I INDICE EDITORIALE ................................................................................2 ECO dei CORRIDOI Quel povero disgraziato del candidato..........................3 Rapporto tra fratelli.........................................................10 Barcellona..........................................................................23 Odio e indiffferenza.........................................................29 Noi non siamo numeri, siamo molto di più.................37 APPROFONDIMENTI Aperitivo con il Bosone di Higgs....................................5 Perchè gli adolescenti abusano di sostanze?...............19 Pena capitale. Giustizia o ingiustizia?..........................23 Global warming...............................................................27 Problemi “in rete”............................................................33 RECENSIONI Hunger Games.................................................................15 “Gli Albatroz”presentano Woyzeck.............................36 RACCONTI e POESIE Simposio moderno...........................................................25 LE FRASI CELEBRI 2^AL..........................14 2^AS...........................35 3^B.............................32 4^AL..........................35 4^B.............................32 5^B...............................13 1 EDITORIALE E “Errare è umano, perseverare è diabolico” ~Seneca E quindi sì, siamo ancora qua, anche quest’anno. Che, tra l’altro, è la nostra ultima volta. Per la gioia di chi raccoglierà il testimone, ma anche, perché no, per la soddisfazione di chi non vedeva l’ora di liberarsi di noi, il prossimo anno il giornalino avrà dei nuovi caporedattori. Per il momento, però, stiamo ancora perseverando nei nostri certi, consolidati e rassicuranti errori annuali. Quindi, senza ulteriori indugi, ecco a voi il nuovo numero, con le nostre adorate Frasi Celebri, gli articoli di cronaca e di scienza, le recensioni, le critiche, gli spunti di riflessione e i contributi esterni. Tra le solite interrogazioni, le simulazioni d’esame, le gite organizzate per miracolo e certe matricole irrequiete, speriamo che il nostro duro lavoro di parole e pensieri possa dare i suoi frutti, soprattutto per voi che lo leggerete. E proprio adesso che l’anno volge al termine, noi andiamo a studiare per la nostra Seconda Prova (e tante condoglianze a chi, anziché matematica, avrà fisica...) mentre voi, beh, voi godetevi la libertà finché potete. Le Caporedattrici Vane, Sara e Ale 2 E Quel povero disgraziato del candidato... Non so se lo sapete, ma anche quest’anno si faranno gli esami di maturità. Che sorpresa, eh? Stavolta siamo noi a fare gli agnelli sacrificali, e la cosa ci vincola ad un perenne stato di isteria maniacale sintomatica, aggravata da attacchi di panico, ansia da prestazione, depressione e occasionali epidemie di diserzione sistematica. Tranquilli, succederà anche a voi. In ogni caso, tutti i nostri insegnanti ci stanno martellando dall’inizio dell’anno perché studiamo, facciamo i compiti, prepariamo con calma gli esami, lavoriamo alla tesina, dormiamo abbastanza, mangiamo bene, prendiamo gli integratori e non tentiamo l’espatrio ad ogni nuova verifica di matematica. Cosa assai difficile, ma necessaria. Da qui -ovvero dalla nostra illimitata e potenzialmente letale voglia di studiare e prepararci al meglio- nasce questa rubrica. Di seguito sono riportate le domande più gettonate per la Terza Prova e per l’orale, nate dall’esasperazione di studenti che queste cose se le studiano sul serio. Nella speranza che nessun professore venga mai a conoscenza di questa rubrica (non sia mai che decidano di farci queste domande per davvero) vi auguriamo buon divertimento e un non-arrivederci a settembre. • Il candidato dimostri sperimentalmente la teoria della gravitazione universale con lo stesso supporto strumentale di Newton: una mela. • Il candidato illustri l’impatto del progresso tecnologico nelle due guerre mondiali, realizzando per la commissione un fucile a ripetizione e un prototipo di bomba a idrogeno. • Partendo unicamente dal proprio telefono cellulare, il candidato realizzi un quadro cubista, avendo cura di evidenziare le analogie con l’architettura egizia. • Il candidato progetti e realizzi il completamento della Sagrada Familia. • Il candidato commenti la frase “Una radice quadrata è sempre positiva dove esiste. Dove esiste?” tenendo conto degli studi umanistici di Giacomo Leopardi. • Il candidato descriva alla commissione gli eventi caratteristici della Rivoluzione in Russia avendo cura di recitare a memoria l’intero contenuto de “il Manifesto del Partito Comunista”. 3 • Il candidato esprima per la commissione un parere personale sull’opera “le Metamorfosi” di Ovidio, citandone estratti in lingua originale. • Il candidato tracci per la commissione una mappa su cui siano indicate con precisione le coordinate geografiche della Selva Oscura di Dante. • Il candidato declami a memoria tutte le battute del film “Metropolis”, tenendo presente che si tratta di una famosa opera di cinematografia muta. E • Il candidato descriva il concetto di filosofia secondo Hegel avendo cura di catturare un esemplare vivo di Nottola di Minerva. • Il candidato calcoli le prime venti cifre del π. • Al bisogno la commissione fornirà un abaco. • Il candidato esponga il periodo fascista in Italia, avendo cura di marciare su Roma. • Si ricorda al candidato che durante l’esame conclusivo non è concesso l’utilizzo di alcuna calcolatrice. • Pertanto, il candidato ha un quarto d’ora di tempo a disposizione per realizzarne una. • I candidato citi il testo del Libro dell’Esodo in lingua originale, avendo cura di dividere le acque. • Il candidato scelga a caso un suo compagno di classe ed esegua su di lui la tecnica di gassificazione nazista. • Il candidato elenchi, avendo cura di specificare luogo e data di nascita, nomi e i cognomi di tutti i soldati che hanno preso parte alla Prima Guerra Mondiale. • Il candidato enumeri i nomi dei principali presidenti degli Stati Uniti, rivelando alla commissione il nome del vero assassino di Kennedy. • Il candidato esponga le proprietà nutrizionali della dieta mediterranea, allegando la lista degli ingredienti della Coca Cola. • Il candidato calcoli la sezione aurea del raggio terrestre nella sua rivoluzione, tenendo conto della variazione millenaria dell’eccentricità e della probabile espansione dello spazio. • Il candidato risolva sette dei due problemi e ventitré dei dieci quesiti proposti, tenendo conto del tempo a disposizione (nove minuti) e degli strumenti forniti (una penna scarica e una colla vuota). • Vanessa Borgobello e Sara De Cecco con la preziosa collaborazione di Giulia Guarda e Giulia Russo e della Redazione tutta. 4 A Aperitivo con il bosone di higgs La caccia alla particella di Dio Nella ricerca dei costituenti elementari della materia e delle leggi universali che ne determinano il comportamento è emerso, oramai da più di 30 anni, un modello matematico di grande successo che chiamiamo (con poca fantasia...) il Modello Standard. Il Modello Standard è un modello relativamente semplice, che descrive con successo (quasi) tutte le interazioni dei costituenti elementari della materia: dai nuclei atomici... alla struttura delle stelle! In gergo tecnico, si tratta di: Una teoria di campo quantistica e relativistica, basata su: 2 Simmetrie fondamentali, ovvero la simmetria di colore (interazioni forti) e simmetria elettrodebole (interazioni deboli ed elettromagnetiche); 3 Costituenti fondamentali: le 3 famiglie di quark e leptoni. Per comprendere meglio tutti gli aspetti di questa nuova scoperta, bisogna premettere alcuni accenni alla matematica e, soprattutto, alla fisica. I modelli matematici e costanti fisiche Come ci ha insegnato Galileo, lo scopo della fisica e quello di trovare modelli matematici in grado di descrivere (e prevedere) i fenomeni naturali. Il modello matematico è l’insieme di principi logici (leggi di simmetria ecc.) che creano una serie di equazioni per variabili adimensionali. In una teoria “ideale” tutti i coefficienti numerici (costanti adimensionali) sono calcolabili e le unità di misura sono automaticamente determinate da costanti fisiche dimensionali universali. La scelta più naturale per queste 3 unità (costanti) fondamentali viene data da: -La velocità della luce nel vuoto [ c ] = 2,9979... x10^8 m/s (velocità = lunghezza / tempo). -La costante di Planck [ ħ ] = 1.0054... × 10-34 m^2/s*kg [azione = energia × tempo ] -La costante di gravitazione universale [ G ] = 6.6742... × 10^-11 m^3/s^2* kg [ energia × lunghezza / massa2 ] -Elettromagnetismo (eq.ni di Maxwell) -Relatività ristretta (E = m c2, ...) -Meccanica quanitstica (spin elettrone = ħ/2 , principio di indeterminazione: Δx Δp > ħ & ΔE Dt > ħ, ... ) -Legge gravitazione di Newton ( F = G m1m2 / r2 ). 5 Le 3 unità hanno valori molto poco naturali nel Sistema Internazionale (m, kg e s) poiché quest’ultimo è un sistema convenzionale, scelto a misura d’uomo. Ma l’universalità di queste costanti fisiche ci segnala che in natura esistono delle unità fondamentali (non convenzionali). Nella teoria quantistica dei campi (e quindi nel Modello Standard) c e h sono perfettamente integrate come unità fondamentali, questo ci permette di misurare/ descrivere tutti i fenomeni in unità di energia. A Campi e particelle I due pilastri su cui si basa la teoria quantistica dei campi sono le due “rivoluzioni” rispetto alla fisica classica avvenute all’inizio del secolo scorso: la meccanica quantistica e la teoria della relatività ristretta. Meccanica quantistica: principio di indeterminazione ΔE Δt > ħ. Questa comprende: Perdita di significato del concetto classico di traiettoria, per processi con ΔE Δt ~ ħ e la descrizione deterministica delle probabilità dei processi fisici, ma non delle traiettorie. Relatività ristretta: equivalenza massa energia E=mc^2. Perdita dei concetti classici di tempo e spazio assoluti: descrizione unificata dello spaziotempo in cui la velocità della luce è una proprietà universale per tutti gli osservatori. Queste due danno origine alla teoria quantica dei campi. Per mettere insieme questi due pilastri, l’ultimo concetto classico che dobbiamo abbandonare è l’idea che esistano delle particelle indistruttibili (ovvero che il numero di costituenti elementari della materia si conservi). Tutte le particelle elementari non sono altro che delle eccitazioni di particolari campi (un po’ come le onde sono le eccitazioni della superficie del mare) → risoluzione del dualismo onda/particella della meccanica quantistica. Quindi: La teoria quantistica dei campi è lo strumento matematico che ci permette di descrivere come i campi (ovvero come i costituenti elementari della materia) interagiscono fra loro: non è altro che un’applicazione dei principi probabilistici della meccanica quantistica ai campi invece che alle particelle. In principio esistono molte teorie quantistiche di campo, che differiscono per le “regole con cui i campi interagiscono fra loro” (spesso associate ad alcuni semplici principi di simmetria) e per la “natura dei campi”: il famoso Modello Standard è una di queste. Il modello Standard Per definire il Modello Standard dobbiamo identificare i campi fondamentali e il modo in cui questi interagiscono fra loro. Dobbiamo tenere conto di sue categorie principali: -Campi di materia (elettroni…) con spin=1/2 -Mediatori delle forze (fotone…) con spin=1. 