1 - Università degli studi di Bergamo

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Le economie cooperative fra paternalismo privato, intervento pubblico e conflitto sociale
Partiamo da una semplice constatazione per spiegare la partenza del nostro discorso.
Cooperative, credito popolare e cooperativo, scambi, truck system...Queste soluzioni hanno cercato di
sostituire o di integrare la costruzione di un sistema statale. Il termine “strutturalmente ambiguo” si adatta a
entrambe le risposte. Assumiamo comunque la definizione corrente in una specie di vulgata diffusa e saranno subito evidenti le ambiguità.
Ognuna di queste definizioni si presta a uno smontaggio radicale che non deve apparire inutile. Infatti
queste definizioni per quanto imprecise hanno la forza del luogo comune evidente e producono quindi effetti di realtà.
Ed ecco una serie di affermazioni generiche – ma non inesatte – da cui partire per precisarle, scomporle
e anche criticarle. Non è semplice dare una definizione di Stato Sociale perché è strutturalmente ambiguo
ciò a cui ci si riferisce. Da un lato si pensa ad un assetto politico che governa tutta la società, avendo il fine
generico di realizzare il maggior benessere tra i cittadini. Dall'altro lato ci si riferisce a certe sue funzioni
specializzate nel sostenere i poveri e i più deboli, distinguendola dalle altre funzioni e relative istituzioni
(ad esempio la difesa verso l'esterno). Questa incertezza di riferimenti aumenta quando si cerca di capire in
che cosa consista il “benessere”[delle persone] e quali siano i fini e i mezzi che lo Stato dovrebbe perseguire a questo riguardo. Infatti, il benessere può essere inteso in modi e in forme organizzative diverse. In
precedenza, lo Stato era ritenuto essenzialmente un ordinamento ideale e un potere normativo, ma non un
sistema di istituzioni materiali che dovesse farsi carico di garantire, realizzare e gestire il benessere di tutta
la popolazione. Attraverso un lungo itinerario, durato all'incirca due secoli, lo Stato moderno ha dato corpo
al sogno moderno della sicurezza sociale possibile per tutti i cittadini attraverso un progetto mirato a regolare l'intera società. Esso nasce e si sviluppa in Europa con il sorgere degli Stati nazionali (assoluti, costituzionali e poi, in molti casi, costituzionali-repubblicani). Lo stato sociale nasce nel Settecento e si sviluppa a
partire dalla Rivoluzione Francese, che proclamò i diritti sociali della nuova era democratica, e con le varie
riforme introdotte nel corso dell'Ottocento per risolvere la “questione sociale”. L’intervento sociale paternalistico paternalistico dello Stato assoluto settecentesco in genere viene progressivamente sostituito dal
modello assicurativo (della sicurezza sociale) fra gli anni Ottanta del XIX secolo e il 1940;nella seconda
metà del XX secolo molti stati europei adottarono il cosiddetto “modello interventista”.
Già l’attribuzione di intenzioni paternalistico-protettive alle iniziative promosse in Europa e in Inghilterra fra XVII e XVIII secolo suggerisce il significato possibile dell’espressione “strutturalmente ambiguo ”
prima ricordata. Esse infatti sono state sempre riconducibili, piuttosto, alla carcerazione e alla sorveglianza
ed ogni cura era messa in atto perché gli artigiani e i lavoratori indipendenti e coltivatori non fossero tentati
di servirsene. Naturalmente questa impermeabilità è revocabile ma ha a che fare con la tanto discussa nozione di respectability. Tuttavia la ricostruzione dell’origine, finalità, ospiti delle case di lavoro che sono
state la vera alternativa a ogni tipo di welfare “libero” in Inghilterra è a sua volta permeato da intenzioni
ideologiche, magari persino inconsapevoli.
Le misure di intervento per i poveri vengono progressivamente sottratte alla Chiesa e alle varie forme di
mutualità e beneficenza e in qualche modo statalizzate. Si fa strada l’idea di produrre un controllo totale
dell'ordine. Le attività assistenziali vengono erogate come spese a fondo perduto dei bilanci del sovrano e
dei suoi governi centrali e locali.
Una definizione del tutto esatta, che deve però essere continuamente verificata osservando le costanti e i
mutamenti dei governi e dei paesi.
Una ormai lunga anche se recente lista di testi e spunti sovente accennati hanno contrapposto il self-help
delle cooperative, mutue, associazioni alla previdenza e alle garanzie introdotte dall’alto con una sostanziale convergenza fra stato e forze sociali organizzate. Una forzatura che però mette all’ordine del giornod
un tema interessante,anzi appassionante .La mia impressione che andrà verificata con un’analisi comparata
dei modelli e con uno studio di alcuni casi nella “Lombardia veneta”è che questa contrapposizione rappre1
senta una forzatura che si è imposta artificiosamente ad esperienze molto più intrecciate e reciprocamente
strumentali.
Il modello assicurativo (della sicurezza sociale) fra il 1883 e il 1940 coincide con il procedere dell'industrializzazione. La cosiddetta “questione operaia” si trasforma in conflitto aperto e politico in tutta Europa. Non è più una questione di “ordine pubblico” da studiare insieme alla riforma delle carceri e al ruolo
della pena. Nascono nuovi movimenti di rivolta e di rivendicazione, che rendono instabili tutti i sistemi politici. Alla fine dell'Ottocento, Bismark, allo scopo di disinnescare il rapporto fra queste rivolte e il sistema
politico,opera su più livelli. Vieta partiti e sindacati di affiliazione socialista e in un primo tempo ostacola
anche le organizzazioni cattoliche. Conserva nel nuovo stato l’impianto istituzionale prussiano in cui il governo, responsabile solo davanti al sovrano, era rigidamente separato dal parlamento estendendo il suffragio alla popolazione maschile in questo contesto, sperando che ne emergesse una rappresentanza dipendente strettamente dai diversi notabilati locali (operazione riuscita soprattutto nei länder della Prussia
orientale, dove prevalevano la grande proprietà nobiliare e la mezzadria di lunga durata mentre la popolazione “eccedente” era stata riassorbita dall’industria metallurgica e siderurgica in pieno sviluppo.1 In questo contesto, che, sulla scorta di un celebre saggio di George L. Mosse viene chiamato di
“nazionalizzazione delle masse”2, Bismark introduce quelle che vengono considerate le prime vere misure
di uno Stato Sociale moderno: le assicurazioni obbligatorie contro i maggiori rischi di povertà. Tra queste
rientrano le assicurazioni contro la malattia (1883), gli infortuni sul lavoro (1884) e la vecchiaia (1889).
Con questa invenzione nasce un tipo di Welfare State che non mira direttamente al controllo sociale della
povertà (e dunque anche all’internamento dei poveri e al lavoro coatto) ma mira soprattutto a garantire il
minimo di sopravvivenza. Questo modello che ha avuto inizio negli anni Ottanta del 1800, si espande fino
alla seconda guerra mondiale. Successivamente incontrerà nuovi sviluppi. A poco a poco vengono introdotte nuove riforme, soprattutto in campo assicurativo, in parte obbligatorie e in parte volontarie. In seguito
con il famoso piano di Lord Beveridge, lo Stato assume un ruolo redistributivo e garantistico e non strettamente contributivo. Anche il modello Beveridge subisce profonde trasformazioni quando viene adottato nel
secondo dopoguerra insieme –e non più come antidoto a- nuovi poteri di contrattasione e controllo del sindacato sulle retribuzioni e in parte anche sulle condizioni di lavoro.
Il modello interventista può essere datato dal 1945 come terminus a quo. La depressione del 1929, la
seconda guerra mondiale e il procedere dell'industrializzazione e dei suoi effetti sono gli eventi che fanno
nascere l'esigenza di una nuova politica sociale. Tutto ciò avviene attorno agli anni Trenta. La teoria di J.
M. Keynes e i piani di sicurezza sociale di Lord Beveridge ricevono ampio consenso. Questo modello si
propone di garantire uno standard di vita come diritto sociale, assicurando un'assistenza sociale adeguata
alle esigenze degli individui. Il modello interventista si propone di coprire queste spese attraverso un sistema fiscale efficiente e ricorrendo all'indebitamento. Questo modello si diffonde e si sviluppa per circa quarant'anni. Il Welfare State si espande nel mondo occidentale in forme però assai differenziate.Le nazionalizzazioni di settori strategici e il riconoscimento del potere contrattuale dei sindacati cambiano profondamente gli effetti sociali e politici di questo modello.
Anche negli USA, in risposta alla crisi del 1929, il Welfare State ha ricevuto un grande impulso, nonostante esso sia rimasto uno Stato residuale, caratterizzato, cioè, dal minimo intervento statale e tale intervento arriva dopo il fallimento dei privati, degli individui e delle famiglie, nel far fronte ai loro bisogni sociali e sempre in maniera temporanea. Le istituzioni dello Stato Sociale, le sue forme di finanziamento, i
suoi rapporti con gruppi e individui dipendono-e non potrebbe essere diversamente- anche dalla storia di
lungo periodo dei diversi paesi, dalle loro tradizioni istituzionali e dalla loro composizione sociale.
L’elemento comune, però, che maggiormente caratterizza lo stato sociale è l'ampliamento dei suoi compiti
1
A questo proposito, Max Weber stese per incarico del Verein für Sozialpolitik una ricerca sulla migrazione, in
quell’area, di braccianti stagionali provenienti dalle confinanti regioni rurali polacche. Siamo nel 1892 e Bismark
era stato da poco allontanato dal governo. A scrivere qui è un Weber giovane fortemente influenzato dalla centralità
della nazione come dimensione ordinatrice della società messa in moto e precipitata nel vuoto dalla caduta dei legami tradizionali.
2
The Nationalization od the Masses. Political Symbolism and Mass Movement from the Napoleonic Wars through
the Third Reich, Howard Ferting, New York 1974, trad. it. Il Mulino, Bologna 1975.
