francia 18.92 Agriturismo 9.86 Usa 6.76 Crociere 5.63 Gran Bretagna 5.41 Montano 2.82 14.85 Sportivo 2.82 100 Termale 1.41 Avventura 1.41 Turismo shopping 1.41 Turismo di studio 1.41 Altro 2.80 Altre Totale FONTE:CST,1999 Totale 100 FONTE:CST,1999 - In un mercato sempre più esigente, l’offerta estremamente varia di segmenti turistici da parte del Salento potrebbe rappresentare la vera arma in più 108 per l’affermazione di questa meta turistica; la complementarità di tanti segmenti è un’altra caratteristica estremamente di moda. - In particolare il Salento presenta potenzialità particolarmente interessanti in alcuni dei segmenti turistici attualmente più in crescita nelle preferenze quali l’enogastronomia e l’agriturismo può inoltre far leva sui tradizionali punti di forza rappresentati dalle città d’arte e dal turismo balneare. - Il Salento viene percepito come meta diversa, inesplorata, d’élite, di nicchia, in piena sintonia con la tendenza verso una spiccata e crescente autonomia decisionale del turista e verso la ricerca di mete che creino status sociale, esclusività. Minacce - Alto livello della competizione dell’Italia con i mercati stranieri e delle varie destinazioni italiane tra 109 di loro; senza un adeguato e mirato sforzo promozionale il posizionamento potrebbe Salento, non rimanere partendo particolarmente fortemente da un buono, penalizzato dal contesto competitivo. - Mancanza di una cultura del turismo come sistema integrato; ciò che appare insufficiente è la reale compartecipazione alle sorti del turismo salentino tra pubblico e privato, tra privato e privato, e , infine tra pubblico e pubblico. Obiettivi di sviluppo A questo punto occorre darsi degli obiettivi di sviluppo raggiungibili e realistici; a che cosa, dunque, può ragionevolmente ambire il sistema turistico salentino? Ecco pertanto una serie di possibili traguardi individuati come raggiungibili nel medio e lungo termine: - Consolidare il mercato italiano, in particolare le regioni del nord. 110 - Allargare la quota del mercato straniero, in particolare le aree del centro e nord Europa, il Giappone e l’area emergente del Pacifico. - Incent ivare il processo di destagionalizzazione. - Migliorare il sistema dei trasporti. - Migliorare il livello qualitativo dei servizi al turista. 4.2 Bisogni e obiettivi di comunicazione Bisogni Come abbiamo detto, per la promozione del Salento occorre un piano integrato di comunicazione con una linea di comunicazione unitaria. - Il primo passo da affrontare è quindi quello della creazione di un unico marchio e di un unico slogan da abbinare a tutte le manifestazioni promozionali della Provincia, dalla partecipazione alle manifestazioni fieristiche di settore a tutto il materiale promozionale distribuito e veicolato dai 111 diversi media, questo per evitare un’eccessiva frammentazione dei messaggi. - Attuare una comunicazione distintiva che sappia porre l’accento sulle caratteristiche del territorio sulle quali puntare maggiormente, e tra queste la ricchezza di attrattive. - Localizzare, caratterizzare e qualificare il Salento . Obiettivi - Aumentare l’indice di notorietà del marchio Salento su tutti i target, ed in particolare su quelli “medioalti” sia dal punto di vista economico che culturale. - Associare al marchio Salento la vocazione turistica dell’area, puntando sul settore balneare, in pratica non si può parlare del Salento senza parlare del suo mare. - Accrescere l’attrattività del territorio e catturare l’attenzione degli addetti al settore turistico (tour operators ecc.) intorno al marchio Salento. - Sul fronte della comunicazione interna, cioè quella rivolta ai residenti, promuovere e diffondere una 112 “cultura turistica”, rendere coscienti i cittadini dell’importanza delle attività volte ad un maggiore sviluppo del settore turistico salentino come opportunità di crescita per tutti. Favorire un atteggiamento positivo e partecipe verso le iniziative promozionali del territorio. 4.3 La creazione del marchio “Salento d’a-mare” “In base alle ricerche a suo tempo condotte sapevo che in Inghilterra i turisti americani cercavano soprattutto storia e tradizione: l’abbazia di Westminster, la Torre di Londra, il cambio della Guardia… ed è questo genere di cose che io misi nella pubblicità, ma solo per cadere negli artigli della stampa britannica che mi fece a pezzi accusandomi di aver fornito l’immagine di un paese che vive nel passato. Perché invece non avevo proiettato l’idea di una avanzata società industriale? Perché non avevo illustrato la centrale nucleare che gli inglesi avevano appena inventato? Ma semplicemente perché le nostre ricerche dicevano che ai turisti americani di queste cose non importava un bel niente. Ecco perché. Quando la nostra campagna ebbe inizio l’Inghilterra si trovava al quinto posto dei paesi europei più visitati .dagli americani. Adesso è al primo.”28 28 D. Ogilvy, La pubblicità, Milano, 1983. 113 Per lanciare sul mercato il “prodotto Salento” e per accrescerne la notorietà sui potenziali visitatori occorre creare un marchio, un logotipo, uno slogan che lo caratterizzi e lo renda distinguibile. Per farlo bisogna prima di tutto individuare il target di riferimento e cercare la giusta posizione (positioning) nella mente del target, poi bisogna creare un’immagine che rifletta la personalità del territorio, quindi comunicare il tutto, possibilmente sintetizzato in una sola frase. Vediamo come gli esperti di marketing ed i grafici hanno affrontato questi diversi passi prima di giungere alla creazione dello slogan “Salento d’a-mare”. FIG.1 Il marchio per la promozione del Salento 114 Ricordiamo che questo logotipo è stato creato appositamente per essere ospitato sulle maglie da gioco dell’Unione Sportiva Lecce, e successivamente si è deciso di portarlo avant i in tutte le iniziative promozionali, sostituendo di fatto il vecchio e “infelice” slogan “Salento, senza il tacco la vacanza zoppica”. Prima di cominciare a scrivere il testo vero e proprio è stata scomposta l’offerta nelle sue componenti base, è stata fatta cioè una lista dei plus, delle cose da comunicare. Ciò che si vuole comunicare può essere così schematizzato: - Il Salento si trova a Lecce. - La principale risorsa del Salento è il mare. - Ama il Salento. Oltre a localizzare il Salento, associandolo ad una squadra di calcio che porta il nome di una città, il logotipo concentra l’attenzione sul mare come caratteristica unica, inserisce un valore aggiunto, esterno alle caratteristiche fisiche dell’area, e per così dire di tipo psicologico: l’atteggiamento verso il territorio: l’amore, particolarmente incisivo sul pubblico 115 interno, quello dei residenti, con lo scopo dichiarato di aumentare il loro grado di adesione emozionale al progetto della Provincia. Per quanto riguarda la stilizzazione grafica, più o meno astratta, la scelta dei diversi colori vuole simboleggiare la ricchezza, la numerosità delle attrattive: dal marrone al verde dei paesaggi, al giallo del sole, il colore della lettera “a” ospitata nel cuore rosso, che tra l’altro, richiama l’abbinamento dei colori che costituiscono l’emblema della Provincia di Lecce. Grande risalto naturalmente all’azzurro del mare e all’arancione che ha tanto il sapore del barocco baciato dal forte sole di piena estate. 