Dicembre 2007
Il Collezionismo Privato
L’ultima lezione di Laura Capelli
A Palazzo Farnese la donazione dell’insegnante piacentina
Il 25 novembre sono state
presentate ufficialmente le
tele donate da Laura Capelli
ai Musei Civici
D
avanti a un nutrito
pubblico di
appassionati, il 25
novembre 2007 si è svolta
una cerimonia ufficiale
nell’ambito dell’iniziativa
Domeniche a Palazzo
Farnese. La direttrice dei
Musei, Antonella Gigli,
l’assessore alla cultura del
Comune, Paolo Dosi, e il
senatore Roberto Spigaroli
hanno presentato cinque
dei sette dipinti donati dalla
professoressa Laura Capelli
ai Musei Civici, in base alle
disposizioni testamentarie del
settembre 2006, eseguite con
grande sensibilità e grazie
allo spirito di collaborazione
dagli eredi Carlo, Cesare e
Massimo Testori.
Non sono stati esposti,
invece, due piccoli quadri
di battaglie, di minor
valore artistico a causa di
probabili ridipinture, benché
l’attribuzione alla cerchia
di Ilario Spolverini consigli
un’approfondita indagine
storico-scientifica che, in
caso di positivi riscontri,
potrebbe condurre a una
loro futura collocazione fra
le opere dello stesso pittore
custodite nel Museo.
Nelle scorse settimane le
ultime stanze del percorso
espositivo della Pinacoteca
sono state notevolmente
riqualificate per l’occasione.
L’arrivo delle tele ha infatti
determinato l’articolazione
della sala 24 in due settori (il
primo dedicato alle nature
morte, il secondo a una
miscellanea dei generi più in
voga tra la fine del Seicento e
Felice Boselli, Pesci, animali vivi e verdure (1720 circa)
Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese (Pinacoteca)
la prima metà del Settecento)
e la destinazione della
sala 25 ai dipinti datati tra
Sette e Ottocento. In attesa
della nuova illuminazione
e delle schede mobili che
valorizzeranno ulteriormente
le opere, sono state inoltre
rinfrescate le pareti e
realizzate nuove didascalie.
Nella prima sezione della
sala 24 sono ora esposti i
due pendant di Felice Boselli
(1650-1732) dei primi anni
Venti del Settecento: Pesci,
animali vivi e verdure e Rape,
cacciagione, funghi e animali
vivi.
Si tratta di due vertici
qualitativi dell’opera
del pittore piacentino
che conquistò la stima
dell’aristocrazia farnesiana,
smaniosa di esporre le sue
celebrate nature morte
nelle sale da pranzo, grazie
all’intonazione popolare
delle sue creazioni, evidente
nella scelta di ortaggi poveri,
come patate, rape e verze,
accompagnati da animali vivi
altrettanto comuni, come la
gazza o il gatto (che spesso
ricorre forse a mo’ di firma
data l’assonanza del latino
feles col suo nome latinizzato
Felix), non disgiunta da una
calibratissima orchestrazione
di forme e colori.
La prima tela ha per soggetto
i frutti della pesca, un
barbagianni appollaiato su un
capitello e un gatto a destra,
la seconda invece i frutti
della caccia, con un coniglio
vivo e una gazza che con i
suoi occhi vivissimi si staglia
al di sopra dei fagiani morti,
forse a richiamare come
spesso avviene in questo
genere di pittura la precarietà
dell’esistenza.
Entrambe le opere, oltre alle
dimensioni e al formato,
hanno in comune accenni di
paesaggi all’orizzonte e una
stesura pittorica densa, dai
toni caldi e bassi rilevati da
note accese.
Gli altri due pendant sono
ascrivibili al pennello di
Antonio Gianlisi il Giovane
(1677-1727), cresciuto a
Piacenza, ma stabilitosi a
Cremona dal 1710 sino alla
morte, e divenuto celebre
non solo per i suoi animalia e
trompe l’oeil, ma soprattutto
per le composizioni di
nature morte abbinate a
oggetti insoliti e ricchi arredi,
secondo la lezione degli
artisti ammirati a Bergamo.
Le due Nature morte, che
presentano evidenti influenze
dei suoi principali maestri,
il padre e Felice Boselli,
hanno per protagonisti,
oltre ai fiori e ai vassoi
rovesciati, soprattutto i
tessuti impreziositi da frange,
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rese con ossessione quasi
analitica e riccamente
damascati, i cui panneggi
conferiscono alla
composizione un insolito
movimento, mentre paesaggi
indefiniti aggiungono
profondità alla scena.
Se la paternità dei due
dipinti di Boselli è stata
riconosciuta da Ferdinando
Arisi nella monografia
sull’artista del 1973, e
quella di Gianlisi sembra
inoppugnabile per i riscontri
stilistici, più complessa
appare invece l’attribuzione
dell’ultimo dipinto esposto,
che rappresenta due piccole
figure, molto probabilmente
due cappuccini, immerse in
un grandioso paesaggio.
I caratteri stilistici
porterebbero a ipotizzare
quale autore delle figure
Dicembre 2007
il genovese Alessandro
Magnasco (1677-1749),
mentre per quanto concerne
il paesaggio la situazione si
fa ancora più problematica.
Il pittore genovese fece
sempre ricorso a paesaggisti
esperti, fino almeno al
1720-1725 quando iniziò
a dipingere egli stesso
le ambientazioni dei
suoi dipinti ma con esiti
leggermente diversi, e fu
per tutta la vita imitato
dai suoi collaboratori.
Per la trasfigurazione
pittoresca, quasi onirica e
incombente della natura, si
può forse avanzare il nome
del Peruzzini, noto per
l’animismo che pervade le
sue composizioni, i vecchi
alberi contorti e spezzati, la
materia pittorica lavorata con
accanimento e l’indagine
sottile sul sottobosco.
La donazione Laura Capelli
è doppiamente significativa
per le raccolte dei Musei
Civici, incentrata com’è su
opere realizzate da artisti
legati al territorio e al tempo
stesso emblematiche di un
genere finora scarsamente
rappresentato al Farnese
quantunque di gran successo
tra Sei e Settecento.
Dopo aver dedicato
una vita a infondere nei
giovani l’amore per le
lettere classiche nel locale
liceo Melchiorre Gioia,
appassionata di pittura e di
musica, soprattutto lirica,
Laura Capelli ha voluto con
questa donazione lasciare
un ultimo insegnamento,
incentrato sull’amore per
l’arte come essenziale mezzo
per ogni società di evolversi e
conseguire un elevato livello
di civiltà. Ella ha affidato ai
posteri il suo nome legandolo
a queste opere, e ha offerto
un esempio significativo di
come il collezionismo privato
possa potenziare e irrorare il
patrimonio pubblico.
Alessandro Malinverni
Antonio Gianlisi il Giovane, Natura morta - Piacenza, Musei Civici di Palazzo Farnese (Pinacoteca)
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