2
Lo Stato sociale- cui propriamente spetta la definizione di “democratico”- mantiene gli aspetti tipici dello
stato liberale nella tutela delle libertà dei singoli e delle organizzazioni e nella centralità delle istituzioni
rappresentative cui però il suffragio universale conferisce ruoli e impone protagonisti molti diversi. Infatti
lo stato liberale aveva uno dei suoi caratteri distintivi nel suffragio censitario, cui il Regno Unito si mantenne fedele, con progressivi ampliamenti sempre rigorosamente controllati, fino alla fine della Grande Guerra. Nel corso del 1900 il passaggio dallo stato liberale a quello democratico non avviene come processo indolore ma attraverso sanguinosi conflitti. L'obbiettivo dello stato democratico e quindi, dello stato sociale è
l'intervento attivo in campo sociale e in campo economico. Due fattori principali hanno portato alla realizzazione di questo modello: le lotte popolari, legate a insoddisfazioni di tipo sociale, politico ed economico,
e le crisi economiche. In particolare la crisi esplosa nel 1929 negli Stati Uniti e propagatasi in tutto il mondo che con essi intratteneva rapporti finanziari e commerciali hanno dimostrato che il mercato non raggiunge spontaneamente l'equilibrio, senza un intervento massiccio dello stato; spesso, infatti, si sono verificati
periodi di crisi, di depressione dell'economia, di disoccupazione generale. L’Urss rimase indenne da tali effetti a causa del suo isolamento dal mercato mondiale.
La cosiddetta “economia mista” che si impose progressivamente in molti stati europei dopo il ’45 è anche l’effetto degli sconvolgenti eventi bellici del quinquennio precedente. La ricostruzione avvenne
all’insegna di politiche economiche molto diverse. In Italia si collocò sotto quello della deflazione più rigida e di una pesantissima selezione fra imprese, voluto dall’economista liberale Luigi Einaudi, ministro delle
Finanze e primo presidente eletto della Repubblica. Ma intorno alla fine degli anni Cinquanta in molti paesi
europei si possono distinguere alcuni dei caratteri fondamentali dello stato interventista: l'erogazione di
servizi pubblici e di contributi assistenziali, il controllo dell'andamento dell'economia attraverso strumenti
di politica monetaria, attraverso la pianificazione e la programmazione economica e, in più, la gestione diretta di industrie e banche.
Queste polarità si sono già variamente presentate,nel corso dei decenni, e la discussione che ha avuto
luogo fra uomini politici, imprenditori e organizzatori operai ripercorre anche in Italia topoi ricorrenti.
Lo Stato si è dunque imposto come gestore della previdenza: pensioni di vecchiaia, istruzione obbligatoria, accesso ai servizi sanitari, erogazione di sussidi di disoccupazione, collocamento, intervento nelle ristrutturazioni con autorizzazioni amministrative o erogazione di sussidi speciali sono stati ritenuti a lungo
elementi cruciali del patto sociale. Affidarli alle fluttuazioni del mercato è sembrato a lungo pericoloso. La
centralità di queste funzioni nello stato democratico è resa particolarmente evidente dal fatto che esse sono
previste esplicitamente nelle Costituzioni.3
Ma nel XIX secolo i poveri, gli artigiani, gli operai, gli imprenditori, i filantropi, gli uomini di governo,
con finalità e intenzioni spesso diverse e anche contrapposte hanno anche sperimentato, promosso e finanziato esperienze di self-help e di gestione diretta degli interventi miranti a ostacolare gli effetti distruttivi
dei meccanismi di mercato nelle vite fisiche e morali dei singoli.Queste scelte hanno assunto significati talvolta addirittura antagonistici. Di solito i lavoratori organizzati sono passati dalla convinzione
dell’autosufficienza del mutuo soccorso e della cooperazione alla convinzione che essi rappresentassero
delle pratiche di autoeducazione all’autonomia e alla capacità economica e politica o- molto più spesso- che
rappresentassero alcune delle risorse da impiegare nei conflitti industriali e sociali e anticipassero forme
future di organizzazione del lavoro e della vita associata.
I filantropi e gli economisti a loro volta hanno sperato che queste pratiche potessero rappresentare strumenti di formazione di una sorte di “liberismo popolare” o - con maggiore fiducia ideologica e quindi con
minore attendibilità – che potessero
3
Indubbiamente si possono trovare suggestive anticipazioni di questi diritti costituzionali in particolare nel diritto
alla sussistenza congiunto al diritto d’insurrezione previsti nella Costituzione francese dell’anno I. Ma ciò non inficia
l’originalità delle costituzioni novecentesche.
3
Adotteremo due casi di comparazione. Francia e Inghilterra. Sappiamo bene i limiti di comparazioni
troppo estese nella casistica e nel tempo, ma anche quelli di scelte di cui non si dichiari la parzialità. In
Francia la discussione pubblica sul tema è precoce e segue orientamenti che saranno seguiti da uomini politici ed economisti come L.Luzzatti. L’Inghilterra ha invece dato origine ad esperienze importanti di cooperazione di consumo.
Dunque iniziamo a dare qualche traccia comparativa partendo dalla Francia e dal rapporto con l’Italia.
Ricordiamo innanzitutto che le prime analisi e proposte sul tema sono da ricondurre soprattutto a
L.Luzzatti. Ma anche è da ricordare come solo studi recenti4 hanno accertato con sufficiente precisione che
il ricorso insistito al truck system in Italia e in Germania 5 rivela non solo l’intenzione di controllare da vicino gli operai limitandone l’indipendenza ma anche e qualche volta soprattutto la volontà di servirsi di una
rendita di posizione affiancando ai profitti da impresa i guadagni commerciali. Dal fitto alla vendita al minuto. Gli imprenditori che ricorrevano al truck system, dunque, rivelavano di pretendere una protezione dei
loro interessi e redditi anche al di là della normale e sia pure contestabile dinamica fra mercato e mercato
del lavoro.Invece in molti casi le loro critiche al movimento cooperativo riguardavano proprio la violazione
della concorrenza, la quale invece era presentata come elemento positivo proprio dai cooperatori riformisti.
Diamo qui una serie di informazioni su fatti, manifestazioni, esperienze culture rappresentative della
pluralità di usi e significati sociali della cooperazione fra Otto e Novecento.A partire da una fonte proveniente dai cooperatori belgi, universalmente ammirati e contestati per i loro successi in questo campo.
L’Almanach des coopérateurs belges (fondato a Bruxelles nel 1891) di ispirazion radicalsocialista (il
calendario, ad esempio, reca anche i numeri “rivoluzionari”) che aveva sede nel Bureau du journal des coopérateurs belges, 11 rue du pavillon–Louis-Bertrand) arriva a presentare la sparizione di numerosi commercianti elettori come un successo della politica delle cooperative che avevano contribuito a
“semplificare” la composizione sociale del Belgio. Questa rivista informa delle realizzazione del movimento cooperativo e del suo posto almeno, ma non solo, nei partiti socialisti di lingua e cultura francesi.
Ad esempio nel 1894 la Federation coopérative festeggia,dopo “60 anni di ingiustizie censitarie” il nuovo regime votato nell’aprile del ’93.Ancora tre anni prima, i deputati del parlamento censitario avevano
votato la legge delle patenti,che attaccava soprattutto le panetterie cooperative.Lo stesso governo aveva
promosso un’inchiesta sulle condizioni igieniche dell’infanzia e un’apposita società aveva premiato al suo
concorso, nel 1891, l’opuscolo dell’operaio M. Colombié. In questo numero dell’ Almanach...si afferma
(alle pp.17-20) che la preoccupazione principale della società era lo spopolamento del paese e che le cooperative avevano positivamente contribuito a diminuire il numero degli elettori censitari nella città di Bruxelles. Nel 1865 i negozi erano 474, gli elettori generali 285; nel 1868, 514 e 298; nel 1890, 930 e 158; nel
1891, 905 e 203.
Un necrologio di Benôit Malon (pp.35-40) ricorda come questi essendo salito a Parigi “sans métier”
presso lo scultore Ottin che lo aveva ospitato in clandestinità e poi in esilio a Ginevra, “ayant constaté
combien peu les socialistes étaient preparés aux reformes sociales... pioche ferme ses économistes...”. Secondo l’anonimo il suo nome sarebbe rimasto accanto a quello di Marx.
Segue un lungo elenco dei successi del movimento belga: 14 cooperative ad Anversa, 15 nel Brabante,7
nelle Fiandre occidentali e 21 in quelle orientali, 91 nell’ Hainaut, 90 a Liège, 10 a Namur, 9 nel Limburgo,2 nel Lussemburgo. Sono cooperative agricole, di produzione, di consumo, di credito e ce ne sono anche
fra gli impiegati pubblici e delle farmacie di cui la più nota è quella di Vooruit.
Nel numero del 1895, Henry Bury (pp.7-12) consiglia di non creare “de simples groupes coopératifs”
ma anche di trovare “nuisible... la creation de trop nombreuses sociétées cooperatives dans un cercle trop
4
5
Roberto Romano,Fabbriche,operai,ingegneri, F.Angeli,Milano 2001.
Il cosiddetto “programma di Erfurt”del 1891 ne chiedeva espressamente il divieto.
4
étroit qui les astreint fatalement à se traiter en concurrentes”. Ne nascerebbero disfunzioni nel “mercato”,
negli acquisti, nell’amministrazione. Secondo l’ Almanach de la coopération française di Charles Gide, che
figura come un vero e proprio teorico del movimento (citato alle pp.13-18), i vantaggi della cooperazione si
riassumono così: “Payer comptant [evitando la schiavitù del debito]et payer sans peine [con la parziale ripartizione della percentuale sugli acquisti], simplifier les ramages [evitando le costose mediazioni dei diversi courtiers], combattre les debits de boisson” cui le società cooperative fanno concorrenza. :“c’est là
que le peuple se réunit,qu’il reçoit le mot d’ordre les jours de grève et les jours d’élection; c’est là,sur le
zinc dans les vapeurs de l’alcool et les senteurs de l’absinthe que se choisissent les répresentants du peuple
et qui se font et se defont les gouvernements”. È poi importante “gagner les femmes aux questions sociales[perché la cooperativa è un fatto concreto e può diventare]un foyer qui, sans supprimer celui de la famille, peut le completer... emanciper le peuple par l’education”. [l’educazione economica a gestire concretamente un’impresa ma anche morale,culturale e intellettuale]. Infine la cooperativa può “faciliter à tous
l’acces à la proprieté. Le jour où cette Revolution coopérative ... serait pleinement realisée on verrait les
grandes compagnies, les maisons d’assurance, les grandes banques, magasins, usines... exploitations agricoles, en un mot tout ce qui, dans le régime actuel, tend à prendre la forme coopérative [o,secondo i belgi,
anche statale] reconstituer une proprieté collective”. Ciò potrebbe essere ottenuto ammodernando l’antica
funzione sociale dei beni di manomorta, ampliando indefinitamente “leurs fonds de reserve:fonds
d’éducation,fond d’assistance,capitaux de production; etablir le juste prix [rifiutando i ribassi che si scaricano sul lavoratore e accettando e vendendo] articles dont la valeur suffira à rémunérer l’ouvrier qui les a
produits;supprimer la préoccupation du profit [mettendo i bisogni al primo posto]; abolir les conflits [mettendo d’accordo il produttore,il consumatore e il venditore uniti nella stessa persona], c’est bien plus que
l’union entre ennemis, c’est leur fusion. Hier ils se haissaient, aujourd’hui ils ne font qu’un. ... étendre encore dans le cercle de la coopération internationale supprimerait les grèves des tarifs – toutes les sociétés
coopératives sont libre-echangistes – et sur les drapeaux elle arborerait, au lieu des aigles, des lions et autres bêtes de proie, son emblème des deux mains jointes”.