6 E A queste, recentemente, se n’è aggiunta una terza: -Campi scalari (bosone di Higgs) con spin=0. Il bosone di Higgs è l’unica eccitazione di un “campo scalare fondamentale” osservata fino ad ora. I campi di materia sono organizzati in tre famiglie (la cui struttura interna è determinata da principi di simmetria) La I famiglia è composta dai: -quark up e down (i costituenti diprotoni e neutroni) e dall’elettrone ed il neutrino elettronico che costituiscono tutta la materia che ci circonda. La II e III famiglia sono copie identiche della prima, eccetto per masse differenti delle varie particelle (eccitazioni). Il numero e le proprietà dei mediatori sono completamente specificate da due principi di simmetria: -la simmetria di colore (interazioni nucleari forti) -la simmetria elettro-debole (interazioni nucleari deboli ed elettromagnetiche). La simmetria di colore è responsabile del forte legame dei quark all’interno di protoni e neutroni (i costituenti del nucleo atomico). Ciascun quark ha una carica di colore, che può assumere 3 valori (R,G,B), e che scambia continuamente con gli altri quark tramite gli 8 mediatori (gluoni): gli unici stati “macroscopicamente stabili” sono quelli neutri (bianchi) dal punto di vista di questa interazione. L’interazione debole è responsabile dei decadimenti nucleari, ma anche dei pro-cessi di fusione che avvengono all’interno delle stelle. E’ l’unica interazione che sentono anche i neutrini, che connette fra loro le diverse “famiglie” di quark e leptoni i cui mediatori (i bosoni W e Z) hanno una massa non-nulla (motivo della debolezza dell’interazione a basse energie). Il Bosone di Higgs e la sua storia Innanzitutto risulta opportuno fare una distinzione fra meccanismo di Higgs e bosone di Higgs. Entrambi vennero introdotti nel 1964, ma il meccanismo di Higgs fu teorizzato dal fisico britannico Peter Higgs e, indipendentemente, da François Englert, Robert Brout (questi due studiosi lavorando su un’idea di Philip Anderson), Gerald Guralnik (tutti questi fisici, rimasti relativamente in ombra rispetto a Peter Higgs, sono stati premiati nel 2010 per il loro contributo). Solo la pubblicazione di Higgs citava esplicitamente la possibile esistenza di un nuovo bosone. Il bosone e il meccanismo di Higgs furono successivamente incorporati nel Modello standard, in una descrizione della forza debole come teoria di gauge, indipendentemente da Steven Weinberg e Abdus Salam nel 1967. 7 Il bosone di Higgs è dotato di massa propria, il cui valore non è previsto dal Modello standard. Misure indirette dalle determinazioni dei parametri elettrodeboli davano indicazioni che i valori più probabili fossero comunque relativamente bassi, in un intervallo accessibile al Large Hadron Collider presso il CERN. Molti modelli supersimmetrici predicevano inoltre che il valore più basso possibile della E massa del bosone di Higgs fosse intorno a 120 GeV o meno, mentre la teoria dà un limite massimo di circa 200 GeV (≈3,5 × 10-25 kg). Ricerche dirette effettuate al LEP avevano permesso di escludere valori inferiori a 114,5 GeV. Al 2002 gli acceleratori di particelle avevano raggiunto energie fino a 115 GeV. A partire dal 2001 la ricerca del bosone di Higgs si era spostata negli Stati Uniti, studiando le collisioni registrate all’acceleratore Tevatron presso il Fermilab. I dati lì raccolti avevano consentito di escludere l’esistenza di un bosone di Higgs con massa compresa tra 160 e 170 GeV. Come detto, ci si aspettava che LHC, che dopo una lunga pausa aveva iniziato a raccogliere dati dall’autunno 2009, fosse in grado di confermare l’esistenza di tale bosone. Il 13 dicembre 2011, in un seminario presso il CERN, veniva illustrata una serie di dati degli esperimenti ATLAS e CMS che individuavano il bosone di Higgs in un intervallo di energia fra i 124 e 126 GeV con una probabilità prossima al 99%. Benché tale valore fosse sicuramente notevole, la comunità della fisica delle alte energie richiede che, prima di poter annunciare ufficialmente una scoperta, sia raggiunta una probabilità di errore dovuto al caso o valore-p (l’elemento imprevedibile principale è rappresentato in questo caso da fluttuazioni quantistiche) non superiore allo 0,00006% (un valore di 5 in termini di deviazioni standard, indicate anche con la lettera greca sigma). Il 5 aprile 2012, nell’anello che corre con i suoi 27 km sotto la frontiera tra Svizzera e Francia, veniva raggiunta l’energia massima mai toccata di 8 000 miliardi di elettronvolt (8 TeV). Gli ulteriori dati acquisiti permettevano di raggiungere la precisione richiesta, e il 4 luglio2012, in una conferenza tenuta nell’auditorium del CERN, presente Peter Higgs, i portavoce dei due esperimenti, Fabiola Gianotti per l’esperimento ATLAS e Joseph Incandela per l’esperimento CMS, davano l’annuncio della scoperta di una particella compatibile con il bosone di Higgs, la cui massa risulta intorno ai 126,5 GeV per ATLAS e intorno ai 125,3 GeV per CMS. La scoperta veniva ufficialmente confermata il 6 marzo 2013, nel corso di una conferenza tenuta dai fisici del CERN a La Thuile. I dati relativi alle caratteristiche della particella sono tuttavia ancora incompleti. L’8 ottobre 2013 Peter Higgs e François Englert sono stati insigniti del premio Nobel per la Fisica per la scoperta del meccanismo di Higgs. Dopo due anni di pausa tecnica, nel giugno 2015 LHC ha ripreso gli esperimenti con una energia di 13 TeV, avvicinandosi alla massima prevista di 14 TeV. Oltre a nuove misurazioni relative al completamento delle caratteristiche del bosone di Higgs, molti fisici teorici si aspettano che una nuova fisica emerga oltre il Modello standard a tale scala di energia, a causa di alcune proprietà 8 E insoddisfacenti del modello stesso. In particolare i ricercatori sperano di verificare l’esistenza delle particelle più sfuggenti della materia e comprendere la natura della materia oscura e dell’energia oscura, che appaiono costituire rispettivamente circa il 27% e il 68% della massa-energia dell’universo (l’energia e la materia ordinaria ne rappresenterebbero solo il 5%). Bosone (Campo) di Higgs e teoria elettrodebole Il bosone di Higgs è il quanto di uno dei componenti di un campo scalare complesso che è il campo di Higgs. Ha spin zero, è la sua stessa antiparticella ed è pari sotto un’operazione di simmetria CP. Secondo la teoria cosmologica prevalente, il campo di Higgs permea tutto lo spazio vuoto dell’universo in qualsiasi istante. Nei momenti iniziali (in termini del miliardesimo di secondo) dopo il Big bang tale campo avrebbe subìto un processo di condensazione tachionica, acquisendo un valore di aspettazione del vuoto non-zero che giocherebbe un ruolo fondamentale, innescando un “meccanismo” che dà massa ai bosoni vettori W e Z e allo stesso bosone di Higgs (mentre il fotone rimane senza massa) e provocando, di conseguenza, la rottura spontanea della simmetria di gauge elettrodebole. Il meccanismo di Higgs così concepito è il più semplice in grado di dare massa ai bosoni di gauge, garantendo la compatibilità con le teorie di gauge. Entrando più in dettaglio, il campo di Higgs consiste in realtà di due campi complessi: doppietto di isospin debole (gruppo di simmetria SU(2)L) e singoletto di ipercarica debole (gruppo U(1) Y) con valore di ipercarica pari a +1; ne discende che il campo con terza componente di isospin debole +½ ha carica elettrica +1, mentre l’altro (isospin -½) è neutro. Assumendo, come già accennato, che la componente reale del campo neutro, la cui particella corrisponde al bosone di Higgs, abbia un valore di aspettazione sul vuoto non nullo e generi di conseguenza una rottura di simmetria, i restanti tre campi reali (due dal campo carico e uno formato dalla parte immaginaria del campo neutro) sarebbero tre bosoni di Goldstone, per definizione privi di massa e scalari (cioè a 1 grado di libertà). Ma dato che, per il meccanismo di Higgs, i campi di gauge sono accoppiati ai campi di Higgs tramite le derivate covarianti, i bosoni di Goldstone divengono le componenti longitudinali dei bosoni W+, W- e Z0, i quali, passando perciò dai 2 ai 3 gradi di libertà dipolarizzazione, acquistano massa. Come già detto, il Modello standard non predice il valore della massa del bosone di Higgs. Poiché il valore individuato sperimentalmente è compreso tra 115 e 180 GeV, la teoria risulta valida a tutte le scale di energia fino alla scala di Planck (1016 TeV). Il valore di energia più elevato consentito dalla teoria in assenza del bosone di Higgs (o di qualche altro meccanismo di rottura della simmetria elettrodebole) sarebbe invece ipotizzabile intorno a 1,4 TeV; oltre questo punto il Modello standard diventerebbe inconsistente poiché l’unitarietà probabilistica risulterebbe violata in alcuni processi di scattering. In particolare lo scambio di bosoni di Higgs elimina l’andamento incoerente ad alte energie dell’ampiezza di probabilità nello scattering elastico delle componenti longitudinali di due bosoni W. Alessia Molinaro 9 Rapporto tra fratelli Fratelli: gelosia canaglia Chi ha fratelli o sorelle deve prima di tutto imparare a convivere con la gelosia. Se questo sentimento è particolarmente sentito dal primogenito, che si vede le uova nel paniere rotte dal nuovo arrivato, bisogna solo aspettare che quest’ultimo arrivi all’età di circa 18 mesi perché contraccambi il dolce sentimento del fratello più grande. Chi è arrivato per primo in famiglia ha poco tempo per trovarsi in vantaggio sui dispetti fatti. Questa competizione, pur non essendo piacevole nel momento in cui la si vive, consente al bambino di abituarsi a condividere con gli altri l’attenzione e l’amore dei genitori e gli consente di vivere con più serenità le situazioni in cui non può essere “unico”, come ad esempio in classe, senza contare che “da grande” sarà più allenato a vivere le situazioni competitive come stimolo al miglioramento. E La lotta dei giocattoli Il secondo vantaggio del non essere figli unici, e secondo motivo per litigare, ruota intorno ai giocattoli. I genitori, infatti, non sono l’unica ragione di contenzioso tra due fratellini: se anche avessero tutti giocattoli uguali i due bambini riuscirebbero lo stesso a litigare su quale tra due bambole identiche è più bella o quale di due trenini uguali corre più veloce. Questo comportamento, che a volte impegna la mamma e il papà in vere e proprie contrattazioni sindacali per far tornare la pace in famiglia, in realtà consente al bambino di abituarsi a condividere con chi ama le proprie cose, anche se, a giudicare dai calci e dai pugni che a volte volano, si direbbe più che altro che si stanno allenando per un incontro di kickboxing. I fratelli non sono mai soli Avere un fratello, soprattutto se c’è poca differenza di età, vuol dire anche avere sempre un compagno di giochi, che consente sia di non sentirsi mai soli e sia di abituarsi a negoziare e mediare in continuazione il proprio punto di vista con quello di un altro. Se a volte i trattati di pace e le mediazioni non hanno successo e scoppiano guerre di pugni e lacrimoni, i genitori possono comunque stare tranquilli, in fondo anche per imparare a camminare si fanno tanti capitomboli. Il bullismo tra fratelli Già fin qui si capisce che la vita di un bambino con fratelli non è semplice, per quanto formativa per il futuro. Anche l’avere un fratello più grande può essere un vantaggio, perché avrà il ruolo di testa d’ariete per sfondare parecchie imposizioni dei genitori, ma alzi la mano chi non ha mai subito una prepotenza dalla sorella o dal fratello maggiore. Secondo “Understanding Society”, uno studio condotto dall’università di Essex in Gran Bretagna, i figli con fratelli sarebbero meno felici di quelli unici proprio perché, oltre a dover dividere i tesori più preziosi, sono anche vittima di bullismo da parte di chi è più grande. Anche in Italia può capitare ai più piccoli della famiglia di vedersi rubare un dolcetto o di ricevere qualche spintone. Quando si è piccoli anche un anno di differenza ha il suo peso sulla bruta forza fisica e non sempre si può ricorrere alle forze dell’ordine del nido familiare, i genitori. Figli unici versus fratelli La maggiore differenza tra figli unici e non, sta nel fatto che mentre i primi vivono in un’oasi 10 E felice di cui sono i signori incontrastati e assoluti, coloro che hanno fratelli e sorelle sono da subito lanciati nelle normali dinamiche del mondo reale, dove si dovrà continuamente mediare il proprio punto di vista con quello degli altri, ma anche difendersi dalle angherie e far valere le proprie ragioni. La famiglia non è altro che una palestra in cui il bambino viene allenato alla vita sociale, mentre per un figlio unico sarà compito dei genitori “iscriverlo in palestra” cercando di creargli quante più occasioni è possibile di incontro coi coetanei. Fratelli non solo si nasce, ma lo si diventa. Litigare fa bene? I litigi tra fratelli sono sempre “fisiologici”. Il rapporto con i fratelli è, in molti casi, il primo rapporto tra pari e il più delle volte, è all’interno di questo tipo di relazione che si sviluppa la competenza sociale. È naturale e del tutto sano, pertanto, che nascano divergenze e scontri. Tuttavia ci sono dei campanelli d’allarme: se i genitori hanno difficoltà nella gestione di questi scontri, se i litigi sono frequenti ed eccessivi, se uno dei bambini è spesso vittima dell’altro, con il rischio anche di farsi male, è necessario prendere provvedimenti, magari chiedendo aiuto, per imparare ad analizzare la situazione senza schierarsi da una