III ciclo di Seminari di Approfondimento Summonte 18/12/2010 Geologia e carsismo a cura di Sossio Del Prete Federazione Speleologica Campana/Gruppo Speleologico Natura Esplora Foto Sura Ballmann, Lechuguilla cave, USA Speleologia (studio del mondo sotterraneo s.l.) In funzione delle caratteristiche genetiche dell’ipogeo si distingue: Speleologia in Cavità Artificiali Ricerca esplorazione e studio delle cavità realizzate dall’uomo nei secoli e cadute in disuso Speleologia in Cavità Naturali (grotte s.l.) Ricerca esplorazione e studio di tutte le cavità di origine naturale Non è raro, tuttavia, che una cavità artificiale abbandonata possa essere completamente rimodellata da agenti naturali che ne alterano la fisionomia (es. alcuni acquedotti), così come non è raro che la realizzazione di cavità artificiali intercetti complessi sotterranei naturali altrimenti inaccessibili (es. grotte di miniera) Come nascono le montagne? I processi che portano alla formazione di una catena montuosa vanno sotto il nome di orogenesi e sono frutto di dinamiche interne alla Terra molto complesse. La struttura interna della Terra presenta un Nucleo (3470km) caldo e fuso nella sua parte esterna (1370km). Attorno al nucleo si trova il Mantello (2900km) e la parte più superficiale è la Litosfera. La Litosfera comprende la Crosta continentale (30-75km) e oceanica (6km). Il nostro pianeta è costituito da una serie di involucri concentrici che disperde continuamente calore con movimenti convettivi come un gigantesco motore termico Raggio terrestre: 6371 km da Bosellini A., 1996 Come nascono le montagne? Secondo la teoria della tettonica delle placche la Litosfera (80-100km di spessore) è un sottile guscio suddiviso in un certo numero di elementi (placche) incastrati fra loro come tessere di un puzzle e che sono in continuo movimento l’una rispetto all’altra. da Bosellini A., 1996 Le frecce e i relativi numeri indicano la direzione e la velocità (in cm l’anno) degli spostamenti delle placche Come nascono le montagne? Il risultato di questi sconvolgimenti è ben visibile nelle “cicatrici” presenti sulla superficie dei continenti e dei fondi oceanici costellate di vulcani e catene montuose. La danza dei continenti nelle Ere geologiche La formazione del supercontinente Pangea (250 milioni di anni fa) è frutto del girovagare delle zolle per il globo terrestre negli ultimi 500 milioni di anni. circa 250 milioni di anni fa circa 200 milioni di anni fa oggi fra 100 milioni di anni Come nascono le montagne? Gli spostamenti delle placche si spiegano mediante le correnti convettive presenti nel Mantello. Nuova Litosfera si forma lungo le dorsali oceaniche che ridiscende, fredda e pesante, nelle zone di subduzione, dove si formano le fosse oceaniche. da Accordi & Lupia Palmieri, 1986 In corrispondenza delle zone di subduzione la Litosfera viene distrutta e si localizzano gli ipocentri dei terremoti e le catene vulcaniche alimentate dalla parziale fusione della placca in subduzione. da Bosellini A., 1996 Come nascono le montagne? Quando due placche si allontanano fra loro iniziano a formarsi dei bacini oceanici; viceversa quando collidono fra loro si formano archi vulcanici (scontro tra crosta oceanica e continentale) o catene montuose (chiusura del bacino oceanico e scontro tra due croste continentali). da Bosellini A., 1996 E in Italia come siamo messi? Il continente africano e ciò che rimane di un suo antico promontorio (Adria) sono ancora collegati fra loro lungo un margine che si immerge sotto la zona tirrenica. In corrispondenza di questa zona si verificano i terremoti che interessano le nostre aree. Spostandosi verso NE, la zolla di Adria non incontra una resistenza omogenea. Lungo le zone di maggior resistenza si sviluppano i terremoti più forti (arco Calabro peloritano, Albania-Montenegro, Alpi orientali). da Mantovani E., 1991 E in Italia come siamo messi? Il risultato di questi scontri tra placche ha portato alla formazione del nostro Appennino che è costituito da una serie di enormi “trucioli” che si accavallano fra loro formando le nostre montagne … fatte di rocce originatesi su antichi fondali marini! da Mostardini & Merlini, 1986 Tutto iniziò ai tropici tanto tempo fa … Nel Mesozoico (250-60 Ma), nel vasto oceano della Tetide sul bordo del promontorio di Adria (Africa), si alternavano zone a forte subsidenza (bacini) e zone a più lenta subsidenza (piattaforme carbonatiche) dove si accumulavano fanghi organogeni di natura calcarea. Il clima era tropicale. da Patacca & Scandone, 2003 mod. Foto “d’epoca”! La migrazione verso nord del continente africano porterà alla chiusura della Tetide e alla collisione con la zolla europea con la formazione prima delle Alpi e poi degli Appennini. Prima di questi eventi l’Appennino meridionale presentava questa successione di domini paleogeografici. … poi scoppiarono i casini! Nel Miocene (20Ma), le Alpi erano già formate. La porzione di crosta africana su cui giacevano i domini paleogeografici appenninici va in subduzione sotto la zolla europea. Gli strati più superficiali (5km) e leggeri non riescono ad immergersi e si deformano e accatastano come trucioli in superficie a formare la catena appenninica. da Cinque A., 2005 Lo scenario evolve e vede un bacino in estensione (Tirreno), la catena appenninica, un bacino di avanfossa (attuale area bradanica) e l’avampaese (attuale Apulia). Il tutto migrava verso Est. Dal Pleistocene medio (1Ma) l’avanfossa viene colmata di sedimenti e diventa terra emersa. Le rocce raccontano la storia della Terra Le rocce sono aggregati di minerali e possono essere di moltissime varietà. Il criterio principale adottato dai geologi per la loro distinzione è quello genetico mediante il quale si distinguono 3 categorie fondamentali: Rocce ignee; Rocce sedimentarie e Rocce metamorfiche Anche se ognuna di queste categorie ha caratteristiche specifiche, i processi magmatico, sedimentario e metamorfico fanno parte di un unico Ciclo litogenetico da Accordi & Lupia Palmieri, 1986 Le rocce raccontano la storia della Terra Ecco perché si verificano i terremoti, le eruzioni vulcaniche o troviamo rocce deformate di vario tipo e resti di antichi animali marini “pietrificati” (fossili) in montagna!! Rocce sedimentarie stratificate