NUMERO 01 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 il Giornale di Divulgazione Scientifica del GDS in questo numero Editoriale 2 La strutturistica chimica Fabiano Nart 3 La matematica dei colori Paolo Alessandrini 6 Le ammoniti Maurizio Alfieri Il cane di Witten Alex Casanova Gli icnofossili 12 17 Manolo Piat 22 Informazioni utili 27 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Editoriale Gatto di Schrödinger. Nome bizzarro, direte voi, ponsabile iscritto all´albo dei giornalisti, ecc.). e non avete nemmeno tutti i torti. Ma leggendo le prossime righe capirete perché la scelta del nome per la nuova rivista del GDS è stata questa. Tra le ipotesi che vi saranno frullate in testa ci sarà stata di sicuro anche quella della classica scusante “gli uomini di scienza sono molto eccentrici, guarda te che razza di nome hanno dato a questa rivista”. Se volete un po´ è cosi, ma solo un po´, perché scorrendo la lista delle varie proposte avanzate dal Consiglio Direttivo, tutti noi ci siamo resi conto che scegliendo come nome “Gatto di Schrödinger”, all´interno del nome è contenuto l´acronimo GDS. Un Ci auguriamo che l´iniziativa riscontri i vostri favori e perché no, che risvegli in voi la voglia di scrivere e di condividere le conoscenze. A tale scopo vi segnalo le norme a pag. 27, alle quali gli eventuali e potenziali autori dovranno rigorosamente attenersi. Come scritto nelle norme, gli articoli verranno valutati dal Consiglio Direttivo, ora quindi anche Comitato Scientifico di Redazione. Responsabile del Comitato Scientifico è l´ing. Alessandrini (giustamente direi, dato l´impegno profuso in questo progetto). motivo ricorrente, quindi, come le relazioni di ricorrenza In questo numero d´esordio potrete trovare arti- in matematica (ecco, ci siamo di nuovo con la scienza et coli sui più svariati temi, dalla strutturistica chimica alla similia), ricorrente come il nostro logo, un frattale, ovve- colorazione dei grafi in matematica, dalle ammoniti ai ro un oggetto grafico, ma prima di tutto matematico, che misteri della teoria delle stringhe, fino agli icnofossili. si ripete uguale a se stesso su scale sempre più piccole. Potrete anche trovare, senza periodicità fissa, alcune C´è di più: il sottotitolo recita “il giornale di divulgazio- rubriche specifiche. La cosa più bella sarebbe avere vari ne scientifica del GDS”. Ancora la ricorrenza, doppia contributi in modo da ampliare l´offerta culturale, come questa volta, dell’acronimo GDS. Sembra quasi che ci è stato fatto con Pillole di Scienza. fosse stato qualcosa di ultraterreno quando nel 2006 decidemmo il nome Gruppo Divulgazione Scientifica, Si dice che importante è partire, poi bisogna esse- ma assicuro che è stato tutto fortuito (avessimo la capa- re fiduciosi. Così è stato nel 2006 con la fondazione del cità di predire il futuro…). GDS e così è ora con la nascita di questa rivista; ma ora abbiamo un contributo fondamentale che nel 2006 man- In realtà, la storia di questa rivista nasce nel cava: proprio voi, i numerosi soci! Comunque vada, 2007, ma una volta scontratici contro le normative vi- un´opera pia l´abbiamo fatta: abbiamo riportato alla ri- genti in materia di editoria e stampa, decidemmo di ac- balta questo povero gatto che non si sa mai se è vivo o cantonare l´idea, seppur bella, di una rivista. Dopo tre morto. Cerchiamo questa volta di tenerlo in vita, con anni però, grazie ai nostri soci, l’ing. Paolo Alessandrini, buona pace di Erwin Schrödinger che si ribalterà nella che ha rilanciato l´idea con nuovo e vitale vigore, e il dr. tomba venendo a conoscenza che la probabilità è del Massimo Masson (già commercialista del Gruppo), ab- 100%. biamo rivisitato il progetto, avendo capito fino in fondo il senso degli obblighi e delle restrizioni di legge. Senza Buona lettura a tutti! tediarvi con lo storico legislativo, due cose sono importanti per fare chiarezza sul futuro della rivista: sarà edita solo in formato elettronico (pdf) e senza alcuna periodicità fissa. Venisse a mancare una delle due succitate Il Presidente del GDS dr. Fabiano Nart condizioni, la rivista ricadrebbe nella tipologia “stampa periodica” con i conseguenti obblighi di legge (registrazione in tribunale, nomina di un direttore res- 2 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 La strutturistica chimica di Fabiano Nart La strutturistica chimica può essere definita come una branca della chimica-fisica dello stato solido che si occupa di determinare angoli di legame, angoli di torsione e lunghezze di legame delle molecole all'interno di un cristallo tramite diffrazione ai raggi X: in altri termini si ricavano la geometria molecolare e i parametri del gruppo spaziale facendo la radiografia ai cristalli. La strutturistica chimica è una tecnica molto potente e precisa, che ha conosciuto un consistente svi- sassolini in uno stagno e provocando delle onde. Ne vediamo un esempio nelle figure 1 e 2. luppo solamente dopo gli anni 60 per due motivi principali: la strumentazione (diffrattometro) per quanto riguarda l'ottica, ma soprattutto i fondamenti teorici. Questo perché trattando con grandezze atomiche non si può sviluppare con le consuete tecniche la parte teoricomatematica (che ci permette di ricavare la struttura finale dall'enormità di dati), ma dobbiamo tentare un approccio probabilistico. Difatti, come sarà spiegato in seguito, si ricavano le posizioni atomiche dalla natura delle densità elettroniche e, come lascia presagire il termine “densità”, non possiamo determinare l'esatta posizione degli elettroni appartenenti ad ogni singolo Figura 1. Il fenomeno della diffrazione. atomo (principio di indeterminazione di Heisenberg). Tale impossibilità ha creato un ostacolo per lo sviluppo di questa disciplina, la quale ha conosciuto un boom in questi ultimi 20 anni grazie all'interpretazione e al genio di studiosi come Karle, Hautpman, Harcker, Kasper ma soprattutto Sayre. Ma vediamo ora più da vicino cosa sia la diffrazione. Si tratta di un fenomeno fisico che consiste nella formazione di frange di diffrazione appunto, quando una sorgente luminosa incontra un ostacolo la cui grandezza è paragonabile alla lunghezza d'onda del raggio luminoso. Secondo il principio di Figura 2. Esempio di frange di diffrazione. Huygens Ora consideriamo che questi oggetti siano atomi quest’“ostacolo” diventa esso stesso sorgente di radia- di una molecola. Essendo le distanze di legame, ad e- zione secondaria in fase con quella incidente; quindi se abbiamo più oggetti diffrangenti si hanno molte onde diffuse che secondo le leggi della fisica si possono sommare o sottrarre dando un'onda risultante di ampiezza sempio C-C, dell'ordine di 1,54 Å, e la grandezza di una molecola di dimensioni discrete circa una cinquantina di Å, si capisce che, da quanto detto sopra, per avere il doppia, nulla o intermedia. e frange di diffrazione chia- fenomeno della diffrazione degli atomi dobbiamo inve- re e scura. Un po’ quello che succede lanciando vari stire gli stessi con una radiazione elettromagnetica con 3 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 lunghezza d'onda degli Angstrom. E a svolgere questo trici delle molecole e quindi del cristallo. ruolo sono proprio i raggi X (100 Å<λ<0,1 Å). Precisiamo che a dare diffrazione sono gli elettroni e non i nuclei, perché i raggi X non hanno energia sufficiente (50 eV) per penetrare l'atomo fino a livello del nucleo (per questo scopo si utilizza la diffrazione a neutroni oppure quella a neutroni termici). Dunque i vari atomi diffraggono i raggi X, e le varie onde come detto prima si sovrappongono. Perché si realizzi tutto questo occorre che sia soddisfatta la legge di Bragg, che mette in relazione la lunghezza d'onda della radiazione con l'angolo di incisione; si immagini quanto questo sia difficile nelle tre dimensioni. A tale scopo si utilizza il diffrattometro a quattro archi che, Figura 3. Impressionamento di una lastra fotografica dovuta ai raggi X, le macchie bianche corrispondono alle densità elettroniche cioè alla posizione degli atomi. ruotando il cristallo attorno agli angoli euleriani, porta i vari atomi e i vari piani reticolari in condizioni di rifles- Ai giorni nostri il problema è risolto (almeno sione (si dimostra che la diffrazione può in questo caso escludendo molecole grosse tipo le proteine) tramite la essere vista come una riflessione). I raggi diffratti vanno relazione di Sayre. Inoltre non si ricorre più a tediose a impressionare una lastra fotografica lasciando delle elaborazioni delle lastre fotografiche, visto che abbiamo macchie bianche che corrispondono ad un'interferenza a disposizione computer e vari programmi free di com- costruttiva fra le varie onde. Un esempio è riportato in putazione (MULTAN). Nonostante questo rimane al figura 3. chimico la parte più importante, ovvero ottenere dai numerosi dati numerici forniti dal calcolatore la giusta Ora viene la parte difficile, ovvero ricavare