116 Capitolo 5 Provincia e U.S. Lecce insieme: il ruolo e gli obiettivi della sponsorizzazione 5.1 La comunicazione nel calcio Il calcio vive in questi anni un periodo di forte interesse, sia come pratica che come spettacolo.Lo spettacolo che esso è capace di creare, se fino agli anni Cinquanta e Sessanta rimaneva mediaticamente prigioniero nello stadio, oggi ha assunto le proporzioni di un fenomeno globalizzato, capace di raggiungere chiunque in ogni parte del mondo grazie alle possibilità offerte dalle tecnologie della comunicazione. Oggi il calcio è inserito a pieno titolo nei processi di comunicazione. Esso, infatti, è allo stesso tempo: - comunicatore (comunica); - medium (fa comunicare); - contenuto (viene comunicato). 117 Oggi la comunicazione nel calcio è divenuta un fattore produttivo, capace di generare valore nel momento in cui le emozioni e il divertimento garantite dalla competizione agonistica vengono inserite in un processo di business marketing-oriented. 29 Ciò crea una situazione di notevole complessità nel momento in cui le società calcistiche si trovano a dover perseguire diversi obiettivi, rivolgersi a molteplici tipologie di persone, trasmettere messaggi diversi. Le società calcistiche, per gestire tale complessità, devono effettuare un processo di integrazione che permetta di sfruttare la competizione sportiva per aumentare il valore del proprio brand, attraverso precise strategie di comarketing e di comunicazione attraverso partnership con mass media ed imprese. 29 Dagli atti del convegno “Sport-up. Chi comunica vince”, Roma, La Sapienza, 14 Maggio 2003. 118 La gestione del marchio Lo sviluppo del brand assume una notevole rilevanza strategica. Il marchio di una società calcistica è composto dall’insieme di molteplici valori. Anzitutto, dal senso positivo di identificazione dei tifosi alla propria “squadra del cuore”. La partecipazione a campionati prestigiosi e le vittorie sul campo sono infatti la base di partenza per affermare il prestigio di una società calcistica. Oggi gli elementi principali che caratterizzano il brand di una società calcistica sono la storia, la popolarità, il mito e l’internazionalità che esso riesce ad affermare nel corso del tempo. Se fino a pochi anni fa il marchio di una società calcistica si promuoveva esclusivamente attraverso le vittorie sportive, oggi ciò non è più sufficiente: l’affermazione degli interessi economici legati al calcio e la crescita della visibilità offerta dai mass media hanno indotto i club a sviluppare delle strategie di marketing e di comunicazione che permettano, in collaborazione con le imprese sponsor, di sfruttare 119 l’enorme interesse generato dal calcio per promuovere la propria immagine. Ciò ha fatto sì che oggi, in un’ottica di marketing, il prodotto che le società offrono al pubblico non è più la semplice partita, ma il proprio brand. Infatti, un club con un marchio prestigioso ha degli ottimi giocatori che gli permettono di vincere in campo nazionale ed internazionale, ed è capace di attirare i mass media e le imprese, pronti entrambi ad utilizzare la visibilità offerta dalle società calcistiche quale leva per la valorizzazione dei reciproci marchi, prodotti e servizi. Inoltre, oggi una società calcistica con un marchio prestigioso vende i propri prodotti di merchandising, gestisce i propri mezzi di comunicazione e diversifica le proprie attività economiche allo scopo di garantirne i risultati al di fuori dell’aleatorietà del risultato sportivo 30 . 30 Cherubini, S., Il marketing sportivo, Milano, F. Angeli, 2000, p. 45. 120 La comunicazione con i target Fino all’avvento dei mass media, la comunicazione di una società calcistica avveniva esclusivamente durante le competizioni sportive all’interno degli stadi, unici luoghi di incontro tra pubblico e squadre. In quell’epoca, i valori di un club venivano comunicati esclusivamente attraverso la prestazione agonistica. Successivamente, grazie alla crescita dell’interesse sociale ed economico nei confronti del calcio e alla diffusione dei mass media, l’evento sportivo inizia ad interessare pubblici più ampi ed eterogenei e sponsor sempre più numerosi ed importanti. Negli ultimi anni si è affermata la tendenza, da parte delle società calcistiche, di considerare il pubblico dei tifosi e degli appassionati di calcio come un target al quale rivolgere le politiche di marketing delle società stesse e dei propri sponsor. Oggi la comunicazione delle società calcistiche tende a divenire integrata: le imprese e i media ad esse associate collaborano in un’ottica di co-marketing per promuovere, ad 121 un pubblico sempre più eterogeneo e trasversale, i valori dei rispettivi brand. Rispetto al recente passato, oggi si tende ad offrire al pubblico dei tifosi e degli appassionati una comunicazione personalizzata ed interattiva allo scopo di rendere più solida la loro identificazione con il brand del club, divenuto il vero prodotto vincente delle società stesse. A tale scopo le strategie di marketing e le nuove tecnologie svolgono un ruolo fondamentale. Il co-marketing nelle società calcistiche Oggi le società calcistiche sono aziende con un notevole giro d’affari; Esse collaborano con mass media ed imprese produttrici di beni e servizi allo scopo di ottenere risultati sportivi eccellenti, una visibilità sempre maggiore e collaborazioni tecniche sempre più evolute. Il rapporto tra società calcistiche, media ed imprese è passato dalla semplice sponsorizzazione ad una collaborazione tipica del co- marketing che permette, ai 122 soggetti che investono nel business calcistico, di ottenere vantaggi reciproci in termini di mercato e visibilità. Le strategie di co- marketing permettono di ottimizzare la valorizzazione dei reciproci marchi: I media, trasmettendo le partite, si assicurano notevoli livelli di