Durante il grande sciopero di Sprimont (Liège), uno sciopero di cavapietre (carriers) durato quattro mesi, si erano avviate, per riuscire a resistere senza salario, alcune cooperative di produzione anche ad Havelonge,Vierset, Avins. Quest’uso strumentale integrato e non contrapposto alla resistenza sappiamo da molti
elementi d’informazione essere quello più universalmente praticato, e in Italia ve ne sono molti esempi non
sempre approvati o graditi dagli organizzatori sindacali che temevano dispersioni di fondi.6 Nel corso del
‘94 nacquero altre 77 società, compreso un istituto medico-chirurgico a Jambes(?), Namur.
Anche in Germania la cooperazione fa grandissimi passi avanti (nel 1894, il capitale detenuto ammontava a 9.934 milioni di marchi, con un aumento di 1.013 marchi rispetto all’anno precedente). Anche se il
dato è interessante bisogna tenere comunque conto del fatto che non si distinguevano in questo caso le cooperative socialiste da quelle “della cattedra”. In Austria il rapporto della federaazione generale delle cooperative informa che nel 1893 esistevano 2.118 società di credito (aumentate in un anno di 236), 358 di
consumo (aumentate di 24) mentre le “altre” (comprese quelle di produzione) erano 335 (aumentate di 54,
ma nel 1837 erano addirittura più numerose). Le cooperative di produzione erano presenti soprattutto a
Vienna nonostante il grave peso fiscale che gravava su di esse. Come Giovanni Rossi, l’anonimo estensore
elogia le comunità agricole medievali e cita Fourier contro gli intermediari “aggiotatori”
Il numero del 1889 reca 7 un articolo significativo, “La durée de la vie”. Il sindaco del comune francese
di Taverny ha steso un quadro della vita del suo comune dalla metà del XVIII secolo (la media era di 22
anni e 3 mesi) al 1809 (31) al 1849 (44) al 1892 (49). Gide scrive (il peso della cultura positivistica in questo caso è tale da non poterne nemmeno fare un commento) che è utile morire relativamente giovani per
rinnovare il costume e la cultura e avere garantita una massa di persone produttive. “On y verrait encore
des socialistes parce qu’on l’est à tout âge, mais on n’y verrait plus d’anarchistes”. (p.20)
Si indicano anche (alle pp.23-27) le regole per la gestione di un negozio cooperativo, secondo il rapporto del dirigente cooperativo Oppenshan al congresso di Sunderland.
6
7
Pp.31-34
Pp. 17-21.
5
Il consiglio fondamentale è di trattare gli impiegati come “compagni di lavoro”, di pagarli bene e farli
lavorare relativamente poco. La stessa cosa, per il segretario del direttore gerente che aveva il compito di
tenere i libri contabili. “L’instruction doit être la partie principale de toute société cooperative”. Una delle
regole principali è di “accettare come azionisti o accommandatari solo persone che potrebbero far parte
della clientela del negozio sociale”. (p.29).
Ma il giornale ospita anche articoli in onore della margarina (osteggiata, come un tempo lo era il cotone
dai produttori di lino e canapa), consigli su come preparare minestre, riconoscere le frodi sul vino e
sull’aceto...
Nel 1896 erano sorte 83 nuove società. Festeggiava invece il quindicesimo anniversario la Maison du
Peuple di Bruxelles che pubblicava un suo bollettino a varia periodicità. Venne fondata nel 1880 dopo la
grande manifestazione per il Suffragio universale e la creazione del Vooruit di Gand.Primo segretario era
stato Louis Bertrand, della Chambre du Travail e uno dei primi panettieri era stato Louis Marret, così rievocato: “nous saluons la mémoire de ce vaillant travailleur qui jamais n’a marchandé son temps pour faire
prospérer l’oeuvre”. I risultati dell’impresa convinsero i cooperatori ad affiliarsi al Parti Ouvrier. “Quels
sont les ouvriers qui ne sont pas socialistes? Les faits signalés par les premiers propagandistes Standaert,
Bertrand, Steens et bien d’autres, ont depuis crevé les yeux des travailleurs qui se comptent en ce moment
par milliers dans le Parti Ouvrier” (p.43). Nel 1896 gli affiliati erano 10.000 e la cooperativa aveva già acquistato un terreno di 205.000 ettari dove “sera bâtie une maison digne du peuple travailleur”. (p.45)
Nel numero del 1897, Bertrand si preoccupa di stabilire il “tasso” di socialismo presente nella cooperazione ricorrendo anche a Millerand. “Le but de la coopération, telle qu’elle est généralement comprise et
pratiquée peut n’être pas socialiste puisqu’il n’a pas nécessairement pour effet de substituer la production
sociale à la production capitaliste. ... La coopération n’est cependant pas non plus du capitalisme parce qu’à
côté de l’intérêt personnel, le coopérateur a en vue l’intérêt général. [...] Elle est néamoins un puissant
moyen d’experimentation sociale. Elle peut, par le groupement des travailleurs, développer le principe de la
solidarité qu’est l’essence du socialisme, son principe directeur”. (pp.10-11)
Siamo nel ‘97, ancora all’alba del movimento cooperativo italiano e prima della nascita della Federterra. In Germania le società censite erano 11.141, nel Regno Unito 1.655, in Austria 1.599, in Belgio 600, in
Olanda 450 e si estendono anche in Danimarca anche se sono ancora deboli in agricoltura. Il numero
enorme della Germania non si spiega solo con la vastità del territorio ma con il gran numero di banche di
piccolo credito che in Italia avrebbero avuto sviluppo soprattutto per iniziativa di gruppi cattolici e di isolate figure di governo come Luigi Luzzatti e in Germania erano innanzitutto promosse dai “socialisti della
cattedra”.
Paul Deutscher rileva ancora (nell’articolo “La coopération et le socialisme”) come le maggiori difficoltà delle cooperative di produzione ne fanno l’aspetto più importante del movimento: “nous devons considerer les coopératives comme des écoles d’apprentissage, car c’est en gérant ces grandes sociétés que l’on
met à jour tous les défauts de rouage de la production capitaliste. C’est dans leur sein encore que leurs
adeptes apprennent à administrer. [...] N’avons-nous pas vu, il y a quelques jours seulement, les coopérateurs depuis si longtemps en antagonisme avec les Trade Unions, se solidariser avec elles et leurs promettre
leur appui pécuniaire et moral dans la lutte économique? Et ne voyons-nous pas les Trade Unions à leur
tour déjà presque gagnées au socialisme? L’exemple que nous donne le pays classique du manchesterisme
et en même temps de la coopération en est pour nous une preuve certaine”. L’Almanach sottolinea che le
cooperative più vitali non erano quelle sorte per ragioni esclusivamente economiche. 8 Fra gli antesignani
dell’ “idea” si ponevano i pionieri di Rochdale, nel 1844, e Buchez con la sua conferenza alla Société des
Amis du peuple del 1830, in cui lanciò la proposta della société coopérative d’ouvrier (p.43).9Il 10 settem8
Ad esempio la cooperativa dei cocchieri di Parigi era stata fondata nel 1972 anche con soci non lavoratori, spariti
quasi tutti “tranne qualche amico della prima ora”. La principale di esse cercò anche di affittare degli appartamenti
ammobiliati per famiglie; senza successo per contrasti personali. Giovanni Rossi si dilungherà ampiamente
nell’illustrare che i contrasti fra coppie e famiglie spesso costituivano il limite principale delle esperienze di
“socialismo costruttivo”.
9
Rimando al mio L’invenzione della classe operaia.Conflitti di lavoro,organizzazione del lavoro e della società in
Francia intorno al 1848, F.Angeli, Milano 2002.
6
bre 1831 fondò un’associazione di cooperazione produttiva di falegnami e nel ‘34 una di bijoutiers en doré.
Il progetto era stato esposto sull’ Européen del dicembre 1831 e si rifaceva all’articolo 1842 del Code Civil
e al 48 del Code Commercial. I lavoratori sarebbero stati pagati come operai professionali secondo gli usi.
Solo le quote prelevate dagli intermediari sarebbero andate per il 20% in capitale sociale, il resto a finanziare soccorsi agli operai. L’associazione avrebbe potuto far lavorare per suo conto operai estranei per non più
di un anno. Il finanziamento sarebbe stato facilitato da una banca statale. Ma le difficoltà maggiori vennero
e continuavano a venire dal fatto che il Code Civil non riconosceva società permanenti.
L’anno si chiudeva comunque con la fondazione di 157 nuove cooperative.
Nel numero del 1898, L.B. (Bertrand) manifestava la sua fiducia che sotto l’influsso dell’esperienza
belga i socialisti francesi “les plus avancés, les guedistes” e degli “hommes de valeur” quali Charles Gide
scelgano la cooperazione come “moyen ...en vue de rendre plus forte l’organisation du prolétariat en lutte
pour la conquête de ses droits et du bien être”. Tanto più che persino anarchici come Daniel Bancel (o
piuttosto anarchizzanti) o Jean Grave sembrano apprezzare la cooperazione democratica della scuola di
Nîmes e di Gide.
E.Anseele racconta 10 che i socialisti cooperatori belgi hanno dimostrato il loro socialismo con la loro
fedeltà ai principi internazionali, e la loro abilità di cooperaratori era invece dimostrata dal fatto che il governo belga censitario aveva emanato una legge speciale contro di esse. “... si de grandes catastrophes–une
grève européenne, une crise financière, commerciale ou industrielle frappant plusieurs ètats à la fois et entraînant des révoltes ou une révolution– ne viennent changer la marche normale des choses, la coopération
sera acceptée dams peu de temps par les socialistes de tous le pays comme mine d’or pour la propagande,
comme moyen de donner du travail aux socialistes et d’entraîner les femmes dans le mouvement. [...] Les
coopérateurs antisocialistes s’étonnent que la coopération ne prenne pas d’extension et ils déclarent les
ouvriers incapables de saisir les avantages de ce système de travail et d’organisation. Ils n’ont pas tout à fait
tort, mais en verité la raison principale pour laquelle la coopération n’a pas entraîné les masses c’est qu’elle
n’en a jamais personifié les grandes et légitimes aspirations.Les coopérateurs comprenderont-ils maintenant
pourqoi les masses ne les ont suivis? Le salut de la coopération est dans le socialisme”.