la struttura della molecola. Questo si fa tramite sofisticate struttura tridimensionale dallo spettro di diffrazione (è tecniche matematiche che qui non tratto, sia per la com- questo che ha reso la strutturistica chimica una discipli- plessità che le renderebbe una cosa marziana ai più, sia na difficile e poco sviluppata fino a un ventennio fa), perché non è la sede più opportuna. Ma queste non ba- poiché dobbiamo trovare tutte le relazioni che legano le stano. Nascono sempre problematiche nuove che solo un varie onde diffratte. Ogni atomo è caratterizzato da un chimico con molta dimestichezza, saggezza e intuito proprio fattore di scattering (lo scattering è la deviazio- chimico può risolvere. Vediamo ora un esempio di un ne dei raggi X da parte dell'atomo e quindi del potere minerale (figura 4) e di come si presenta una molecola diffondente). Cercando di risolvere questo problema (figura 5) quando viene visualizzata tramite degli oppor- sono nate tutte le teorie probabilistiche in quanto si co- tuni programmi. noscono esattamente i vari fattori di scattering ma non si riesce a ricavare la fase, cioè quanto un'onda sia in anti- La strutturistica è quindi una disciplina molto cipo o in ritardo rispetto ad un'altra; ed è proprio questa complessa ma allo stesso tempo molto affascinante, che quantità che permette di sapere tutti i parametri geome- ci permette di “vedere” dentro le molecole. É una disci- 4 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 plina molto potente che ha fornito molti risultati: ad esempio l'interpretazione del “legame” idrogeno, la più forte interazione non legante responsabile della nostra esistenza. Difatti l'interazione idrogeno è il principale motivo dell'appaiamento delle basi nel DNA; grazie a questa interazione esiste l'acqua nella fase liquida a temperatura ordinaria e il ghiaccio è meno denso dell'acqua stessa; ancora, è sempre grazie ad essa che possono avvenire la totalità dei processi enzimatici nel nostro organismo. Insomma, se non fosse per il legame idrogeno noi saremmo una pozzanghera. La strutturistica chimica è oggigiorno l'unico metodo efficace per certificare la purezza dei farmaci, cosa indispensabile come tutti capiranno, anche se in chimica il termine purezza ha un significato molto più profondo. Figura 5. Struttura di un composto di rutenio e a destra dello stesso riportante anche la cella triclina e la densità elettronica (programmi MERCURY 1.2 e ViewerLite). Figura 4. Determinazione della struttura della fluorite tramite il programma DIAMOND. Bibliografia Valerio Bertolasi, “Appunti di strutturistica chimica”, Ferrara, Università di Ferrara, 2004. 5 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 La matematica dei colori di Paolo Alessandrini Il celebre dilemma dei quattro colori, che ha appassionato i matematici per più di un secolo, è il progenitore del difficile problema del graph coloring, le cui applicazioni spaziano dalla risoluzione di uno schema di sudoku alla pianificazione di un torneo sportivo. Che cos'hanno in comune il gioco del sudoku, una cartina politica dell'Europa, e il campionato italiano di calcio? No, non vi voglio parlare di un calciatore italiano che, durante i viaggi in aereo in occasione dei tornei continentali, inganna il tempo cimentandosi con il famoso rompicapo. Ad accomunare queste tre cose è la matematica. “La matematica?” penserete voi. “Passi per il sudoku, che è un gioco di numeri, ma cosa diavolo Figura 1. Un semplice esempio di rete. c’entra la matematica con una carta geografica e, peggio che peggio, con la sacra fiera italica della palla presa a calci?” C’entra, c’entra. E vi dirò di più: si tratta di una matematica che ha a che fare con i colori, in particolare con la misteriosa arte di colorare le reti. Reti colorate Ma andiamo con ordine. Ho parlato di reti. Una rete, in matematica, è un insieme di punti, detti nodi (o anche vertici), e di segmenti, detti archi (o anche lati), ciascuno dei quali congiunge tra di loro due nodi. Un altro termine molto usato dai matematici per indicare queste strutture è grafo. Al di fuori dell’esclusivo club dei matematici, il termine rete gode oggi di una fortuna ben più grande: non passa giorno che non si senta parlare di reti sociali o social networks (come Facebook), di reti elettriche, di reti telefoniche, di reti di computer, e ovviamente di internet, che è una grande rete di reti. Potremmo citare anche le reti da pesca e le calze a rete, ma non divaghiamo troppo. Per i matematici, reti e grafi sono più o meno la stessa cosa, quindi non ci formalizziamo. Nelle figure 1 e 2 vediamo due esempi di reti, dove ogni nodo è rappresentato da un cerchietto e ogni arco da un segmento che va da un cerchietto all’altro. Figura 2. La rete delle linee degli autobus extraurbani di Pistoia. Colorare una rete significa assegnare un colore a ciascuno dei suoi nodi, facendo però in modo che due nodi vicini, cioè collegati tra loro da un arco, non abbiano lo stesso colore. Descritto così, il problema della colorazione dei grafi (in inglese, graph coloring) potrebbe sembrare astruso e inutile, eppure ha affascinato e tormentato molte generazioni di matematici. 6 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Tutto ebbe inizio nel 1852, quando Francis Gu- poi, di dover ricorrere ad un quinto colore. O forse no? thrie, un poco più che ventenne allievo del famoso mate- Guthrie condusse numerosi esperimenti di questo tipo, e matico Augustus De Morgan, si imbattè in una mappa arrivò ad ipotizzare che quattro colori siano sufficienti dell’Inghilterra, in cui ogni contea era raffigurata con un per colorare qualsiasi cartina politica (vedi figura 4). colore. Il giovane Guthrie, mettendosi nei panni del Come ogni buon matematico sa, non ci si poteva accon- disegnatore della mappa, si pose un curioso quesito: tentare di una supposizione empirica: occorreva una quanti colori diversi è necessario utilizzare per dipingere prova rigorosa. Ma nessuno, per ben 125 anni, riuscì a le contee della mappa in modo tale che, per una migliore escogitare una tale dimostrazione, e l’ipotesi di Guthrie leggibilità della cartina, non vi siano contee confinanti rimase quindi una congettura fino al 1977. con lo stesso colore? Figura 4. Un esempio di mappa con quattro colori. Che relazione esiste tra la congettura di Guthrie e il problema della colorazione dei grafi? Se per ogni coppia di contee confinanti presenti nella cartina congiungiamo con un segmento i due capoluoghi, otterremo una Figura 3. Carta delle regioni italiane. rete i cui nodi sono le città capoluogo e i cui archi sono i segmenti che abbiamo tracciato (vedi figura 5). E’ facile constatare che il problema del cartografo, evitare cioè Provate a fare qualche esperimento, ad esempio con una cartina delle regioni italiane (vedi figura 3). che due contee confinanti siano tratteggiate con lo stesso colore, equivale ad un problema di graph coloring. Non è così facile. Se iniziate colorando di verde l’Umbria, vi vedrete costretti a usare colori diversi dal Il matematico tedesco August Ferdinand Möbius, verde per la Toscana e per le Marche, che confinano che legò il suo nome al famoso nastro con una sola linea entrambe con l’Umbria. Ma Toscana e Marche confina- di bordo e una sola faccia, era solito raccontare ai suoi no anche tra di loro, quindi dobbiamo ricorrere a due allievi la storia di un re dell’India, che governava su un colori diversi, poniamo l’arancione e il blu. E come la vasto impero. Il re aveva cinque figli. Nel suo testamen- mettiamo adesso con il Lazio, che confina con tutte e tre le regioni finora considerate? Dobbiamo usare un quarto colore. Andando avanti, potremmo aspettarci, prima o to scrisse che dopo la sua morte il regno doveva essere diviso in cinque parti, una per ognuno dei figli, in modo che ogni parte avesse una frontiera in comune con le 7 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 altre. Ebbene, o questo sovrano non era forte in matema- ricordiamo Arthur Cayley e Alfred Kempe. Nel corso tica, o era un burlone, perché è impossibile dividere un del Novecento, molti matematici investigarono in pro- territorio in questo modo. Sono abbastanza comuni le fondità sul problema, ma la tanto attesa dimostrazione configurazioni in cui quattro regioni confinano tra loro tardava ad arrivare. come Umbria, Toscana, Marche e Lazio, ma è facile dimostrare che è geometricamente impossibile una situazione analoga che coinvolga cinque territori. Alcuni matematici ottocenteschi, come il famoso Augustus De Morgan, pensarono che questo fatto rappresentasse una dimostrazione della congettura di Guthrie. Il primo aprile del 1975, sulla rivista “Scientific American”, in un articolo del grande divulgatore matematico Martin Gardner, scomparso nello scorso mese di maggio, veniva proposta una mappa (vedi figura 6) che, a dire di Gardner, non poteva essere colorata con soli quattro colori: fatto che smentiva la