audience, riuscendo ad attrarre gli investimenti pubblicitari degli sponsor. Questi ultimi, attraverso le partnership e le sponsorizzazioni, oltre ad accrescere la propria brand image nel pubblico, possono collaborare con i club per offrire, ad esempio, prodotti e servizi a prezzi vantaggiosi ai rispettivi tifosi. Contemporaneamente le società calcistiche offrono ai propri partner la visibilità della quale necessitano, divenendo medium per la realizzazione di strategie di comunicazione integrata. Le tendenze più innovative del marketing delle società calcistiche sono indirizzate ad un impegno crescente nei confronti dei problemi sociali e del no-profit, coinvolgendo 123 nel processo di comunicazione anche soggetti tradizionalmente estranei al business sportivo 31 . La dimensione sociale del calcio Il calcio, nato in Inghilterra nella seconda meta dell’Ottocento, è oggi lo sport più diffuso e praticato al mondo. Esso interessa un pubblico trasversale, che comprende tutte le fasce d’età in ogni paese del mondo e ad ogni livello di reddito. La passione per il calcio nasce da bambini. Solitamente si diventa tifosi di una particolare squadra sin da quando si iniziano a tirare i primi calci al pallone nel cortile di casa, insieme ai propri coetanei. Essa non conosce frontiere né differenze sociali: il pallone è il comune denominatore che unisce e contrappone idealmente nel gioco del calcio le povere favelas brasiliane con i giganteschi stadi europei e giapponesi, affollati di suoni e colori in occasione dei match più importanti. 31 Dagli atti del convegno “Sport-up. Chi comunica vince”, Roma, La Sapienza, 14 Maggio 2003. 124 5.2 La sponsorizzazione Una definizione La Sponsorizzazione consiste nell’associazione dell’immagine di un’organizzazione o di un prodotto – che divengono sponsor – a quella di un evento sponsorizzato, appartenente allo sport, alla cultura, allo spettacolo al sociale e al tempo libero in genere. Essa è regolamentata da un contratto ed è sostenuta dalla relativa comunicazione, al fine di far acquisire allo sponsor un plus emozionale, beneficiando dei valori, delle capacità e delle potenzialità comunicazionali dell’evento prescelto. 32 Gli eventi rappresentano un sistema sempre più complesso, connotato oggi da una variabile decisiva: la capacità di essere anche evento mediatico, in grado cioè di trasportare il proprio sponsor sui media. I soggetti coinvolti nell’attività di sponsorizzazione sono cinque: 32 Invernizzi, E., Relazioni Pubbliche, Milano, F.Angeli, 2000, p.157 125 - lo sponsor, cioè un’azienda o un ente pubblico o privato, che contribuisce alla sponsorizzazione con investimenti in denaro, beni o servizi; - l’evento sponsorizzato; - i media, che giocano un ruolo primario nell’assicurare visibilità a sponsor e sponsorizzati; - le agenzie di comunicazione, che hanno il compito di creare favorire e gestire il rapporto tra sponsor e sponsorizzati, di curare la comunicazione dei primi o di gestire il marketing dei secondi; -altri operatori, quali per esempio gli stud i legali e gli istituti di ricerca. La compresenza di più operatori mette comunque in risalto due protagonisti: lo sponsor e l’evento sponsorizzato, legati tra loro da un rapporto giuridico, il contratto di sponsorizzazione, sponsorizzazione, che è parte presupposto integrante e della formalizzazione dell’accordo tra le parti. Nel contratto una parte (sponsor) si impegna a finanziare o equipaggiare un soggetto o un evento (sponsee) e 126 quest’ultimo le riconosce in cambio il diritto di utilizzare la propria immagine per scopi pubblicitari e, nel contempo si impegna a divulgare il nome o il marchio dello sponsor nelle varie manifestazioni in cui si declina la propria attività, sia essa di natura sportiva, culturale o sociale. Lo sponsor e l’evento: due mondi a confronto E’ emerso chiaramente come la particolarità della sponsorizzazione sia la relazione tra due interlocutori che rappresentano due mondi: lo sponsor e l’evento. Questi soggetti, sono portatori di culture, missioni, obiettivi istituzionali, di marketing e comunicazione tra loro ben distinti e frequentemente diversi. Sono queste specificità a rendere particolarmente complesso l’uso di questo servizio professionale delle relazioni pubbliche 33 . A differenza di altri servizi della comunicazione d’impresa, dove l’azienda utilizza uno strumento specifico, per esempio, il mailing in un’azione di marketing diretto, nel caso della sponsorizzazione l’azienda decide di interagire 33 Barili,D., Parola di sponsor: cronaca di un matrimonio tra industria e sport, Milano, Longanesi, 1987, p. 81 127 con un altro ente del quale desidera la capacità di essere veicolo di comunicazione qualificante e soprattutto l’immagine, o meglio quel sistema di valori che caratterizza l’evento e al quale l’azienda vuole associarsi perché qualitativamente ed emotivamente interessante per il proprio target. Il beneficio per l’azienda e il successo della sponsorizzazione è tanto maggiore quanto maggiore è la comunanza di valori e di immagine tra l’azienda e il soggetto sponsorizzato. La sponsorizzazione può avere obiettivi di comunicazione istituzionali e obiettivi di marketing. Nel primo caso, le aziende e le imprese sempre più spesso si pongono l’obiettivo di far conoscere la propria organizzazione, di elevarne il profilo dell’immagine e di creare benevolenza nei suoi confronti presso l’opinione pubblica. Il brand e il prodotto rappresentano invece i protagonisti della comunicazione di marketing. Anche in questo caso l’esigenza più sentita è quella di arricchire emotivamente il mondo valoriale costruito attorno al prodotto, rapportandosi con i valori desiderati dal target di 128 riferimento. Vi dovrà quindi essere forte coerenza tra i rispettivi target di riferimento affinché il messaggio sia trasferito attraverso l’evento esattamente al pubblico che l’azienda intende raggiungere. Gli obiettivi della sponsorizzazione riguardano, quindi, in primo luogo, la costruzione dell’immagine.Quando l’azienda non è in grado di sviluppare, o addirittura creare, in tempi rapidi e con efficacia gli elementi valoriali determinanti per la costruzione della propria immagine pubblica, può abbreviare il processo grazie all’associazione della propria immagine a quella di eventi vicini ai propri obiettivi di comunicazione. Si tratta quindi di associarsi a valori altrui, di fatto acquisendoli. Il presupposto necessario è che vi sia una coerenza di fondo tra i valori impliciti o inespressi dell’azienda e quelli espliciti dell’evento o dell’ente oggetto di sponsorizzazione. E anche se un’azienda è gia riuscita a costruire valori di comunicazione grazie all’autorevolezza della propria storia, può in ogni caso 129 rafforzare il suo patrimonio d’immagine accostandosi ai valori espressi dall’evento sponsorizzato. 