Charles de Quéker elenca le cooperative di produzione attualmente attive a Bruxelles e riconosciute legalmente:quella degli imprimeurs, dei confiseurs, creata da un gruppo di operai del syndicat, dei cordonnier, dei boulangers-pain d’épices,dei relieurs (senza affiliazione politica) e dei menuisiers (costituita in seguito allo sciopero del 1896). Altri 506 gruppi cooperativi non erano ancora stati legalizzati: i loro promotori non sapevano ancora se la definizione di società cooperativa ostacolasse l’allargamento della clientela
(necessaria a mestieri come legatore, decoratore, falegname).
Cospargono l’Almanach ancora articoli di costume e consigli di vita.. Lodovicus11 afferma la necessità
di combattere l’alcoolismo incrementando l’abolizione della tassa sul vino “en lieu et place du funeste...
genièvre” e l’importazione di vino economico dall’Algeria, insieme al consumo di thé. Era un compito da
affidare alle cooperative che, vendendo il vino in bottiglia, thé e cacao renderebbe popolari tali consumi fra
i soci.
Anche i socialisti italiani, francesi, rumeni ecc 12 cominciavano a fare della cooperazione “in senso socialista”. Il suo sviluppo faceva parte della generale legge del progresso: “aider à la transformation de la
société dans le sens socialiste qui, de ce point de vue, fait la guerre aux intermédiaires, à tous les parasites,quel qu’ils soient”.13 Dunque la decisione dei belgi di agire all’ interno dell’Alleanza cooperativa internazionale fra le associazioni e le persone che avevano aderito all’opera di Vansittard Neale, radunatasi a
Londra nel 1895, era stata opportuna. Aveva favorito la diffusione del movimento e le comunicazioni al suo
interno.
L’anno 1897 si chiuse con la fondazione di 307 nuove cooperative.
Qualche anno dopo, nel 1901, il fatto fondamentale sarà la fondazione della Fédération des societés coopératives socialistes. Nello stesso periodo erano nate 251 nuove società. La Federazione “a une cifre
10
“Coopération et socialisme”,pp.19-21.
11
“La guerre à l’alcoolisme”, pp.27-34.
12
P. 41.
13
P. 42.
7
d’affaires ... enorme bien que ne vendant que quelques produits”. Le società di coltivatori,soprattutto, avevano fatto in modo che “la solidarité ... a remplacé l’ancien “chacun pour soi” de nos frères les paysans”.
Anche le elezioni avevano portato al parlamento, anche grazie alla nuova legge elettorale proporzionale,
più deputati cooperatori che in passato.
Soprattutto, però, non riusciva a decollare il movimento dei commercianti contro le cooperative. “C’est
ce qui ressort des résolutions prises par le Comité de la petite bourgeoisie, de Gand et aussi du Congrès tenu à Anvers dans le courant de cette année”.14 Anche i commercianti si erano decisi a fare acquisti collettivi
per i cabaretiers e a organizzare una brasserie in comune.
L’operaio inglese associato alle cooperative di consumo viene presentato come molto evoluto, perché in
grado di fare acquisti da persona “rispettabile”: “literie, lampes, horlogerie, pianos, quincaillerie,articles de
ménage, de fantaisie, bicycles etc. ... il n’est pas rare qu’il ait un salon et un piano”.15 Sappiamo che questo
“tipo evoluto” rappresentava uno strato assai limitato di operai professionali (meccanici, tipografi, capomastri di potteries) soprattutto residenti in zone di vecchio insediamento industriale. In questi stessi anni l’East
End e il porto di Londra ospitavano ancora una popolazione dequalificata, disorganizzata e precaria la cui
piena cittadinanza nel mondo del lavoro utile e produttivo divenne evidente solo durante la I° Guerra mondiale con la rarefazione di uomini validi richiamati dall’esercito. Le cooperative inglesi facevano comunque
grandi sforzi per educare gli operai con giornali, biblioteche circolanti, edifici che davano “l’impression
d’un bâtiment public... grand et beau” e costituivano l’equivalente del club borghese.
La poesia “Le vieux chien” che ha per ritornello “faire souffrir les bêtes désonhonore l’humanité” si inserisce nobilmente nel tessuto delle indicazioni della vita quotidiana.
Tornano anche le notizie sulle cooperative di cavapietre fondate il 21 giugno 1894 o nei mesi vicini,
l’Espoir des ouvriers carriers des Avins e l’Alliance des carriers de Vierset, “dans le but de boycotter les
chefs du syndicat patronal”. In pochi anni si è passati da un giro d’affari di 4607 franchi di attivo a 23.000
l’anno dopo e poi, nel ‘98, dopo un paio d’anni di perdita, di 99.000 franchi circa e 207 di beneficienza fino
ad arrivare alle cifre rispettive di 44.350 e 2657 del 1900. Il Bulletin suggerisce di pagare, con l’aumento
del giro d’affari, un corrispondente aumento salariale.
L’Allliance passa da un giro d’affari di fr. 17.500 nel ‘94 a fr.47.000 nel 1900 con un beneficio netto di
128,76 franchi.
Ma soprattutto le cooperative – in questo primo bilancio– sono state un mezzo per rendere “liberi e indipendenti” gli operai in sciopero, anche se solo le cooperative di produzione di beni di consumo vendibili
negli spacci cooperativi avevano veri sbocchi di mercato. Anche se nel regno Unito si era costituita da poco
la West Yorkshire Coal Federation che si era data come parola d’ordine la frase “la miniera ai consumatori”.
In quell’anno erano sorte 251 nuove cooperative.
Quali letture sono consigliate e quindi suggeriscono l’autorappresentazione scelta dagli organizzatori?
L’utopia di Bellamy,16 La coopération e Le logement de l’ouvrier di Bertrand; L’application du système
collectiviste di Deslinière; Socialisme agraire di Langerock; Les syndicats professionnels * , Les salaires
et la protection di Van Ellewyck. E poi il testo del Bernstein revisionista tradotto in francese col titolo Socialisme théorique et social-démocratie pratique e, di Kautski, la silloge Le marxisme et son critique. Di
Naquet, Temps futurs, e la traduzione di Marx Critique de l’économie politique.La vie ouvrière en France
di Pelloutier, La propriété foncière en Belgique di Vandewelde, Guesde, Jaurès, De Molinari e manuali su
commercio, industria e banca di Y. Guyot, A. Raffalovich, Guillery, de Vos, la Histoire des Trade Unions
dei Webb tradotta in francese, i Principes socialistes di Deville, e un testo di Merlino in traduzione, Formes
et essences du socialisme.
Nel 1910 le realizzazioni italiane si erano già raccomandate all’attenzione internazionale, anche attraverso la rivista La cooperazione italiana, dopo gli esordi segnati dal congresso di Reggio Emilia, del 1901.
Una nuova fonte si aggiunge nel 1902 con la costituzione del Consiglio superiore del lavoro.
14
P. 9.k
P. 13.
16
Looking Backward,2000-1887, Ticknor and Co., Boston 1888.
8
15
“Dans quelle mesure le mouvement coopératif se rattache-t-il au fourierisme?”si chiedeva il periodico
ancora nel 1922 (28/3). Negli stessi anni il Grand Dictionnaire Socialiste di Compère- Morel dedicava
all’argomento un lungo capitolo.17
Riprende un interesse, tradizionale nei “teorici” cooperativi di lingua francese, per Fourier, nella cui
Théorie des quatre mouvements speravano, oltre ogni “tempo massimo” di individuare l’antidoto
all’industrie antisociétaire.
Le Travail de H. Brisson (1882-’87) prevedeva l’alleanza capital/travail/talent
Fin qui,abbiamo seguito i ragionamenti di dirigenti socialisti prevalentemente organizzatori sulle possibilità della cooperazione. In Francia
AN?
Lf 132,57 : Rapport à SM l’Empereur sur les Caisses d’épargnes [ricostruzione dei libretti di risparmio
per classi di depositi e per professioni]
Rapport à l’Empereur sur la situathion des sociétés de secours mutuel [rapporti annuali dal 1852 in
poi.Contiene elenchi delle SSM approvate,dei dipartimenti in base al ruolo del personale,alla situazione finanziaria,al movimento dei fondi pensionistici e delle rendite vitalizie ecc. ]
BN 4° Lf 263,30
Enquête sur les sociétés de cooperation,Paris 1866
XXXVII-603 p
Ed.Paris Imprimerie Impériale,Paris 1866,
Importante il riferimento alla nuova legge sulle coalizioni e anche l’allusione alle società di produzione del ‘48. L’inchiesta è infatti del 1865. Al centro della discussione i paragoni con le società di Rochdale,
scozzesi,tedesche di credito ( Schultze-Delitsch) e si parla giustamente anche molto dells questioni dei soci
d’onore. Jules Simon, Darimon, Flotard, Horn,“vecchie conoscenze” del ’48 le ritroviamo in questa discussione. Il Moniteur mette sullo stesso piano le iniziative (Mulhouse) di edilizia padronale e le cooperative di costruzione.Horn in particolare segnala nel suo intervento–magari per smentirle–le idee degli operai
sul valore assoluto della cooperazione in sé e la scvarsa conoscenza dell’importanza del credito.Tutta la discussione cerca di ottenere con la legge i risultati di cui al mio libro e alle osservazioni di Rancière come la
possibilità di “licenziare spietatamente” (p.117) il societario “indegno” come se fosse un salariato.
Si discute anche di cosa succede a Mulhouse… Bisogna fare un raffronto con i salari medi, la stabilità
dell’occupazione ecc.
* martedì fare riprodurre*
BN, 4° Lf 266
17
Pp.166-183.