parte o dall’altra, ma attivando strategie efficaci alla risoluzione del conflitto stesso. Il litigio e la differenza d’età tra fratelli I litigi possono essere molto accesi e frequenti sia tra fratelli con uno o due anni di differenza, sia tra fratelli che si passano cinque o sei anni. Sicuramente i bambini vicini per età, avendo interessi comuni, hanno più occasioni di litigare, ma più spesso i genitori tendono a lasciar correre, cosa che accade meno quando ci sono più anni di differenza. In queste occasioni il genitore tende a dire al figlio maggiore “lascia stare tuo fratello, tu sei più grande” con l’unico effetto di promuovere ulteriori rivalità. Hanno maggiore peso, invece, nel determinare frequenza e violenza dei litigi, il genere e la differenza d’età. Generalmente i litigi tra maschi, soprattutto con pochi anni di differenza, mettono a dura prova i genitori, poiché gli ometti, oltre che da una forte senso di alleanza, sono animati anche dal desiderio di predominare, combattendo anche fisicamente. Questo è meno frequente nelle bambine, più inclini alle interazioni con gli altri. La differenza d’età fra i figli incide, invece, sul ruolo che ciascun di loro avrà all’interno della famiglia. I fratelli adulti La relazione tra i fratelli adulti dipende, oltre che, naturalmente, dalle rispettive personalità, da come i genitori sono stati in grado di gestire la situazione: i continui paragoni feriscono, il sentirsi sempre al secondo posto crea un danno che, molto probabilmente, si potrà ripercuotere anche nella vita adulta, con una forma di insicurezza o di rancore nei confronti di quello che viene visto come il “cocco” di mamma e papà. Per quanto riguarda le relazioni interpersonali future, invece, il rapporto con i propri fratelli/sorelle può essere considerato una sorta di palestra, purché non si tratti di un rapporto esclusivo: i bambini necessitano di confrontarsi anche al di fuori dell’ambiente familiare. 11 I genitori che sono stati figli unici non è detto che abbiano più difficoltà a comprendere le dinamiche tra due o più fratelli: una persona empatica può comunque comprendere determinate dinamiche anche se non ha vissuto in prima persona alcune relazioni. IN SINTESI... E Alcuni rapporti sono “buoni”, stretti, intimi; altri possono essere poco uniti, competitivi, ostili, conflittuali ed è per questo facile pensare a questo rapporto in termini di polarità: da una parte, cooperazione, solidarietà e supporto reciproco, dall’ altro competizione e conflitto che possono innescare rifiuto reciproco e odio. Analizziamo meglio questo rapporto che ha in sé il potenziale per diventare uno dei legami più significativi di un uomo e una donna adulti… Il fratello è il primo pari con cui il bambino viene in contatto e, come tale, gli offre una grande possibilità di rispecchiamento e di imitazione ma anche di ambivalenza. Secondo Minuchin, infatti, nella famiglia i fratelli funzionano come un sottosistema: si tratta del “primo laboratorio sociale in cui i figli possono cimentarsi nelle loro relazioni tra coetanei. In questo contesto i figli si appoggiano, si isolano, si accusano reciprocamente ed imparano l’uno dall’altro. In questo mondo di coetanei i figli imparano a negoziare, a cooperare ed a competere” (Minuchin, 1974). La presenza di un fratello o di una sorella rende quindi l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta differente, rispetto all’essere dei cosiddetti “figli unici”. Sin da quando si è piccoli, il processo di differenziazione tra sé e l’altro inizia in anticipo; ovvero da subito, soprattutto se la differenza di età è minima, il bambino sperimenta costantemente e quotidianamente altro da sé, si confronta con un’altra personalità, con altri modi di comunicare e di esprimersi, altri modi di vivere l’emotività. Inoltre, la presenza di un fratello o di una sorella aiuta a ridurre l’idealizzazione e la visione onnipotente che si ha nei confronti dei genitori, poiché ci si confronta con una relazione alla pari, quindi la mamma e il papà sono moderatamente visti e percepiti come coloro che non sbagliano mai, poiché la vicinanza di un altro bambino, favorisce il confronto con modalità comportamentali non adulte. L’ordine di nascita è importante, non solo per il particolare significato che può avere la nascita del primo figlio, ma anche perché, come rilevano Bank e Kahn, nella maggior parte delle famiglie un solo soggetto può occupare un certo spazio psicologico in un determinato periodo di tempo. Ciò vuol dire che il primo figlio acquisisce una sorta di “diritto di prelazione” su una determinata posizione, che di solito non potrà essere occupata da un fratello successivo, se il primo non l’avrà lasciata libera. Gli altri figli dovranno diventare qualcos’altro. Michelle Ba 12 F Le frasi celebri della 5^ B Di ritorno da Venezia. Irene: “Ma siamo in galleria o fuori è veramente così buio?” Vane: “Certo che siamo in galleria, perché ci sono montagne da Venezia a Latisana.” Sara: “Ovvio! Le famose catene degli Urali nella bassa friulana.” fantastica, ne sono sicuro.” Samuele: “Perchè?” Montagner: “Perchè di solito non ci riesco.” …silezio... Montagner: “E va beh, Bozza, saper usare le dita è importante!” Musu: “Io quando mi arrabbio divento Montagner: “Se il Dio della scuola esistesse, ci pirotecnica.” fulminerebbe all’istante.” Meneghel: “Alcuni si riscattano e diventano Sbru: “Ma c’è, prof! È la Musumeci!” dei fighi come Montagner, altri rimangono Musu: “Queste sono cose che ci riguardano, se degli sfigati anche da adulti.” non siamo teste vuote o zucche dell’orto” Musu: “Ma voi non ve ne sareste accorti nemmeno se io fossi saltata sulla cattedra.” Cicalese: “Giulia, vieni alla lavagna.” Elena, la sua compagna di banco: “Finalmente! Montagner: “Da poco non sono più uomo.” Era il mio sogno dall’inizio dell’ora” Matassi: “Oggi usiamo le fotocopie. Tanto, per Musu: “Sa, ieri non ho fatti i compiti perché quello che studiate, che io in classe spieghi o si è rotta la lavatrice, ha preso fuoco la casa, che io legga il Corano, il risultato è lo stesso.” si è rotta la zampa del gatto.” Montagner: “Ragazzi, si sa: la Musumeci ha Musu: “Adesso vi spiego: ho impazzito il telefono. Praticamente questo suona ogni fatto chimica con Lavoisier.” ora. Vi fa ridere? Se basta questo lo faccio Montagner: “Adesso affronteremo un suonare sempre, ecco.” problema che hanno proposto alcune delle Biondi: “Riorganizzazione urbana e ragazze circa il compito di sabato.” sventramento è come dire archeologo e Giulia: “Ma se il problema lo ha proposto lei!” Montanger: “E perché, non posso avere tombarolo.” qualche dubbio sulla mia sessualità?” Musu: “Se io vi dico che un cane mi sorride, Musu: “Madonna ragazzi, io vi uccido. Anzi, voi mi mandate al manicomio.” vi torturo, prima.” Musu bis: “Perchè se io vi dico che ho Musu: “What does Winter means in this visto un albero danzare, voi mi portare al poem?” manicomio.” Kevin: “ehm... That-” Musu: “Non cominciare una frase col that” Montagner: “Sbrugnera, stai ancora Kevin: “Winter is...” scrivendo?” Musu: “Ripeti questa frase: Winter symbolically Sbru:” Eh sì, vecchio!” stands for...” Kevin: “Winter symbolically stands for... that” Montagner: “Ma cosa hai messo nel caffè? Peyote?” 13 Lezione in aula magna con la lim. Montagner: “Se riesco a far funzionare Musu: “... E ride! È felice di essere fastidioso.” la lavagna, poi avrò una giornata Le frasi celebri della 2^ AL Musu: “Oh cribbione!” Thomas entra in classe correndo: “Codice rosso, Musu: “Posso darvi una soluzione che non so quale sono finite le croccantelle” sia.” Marghe: “È una persona con una grossa barba bianca. Chi è?” Musu: “Col cuore aperto. E sanguinante.” Marta: “Tua nonna.” Piddiu: “Mancano davvero cinque minuti? Guarda Marta: “Ma se qualcuno non ha capito...?” che se non è vero ti sculaccio, Chiara.” Monetti: “È un idiota.” Musu: “Venerdì avremo grammar, oppure reading. Ma magari faccio writing. Vi faccio sapere, Pilutti: “E lasciando lo stretto indispensabile” Si volta, cantando: “I tuoi malanni puoi dimenticar” comunque.” Marco: “Il venerdì del tutto può accadere, insomma.” Michele: “Because I’d like to go around the Marta: “Dai che devo fare un po’ di silenzio, così la mountains.” Musu: “Si, come l’uomo delle nevi.” prof si arrabbia” F Fraulin: “Francesca! Ti tiro il pon-pon che hai dietro Piddiu: “Marta!” Marta: “Si prof? Devo leggere?” la testa.” Piddiu: “No, devi andare al supermercato. Cosa vi serve ragazzi?” Monetti: “Ascoltiamoci” Frau: “¿Quien es el trigo?” Marta: “Quale frigo?” Frau: “¿Quien es el algodòn?” Marghe: “Cipolla” Marghe: “Dal libro Ab Urbe Condìta” Marta: “Sì, con olio e aceto:” Tonon: “L’apposizione è come uno stalker.” Marta: “Dove si trova il paraplegico? Dove lo hai lasciato.” Marta: “Chi tace, annuisce.” Piddiu: “L’altra seconda è alle guerre tarantine, ma è Musu: “Vi spiegherò la ragione che non so.” il programma dell’anno scorso.” Marta: “Bene, è ora di rallentare.” Marta: “Ma le ragazze hanno problemi che voi Musu: “Ragazzi, ora me ne vado, non siate così maschi non avete!” Marco: “E che cosa ne dite della nostra prostata?” scortesi. Anzi, non me ne vado, scappo. Fuggo.” Musu: “Who is absent?” Thomas: “Anissa e Francesca, oltre ai due leocorni.” Marghe: “Non importa come o cosa scriverai. Per la Musu ci sarà sempre qualcosa that we might say in a different way.” Piddiu: “Non fatemi stancare che sono stanca.” Anna “Ma il verbo legare alla prima persona è lego Pilutti: “Se dentro il macchinario metto x e imposto la o playmobil?” macchina sul tre, vengono fuori tre x. Se metto dentro Musu: “Quando vado a Venezia non è che mi Bogdan, la macchina sputa fuori tre Bogdan.” perdo... è che mi trovo in posti in cui non sono mai stata!” Anna: “Asterix e Apostrofix” Musu: “Scordiamoci di imparare l’inglese cantando i Marta: “Prof, ha corretto le verifiche?” Frau: “Vuoi sapere una cosa? Non lo so.” Beatles e i Rolling Stones.” 14 R Hunger Games IATO L G A ETT OD T L O ... M !!!) A R T TTU LER E A L R LLA POILE (S TO A VI N UN I E’ una trilogia di romanzi ambientata in un futuro post apocalittico nello stato di Panem, che occupa pressappoco lo spazio geografico degli attuali Stati Uniti d’America. La capitale, Capitol City, è circondata da tredici distretti, ognuno con la propria mansione da svolgere a favore del centro del paese. Distretto 1: lussuria-> vengono prodotti oggetti di lusso. Distretto 2: edilizia e pacificatori->si fabbricano armamenti e vengono addestrati i pacificatori che poi verranno mandati nei vari distretti. Distretto 3: tecnologi->si producono elementi elettronici, ma anche esplosivi. Distretto 4: pesca. Distretto 5: elettricità. Distretto 6: trasporti. Distretto 7: legname e carta. Distretto 8: industria tessile -> si producono anche le uniformi dei pacificatori. Distretto 9: cereali. Distretto 10: allevamento. Distretto 11: agricoltura. Distretto 12: miniera -> viene prelevato carbone dalle miniere, quasi tutta la popolazione maschile è destinata a quel lavoro. Distretto 13: energia e armi nucleari. I Pacificatori sono le forze militari e di polizia di Panem. Mantengono l’ordine, controllano che le leggi di Capitol City siano rispettate e reprimono le rivolte con brutalità. In ogni distretto c’è un capo dei Pacificatori che è il comandante di ogni guarnigione. Generalmente i Pacificatori puniscono i trasgressori frustandoli. Nel primo libro sono però molto indulgenti, soprattutto nel Distretto 12. Il Distretto 13 era stato distrutto durante i Giorni Bui, ovvero la rivolta dello stesso Distretto verso Capitol City. Da quel giorno cominciarono gli Hunger Games: si tratta di giochi che si svolgono ogni anno in un’arena diversa dove 24 tributi (due da ogni Distretto) devono uccidersi; l’ultimo a rimanere in vita vince e viene pagato molto profumatamente da Capitol. Sono occasione di divertimento ma anche un modo per mostrare ai Distretti che nessuno può vincere su Capitol. Ogni 25 anni vi è un’”Edizione della Memoria”, per ricordare ai distretti sconfitti i vari elementi che portarono Capitol City alla vittoria. Fino ad ora ce ne sono state tre: 1ª edizione (25esimi): per ricordare ai ribelli che i loro figli sono morti a causa loro, i tributi furono eletti dal Distretto stesso. 2ª (50esimi): per ricordare ai ribelli che per ogni abitante di Capitol City morirono due 15 R ribelli, i 12 Distretti dovettero inviare il doppio dei tributi. 