Microfossili (Matese) Ammoniti mesozoiche (Dolomiti) Mesopieghe nei calcari marnosi della Formazione di Longano (Matese; N. Russo) Piega nei calcari cretacici di M. Fellino – Roccarainola (S. Del Prete) Credete sia finita qui? Al complesso di fenomeni e processi che portano alla formazione di rocce e montagne, si accompagnano altrettanto complessi fenomeni e processi che portano al loro costante disfacimento ad opera degli atmosferìli meglio noti come degradazione meteorica o weathering. In questo modo si determina il modellamento delle forme del paesaggio. Degradazione meteorica (i due processi comunque agiscono sempre in contemporanea) Degradazione fisica Degradazione chimica (Oscillazione della temperatura) (Alterazione chimica delle rocce) Crioclastismo Termoclastismo Disgregazione meccanica della roccia in blocchi di varie forme e dimensioni Ossidazione Idratazione (es. anidrite che si trasforma in gesso) Idrolisi (es. argillificazione dei feldspati ad opera di acqua e anidride carbonica) Dissoluzione Da qui si inizia a andare per grotte! (es. sostanze ferrose) (es. carsismo) Trasformazione della roccia in detrito di varie dimensioni e costituzione chimico mineralogica. Importante processo per la formazione del suolo. Il processo della dissoluzione carsica Tutte le rocce della superficie terrestre sono continuamente sottoposte ai processi della degradazione meteorica (disgregazione fisica e alterazione chimica) Il processo della dissoluzione carsica consiste nella messa in soluzione di roccia (in genere di natura carbonatica) da parte dell’acqua di pioggia acidificata da anidride carbonica …ma anche da altre sostanze CO2 nell’aria: 0,038% CO2 nel suolo: 0,3 - 10% CO2 nell’atmosfera della grotta: 0,5 - 1% (cioè sino a 25 volte superiore la concentrazione nell’atmosfera esterna) Morfologie carsiche Le forme carsiche sono distinte in forme di superficie o epigee (epicarso o exocarso) forme sotterranee o ipogee (ipocarso o endocarso) Forme di dissoluzione prodotte dal ruscellamento delle acque di origine atmosferica su superfici di roccia esposta o coperte da detrito o suolo (carso coperto) Forme di dissoluzione prodotte dalla circolazione profonda delle acque di infiltrazione o di origine endogena (es. acque termali) Morfologie epigee I rillenkarren o scannellature sono tipiche morfologie da dissoluzione riconoscibili su superfici di roccia nuda. Hanno dimensioni di pochi centimetri e somigliano ad una rete di piccoli canali separati da spartiacque molto aguzzi. Calcari di Nago, Trentino Alto Adige (U. Sauro) I solchi a doccia sono forme incavate che si generano su superfici lisce e possono avere andamento tortuoso su superfici poco inclinate e rettilineo su quelle più inclinate. Sono larghi circa 1 decimetro e profondi da alcuni centimetri a vari decimetri e lunghi alcune decine di metri. Talora si associano a formare sistemi ramificati simili a un reticolo idrografico Monte Baldo, Veneto (U. Sauro) Morfologie epigee Anche nelle rocce evaporitiche (gessi, salgemma e anidriti) possono originarsi morfologie simili a quelle delle rocce carbonatiche. In questi casi, però, il processo genetico è la soluzione della roccia in acqua, ovvero la roccia si scioglie anche in acqua non acidificata. Karren nei gessi di Serre Balate, Sicilia (U. Sauro) Morfologie epigee La roccia subito al di sotto del suolo viene maggiormente aggredita dal processo carsico perché l’acqua dispone di maggiori quantità di anidride carbonica. Quando l’acqua penetra più in profondità, lungo piani di frattura possono originarsi i Karren cavernosi o Monti Lessini, Veneto (U. Sauro) crepacci carsici. I crepacci sono spesso riempiti di sedimenti fini residuali (es. residuo insolubile dei calcari) e clasti rocciosi. Monti Lessini, Veneto (U. Sauro) Quando la dissoluzione carsica incide profondamente il substrato carbonatico può originare delle morfologie relitte come le città di pietra, le torri di pietra, le foreste di pietra, etc. Morfologie epigee La dolina è la forma più comune e caratteristica di un paesaggio carsico. Negli Stati Uniti è più frequente l’utilizzo del sinonimo sinkhole adottato con finalità prevalentemente ingegneristiche. Conche chiuse imbutiformi o a scodella possono avere diametri anche di centinaia di metri e profondità comprese tra pochi decimetri e oltre 100 metri. Morfologie epigee Le doline di soluzione si formano in corrispondenza di zone rocciose fratturate ove l’acqua percola attraverso le fessure (struttura idrologica). Si crea così una via di percolazione preferenziale che diventa anche luogo di corrosione accelerata. Monti Berici, Veneto (U. Sauro) L’evoluzione del processo comporta l’abbassamento della superficie morfologica creando una forma concava chiusa (forma morfologica). Morfologie epigee Le doline di crollo si originano per fenomeni di collasso della volta di cavità prossime alla superficie. Se non ostruite dai massi da crollo possono permettere l’accesso a sistemi di cavità sottostanti o alla zona satura dove si trova l’acqua di fondo. Comolella, Monti Tifatini, Campania (N. Russo) Blue Lake, Imotski, Croazia (U. Sauro) I sinkhole delle aree carsiche – ipotesi genetiche Le ipotesi genetiche in alcuni casi sono ancora poco chiare. Complessi e vari sono i meccanismi e i contesti geologici nei quali si può formare un sinkhole. Collapse sinkhole Caprock sinkhole Solution sinkhole Buried sinkhole Dropout sinkhole Suffosion sinkhole Nisio (2003) e Nisio et al. (2007) sulla base dei numerosi casi di studio italiani, suddividono i fenomeni in base al meccanismo genetico. Waltham et al. (2005) propongono una classificazione che suddivide i fenomeni in sei tipologie principali. Si riferisce alle aree carbonatiche o con substrato carbonatico poco profondo. I sinkhole delle piane alluvionali – ipotesi genetiche I dropout sinkhole si formano per il crollo di una cavità in terreni coesivi (es. argille) al di sopra di un substrato carsificabile. Se la copertura è costituita da materiali non coesivi (sabbie sciolte, ghiaie, ecc.), il processo è più o meno lento e continuo (suffosion sinkhole). Nisio et al. in merito ai sinkhole nelle aree di pianura fanno riferimento a un meccanismo profondo di erosione dal basso ad opera di acque mineralizzate ed emissioni gassose lungo