9
Enquête sur les conseils des prud’hommes et des livrets d’ouvriers,Paris 1868
Inchiesta promossa dal ministero dell’economia. Prevede il riferimento al 1854 come limite da cui partire.Le delegazioni operaie–gli operai continuavano a non essere elettori–avevano manifestato l’esigenza di
semplificare e rendere controllabili sedute e decisioni.Il ministero propone di ridurre i 4 consigli, già ora
compositi, a uno solo che avrebbe garantito “uniformité de jurisprudence”, e maggiore rapidità. Soprattutto
sottolinea che la questione dell’apprendistato essendo spesso causa di contese doveva essere ricondotta a
una sola giurisdizione. Erano necessari da 63 a 77 giorni per i consigli che tenevano un’udienza la settimana e da 86 a 119 per quelli dei metalli. Sulla questione di accettarele cause promosse dai minori l’inchiesta
ne ammette la giustizia in principio ma si preoccupa dell’eventuale carico in caso di sconfitta, che spetterebbe per forza alla famiglia.Allora meglio nominare un tutore presso il consiglio stesso. Una “jeune tête
portée à s’illusionner”, meglio che sia tenuta sotto controllo.Presidenza e vice-presidenza: se ne lascia libera l’elezione ma “il serait fort avantageux que la presidence soit réglée de manière à être alternative”.
A proposito dell’odiatissimo livret, le forme di mediazione scoperte nel frattempo potrebbero averne
fatto superare la necessità disciplinare.La legge del ’54 era infatti caduta in disuso in quadi tutte le professioni dipendenti dal consiglio delle “industries diverses” senza reclami da nessuna parte. Il vicepresidente
Victor Goupy ne conclude che se “deve essere conservato nelle professioni in cui ragioni speciali ne hanno
richiesto l’uso,esso dovrebbe essere conservato solo a titolo facoltativo; bisognerebbe sbarazzarsi del doppio visto all’ingresso e all’uscita e inoltre dovrebbe rientrare nelle attribuzioni municipali come lo stato civile e le operazioni elettorali.
Stesura di un Manifeste coopératif che coinvolge anche Marcel Mauss e firmato da 218 universitari
francesi.
Atti della Fondazione Einaudi, Torino 1990 (convegno 1985)
Fondi del Musée Social (Cedias, 5 rue Las Cases)
César Chambrun, République socialiste des coopératives , ed. Valois , Paris 1933 ( con una singola interpretazione cooperativistica dell’Urss: dedicato “aux camarades du parti socialiste français” (MS 45 805)
La soluzione cooperativa generalizzata ( e non più sperimentale come prima della guerra) è inquadrata
nel contesto della crisi economica e “di regime”. “ “Le soviet n’est que l’aboutissement nécessaire d’une
évolution dont il n’y a qu’à constater et à comprendre la marche” a écrit Charles Gide.” (p.147)
Bernard Moss, The origins of French Labor Mouvement.The Socialism of skillew workers,1830-1914 ,
University of California Press,Berkeley 1976, trad. franc. Les Belles Lettres Paris 1985.
P.Crouzet, “Essai de construction d’un indice annuel de la production française au XIX siècle”, AESC
n.25,1970.
Il termine “collettivismo” viene da H. de Colin, belga secondo il quale esso si sarebbe istituito progressivamente anche nel mondo rurale attraverso la soppressione dell’ereditàEra poi stato usato da tutti coloro
10
che estendevano la socializzazione oltre l’industria,accettata da tutti i “socialisti “ di ogni orientamento.L’idea era di un socialismo “federalista”,di una fédération des métiers,des association et des communes.
Aguet resta anche a parere di Moss la fonte principale. Gli operai che fra il 1830 e il ‘40 giungono a
scioperi che coinvolgono in certi periodi fino a 100.000 operai sono conquistati dalla cooperazione davanti
alle difficoltà di ricavare risultati immediati.Trascura però i numerosi usi e scopi della cooperazione che sostiene e prepara la coalition (si veda l’Atelier ).
Voci biografiche di Buchez che nel 1831 fonda una cooperativa di menuisiers e del fourierista Michel
Derrion che nel 1834 elabora un progetto di cooperativa di consumo.
Le fonti sul movimento cooperativo, mutualistico ecc. alle AN
Statistica del movimento delle Caisses d’épargne.
La prima fu fondata nel 1818.Il movimento si estende moltissimo sotto il regno di
Louis-Philippe.Le C. d’é. erano create sotto forma di società anonime sotto il controllo
dello stato, quindi lo stato prevedeva di esercitare un controllo amministrativo che esigeva un’inchiesta. Una legge del 5/6/1835 prescrive appunto che le C.d’é. devano presentare dei resoconti annuali.
L’elenco di questi resoconti venne pubblicato in volume ed è alla BN
BN
Lf 255, 2 per gli anni 1835-1837 (3 voll.)gd
Lf 266,1 per gli anni 1838-1857 (20 voll.)
*Alle AN , si vedano i fondi AD XIX V 12 , dal 1841 in poi.
12,13, 118-138 ecc,sono in restauro
Verso la fine della monarchia censitaria, con il regime napoleonico, i resoconti delle Caisses d’épargnes
cominciano a fornire informazioni più interessanti dal punto di vista sociale e non solo utili a valutare
l’affidabilità finanziaria delle casse: cioè sulla professione o mestiere dei titolari e aulle somme versate divise per categoria sociale.
AD XVIII c 314,355,248
Minutier central des notaires parisiens.Bienfaisance et secours mutuel
étude VII: 644,654,663
étude XCIII:435-437
étude XCIII:435
6 ottobre 1823
Godefroy Charles Henri Doublet conte di Persan e Jean Bernard,cavaliere di San Louis,stipulano un
contratto di società per azioni, il cui patrimonio consisteva in 75.000 azioni da 500 franchi e in 30 da
10.000.
11
Tale società in accomandita di cui il conte di Persan figurava come direttore, doveva installare degli
Ateliers de bienfaisance pour le progrès des arts industriels où 800 jeunes gents de la classe ouvrière seront
formés dans la meilleure pratique de divers arts et métiers, etablis à Versailles…Vari notai,a Parigi in rue
Vivienne, dovevano raccogliere le sottoscrizioni.100 ragazzi all’anno dai 10 ai 12 anni dovevano essere
formati a spese dell’istituzione a un mestiere artigianale da 100-200 maîtres et premiers ouvriers compagnons di accertata moralità.Non si precisa l’orario di lavoro “proporzionato all’età e alla forza”, il nutrimento “sano e abbondante” prevedeva anche il veno.Un direttore e vari ispettori e sottoispettori dovevano
sorvegliare sia gli apprendisti che i capi operai.L’istruzione per i primi 4 anni era generale, poi tecnica
“indipendentemente all’insegnamento della religione cattolica”.Un elemosiniere, due cappellani, le suore
ospitaliere garantivano l’educazione e le pratiche religiose.I ragazzi vedevano i genitori solo la domenica e
le feste tranne che in casi estremi. All’uscita avrebbero avuto una dotazione di 1.000-1.500 fr. per iniziare
un’attività artigianale. Con la sottoscrizione,pagabile in quote di 25 fr.,l’azionista aveva il diritto a partecipare all’estrazione a sorte degli ammessi di cui poteva fornire dei nomi.Se un socio decadeva, gli apprendisti da lui raccomandati restavano però nell’atelier. Ogni anno l’istituto spendeva 1.875.000 franchi dei
quali 720.000 per il mantenimento e l’apprendistato dei giovani. Con lo stesso sistema veniva istituita una
cassa di soccorso per gli operai ex apprendisti.
étude VII: 644
Un atto dell’11 marzo stipulato da due finanzieri privati, Musset aîné e Sollier, attesta l’esistenza di una
assicurazione che doveva pagare un premio una tantum di 700 franchi in seguito alla sottoscrizione fra coscritti dei dipartimenti dell’Aube e della Seine-et-Marne contro i pericoli della leva più lunga.
L’8 giugno invece viene stipulata la società che fonda il Prithanée français. 5 ex commercianti e cavalieri, con l’adesione del barone di Portalis, decidono di istituire una società per garantire una rendita ad artisti, loro vedove e orfani che li liberi dai bisogni che inaridiscono la fantasia e l’ingegno. La distinzione
fra soci onorari, fondatori e ordinari (agrées) sfuma perché si diventa soci anche donando opere da mettere
in vendita. I primi fondi dovevano essere usato per un atelier de charité dove ospitare 80 figlie di artisti poveri,con un apprendistato rapido e una “dote” che perdevano se erano cacciate per “inconduite”. Saranno
ammesse dagli 8 ai 12 anni.Si doveva creare anche un hospice per gli artisti anziani. Vome nel caso precedente sono escluse sia la mutualità sia il godimento di un sussidio fuori da un rigido controllo religioso e
dall’obbligo di residenza.
ET XCIII,436
Niente società (mesi novembre e dicembre 1823) ma alcune rendite vitalizie per figli e mogli, alcune
non molte, su una quarantina di atti, erano state lanciate come “moderne” ma anche un po’ bruciate dalla
crisi di Law.
ET VII 663
Il notaio Jean-Baptiste Couchiat aveva consentito la stipulazione di una società “pour la defence lélale
des intérêts legitimes” fin dal 1821. Nel marzo 1825, la società delega al conte de Larivallière,uno dei suoi
membri più importanti, il compito di assicurare che i risultati voluti, di risarcimento almeno monetario,
fossero garantiti anche a coloro che non erano ancora rientrati dalla “colonia” che si era stabilita soprattutto
a Francoforte. Si proponeva fra i suoi scopi sociali anche di far rientrare in possesso dei beni coloro che li
avessero persi per ragioni connesse ai vent’anni e più di sconvolgimenti politici. Un segno, fra gli altri, di
rientro nell’ordine?
Anche il 1° marzo 1825, viene costituita un’associazione fra il cavaliere di Saint-Louis G.Joseph de
Saint-Gresse e due proprietari, F.Blanchard e P. Alles. L’oggetto della società era “le traitement des malades à domicile et par abonnement dans la ville de Paris edans tout le departement de la Seine”.In particolare, in cambio di una quota annuale, venivano garantite consultazioni mediche, operazioni chirurgiche, assistenza al parto e medicine “alle condizioni stipulate”. Ai medici,chirurghi e levatrici consultati si affiancavano i titolari (60 e 12 rispettivamente) ma la società prevedeva anche, secondo il solito schema, un numero
“indeterminato” di medici e chirurghi “onorari”.La società poi stipulava un’ “obbligazione” con 5 farmacisti per arrondissement in modo da garantire l’erogazione dei farmaci senza ulteriore spesa. La società pre12
vedeva riunioni regolari fra medici ma anche ispettori designati dal gruppo dirigente amministrativo. Il
“contratto” prevedeva anche l’assistenza a domicilio di incaricati per fare i salassi, cambiare le bende e per
il parto che richiedeva un “sovraprezzo”.