3ª (75esimi): per ricordare ai ribelli che neanche i più forti di loro possono sconfiggere Capitol City, i tributi furono scelti tra i vincitori ancora in vita. Tutto comincia con la Mietitura durante la quale una donna, solitamente proveniente da Capitol estrae i nomi dei tributi, una giovane donna ed un giovane uomo. Vi possono essere dei volontari, per lo più nei Distretti 1, 2 e 4, dove i tributi vengono definiti i “Favoriti” per il fatto che si sono allenati per tutta la vita e hanno più chance di vittoria. La gran parte dei Vincitori provengono dai primi due Distretti. Prima del viaggio verso Capitol City, i tributi possono salutare i propri cari e amici. Verranno poi seguiti dal o dai mentori, cioè il o i vincitori delle precedenti edizioni dei giochi. La preparazione comincia con una pulizia completa del corpo per rendere i tributi presentabili e desiderabili davanti alle telecamere. Il passo successivo è la consueta “Parata dei Tributi” dove essi vengono vestiti dai loro stilisti (uno diverso per ogni tributo) con il tema del proprio Distretto e sfilano su dei carri davanti a tutti i capitolini (gli abitanti di Capitol). Questa parata è molto importante per i tributi poiché se piacciono alla gente potrebbero avere molti sponsor. Dopo la sfilata vi sono 3 giorni di addestramento seguiti da un esame condotto dagli strateghi su ogni tributo. Durante l’addestramento, i tributi possono passare per i vari stand ed allenarsi in qualunque cosa possa rivelarsi loro utile, assistiti da vari maestri. Durante l’esame ognuno di loro mostra agli strateghi cosa è capace di fare. Gli esami sono riservati, e gli strateghi non possono rivelare cosa succeda durante il loro svolgimento. In base a ciò che il tributo ha fatto veder loro, gli strateghi gli assegnano un punteggio, che va da 1 a 12. Il punteggio è pubblico. Gli sponsor lo usano per decidere su quale tributo investire, e gli stessi tributi lo usano per farsi un’idea degli avversari più pericolosi. Però il voto non è completamente attendibile: alcuni tributi nascondono le loro capacità volontariamente, per ottenere un voto più basso che li faccia apparire più deboli e quindi avere più chance di sopravvivere. Il giorno precedente l’inizio degli Hunger Games tutti i tributi si riuniscono nell’Anfiteatro di Capitol City e vengono intervistati. Le interviste sono molto utili: i tributi possono mettere in mostra il proprio carattere e tentare di accaparrare più sponsor possibili. Successivamente i tributi viaggiano verso l’arena. All’arrivo, vengono portati in luoghi dette “camere di lancio”, costruiti sottoterra. In seguito, la pedana su cui vi è il tributo si solleva e infine sbuca nell’arena, che i tributi vedono per la prima volta. Parte un timer, della durata di 60 secondi, durante il quale i tributi devono restare fermi sulle loro pedane: se tentano di uscirne, una serie di mine antiuomo poste intorno alla pedana (poi disattivate allo scadere del timer) li ucciderà all’istante. Ogni volta che un tributo muore si sente un colpo di cannone , il volto del tributo morto appare poi nel cielo la notte seguente. Le pedane sono disposte in circolo intorno alla Cornucopia, una costruzione dorata, che contiene armi ed altri oggetti. Ci sono due strategie che solitamente si utilizzano all’inizio dei giochi: •corsa verso la Cornucopia: il tributo, appena passano i 60 secondi, corre velocemente verso la cornucopia per tentare d’ottenere gli oggetti migliori. È una strategia molto rischiosa e di solito la attuano i Favoriti. Viene chiamato anche “bagno di sangue” poichè quasi metà dei tributi muore prima che finisca il primo giorno. •fuga: il tributo si allontana il più velocemente possibile dalla cornucopia. In questo modo, anche se può raccogliere solo oggetti di scarso valore, può distanziarsi il più possibile dagli altri tributi. HUNGER GAMES. Katniss Everdeen, una ragazza di sedici anni proveniente del Distretto 12, si offre volontaria 16 R come tributo al posto della sorella minore Prim, alla Mietitura dei 74esimi Giochi. L’altro Tributo è Peeta Mellark, il figlio del fornaio. Durante i saluti, la figlia del sindaco, Madge, regala a Katniss la spilla di una Ghiandaia Imitatrice. Il loro mentore è Haymitch Abernathy, vincitore dei 50esimi Hunger Games. Durante l’intervista con Caesar Flickerman, Peeta confessa di essere innamorato di Katniss; vengono così definiti come gli “Innamorati Sventurati”. All’inizio Katniss è restia a recitare la parte dell’innamorata. Durante i Giochi (che si svolgono in un bosco), la ragazza si allea con Rue, una dodicenne del Distretto 11, che la aiuterà a distruggere le provviste dei Favoriti e le insegna il richiamo della Ghiandaia Imitatrice: un fischio con 4 tonalità differenti di suono. La ragazzina verrà poi uccisa da un tributo del Distretto 1. Rimasti solo in 6 nell’arena, viene emanato un cambiamento della consueta regola di un unico vincitore: gli ultimi due tributi che rimarranno in vita, se provengono dallo stesso Distretto, vinceranno entrambi. Katniss cerca Peeta e quando lo trova, scopre che è stato ferito alla gamba. Stanziatisi in una piccola caverna, i due cominciano la commedia degli innamorati (ma Peeta è ignaro del fatto che sia una farsa) e ben presto riceveranno parecchi sponsor. Dopo aver curato la ferita del ragazzo, essi vanno alla caccia dei tributi rimasti. Quando anche l’ultimo avversario muore, però, la regola viene revocata. Katniss convince allora Peeta a mangiare entrambi delle bacche velenose dette morsi della morte in modo che Capitol City non abbia un vincitore. I due vengono fermati appena in tempo e dichiarati entrambi vincitori. LA RAGAZZA DI FUOCO. Il gesto, involontario, di ribellione di Katniss ha fatto iniziare delle rivolte nei vari Distretti. Il Presidente Snow la minaccia che ci saranno delle ripercussioni violente verso la sua famiglia, ma anche verso gli altri se Katniss non fermerà la rivolta convincendo tutti di essere davvero innamorata di Peeta. Lui intanto viene a conoscenza dei veri sentimenti di Katniss, ma sta al gioco per via della minaccia di Snow. Durante il Tour della Vittoria pianificano un matrimonio pubblico, ma Katniss inavvertitamente fomenta i ribelli. Il Presidente Snow, seguendo il consiglio del Primo Stratega (Plutarch Heavensbee), per far in modo che Katniss morisse e che le rivolte cessassero, annuncia la terza Edizione della Memoria: dove i tributi vengono sorteggiati tra i vincitori ancora in vita. Vengono estratto il nome di Haymitch, ma Peeta si offre volontario. Katniss fa un patto con Haymitch: dovranno fare tutto il possibile per salvare Peeta e far morire lei. Dato che è un’edizione speciale, Capitol ha messo a disposizione un Centro di Addestramento nuovo ed anche un’arena del tutto originale. I due innamorati decidono di allearsi con Finnick Odair, Mags (Distretto 4), Johanna Mason (Distretto 7), Beetee e Wiress (Distretto 3). Quest’ultima era riuscita a capire che l’arena dove si trovavano era fatta come un orologio: c’erano 12 diversi settori dove allo scoccare di ogni ora succedeva qualcosa di orribile al proprio interno. Katniss fa scoccare una freccia collegata con un filo elettrico verso la punta della cupola dell’arena, mentre un fulmine si schiantava a pochi centimetri da lei. L’arena così esplode e lei viene recuperata da un hovercraft (un aereo). Viene poi a scoprire che c’era un piano fin dall’inizio di cui facevano parte quasi tutti 17 i tributi, Haymitch e Plutarch: portare Katniss fuori dall’arena. Vengono salvati anche Finnick e Beetee, ma Peeta, Johanna, Enobaria (del Distretto 2) ed Annie (una vincitrice del Distretto 4, fidanzata con Finnick) vengono rapiti e portati a Capitol City. Viene poi detto a Katniss che il Distretto 12 è stato raso al suolo dalle bombe. R IL CANTO DELLA RIVOLTA. Katniss viene portata nel Distretto 13, che al contrario di quello che Capitol ha sempre affermato, cioè che fosse stato distrutto durante i Giorni Bui, era vivo e vegeto, nel sottosuolo. La Ghiandaia Imitatrice era ormai diventata il simbolo della rivolta e Katniss era stata salvata dall’arena principalmente perchè diventasse il volto della ribellione prendendo il nome della propria spilla. La ragazza accetta di esserlo ma alla sola condizione che Peeta, Johanna, Annie ed Enobaria vengano salvati e non trattati come traditori. La presidentessa del 13, Alma Coin, accoglie la sua richiesta, sotto consiglio di Plutarch. Finnick intanto deve seguire una terapia, per la sua instabilità mentale (anche Katniss avrà questi problemi), che consiste nel creare nodi con una fune. Dopo varie vicende, arriva il momento di andare a recuperare i prigionieri a Capitol, cercando di illudere il sistema della città e in particolare il Centro di Addestramento, dove erano rinchiusi. Così Finnick viene andato in onda in tutti i Distretti mentre spiega i segreti del Presidente Snow. Quando Peeta viene salvato, si scopre che è stato depistato, cioè gli è stato messo in testa che Katniss è il suo nemico e che lui debba ucciderla. Johanna è stata tortutata ma era ancora sana di mente; Annie è stata rapita solo per rendere Finnick più inoffensivo facendolo impazzire, infatti non le hanno fatto alcun male. Peeta dopo parecchio tempo si ristabilisce, e viene inserito nella squadra di Katniss, che ha la missione di recarsi a Capitol City per uccidere il Presidente Snow (dopo richiesta diretta di Katniss). Quando arrivano a Capitol, hanno una cartina speciale che mostra i baccelli (trappole nascoste volte ad attaccare eventuali individui pericolosi). Durante la missione, molti membri della squadra muoiono, appunto colpiti da quest’ultimi o dagli ibridi: animali (ma non solo) geneticamente modificati. Nelle vicinanze della villa di Snow, Katniss vede un gruppo di bambini con i genitori che fanno da scudo all’entrata, e improvvisamente un hovercraft con le insegne di Capitol City inizia a lanciare bombe sulla folla, uccidendo tutti i capitolini ed anche i medici recatisi lì per curarli, tra cui c’è anche Prim. Katniss, ferita nelle esplosioni, si risveglia dal coma e scopre che i ribelli hanno preso la villa di Snow, hanno rapito lui e l’hanno imprigionato in attesa che lei lo giustiziasse. Viene a sapere anche che gli hovercraft erano pilotati dai ribelli, per far apparire Snow ancora più barbaro. Prima che Snow venga ucciso, la Coin insieme ai vincitori, decide se svolgere o no un’ultima edizione degli Hunger Games, dove avrebbero “partecipato” i bambini di Capitol, e lascia decidere agli ex tributi: la maggior parte disse sì. Il giorno dell’esecuzione di Snow, Katniss lancia la sua freccia non al Presidente ma contro Alma Coin. Snow muore poco dopo soffocato dalla suo stesso sangue mentre ride. Gli Hunger Games non si svolsero più e Katniss viene processata, ma la giuria crede al suo psichiatra che la dipinge come mentalmente instabile. Torna così al Distretto 12, insieme a Peeta e Haymitch, il quale si era disintossicato ma poi ricominciò a bere. Nell’epilogo, 15 anni dopo, Peeta e Katniss sono sposati e hanno due figli, un maschio e una femmina. Alessia Guarnieri 18 A Perche gli adolescenti abusano di sostanze? Dalla loro diffusione capillare a partire dagli anni ’60, le sostanze stupefacenti rappresentano una realtà sempre più presente all’interno della società, in particolare nella vita dei giovanissimi. Si definisce “stupefacente”, qualsiasi sostanza di origine vegetale o sintetica che provochi dipendenza fisica e psichica agendo sul sistema nervoso centrale di chi ne fa uso. Le principali droghe sono classificate e divise in cinque gruppi: oppiacei, tra i quali troviamo sostanze come morfina ed eroina; stimolanti, come cocaina, crack e anfetamine; depressivi, allucinogeni e cannabis con i suoi derivati, marijuana ed hashish. La cannabis è la droga più diffusa tra gli adolescenti, spesso rappresenta lo stadio successivo all’abuso di alcol e di sigarette che, pur non essendo propriamente sostanze stupefacenti, possono creare dipendenza. Grazie a recenti studi è stato dimostrato che, durante il 2015, in Italia un ragazzo su quattro ha fumato marijuana almeno una volta, ed il consumo di questa sostanza è aumentato del 2% rispetto all’anno precedente. E’ diminuito invece il consumo di cocaina, mentre sono rimasti stabili i dati riguardanti eroina, stimolanti e allucinogeni. Dei 19,3 milioni di adulti che hanno fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita, 14,6 milioni lo hanno fatto da adolescenti. Molto diffuso è anche l’abuso di alcol, il cui massimo consumo si ha tra i sedici e i ventiquattro anni, ma, nonostante ciò, nel 2013 circa il 10% dei giovani tra gli undici e i quindici anni ha avuto un episodio di binge drinking, ovvero ha consumato quattro o più unità alcoliche nel corso di una serata. Ma perché tra gli adolescenti si rileva un uso sempre maggiore di alcolici e di sostanze stupefacenti? Non esiste un motivo unico che spinge i ragazzi a drogarsi e abusare di alcol, piuttosto sono stati studiati vari fattori. Innanzitutto, le sostanze stupefacenti hanno il potere di incidere sulle emozioni di chi ne fa uso, sulle prestazioni personali, sull’umore. Rispondono al bisogno di divertirsi, di integrarsi in un gruppo, di sentirsi adulti, danno la consapevolezza di essersi spinti oltre il limite e, insieme, l’illusione di essere sfuggiti dalla realtà. Questi sono tutti elementi riguardanti, con diversa entità, la vita degli adolescenti, caratterizzata da un’elevata curiosità e dal desiderio di sperimentare, dalla necessità di sentirsi accettati all’interno del loro gruppo, di rilassarsi e di vincere lo stress, di sfuggire ad una vita insoddisfacente e turbata da problemi familiari. 