34 Perché comunicare attraverso gli eventi Sponsorizzare è soprattutto creare valore emozionale a favore della marca o dell’azienda. Talvolta la sponsorizzazione rappresenta l’unico modo possibile per acquisire in tempi brevi non solo visibilità, ma anche un elevato valore di immagine. Non a caso è la via che è stata strategicamente percorsa in numerose occasioni dalle multinazionali che volevano entrare nei mercati esteri, dove erano poco o malamente conosciute, e per colmare nel più breve tempo possibile un gap di notorietà presso l’opinione pubblica e gli opinion leader locali. I principali obiettivi che un’azienda vuole ottenere quando decide di comunicare attraverso la sponsorizzazione sono: - associarsi ai valori di comunicazione dell’evento; - attuare una comunicazione distintiva; - segmentare la comunicazione con i propri pubblici; 34 Cherubini,S., Internet, sport co-marketing, Milano, F.Angeli, 2002, p. 91. 130 - creare o rafforzare la propria notorietà; - accedere ai media in modo privilegiato; - giocare un ruolo socialmente positivo; - realizzare un programma di comunicazione integrata. La sponsorizzazione calcistica La totale apertura alla sponsorizzazione nel calcio avvenne nella stagione 1981/82, allorché fu permessa l’apposizione sulla maglia dei giocatori di due marchi, quello dello sponsor tecnico, già ammesso, e quello di una qualsiasi altra azienda. La sponsorizzazione immediato e calcistica istintivo, grazie comunica alla in modo semplicità e all’universalità del linguaggio dello sport. E’ interessante valutare quali diversi valori e caratteristiche comunicazionali siano attribuibili alle diverse tipologie di sport. Questa analisi permette di scegliere in modo più accurato lo sport che si ritiene essere più affine al prodotto o alla marca da comunicare mediante la sponsorizzazione. Il sistema valoriale proprio dello sport, infatti, non può essere riferito ai soli ambiti fisico e ludico, ma a esigenze e 131 motivazioni legate alle sfere individuale e sociale, psicologica e materiale, come a quelle culturale e salutista. Ciascuna delle tipologie di sport riportate in FIG.4 rappresenta, di fatto, un mondo a sé, con proprie leggi e consuetudini e di conseguenza con opportunità e vincoli per lo sponsor. 35 FIG. 4 Il profilo d’immagine dei principali sport TIPOLOGIA DI SPORT DIMENSIONE DELL’IMMAGINE CALCIO Italiano, facile da seguire, internazionale, violento. TENNIS Permette di misurarsi con se stessi, salutare, sprigiona energia. ATLETICA Formativo per i giovani, puro, povero, estetico AUTOMOBILISMO Pericoloso, temerario, internazionale. PALLAVOLO Sport moderno, colto, sana competizione, non violento, formativo SCI Raffinato, estetico, tecnico CICLISMO Faticoso da praticare, dinamico, fondato sull’innovazione tecnologica FONTE: Sport System Italia L’atteggiamento verso gli sponsor Conoscere le caratteristiche di coloro che seguono una disciplina sportiva (ed in particolare una squadra) è uno 35 Invernizzi, E., Relazioni Pubbliche, Milano, F.Angeli, 2000, p.163. 132 degli aspetti determinanti per valutare la validità di un intervento sponsorizzativo. E’ però essenziale che questo pubblico abbia un atteggiamento positivo. La presenza degli sponsor nelle squadre raccoglie quasi la totalità dei consensi. Circa il 90% degli intervistati esprime un giudizio positivo sulla loro attività. Questo pubblico, giovane e moderno, considera la sponsorizzazione un fatto costitutivo delle sport. La motivazione più ampiamente attribuita agli sponsor è quella comunicazionale: lo sport serve a creare notorietà e a promuovere marchi e prodotti. Mediamente il 63.2% del pubblico attribuisce in modo corretto lo sponsor alle squadre. Il 54% definisce in modo corretto anche il settore produttivo degli sponsor. Il livello di memorizzazione e di identificazione del rapporto sponsor-settore è alto. In pratica assistiamo ad un vero e proprio “consenso ideologico” nei confronti della sponsorizzazione 36 (FIG. 5). FIG.5 Atteggiamento verso Cosa pensa il pubblico del ruolo degli sponsor 36 gli sponsor (%) Cherubini,S., Marketing sportivo, Milano, F.Angeli, 2000, p. 95 133 MOLTO POSITIVO 53.8 ABBASTANZA POSITIVO 37.1 ABBASTANZA NEGATIVO 3.7 MOLTO NEGATIVO 0.7 INDIFFERENTE/NON SO 4.7 Perché secondo il pubblico gli sponsor investono nello sport Per contribuire al suo sviluppo 7.8 Per fare un investimento 27.6 Per farsi pubblicità 57.6 Altro 5.9 Non so 0.9 Capacità di riconoscimento Abbina in modo corretto gli sponsor alle 63.2 squadre Conosce il settore di attività degli sponsor 54.6 FONTE: Makno, 2001 5.3 Dalla parte della Provincia di Lecce Gli studi commissionati dalla Provincia di Lecce al Centro Studi Turistici, come abbiamo visto, hanno messo in evidenza una prima grandissima lacuna: il gap di notorietà del territorio salentino. 134 Prima di avviare una qualsiasi iniziativa promozionale bisogna portare l’opinione pubblica in generale alla conoscenza dell’esistenza stessa del Salento. Questo vale per ogni campagna di comunicazione, come si può scegliere un prodotto tra tanti se se ne ignora addirittura l’esistenza? Il primo passo è stato quindi quello di creare ad hoc un nuovo marchio “Salento d’a-mare” e di veicolarlo al grande pubblico. Come abbiamo visto nei capitoli introduttivi la sponsorizzazione calcistica è particolarmente efficace per creare o rafforzare notorietà in tempi relativamente brevi, a questo si aggiunga una platea di spettatori diretti e indiretti che solo in Italia raggiunge 22 milioni di persone, di tutte le estrazioni sociali, toccando quindi tutti i possibili target. Alla Provincia di Lecce non restava altro che mettersi in contatto con i responsabili dell’area marketing dell’Unione Sportiva Lecce. 