RUBRICHE | CRONAC A VITA INTERVISTA SPORTIVA: IL BASEBALL POCHI GIORNI... MILLE EMOZIONI! In questo numero del Seghetti News, per il ritorno della nostra amata rubrica sportiva, abbiamo come ospite Fabio Burato (III B), giocatore di baseball a livello nazionale. M: Come hai iniziato a praticare il baseball e perché? F: Ho iniziato fin da piccolino, quando avevo 4 anni, perché mio papà giocava a baseball a San Martino. M: Spiegaci un po’ di regole di questa disciplina sportiva. F: Di regole ce ne sono tantissime, ma principalmente lo scopo è fare più punti possibili conquistando le basi che sono collocate a formare un diamante; ci sono 2 squadre (formate da 9 persone), di cui una attacca (batte) e l’altra difende (lancia); dopo la battuta il battitore può correre in prima base, finchè i difensori recuperano la palla, e da lì poi proseguire dopo le battute successive. M: Perché questa disciplina ti appassiona? F: Perché mi è stata trasmessa da fin da bambino, praticamente dalla nascita, anche se in Italia è poco praticata, perché questo sport si concentra principalmente all’estero, e soprattutto negli Stati Uniti. L’Italia tra le nazioni europee è una delle più forti assieme a Paesi Bassi e Repubblica Ceca ma nel nostro continente questo sport non è molto diffuso. M: In che squadre hai giocato e dove giochi adesso? F: Adesso gioco nel Parma under 21 e nel Verona, in serie A; prima giocavo nel San Martino che milita in serie C perché si tratta di un progetto giovanile; inoltre poi ho giocato con la nazionale 2 campionati del mondo, under 12 in Giappone e under 15 in Messico. M: Raccontaci della tua esperienza con la nazionale… F: Nella nazionale italiana ci sono diverse categorie, under 12, under 13 e under 15 per le quali ogni anno fanno i provini: ho provato e sono passato e l’anno scorso ho preso parte ad alcuni tornei in preparazione ai prossimi Mondiali; potevo andare a Tirrenia (in Accademia) vicino a Pisa, ma io e i miei genitori abbiamo ritenuto più importante la scuola. M: Credi che il baseball trovi spazio tra gli altri sport? F: In Italia non molto, sta nascendo ma non arriverà mai a livelli del calcio perché viene trasmesso poco in televisione e molte persone non lo conoscono; perciò, mentre negli Stati Uniti gli stadi sono sempre strapieni, ed è considerato uno sport nazionale (come del resto nei paesi sudamericani), qui da noi non c’è molto seguito alle partite. M: Segui altri sport oltre al baseball? F: Un po’ di tutto, ma soprattutto NBA, calcio italiano e football americano. M: In che ruolo giochi? F: Ci sono vari ruoli, a seconda della base; gli esterni stanno nella zona esterna alle basi dove c’è il grande prato verde, gli interni rossa dove ci sono le basi e il lanciatore. Io DA nella UNAzona FOTO... gioco interno un ruolo per cui sono richieste velocità e agilità, oltre che forza per lanciare la pallina; ma tutti i giocatori vanno poi anche a battere e devono essere quindi forti anche da un punto di vista mentale oltre che fisico. M: Quanto costa l’attrezzatura per giocare a baseball? F: Beh, i costi sono piuttosto elevati in quanto un guantone professionale costa sui 350 euro, una mazza 600 euro e le scarpe 100-150 euro. Diversamente da altri sport l’attrezzatura viene fornita dalla società solo nelle categorie giovanili; poi è il singolo giocatore che si procura il materiale che ritiene più adatto alle sue caratteristiche. M: Che differenza c’è tra baseball americano e baseball italiano? F: Le regole sono uguali ma la frequenza di gioco è molto diversa, cioè una squadra americana gioca molte più partite nel corso di una stagione rispetto a una italiana: qui se ne giocano una quarantina mentre in America si va oltre le