19 A Questi fattori, spesso uniti ad un invito al consumo di queste sostanze da parte di amici, rendono inevitabile il loro utilizzo che spesso, pur nascendo come idea di esperienza unica, è destinato a ripetersi; infatti nell’individuo si crea la necessità di provare nuovamente la sensazione causata dall’effetto delle sostanze stupefacenti. Recentemente si è tenuta nel nostro istituto una conferenza che trattava il tema dell’abuso di droghe attraverso le testimonianze di adolescenti che avevano subito conseguenze gravi a causa del loro consumo, finendo in un centro di recupero. Questa esperienza mi ha permesso di constatare come la maggior parte di questi ragazzi/e avesse avuto un’infanzia difficile, fatta di abusi sessuali e maltrattamenti, conflitti con la famiglia, problemi di autostima… E’ evidente che per giovani turbati ed infelici aumenti la probabilità di accostarsi agli stupefacenti, in quanto essi vedono nella droga una soluzione ai propri problemi, una fuga dalla realtà. Le conseguenze dell’abusi di sostanze sono gravissime e non sono rari i casi in cui si sono rivelate fatali, soprattutto perché non si limitano ad apportare danni all’organismo dell’individuo, ma lo pongono in uno stato di instabilità mentale che può portare ad effetti disastrosi anche per coloro che gli stanno intorno (ad esempio incidenti stradali, stupri…). E’ dimostrato che la droga ha effetti devastanti sulla società; inoltre è stato rilevato che spesso si parte dalle sostanze più leggere ed apparentemente meno dannose, per poi arrivare ad utilizzare droghe pesanti che hanno effetti immediati anche sull’aspetto fisico dell’individuo. A mio parere, legalizzando le droghe leggere, si indebolirebbe il fenomeno del narco-capitalismo, sottraendo mercato ai narcotrafficanti, ma, al tempo stesso, si aumenterebbe la diffusione di tali sostanze con l’incremento delle conseguenze a catena che ho illustrato. Permettendo il commercio e l’uso di sostanze stupefacenti si sottovaluterebbero pubblicamente i loro effetti sulla società; un’ulteriore porzione di giovani diventerebbe schiava del loro consumo e vedrebbe la droga come principale soluzione ai propri problemi. Gaia Cesarin 20 E Barcellona E sì, anche quest’anno siamo andati in gita. Cosa non del tutto scontata, a dire il vero, soprattutto considerando la fatica che abbiamo fatto per riuscire ad organizzare il viaggio. Non stiamo qua a commentare agenzie viaggi che si sono dimenticate di prenotare alberghi, mete cambiate all’ultimo momento e poi cambiate di nuovo, date spostate così in là che ancora un po’ e ci toccava fare gli esami di maturità in Spagna, diciamo solo che già trovare qualcuno disposto ad accompagnarci è stata un’impresa. Già dal principio, sembrava una missione impossibile: costringere più di trenta studenti a stipare il necessario per cinque giorni di permanenza in terra straniera in ridicole valigie da dieci chili ci è parso un tentativo di sabotaggio. Un affronto. Infatti, c’è chi ha tentato di opporsi a questa folle regola, eccedendo anche nel trasporto di liquidi permessi. Non è finita bene. Non nomino nemmeno chi è riuscito a farsi beccare con un coltellino svizzero in valigia - “è di mio nonno, non sapevo che fosse lì” non è una scusa che regge, ormai- e beccarsi la conseguente perquisizione. Storie divertenti, insomma, come quella di chi riesce quasi a partire senza bagaglio, perché se lo è dimenticato alle postazioni dei metal detector. Il volo è stato fantastico (e ve lo dice una che non aveva mai messo piede su un aereo prima di quel momento), sia all’andata che al ritorno, tutti schiacciati in quegli stupendi sediletti gialli e blu vagamente claustrofobici. La parte migliore è stata quando hanno spento di colpo tutte le luci per l’atterraggio, lasciandoci nel buio completo. E grazie tante. L’albergo carino, niente da dire, abbiamo mangiato bene e forse fin troppo. Tra le altre cose abbiamo scoperto che esistono professori che sanno fare cose divertenti come giocare a biliardo. In cinque giorni passati in Spagna, abbiamo incontrato più italiani che spagnoli -ma abbiamo incontrato spagnoli, in effetti? E naturalmente non abbiamo nemmeno dovuto sfoderare la nostra perfetta e articolata conoscenza delle lingue straniere. (Eh?) 21 La visita alla città, con tanto di Sagrada Familia, Fondaciòn Mirò, Museo E Picasso, Casa Batllo e Mila, Parc Guell e un sacco di altre cose che tanto nessuno ha mai sentito nominare, è stata fantastica, solo forse un pochino... sofferta. Maratone giornaliere da venti chilometri sotto il sole, siamo tornati a scuola con un’abbronzatura stile pomodoro maturo e il segno degli occhiali da sole. Perché ormai prendere le metropolitane e scendere alla fermata giusta è fuori moda. Conseguentemente, le uscite notturne sono state ridotte al minimo, compensate però da occasionali brocche di Sangria. Comodo, no? Non si sa se proprio a causa di questo ultimo fatto, abbiamo stabilito un record storico di ritardi, raggiungendo il livello preoccupante da assenteismo strategico: alcuni di noi hanno preso fin da subito a cuore la causa del mancare sistematicamente tutti gli appuntamenti fissati dai professori, arrivando tardi ad ogni singolo punto di incontro per tutta la gita. Onore e gloria ai nostri compagni, così stoici e fedeli alle loro difficili scelte. Chiaramente, non ci siamo nemmeno fatti mancare la corsa-inseguimento alla metropolitana,(perché a Barcellona le metro chiudono a mezzanotte, e uscire cinque minuti prima avrebbe richiesto fin troppo sforzo), perché beh, o tutto o niente. Ma alla fin fine, tra gente che perde i documenti o che se li dimentica in giro, che quasi lascia il cellulare a scuola il giorno della partenza, che sbaglia a fare la valigia, che riesce a farsi perquisire in entrambi gli aeroporti, che confonde “arrivi” con “partenze” (e qua lo possiamo dire, non erano di sicuro studenti...) e che si perde -più volte- per Barcellona, la gita è stata un successo, e ne è valsa la pena. Complimenti agli organizzatori. Sara De Cecco 22 A Pena capitale Giustizia o ingiustizia? Nel libro “Si può educare al bene attraverso il male?” l’autore Gherardo Colombo si chiede se si possa educare al bene attraverso il male. La risposta che si dà è un secco “no”, infatti in un sistema penale che a fronte delle enormi sofferenze fisiche e psicologiche che infligge a un numero sempre crescente di detenuti, lascia impuniti più del 90% dei crimini, non è accettabile pensare che si possa educare al bene facendo del male, infatti nei sistemi più democratici e meno punitivi il dato di crimini impuniti risulta essere molto più basso. Una Nazione che infligge pene fisiche e psicologiche dure ha tassi di recidiva vicini al 70%, mentre un sistema democratico ha tassi di recidività bassissimi. Molti sistemi giudiziari nel mondo prevedono la “pena di morte” per alcuni reati gravi come l’omicidio, dunque la domanda da porsi è: “Una vita vale un’altra vita?”. La risposta più ovvia è “no”, poiché la vita di una persona ha un valore inestimabile, essa non può essere compensata né dalla pena di morte né da un ergastolo e neanche da tanti anni di carcere, semmai il modo più giusto sembra essere la riabilitazione di un detenuto, perché modifica il modo di pensare di questa persona, restituendola alla società migliore di prima. Napoleon Beazley, un uomo condannato alla pena di morte dopo l’uccisione di John Luttig all’età di 17 anni, non ebbe un giusto processo e fu condannato alla pena capitale, la sua uccisione non portò indietro il signor John e non portò sicuramente giustizia alla sua famiglia. Beazley scrisse una lettera prima di morire in cui affermava di non essere più il ragazzo di 17 anni che aveva commesso quell’omicidio sotto l’effetto di stupefacenti, ma che era un uomo cambiato con nuove prospettive. Non venne perdonato e fu giustiziato per iniezione letale. In Europa il tribunale dell’Aia, la Corte Suprema di Giustizia Europea, ha processato molte persone e nonostante i loro omicidi le ha condannate all’ergastolo e alle riabilitazione, poiché il primo diritto dell’umanità è “LA VITA”. L’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 2014 ha costituito una carta che è denominata “Moratoria per l’abolizione della pena di morte” la quale afferma che tutte le 23 A nazioni facenti parte dell’Organizzazione devono abolire dalla loro legislazione la pena capitale, in caso contrario incorrono in sanzioni. Tuttavia nel mondo ci sono ancora numerosi Stati che prevedono la pena capitale. La pena di morte forse è un’arma di dissuasione al crimine insostituibile, più efficace di qualsiasi altra pena, ma la vita del condannato non può essere utilizzata come mezzo per influenzare il comportamento altrui. Secondo molta gente il maggiore fattore di dissuasione è la consapevolezza di essere sicuramente perseguito, scoperto ed arrestato, non la consapevolezza di essere ucciso. E’ vero che tenere in vita un criminale in una prigione è complicato, pericoloso e dispendioso, ma è eticamente inaccettabile che un Stato privi un individuo della vita per motivi economici. La pena capitale nel sottolineare la gravità dell’omicidio contribuisce a stimolare l’avversione della comunità per questo crimine, ma abolendo tale pena e proclamando il rispetto dello Stato per la vita umana, si tende a imprimere lo stesso rispetto nei cittadini. In una società che fa ricorso a procedure giudiziarie moderne e scrupolose il rischio di errore è minimo, ma molte persone innocenti sono già state condannate a morte e uccise. Il rischio non potrà mai essere eliminato. L’esistenza della pena di morte rende i processi per omicidio particolarmente lunghi e spettacolari, la pressione dell’opinione pubblica può rendere difficile l’esame obiettivo dei fatti. Nei Paesi in cui la pena di morte è stata abolita, il carcere non è risultato meno efficace, le statistiche dicono che il rischio che un omicida una volta liberato uccida di nuovo è bassissimo, mentre negli altri sistemi giudiziari che usano ancora la pena definitiva il rischio sembra essere altissimo. Secondo i dati presentati da Amnesty International nel 2014 i Paesi totalmente abolizionisti della pena capitale sono attualmente 140, 7 sono gli Stati abolizionisti per reati comuni, 35 sono i Paesi abolizionisti di facto (pena ancora in vigore, ma nessun esecuzione da 10 anni), mentre 58 sono le Nazioni che mantengono ancora la pena capitale e fanno esecuzioni pubbliche davanti a migliaia di persone e con casi di esecuzione di minori o addirittura di persone affette da malattie psichiche o mentali. Jetmir Ameti 24 E Simposio Moderno Avete presente tutti quegli autori classici, quei poeti, quei filosofi che incontriamo nel nostro percorso scolastico? Molti di voi penseranno: che domande, ovvio... li studiamo... li sopportiamo... li accettiamo... in poche parole abbiamo un’idea fin troppo precisa di loro! Bene, per venire in vostro aiuto e cercare di alleggerire i vostri studi, vi propongo un’ipotetica breve conversazione che ho immaginato potesse avvenire in tempi a noi vicini tra gli intellettuali più illustri appartenuti a epoche totalmente diverse tra loro, che mi sono permessa di far rivivere tramite i loro più celebri aforismi (riportati in corsivo). O. Wilde: “Ah... Gli affari miei mi annoiano sempre mortalmente. Preferisco quelli degli altri...” M. Twain: “Sei sempre il solito... Critichi la stessa società che ti diverte con i suoi aneddoti. Personalmente non ho nulla da raccontare... Ognuno di noi è una luna: ha un lato che non mostra mai a nessuno. Oscar, forse ogni tanto dovresti sforzarti di raccontarci tu qualcosa...” O. Wilde: “Non saprei... un giorno forse potrei lasciarmi convincere, ma non vorrei mai annoiarvi o lasciare un’immagine di me che non mi appartiene. A volte è meglio tacere e sembrare stupidi, che aprir bocca e togliere ogni dubbio” B. Gracian: “Invece di discutere perchè non date un po’ un’occhiata ai giornali di oggi? Mi sembra impossibile che questo atleta fin’ora sconosciuto abbia potuto vincere una gara così prestigiosa! Ci deve essere sicuramente qualcosa sotto... e vincere turpemente non è vincere!” Twain: “Non ti agitare troppo... sai che il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... e pubblica il falso. Vedrai che tra un paio di giorni al massimo si scoprirà che ha corrotto la giuria o che non ha vinto solo grazie alle sue abilità fisiche... Capisci che intendo no?” Goethe: “Dove c’è molta luce l’ombra è più nera.” O. Wilde: “Su questo devo darti ragione! I giornalisti sono proprio una brutta specie! Si scusano sempre con noi in privato per quello che hanno scritto contro di noi in pubblico... Sono rozzi e ipocriti!” W. Shakespeare: “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio e non si può certo dire che loro appartengano a questa categoria.” Luigi XIV: “Suvvia! Sapete anche voi che è difficilissimo parlare senza dire qualcosa di troppo.” Goethe: “Infatti, la gente che non scrive ha un vantaggio: non si compromette. Perchè dopo aver finito di sollevare accuse non gli riconoscete qualche merito? Certo hanno i loro i difetti, come noi abbiamo i nostri... Chi non ne ha?” L. Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti...” O. Wilde: “Fu un giorno fatale quello nel quale il pubblico scoprì che la penna è più potente del ciottolo, e può diventare più dannosa di una sassata. Ecco credo che loro non siano ancora arrivati a questo giorno.” W. Shakespeare: “Avete pienamente ragione! Basta una stilla di male per gettare un’ombra infamante su qualunque virtù. Loro non l’hanno ancora capito o meglio, la maggior parte di loro lo sa benissimo ma se ne infischia altamente! Possono creare e distuggere una persona a 25 loro piacimento alterando i fatti accaduti e questo anche grazie a tutte quelle persone che comprano i loro giornali (da quattro soldi) e alla moda che ne segue! Ho sempre sostenuto che gli uomini di poche parole sono i migliori.” A. France: “L’opinione pubblica per molte persone è solo una scusa per non averne una propria.” G. Leopardi: “Ben detto! Le persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono, come in questo caso.” E Plutarco: “Non ho bisogno di un amico che cambia quando cambio e che annuisce quando annuisco; la mia ombra lo fa molto meglio. Eccovi tutti qua! Gli amici più schietti e folli che si possano avere!” F. Bacon: “Vero! La peggior solitudine è essere privi di un’amicizia sincera... Finalmente ci degni della tua presenza, quasi non ci speravamo più... Scherzo ovviamente, prendi posto!” Plutarco: “Spero di non aver interotto nessun discorso particolarmente interessante.” C. Dossi: “No, anzi io speravo di parlare presto d’altro. Il tema dell’amicizia, che involontariamente hai introdotto entrando, trovo sia molto più interessante e degno di essere discusso rispetto all’attualità che già ha occupato gran parte della nostra conversazione. Anche io sono dell’idea che ci siano amici bravi e amici falsi, ma soprattutto amici bravi ad essere falsi: il falso amico è come l’ombra che ci segue fin che dura il sole.” N. Macchiavelli: “Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei.” Epicuro: “L’uomo non vivrebbe senza amici, non avrebbe senso la sua esistenza. Mai un uomo è vissuto del tutto isolato, andando contro la sua stessa natura. Tutti infatti necessitano di una persona fidata, con cui confidarsi, condividere gioie e dolori, sentirsi liberi di essere se stessi senza essere giudicati: non abbiamo tanto bisogno dell’aiuto degli amici, quanto della certezza del loro aiuto.” B. Gracian: “Io stesso non avrei fatto un discorso migliore! L’amico è la persona fondamentale nella vita di ciascuno di noi, ci accompagna e ci sostiene lungo qualsiasi strada decidiamo di intraprendere, proprio perchè l’amico certo si conosce nell’incerto.” A. Schopenhauer: “Tutti voi avete ragione ma mi preme sottolineare che questa necessità d’amicizia dell’essere umano non deve controllarci e spingerci ad accettare chiunque si avvicini a noi, poichè sappiamo benissimo: chi è amico di tutti non è amico di nessuno.” Anche se le materie umanistiche possono sembrare a molti superflue e inutili, ricordate che insegnano sempre qualcosa, che il più delle volte non ha nulla a che vedere con la nostra quotidianità, con ciò che materialmente “serve”. Proprio questo loro aspetto dovrebbe farcele amare, perchè noi non siamo solo corpo, lavoro, studio... Nutrite l’anima perché la fame la trasforma in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata ~ B. K. S. Iyengar Vanessa Borgobello 26 R Global warming: il destino del mondo non è ancora stato scritto La terra ha la febbre. Nel corso degli ultimi due secoli, le attività degli uomini hanno modificato i perfetti ritmi della natura. Basti pensare all’equilibrio che c’era tra noi umani e l’ambiente che ci circonda, ciò che per noi è uno scarto, la CO2, per quest’ultimo è un elemento indispensabile per la propria sopravvivenza e crescita. Purtroppo nell’ultimo secolo si è registrato un grande aumento di sostanze “nocive” chiamate “gas serra”. Questo fenomeno è principalmente causato dalle nostre attività che ricavano energia tramite la combustione di carbone, legno e gas. La richiesta di elettricità è continuamente in crescita e, per fronteggiarla, l’industria energetica fa affidamento su processi non alternativi che contribuiscono ad incrementare l’inquinamento. Inoltre, con il fenomeno della deforestazione, l’ambiente non è più in grado di smaltire la stesa CO2 che assorbiva agli inizi dello scorso secolo. Dall’invenzione della macchina a vapore, la concentrazione di gas è aumentata di circa il 40%, causando l’innalzamento delle temperature medie di oltre 1° centigrado. Il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato. Tutti questi gas in eccesso (CO2, metano, azoto) non si disperdono omogeneamente nell’atmosfera ma si concentrano e agiscono da filtro, limitando l’uscita delle radiazioni solari e trattenendo sulla terra troppo calore. Un eccesso di radiazioni comporta l’aumento della temperatura con il relativo innalzamento del livello dei mari per effetto dello scioglimento delle calotte polari e dell’espansione del volume dell’acqua. Come conseguenza essa inizierà a sommergere le coste e le città sul mare come, ad esempio, Venezia. Inoltre l’acqua si riscalderà rendendo così i nostri mari adatti a specie di pesci tropicali che danneggiano gravemente l’ecosistema. Inoltre l’acqua sarà prevalentemente salata, quindi inutilizzabile. Se però analizziamo queste attuali e future problematiche da un punto di vista scientifico, ci rendiamo conto che esistono progetti concreti per minimizzare, se non si riescono ad evitare, le conseguenze di questi scenari disastrosi. Ad esempio, molti Stati sono pronti a finanziare la costruzione di una gigantesca diga di contenimento posta sullo Stretto di Gibilterra capace di regolare il livello del Mediterraneo, in modo da salvaguardare il profilo costiero e l’ecosistema. Inoltre sono già attivi centri di depurazione per il rifornimento di acqua dolce. Ma questi sono rimedi-tampone, non possono costituire l’unica risposta. 27 R Il surriscaldamento globale causa, infatti, altri effetti gravissimi, oltre a quelli analizzati. Le stazioni metereologiche stanno registrando cambiamenti climatici non tipici delle zone in cui si verificano e, soprattutto, non totalmente prevedibili. Tra qualche decina d’anni dovremo imparare a convivere con eventi estremi come uragani, i tornado e altre tempeste. Le alluvioni diverranno più frequenti, alternate a periodi di siccità e temperature elevate. Alcune zone temperate andranno incontro alla desertificazione, con conseguente estinzione di specie animali e vegetali. Insomma, se non troveremo a breve delle soluzioni efficaci, questo sarà lo scenario del mondo tra alcuni decenni. Evitare la catastrofe ambientale è l’obiettivo di Cop21, la XXI Conferenza mondiale sul Cambiamento Climatico Onu, svoltasi a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, attraverso il contenimento del riscaldamento globale del Pianeta entro la soglia di 2 gradi centigradi prima della fine del secolo. I 195 Paesi presenti hanno sottoscritto un Protocollo al fine di attuare da subito azioni concrete per diminuire drasticamente le emissioni di anidride carbonica. Si tratta soprattutto di sfruttare le fonti di energia rinnovabili (ad esempio quella fotovoltaica, eolica, mareomotrice e solare). Purtroppo queste istallazioni costano e le spese necessarie non sono sostenibili da tutti; perciò molti stati più poveri preferiscono utilizzare ancora combustibili fossili e gas, accusando i paesi più ricchi di egoismo poiché vogliono far pagare a loro le spese di un inquinamento che non hanno provocato in passato, ma di cui ora sono in gran parte responsabili. Altre soluzioni sono, ad esempio togliere gli incentivi alle fonti fossili, anzi, tassarle; supportare il risparmio energetico; promuovere i trasporti su ferrovia e su acqua; creare piste ciclabili, ecc. Personalmente credo che ritornare agli equilibri originali sia ormai impossibile, tuttavia penso che se ogni paese contribuisse al meglio, potremmo almeno salvaguardare ciò che ci resta. Viviamo in un mondo in cui l’energia è tutto. Basti pensare a quando c’è un temporale e per qualche ora non abbiamo più la corrente elettrica: ci sentiamo perduti, ci sembra quasi di vivere in un altro mondo. Quindi, o torniamo a vivere senza corrente, o dobbiamo impegnarci a diventare sempre più “green”, evitando gli sprechi, utilizzando l’auto il meno possibile, ecc. Forse non sarà molto, ma siamo sette miliardi, quindi se tutti saremo più consapevoli verso l’ambiente il risultato sarà enorme. Riccardo Pizzolitto 28 E Odio e indifferenza “Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza. L’odio è spesso una variante impazzita dell’amore. L’indifferenza invece riduce a nulla l’altro, non lo vedi neppure, non esiste più. E nessuno ha il diritto di ridurre a nulla un uomo. L’indifferenza avvelena la terra, ruba vita agli altri, uccide e lascia morire; è la linfa segreta del male.” (E. Ronchi). L’odio è sempre stato classificato come il sentimento peggiore, il contrario dell’amore (che, invece, viene visto fin dall’antichità come quello più nobile). Ma siamo sicuri che sia corretto considerarlo così? Partiamo dalla definizione: è un sentimento umano che si esprime in una forte avversione o una profonda antipatia. Sicuramente è un sentimento molto profondo, che ci può portare a una grande fatica psicologica. Ma a chi fa male veramente odiare? A chi assume questo comportamento o alla persona a cui è rivolto? Per esprimere il concetto userò i termini “odiante” e “odiato”, in analogia con i termini “amante” e “amato”(i primi svolgono l’azione, i secondi la subiscono). “L’odio non sempre nuoce a chi è odiato; sempre a chi odia.” (A. Graf). Se ci pensiamo bene, ricevere odio non ha una grande utilità. Se una persona prova ciò nei miei confronti, è molto probabile che a me non porti alcun danno o dispiacere, mentre “l’odiante” mette tutto se stesso per esprimere il suo sentimento all’altro. Chi dà si impegna, nel bene e nel male. Se uno ama, lo fa con tutto il cuore e l’emozione lo cattura e lo coinvolge totalmente, se uno odia, è improbabile che lo faccia in modo superficiale, perché in quel caso chiamerebbe questa “forza” antipatia. L’odio è più grande. L’odio è potente. L’odio travolge tutto e stravolge la visione delle cose. Fa vedere tutto nero. Un nero profondo, nel quale neanche uno spiraglio di luce è autorizzato a entrare. Già: non è autorizzato, non è che non ci riesce. Chi odia lo fa con passione, e non permette a niente e a nessuno di stravolgere questo modo di guardare il mondo. Non tutti possono odiare, bisogna impegnarsi. “L’odio mira in alto.” (Tito Livio). Forse è un po’ più nobile di quanto si possa pensare. Amare è permesso a tutti, odiare è un privilegio di pochi. Per parlare bene dell’argomento, è necessario