135 5.4 Dalla parte dell’Unione Sportiva Lecce Al termine della stagione sportiva 2001/2002, l’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena comunica all’area marketing dell’U.S. Lecce che la squadra di calcio non rappresenta più, nelle sue strategie, un canale di comunicazione significativo per la promozione della nuova acquisita Banca121. Dopo un felice sodalizio durato 7 anni, con significativi risultati di popolarità per i brands U.S. Lecce e Banca 121, l’ area marketing, si ritrova con il più significativo e rappresentativo spazio “libero” che un club calcistico, come il Lecce, possa proporre ai propri partner. Il dilemma è: quale azienda del territorio può colmare questo spazio libero? Gli esperti di marketing cominciano ad analizzare i punti di forza e di debolezza del veicolo di comunicazione U.S. Lecce, si impegnano nella creazione di un format da proporre a tutte le aziende, salentine e non, da contattare. Benchè i punti di forza in una sponsorizzazione sportiva di una squadra di calcio siano innumerevoli (popolarità, 136 trasversalità dei target, brand awarness, etc.), fattori esogeni (congiuntura del mercato pubblicitario sfavorevole, crisi del settore calcio), oltre che endogeni(retrocessione in serie B), creano diverse difficoltà nel raggiungimento dell’obiettivo. Si comincia, pertanto, a studiare alcuni modelli di squadre straniere che per similitudine di club e territorio possono avvicinarsi alla realtà salentina. E’ la Spagna che fornisce gli stimoli giusti, e più precisamente il modello di sponsorizzazione del Valencia (FIG.1). FIG.1 Il marchio presente sulle maglie del Valencia E’ molto frequente, in Spagna, che le Amministrazioni territoriali utilizzino le società sportive come mezzi di promozione, al pari di pubblicità televisiva, fiere, eventi,etc. 137 Da un incontro con alcuni dirigenti della Provincia di Lecce su quello che da alcuni anni, a tal proposito, accade in Spagna, si viene a conoscenza della loro volontà di creare un progetto di marketing territoriale e che la squadra del Lecce avrebbe potuto giocare un ruolo importante in questo ambito, sia attraverso i propri canali di comunicazione, che mediante il trasferimento di know how nell’organizzazione di eventi calcistici. 5.5 L’accordo Provincia – U.S. Lecce L’accordo con la Provincia nasce dalla volontà di creare nuove sinergie tra calcio e territorio, attraverso l’utilizzo mediatico del calcio. Infatti, i responsabili dell’assessorato al turismo della Provincia presentano ai loro interlocutori del Lecce Calcio un ambizioso progetto riguardante la creazione di un parco tematico nel cuore del Salento. In un area di 203 ettari, a poche centinaia di metri da Cannole, vi sono 12 strutture di masserie risalenti al 1200, numerosi Menhir, Chiese e Palazzi Signorili immersi nella macchia mediterranea. Attualmente sono stati completati i 138 lavori di recupero edilizio, organizzando gli spazi del complesso in strutture idonee per la promozione di eventi e manifestazioni di tipo culturale, artistico e sportivo. A tal proposito l’U.S. Lecce rappresenta uno strumento di comunicazione efficace, grazie anche alla trasversalità del suo pubblico, nel caso specifico, non in competizione con altri media, ma come ulteriore supporto alla promozione del territorio. L’U.S.Lecce non può, però, limitare il proprio intervento nel cedere il diritto al solo utilizzo di tutti gli spazi utili sugli indumenti di gioco delle proprie squadre e dello stadio “Via del Mare”; l’accordo prevede lo sviluppo di un progetto di co-marketing con la Provincia, al fine di creare una coscienza sociale del valore del territorio di appartenenza. A tal fine vengono programmati una serie di interventi da parte di dirigenti e atleti dell’U.S. Lecce in occasione di eventi promozionali organizzati dalla Provincia, sia di carattere sportivo che culturale. 139 FIG.2 Il marchio presente sulle maglie del Lecce Unione Sportiva Lecce e Provincia di Lecce firmano un contratto di sponsorizzazione della durata di due anni. Gli esperti di marketing sostengono che questo sia il tempo minimo utile per portare a termina un’operazione di “brand image” come questa. La Provincia si impegna a finanziare con 450.000 euro, divenuti 900.000 per via della promozione in serie A, l’Unione Sportiva che le riconosce in cambio il diritto di utilizzare la propria immagine per scopi pubblicitari, dalla presenza del marchio su tutti gli indumenti ufficiali delle squadre dell’U.S. Lecce, alla cartellonistica dello stadio di 140 Via del Mare, dai pannelli per le interviste ai banner che dal sito ufficiale rimandano a quello della Provincia di Lecce. Come abbiamo visto i ritorni di immagine che si ottengono dalla sponsorizzazione calcistica non sono facilmente quantificabili, ma forse proprio per la numerosità e la diversità di occasioni utili per il “contatto” con i target di riferimento. 5.6 Gli obiettivi della sponsorizzazione Possiamo sintetizzare gli obiettivi di questa partnership nel modo seguente: 1) Rafforzare la notorietà del Salento su tutti i target. 2) Accrescere l’adesione emozionale dei residenti nei confronti delle iniziative promozionali dell’Ente per favorire la nascita di una “c ultura turistica” moderna. 3) Attuare una comunicazione distintiva rispetto ai territori concorrenti. 4) Segmentare la comunicazione con i propri pubblici. 141 5) Associarsi ai valori di comunicazione dell’Unione Sportiva Lecce e del calcio in generale, come senso di appartenenza, competizione ecc. 6) Accedere ai media in modo privilegiato. 7) Giocare un ruolo socialmente positivo nei confronti del pubblico interno. 8) Realizzare un programma di comunicazione integrata nel quale al calcio è affidato il compito primario 5.7 La valorizzazione della sponsorizzazione Il valore di una sponsorizzazione è dettato soprattutto dal cosiddetto valore traino, cioè dagli spazi che una squadra è in grado di garantire agli sponsor in termini di passaggi televisivi, citazioni sulla stampa, fotografie ecc. Si tende in sostanza a considerare la squadra come uno strumento, cui applicare, nelle pianificazioni di comunicazione, i parametri classici di determinazione del prezzo e cioè il costo contatto. 