congettura di Guthrie. In realtà si trattava di una carta certo difficile da colorare con quattro colori, ma una soluzione c’era, e Gardner lo sapeva bene: il buon Martin aveva mentito, e la data dell’uscita della rivista avrebbe dovuto rappresentare un indizio… Figura 6. Il rompicapo di Gardner. Figura 5. Rete ottenuta da una cartina congiungendo i capoluoghi delle regioni. Mentre i lettori del "Scientific American" si dilettavano con il rompicapo di Gardner, in un laboratorio dell’Università dell’Illinois, due matematici, Kenneth Ma le cose non erano così semplici. L’irrisolto Appel e Wolfgang Haken, erano intenti a scrivere un problema di Guthrie divenne ben presto il tema più ri- complicatissimo programma informatico che, qualche corrente nelle discussioni tra i matematici del tempo. Tra mese dopo, avrebbe finalmente fornito la dimostrazione gli studiosi che tentarono di dimostrare, senza riuscirvi, della secolare congettura. Appel e Haken osservarono che quattro colori sono sufficienti a colorare una mappa, che le infinite mappe possibili potevano essere ridotte ad 8 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 un numero finito di configurazioni (precisamente 1936): Il sudoku trae spunto dai vecchi schemi del per ognuna di esse verificarono la validità della conget- “quadrato latino”, cioè una scacchiera quadrata in cui tura attraverso un algoritmo che, per maggior sicurezza, alcuni simboli sono disposti sulle caselle in modo che venne eseguito su più computer diversi. ognuno compaia una e una sola volta in ogni riga e in Dopo migliaia di ore di calcolo la congettura di Guthrie risultò provata in tutti i casi possibili. Per trascrivere e verificare manualmente tutti i passi della dimostrazione servirono più di 500 pagine. Molti studiosi, alla notizia di un teorema dimostrato attraverso un programma informatico, gridarono allo scandalo, sostenendo la non validità di una simile procedura. Ad oggi, pe- ogni colonna, e del “quadrato magico”, cioè una scacchiera quadrata riempita da numeri, nella quale la somma dei numeri presenti in ogni riga, in ogni colonna e in entrambe le diagonali dà sempre lo stesso numero. Nel 2004 un giudice neozelandese con l’hobby dei computer, Wayne Gould (vedi figura 8), sviluppò un programma capace di generare schemi validi di sudoku. rò, nessuno è riuscito a scovare errori nella dimostrazione di Appel e Haken. Sudoku a colori E il sudoku? Alzi la mano chi non ha mai pro- Figura 8. Wayne Gould. vato a risolvere uno schema di questo rompicapo (vedi figura 7), o non sia stato incuriosito almeno una volta da questo gioco. Le regole sono semplici: si devono riempire con cifre da 1 a 9 le caselle bianche di una griglia 9x9, suddivisa a sua volta in 9 sottogriglie 3x3, ma oc- Un sudoku è considerato valido se ammette una corre fare in modo che, in ogni riga, in ogni colonna e in e una sola soluzione. Prima dell’annuncio di Gould, gli ogni sottogriglia, risultino alla fine presenti tutte le 9 schemi venivano creati a mano, artigianalmente, con cifre ammesse, senza ripetizioni (lo stesso termine grande difficoltà: cosa che aveva impedito fino a quel “sudoku”, in giapponese, significa proprio “i numeri momento la diffusione del gioco sulle riviste di enigmi- devono comparire una sola volta”). stica. A partire dal 2005, invece, il sudoku divenne popolarissimo in tutto il mondo. Perché il sudoku è imparentato con il problema del cartografo? Immaginate che ad ognuna delle cifre da 1 a 9 sia associato un diverso colore. Fatta questa associazione, per risolvere il sudoku le 9 caselle che costituiscono una riga della griglia dovranno essere colorate con 9 colori diversi; e lo stesso vale per le colonne e per le sottogriglie 3x3. Il problema Figura 7. Un esempio di schema iniziale di sudoku, con relativa soluzione. si riduce quindi alla colorazione di una rete in cui ogni nodo corrisponde ad una casella della griglia, e gli archi 9 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 congiungono tra di loro i nodi associati a caselle che Antonio, e così via. Per stilare la lista degli invitati a fanno parte della stessa riga, o della stessa colonna, o ciascuna delle tre feste, dobbiamo riuscire a colorare la della stessa sottogriglia 3x3. Se riusciremo a colorare la rete con tre colori (uno per ogni festa), evitando di asse- rete così costruita, sapremo quali colori assegnare a cia- gnare lo stesso colore a due nodi collegati tra loro. Siete scun nodo evitando archi monocromatici (cioè congiun- riusciti a trovare una soluzione? Una delle possibili solu- genti nodi dallo stesso colore). Conosceremo, in altre zioni viene indicata alla fine dell’articolo. parole, le cifre giuste da scrivere in ogni casella della griglia del sudoku per risolvere il rompicapo. Vi chiedo ora un ultimo sforzo di immaginazione: al posto dei vostri amici mettete delle partite di calcio. Stavolta il problema è stilare il calendario del cam- Feste e tornei pionato italiano di calcio di serie A, cioè decidere quali partire dovranno essere disputate in ognuna delle giorna- Se non siete disegnatori di mappe né appassio- te. Le squadre partecipanti sono 20: dato che nel corso nati di giochi matematici, vi potrebbe comunque capita- del torneo ogni squadra deve affrontare tutte le altre 19, re di organizzare una festa tra amici. Supponiamo che le partite in programma saranno in tutto 20 x 19 = 380, vogliate invitare un certo numero di amici a casa vostra, raggruppate in 38 giornate di 10 partite ognuna. In realtà ma vi ricordate che alcuni di loro non si possono soffri- in questo calcolo abbiamo considerato ogni partita due re, e di certo non volete riunire i nemici a casa vostra. volte, il che è peraltro corretto visto che al girone di an- Decidete allora di organizzare tre feste separate, invitan- data segue quello di ritorno. L’ovvio vincolo che deve do persone diverse a ognuna di esse. Come potete fare essere rispettato nella stesura del calendario è che in per evitare che due nemici si ritrovino nella stessa festa? ogni giornata una squadra deve partecipare ad una sola E’ semplice: disegnate la rete dei vostri amici, collegan- partita. Rappresentiamo la rete i cui nodi corrispondono do con un arco ogni coppia di nemici. alle 190 partite del girone d’andata (basta programmare quest’ultimo: il calendario del girone di ritorno deriverà di conseguenza), e i cui archi collegano le partite disputate dalla stessa squadra. Due partite collegate tra loro da un arco non possono aver luogo nella stessa giornata, perché una squadra non può giocare nello stesso tempo due incontri. Se riusciamo a trovare una colorazione per la rete ottenuta, rispettando il solito vincolo dell’assenza di archi monocromatici, abbiamo risolto il problema del calendario: ogni colore corrisponde ad una giornata, e i nodi di quel colore corrispondono alle partite program- Figura 9. La rete delle inimicizie. mate per quella giornata. Nella figura 10 è rappresentata la rete per un immaginario torneo a 4 squadre (con 20 Un possibile grafo è rappresentato nella figura squadre la rete sarebbe troppo complicata per essere qui 9: la rete dei collegamenti mostra che, ad esempio, Nico- raffigurata). Anche per questo problema viene riportata la e Chiara non si possono vedere, così come Riccardo e una soluzione alla fine dell’articolo. 10 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 modelli di graph coloring: in questi casi diventa fondamentale riuscire a progettare algoritmi euristici ben congegnati, in grado di avvicinarsi alla colorazione migliore senza impiegare troppo tempo. Bibliografia 1) K. Appel, W. Haken, "The solution of the four color Figura 10. La rete del campionato. map problem", in Scientific American, 237 (1977), 4, pp. 108-121. Per grafi semplici come questo è molto facile trovare una colorazione valida, ma il problema diventa rapidamente molto difficile al crescere del numero dei nodi e degli archi. I ricercatori definiscono il problema 2) G. Gonthier, "Formal Proof--The Four-Color Theorem", in Notices of the American Mathematical Society, 55 (2008), 11, pp. 1382-1393. del graph coloring come un problema “NP-completo”, 3) Z. Chen, "Heuristic Reasoning on Graph and Game cioè un problema in generale molto difficile. Per risolve- Complexity of Sudoku", in The Computing Research re problemi di questo tipo, soprattutto quando la mole Repository, 903 (2009). dei dati di ingresso diventa particolarmente considerevole, sono necessari approcci particolari, tipici ad esempio dei cosiddetti metodi euristici, che cercano di raggiunge- 4) M. Kubale, "Contemporary Mathematics. Graph Colorings", Providence, AMS Bookstore, 2004. re soluzioni valide anche se non ottimali: gli algoritmi di 5) K. Saaty, "The Four Color Problem: Assaults and tipo tradizionale, infatti, posti di fronte a problemi così Conquest", Mineola, Dover Publications, 1986. ardui, rischiano spesso di fare un buco nell’acqua, cioè di non trovare alcuna