faglie che dal bedrock carbonatico attraversano notevoli spessori di coperture (ipotesi ancora molto dibattuta!). Distribuzione dei fenomeni di sinkhole in Campania In Campania, attualmente sono note oltre 150 fenomenologie. Tra queste, numerosi sono i sinkhole in calcari presenti soprattutto su versanti che per questo motivo raramente interferiscono con l’antropizzato. Nell’ambito di questa tipologia le morfologie più significative sono quelle della Penisola Sorrentina (sinkhole della Jala) e di Pertosa per la loro significativa interferenza con importanti infrastrutture antropiche (gallerie ferroviarie e tracciati autostradali). da Del Prete et al. in press Distribuzione dei fenomeni di sinkhole in Campania Nei calcari interessati da falde mineralizzate si possono creare fenomeni di ipercarsisimo ed improvvisi collassi di cavità talora in concomitanza di eventi sismici. Montepugliano (Telese) Distribuzione dei fenomeni di sinkhole in Campania In alcuni casi, questi fenomeni hanno notevoli ripercussioni sulla stabilità dei versanti in area carsica e sulla realizzazione di importanti opere infrastrutturali. Spesso si associa l’apertura di importanti trench (lunghe fratture beanti) a monte per probabili fenomeni di detensionamento innescati dall’apertura del sinkhole. Spacco della Jala (M. Ruocco) Sezione geologica del versante della Jala (Budetta et al. 1996) Grotta sotto lo Spacco di Pozzano (S. Del Prete) Sinkhole e contesto geologico Sinkhole in rocce carbonatiche della Puglia - coinvolgono tutte le litologie affioranti (substrato calcareo, calcareniti, ecc.) - frequente sviluppo lungo linee di discontinuità tettonica - ammassi rocciosi molto fratturati e carsificati (con cavità anche rilevanti) - stretta connessione a fenomeni di ipercarsismo (specie lungo le fasce costiere) Sinkhole in calcari della Campania contemporanea presenza di: - faglie attive - ammassi calcarei molto fratturati e carsificati (cavità non di grandi dimensioni) - falde mineralizzate (sorgenti sulfuree), ipercarsismo ed indebolimento della roccia - sviluppo in concomitanza di forti terremoti (da dimostrare) Sinkhole connessi a cavità antropiche Frequente è l’apertura di voragini connesse alla presenza di cavità artificiali abbandonate (es. Cave e miniere ipogee). Anche in questo caso gli studi speleologici forniscono preziose informazioni ai fini di una corretta pianificazione. Foto US News & World Report Foto S. Del Prete Sinkhole profondo 140 metri, apertosi il 15 Giugno 1994 in un deposito di gesso in cui era stata realizzata una miniera di fosfati nella Florida. La voragine così prodotta ha scaricato più di 100.000 m3 di gesso e acque tossiche e radioattive all’interno dell’acquifero della Florida. Lusciano (CE), voragine apertasi il 12 Settembre 1998 in pieno centro abitato. Suscettibilità all’innesco di sinkhole … tuttavia non mancano esempi anche di cavità naturali in centri urbani potenzialmente suscettibili all’innesco di sinkhole ANTRO DI MATALO Maddaloni (CE) Foto B. Bocchino 0 200 m Foto S. Del Prete Morfologie epigee – i paesaggi carsici La combinazione di processi carsici e processi fluviali o glaciali o tettonici, etc., favorisce lo sviluppo di forme miste (valli cieche e morte, polje, cockpit, etc.). Queste forme sono spesso influenzate anche da fattori litologici, climatici e vegetazionali e possono dare origine a paesaggi carsici molto particolari e caratteristici. Morfologie epigee – i paesaggi carsici Le più grandi forme chiuse di origine carsica sono i polje o campi carsici. Sono grandi conche chiuse dal fondo sub pianeggiante che possono anche ospitare laghi stagionali le cui acque vengono smaltite attraverso inghiottitoi posti ai margini o all’interno della piana. Polje di Popovo, Croazia (U. Sauro) Morfologie epigee – i paesaggi carsici Il polje del Lago del Matese ha una lunghezza di quasi 10 km ed è ubicato a 1011 m di quota nel cuore del massiccio del Matese. È bordato dalle cime di M. Miletto (2050 m), La Gallinola (1923 m) e M. Porco (1535 m), M. Soglio (1523 m), M. Pastonico (1626 m). Le sue acque sono smaltite attraverso gli inghiottitoi di Scennerato e Brecce tamponati negli anni ‘20 per limitare le perdite del Lago da parte della Società Meridionale di Elettricità. Polje di Lago Matese, Campania (N. Russo) Morfologie epigee – i paesaggi carsici Poiché si tratta di conche chiuse in genere a deflusso endoreico i polje sono anche aree molto vulnerabili dal punto di vista dell’inquinamento delle falde acquifere. Monte Terminio, Campania Polje di Lago Laceno, Campania (A. Santo) Morfologie epigee – i paesaggi carsici Nelle aree tropicali con climi caldo-umidi l’elevata capacità solvente delle acque sulle rocce carbonatiche da origine a grandi doline contigue dette cockpit separate fra loro da strette selle e rilievi a forma di cono. Guangxi, Cina (U. Sauro) L’evoluzione nel tempo del processo di dissoluzione può portare alla formazione di una vasta pianura (polje) aperta o chiusa nella quale possono elevarsi isolati coni o torrioni rocciosi relitti (carso a torri o fenglin). L’evoluzione di vallette incassate nei versanti e convergenti verso il fondo può determinare un perimetro dalla forma stellata o poligonale Guanxi, Cina (U. Sauro) Morfologie epigee – i paesaggi carsici Nelle aree con abbondanti precipitazioni solide, l’accumulo della neve può condizionare lo sviluppo delle morfologie carsiche (paesaggi nivocarsici). Molto spesso le doline funzionano da trappole per la neve che, soggetta a fusione stagionale, può accelerare il fenomeno della dissoluzione. Paesaggio nivocarsico dei Monti Velebit, Croazia (U. Sauro) Morfologie epigee – i paesaggi carsici Un paesaggio suggestivo tipico delle aree tropicali caldoumide e quello del carso a pinnacoli (stone forest). Queste morfologie sono state prodotte per l’azione corrosiva della acque circolanti sotto una potente copertura di suolo. Man mano che veniva modellata la superficie carsificabile, anche le coperture si adattavano alle morfologie sottostanti fino alla messa a giorno della roccia nuda. Gunung Mulu Natural Park, Sarawak (Trillo S.) Morfologie epigee – i paesaggi carsici il gesso (CaSO4 * 2 H2O ) ha una solubilità molto più elevata dei calcari. I gessi che affiorano in Italia si sono formati nel