142 E’ l’evoluzione del principio del minutaggio, teorizzato circa trent’anni fa da Giovanni Borghi, il fondatore e titolare dell’azienda varesina di elettrodomestici Ignis. Borghi era uno degli industriali che credeva maggiormente, negli anni del boom, alle sponsorizzazioni sportive: patrocinava, tra gli altri, il pugile Duilio Loi, il ciclista Antonio Maspes, entrambi campioni del mondo, e la plurititolata Ignis Pallacanestro. Interrogato su come facesse a valutare la convenienza di queste iniziative promozionali, rispose: “Conto quanti minuti in un anno un atleta o una squadra appare in televisione e divido la cifra che spendo per la somma ottenuta. Se risulta un costo inferiore a Carosello, allora ci ho guadagnato, altrimenti ci ho rimesso.” Anche se diversi esperti ritengono che non sia confrontabile l’impatto tra uno spot pubblicitario classico e la ripresa televisiva di un campione con un marchio stampato sulla maglia. Esistono dei sistemi però che, perfezionatisi nel tempo, permettono di comparare l’esposizione dei marchi a dei moduli pubblicitari classici e, quindi, di poter stabilire il 143 valore di un intervento sponsorizzativo. Nella determinazione del prezzo legato alla sponsorizzazione, si devono, però, considerare alcune differenze rispetto all’advertising. Nel prezzo di una sponsorizzazione intervengono anche fattori difficilmente quantificabili, come il prestigio di una squadra, il coinvolgimento che riesce a suscitare nei tifosi, la popolarità e i risultati sul campo. I ritorni, quindi, possono essere rapportati non solo all’audience diretta ma anc he a quella indiretta, più difficile da quantificare. Il campo di ricerca deve essere esteso ai tre principali canali di informazione: televisione, stampa e radio, per tutto l’arco temporale di notiziabilità. E’ necessario, pertanto, definire un altro fattore: “l’indice di visibilità”37 , che è un parametro di tipo qualitativo. Non c’è ritorno se non c’è visibilità. Una valutazione della “visibilità”, può avvenire attraverso: - per la documentazione video: il dato cronometrico di visibilità del marchio, suddividendolo in sotto categorie qualitative (primi piani, secondi piani, 37 Invernizzi, E., Relazioni Pubbliche, Milano, F.Angeli, 2000, p.178 144 situazioni dinamiche, diciture) e il dato numerico delle citazioni; - per la documentazione stampa: una millimetratura differenziata che tenga conto della presenza del marchio nelle foto, ne l titoli, nell’ occhiello/sommario e nel testo; - per la documentazione radio: il numero delle citazioni audio. 145 Capitolo 6 Non solo calcio: le altre iniziative promozionali della Provincia Questo capitolo illustra sinteticamente le diverse attività promo zionali attualmente in corso o espletate di recente dalla Provincia di Lecce in materia di Turismo, a partire dall’inizio del 2002. 6.1 Le manifestazioni fieristiche di settore Il programma- fiere 2002, predisposto nell’ambito del Protocollo d’Intesa con la Camera di Commercio di Lecce, ha previsto la partecipazione della Provincia ad otto manifestazioni fieristiche in Italia, secondo il seguente calendario. -Gitando – Vicenza, dal 9 al 17/03; -Borsa Mediterranea del Turismo – Napoli, dal 5 al 7/04; 146 -Borsa del turismo enogastronomico – Riva del Garda (Tn), 26-28/04; -Tempo libero/Freizet – Bolzano, dal 25 al al 28/04; -Borsa del Turismo delle 100 Città d’Arte – Ferrara, dal 30/05 al 2/06; -Salone del Gusto – Torino, dal 24 al 28/10; -Borsa del Turismo dell’Est – Trieste; -Borsa mediterranea del Turismo Archeologico – Paestum (Sa); In occasione delle varie manifestazioni, sono state attuate alcune iniziative collaterali, in grado di caratterizzare la presenza del prodotto-Salento, sin dalla fase di allestimento dello stand. A tale riguardo, si deve rammentare che già dal 2001 la Provincia e la Camera di Commercio hanno provveduto, rispettivamente, all’acquisto di un vero e proprio sistema espositivo, con pareti e banchi da personalizzare, e di una serie di immagini di grande formato ad esso applicabili, anche a tutta parete. Altri soggetti sono stati realizzati ed 147 utilizzati, a seconda del tipo di manifestazione (città d’arte, risorse ambientali, eno- gastronomiche, artigianato, sport, ecc.). Inoltre si è fatto ricorso a supporti audio-visivi utili ad integrare e personalizzare di volta in volta lo spazio espositivo, rendendo la comunicazione originale e accattivante, nei confronti di un prodotto che deve anch’esso manifestarsi “unico” come il territorio che rappresenta. 6.2 Il materiale promozionale L’Assessorato è impegnato in una serie di sforzi che stanno portando al completo rinnovamento del materiale promozionale, con un grosso salto di qualità degli standard impiegati in passato, sia per quanto concerne i contenuti (che vanno sempre più incontro alle specificità del territorio), sia per la linea grafica. Anche per il tipo di supporto, sono state verificate le possibilità di mezzi alternativi al cartaceo (CD, VHS, DVD). Dall’inizio del 2002 ad oggi le iniziative sono state molteplici. 148 Si è provveduto alla ristampa di una ricca brochure da 32 pagg. in Italiano, Inglese e Tedesco, oltre alla ristampa del volume fotografico “Lecce e il Salento”, edito dal Touring Editore. Sono state prodotte e pubblicate, inoltre, le versioni in lingua inglese e tedesca della “Guida Verde Touring” (“Lecce and its Province” e “Lecce und Provinz”). Mediante la TIM, sono state stampate cartine del Salento illustranti, sul retro, alcuni caratteri fisici e storico-artistici del territorio, riferiti in particolare alle diverse tipologie delle coste e ad una sorta di carrellata nella storia dell’architettura. Altre cartine del Salento sono state ristampate a cura del Touring Editore. Per andare incontro alle esigenze sempre crescenti del mercato, si è dato inizio alla produzione di carte e di guide tematiche: la prima occasione è stata rappresentata da una carta enogastronomia del territorio, mentre è in corso di preparazione una “guida blu” del Salento (in collaborazione con la Camera di Commercio e con l’ex A.P.T. di Lecce, e 149 con il supporto scientifico della Stazione di Biologia Marina dell’Università di Lecce). E’ stata quindi attuata la realizzazione di una serie di guide tematiche del territorio non soltanto puramente promozionali ma aventi caratteri maggiormente tecnici (ad esempio riferiti alla “fisicità” del territorio…), ma strizzando l’occhio di volta in volta a quegli “special interest” che alla resa dei conti risultano decisivi nella scelta di una vacanza: l’architettura, l’archeologia, l’ambiente, l’enogastronomia, l’artigianato, le tradizioni popolari, ecc. Con la collaborazione della Provincia e della Camera di Commercio, è stato pubblicato un redazionale di “Campagna Amica” sui prodotti enogastronomici salentini, inserito nel numero di giugno della rivista mensile “Ulisse”, edita a cura dell’Alitalia e diffusa su tutti i voli di linea della compagnia. L’ultima realizzazione, in ordine di tempo, è consistita in un annuncio-guida del Salento (“The Best of Salento”), dedicato ai diversi aspetti dell’offerta turistica salentina, 150 visionati con un occhio particolare, maggiormente rivolto ai servizi offerti ai vari livelli dal territorio. 