soluzione in tempi ragionevoli. Certo, alcuni dei problemi descritti in questo articolo, risolvibili in teoria come problemi di graph Soluzioni degli enigmi proposti coloring, potrebbero essere affrontati più efficientemente ricorrendo a modelli completamente diversi da quello del grafo da colorare in modo valido: ad esempio nessun Enigma del campionato: la prima giornata potrebbe di sudoku scrivendo un programma che implementa un comprendere Belluno-Cittadella e Padova-Portogruaro, un informatico…) si sognerebbe di risolvere uno schema la seconda Belluno-Padova e Cittadella-Portogruaro e la lettore delle riviste di enigmistica (a meno che non sia algoritmo di colorazione. L’importanza del tema discus- Katia, Giuliano, Silvana e Antonio alla terza. so resta tuttavia molto grande, soprattutto in relazione a Chiara, Federica, Flavio e Daniele alla seconda; Marisa, problemi difficili, di rilevanza pratica anche molto alta, Nicola, Alessandra, Mario e Riccardo alla prima festa; la cui risoluzione passa obbligatoriamente attraverso Enigma delle feste: si potrebbero invitare ad esempio 11 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Le ammoniti di Maurizio Alfieri Andiamo alla scoperta di questi molluschi estinti, così definiti per la loro trasformazione del piede nei tentacoli o braccia che circondano la bocca. Il capo è nettamente separato dal resto del corpo provvisto di due occhi, di una bocca e di un organo locomotore. Sono forme esclusivamente marine molto mobili, predatrici e carnivore, popolavano per lo più le acque della piattaforma continentale. Le dimensioni vanno da minute a gigantesche. TIPO: MOLLUSCA CLASSE: CEPHALOPODA gono al phylum dei Molluschi classe Cephalopoda, così definiti per la trasformazione del piede nei tentacoli o SOTTOCLASSE: Ammonoidea braccia che circondano la bocca; il capo è nettamente ORDINE: Ammonitida separato dal resto del corpo, provvisto di due occhi, una Anarcestida bocca ed un organo locomotore detto imbuto. Clymeniida Goniatitida Prolecanitida Ceratitida Phylloceratida Lytoceratida Il loro nome deriva da Ammone, dio egizio della vita e della riproduzione, le cui corna, simili a quelle dell’ariete, ricordano la forma delle Ammoniti (anche se esistono forme estremamente diverse da quelle a spirale). Le Ammoniti fanno parte del gruppo di animali marini vissuto per un lunghissimo periodo di tempo dal Paleozoico (Siluriano, 440 mil.anni) al Mesozoico (Cretaceo, 65 mil.anni), ed estintisi insieme ad altri organismi (dinosauri, rettili volanti ed acquatici, ecc.) du- Figura 1. Una conchiglia di Nautilus. In evidenza nella parte sezionata le camere di accrescimento. rante quella che viene comunemente chiamata “crisi biologica di fine Cretaceo”. Durante questo arco di tempo, subirono diversi processi di adattamento, che permi- Alla stessa classe appartengono gli attuali polpi, seppie e sero loro di collocarsi nelle numerose nicchie geologiche nautilus. Le Ammoniti assomigliano soprattutto a presenti nell'ambiente marino. Ritroviamo infatti mi- quest’ultimi per via della vistosa conchiglia spiralata gliaia di specie diverse di ammoniti che differiscono nella quale vivono. sostanzialmente per la forma della conchiglia. Apparten- 12 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Alla stessa classe appartengono gli attuali polpi, galleggiamento e quindi di inabissarsi o risalire in super- seppie e nautilus. Le Ammoniti assomigliano soprattutto ficie come gli attuali sottomarini. Usavano inoltre un a quest’ultimi per via della vistosa conchiglia spiralata sistema di propulsione a getto per spostarsi orizzontal- nella quale vivono. Essa, di diametro variabile da qual- mente, garantito dal sifone che permetteva il passaggio che centimetro a più di un metro e mezzo, era composta dell’acqua attorno alle branchie e quindi la respirazione di carbonati di vari elementi (principalmente Calcio e dell’animale; il sifone poteva espellere l’acqua a velocità Magnesio). Era strutturata in una parte esterna, scabra e modulabile probabilmente variamente colorata, e una interna in ma- dell’organismo. Nel caso di ammoniti di mare aperto, il dreperla, perfettamente liscia per non ferire il corpo sifone doveva costituire l’unico mezzo per spostarsi, morbido del proprietario. Se esaminiamo uno qualsiasi visto che i tentacoli non avevano nulla su cui fare presa. dei fossili di ammoniti per renderci conto della loro struttura generale esterna, possiamo descriverlo come un cono che si avvolge su se stesso a spirale, in alcuni casi con giri visibili uno ad uno, in altri con spire che si coprono almeno in parte a vicenda. Se il fossile è parzialmente rotto, possiamo notare che ogni spira è divisa in sezioni interne che definiamo camere. per agevolare lo spostamento La superficie della conchiglia può essere più o meno liscia e presenta sempre linee semplici o frastagliate che attraversano trasversalmente ogni spira; queste linee sono detti “setti” e segnano il punto in cui le pareti di ciascuna camera incontravano il guscio esterno. La linea di intersezione dei setti con la parete interna della conchiglia dà la cosiddetta linea di sutura, che è uno degli elementi più significativi per la sistematica e la filogenesi. Ha percorso ondulato con gli elementi convessi verso l’alto detti “selle” e quelli concavi “lobi”. La linea di sutura si modifica nel corso della vita dell’animale: relativamente semplice nei primi giri, tende a complicarsi negli stadi maturi. Sulla base della linearità si distinguono 3 tipi di sutura: goniatitica, con lobi e selle lineari, ossia privi di suddivisioni o denticolazioni, eccezionalmente solo il lobo ventrale potrebbe presentare delle denticolazioni; Figura 2. Ammonite genere Ariatites (Francia, Giurassico superiore, 160-140 ml di anni) con il guscio piritizzato. colari; Alla prima camera, detta “camera di abitazione”, nella quale viveva l’animale, seguivano una serie di camere stagne percorse da un sifone, facilmente riempibili di gas e acqua che consentivano all’animale un perfetto ceratitica, con selle lineari interne ed i lobi denti- ammonitica, con lobi e selle denticolari e frastagliati e suddivisione in elementi accessori. Un particolare tipo di struttura ammonitica è quella filloide con selle formate da foglioline più o meno numerose e complesse. 13 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 In linea generale ma non assoluta, la prima è diffusa soprattutto nelle forme paleozoiche, la Ceratitica è tipica del Trias (250-210 milioni di anni), la Ammonitica è diffusa in tutto il Mesozoico. Figura 4. Ornamenti radiali, vari tipi di tubercoli e ornamenti spirali. Purtroppo, ad oggi, non sono stati rinvenuti fossili di Ammoniti nei quali si potessero studiare le parti molli: organi interni, mantello, tentacoli e occhi. I loro Figura 3. Linee di sutura: 1 tipo goniatitico; 2 tipo ceratitico; 3 tipo ammonitico e relativa nomenclatura. resti comprendono solo le conchiglie e gli opercoli che permettevano loro di chiudere la camera di abitazione e che sono definiti Anaptychus se singoli oppure Aptychus Fossili di Ammoniti si rinvengono nei sedimenti di ogni parte del mondo e questo grazie alla notevole diffusione che ebbero nel passato. Si evolsero nel tempo, talora molto rapidamente, dando vita a gusci di forma e grandezza diversissime; questa poteva essere diritta, elicoidale, rotonda, a “g”, oppure presentare combina- se in coppia. Fortunatamente, come già menzionato, esiste un cefalopode munito di conchiglia esterna simile a quella delle Ammoniti: il Nautilus, che riuscì a superare la grande estinzione cretacea ed a pervenire integro fino ai giorni nostri per poterci permettere anche lo studio dei suoi cugini della sottoclasse Ammonoidea! zioni bizzarre di tutte queste forme da piccoli individui Il loro studio può fornire indicazioni preziose per millimetrici a giganti di dimensioni metriche. La conchi- la ricostruzione degli antichi ambienti e delle vicende glia è generalmente liscia nelle forme più primitive e via che ne hanno determinato la modificazione e poi la via con sempre più ornamenti nelle forme tardo meso- scomparsa. I paleontologi infatti, si servono delle Am- zoiche: gli ornamenti possono essere radiali, trasversali moniti come “fossili guida” cioè per datare le rocce sedi- e spirali, longitudinali. mentarie. I principali caratteri di classificazione usati dai collezionisti sono: diametro massimo, l’altezza del giro e la larghezza dell’ombelico. 