periodo Messiniano 6,5 - 5,5 milioni di anni fa... Affiorano principalmente in Sicilia (nel trapanese), in Emilia Romagna (nel bolognese) e in Calabria (nel crotonese). Per questo tipo di rocce i processi di soluzione sono predominanti e possono formarsi paesaggi con grande sviluppo di depressioni chiuse. Doline nei gessi di Bai Su Tan, Uzbekistan (T. Bernabei) Speleogenesi: definizioni La speleogenesi è l’insieme dei processi che portano alla formazione delle grotte. Dove per grotta s’intende: una cavità naturale di dimensioni tali da essere accessibile all’uomo. I processi speleogenetici sono molteplici e si manifestano in tutti i contesti geologico-ambientali. La maggior parte delle grotte è formata prevalentemente da processi di dissoluzione in rocce carbonatiche (speleogenesi carsica). Speleogenesi in rocce carbonatiche Nelle rocce carbonatiche le grotte si formano essenzialmente grazie a due tipi di processi in cui l’agente è l’acqua: - processi chimici (dissoluzione della roccia e corrosione) - processi fisici (erosione) Le acque coinvolte possono essere: - acque meteoriche (epigeniche - ricarica dall’alto verso il basso) - acque profonde (ipogeniche - ricarica dal basso verso l’alto) Le sostanze acide che partecipano al processo carsico possono essere: - acido carbonico (H2CO3) - acido solforico (H2SO4) L’importanza della speleogenesi Capire come si formano i sistemi carsici nelle varie situazioni geologico strutturali e climatiche consente di utilizzare queste conoscenze anche in alcuni campi scientifici applicati, in particolare: - L’idrogeologia carsica: è sicuramente il campo applicato più importante, anche perché le acque carsiche diventano via via più importanti (perché abbondanti) per l’approvvigionamento idrico dell’uomo; - Gli idrocarburi: il ruolo della porosità carsica (permeabilità e porosità causata da processi di dissoluzione) nella migrazione e nello stoccaggio di fluidi mineralizzati (idrocarburi soprattutto); - Geologia ambientale: pedologia, doline di crollo e subsidenze, inquinamento delle falde ecc.; - Studi paleo-ambientali e paleo-climatici: le grotte sono dei potenti archivi naturali e lo studio delle morfologie e dei depositi possono aiutare a ricostruire la storia geologica e geomorfologica di ampi territori. Speleogenesi – la corrosione Lo sviluppo del fenomeno carsico in un massiccio roccioso è condizionato da numerosi fattori i più importanti dei quali sono quelli geologici e climatici. I tempi in cui si esplicano tali azioni si misurano nell’ordine dei 10.000 anni. Vari sono anche i fattori che influenzano l’aggressività delle acque e il processo di corrosione tra cui: Temperatura; Regime idraulico; Miscela di acque; “Ioni estranei”; Termalismo; Attività biologica, etc. I Fattori che influenzano la speleogenesi Fattori geologici - Passivi - Attivi Fattori climatici - Precipitazioni - Temperatura Fattori biologici - Attività biologica (produzione di CO2) I Fattori Geologici passivi Litologia - Tipo di roccia (calcare, dolomia, gesso, sale, quarzite) - Strutture sedimentarie (stratificazione, porosità, etc.) Andamento dei sistemi carsici in funzione dell’assetto strutturale: A) tabulare; B) monoclinale; C) a pieghe (De Waele e Piccini, 2008) Sezione geologica schematica della Spluga della Preta: RA Rosso Ammonitico; m) marne e argilliti intercalate ai calcari (De Waele e Piccini, 2008) Struttura - Superfici di strato - Fratture, diaclasi, faglie - Clivaggio - Disposizione degli strati (inclinazione) - Posizione strato carsificabile nella sequenza geologica - Spessore dello strato carsificabile Speleogenesi – il condizionamento litologico Quando una roccia carsificabile è interposta a formazioni non carsificabili e presenta giaciture sub orizzontali, le acque in assenza di gradienti piezometrici fluendo molto lentamente agiscono in maniera pressoché uniforme in tutte le fratture dell’ammasso dando origine a una grotta labirintica. La Grotta Optimisticheskaia in Ucraina si sviluppa per oltre 150 km in un affioramento gessoso di spessore non superiore a 20 m. Speleogenesi - i Fattori Geologici attivi Morfologia - Pendenza del terreno - Energia del rilievo (dislivello zona assorbente - sorgenti) - Tipo di drenaggio superficiale Idrogeologia - Tipo di alimentazione (diffusa, concentrata, indiretta) - Provenienza dell’acqua (epigenica, ipogenica) - Posizione delle emergenze (ed il loro abbassamento) Tettonica - Faglie attive - Deformazioni gravitative da Santangelo & Santo, 1995 mod. Speleogenesi - i Fattori climatici e biologici Regime pluviometrico - Quantità (e tipo) di precipitazione - Distribuzione nel tempo Temperatura - velocità delle reazioni chimiche - solubilità della CO2 in acqua - stato fisico dell’acqua (ghiaccio o liquido) - evaporazione Vegetazione -tipo e densità Foto L. Ferranti Il clima varia nel tempo (es. intervallarsi di periodi glaciali e interglaciali) e viene fedelmente “registrato” nelle concrezioni Parentesi … le Grotte come archivio scientifico Le grotte tendono a conservare tutto quello che vi si raccoglie dentro. • Ambiente molto stabile che si conserva per un periodo di tempo molto lungo; • con bassa o bassissima energia (fisica, chimica e biologica). Pertanto l’attività speleologica può risultare estremamente importante in molti campi della ricerca scientifica. Grotta di Toirano, resti di orso Grotta di S. Angelo, basculamento asse di crescita Grotta di Castelcivita, scavo archeologico Grotta Milano, scavo paleontologico Speleogenesi - i Fattori biologici Alcune grotte una volta abbandonate dall’acqua sono colonizzate da colonie di pipistrelli molto numerose causando l’accumulo di enormi quantità di guano. I processi di trasformazione e mineralizzazione del guano oltre a essere esotermici e instaurare correnti convettive nell’aria di grotta producono grandi quantità di CO2, vapor d’acqua e acidi forti (nitrico, solforico e fosforico). Il processo carsico evolve con sviluppo di forme concave e cupole di condensazionecorrosione sul soffitto. Grafica P. Petrignani, 2004 Controllo idrogeologico A seconda del tipo di alimentazione i processi speleogenetici cambiano, e quindi anche le risultanti morfologie saranno differenti: Acque epigeniche (acque discendenti, in cui l’aggressività chimica deriva