L’associazione prevedeva anche un abbonamento per coloro che abitavano nei garnis, apprendisti, operai, in ragione proporzionale al fitto (da 15 a 60 soldi a fronte di affitti dai 90 ai 900 ).Un diritto fisso di 19
sol;di per “ouvriers et apprentis porteurs de livret”. Una serie di osservazioni si impongono… Capacità (vera? Difficile, ma presunta e cercata) di conservare il decoro da parte di persone “sans ménage”; esistenza di
benestanti privi di soccorsi della famiglia ecc.
ET VII , 654
Il 1° ottobre 1823,il conte de Persan e il cavaliere Bernard perfezionano la società di beneficienza dandole una durata di 40 anni a partire dall’agosto precedente mentre verso gli accomandatari ed associati si
configura come società “à perpetuité”. La ragione sociale sarà Le Comte de Persan et Compagnie; per le
controversie sarà arbitro il tribunal de commerce se fossero andati invano i ricorsi ai mediatori nominati dai
dirigenti o all’assemblea dei soci.j
BN
Lf 262.248
Caisses d’épargne ordinaires.Tableaux et graphiques.Il volume era stato preparato per l’Exposition universelle del 1900,alla sala Économie sociale per iniziativa del ministro del Commercio,Industria e PT
Millerand, con la collaborazione del capodivisione assicurazione e Previdenza sociale G.paulet e di
M.Blancheville Michon, dell’ufficio per la previdenza e le pensioni. La monarchia censitaria–ricordiamo le
polemiche dell’Atelier in proposito–nel 1835 le aveva autorizzate a versare i loro depositi al Tesoro, in
cambio di un interesse del 4%. Le casse non dovevano versare alcun interesse oltre il deposito di 3.000
franchi, che salivano a 6.000 in caso di versamenti fatti collettivamente da SMS. Esse potevano essere destinatarie di doni ed eredità, come se fossero istituti di beneficienza.Nel ’45 la somma limiute si abbassa a
1.500 (2000 con gli interessi) per i privati e sale a 6.000+2.000 di interessi per le SMS. L’interesse è abbassato con il ’53 (amministrazione imperiale) al 4% con trattenute varie che non possono però superare l’1%,
e sono più elevate a Parigi. Dopo 30 dall’ultimo deposito, i fondi venivano collocati in rendite di stato ma
le somme troppo piccole venivano incamerate direttamente dalla cassa.Con il 1881 viene emanata la legge
sulle casse di risparmio postale, essa decreta che anche in quelle ordinarie minori e donne, qualunque fosse
il regime patrimoniale, potessero aprire libretti e le donne gestirli, salvo opposizione del marito. Il deposito
massimo è di 2.000 franchi,il minimo di 1 franco, e per le SMS la somma resta di 8.000.
I fondi raccolti col risparmio erano sempre versati al Tesoro che però con la legge del 1895 autorizzava
quest’ultimo a acquistare altre obbligazioni e titoli.Il ritiro era possibile con un anticipo di 15 giorni, ma in
casi forza maggiore poteva essere limitato a 50 franchi.La somma massima si abbassa ancora, fino a 1.500
franchi mentre quella delle SMS si alza a 15.000. L’interesse diventa variabile e quello praticato alle SMS
deve essere il più favorevole. Le CR potevano sempre essere destinatarie di doni e lasciti ed erano sottoposte al controllo del ministero del Commercio e Industria e di una commissione senatoriale;tale controllo
veniva orientato dal Ministero delle Finanze. Il marito poteva disporre da solo delle somme versate se la
moglie non rispondeva alla sua opposizione per le vie legali.L’età per i minori in cui potevano accedere
alla somma era 16 anni, salvo opposizione del rappresentante legale.
Le somme versate in più casse di risparmio (anche rurali) venivano perdute dai depositanti.
13
Non viene fornita la professione dei depositanti.Interessante però che la percentuale delle donne quasi
eguagli quelle degli uomini (un po’ meno di media di versamenti ma 82 e iol 1.898, il 12 % per cento circa
in più di donne sposate agiscono senza l’assistenza del marito mentre più del 61% dei minori agisce con
l’autorizzazione del tutore legale, indipendentemente dal sesso. Solo un quarto circa dei libretti di minori
(un po’ più numerose le ragazzine,del 9,85%) erano di depositanti “pouvant être consideré comme ayant
une profession”.
Evidente lo sforzo di spingere al self-help famigliare e anche al finanziamento delle SMS.
Ci si deve chiedere a questo punto chi fossero i depositanti e che senso hanno le punte di depositi e
quelle di ritiri.Considerando comunque che l’incameramento delle somme più basse di una tranche di titoli
scoraggiava le persone davvero indigenti.
Fra le CdR esistenti all’ora data,ben 445 erano di istituzione municipale; 70 erano erano in regime definito di autonomia , 1 sola annessa a un monte di pietà e 31 a “sistema misto”.Da quando viene introdotta
la possibilità di libretti autonomi per le donne, fra l’ ’82 e l’ ’89, la differenza di depositi è lievemente a favore delle donne, con una differenza di 10/20 fr. su cifre che vanno dalle 410:20 nell’ ’82, salgono verso i
500 intorno all’ ’89 e si riportano intorno ai 480 a fine secolo.
Il numero totale parte lentamente e nel ’50 è di soli 500.000, progredisce lentamente ed è di circa
1.000.000 nel ’55,sale lentamente e regolarmente fino ai 2.500.000 curca nel ’75, poi aumenta con una specie di impennata e in poco più di vent’anni raggiunge i 7.000.000. La percentuale ogni 1.000.000 abitanti
sale anch’essa nettamente solo dal 1875 quando dal 65 comincia a salire ma con meno pendenza fino ai
170 del ‘95 e ai 179 del ’98.
BN
Appare significativo e interessante che siano molto precoci in Francia comunque li si voglia chiamare i
progetti o le ipotesi sulle pensioni, la cura dei malati ecc. non solo indigenti ma anche semplicemente soli.
Ad es. il 30 aprile 1793 viene presentato alla Convenzione un progetto emanante da un comitato, rue de la
Verrerie,dove il progetto era in vendita “au profit des Vieillards” a due soldi. Ne era in iziatore il cittadino
François Chamoulaud. Doveva garantire il futuro dei cittadini e cittadine “ci-devant liés par des voeux de
Religion” costituendo loro delle rentes viagères formate con le eredità “a compter seulement du dix août
1792, époque où l’Égalité Pratique a été décrètée.”Con un decimo di tali eredità si doveva in cambio istituire un Établissement d’Humanité amministrato dai fondatori. Deceduti questi ultimi, l’intero capitale sarebbe stato incamerato AU PROFIT DE LA NATION. Il piano venne sottoposto a Cambon ed era evidentemente emanante da sacerdoti e monache “giurati”
Una serie di opere sulla beneficienza, l’economia “mista”.: R.p. 3791.3830
[Enquête sociale–L’initiateur par Jean Terson, Paris chez Charpentier éditeur-libraire, 1845, allora in
accordo
con il visconte du Bouchage. Terson collaborava anche per il finanziamento con
A.Perdiguier.Animava allora anche una Ligue nationale contre la milice des travailleurs ].
Les A.O.-Participation des ouvriers aux bénéfices du patron par le marquis de Virieu membre du conseil
général de l’Isère, Baratier frères et Dardelet, Grenoble 1873
Les AO.Participation des ouvriers aux bénéfices du patron, par le marquis de Virieu,Grenoble 1873.
Sull’esempio di Leclaire e di esempi inglesi contrappone –proprio come gli atelieristes e le tradeunions –
l’acquisto coatto o volontario di azioni al versamento alle associazioni di resistenza.Naturalmente non si
deve confondere tale partecipazione con il controllo degli operai sull’amministrazione.Oppure la forma
adottata può essere quella dei marmisti parigini Performy e Lemaire o delle miniere della Cornovaglia che è
una specie di premio di produzioneg
14
Mette in evidenza le difficoltà delle coop.di produzione,reperire i capitali, dividere anche le perdite,trovare accordi adeguati e sottoposri all’autorità del gerente...“On voit qu’il n’est pas aussi facile que le
prétendent les théoriciens populaires d’obtenir ce qu’ils appellent l’émancipation du travail, et l’on ne
s’étonne pas,lorsqu’on étudie cette grave question, des nombreux échecs auxquels ont abouti la plupart des
associations coopératives de production formées par les ouvriers” (pp.9-10). Infatti cita come esempi di
successo quella di Rochdale fondata dopo vent’anni di cooperativa di consumo, a partire dal 1856 con
l’apertura di filature di lana, i mulini di Leeds, i sarti di Liverpool,i cappellai di Manchester e in Francia la
società di produzione dei fonditori di Parigi che è dopo un periodo di prosperità è stata travolta dagli
“avvenimenti del ‘70”, quella dei bijoutiers en doré , fondata fin dal ‘34, dei facteurs de piano a Parigi e
altre a Lyon, Saint-Etienne,Vienne,Nantes. “Enfin les sociétés agricoles, dites fruitières ou fromageries,auxquelles les populations des montagnes doivent l’aisance et le bienêtre”.(p.11).Ma gli sembra preferibile l’ “association de l’ouvrier aux bénefices du patron” per evitare le rivoluzioni che sorgono dalle divisioni sociali. Fra queste indica il salario a premio, come contrattop individuale, il riparto annuale, sempre
individuale; giudica poco rilevante la partecipazione collettiva mentre: “La p.individuelle aux bénefices,surtout la participation aux bénéfices annuels, peut être le principe d’une révolution bienfaisante dans le
monde industriel”. (p.13)
La prima riesce solo ad aumentare la produttività senza aumentare il capitale ma “cet ouvrier imparfaitement associé subira les mêmes entrainements que les autres”.(p.14)Le forges du Creusot dal ’50 al ’58
hanno prodotto da 18.300 a 42.000 tonellate di ferro;si è triplicata anche a Terre-Noire (Loire) ed è raddoppiata nella papeterie Laroche-Joubert di Angoulême (ben 1.000 operai)Il che non ha loro impedito di
scioperare negli ultimi due casi.Invece il riparto finale a partire da due fondi distinti dei benefici rende gli
operai cointeressati.È stato sperimentato ad es. nelle miniere di Whitewood and Methmy Jinction,Normanton, in Inghilterra.Lo stesso risultato–individuale e quindi tale da selezionare e impedire gli
scioperi–l’ha raggiunto l’A.Leclaire. “Un comitato di conciliazione,composto da 9 membri,5 operai, 3 impiegati e il patron,presidente di diritto,regolano i problemi eventuali e infliggono le pene disciplinari”(p.