6.3 La comunicazione televisiva Dopo le iniziative attuate nel 2002, che hanno visto la promozione del territorio salentino su alcune emittenti del Nord e del Centro Italia, il 2003 ha segnato il ritorno della Provincia di Lecce sulle grandi reti nazionali: ritorno di fatto già attuato a fine 2002 con la collaborazione alla realizzazione di due documentari di straordinario interesse (Salento, terra di pietre e Tarante” e “Salento, terra di confine”), diretti dal regista Piero Cannizzaro e andati in onda nel corso della trasmissione “Geo&Geo”, di Raitre. In particolare, la Provincia ha curato l’effettuazione dei voli aerei per la registrazione delle riprese dall’alto, attivando un interessante sodalizio con l’Archeoclub di Vernole. Nei primi mesi del 2003, un messaggio ed un filmato promozionale sono andati in onda quotidianamente, nel corso dei segnali-orario di Raduno e Raitre. 151 Anche questo progetto, contraddistinto dallo slogan “E’ ora di pensare… a una vacanza nel Salento!”, è stato cofinanziato dalla Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Lecce. 6.4 La promozione del turismo scolastico La Provincia ha stipulato con il Provveditorato agli Studi di Lecce un apposito Protocollo d’Intesa per la promozione dei viaggi di istruzione nel Salento nei periodi di bassa e media stagione. Con l’accordo sottoscritto, il Provveditorato si è impegnato a promuovere e a pubblicizzare l’iniziativa presso gli altri Provveditorati d’Italia: e in effetti numerosi riscontri sono pervenuti direttamente all’Ufficio Turismo, che è stato interpellato per tutto il periodo primaverile 2003 da numerosi istituti scolastici di tutta Italia. Dal proprio canto la Provincia ha curato la predisposizione di una serie di pacchetti-offerta per il soggiorno di gruppi di 152 studenti presso una serie di strutture ricettive del Salento che hanno fornito la propria adesio ne all’iniziativa. Inoltre, con il supporto del L.I.A.T. (“Laboratorio Idee al Turismo”), cui è affidata la gestione del “Centro del turismo culturale” della Provincia, è stato redatto un articolato progetto, da attuarsi in due fasi distinte, delle quali la prima ha visto l’attivazione di una serie di iniziative promozionali, quali la redazione, la stampa e la distribuzione di apposito materiale divulgativo e l’organizzazione di un meeting di presentazione del progetto; la seconda, l’acquisizione di una serie di spazi promozionali su testate giornalistiche e riviste specialistiche del settore e lo svolgimento di un “educational” dedicato ad operatori nel settore della pubblica istruzione. 6.5 Il turismo degli eventi Dopo una fase (oramai ampiamente superata) che vedeva prestare maggiore attenzione al cosiddetto “turismo di massa”, la tendenza crescente nel settore del turismo è oggi 153 la ricerca di nicchie speciali, di forme di turismo “alternative”. Crescono i livelli di sofisticazione delle esigenze e della informazione del turista, e la scelta turistica non avviene più soltanto in base alla destinazione, ma al mix globale di offerta (i luoghi e l’immagine che essi suggeriscono, i trasporti, l’alloggio, l’animazione, ecc.), chiamato ad assicurare un idoneo rapporto prezzo/qualità, oltre ad una reale “poliedricità”, una capacità di attrazione fondata su una pluralità sinergica di offerta. A tale riguardo, la Provincia di Lecce riconosce un’importanza enorme al coinvolgimento dei vari organismi maggiormente cala ti sul territorio: si è del parere che il ruolo dei Comuni, delle Pro-Loco, delle Associazioni di categoria, sia assolutamente determinante e decisivo, ai fini della definizione di un buon prodotto turistico. Così come, all’atto pratico, sono da ritenersi fondamentali tutte quelle iniziative e manifestazioni in grado di coinvolgere il territorio: poiché tutto ciò coinvolge e interessa positivamente il territorio (gli eventi, le occasioni 154 che vi si manifestano) non può che favorirne la conoscenza e la valorizzazione; arricchendo culturalmente tutti, e potendo al tempo stesso costituire motivo di attrazione anche per l’ospite che vi soggiorna temporaneamente. L’estate 2003 è stata un’estate al … “Negroamaro”. Per il terzo anno consecutivo, la Provincia ha scelto di dare un segnale forte alla comunità salentina e ai turisti, organizzando la rassegna delle culture migranti “Salento Negroamaro”, con eventi che hanno caratterizzato l’estate salentina. “Negroamaro” (che trae il nome dall’omonimo vitigno, tipico del Salento), non è solo una rassegna di spettacoli; essa ha avuto l’ambizione, attraverso il teatro, la musica, il cinema, l’arte, di offrire l’opportunità di leggere e di raccontare il mondo salentino, attraverso l’incontro e il confronto con le culture che “migrano” nell’attualità della nostra storia. Il Salento è al centro di tali flussi, sia perché da sempre “porta del Mediterraneo” verso l’Oriente, sia perché storicamente terra di emigranti. E questo, non è un limite ma una risorsa. 155 Quest’anno la tappa conclusiva della rassegna “Salento Negroamaro” è stata rappresentata dalla settima edizione della “Notte della Taranta”, una serata dedicata alle diverse contaminazioni alle quali la pizzica salentina si espone per essere riscoperta e veicolata al grande pubblico. Un successo di audience diretta, con più di cinquantamila presenze in piazza, e indiretta con la trasmissione su un network di televisioni private in tutta Italia, oltre che sul satellite che ha portato le emozioni del ballo dei “tarantati” in tutto il mondo. L’evento è stato ripreso anche dai principali quotidiani nazionali e dai tg di Rai e Mediaset. La scelta di arricchire l’offerta culturale del territorio può essere una carta decisiva per il turismo, assicurando momenti di evasione, di svago e di intrattenimento in grado di qualificare e di “caratterizzare” il soggiorno nel Salento. 6.6 Il turismo sportivo Consapevole di andare incontro alle crescenti esigenze di “nuovi turismi”, settori specifici e ben delineati, in grado di 156 alimentare mercati che sinora, nell’area salentina, hanno avuto un peso e un’importanza assolutamente marginali, la Provincia di Lecce sta prestando particolare attenzione a questi aspetti assolutamente peculiari per lo sviluppo del Salento, cercando di ampliare il più possibile – nei limiti delle competenze che le vengono attribuite in materia – il proprio ventaglio di iniziative, volte alla promozione e alla valorizzazione delle risorse territoriali, anche utilizzando lo sport e le manifestazioni di carattere sportivo in ge nere. Oltre alla sponsorizzazione dell’Unione Sportiva Lecce, nel 2003 la Provincia ha organizzato la tappa di partenza del “Giro d’Italia”, facendo in tal modo conoscere e apprezzare le bellezze del proprio territorio a tutto il mondo del ciclismo sportivo. Le telecamere di Raitre, in diretta hanno filmato praticamente tutte le