14 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Figura 5. Ammonite genere Pawlowia (Russia, Giurassico inf. ~ 200 mil. di anni) in bella evidenza gli ornamenti radiali primari e secondari. Il fatto che le zone ad ammoniti siano preferite nelle correlazioni stratigrafiche a livello mondiale, prova la natura essenzialmente nectonica di questi organismi e quindi la loro possibilità di distribuirsi in una grande varietà di ambienti. Gli studiosi sono concordi nel ritenere che le forme con conchiglia discoidale a superficie liscia fossero le più adatte al nuoto, da cui la loro maggiore frequenza statistica nei sedimenti argillosi e marnosi; le forme con ornamenti più complessi dovevano condurre una vita bentonica mobile, e da ciò si evince la loro diffusione nelle facies meno profonde calcareo- Figura 6. Esempi di evoluzione dall’inizio alla fine del Trias e dall’inizio alla fine del Giurassico. Si passa da conchiglie lisce a forme ornate di coste, dapprima semplici e deboli, in seguito più robuste, biforcate, poliforcate e fascicolate. detritiche. Le ammoniti sono tra i migliori fossili per correlazioni locali e mondiali soprattutto per il Paleozoico sup. ed il Mesozoico. Una curiosità: fin dall’inizio, i paleontologi ed i collezionisti posizionarono le ammoniti con le camere più grandi verso l’alto, in modo da mostrare facilmente i Questo grande e diffuso utilizzo è dovuto alla loro rapida evoluzione, con netti cambiamenti nelle caratteristiche morfologiche della conchiglia, alla grande distribuzione geografica ed alla facilità del reperimento setti che dichiaravano l’appartenenza ad una determinata specie. Tuttavia gli studi successivi stabilirono che le Ammoniti vive assumevano la posizione opposta, con le camere più grandi verso il basso. e determinazione sul terreno. 15 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Bibliografia 1) Alessandro Castelnuovi, “Le Ammoniti”, in Dinosauri, 6 (2004), pp. 18-23. 2) Andrea Allasinaz, “Sistematica degli invertebrati” vol.II, Genova, ECIG, 1985. Figura 7. Per analogia con i Nautilus attuali possiamo immaginare che questo fosse l’aspetto delle ammoniti. A sinistra con due tentacoli sollevati in atteggiamento agressivo ed a destra con sopra il capo l’Anaptychus (l’opercolo) che gli consentiva di chiudersi ermeticamente all’interno. Per l’importanza scientifica e per la loro bellezza sono considerate da sempre uno dei simboli principali della paleontologia. Ancora oggi non ci hanno chiarito tutti i misteri che le circondano: infatti dal Siluriano al Cretaceo questi molluschi popolavano tutti i mari della Terra; nella loro distribuzione stratigrafica presentano tre grandi crisi: alla fine del Permiano (riuscendo a superare la più grande crisi che spazzò via più del 90% delle forme di vita sulla terra), alla fine del Triassico ( furono presenti alla nascita ed evoluzione dei Mammiferi, Dinosauri ed Uccelli), ed alla fine del Cretaceo. Queste tre crisi concludono dei periodi evolutivi molto significativi in stratigrafia. Tuttavia, verso la fine dell’era Mesozoica, cominciarono a declinare fino ad estinguersi completamente al termine del Cretaceo. Perché? Quali fattori portarono all’estinzione di un gruppo che aveva avuto enorme successo per oltre 340 milioni di anni? Questa è una domanda che non ha trovato risposta e che ci seguirà ancora, io ritengo, per molti anni a venire. 16 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Il cane di Witten di Alex Casanova Il “cane di Witten” è l’elemento centrale di una strana immagine apparsa qualche anno fa in una serie TV a cartoni animati, un pretesto curioso per parlare di Teoria delle Stringhe facendo il verso al famoso gatto di Schrödinger. Introduzione Il gatto di Schrödinger è un famoso esperimento concettuale proposto nel 1935 dal fisico austriaco Premio Nobel Erwin Schrödinger. Consideriamo una scatola all’interno del quale poniamo un gatto ed un piccolo campione di radio. Il campione di questa sostanza radio- descrivere i fenomeni microscopici, non visibili ad occhio nudo, connessi ad atomi e molecole. I principi della meccanica quantistica sono così entrati con pieno diritto nella descrizione del mondo invisibile che ci circonda attraverso lo sviluppo del Modello Standard, uno dei capisaldi della fisica moderna. attiva è stato scelto in modo che nell’arco di un’ora vi sia la probabilità del 50% che si verifichi un decadimento. Al verificarsi del decadimento un diabolico meccani- Il Modello Standard smo romperà una fiala contenente un veleno che, diffon- Le moderne teorie fisiche descrivono la Natura dendosi nella scatola, ucciderà il gatto. Dopo un’ora che ci circonda sulla base del cosiddetto Modello Stan- decidiamo di aprire la scatola per testare lo stato di salu- dard; questo modello, fino ad oggi ben testato sperimen- te del gatto; fino all’istante in cui solleviamo il coper- talmente, descrive le particelle elementari che compon- chio della scatola il gatto deve essere pensato, secondo i gono la materia e le interazioni fondamentali fra di esse. principi della meccanica quantistica, come una sovrap- Le particelle elementari sono i mattoni di base con i qua- posizione di due stati: gatto vivo e gatto morto. Solo il li costruire tutto ciò che vediamo attorno a noi. Pensia- nostro intervento, in qualità di osservatori esterni, deter- mo di prendere un piccolo pezzo di pane e di dividerlo a minerà quello che si chiama il “collasso del sistema”, metà; prendiamo una delle due metà così ottenute e divi- ovvero il fatto che il gatto sarà o vivo o morto. diamola ulteriormente a metà. Pensiamo di proseguire Questo esperimento mostra alcune difficoltà di interpretazione dei principi della meccanica quantistica quando si cerca di applicarli al mondo macroscopico che ci circonda. Risulta infatti difficile pensare che il gatto possa essere sia vivo che morto e che soltanto il nostro intervento possa determinare il suo stato di salute. Il fatto che alcuni fenomeni siano intrinsecamente legati ad aspetti probabilistici costituì una vera rivoluzione del pensiero scientifico di inizio 1900; ciò nonostante la meccanica quantistica si è rivelata il fondamento per con questi tagli per un gran numero di volte. Certamente non potremo proseguire all’infinito con il rischio che il nostro panino svanisca magicamente nel nulla; ad un certo punto saremo costretti a fermarci non essendo più in grado di suddividere ulteriormente la materia. In mano rimarranno soltanto i costituenti elementari, quelle particelle che non possono essere ulteriormente suddivise; Democrito li chiamò atomi, che in greco significa appunto non-divisibili. Gli atomi di Democrito si distinguevano per forma geometrica e per grandezza; oggi sappiamo che gli atomi non sono indivisibili ma costitui- 17 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 ti da protoni, neutroni ed elettroni e anche protoni e neu- troni possono essere ulteriormente scomposti in quarks. fra quarks all’interno di protoni e neutroni. la forza nucleare forte, responsabile del legame Secondo il Modello Standard, in Natura esistono Queste forze si manifestano attraverso lo scambio sei quarks e sei leptoni; ad ognuno di essi è associata di altre particelle elementari, detti bosoni mediatori, che un’antiparticella, particella dotata della stessa massa ma trasportano con carica elettrica opposta. Il Modello descrive queste l’interazione possa svilupparsi. Il Modello Standard tut- particelle elementari come punti privi di estensione spa- tavia non è in grado di fornire una descrizione completa ziale ma dotati di massa, carica elettrica ed altre proprie- del mondo che ci circonda; manca all’appello la forza di tà fisiche (si veda la figura 1). gravità, nonostante sia così evidente ai nostri occhi. Le le necessarie informazioni affinché forze descritte dal Modello Standard sono trascurabili su scala macroscopica ma diventano essenziali su scala microscopica, a livello di molecole, atomi e nuclei atomici. Viceversa, la gravità è una forza fondamentale a livello macroscopico, quando abbiamo a che fare con oggetti di notevoli dimensioni (stelle, pianeti, galassie), ma risulta trascurabile a livello microscopico (atomi o particelle subatomiche). In altre parole, la gravità non si basa sui principi della meccanica quantistica, essenziali per descrivere i fenomeni del mondo microscopico. Possiamo così affermare che il Modello Standard, nonostante sia ben testato sperimentalmente, risulta incompleto, una lacuna che non gli permette di descrivere in modo unitario tutti i fenomeni della Natura. Stringhe e Unificazione Figura 1. La “tavola periodica” delle particelle elementari del Modello Standard. Il gatto di Schrödinger non sembra essere l’unico animale a popolare il mondo della fisica; in un episodio del cartone animato “Futurama” (“Università Marziana”, Queste particelle elementari sono tenute insieme da tre forze fondamentali: Stagione 1, Episodio 11) fa la sua apparizione il “cane di Witten” (si veda la figura 2). Futurama è una serie TV a cartoni animati creata da Matt Groening e David Cohen; la forza elettromagnetica, responsabile dei legami la serie è ambientata nella New York dell’anno 3000 e fra le molecole e dei fenomeni ottici; racconta le avventure di un fattorino, Philip J. Fry, che il 31 dicembre 1999 finisce per sbaglio in una capsula la forza nucleare debole, responsabile dei decadi- menti radioattivi; criogenia risvegliandosi 