23)
Raccomandando di fare ogni sforzo per tenere gli operai rigorosamente lontani dalla gestione degli affari sottolinea quali vantaggi soprattutto la mancanza di scioperi e il forte aumento della produttività gratuito,e la “moralizzazione dell’operaio con l’istinto della proprietà e gli altri sentimenti che vi si riferiscono”.
Au peuple! Coup d’oeil sur l’utilité des caisses d’épargne et de leur influence sur la position sociale
des travailleurs par B.Collomb, Paris et Lyon 1839. Invitando gli operai a rinunciare ai piaceri della domenica e soprattutto del lunedì e a sperare di diventare maîtres, ricorda che sono voci malevole che hanno
convinto che dalle casse di risparmio non si potessero ritirare i versamenti.
La decisione (si veda più in alto) di versare i depositi al Tesoro per garantirne la redditività fece spargere preoccuoazioni che indussero molti depositanti a ritirare i versamenti, soprattutto a Parigi“dove le impressioni sono più vivaci e le influenze più dirette”.In due anni da 222 le casse sono diventate 251, avvicinandosi sempre di più al risparmiatore.L’autore–che dice di essere stato operaio– ricorda il grande aumento
del numero dei libretti: Lyon 6669,Bordeaux 6578,Metz 5964,Nantes 4379,Rouen 3959, Marseille 3829,
Lille 2712, Brest 2541,Strasbourg 2242, Nancy 2167. Con le stesse intenzioni l’autore invita a regolare
meglio e a favorire gli inventori all’esposizione generale dei prodotti dell’industria francese,ormai diventata
regolare.f
L’Astre qui se lève et l’astre qui se couche, Ètude èconomique par A.Crampon, Paris, imprimerie Balitout,Questoy et c., 1867.
Dopo vent’anni circa Napoléon torna alla formula giovanile della Société pour l’éxtinction du pauperisme en France. È un’associazione privata ma posta “sous le protectorat du chef de l’État” e ispirata da
Persigny.Ha filiali in tutte le grandi città e spesso seve nelle case comunali.
Da Parigi ha esteso le sue attività ai grandi centri operai: Lyon,Rouen,Mulhouse,Nantes, Saint-Nazare
etc. Ha 40.000 aderenti ed è presieduta dal marchese di Planty.Segretario generale Hugelmann, già redattore della Revue des races latines , dell’International di Londra e dei Deux Mondes di Bruxelles.
Scopi dichiarati: “elle met à l’étude les questions relatives à l’éducation de l’enfance, et à l’organisation
du travail; mais elle résout,par le seul fait de la création, la question des invalides civils, qu’elle déclare
15
fondés”. Hugelmann denuncia gli “egoismi parassiti interposti fra l’Imperatore e coloro che, fin dal primo
giorno,hanno compreso il vero significato del suo avvento” (p. 5) A Parigi “pochi oscuri operai hanno
avuto la generosità audace di formulare il pensiero che fin dal 1848 era nella mente della maggior parte dei
lavoratori e che si è rafforzata dopo l’energica iniziativa assunta dall’imperatore a prtoposito delle leggi
sulle coalizioni e sulle Società cooperative. ” (p. 5-6)
Ciò toglie di mezzo la società esclusivamente filantropica di Saint-Vincent de Paul e fa nascere una società “ esclisivamente politica in ragione della protezione ufficiale… e esclusivamente socialista nel senso
più temibile del termine perché si fonda sull’antagonismo fra il capitale e il salariato”.
Davanti a questo “astro che nasce”, l’ “astro che cala” sarebbe il Crédit Mobilier la cui istituzione “non
è stata estranea ammle trasformazioni e alle rivoluzioni del salariato industriale da quindici anni a questa
parte…”. Secondo questo libellista il Crédit Mobilier che come diceva Proudhon era la rappresentazione
borghe Ha se dell’interesse borghese allo sviluppo degli interessi materiali ha rastrellato per trent’anni il
risparmio della borghesia a vantaggio dei salari, aumentando i prezzi e soprattutto una massa di salariati
“improduttivi” erogatori di servizi e trasporti (commissionaires, courtier, chemins de fer).Insomma il
Crédit Mobilier avebbe fatto volontariamente la stessa opera di Law; con il pretesto di rendite elevate immediate e sganciandole dal lavoro ha messo in moto i prodotti creando occasioni di spesa e “ha voluto spostare il risparmio borghese e accaparrarlo con un metodo indirettamente SOCIALISTA a vantaggio del
salariato ” (p.9).
Attribuisce gli scioperi al desiderio illimitato di consumo e di piaceri popolari che avrebbe trovato a un
certo punto il suo limite nello schiacciare la produzione. Anche i sansimoniani sarebbero parte di questo
complotto, con le loro dighe, i loro crediti ecc.
Pp. 12-13:“L’emancipation du salariat repose sur cette erfreur que tout capital amassé est un détournement du bien social,que lépargne est illégitime,que dans la production le travail est tout et l’argent
rien,que la sociétè,en un mot,n’est qu’une immense c ollectivité coopérative dont tous les membres doivent
dévorer au jour le jour les produits au fur et à mesure de la naissance des produits”.
Oggi (pp.14-15) “le CAPITAL ... c’est tout le monde surtout depuis que l’épargne s’est volatilisé en
travaux gigantesques ou féconds ou stériles.Quant à la bourgeosie c’est le TRAVAIL INTELLIGENT...
tandis que le salariat industriel représente simplement aujourd’hui le TRAVAIL SEMI- MECANIQUE ,
le travail des domestiques de la machine”. La macchina dunque farà dell’operaio intelligente un borghese
nemico delle innovazioni comuniste.
Quattro diversi progetti cooperativi.
1) Avant-Projet de l’établissement à Nice d’une société coopérative de consommation ,Nice,tipographie
Eugène Gauthier 1874. Par X.X.La cooperativa è presentata come un sistema per far convergere gli sforzi
degli operai non sul fare aumentare i salari ma a far abbassare i prezzi dei generi di prima necessità e a fare
acquisire abitudini di risparmio e di calcolo degli interessi differiti.Casimir Périer aveva anticipato queste
considerazioni ricordando che a causa del tempo, della scarsità di denaro e dei debiti gli operai non potevano né trattare i prezzi e le qualità né soprattutto acquistare all’ingrosso nei mercati.Così doveva farlo collettivamente fondando cooperative di consumo.L’esempio iniziale è sempre quello dei pionieri, i tessitori di
Rochdale che vi ricorsero “après avoir tenté tous les moyens qu’ils croyaient propres à augmenter leurs salaires ”. Esemplare è anche quella di Guebwiller iniziata per volontà degli industriali cotonieri Schlumberger e Bourcart, nel 1832.“Leurs patrons leur firent costruire un four et ils se mirent à faire leur propre pain
en achetant la farine en gros au moyen de cotisation hebdomadaire”. (pp.7-8).Una parte delle entrate–si
trattava di un istituto a metà fra la cooperativa e lo spaccio aziendale– vednne destinato a finanziare una
cassa per il prestito gratuito.Nel ’49 gli associati erano 1.500.
A Dieuze, il proprietario allestì una panetteria in occasione della carestia del 1847. In seguito venne ceduta ai soci che se ne servirono durante la disoccupazione del ’48.Anche in questo caso,con gli utili si fanno prestiti gratuiti a termini di 3-4 mesi e una cassa di soccorso.
Invece a Grenoble il sindaco Taulier nel 1850 –’51 venne creata l’association alimentaire i cui soci facevano preparare i cibi in una cucina consumandoli a casa o nel refettorio.
I cuochi erano stipendiati.
16
La cooperativa proposta doveva accettare membri con azioni piccole,non oim di 25 franchi,pagabili in
rate.I generi venduti solo di prima necessità.Il prezzo, non molto inferiore ai prezzi esterni.A intervalli regolari la cooperativa doveva distribuire i dividendi ai soci.Così l’operaio non correva il rischio di “crearsi
dei bisogni fittizi, diventare meno economo. Deve anche crearsi delle abitudini da modesto rentier e consegnare il salario in non piccola parte in cambio di derrate per evitare le “tentazioni pericolose per un padre di
famiglia”.Non abbassando i prezzi si incoraggiava a diventare soci e non si dava fastidio ai commercianti
“normali”.La cooperativa poteva (doveva) anche ricevere i doni di filantropi.Lo scopo di evitare gli scioperi
è adombrato e chiaro anche se non esplicito.
2) Aux ouvriers de Carpentras.Projet d’une Société coopérative de consommation, Nimes, Imprimerie
Clavel-Ballivet 1868, par C::Poujade
P.20: “qu’on le sache bien,la coopération élimine de l’association toute idée de réglementation,d’intervention de l’Etat ou même de l’autorité municipale;elle repousse toute tutelle,toute patronnage,toute communnisme autre que celui des sentiments fraternelles... ; elle est contraire, en un mot,à toutes
cettes fausses idées que certaines écoles socvialiste ont enseignées, de l’égalité des salaires,de la communauté des biens,des AN,du crédit gratuit etc.” La cooperativa dovrebbe spingere al risparmio che solo deve
risolvere ad esempio il problema della disoccupazione invernale dato che “la commune est la coopération
organisée dans l’ordre administratif , et n on point dans l’ordre économique”. Consiglia i giornali La Coopération e Le Travailleur Associé (internazionale) e fra quelli politici L’Avenir national e Le Progrès de
Lyon.
3) Aux ouvriers du Cholet-Les Sociétés coopératives de consommation par Charles Loyer, Cholet, Imprimerie de H.Farré, 1867
Cita gli stessi esempi del precedente, i pionieri di Rochdale e la Sohciété industrielle et agricole di
Beauregard,Vienne, ma attribuendo loro una prospettiva più socialista.È soprattutto informativa delle possibilità e anche rischi dei diversi modelli coooperativi.
Alla data Lyon era la città che aveva sviluppato maggiormente le cooperative con 22 associazioni,un
capitale totale di fr.300.000 e 75.000 “dividendi”.La panetteria sociale di Prevoyance ha un fondo di riserva di ben 2.546 franchi. La cooperativa di Montereau,iniziata nel 1856con un capitale di 2.000 franchi, ne
ha aggiunti in un solo anno 1.289.
