IMPIANTO ELETTRICO
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Gli impianti elettrici di qualsiasi unità immobiliari devono essere
realizzati secondo la legge sulla regola dell'arte (Legge 186/68) e
la legge sulla sicurezza degli impianti (D.M. 37/2008).
Ogni impianto deve essere quindi realizzato da installatori iscritti
ad appositi albi che devono poi poterlo certificare con un’apposita
dichiarazione di conformità che attesti l’esecuzione dei lavori
secondo la normativa vigente.
I rischi dovuti all’elettricità sono imputabili a:
- contatto diretto;
- contatto indiretto;
- incendi o esplosioni.
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Le civili abitazioni hanno un contatore fornito dall’azienda elettrica e che
per contratto, normalmente impegna 3 kW ad abitazione.
Un impianto elettrico domestico è formato da: una rete di cavi elettrici
che nel suo cammino dal contatore principale comprende un quadro
generale, interruttori magnetotermici, un interruttore differenziale
salvavita, prese per l’attacco dei vari elettrodomestici, interruttori semplici o
composti per comandare i punti luce, una buona messa a terra di tutto
l’impianto compreso le apparecchiature domestiche.
Le apparecchiature elettriche di un appartamento quali la lavatrice, la
televisione, il frigorifero, la lavastoviglie si collegano all’impianto elettrico
tramite le prese, poste a circa 30 cm o a 100-120 cm dal pavimento.
Le lampade delle diverse "luci" sono comandate invece da interruttori posti a
100-120 cm dal pavimento.
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Sulla base di quanto sopra l’impianto elettrico di un appartamento viene
diviso in due "circuiti": uno a 16 Ampere per le prese e l’altro a 10 Ampere
per le luci.
I cavi conduttori elettrici, hanno la sezione di 2,5 mmq quelli relativi alle prese
e di 1,5 mmq quelli per le luci e gli interruttori.
I cavi conduttori, in un appartamento sono tre ed esattamente uno per la
fase in corrente, uno per il neutro ed uno per la messa a terra.
I colori usati, come già specificato nel precedente articolo sono: nero (anche
rosso, grigio o marrone) per la fase, celeste o blu chiaro per il neutro e
giallo/verde per il conduttore della terra.
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In ogni abitazione esiste il c.d. “interruttore generale”, posto subito dopo il
contatore, grazie al quale si alimenta il circuito elettrico della casa o si
toglie ad esso tensione. Si tratta di un interruttore magnetotermico in
grado di "scattare", e quindi, togliere tensione all’impianto di casa, quando
si è in presenza di un elevato assorbimento di corrente (corto circuito, fuga
di corrente, ecc.). L’interruttore magnetico interrompe, quindi, il circuito
elettrico in presenza di un forte e brusco aumento di corrente, circostanza
che si verifica in presenza di un cortocircuito, mentre l’interruttore termico
interviene in presenza di un forte surriscaldamento del cavo o di altri
elementi dell’impianto, circostanza che si verifica nel caso di sovraccarico,
ossia in presenza di più carichi (risultano accesi più elettrodomestici
contemporaneamente) che finiscono per assorbire una quantità di corrente
superiore a quella consentita.
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Per garantire la protezione dai contatti indiretta è necessario installare a
monte degli apparecchi utilizzatori un dispositivo in grado di rilevare ed
interrompere la dispersione di corrente verso terra (interruttore differenziale
comunemente chiamato salvavita).
Il salvavita è in grado, specialmente quando è abbinato alla presenza
dell'impianto di messa a terra, di avvertire situazioni di pericolo dovute a
elettrodomestici difettosi - dispersioni verso terra di corrente - e di intervenire
togliendo la corrente. In tal modo si evita di prendere la scossa toccando
l'elettrodomestico in questione.
Inoltre questo dispositivo è di grande ausilio in caso di contatto diretto con
l'elettricità (fili scoperti, prese o spine difettose, ecc).
Il pulsantino blu che vedete a destra
dell’interruttore, serve quale test di
prova della sua funzionalità; difatti, a
circuito in corrente, pigiando tale pulsante,
l’interruttore salvavita deve "scattare"
disattivando l’impianto.
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La messa a terra, facilita l’intervento automatico dell’interruttore differenziale.
Allo scopo, un cavo conduttore di rame collega tutte le prese con quella di terra,
in pratica con un palo di metallo (rame o ferro zincato) piantato nel terreno.
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In un impianto realizzato
correttamente quando
l'apparecchiatura elettrica va in
"dispersione", cioè l'involucro viene in
contatto con una parte interna in
tensione, il conduttore di terra "chiude"
il circuito elettrico verso terra e fa
scattare l'interruttore differenziale.