cento. M: Infine, qual è il tuo sogno? F: Andare in America e giocare da professionista, ma per il momento mi basterebbe arrivare a giocare nella lega più importante d’Italia, cioè l’IBL1 (Italian Baseball League1) che è immediatamente sopra la serie A. Davanti a me ho una pagina bianca che vorrei riempire con tante belle parole, ma il problema è da dove iniziare, perchè sì, sono stati pochi giorni, ma mille emozioni che resteranno ricordi indelebili nel cuore di ognuno di noi, di questa magica 5°A unita più che mai grazie a tante risate, abbracci, sorrisi… e forse qualche birra che ha contribuito;-)! E' il 26 novembre 2013 e finalmente si parte per la tanto attesa e contesa "gita di quinta", verso la fredda ma suggestiva Monaco. La prima tappa è stata al candido castello di Neuschwastein a Fussen, dove ci ha immediatamente accolto un paesaggio innevato mozzafiato che, tra palle di neve, tanti anzi troppi scalini e scivolate durante la discesa, ci ha regalato un perfetto inizio. Il giorno seguente abbiamo conosciuto la nostra guida Michele, personaggio molto particolare ma che ha saputo stupirci. Ci ha accompagnati durante tutta la gita e con grande passione ha saputo catturare l'attenzione di tutti e ci ha fatto scoprire Monaco con occhi davvero interessati. Tappa fondamentale è stata all'Allianz Arena, momento molto atteso dai ragazzi e sicuramente emozionante per tutti, con un tour di circa un'ora attraverso spalti, spogliatoi e sale congresso. Malgrado il terribile freddo finita la visita rimarrà sempre un bel ricordo il riflesso di quell'intenso tramonto sull'enorme struttura bianca dello stadio. Ma forse la cosa più particolare e suggestiva di Monaco è stato il "mercatino alternativo" (che tanto "ino" non era). Luci, colori, musica e divertimento: ecco le prime parole che mi vengono in mente se penso a quella sera. Una distesa enorme di tendoni illuminati nei modi e nei colori più folli che ospitavano centinai di banchetti,spettacoli, bar e chissà quali altri follie racchiudeva quel posto che sembrava il paese delle meraviglie tanto che per un'ora ci siamo sentiti tutti un po’ Alice. Per finire in bellezza la giornata ci aspettava una cena tipica in birreria. Il mattino seguente abbiamo visitato l'enorme Deutsche Museum, davvero ricco di cose interessanti, dove abbiamo potuto assistere all'esperimento della gabbia di Faraday dal vivo e avventurarci nella miniera. Poi nel pomeriggio abbiamo potuto girare la città da soli, e tra chi si è perso e ha chiesto informazioni almeno a trenta persone e chi ha fatto shopping, ci siamo tutti divertiti moltissimo e sono sicura che rimarrà un pomeriggio che non scorderemo davvero mai. L'ultima mattina abbiamo visitato il campo di concentramento di Dachau, momento davvero forte, grazie anche a Michele che con le sue appassionanti parole ci ha fatto immedesimare in un gruppo di deportati e ci ha fatto come rivivere la "vita" nel campo di Dachau. È stato un momento davvero toccante per tutti e sicuramente quella visita rimarrà un ricordo vivo in ognuno di noi, come dovrebbe esserlo per tutti PER NON DIMENTICARE. Alla fine dopo un paio d'ore d'attesa per un guasto al nostro piccolo bus siamo partiti con destinazione Verona e malgrado le 6 ore di viaggio non ci siamo annoiati un secondo grazie alla tanta voglia di cantare e di stare insieme perché, si sa, quando ci si diverte il tempo vola. Prima di concludere ringrazio a nome di tutta la classe il prof. Gugole e la prof.ssa Fattori che ci hanno accompagnati in questa esperienza e speriamo possano ricordarla con un sorriso. Ho cercato di riassumere questa gita in qualche riga ma so che nessun racconto sarà mai in grado di descrivere davvero quanto è stato