conoscerne le due tipologie di odio che lo psicologo tedesco Fromm individuò nel secolo scorso: quello reattivo e quello determinato dal carattere. Partiamo dal primo, definito come il risultato di una profonda ferita o di una situazione dolorosa e immutabile di fronte alla quale ci si sente impotenti. Alla radice c’è dunque una brutta esperienza che ha avuto il potere di tirare fuori da una persona una sua parte buia. Come un colpo di fulmine, si è totalmente catturati e rapiti. Odiare qualcuno 29 E ci fa stare male in questo caso, perché ci fa venire in mente qualcosa di triste di cui non vorremmo mai parlare; e invece portiamo odio, un sentimento fortissimo che, a questo punto, non è poi così contrario all’amore. Pensiamo alla situazione o alla persona che ci ha fatto così male, e invece di mostrare indifferenza, tiriamo fuori un odio che fa male solo a noi, che ci fa sentire ancora peggio, dato che all’odiato ciò non porta né gioie né dolori. Alla fine, stiamo solo dando importanza al soggetto di tanto odio, che, di conseguenza, ci piacerà sempre di meno. Facciamo un esempio: una persona ci ha trattati particolarmente male, e noi la odiamo. Quando rivediamo questa persona, magari a distanza di tempo, ci ricorderemo dalle sue cattiverie, e subito dopo sentiremo l’amarezza dell’odio che provavamo al tempo. E ancora una volta stiamo male solo noi. L’altra tipologia di odio è determinato dal carattere. La differenza principale rispetto all’odio reattivo risiede nella predisposizione di una persona ad odiare, ad essere ostile. Lo psicologo aggiunge in questo caso una specificazione: la persona mostrerebbe un particolare tipo di soddisfacimento nell’odio, particolarità che non è presente invece nell’odio reattivo. A questo tipo di persone piace odiare. La loro “forza” è diversa. A loro risulta più facile odiare, essendo predisposti a ciò, e aspettano solo un’occasione. Ora mi soffermo su una frase scritta poche righe fa, in cui dicevo che spesso proviamo odio invece che indifferenza. É perciò importante fare una distinzione tra le due cose. L’odio è un sentimento, che non va a sua volta confuso con l’ira e con la rabbia, che sono emozioni. Le emozioni vengono intese come risposte a situazioni interne o esterne, i sentimenti si riferiscono all’interiorità più profonda di una persona, e possono invadere la mente, cambiare le persone. Esiste poi l’indifferenza, che svuota l’uomo dalla sua caratteristica vitale: la capacità di provare sentimenti e di relazionarsi col mondo circostante. Questa, a contrario dell’odio, fa male a chi la riceve. Sentirsi ignorato è anche peggio di avere la consapevolezza di essere il soggetto dell’odio altrui. “Mi odino pure, purché mi temano.” (Cicerone). In fin dei conti l’odio è una forma per avere le attenzioni altrui, un modo per avere una certa importanza e, anche se magari non è tanto gradevole, si può accettare se porta a qualcosa che viene considerato superiore, come, nella citazione, al rispetto dovuto alla paura. L’indifferenza invece fa male, e in questo caso sconvolge poco il mondo e la mente (che poi sono la stessa cosa) di colui che la prova, mentre può essere frustante per il soggetto che viene ignorato. “A volte l’indifferenza e la freddezza fanno più male che l’avversione dichiarata.” (J.K. Rowling). Chi prova indifferenza è una persona malvagia, a contrario di chi prova odio. L’indifferenza è cattiva. “Il vero nemico non è la morte, vogliamo combattere le malattie? Combattiamo la più terribile di tutte: l’indifferenza.” (P. Adams). “L’indifferenza è l’ottavo vizio capitale.” (A. Gallo). Le citazioni sull’indifferenza sono molto più forti di quelle sull’odio. Forse l’odio 30 E non è poi così cattivo come sentimento. Forse è solamente triste. Come mai ho parlato proprio di questo argomento? Non è facile rispondere. Ho voluto parlare di un problema di attualità, ma non da un punto di vista politico, economico o ecologico. Ho pensato che ciò che ci è più vicino forse siamo solo noi stessi, con i nostri pensieri, idee e sentimenti. I comportamenti dell’uomo non sono mai scontati o insensati, c’è sempre un motivo; una causa primordiale. Da dove nasce l’odio? Sembra che l’odio inizialmente sia un sentimento rivolto nei confronti di se stessi nel momento in cui ci si sente “sbagliati” o inadatti agli occhi delle persone con cui dobbiamo vivere, come se non ci si sentisse opportuni alla società. Anche se si odia una persona, la si odia perché rappresenta proprio ciò che non ci piace del mondo circostante. Da questo profondo malessere interiore nascono l’invidia, l’egoismo e in fine l’odio, che può riguardare la famiglia, gli amici o la società in assoluto. L’odio si può vedere come una manifestazione di questa paura di non essere all’altezza, di non essere ciò che altri vorrebbero che noi fossimo. Sentirsi inadeguati è un peso sul cuore, e può dunque manifestare la sua frustrazione nell’odio, altrettanto desolante come sentimento. Penso perciò che l’odio, l’indifferenza e la tristezza siano temi che ci riguardano da molto vicino, che appartengono alla nostra società e con i quali siamo costretti a convivere. Il tema è molto attuale, e ritengo che ogni tanto sia opportuno fermarci e lasciare un attimo da parte ciò che succede fuori e soffermarci su ciò che avviene nelle menti e nei cuori degli altri e di noi stessi. Senza odio staremmo senza dubbio tutti meglio. Ma è un’utopia. La società ha da sempre imposto e sempre imporrà dei canoni e dei prototipi da seguire a tutti i costi. Chi non sta al passo, è sbagliato e inferiore. Lo impone la società, quella in cui viviamo e dalla quale dobbiamo cercare di “sopravvivere”. Bisogna però ricordare che la società siamo noi, decidiamo noi e noi soltanto. Noi creiamo malessere, noi odiamo e riceviamo odio. E’ un cerchio infinito. E’ assillante. Imponiamo l’odio e non ci piace provarlo. Che società assurda la nostra. Siamo proprio portati a fare cose sbagliate. Federica Cesarano 31 Le frasi celebri della 4^ B Sablich: “A cosa poteva servire il vapore nel erano tutti contadini” 1700?” Cicalese: “Che cos’ il legame covalente dativo?” Classe: “Le macchine.” Giorgino: “Dipende dalla declinazione” Sablich: “Certo, sono state inventate prima le macchine e il treno è arrivato nel 1800!” Parlando di trappole usate in campo militare. Maran: “Era in ritardo.” Sablich: “... era una trappola così semplice e stupida da...” Sablich alla classe: “Non possiamo tenere i neuroni Pedronetto: “Da fare il maggior numero di morti” in condominio!” Sablich: “Non proprio il maggiore” Giorgino: “Basta che paghino l’affitto.” Pedronetto: “Allora il minore” Sablich: “No...” Sablich: “I puritani come misuravano il favore di Pedronetto: “Allora maggiore uguale!” Dio?” Sablich: “Nemmeno!” Pedronetto: “Con il termometro.” Giorgino: “Devi prima studiare il segno zio!” Giorgino è alla lavagna. Cicalese: “Scrivi la nomenclatura IUPA di NaH” Giorgino: “Sodruro” F Sablich: “... e si accomulano” Tola: “Un accomulo o un accumulo?” Tola: “Ma poi, con l’apostrofo?” Sablich: “Si può dire LA accumulo, secondo te?” Sablich: “Trovate un termine per indicare “Presidente defunto” riferito a Nelson Mandela” Sablich: “ Alcune estati fa, ho letto tutto Verga.” Cerbone: “Trapast president” Tola: “Ma la voglia di leggere Verga l’ha trovata?” Sablich: “Che cosa significa former?” Sablich: “Cosa significa unendingly?” Classe: “Riformatore, candidato...” Gigante: “Io ho sentito solo ding ding dong” Pedronetto: “Hanno sbagliato sul libro: è farmer, Le frasi celebri della 3^ B Lucilli: “Dovete sapere che nella vita a volte vi sbattete tanto per non concludere niente, come nel caso di questa equazione: ci mettere tanto tempo a farla e alla fine non ci sono soluzioni.” famiglia all’anno?” Edo: “Boh, non so... Un milione?” Lucilli: “Accendiamo la luce che c’è un clima da fumeria di oppio.” Floriana: “Chi è l’esponente della Teoria Geocentrica?” Mario: “Il Papa.” Bidella: “Salve Prof, il professor Romanelli chiede la chiave per l’aula di fisica.” Tessarin: “Non so chi sia” Musu: “Willing is different form generous.” Benjamin: “I usually confond the meaning.” Musu: “Tell me something about Marquez.” Benjamin: “Marquez is a motorcicle.” Benjamin: “Quante mucche mangia una Musu: “Tu non devi andare a ripetizioni, devi andare in manicomio.” Meneghel: “ Pugna in che caso è?” Mario: “Neutro.” Floriana: “Quando dico Socrate è anziano, che cos’è Socrate?” Mario: “Anziano.” Tessarin: “K2 può essere zero, allora?” Benamin: “No” Tessarin: “Allora K dove vale zero?” Benjamin: “K2?” 32 A Problemi “in rete” Vengono definiti “cyberbullismo” gli atti di bullismo e molestia che vengono compiuti attraverso i nuovi mezzi di comunicazione: chat, cellulare, forum, email, social network. Essere vittime di questo tipo di violenza significa rimanere intrappolati in situazioni che possono fare molta paura e dalle quali spesso non si sa come uscire: non è per niente piacevole, oltre ad essere molto pericoloso, per questo bisogna prestare molta attenzione quando “cybercomunichiamo”. Esistono varie modalità con cui i ragazzi, al giorno d’oggi, realizzano atti di bullismo, ad esempio: diffondere pettegolezzi attraverso qualsiasi mezzo elettronico; condividere foto o video che ritraggono la vittima in una situazione imbarazzante; creare, sui social media, profili falsi, o, addirittura, rubarli; minacciare fisicamente la vittima o insultarla. Purtroppo recenti casi di cronaca hanno evidenziato una crescente diffusione dei casi di cyberbullismo tra i giovani. Spesso i ragazzi vengono presi di mira per motivi futili quali l’aspetto fisico, l’orientamento sessuale, le relazioni sentimentali, il modo di vestirsi. Le conseguenze di questi atti sono gravissime: isolamento, rifiuto della scuola, depressione e perfino suicidio. L’incremento dei social media, poi, non è d’aiuto. Infatti molte vittime sono state prese di mira nei social più conosciuti come facebook, ask.fn, twitter. Un comportamento molto “in voga” oggi su facebook è la creazione di profili falsi per prendere in giro la gente. Ne è la prova il programma televisivo “Catfish-false identità”, trasmesso da MTV, nel quale alcune persone raccontano la loro storia. Nella maggior parte dei casi le vittime si innamorano della persona conosciuta sullo schermo che, nella realtà, si rivela essere completamente diversa. I ragazzi che creano profili falsi spesso si rendono conto di ciò che hanno fatto e se ne pentono, mentre in altri casi lo scopo era proprio quello di prendere in giro e di illudere la gente. Come già detto prima, facebook, oltre ad essere un social network molto diffuso tra i ragazzi per tenersi in contatto con gli amici e per fare, a loro volta, nuove amicizie, può essere anche un sito pericoloso. Ne è l’esempio il caso di una ragazzina di 13 anni che, qualche tempo fa, uscita da scuola, ha fatto accesso al proprio profilo facebook e ha trovato un gruppo creato dai suoi compagni di classe del quale facevano parte tutti i suoi coetanei che la odiavano. Ogni giorno, in quel gruppo, venivano scritti insulti sempre più pesanti facendo stare male la bambina al punto che ha cominciato a rifiutarsi di andare a scuola. Dopo questo caso è stata effettuata una ricerca tra tremila studenti delle scuole medie e superiori; è stato riscontrato che ben il 30% dei ragazzi intervistati hanno subito almeno una volta un’aggressione online e per una cinquantina di loro ciò avviene anche più frequentemente. Un caso ancora più grave di cyberullismo è la tristissima e famosa storia di Amanda Todd. Al secondo anno di scuola media Amanda fece una webcam con degli amici per conoscere gente nuova. Durante una conversazione, un estraneo l’avrebbe convinta a fotografarsi il seno nudo per poi ricattarla, minacciando di mostrare la 33 A foto ai suoi amici se non si fosse mostrata a seno nudo in un video. La polizia informò la famiglia che le foto della ragazza giravano online. Amanda restò traumatizzata manifestando stati d’ansia, depressione e forti attacchi di panico. La ragazza iniziò anche a fare uso di droghe e alcol. La famiglia cercò invano di aiutarla trasferendosi in altre città. Dopo un anno il ricattatore si rifece vivo creando un profilo di Amanda la cui foto la ritraeva in topless. Ancora una volta la ragazza fu costretta a trasferirsi. Sperando in un futuro migliore, Amanda si riavvicinò ad un vecchio amico che la convinse ad avere rapporti sessuali. Una settimana dopo, davanti a scuola, Amanda fu picchiata ripetutamente dalla fidanzata di questo