da fonti presenti sulla superficie terrestre, legate cioè a processi esogeni) -Infiltrazione concentrata autoctona (brevi corsi d’acqua sviluppati su calcari che spariscono nel sottosuolo attraverso inghiottitoi) -Infiltrazione alloctona (le acque arrivano da aree confinanti con terreni impermeabili e quando arrivano sui calcari si infiltrano nel sottosuolo) -Infiltrazione diffusa diretta (infiltrazione lungo molteplici fessure nella zona dell’epicarso) -Infiltrazione diffusa indiretta (dove le rocce carbonatiche sono da Galdenzi S., 2004 coperte da strati permeabili, l’infiltrazione avviene attraverso questo strato) Acque ipogeniche (acque salienti, in cui l’aggressività chimica deriva in genere da fonti profonde, legate cioè a processi endogeni) - Iniezione basale di acque meteoriche (antiche) - Risalita di acque termali a chimismo bi-carbonatico - Risalita di acque termali a chimismo solfatico da Galdenzi S., 2004 Controllo idrogeologico Infiltrazione alloctona: le acque arrivano da aree confinanti con terreni impermeabili e quando arrivano sui calcari si infiltrano nel sottosuolo L’inghiottitoio è un punto idrovoro che assorbe le acque di ruscellamento superficiale o incanalate e le convoglia attraverso vie sotterranee in profondità fino alla falda di base. Spesso costituiscono i principali accessi a estesi e profondi complessi sotterranei. Grotta del Fumo, Monti Alburni, Campania (Ardito F.) Controllo idrogeologico Infiltrazione diffusa diretta: infiltrazione lungo molteplici fessure non penetrabili dall’uomo presenti nella zona dell’epicarso. In questo caso non si formano corsi d’acqua importanti ma solo piccoli rivoli dopo le piogge che convogliano l’acqua verso l’epicarso. Sotto l’epicarso, dove le acque di infiltrazione si concentrano, si possono formare grotte esplorabili. Monti del Matese, Campania (N. Russo) Speleogenesi – Grotte epigeniche e ipogeniche Le grotte epigeniche sono prevalentemente formate da processi chimico-fisici connessi ad acque di infiltrazione meteorica la cui aggressività chimica dipende da fonti presenti sulla superficie terrestre. da Galdenzi S., 2004 Le grotte ipogeniche sono formate da processi chimico-fisici connessi ad acque che raggiungono lo stato solubile (o carsificabile) dal basso (Klimchouk, 2007). Vale a dire che l’aggressività di queste acque deriva da fonti profonde (H2S o CO2) legate a processi endogeni. da Galdenzi S., 2004 Grotte ipogeniche Le acque salienti sciolgono la roccia carbonatica per: 1) Dissoluzione da raffreddamento di acque termali ricche in CO2; 2) Dissoluzione indotta da acque sulfuree; 3) Dissoluzione dovuta a miscela di acque a diversa composizione chimica. Solo le prime 2 sono tipiche di acque ipogeniche mentre la 3 si realizza anche nel carsismo epigenico. In sintesi l’acido solfidrico in contatto con acque ossigenate si ossida e genera acido solforico. Il processo è attivo in prossimità della tavola d’acqua. L’acido solforico reagisce con il calcare con formazione di gesso e anidride carbonica. da Galdenzi S., 2004 H2S + 2O2 H2SO4 + CaCO3 + H2O H2SO4 CaSO4·H2O + CO2 Un altro modo per produrre acido solforico è attraverso l’ossidazione di solfuri come la pirite Grotte ipogeniche Questo tipo di dissoluzione è più importante di quella con CO2 solo nella zona epifreatica o interfaccia falda sulfurea atmosfera della grotta. Per questo motivo le grotte sulfuree tendono a svilupparsi su livelli che corrispondono ai vecchi stazionamenti della falda sulfurea. da Galdenzi S., 2004 L’ossidazione dell’H2S spesso avviene anche grazie all’azione di solfobatteri. L’acido solforico prodotto dal loro metabolismo contribuisce alla speleogenesi. La presenza di solfobatteri si evidenzia nella falda sulfurea per la presenza di filamenti biancastri e, sui soffitti sopra la falda, per la presenza di fanghi organici scuri dove si formano stalattiti organiche, dette mucoliti, da cui stilla acido solforico. Grotte ipogeniche Le grotte ipogeniche sono caratterizzate dall’assenza di morfologie da flusso idrico (scallops, marmitte, etc.), assenza di sedimenti clastici (sabbie, ciottoli, etc.), caratteristica forma in grande dei sistemi carsici (grotte labirintiche), tipiche morfologie cupuliformi e presenza di minerali particolari (es. gesso). Modello evolutivo della Cueva di Rancho Guadalupe (Messico) Grafica P. Petrignani, 2004 Grotte ipogeniche In zona freatica profonda, quando acque ipogeniche risalgono lungo fratture verticali e incontrano strati di rocce permeabili e solubili, avviene dissoluzione per mescolamento di acque a diversa composizione. da Forti, 2006, mod. Si tratta di dissoluzione localizzata che porta alla formazione di saloni più o meno irregolari (geodi) a seconda di quante fratture portano l’acqua dal profondo. Speleogenesi – il reticolo carsico ipogeo Un massiccio carsificato, dal punto di vista idrogeologico, a partire dalla superficie può essere trasversalmente suddiviso in tre zone. Zona vadosa o di percolazione occasionalmente percorsa dalle acque che si muovono in direzione prevalente sub verticale; Zona di oscillazione o epifreatica intermedia alle due precedenti e pertanto periodicamente allagata o non; Zona satura con i vuoti perennemente allagati. Area di alimentazione EPICARSO Zona di trasferimento O EPIFREATICA Area di emergenza Speleogenesi – il sistema carsico Un sistema carsico è l’insieme dei condotti e delle fessure interconnesse (rete 3D) in cui circola l’acqua che da una zona di assorbimento e trasferimento defluisce verso un unico recapito finale. Un sistema carsico corrisponde ad un bacino idrografico sotterraneo, ovvero a una zona di un massiccio carsico in cui l’acqua di assorbimento per via sotterranea attraverso una rete di fessure e gallerie defluisce verso una zona di emergenza (fronte sorgivo) da Giulivo & Santo, 2005 da Bellucci et al., 1995 mod. Speleogenesi – il sistema carsico Civita et al., 1992, riconoscono tre diversi modelli concettuali di sistemi carsici definiti: sistemi con rete a dreno dominante, sistemi con reti a dreni interdipendenti e sistemi con rete a circolazione dispersiva. Tipo Matese Tipo Picentini-Caposele Tipo Alburni da Vigna B., 2001 Speleogenesi – il sistema carsico Si sviluppano in ammassi rocciosi compatti, fratturazione non elevata ma