risorse ambientali e artistiche presenti sul tragitto studiato ad hoc. Partenza da Lecce in piazza Duomo e quindi spazio al Barocco per poi percorrere i 240 Km di coste disseminati di masserie, con riprese dall’alto, “pajare” ecc. Inoltre nel corso della diretta televisiva è stato mandato in onda un servizio-cartolina con 157 il “riepilogo” delle bellezze naturalistiche, ambientali e artistiche dell’intero Salento. Già dal 2002 la Provincia ha dato il via alla realizzazione di un piano di “itinerari cicloturistici”, con la realizzazione di due dei sedici percorsi previsti. E’ stato varato inoltre un programma di “percorsi escursionistici”. In primavera, è stata organizzata la prima edizione di una manifestazione di carattere nazionale, destinata a costituire un forte motivo di interesse e di richiamo: il “Giro ciclistico della Grecìa Salentina”, che potrà contribuire alla valorizzazione di una particolare area del territorio provinciale, caratterizzata da propri elementi storicoarchitettonici, culturali e linguistici. Particolare attenzione si va prestando infine per l’utenza del mare più “genuina” (velisti, surfisti, appassionati di pesca subacquea, speleosubacquei, ecc.), con la realizzazione di una “Guida Blu” del Salento, destinata anche a tutti coloro che amano conoscere meglio l’ambiente in cui vivono. 158 6.7 Il turismo congressuale Nel corso degli ultimi anni, la Provincia ha svolto, congiuntamente alla Camera di Commercio, molteplici attività a sostegno della convegnistica nel Salento, attivando di volta in volta una serie di iniziative di incentivazione, quali la creazione di pacchetti-offerta (con il coinvolgimento di strutture ricettive e di altri operatori del settore: società di servizi, agenzie di viaggi, compagnie aeree, ecc.); l’espletamento di servizi turistici di transfer o di guida; la distribuzione di materiale illustrativo, di pubblicazioni e gadgets di vario genere, ecc. Il progetto, partito nel 2000 e denominato “Seducente Salento”, ha visto lo svolgimento di educational tour, con la partecipazione di organizzatori congressuali e di aziende interessate alla organizzazione e alla realizzazione di convegni e convention (incentive) nel Salento; la realizzazione di redazionali su riviste specializzate del settore (“Convegni”, “Master Meeting”); la costante partecipazione alla “Borsa del Turismo Congressuale” di Firenze con un proprio spazio espositivo. 159 160 Conclusioni Nella società post industriale in cui siamo immersi, le componenti intangibili del prodotto assumono sempre maggiore importanza, perché, talvolta, sono le uniche in grado di differenziare l’offerta in un mercato sempre più omogeneo. In questo quadro la comunicazione ha un ruolo di primissimo ordine, poiché consente la proiezione di valori e tratti d’immagine che danno quel plus emozionale in grado di indirizzare e fidelizzare il consumatore verso un’azienda o un prodotto anziché altri. Questa evoluzione comunicativa ha trasformato la concezione del marketing tradizionale, quello delle famose 4 p, spingendo alcuni autorevoli studiosi a coniare l’espressione di megamarketing. A conferma di tutto ciò possiamo notare che nelle principali imprese l’area marketing oramai è inscindibile da quella della comunicazione e delle relazioni pubbliche, a testimonianza di un’integrazione obbligata dalle nuove tecnologie che rendono il consumatore sempre più homo comunicans. Questa metamorfosi non poteva risparmiare una tipologia di marketing ben marcata, quella che si occupa della 161 promozione e dello sviluppo, in termini di maggiore attrattività verso le risorse economiche, del territorio. Il territorio, ossia l’Ente pubblico competente, assume la valenza di una vera e propria impresa che instaura e cura diversi canali di comunicazione con altrettanti pubblici di riferimento, ognuno dei quali portatore verso il territorio di interessi economici ben precisi. Nel nostro caso, la Provincia di Lecce commissiona ad un centro esterno alcune ricerche di mercato con lo scopo di definire il posizionamento, attraverso la rilevazione dell’immagine e di altre componenti dell’offerta turistica, del prodotto Salento. Agendo ancora come un’impresa, la stessa Provincia procede nell’elaborazione di un piano per il coordinamento e la gestione integrata del turismo, che definiti i punti di forza e di debolezza del prodotto, le minacce e le opportunità del mercato dei territori, consente di indirizzare gli sforzi promozionali in una direzione precisa. Dalle ricerche emerge che il Salento soffre di un gravissima crisi di identità-notorietà. La prima azione da mettere in 162 campo è quindi quella volta ad incrementare l’indice di notorietà, accrescere la curiosità di tutti i target intorno al marchio Salento d’a-mare. Dal matrimonio tra marketing e comunicazione, passiamo quindi ad un’altra unione vincente, quella tra il calcio, con la sua forza comunicativa, e il territorio. La sponsorizzazione dell’U.S. Lecce consente di acquisire, in tempi relativamente brevi, alti indici di notorietà praticamente su tutti i target per quanto riguarda l’opinione pubblica non solo nazionale, e di “colpire” al cuore buona parte del pubblico interno, accrescendone il suo grado di adesione emozionale alla campagna Salento d’a-mare. Il settore turistico assume un ruolo fondamentale nelle strategie della Provincia di Lecce, potendo costituirsi come vero e proprio volano per l’intera economia salentina. Promuovere una cultura turistica “moderna” nella popolazione è il primo, irrinunciabile, passo. 163 Bibliografia di riferimento - Ancarani, F., Il marketing territoriale : un nuovoapproccio per la valorizzazione del territorio, Milano, Università degli studi, 2000 - Arancio, C., Sponsor e fisco: esempi pratici: come farsi sponsorizzare, i vantaggi economici e fiscali di chi sponsorizza, Maros, Milano, 1993. - Ascani, F., Sport e sponsor, Rizzoli, Milano, 1984. - Assolombarda e Regione sponsorizzazione Lombardia, all'investimento Dalla nella cultura, Milano, 1998 - Barili, D., Parola di sponsor: cronaca di un matrimonio tra industria e sport, Longanesi, Milano, 1987. - Bianchi, G., La comunicazione nel turismo, Istituto Universitario di Lingue Moderne, Milano, 1990. - Borsa della sponsorizzazione culturale Milano, Regione Lombardia, 1998 - Caldani, Ancarani, Strategie di marketing del territorio, F.Angeli, Milano, 2000. 164 - Canali, C., Elementi di economia e marketing del turismo, Uni.nova, Parma, 2002. - Caroli, M., Il marketing territoriale, Milano, F. 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