In queste condizioni all'insorgere del
guasto il circuito viene disalimentato,
l'incidente viene evitato e non vi è
alcun pericolo per le persone.
Importante!
Anche la presenza in casa
dell'interruttore differenziale (salvavita)
non ti dà la garanzia totale di essere
protetto in caso di contatto con
l'elettricità: prudenza e impianti elettrici
sicuri sono sempre necessari.
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Quando si rende necessario realizzare un impianto elettrico in una casa,un
tecnico professionista abilitato oppure il tecnico della ditta abilitata, redige
uno schema dell’impianto elettrico sulla base delle indicazioni date dal
proprietario e della planimetria dell’appartamento:
Tale schema deve essere dettagliato e comprendere non solo i vari punti di
presa , di interruzione, ecc, ma anche il tracciato dei cavi in ogni vano e da un
vano all’altro.
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l'interruttore delle luci
L’ interruttore è un dispositivo che ha la funzione di interrompere un circuito
elettrico, ossia aprire o chiudere un circuito elettrico. Quando il dispositivo
consente il passaggio della corrente elettrica si dice “chiuso”,
mentre quando impedisce il passaggio della stessa dicesi “aperto”.
In commercio esistono una pluralità di interruttori atti a soddisfare diversificate
esigenze. Alcuni interruttori (detti deviatori) hanno una struttura più
complessa, anche se esternamente appaiono sempre come interruttori.
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Il deviatore, in elettrotecnica, è un particolare interruttore che al posto di
interrompere il flusso di corrente di un cavo elettrico (come invece fa
l'interruttore), devia questo su di un altro cavo. Il deviatore dev'esser sempre
utilizzato in coppia a un altro deviatore, perché è colui che ci permette di
accendere un punto luce da 2 diverse postazioni.
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INVERTITORE
Dovendo accendere o spegnere una o più lampade,
contemporaneamente, da più di due posti di comando distanti tra loro, come
avviene ad esempio nei corridoi molto lunghi o comunque in tutti quegli
ambienti con diverse porte, si usano come dispositivi di comando un
deviatore all'inizio ed uno alla fine della linea e tanti invertitori quanti sono i
posti di comando intermedi.
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L’IMPIANTO ELETTRICO IN BAGNO
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La progettazione e l’installazione degli impianti elettrici nei locali contenenti
bagni e docce devono rispondere, oltre che alle prescrizioni generali di
sicurezza della Norma CEI 64-8, anche a particolari requisiti di sicurezza atti a
mitigare il maggior rischio relativo ai contatti diretti o indiretti tipico di questi
ambienti.
In sostanza quanto più ci si avvicina alla vasca da bagno o alla doccia tanto più
le condizioni di pericolo sono gravose; infatti:
• la resistenza della pelle, con una considerevole parte del corpo umano
immersa in acqua, può considerarsi praticamente nulla sicché anche basse
tensioni di contatto possono risultare letali;
• il contatto mano-corpo semi immersi risulta molto pericoloso e,
conseguentemente, è necessario limitare al minimo la possibilità di contatto con
parti in tensione nelle zone accessibili dalla vasca e dal piatto doccia;
• nella zona circostante il pavimento è spesso bagnato o comunque umido; per
questo, e in considerazione del fatto che la persona è spesso priva di vestiario
e di calzature le condizioni ambientali risultano alquanto pericolose.
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Grado di Protezione IP : il codice IP ( International Protection ) è una
convenzione definita nella norma EN 60529 ( recepita dal CEI come norma
CEI 70-1 ) per individuare il grado di protezione degli involucri dei dispositivi
elettrici ed elettronici contro la penetrazione di agenti esterni di natura solida o
liquida. Al prefisso IP vengono fatte seguire due cifre :
- la prima individua la protezione contro il contatto di corpi solidi esterni e
contro l'accesso a parti pericolose
IP0X = nessuna protezione contro i corpi solidi esterni ;
IP1X = involucro protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 50mm e
contro l'accesso con il dorso della mano;
IP2X = involucro protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 12mm e
contro l'accesso con un dito;
IP3X = involucro protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 2.5mm e
contro l'accesso con un attrezzo;
IP4X = involucro protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 1mm e
contro l'accesso con un filo;
IP5X = involucro protetto contro la polvere ( e contro l'accesso con un filo );
IP6X = involucro totalmente protetto contro la polvere ( e contro l'accesso con
un filo ).
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-la seconda cifra individua la protezione contro la penetrazione dei liquidi :
IPX0 = nessuna protezione;
IPX1 = involucro protetto contro la caduta verticale di gocce d'acqua;
IPX2 = involucro protetto contro la caduta di gocce con inclinazione inferiore a
15°;
IPX3 = involucro protetto contro la pioggia;
IPX4 = involucro protetto contro gli spruzzi d'acqua;
IPX5 = involucro protetto contro i getti d'acqua;
IPX6 = involucro protetto contro le ondate;
IPX7 = involucro protetto contro gli effetti dell'immersione;
IPX8 = involucro protetto contro gli effetti della sommersione.