bello. Sarà che dopo 5 anni assieme si è formato un legame speciale tra noi e io personalmente l'ho colto, l'ho proprio sentito. Ho letto meglio occhi di tutti noi ragazzi, noi che siamo la 5°A, quella serenità e quella sicurezza che si prova quando si sta tra Amici e non semplici compagni. Ho udito tra le nostre risa la voglia sincera di stare insieme e di divertirsi. Ho visto nei nostri sorrisi una complicità unica e speciale. Tra un anno chissà dove saremo, cosa faremo, chi saremo. Ma oggi e fino a luglio siamo qui, tra questi banchi verdi e questi amici unici che ci mancheranno un sacco. Monaco è stato un viaggio indimenticabile, ma ora inizia il nostro vero viaggio verso la maturità. Quindi gambe in spalla e mettercela tutta! Marco A. (IV B) Giulia P. 5°A sportivo GIUDIZI | RUBRICHE CRONAC A CIAK, SI GIRA!: Andare oltre i pregiudizi: Freedom Writers Genere: biografico, drammatico; anno: 2007 Trama: L'insegnante di inglese Erin Gruwell, al suo primo incarico, viene assegnata alla Woodrow Wilson High School di Long Beach, California. Entusiasta di poter partecipare all'ambizioso programma di integrazione razziale nelle scuole, si scontra con una dura realtà. Erin si dedica anima e corpo agli studenti, offrendo loro attenzione e rispetto, e adattando il proprio insegnamento, facendo leva sui temi del razzismo e della tolleranza. Li stimola a scrivere diari personali sulle proprie esperienze, che hanno un effetto decisivo nel far riscoprire se stessi a quei ragazzi già provati dalla vita, e colpiscono così a fondo Erin da decidere di farli pubblicare. Si fa presto a dare giudizi… Nessuno mi può giudicare Genere: commedia; anno: 2011 Trama: La trentacinquenne Alice vive in una bella villetta di Roma nord con un marito, un figlio di 9 anni e tre domestici extra-comunitari. La sua vita sembra un sogno dorato ma si rivelerà ben presto un incubo. Suo marito muore in un incidente e il suo avvocato le spiega che è rimasta sul lastrico. A questo punto deve inventarsi qualcosa per salvare la sua vita e quella del figlio e l'unico modo che trova per guadagnare molto denaro in poco tempo è fare il mestiere più antico del mondo. Si informa su internet e si fa dare una mano da una che il "mestiere" lo fa da anni: Eva, una trentenne superficiale e cinica... Pregiudizi a confronto: Quasi amici Genere: commedia; anno: 2012 Trama: ispirato ad una storia vera, racconta l'incontro tra due mondi apparentemente lontani. Dopo un incidente di parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Philippe assume Driss, ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione, come badante personale. Per dirla senza troppi giri di parole, la persona meno adatta per questo incarico. L'improbabile connubio genera altrettanto improbabili incontri tra Vivaldi e gli Earth, Wind and Fire, dizione perfetta e slang di strada, completi eleganti e tute da ginnastica. Due universi opposti entrano in rotta di collisione ma per quanto strano possa sembrare prima dello scontro finale troveranno un punto d'incontro che sfocerà in un’amicizia folle, comica, profonda quanto inaspettata. Una società pronta a giudicare: Pleasantville Genere: fantastico; anno: 1999 Trama: Tobey Maguire e Reese Witherspoon interpretano due tipici adolescenti di una tipica famiglia anni 90. In seguito ad una misteriosa serie di avvenimenti, si trovano intrappolati in una realtà parallela, in una cittadina intrappolata in una sorta di utopia in bianco e nero, stile anni ’50, in cui la palla va sempre nel canestro, il termometro segna sempre 23 gradi e tutto ciò che è anomalo viene malvisto. Ma i due ragazzi portano in dono agli abitanti di Pleasantville qualcosa di veramente inaspettato: la fantasia