1000 anni dopo. 18 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Stringhe e Particelle Il Modello Standard considera le particelle come punti privi di estensione spaziale; la Teoria della Stringhe affronta il problema dei costituenti elementari in modo differente. Secondo tale teoria i costituenti elementari della materia sono assimilabili a piccole corde, cioè ad oggetti dotati di un’estensione spaziale. Questo significa che scomponendo il pezzo di pane considerato Edward Witten in precedenza nei suoi costituenti elementari non ci fer- (26 agosto 1951) è meremo quando in mano avremo quark ed elettroni; un fisico e matematico statuniten- Figura 2. Il cane di Witten (Witten’s dog) nella singolare lezione dell’università marziana di Futurama. saremo in grado di proseguire nella nostra ricerca dei mattoni fondamentali della materia scoprendo che anche se. Vincitore della queste minuscole particelle sono costituite da enti ele- Medaglia Fields mentari estesi in una dimensione spaziale, piccole cordi- nel 1990, profes- Nell’episodio in questione Fry si iscrive celle, o stringhe, con dimensioni dell’ordine di 10-35 sore all’Institute all’Università Marziana partecipando così ad una lezio- metri. Se una stringa fosse grande quanto un intero ato- for Advanced ne sulla Teoria delle Stringhe e sul “cane di Witten”. In mo, una formica sarebbe lunga quanto 10 volte la nostra Study di Prince- realtà il “cane di Witten” è il risultato dell’interazione galassia. ton, ha fornito fra stringhe chiuse che, combinandosi fra loro come contributi essen- piccoli anelli, danno vita a questa figura stilizzata che ziali allo sviluppo ricorda la forma di un cane. Nel cartone animato di Matt della Teoria delle Groening non mancano riferimenti ironici a uno fra i più Stringhe. famosi ed importanti teorici delle stringhe, ovvero Edward Witten (si veda a lato per ulteriori informazioni). Naturalmente ci stiamo riferendo ad una stravagante invenzione televisiva, ma rimane un buon pretesto per parlare di quella teoria che, oggigiorno, si configura come la miglior candidata per una teoria unificata delle Figura 3. Esempio di particella puntiforme (a), stringa aperta (b) e stringa chiusa (c). interazioni fondamentali della Natura, in grado di abbracciare sinteticamente sia il Modello Standard che la gravità; quella “teoria del tutto” sogno innato che ha Come evidenziato dalla figura 3, le stringhe pos- attraversato la storia, cullato da Democrito e dai suoi sono essere di due tipi: stringhe aperte, con due estremi- predecessori nell’antica Grecia più di 2000 anni fa ed a tà distinte, e stringhe chiuse, dove le due estremità coin- lungo accarezzato da Einstein in tempi recenti. cidono l’una con l’altra formando un piccolo anello, come quelli delle zampe del “cane di Witten”. Considerare i costituenti elementari come corde unidimensionali significa considerare il fatto che le stringhe, oltre a muo- 19 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 versi liberamente nello spazio come le particelle punti- cono infatti le proprietà delle particelle del Modello formi del Modello Standard, possono anche vibrare. Standard, mentre all’interno dello spettro delle stringhe Studiare i movimenti di una stringa significa studiare la chiuse compare un particolare modo vibrazionale che, combinazione di un movimento traslatorio e di un movi- con grande stupore da parte dei ricercatori, corrisponde- mento vibratorio. Questa combinazione produce, se rap- rebbe alla particella responsabile dell’interazione gravi- presentata graficamente, una sorta di superficie; i fisici tazionale, il cosiddetto gravitone. Un risultato rivoluzio- teorici studiano quindi il moto di una stringa attraverso nario che pose la Teoria delle Stringhe alla ribalta della un approccio geometrico volto al calcolo dell’area di comunità scientifica internazionale dei fisici: dopo molti questa superficie (si veda la figura 4). anni di ricerca i fisici avevano a disposizione una teoria che permetteva di descrivere la gravità sulla base dei principi della meccanica quantistica, similmente alle altre interazioni fondamentali descritte dal Modello Standard. La sinfonia cosmica La Teoria delle Stringhe nacque verso la fine degli anni 60 per render conto delle numerose particelle che in quegli anni venivano scoperte agli acceleratori di particelle; la teoria nacque così nel tentativo di fornire una spiegazione dell’interazione forte che si manifestava Figura 4. Superficie individuata dal movimento traslatorio e vibratorio nello spazio di una stringa aperta (evidenziata in rosso). fra queste particelle, dette adroni (dal greco adrós, forte). Ben presto la Teoria della Stringhe fu abbandonata a favore di modelli che meglio si adattavano ai risultati sperimentali che progressivamente si andavano accumu- I risultati ottenuti negli anni passati hanno evidenziato che il moto di una stringa è molto simile a quello di una corda di violino; così come le corde di violino possono vibrare secondo frequenze ben determinate, anche le stringhe possono vibrare secondo frequenze discrete determinate dai principi della meccanica quantistica. Questa successione di frequenze di oscillazione costituiscono quello che i fisici chiamano “spettro”; l’analisi degli spettri di oscillazione delle stringhe aperte e delle stringhe chiuse ha rivelato proprietà di notevole importanza. Le vibrazioni di una stringa aperta riprodu- lando; tuttavia a metà degli anni 70, grazie ai sorprendenti risultati sullo spettro delle stringhe chiuse ricordati in precedenza, la teoria trovò nuovo slancio configurandosi non più come una teoria dell’interazione forte ma come una teoria di unificazione in grado di racchiudere al suo interno tutte le forze della Natura, compresa la gravità. Grazie a recenti risultati, la Teoria delle Stringhe sembra estendere in modo consistente il Modello Standard, riuscendo a riprodurre le diverse proprietà delle particelle elementari. In altre parole, il mondo che ci circonda sembra essere un concerto di stringhe, la sinfonia cosmica di queste piccole cordicelle vibranti. 20 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Stringhe tra fisica e metafisica La metafisica delle stringhe è lo sforzo verso la La teoria delle Stringhe è oggi una delle migliori candidate per una teoria unificata di tutte le interazioni fondamentali della Natura. Soffre tuttavia di un grave difetto: la teoria non è stata testata sperimentalmente ed in qualche modo non offre concrete previsioni che possano permettere di falsificarla. In altre parole, la teoria non offre test sperimentali tali da negarne la validità. Secondo alcuni fisici la teoria delle Stringhe non può definirsi scienza, piuttosto metafisica, qualcosa al di là della fisica. In fondo la Teoria delle Stringhe rappresenta ciò che Einstein a cercato per trenta anni senza successo, ciò che già gli antichi greci cercavano: la comprensione semplificazione e l’unificazione del complesso di fenomeni che costituisce la realtà. Ad oggi la Teoria delle Stringhe deve essere considerata una teoria giovane ed immatura, in continua evoluzione sia dal punto di vista teorico che da punto di vista dei suoi sviluppi fenomenologici. Forse fra mille anni la Teoria delle Stringhe sarà ampiamente riconosciuta e i suoi risultati ben testati dal punto di vista sperimentale che nelle università di tutto il mondo si insegneranno i suoi contenuti come oggi si insegnano i contenuti della meccanica quantistica; sarà così che il gatto di Schrödinger farà posto al “cane di Witten”. unitaria e sintetica della Natura, l’individuazione di un Bibliografia semplice principio primo in grado di spiegare la molteplicità dei fenomeni che ci circondano. La metafisica delle stringhe è la metafisica dell’unificazione, qualcosa che va al di là di una fisica fatta di teoria ed esperimen- 1) A. Einstein, “Ideas and Opinion”. Wings Books, New York, 1954. to, una cornice di riferimento che muove le ricerche e 2) B. Greene, “The Elegant Universe: Superstrings, Hid- rimescola i concetti; usando le parole di Einstein: den Dimensions, and the Quest for the Ultimate The- “Nuove teorie sono necessarie prima di tutto quando si ory”, New York, Norton & Company, 2003. manifestano fatti non ancora spiegati da teorie esistenti. 3) B. Zwiebach, “A First Course in String Theory”. Ma questa motivazione per la ricerca di nuove teorie è, Cambridge, Cambridge University Press, 2004. per così dire, banale, imposta dall'esterno. Esiste un altro motivo non meno importante ma più sottile. Questo è lo sforzo verso l'unificazione e la semplificazione della 4) G. Veneziano, “Construction of a CrossingSymmetric, Regge-Behaved Amplitude for Linearly Rising Trajectories”, in Nuovo Cimento A, 57 (1968), teoria nel suo complesso”. pp. 190-197. E ancora: 5) L. Ledermann. “La particella di Dio”, Saggi Monda“Il metafisico addomesticato ritiene che non tutto ciò tori, 1995. che è logicamente semplice sia incorporato nella realtà, ma che la totalità di ogni esperienza sensoriale può essere "compresa" sulla base di un sistema concettuale costruito su premesse di grande semplicità” 6) P. Woit, “Neanche sbagliata. Il fallimento della teoria delle stringhe e la corsa all'unificazione delle leggi della fisica”, Torino, Codice Edizioni, 2007. (A. Einstein, “Scientific American”, vol. 182, n. 4, aprile 7) S. Maso, “I presofisti e l’orizzonte della filosofia”, 1950 – traduzione dell’autore). Torino, Paravia, 1993. 