interessata da notevole carsificazione. La rete di drenaggio è impostata in grossi collettori principali e secondari che smaltiscono rapidamente gli apporti infiltrativi. Le portate sono molto variabili così come quelle delle sorgenti che alimentano. Rapida risposta agli input infiltrativi. da Vigna B., 2001 Monti Alburni, Campania (S. Del Prete) Si sviluppano in ammassi rocciosi con fratturazione estesa e carsificata. Possono essere presenti numerose grotte verticali che convogliano l’acqua verso le zone più profonde. A quota prossima alle sorgenti la zona allagata presenta cavità collegate fra loro che costituiscono importanti serbatoi d’acqua. La risposta agli input infiltrativi e relativamente meno rapida del caso precedente. Fenomeni di pistonaggio. Speleogenesi – il sistema carsico Si sviluppano in ammassi rocciosi con intensa fratturazione anche a piccola scala. La circolazione idrica è più simile a quella di un acquifero poroso in ghiaie o sabbie. Non esistono collettori ma una estesa rete di flusso omogenea e dispersa nella miriade di fratture. Le cavità presenti si formano per favorevoli condizioni locali. da Vigna B., 2001 Le acque si muovono lentamente per la ridotta permeabilità complessiva e alle sorgenti giungono acque vecchie (talora mineralizzate) infiltratesi anni prima. La variazione delle portate delle sorgenti è molto contenuta. Ovviamente in natura queste schematizzazioni non sono mai troppo rigide Monti Tifatini, Campania (A. Santo) Morfologie ipogee Forme di dissoluzione prodotte dalla circolazione profonda delle acque di infiltrazione superficiale o di origine endogena (es. acque termali). Da un punto di vista morfologico si distinguono: Cavità sub orizzontali (gallerie) tipiche della zona freatica ed epifreatica; Cavità ad asse inclinato o sub verticali (pozzi) tipiche della zona vadosa. In funzione del regime idraulico si distinguono: Cavità prive d’acqua (fossili); Cavità con abbondante acqua che possono essere periodicamente asciutte o totalmente inondate ; Cavità sempre sommerse. Morfologie ipogee – le gallerie Riconoscere i fattori che determinano una forma consente di ricostruire gli eventi che hanno portato allo sviluppo di un sistema carsico. Una condotta in pressione o galleria singenetica si sviluppa nella parte di un sistema carsico con presenza costante di acqua (zona satura). Hanno ampiezza variabile, andamento planimetrico più o meno ondulato e sezione trasversale sub circolare quando si sviluppa in un ammasso di roccia omogeneo e privo di discontinuità significative. Scrooge cave, New Mexico (M. Chiesi) Morfologie ipogee – le gallerie Quando la presenza di discontinuità (piani di strato, fratture e faglie) comporta una diversa aggredibilità della roccia, la sezione trasversale di una condotta evolve per dissoluzione differenziata ed assume forme ellittiche, sinuose, etc. Sistema Festivalnaja, Uzbekistan (Vianelli M.) Morfologie ipogee – le gallerie La presenza di discontinuità nell’ammasso e di livelli più o meno carsificabili possono influenzare notevolmente la morfologia di una galleria. In alcuni casi la fratturazione della roccia può favorire il distacco di blocchi di varie dimensioni che incastrandosi fra le pareti contribuiscono a rendere più articolata la morfologia. Scrooge cave, New Mexico (M. Chiesi) Morfologie ipogee – i grandi ambienti Talvolta la formazione di ambienti ipogei è legata anche a fenomeni di fratturazione e collasso della volta che comportano una progressiva migrazione verso l’alto di una cavità e al suo ampliamento. La dissoluzione legata ad acque che permeano le fratture, tende ad isolare frammenti e blocchi di roccia causandone la caduta. La morfologia di questi ambienti dipende sempre da più fattori concomitanti e le volte tendono ad assumere la forma (ogivale o ad arco) più stabile dal punto di vista geomeccanico. Galleria fossile del sistema St. Paul, Filippine (Vianelli M.) Morfologie ipogee – i grandi ambienti Quando una galleria nella zona vadosa viene definitivamente abbandonata dall’acqua, il pavimento di molti grandi ambienti è di norma costituito da imponenti accumuli di massi crollati dalla volta. La pezzatura e la forma dei blocchi può essere molto variabile e dipende dalle caratteristiche dell’ammasso roccioso. Grotta della Spipola, Emilia (P. Forti) Morfologie ipogee – i pozzi Il pozzo è un vuoto ad andamento verticale che deriva dall’ampliamento di una o più fratture lungo cui le acque possono defluire velocemente in profondità. Il pozzo evolve dal basso verso l’alto. Se il pozzo è alimentato a monte da un corso d’acqua che proviene da una galleria si parla di pozzo cascata. Se il pozzo si forma in ambiente vadoso ad opera delle acque di percolazione si parla di pozzo classico. Pozzo della Seggiola, Marguareis, Piemonte (Vigna B.) Grotta di Candraloni, M. Terminio, Campania (F. Maurano) Morfologie ipogee – scallops Le impronte di corrente o scallops sono sculture ondulate dovute all’escavazione della roccia da parte dell’acqua in regime di circolazione turbolenta che causa piccoli vortici a contatto con la parete. Queste concavità, di dimensioni centimetriche, sono asimmetriche e la parte più scavata è posta verso monte rispetto al flusso della corrente. Grotta Savi, Trieste (F. Cucchi) Speleotemi e speleopoiesi La speleopoiesi e l’insieme di fenomeni chimici e fisici che portano alla riduzione ed eventualmente la chiusura dei vuoti presenti nell’ammasso roccioso. Gli speleotemi sono sicuramente la maggiore attrazione delle grotte. Essi sono formati normalmente da calcite ma a volte consistono di minerali differenti. Lo studio sistematico dei meccanismi minerogenetici di grotta è iniziato solo molto di recente. Attualmente solo un piccolo numero di grotte è stato studiato, ma oltre 300 minerali di grotta sono già stati osservati, alcuni del tutto nuovi. Le cavità naturali non sono un ambiente favorevole alla minerogenesi e la quasi totalità dei depositi chimici è rappresentata da carbonato di calcio e gesso. Anemoliti Speleotemi Il concrezionamento carsico è responsabile di oltre il 95% di tutti i depositi chimici presenti nelle grotte. Ca2+ + 2HCO3 - CaCO3 + CO2 Le acque contengono sempre una quantità di sali disciolti. Quando queste affiorano all’interno di una cavità