dell'imprevisto, che dilaga, veloce, inarrestabile, colorata, in tutta la città. Più forte di ogni pregiudizio: Precious Genere: drammatico; anno: 2010 Trama:Ambientato nel 1987, è la storia di Claireece "Precious" Jones, una ragazza di sedici anni cresciuta in un mondo che nessuno mai vorrebbe conoscere. Claireece è incinta per la seconda volta di suo padre e a casa deve confrontarsi con una madre arrabbiata e violenta che abusa di lei sia psicologicamente che fisicamente. Precious frequenta il primo anno di liceo e, nonostante gli ottimi voti in matematica, custodisce un terribile segreto: è semianalfabeta. Precious è una ragazza dalla grandissima tenacia che dietro ad un'espressione impassibile cela uno sguardo curioso, spinta dalla ferma convinzione che esistano altre possibilità per lei. Sofia De Pasqual [Quarta B] UNO SGUARDO OLTRE IL SEGHETTI Una volta terminato il liceo, anch’io, come tutti i miei compagni di classe sono arrivata al momento di dover prendere una grossa decisione: che fare da ora in poi? Quale nuovo cammino intraprendere che mi porti alla realizzazione di quei talenti che a scuola ho fatto fiorire? Ero un po’ indecisa, avevo bisogno di più tempo ed avevo tanta voglia di vivere un’esperienza che mi portasse a crescere ancora, a mettere alla prova tutto ciò che ho appreso con il tempo, così ho fatto la mia scelta: ragazza alla pari in Spagna per un anno. Non sono la mia giornata tipo o i miei compiti che voglio raccontare però, nè descrivere la famiglia con cui vivo…queste sono cose interessanti, sì, ma secondarie rispetto alle riflessioni e alla comprensione di me a cui questa esperienza mi sta portando. Una ragazza alla pari si prende cura, per alcune ore al giorno, dei bambini in una famiglia con cui vive, quindi sto imparando cosa significa educare ed è proprio come gli insegnanti dicono: puoi educare solo se dai amore e amore è vita, perchè il risultato dell’amore è sempre la vita. DARE la vita può essere inteso in più modi: dare la propria o permettere a qualcun altro di vivere. Non credo sia una coincidenza, credo sia proprio per il fatto che dando un po’ della propria vita, del proprio tempo e spazio si permette a chi si ha intorno di vivere meglio. Quindi in realtà la vita non si cede, bensì si mette in gioco e con serenità: bisogna avere la consapevolezza che questa è sempre una “giocata vincente”, che prima o poi ogni esperienza e ogni lezione tornano utili, come i tanti pezzi di un puzzle che da qualche parte, ad un certo punto, si incastrano. Io quest’anno ho accettato la mia prima vera sfida, ho preso le mie cose e sono partita: la valigia colma di oggetti, la mente di dubbi, emozioni e domande. E’ stato difficile il primo periodo? Sì. Lo è tuttora, ma questo non è un buon motivo per mollare. Mollare nella vita non è mai una buona soluzione. Paradossalmente, il primo libro che ho letto in lingua spagnola è stato “Il vecchio e il mare” di Hemingway: narra la storia di un uomo molto anziano, il quale dedica tutta la sua esistenza alla pesca e rischia la propria vita inseguendo un pesce di dimensioni enormi. E’ proprio così, ognuno deve seguire il proprio “grande pesce”, senza preoccuparsi di sprecare tempo, vita, amore…questi non possono essere sprecati se utilizzati nella ricerca di se stessi o della propria realizzazione. Ciò che sto apprendendo è proprio questo: bisogna cercare di avere presente cosa si vuole essere, bisogna impegnarsi per raggiungere i propri obbiettivi e diventare un buon esempio per chi ci sta attorno. Tutti dobbiamo, anche se molto giovani, cominciare a essere padroni della nostra vita, magari ricordando che in spagnolo, la parola “amo” significa proprio “padrone”. Martina [V C 2012-2013]