presunto amico e da altri ragazzi. Dopo questo spiacevole episodio, Amanda fu trovata in fin di vita in un fosso da suo padre. Tentò il suicidio una prima volta ingerendo candeggina, ma per fortuna si salvò grazie all’intervento dei soccorsi. Al ritorno a casa, Amanda lesse commenti offensivi sul tentato suicidio. Il suo stato mentale peggiorò, facendola diventare autolesionista. A causa dell’ansia la ragazza assumeva antidepressivi che la portarono all’overdose. Prima di suicidarsi, la ragazza postò un video su youtube dove raccontava la sua storia. Amanda morì il 10 ottobre 2012, ingerendo per la seconda volta della candeggina. Ancora oggi il suo video è presente su youtube ed è famosissimo in tutto il mondo. Non solo facebook, tuttavia, è l’ambiente ideale per il cyberbullismo. Più recente è il social ask.fn , un sito basato sul meccanismo di domande e risposte, con più di 60 milioni di utenti. Già in passato il social è stato messo sotto accusa per il fatto di essere “ostaggio” del bullismo in rete. Ne è un esempio il caso di Aurora, una ragazzina di 14 anni che, dopo aver ricevuto insulti anonimi sul sito, si è suicidata lanciandosi dal sesto piano del suo palazzo. Commenti offensivi come “Sei bruttissima. Ma quanti anni hai? 10?” si leggevano sul suo profilo ask. La ragazza non si era mai sentita bella, ma quei commenti crudeli e gratuiti avevano affossato ancora di più la sua autostima, inducendola al suicidio. Nessun messaggio spiegava il gesto dell’adolescente; solo uno stato su facebook risalente a due giorni prima della morte, che diceva: “quella voglia di andare via e di non tornare più”. Dopo le accuse ricevute, i creatori del social lo hanno ottimizzato segnalando qualsiasi domanda o risposta che contenga insulti e bestemmie che vengono poi eliminati. Anche twitter è stato migliorato. Dopo aver ricevuto segnalazioni di minacce e molestie, e dopo la stretta sui contenuti a luci rosse, la piattaforma introduce un filtro per i post che arrivano da profili sospetti e che contengano minacce, spam, insulti, offese oppure un linguaggio particolare. Questi tweet vengono eliminati dalle notifiche. Per non rischiare di rimanere intrappolati in un episodio di cyberbullismo, non è necessario smettere di usare internet e il cellulare; si deve stare semplicemente stare molto attenti ed è bene conoscere ciò che si può o non si può fare quando si utilizzano le nuove tecnologie per comunicare. A questo scopo sono utilissime le conferenze a scuola con le forze dell’ordine che si occupano di questi illeciti, come è successo varie volte nel nostro istituto. Sara Milosev 34 F le frasi celebri della 2^A Mattia Muraro al McDonald’s di Dublino. Mattia: “Sorry, can I have a big cock please?” Commessa, ridendo: “What?” Mattia: “A big cock!” Commessa: “Would you like a big coke?” Mattia: “Yes, yes” Turchet viene chiamato dalla Sablich per correggere un esercizio, lui fa finta di niente. Sablich: “Turchet hai fatto i compiti?” Turchet: “Sì prof!” La Sablich si avvicina: “Vediamo” Turchet: “Certo prof che li ho fatti, solo che ho utilizzato una nuova penna che scrive invisibile” Verifica di storia su Cesare Domanda: traduci la frase di Cesare “Alea iacta est” Santorso: “Alesia è stata distrutta” le frasi celebri della 4^AL Qualcuno:«Cosa significa cast?» Sablich:«Cos’è il cast di un film?» Classe:«L’insieme di attori che partecipato a quel film» Prof:«E cosa significa miscast?» Caterina:«La più bella del cast» hanno Sablich (rivolta alla classe):«Che ceppi ci sono in questa lingua?» Classe:«Latino...» Sablich:«Si, poi?» Classe:«...» Sablich:«I Normanni... cosa portano i Normanni?» Romano:«Il pesce» Interrogazione di inglese Sablich:«So, read the prologue but first tell me something» Romano:«Something» Elisa:«Prof gliel’ha servita su un piatto d’argento» Sablich:«Ma io non so!» Ora di spagnolo, lettura di un testo. La classe incontra il verbo colgar. 35 Fraulin:«Questo verbo ha più significati: può voler dire “riattaccare al telefono” oppure “impiccarsi”; per questo in Spagna non vendono il dentifricio Colgate, perchè è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo impiccarsi» Ora di spagnolo, si analizzano alcune frasi della canzone rivoluzionaria “La cucaracha”. Fraulin:«Provate a cercare su Internet la canzone così sentiamo come si canta...» Enrico trova il brano su Youtube, non sapendo, però, che si trattava di una parodia: “La cucaracha, la cucaracha, ya no puede caminar. Porque no tiene, porque le falta... marijuana que fumar” Ora di fisica. Tessarin spiega l’argomento mediante un esempio. Tessarin:«Immaginate di colpire il corpo con una mazza da bowling...» Classe:«Con cosa?» Tessarin:«Ehm... volevo dire una mazza da baseball. Per favore non segnatemi sul libretto» (forse intendeva il giornalino) “Gli Albatroz” presentano Woyzeck Liberamente tratto da WOYZECK di Georg Büchner Gli Albatroz R “Il Poeta assomiglia al principe dei nembi Che abita la tempesta e ride dell’arciere “ (Charles Baudelaire) Gli albatri sono volatili di mare tra i più grandi della terra e l’albatro urlatore ( diomedea axulans) è l’ uccello vivente con l’apertura alare più grande del mondo. Il nostro volo ci ha portati a scoprire un testo molto diverso dall’Ubu re dello scorso anno, con atmosfere meno grottesche e decisamente più intime, vibranti ed “umane”. La difficile ma appassionante ricerca di una naturalezza e semplicità sulla scena sono state alcune delle linee guida del nostro lavoro,accanto ad alcuni sprazzi di leggerezza che animano a tratti un testo di una certa intensità. Un viaggio dentro l’animo umano, ricco di tenerezze, contraddizioni, inquietudini e grandezza. Questo il viaggio che abbiamo provato a percorrere, nel tentativo di dare luce all’intensità di un giovane talentuoso e tormentato, come fu Georg Bűchner(1813-1837) Il gruppo teatrale “Gli Albatroz” Trama dell’ ISTITUTO di ISTRUZIONE SECONDARIA di LATISANA e LIGNANO presentano WOYZECK dall’omonima opera di Georg Büchner regia di Susanna Paravano I personaggi Celeghin Giulia Cominotto Giovanni Crivello Gloria Doremi Teresa D’Orlando Federica Foschia Laura Lyulchak Kseniya Matellotto Sara Mores GianMarco Moro Tommaso Russo Margherita Tecchio Giulia Traina Valentina Zamburlini Marco Andrès; Ragazza Tamburmaggiore Voci; Ragazza Voci; Ragazza Imbonitore Marie Imbonitore Voci; Ragazza; Nonna Dottore; Sottufficiale Capitano Marie Imbonitore Professore; Ragazza Woyzeck Accompagnamento musicale Lyulchak Kseniya mercoledì 25 MAGGIO ore 20,45 Teatro Odeon - Latisana Il dramma presenta scene tratte dalla vita del soldato semplice Franz Woyzeck, che cerca in tutti i modi di sostenere la sua compagna Marie (non sono sposati) ed il loro figlio. Per guadagnare qualche soldo in più diventa cavia di un dottore per alcuni esperimenti. Marie però si lascia lusingare e lo tradisce con un ufficiale. Il crescente sospetto di Woyzeck viene attizzato dalla conversazioni con la gente, finché non sorprende Marie ed il rivale ad un ballo presso una taverna. La sua follia lo porta ad attaccare l’ufficiale, ma infine una voce nelle sue allucinazioni gli dice di uccidere la donna. Il dramma è incompiuto, quindi non sappiamo come Buchner avrebbe concluso la vicenda, noi ne abbiamo dato una personale visione,cercando di rispettare la sensibilità dell’autore. 36 E Noi non siamo numeri, siamo molto di più Arrivata ormai al quinto anno del Liceo Scientifico credo sia giusto e necessario, come si suol dire, tirare le somme. Questo si può fare su diversi fronti, ponendosi quindi domande differenti, come, ad esempio, cosa realmente conosciamo; se abbiamo capito qual è il nostro mondo di appartenenza; se sappiamo quale strada intraprendere dopo il diploma; se siamo stati in grado di creare dei veri rapporti umani con chi è stato con noi nel corso degli anni... e molte altre ancora. Ma ciò su cui vorrei soffermarmi e quindi riflettere assieme a voi, partendo dalla mia esperienza personale, riguarda il modo con cui noi studenti affrontiamo le verifiche, che ovviamente caratterizzano un qualsiasi percorso di studi. In alcuni momenti infatti, se un determinato argomento ci interessa particolarmente, il nostro modo di approcciarci è entusiastico, in altri invece è spensierato come può esserlo al ritorno da un periodo di vacanza, in altri ancora è passivo e rassegnato, come se osservassimo gli incessanti compiti succedersi al pari di piovose giornate autunnali... Al di là però dello spirito con cui le sosteniamo, è importante chiedersi, a mio avviso, per capire chi siamo forse non solo scolasticamente parlando, e cosa realmente ci importi. Mi spiego: noto sempre più una discrepanza tra gli studenti, tanto da pensare che si potrebbero quasi dividere in due grandi “categorie” eterogenee: gli ossessionati dalla valutazione, e la minoranza rimanente che si pone in modo critico e costruttivo davanti ai propri errori. E quindi vi chiedo: a quale delle due pensate di appartenere? A cosa date realmente importanza? Capire i nostri comportamenti, comprendere come pensiamo e perchè, credo sia fondamentale non solo per migliorare in quanto studenti ma ancor più in quanto persone, poichè, come accennavo in precedenza, credo che l’alunno in ognuno di noi, altro non sia che il riflesso di chi siamo realmente, è una parte del tutto e in quanto tale non può non riprenderne determinati aspetti. Perciò coloro che danno importanza esclusivamente ai voti, ai risultati fini a se stessi. saranno forse persone concrete, orgogliose, per nulla intenzionate a deludere le aspettative proprie e altrui, e avranno mille altri pregi e altrettanti difetti come ogni persona del resto, ma lasciatemelo dire, hanno tutto l’aspetto di “semplici contenitori”. Si limitano superficialmente a portare a termine un compito, a ripetere concetti o ragionamenti riempendosi letteralmente di fatti ed informazioni, trovandosi 37 E a volte in difficoltà nel momento di interpretare, di esprimere la loro opinione, di argomentare. Alcuni si concentrano nello specifico in determinate materie d’indirizzo tralasciando addirittura le altre, per loro di scarsa importanza, pensando così di assicurarsi la fama e non certamente la conoscenza. Come non conoscrere, ad esempio, chi ha la media del nove in greco ad un Liceo Classico? Praticamente impossibile! Ed è questo il punto: chi alle superiori non ha ancora capito che a scuola si dovrebbe andare per imparare, per arricchire se stessi, allora non è degno di essere conosciuto (ci tengo a sottolineare che fortunatamente c’è chi merita davvero i voti che ha, e che la mia riflessione esula dal caso singolo). E questo comportamento, o modo di essere, viene alimentato da un sistema scolastico per molti versi sbagliato, caratterizzato da un interminabile programma da seguire, docenti sull’orlo di una crisi di nervi nel cercare di non perdere il timone di questa nave in balia delle onde e infine noi, passeggeri che, con o senza mal di mare, cerchiamo di restare a bordo. Ecco che, in questo scenario, la prima “categoria di studenti” risulta avvantaggiata rispetto a chi invece attribuisce maggior importanza alla qualità dello studio che richiede però più tempo, allo sviluppo di proprie riflessioni, a chi è convinto, ad esempio, che un sette meritato valga molto più di un otto in parte regalato, a n d a n d o ben oltre la valutazione. Ebbene dal mio modesto punto di vista sono quest’ultime le persone che i professori e, più in generale, la Scuola stessa dovrebbero tenere in considerazione, ma ancor prima notare, perchè molte volte anche loro sembrano non voler vedere la realtà che li circonda. La Scuola dovrebbe essere un’istituzione composta da esseri pensanti pronti un domani ad affrontare il mondo con i loro meriti, con le loro capacità acquisite e sviluppate negli anni, con i loro pregi e i loro difetti. Non buttiamo anni della nostra istruzione pensando sempre e solo alle verifiche, alla media, ai voti... Noi non siamo numeri, siamo molto di più. Vanessa Borgobello 38 Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Caporedattrici Vanessa Borgobello Sara De Cecco Alessia Molinaro Redattori esterni Michelle Ba Federica Cesarano Alessia Guarnieri Collaboratori esterni Jetmir Ameti Gaia Cesarin Sara Milosev Elisa Nardi Riccardo Pizzolitto Docenti referenti Rinaldo Fabris, Elga Galasso, Chiara Sablich Si ringraziano in modo particolare: Il personale che si è adoperato per la riproduzione di questo numero; gli studenti che hanno raccolto le frasi celebri. disegno della copertina Anonimo Liceale