parte dell’anidride carbonica disciolta viene liberata in atmosfera. Ciò può causare una sovrasaturazione dell’acqua rispetto a un sale (calcite, aragonite, gesso, etc.) il quale precipita sotto forma di concrezioni. da Forti P., 2006 Speleotemi Meccanismi minerogenetici in ambiente di grotta Processi T (°C) Meccanismi A T alta Sublimazione B T bassa Deposizione da aerosol e vapori 100 ÷50 Solfati, cloruri 2 Solubilizzazione Evaporazione 100 ÷10 Solfati, Cloruri 3 Alterazione Ossidazione, idratazione-deidratazione, doppio scambio 100 ÷0 Si-, Al-, Fe ossidi-idrossidi, solfati 4 Carsico Diffusione 40 ÷0 Carbonati A- Digestione, dissoluzione, doppio scambio 40 ÷0 Fosfati, solfati, nitrati, cloruri, 1* 5 6 > 100 Prodotti Attività biologica B- Combustione del guano Cambio di fase Congelamento, sublimazione 200 ÷400 <0 Solfuri, ossidi, idrossidi Minerali organici Ghiaccio * Il processo 1A è confinato nell’ambiente vulcanico La differenza tra concrezioni e mineralizzazioni non è genetica ma solo morfologica. Geode di Pulpì, Andalusia, Spagna Speleotemi Una concrezione è una roccia depositata dall’acqua ed ha al suo interno una serie di bande o laminazioni di accrescimento. La forma delle concrezioni non dipende dal minerale di cui sono fatte ma è controllata esclusivamente dal tipo di moto del fluido che le genera. Moto dell’Acqua Principali forme risultanti caduta Stalattiti, tubolari, vele Gocciolamento impatto Stalagmiti, conuliti, cerchi, da splash Scorrimento Crostoni, colonne, barriere, moonmilk Sommersione Pisoliti, coralloidi, moonmilk Saliente geysermiti Evaporazione Cristalli flottanti, coralloidi Capillarità Eccentriche, dischi Condensazione Rims, boxworks, coralloidi, moonmilk Immagine SEM di calcite flottante (P. Forti) Speleotemi - tubolari Le tubolari sono stalattiti particolari il cui diametro rimane costante e coincidente con quello della goccia (0,4-0,6 cm). Lo spessore del deposito non supera alcuni decimi di millimetro mentre la lunghezza può essere di vari metri Il gocciolamento è lento quanto basta per la deposizione di calcite ma abbastanza veloce da consentire che questa avvenga solo al margine della goccia. Grotta Su Clovu - Sardegna Speleotemi – stalattiti e stalagmiti Le stalattiti rappresentano la forma di concrezionamento di grotta più comune. Hanno un canalicolo interno da cui fluisce l’acqua che prima di gocciolare deposita calcite sul bordo facendola allungare. Sezione di stalattite L’acqua che percola lungo la superficie esterna della stalattite deposita sottili veli concentrici che ne causano l’accrescimento radiale Nel punto di caduta di una goccia, qualora la stessa non abbia esaurito il potere concrezionante, si forma una stalagmite. Le stalagmiti non hanno canalicolo interno. da Forti P., 2006 Speleotemi – colonne L’unione di una stalattite e di una stalagmite forma una colonna la cui evoluzione non dipenderà più dal gocciolamento (ormai interrotto) ma dal flusso d’acqua sulla superficie esterna. Foto B. Vigna Lechuguilla, New Mexico (USA) Speleotemi di Aragonite La Calcite e l’Aragonite hanno la stessa formula chimica ma differente abito cristallino. Nelle normali condizioni di P e T la Calcite è la fase stabile del Carbonato di Calcio, inoltre l’Aragonite è molto più solubile. Tuttavia in grotta l’Aragonite è il secondo minerale più comune; perché? Abito cristallino della Calcite Abito cristallino dell’Aragonite I 3 parametri che influenzano la precipitazione di Calcite o Aragonite sono: Foto Dave Bunnel 1) Concentrazione ione Magnesio; 2) Grado sovrasaturazione e velocità precipitazione; 3) Pressione parziale di CO2 nell’atmosfera di grotta. Foto Sura Ballmann Lechuguilla, New Mexico (USA) 1) È dimostrato che per rapporto molare Mg/Ca=0,4 l’Aragonite può formarsi in ambiente naturale. Oltre 2,9 è addirittura l’unica a formarsi. Il meccanismo che porta all’aumento di questo rapporto è l’evaporazione. Man mano che precipita Calcite aumenta il rapporto Mg/Ca e ne consegue che precipita Aragonite. da Forti P., 2000 Speleotemi di Aragonite In realtà il Mg non entra nel reticolo cristallino dell’Aragonite ma inibisce la crescita della Calcite la cui struttura cristallina viene disturbata e distorta dal Mg (o altri ioni estranei). 2) È dimostrato che una velocità di precipitazione molto bassa in soluzioni a bassa sovrasaturazione, l’Aragonite si forma facilmente sotto forma aciculare. Zona di accumulo di CO2 da Forti P., 2000 3) Anche la CO2 influenza la deposizione di Calcite o Aragonite in condizioni di assoluta mancanza di circolazione d’aria. L’accumulo di CO2 sul pavimento della grotta contribuisce a rendere meno sovrasaturi i film d’acqua lungo le pareti. Speleotemi – eccentriche Un’eccentrica è una concrezione che, partendo da una superficie rocciosa o anche da una concrezione preesistente, si sviluppa in ogni direzione senza essere apparentemente influenzata dalla gravità. L’acqua che giunge alla sommità dell’eccentrica per capillarità è tanto poca da non gocciolare mai. Qualora fosse tanta da gocciolare si trasformerebbe in tubolare. I cambi di direzione possono essere dovuti a vari fattori tra cui l’energia di formazione dei cristalli, impurezze, asimmetria del velo d’acqua, canalicoli secondari, etc. Foto Bozzolo A Foto N. Thompson da Forti P., 2000 Speleotemi – colate Le colate si originano per deposizione di calcite da un sottile velo d’acqua che fluisce sopra di loro e possono avere una gran varietà di forme. Le più comuni sono le canne d’organo (simili alle colonne) e i crostoni stalagmitici che si depongono su pendii quasi orizzontali costituendo spesso il pavimento di alcune gallerie. Grotta Gournier, Francia (G. Frabetti) Speleotemi – gours Le dighe di concrezione che sbarrano il flusso dell’acqua generano una serie di vasche pensili dette “gours”. I gours possono variare da decine di metri in altezza e larghezza sino a pochi millimetri (microgours). La superficie superiore è suborizzontale poiché è solo nella zona di tracimamento che si instaurano le condizioni necessarie al concrezionamento. Acquedotto Fontanelle (S. Del Prete) Grotta del Cervo, Abruzzo (G. Frabetti) La sovrasaturazione aumenta dove il film d’acqua si assottiglia e la turbolenza aumenta. Da Forti, 2009 – Concrezioni, Supporti didattici SSI