21 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Gli icnofossili, ossia tracce dal passato di Manolo Piat Nelle rocce sedimentarie sono conservate le tracce lasciate dall'attività biologica di organismi oggi scomparsi. Benché l'attribuzione di una traccia a un determinato organismo sia spesso difficile, questi particolari tipologie di fossili (icnofossili) permettono di ottenere informazioni sullo “stile di vita” degli antichi esseri viventi e forniscono, inoltre, validi supporti per le ricostruzioni paleoambientali e paleoecologiche. Introduzione Quando sentiamo parlare di fossili la nostra mente corre subito alla classica forma a spirale delle ammoniti o agli scheletri dei grandi rettili preistorici; pochi, tra i non esperti, sanno che nelle rocce sedimentarie sono conservati non soltanto i resti degli antichi organismi, ma anche le tracce che questi hanno lasciato nei sedimenti, durante la propria esistenza, in conseguenza dell’attività biologica. Lo studio delle impronte o, per meglio dire, delle strutture biogene (icniti) è detto icnologia (dal greco ichnos = tracce e logos = studio) se riguarda gli organismi attuali, mentre prende il nome di differenti specie possono aver prodotto identiche tracce; è anche possibile che un singolo individuo abbia prodotto più tracce, come conseguenza di differenti comportamenti. Solo in casi del tutto eccezionali, in fondo ad una tana o ad una pista si può trovare un animale (fossilizzato) e si può ragionevolmente supporre che sia stato l’autore della traccia. Le tracce fossili sono state raggruppate in varie “categorie etologiche” (figura 1), ossia classificate in base alla funzione fisiologica che l’organismo stava svolgendo nel momento in cui le ha prodotte. . paleoicnologia se riguarda organismi vissuti in epoche passate; queste discipline hanno come oggetto di ricerca le tracce, le piste, le orme, i solchi, i buchi, i resti fecali e in genere ogni tipo di impronta che fornisca dati sul modo di vita degli esseri viventi che le hanno lasciate. Classificazione delle tracce fossili Nella classificazione tassonomica, i nomi delle tracce fossili si basano esclusivamente sulle caratteristiche morfologiche e sono indipendenti dal nome degli organismi che le hanno lasciate. È spesso difficile, infat- Fig. 1. Classificazione etologica delle tracce fossili. ti, collegare le tracce al tipo di essere vivente che le ha prodotte, per i seguenti motivi: più tracce possono essere originate da una singola specie animale o, viceversa, 22 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Tracce locomotorie di reptazione (Repichnia). Sono tracce e piste lasciate dagli animali durante i loro spostamenti su sedimenti molli; appaiono come strutture lineari, sinuose o circolari, talvolta ramificate, in rilievo o come solchi. Caratteristiche sono le Cruziana (figura 2), interpretate come impronte impresse sul fondo marino ad opera di Trilobiti in movimento; sono formate da due bande di strie trasversali separate da un solco mediano. Fig. 3. Helmintoida. Sono scavi semplici o ramificati, spesso semplici buchi cilindrici singoli o biforcati, con forma ad U; tipici sono i Chondrites (o Fucoidi) (figura 4), impronte con andamento ramificato che si distribuiscono su superfici di strato sovrapposte. Fig. 2. Cruziana. Tracce di pascolo (Pascichnia). Sono impronte e resti lasciati da organismi in cerca di cibo; comprendono solchi, scavi, allineamenti di resti algali o depositi solidi digeriti. Hanno andamento diramato o curvilineo, sono spesso labirintiche e riflettono la massima utilizzazione della superficie di pascolo. Esempio tipico sono le impronte degli Helmintoida (figura 3), formate da numeroFig. 4. Chondrites. si tratti curvilinei, paralleli tra loro, collegati da strette curve. Strutture di abitazione (Domichnia). Sono buchi, Strutture di nutrizione (Fodinichnia). Compren- tane, gallerie scavate per abitazioni permanenti e tempo- dono scavi eseguiti e temporaneamente abitati da organi- ranee. Hanno andamento semplice, biforcato a forma di smi alla ricerca di cibo. U, perpendicolare o inclinato rispetto alla superficie di 23 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 strato. Predominano le forme cilindriche; un esempio è spetto all’originale superficie del sedimento e sono utili dato dagli attuali Litodoma o “datteri di mare” (figura per valutare la velocità di sedimentazione. 5). Una curiosità: i datteri di mare, Litophaga litophaga (sin. Lithodomus litophaga), considerati una prelibatezza, sono stati oggetto di un’intensa attività di pesca; poiché si annidano profondamente nella roccia, possono essere raccolti solo frantumando la scogliera. Tale sistema di pesca compromette il litorale e la vita degli organismi ad esso legati; per questo motivo, la pesca, il commercio e il consumo del dattero di mare sono stati vietati con il D.M. 401 30/8/88. Fig. 6. Rusophycus. Fig. 5. Perforazioni di Litodomi su un ciottolo. Tracce di riposo (Cubichnia). Comprendono sol- Fig. 7. Esempio di Fugichnia: Diplocraterion. chi, rilievi, depressioni e impronte superficiali lasciate da organismi sulla superficie del substrato durante soste temporanee. Rientrano in questa categoria le tracce denominate Rusophycus (figura 6), lasciate da Trilobiti. Accanto a queste forme, che sono delle “strutture sedimentarie”, poiché nei sedimenti vengono registrate Tracce di fuga (Fugichnia). Vi vengono inclusi le modificazioni ad essi apportate dall’attività biologica, tracce, solchi, scavi, buchi a U e altre strutture lasciate esistono altre tracce che si conservano come fossili veri dagli organismi in fuga, come risposta diretta al modifi- e propri. carsi del substrato per erosione o incremento di sedi- mentazione (es. Diplocraterion, figura 7). Riflettono gli spostamenti verticali od orizzontali degli organismi ri- Prodotti di escrezione. In una particolare catego- ria di icnofossili rientrano gli escrementi fossili (coproliti, figura 8) e altri prodotti di escrezione. 24 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Prodotti di riproduzione. Sono reperti fossili lega- ti alle funzioni riproduttive, come le uova fossilizzate di dinosauro (figura 9); alcune di esse contengono ancora degli embrioni abbastanza sviluppati e sufficientemente ben conservati da fornire utilissime informazioni, sia per l'attribuzione delle uova ai rispettivi produttori, sia per quanto riguarda lo studio e la comprensione delle caratteristiche riproduttive e dello sviluppo nei grandi rettili. Fig. 8. Coprolite di tartaruga. Tracce di predazione (Praedichnia). Includono morsi, spizzicature, raschiature, fori e scavi fatti e lasciati da animali predatori sugli organismi cacciati. Ad e- Non è sempre facile stabilire quale tipo di anima- sempio, alcuni tipi di spugne attaccano i molluschi e ne le li abbia prodotti, anche perché animali appartenenti a perforano la conchiglia per cibarsene; le perforazioni si categorie sistematiche diverse producono coproliti simi- distinguono tra loro per le caratteristiche geometriche e li; in genere la distinzione più facile e sicura è tra copro- permettono così di riconoscere i diversi organismi che le liti di invertebrati e di vertebrati, mentre un’ulteriore hanno prodotte. ripartizione all’interno dei due gruppi è difficile. Le escrezioni degli invertebrati sono chiamate pallottole fecali o fecal pellets; possono essere tanto abbondanti da Importanza delle tracce fossili in geologia costituire la maggior parte di un sedimento. I fecal pellets si diversificano tra loro per la forma, per la presenza di canali interni e di ornamenti esterni. Le osservazioni sugli icnofossili permettono di ottenere dati importanti per alcune discipline in ambito geologico quali la stratigrafia, la sedimentologia e le ricostruzioni paleoambientali. Molti generi sono utilizzati per definire dei “livelli marker”, ossia degli strati o unità stratigrafiche che si riscontrano identici anche in aree tra loro molto lontane e permettono, quindi, di correlare rocce affioranti in diverse regioni oppure di datare successioni di strati prive di fossili, essendo molti generi di tracce limitati a determinati intervalli temporali (ad esempio, sono note molte specie di Cruziana, tracce di Trilobiti, che nel Paleozoico inferiore hanno diffusione cosmopolita; specie fossili significative per il Terziario Fig. 9. Uovo di Hadrosaurus. sono Helminthoida labyrinthica e Paleodictyon problematicus (Fig. 10), diffusi nel Flysch eocenico); in questo senso possono essere considerati fossili–guida, come le 25 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 ammoniti lo sono per il Mesozoico e le Trilobiti per il dati sedimentologici e quelli biologici considerati assie- Paleozoico. me permettono di ottenere le ricostruzioni paleoambientali, ossia di risalire alle caratteristiche geografiche e fisiche degli antichi ambienti in cui quel sedimento si è formato. Fig. 10. Paleodictyon. È interessante notare che nel Paleozoico gli icno- Bibliografia fossili si rinvengono prevalentemente in rocce arenaceo– argillose depositatesi in acque poco profonde, spesso 1) A. Allasinaz, “Paleontologia generale e sistematica prive di fossili; invece nelle formazioni mesozoiche e degli invertebrati”, Genova, ECIG, 1991. terziarie predominano in rocce torbiditiche povere di altri reperti e sedimentate in acque profonde. Alcune tracce fossili, specialmente se interne allo strato, sono 2) P. Arduini, G. Teruzzi, “Atlante della Preistoria”, Milano, Vallardi Industrie Grafiche, 1982. utili in stratigrafia per distinguere il tetto o superficie 3) L. B. Halstead, “Alla scoperta del passato”, Novara, superiore di uno strato, dal letto o superficie inferiore, Istituto Geografico De Agostini, 1984. ossia per determinare quella che viene definita la polarità di uno strato: in questo modo si può stabilire se una sequenza di strati è normale, cioè gli strati divengono 4) Sito web: http://www.unipg.it/~pmonaco/ Ichnologysite/framePage.html (visitato il 01/09/2010). via via più antichi verso il basso, o ha subito un rove- 5) Sito web: http://www.paleoantropo.net/paleogenerale/ sciamento per cause tettoniche. Gli icnofossili, inoltre, icnofossili.htm (visitato il 01/09/2010). possono fornire dati sulla direzione e sulla intensità delle correnti di fondo, sulla consistenza del substrato e sull’attività biogenica che gli organismi esercitano sul fondo; infatti, molti organismi marini hanno abitudini detritivore, vale a dire che ingeriscono sedimento, lo digeriscono e quindi ne espellono i residui inorganici (un po’ come fanno i lombrichi dei nostri orti): questo processo può determinare il rimaneggiamento dei sedimenti sul fondo e il trasporto e accumulo di sedimenti a grana selezionata, lasciando un deposito bioturbato. I 26 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Informazioni utili · accettato per la pubblicazione; · accettato con richiesta di integrazioni o modificazioni Collaborate con noi! Il Gatto di Schrödinger invita i propri lettori ad inviare del contenuto; · respinto. contributi scritti per la pubblicazione. Per collaborare L’esito del giudizio del Comitato Scientifico sarà comu- inviate i vostri pezzi all’indirizzo di posta elettronica del nicato all’autore entro un mese dalla ricezione del mate- GDS ([email protected]) indicando come riale. Il materiale, se accettato per la pubblicazione, sarà oggetto “Articolo”. Di seguito sono riportati i criteri di accettazione per gli autori. pubblicato in uno dei numeri successivi alla data di accettazione. Art. 3 Tutti gli interessati possono inviare articoli da sottoporre al Comitato Scientifico; viene data la priorità al materia- Criteri di accettazione per gli autori Art. 1 “Il Gatto di Schrödinger” è una iniziativa del Gruppo Divulgazione Scientifica Dolomiti “E. Fermi”, ideata allo scopo di espandere ulteriormente il raggio d’azione le scritto dai Soci del GDS regolarmente iscritti. Art. 4 Il materiale deve essere principalmente orientato alla divulgazione delle discipline scientifiche. Art. 5 dell’attività divulgativa dell’Associazione. La rivista sarà pubblicata senza periodicità fissa su una pagina del Il materiale deve essere scritto in lingua italiana, inglese, sito web del GDS (www.gdsdolomiti.org) e ai soci verrà tedesca o altra lingua. Se scritto in lingua diversa inviato via mail un link alla pagina in questione. La rivi- dall’italiano si richiede un abstract in italiano di massi- sta conterrà articoli originali e, secondariamente, note mo 15 righe. brevi, resoconti e recensioni. Art. 2 Art. 6 Il materiale deve essere inviato in uno dei seguenti for- Il materiale proposto per la pubblicazione su “Il Gatto di mati di tipo elettronico: Microsoft Word (.doc o .docx), Schrödinger” viene esaminato e vagliato da un Comitato Rich Text Format (.rtf), formato testo (.txt). Saranno Scientifico di Redazione i cui membri sono nominati dal respinti altri tipi di file. Eventuali immagini possono Consiglio Direttivo del GDS. Uno dei membri del Comi- essere tato Scientifico viene nominato coordinatore del Comi- dell’articolo. tato stesso. Il materiale verrà inviato ad almeno due revisori scelti ad insindacabile giudizio del Comitato Scien- inviate a parte oppure incluse nei file Art. 7 tifico tra gli esperti del settore. I revisori si impegnano Ogni articolo deve contenere una bibliografia redatta alla totale riservatezza del contenuto del materiale invia- secondo i seguenti criteri: to. Ad insindacabile giudizio del Comitato Scientifico ogni articolo potrà essere: 27 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 · stile per citazioni di articoli: Art. 10 M. Rossi, G. Bianchi, “Cancerogenicità di Nichel e Co- Saranno respinti i pezzi contenenti linguaggio volgare, balto: possibili alternative nella galvanica decorativa”, in offensivo, diffamatorio, molesto, razzista, discriminato- Il Chimico Italiano, 41 (2009), 3, pp. 23-28. rio del sesso o delle abitudini sessuali, della lingua, della religione, delle opinioni politiche, delle condizioni per- · stile per citazioni di libri: sonali e sociali o comunque lesivo dei diritti altrui. F. Manfold, “Mechanics”. Oxford, Oxford University Press, 1987. oppure, volendosi riferire solo ad una parte del libro, indicare le pagine Art. 11 Saranno respinti i pezzi contenenti affermazioni pubblicitarie o di natura prettamente commerciale e i pezzi contenenti affermazioni di carattere politico. F. Manfold, “Mechanics”. Oxford, Oxford University Press, 1987, pp. 134-152. Art. 12 Il materiale, se accettato per la pubblicazione, potrà es- · stile per citazioni di siti web: sere, ad insindacabile giudizio del Comitato Scientifico Sito web: www.creativecommons.it/ScienceCommons di Redazione, sottoposto a lievi interventi di editing per (visitato il 21/10/2009). quanto riguarda la composizione e l’impaginazione grafica soprattutto per esigenze di miglioramento della for- Si ricorda inoltre di evitare l'indicazione di "AA. VV." ma o per venire incontro ai requisiti di spazio. fra gli autori di libri o articoli. Art. 13 Art. 8 La collaborazione degli autori con “Il Gatto di SchrödinIl materiale deve essere inviato per posta elettronica all’indirizzo mail del ger” è assolutamente a titolo gratuito. GDS ([email protected]) indicando come oggetto “Articolo”. Nel testo della mail devono essere presenti il nome degli autori e le indicazioni degli eventuali Enti di appartenenza di ogni autore. Art. 9 Art. 14 Il materiale pubblicato sarà scaricabile e utilizzabile da chiunque, fatti salvi utilizzi impropri e perseguibili per legge, secondo mons" (www.creativecommons.it/ScienceCommons), della la famiglia licenza "Science "Creative ComCom- Il materiale presentato per la pubblicazione può esser mons" (www.creativecommons.it), alla quale il GDS stato pubblicato su altre riviste. Gli autori manterranno i aderisce . Chi utilizza il materiale pubblicato per produr- diritti d’autore del proprio materiale, potendo così suc- re altro materiale è invitato a citarlo riconoscendo l'auto- cessivamente utilizzare gli articoli inviati a “Il Gatto di re e l'associazione. Schrödinger” anche altrove. L’accettazione di questo regolamento comporta da parte dell’autore l’assunzione di responsabilità sul materiale coperto da eventuali diritti d’autore presente all’interno degli articoli inviati a “Il Gatto di Schrödinger”. 28 il Gatto Di Schrödinger OTTOBRE 2010 Comitato Scientifico di Redazione Paolo Alessandrini (coordinatore) Maurizio Alfieri Filippo Busolo Alex Casanova Fabiano Nart Manolo Piat Il Gatto di Schrödinger è una iniziativa del Gruppo Divulgazione Scientifica Dolomiti “E. Fermi” di Belluno. E-mail: [email protected] Web: http://www.gdsdolomiti.org Condizioni di utilizzo Il materiale pubblicato su questo giornalino è scaricabile e utilizzabile da chiunque, fatti salvi utilizzi impropri e perseguibili per legge, secondo la licenza "Science Commons" (www.creativecommons.it/ScienceCommons), della famiglia "Creative Commons" (www.creativecommons.it), alla quale il GDS aderisce . Il Gatto di Schrödinger, Numero 1 (Ottobre 2010) Questo numero è stato realizzato a Belluno nel mese di ottobre 2010. In copertina: il logo della rivista. Chi utilizza il materiale pubblicato per produrre altro materiale è invitato a citarlo riconoscendo l'autore e l'associazione. This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia License. 29