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Presa impermeabile IP 56
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Dichiarazione di conformità per impianti
La dichiarazione di conformità è un documento o meglio un insieme di
documenti con cui l'installatore di un impianto (elettrico, idro-sanitario,
termico, ecc.) dichiara che questo è stato compiuto in conformità a
norme particolari o a specifiche tecniche.
Fonte legislativa
La dicitura della "regola d'arte" fa riferimento alla legge 186 del 1968 a
cui la legge 46/90 (ormai sostituita dal D.M. 37/2008) fa riferimento. In
breve la legge 186 formata da due soli articoli dice che: tutti gli impianti
ed apparecchiature elettriche ed elettroniche devono essere fatte a
regola dell'arte e che gli impianti realizzati secondo le norme CEI hanno
la presunzione della regola dell'arte. Ciò significa, in breve, che le norme
tecniche CEI hanno carattere "volontario" (si possono anche non
utilizzare), ma la loro applicazione fa sì che gli impianti risultino già alla
regola dell'arte, quindi per forza di cose risultano indirettamente cogenti,
perché dimostrare la regola dell'arte non utilizzando tali norme richiede
competenze professionali e tecniche di alto livello. Sul modello della
dichiarazione di conformità sono "esplicitamente" richieste le norme che
si sono utilizzate (applicabili all'impiego).
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Questo documento viene istituito per la prima volta proprio con la legge
46/90 ed il suo regolamento di attuazione il Dpr 447 del 1991.
Esiste un modello di dichiarazione di conformità alla regola dell'arte
pubblicato con il D.M. 20 febbraio 1992.
Attualmente la legge 46/90 è stata abrogata insieme al Dpr 447 ed è
sostituita dal D.M. 37 del 22 gennaio 2008 su cui sono presenti due
allegati (modello) per la redazione della dichiarazione di conformità uno
per le imprese installatrici ed uno per gli enti che posseggono "uffici
tecnici" interni. Una delle novità più sostanziali del DM37 è che adesso
la "Dichiarazione di Conformità" dovrà essere fatta per ogni tipo di
impianto e per ogni tipologia di edificio. (prima esisteva la differenza
tra civile abitazione ed uso industriale e terziario. Una seconda novità è
l'introduzione della "Dichiarazione di Rispondenza" da redigersi per gli
impianti già esistenti fino alla data dell'entrata in vigore del DM 37 di
cui non vi è modello, infatti essa ha più carattere di una "relazione
tecnica" oltre che una raccolta di dati tecnici e di altra natura come foto e
schede per esempio.
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Utilizzo del documento
Tali documenti, uno per ogni impianto (elettrico, idro-sanitario, termico,
ecc.) presente in un edificio, vengono solitamente presentati insieme alla
domanda di agibilità di un edificio (o di una porzione di esso).
L'installatore deve possedere i requisiti previsti dalla legge e con questo
documento si assume la responsabilità che l'impianto risponda alle
vigenti normative tecniche italiane ed europee e a tutte le leggi in
materia tecnica.
Contenuti
La dichiarazione di conformità contiene i dati dell'impianto e dei seguenti
soggetti: responsabile tecnico, proprietario, committente. Fornisce inoltre
informazioni sulla procedura di installazione, sulla tipologia di materiali
impiegati, sulle norme seguite, sull'ubicazione dell'impianto.
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La dichiarazione di conformità si redige su un modello approvato dal
Ministero del Lavoro ed è completata da una serie di allegati, alcuni dei
quali obbligatori (pena la nullità della dichiarazione):
• il progetto (per le abitazioni se l'immobile supera i 400mq )
• lo schema di impianto (dove non c'è il progetto);
• la relazione tipologica (o elenco dei materiali);
• il certificato di iscrizione alla Camera di commercio della ditta
installatrice.
La Dichiarazione di conformità deve essere composta da un minimo di
cinque copie:
• una copia con gli allegati per chi utilizzerà l'Impianto;
• una copia al committente con allegati (firmata dal responsabile
tecnico e dal titolare dell'impresa ove fossero distinte);
• una copia all'installatore (firmata dal committente per ricevuta);
• una copia all'installatore che la depositerà entro 30 giorni dalla
conclusione dei lavori presso lo sportello unico per l'edilizia del
comune ove ha sede l'impianto (firmata dal committente per
ricevuta).
Può esserci la necessità di ulteriori copie (anche con allegati) per attività
soggette a Certificato Prevenzione Incendi (CPI) o per nulla osta
sanitario.
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