Speleotemi – pisoliti Le pisoliti o “perle di grotta” sono concrezioni libere di forma sub sferica costituite da bande concentriche di minerale accresciutesi attorno ad un nucleo di aggregazione. Si trovano in gruppi all’interno di vaschette. Hanno dimensioni da pochi centesimi di millimetro (ooliti) a oltre 15 cm. Pisoliti sezionate (P. Forti) Grotta di Valdemino, Liguria (R. Banti) La possibilità di mantenersi isolata e non cementarsi al pavimento su cui è appoggiata dipende dalla possibilità di vibrazione e dal moto dell’acqua. Maggiore è l’energia cinetica dell’acqua maggiore sono le dimensioni delle pisoliti. AbissoAstrea, Toscana Speleotemi – i Giganti Giganti di gesso fino a 8 m di lunghezza e diametri superiori al metro possono essere osservati non solo nei geodi di Naica ma anche nelle grotte in gesso di Sorbas in Spagna, in Ukraina o come “candelieri” nelle grotte ipogeniche di Lechuguilla nel Nuovo Messico (USA). Paolo Petrignani Cueva de los Cristales, Naica, Messico Come mai il gesso può sviluppare grandi cristallizzazioni in grotta e gli altri minerali di grotta no? Sura Ballmann Chandelier Ballroom, Lechuguilla, New Mexico (USA) Speleotemi – i Giganti Il gesso è molto solubile (quasi 2,5 g/l in normali condizioni di P e T) ed il raggiungimento della sovrasaturazione per la sua precipitazione è molto difficile. Inoltre, i meccanismi che possono portare a un aumento della sua concentrazione in soluzione sono vari e spesso lenti. La bassa o bassissima sovrasaturazione è la premessa che favorisce l’accrescimento dei grandi cristalli rispetto alla nucleazione (creazione di nuovi germi cristallini). Geode gigante di Pulpì, Miniera di Pinar del Jaravìa, Spagna (Forti, 2004) Un ulteriore impulso a questo processo è dato dall’alta solubilità del gesso che in una soluzione al limite di saturazione (soluzione ne aggressiva ne concrezionante) rende possibile la cannibalizzazione dei germi cristallini più piccoli da parte dei maggiori. Speleotemi – i Giganti italiani Sebbene in bibliografia non esiste nessuna segnalazione di grandi cristallizzazioni di gesso in grotta, campioni provenienti da varie miniere toscane e siciliane lasciano supporre che anche in Italia “dovevano” esistere grotte di miniera simili a Pulpì. È noto che nella miniera di zolfo di Cozzo Disi a Casteltermini (AG) in Sicilia esistesse qualcosa del genere. Le grotte che li ospitavano (note come Garbere) oggi si trovano 300 m sottoterra in gallerie minerarie abbandonate e colmate. L’unica testimonianza di quanto scoperto nel 1949 e solo in un manoscritto depositato dal tecnico minerario Antonio La Porta al CIDS di Bologna. Disegno originale di A. La Porta, in Forti, 2004 Le Grotte Vulcaniche Il meccanismo speleogenetico delle grotte vulcaniche non è un fenomeno carsico e per questo viene definito pseudocarsico. Le grotte vulcaniche differiscono fra loro per genesi e morfologia. Quelle più importanti per dimensioni e sviluppo sono i tubi di lava ad andamento sub orizzontale che possono raggiungere sviluppi chilometrici e andamenti complessi. Esistono anche grotte impostate lungo linee di debolezza strutturale nelle rocce vulcaniche. L’isolamento di masse prismatiche, la presenza di rocce molto fratturate o lo svuotamento delle parti meno compatte di strutture vulcaniche (dicchi), per l’azione erosiva del vento o del mare favorisce la creazione di vuoti sotterranei dello sviluppo anche di alcune decine di metri. Grotta del Mago, Ischia Grotta del Sole, Ischia (S. Del Prete) Le Grotte Vulcaniche – i tubi di lava Le grotte di scorrimento lavico si formano durante eruzioni vulcaniche di magmi molto fluidi (magmi basici a basso tenore di silice o basaltici). Eruzione del 1985, pendici sud dell’Etna, Sicilia (E. Lo Giudice) Cratere principale Colata Cratere secondario Condotto vulcanico Litosfera Camera magmatica Astenosfera Magma Da A.G. Privitera, 2009 – Grotte Vulcaniche, Supporti didattici SSI Le Grotte Vulcaniche – i tubi di lava La colata lavica forma, per raffreddamento, degli argini laterali che contengono il flusso lavico ad alta temperatura. Quando anche la parte superiore del flusso riesce a solidificare e saldarsi con gli argini si forma un tubo al cui interno la lava continua a scorrere fluida. Quando termina l’alimentazione della lava fluida lo svuotamento del condotto genera una grotta chiamata tubo di lava. Da Privitera, 2009 – Grotte Vulcaniche, Supporti didattici SSI Le Grotte Vulcaniche – i tubi di lava Al termine dell’eruzione la galleria lavica può essere esplorata solo dopo che si è raffreddata (circa 1-2 anni). In genere hanno forma sub cilindrica e diametri anche di 10 metri. Il fondo è sub pianeggiante e cosparso di materiali scoriacei. La volta arrotondata può presentare frequenti aperture verso l’esterno per il crollo del sottile diaframma di lava formatosi nella fase di solidificazione. Le pareti laterali presentano rigonfiamenti dovute a modificazioni plastiche causate dalle pressioni di carico delle rocce laterali sulle pareti del condotto ancora caldo (cca 1000°C) dopo lo svuotamento. Galleria di scorrimento lavico, Monte Etna, Sicilia (A. Marino) Gli speleotemi di lava non sono delle vere e proprie concrezioni poiché singenetiche con la cavità e di composizione mineralogica e petrografica simile a quella delle pareti del tubo di lava. La genesi delle stalattiti di lava inizia quando il tubo non è più occupato in toto da lava fusa ma anche da gas ad altissima temperatura. I processi che si sviluppano rendono fluida la lava del soffitto che tende a colare e formare le stalattiti da rifusione. In altri casi è l’oscillazione del livello di lava nel tubo a lasciare brandelli di lava semifluida sul soffitto che poi cola. Apua cave, Haway, USA (W. Halliday) Le Grotte Vulcaniche – speleotemi Le stalagmiti si sviluppano per sovrapposizione di brandelli di lava fusa che cade dal soffitto. Ana Heya, Rapa Niu, Cile (foto P. Forti) Bibliografia di riferimento AA.VV., 1998, Lechuguilla – jewel of the underground, Speleo Project, 164 pp. Accordi B., Lupia Palmieri E., 1987, Il globo terrestre e la sua evoluzione, Zanichelli ed., 506 pp. Badino G., 2006, Il rilievo infernale nel paradiso di cristallo, Speleologia, 55, pp. 64-72. 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