Inoltre,mentre il pane cresceva a 1,30-1,40 fr. al chilo,la cooperativa l’ha mantenuto a 1,10.Un’altra è
fondata a Dornach in Alsazia.A Saint-Etienne la Société alimentaire des passementiers Morel et
Cie,fondata nel 1855,possedeva una panetteria una fabbrica di cioccolato e un negozio di tessuti.A StWaast presso Anzin la società di consumo ha distribuito da 20 a 25 fr. e è stato(da chi?) calcolato che i soci si sono avvantaggiati per ogni nucleo famigliare di 20 fr. al giorno circa oltre al vantaggio della qualità e
del peso.L’Universelle di Valence,fondata nel ’65, ha distribuito 5,12 fr. ai consumatori soci.
Si trattava però solo degli esempi migliori.
La società deve quasi sempre escludere i soci che nonb acquistano; qualche volta non emette azioni e
sempre si riserva di accettare o meno gli eredi di esse; non esclude i non indigenti ma si deve “guardare da
ogni patronato” e dai soci d’onore anche se”ricerca (come?) il concorso di uomini fidati di professione liberale o inbdustriale; è sempre una garanzia di successo,per una cooperativa,contare su tali uomini come mebri associati”(p.6) È tale da animare e alimenbtare “il sentimento fraterno e democratico” “essenza di ogni
associazione popolare”
4) Aux ouvriers horlogers en pendules.Un appel à tous par Flogny dit Perrtin membre de la société.Se
trouve à Paris chez les fondeurs,quincaillers et marchands de fournitures pour l’horlogerie en pendules et
chez l’auteur, 28 rue des trois bornes,ancora 1867.
17
Lunghe lamentele non precisate fanno capire che i problemi dell’associazione erano lo scarso studio nel
perfezionare il prodotto,la negligenza nelle riunioni e soprattutto nel pagare le quote.A sua volta fuore
dell’associato un capitalista.P. 15: “vous ne devez pas perdre de vue la différence ou la confusion entre le
projet de notre constitution definitive au rang de la société coopérative de celle de l’association sous me
régime de l’égalité des salaires.Je ne crains pas de me répéter à ce sujet en vous rappellant que j’ai voulu
chercher avec vous,dans mon rapide exposé, les moyens d’éviter las catastrophe survenue en 1848 par les
essais qui ont été tentés sur ce dernier système”. Chiede anche la possibilità di lavorare a domicilio liberamente.
Negli stessi anni un po’ tardivi dell’Impero inizia (anche per iniziativa di Charles Sauvestre) una discussione sull’educazione pubblica o privata, cioè religiosa, sull’autoeducazione, il ruolo della famiglia ecc
Bibliografia dei materiali storiografici e delle fonti fin qui almeno parzialmente esaminate
Luciano Cafagna, “La rivoluzione agraria in Lombardia”, Annali della Fondazione GG Feltrinelli, n.2
“Industrialismo e politica economica dopo l’unità d’Italia”, Annali della Fondazione GG Feltrinelli n 5
Stefano Somogyi,”Cento anni di bilanci famigliari in Italia(1857-1956)”, Annali della Fondazione GG
Feltrinelli, n.2
Maria Genna, Mutualita ed impresa: evoluzione imprenditoriale della cooperativa, Palermo - 1990
Codice delle cooperative : commentato con ampie note di giurisprudenza, dottrina, bibliografia e prassi
amministrativa : disciplina civilistica, regime fiscale, leggi, Milano 1991
IL rizoma e l'identita cooperativa : tre opinioni , Bologna 1991
John Earle, Un ritratto della Lega : viaggio nel movimento cooperativo italiano , Roma 1987
Il sistema cooperativo : dallo spirito di Rochdale allo spirito d'impresa : mille immagini di ieri e di oggi , a
cura di Orazio Pugliese, Venezia 1987
Laura Puppini, Cooperare per vivere : Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906-1938, Tolmezzo, s.d.
18
Roberto Vitale, Il villaggio cooperativo : edificazione e consumo a Niguarda, 1885-1985 con prefazione
di Mariella Nejrotti, Milano 1987
Luigi Trezzi, Un secolo di cooperazione a Brescia, Brescia 1992
Francesco Castiello, Tutela costituzionale della cooperazione e cooperazione di credito, Padova - 1984
Luciano Salsi, Contadini reggiani in cooperativa : 1902-1937 tre decenni fra cronaca e storia ,Reggio
Emilia 1984
Luigi Cavazzoli, Storia della cooperazione mantovana dall'unita al fascismo, 1861-1945 : tradizione associativa e civilta contadina , Venezia -1984
Giorgio Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia : dalla peste europea alla guerra mondiale, 1348-1918, Roma-Bari 1994
Il paese dei celestini : istituti di assistenza sotto processo, a cura di Bianca Guidetti Serra e Francesco
Santanera , Torino (data... )
Comite d' histoire de la securite sociale, La protection sociale sous la revolution francaise ouvrage publie
sous la direction de Jean Imbert, Paris 1990
Arnaldo Cherubini, Beneficenza e solidarieta : assistenza pubblica e mutualismo operaio : 1860-1900, Milano 1991
Racco, Mario, Dallo Stato assistenziale allo Stato garante : lo scopo del diritto in sanità ,Milano 1993
Claudio De Boni, Politica e leggi dell'economia : il dibattito sulla povertà nell'Inghilterra della rivoluzione
industriale, Padova 1994
g ,Roma 1968
International Institute of Social History
Archives
*Belgium, documentation
Total Size : 3.5 m.
*Belgium, various manuscripts
Period : Ca. 1836-1949
Total Size :0.22 m
Finding Aid : List
*Owen, Robert
Period : 1812-1822 (-1913)
Total Size : 0.01 m.
Biographical/historical note : Born in Newtown, Great Britain 1771, died in Newtown 1858; cooperator and
utopian socialist; made name as an educational philanthropist during his management of the industrial
community New Lanark, Scotland; agitated for factory reform; founded New Harmony, a communitarian
experiment in the USA 1825-1828; back in Britain launched the National Equitable Labour Exchange in
1832, the Grand National Consolidated Trades Union in 1834 and the Association of All Classes of All Nations in 1835; continued promoting the foundation of communities through his organs The Crisis 1832 and
The New Moral World 1834 and through his organizations, e.g. the Universal Community Society of Rational Religionists (‘Rational Society') 1839 and the Home Colonisation Society 1841.
Contents : Three letters, to Jeremy Bentham, William Clegg and to an unknown person 1822, 1840; a note
on ‘new building' written by Owen, 1812; printed material, including “Preliminary Charter of the Rational
System” 1843, bank note of the National Equitable Labour Exchange, membership card of the Social Missionary Union signed by Owen as its president; a letter from his son Robert Dale Owen to Julius R. Ames
1830.
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*Owenite Societies
Period : 1838-1845
Total Size : 0.12 m.
Biographical/historical note : The Universal Community Society of Rational Religionists (Rational Society)
was established in 1839, with the amalgamation of the Association of All Classes of All Nations, established in 1835 by Robert Owen, and the National Community Friendly Society established by Owenites in
1837; initial aim, promoted through the journal New Moral World founded by Owen in 1834, was to prepare public opinion for the ‘secular millennium'; Owenites were offered ‘social salvation'; in 1839 an agricultural community was started at Queenswood, East Tytherly, Hampshire; it existed for six years, but did
not outlast Owen's rapid spending of funds and authoritarian leadership; in 1846 its last building was closed, limiting the activity of the Rational Society to the winding up of financial affairs.
Contents : Minutes of the Central Boards of the Association of All Classes of All Nations 1838-1839, of the
National Community Friendly Society 1838-1839 , including the minutes of their Congress in 1838, and the
Universal Community Society of Rational Religionists 1839-1845.
[Blum, Robert
Period : 1843, 1848
Total Size :0.01 m.
Biographical/historical note : Blum, Robert. Born in Cologne 1807, died in Vienna 1848;
writer; worked in a theatre in Leipzig until 1844, then became a bookseller; tried to educate the working and lower middle class through various publications and by founding a
debating club; political writer, orator and leader of the liberal opposition in Saxony in the
1840s; active in the German Revolution in 1848; founded the Vaterlandsverein; spokesman for the left wing in the Frankfurt parliament; while visiting the Vienna revolutionaries in 1848, together with Julius Fröbel, he was captured, summarily court-martialled
and shot; became a martyr for freedom.
Contents: Letter to L. Jackmann 1843, farewell letter to his wife Eugenie Blum 1848; printed material relating to the execution of Blum 1848.
Robert Blum è stato soprattutto un militante democratico ma qui mi interessa individuare qualche traccia
degli eventuali rapporti con gli artigiani viennesi che sarebbero poi stati protagonisti dell’insurrezione
dell’ottobre 1848.
*De Man, Hendrik
Period : 1908-1940 (1947)
Total Size : 4 m.
Finding Aid : Inventory
Biographical/historical note : Born in Antwerpen 1885, died in Greng am Murtensee, Switzerland 1953;
philosopher, socialist theoretician and politician; contributor to the Leipziger Volkszeitung 1905, cofounder
of the Internationale Verbindung sozialistischer Jugendorganisationen in 1907, and of the Belgian Centre
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for Workers Education 1910; volunteered in the First World War; went to Russia in 1917; taught social
psychology in Frankfurt am Main 1929-1933; professor at the university of Brussels; in his De Socialistische Idee (1933), developed the ‘plansocialism'; his ‘Plan van de Arbeid' was partly put into effect by the
Belgian government in 1935; minister of several departments 1935-1940; chairman of the Belgische
Werklieden Partij (BWP)/Parti Ouvrier Belge (POB) in 1939; disbanded the BWP after the German invasion in 1940 and accepted the ‘New Order'; created the Unie voor Hand- en Geestesarbeiders; went to
France and later to Switzerland; convicted in 1946 in absentia to 20 years imprisonment for collaboration.
Contents : Correspondence mostly relating to his publications and lectures 1918-1939, mainly with Belgian, Dutch, French and German socialists, including Max Buset, August C. Mennicke, Alice Pels, August
Rathmann, Henriette Roland Holst, Albert Thomas and August Wauters; files on articles, speeches, lectures and interviews consisting of correspondence, texts, notes and clippings 1920-1939; manuscripts 19091933; documents on his mission to Russia 1917; documents on the Internationale Arbeiterhochschule
1927-1931; documents on the BWP/POB 1932-1938, e.g. on the “Plan van de Arbeid” and on his conflict
with Emile Vandervelde on the policy of the Belgian government towards the Spanish Civil War; documents on his ministry 1935-1939, including files on the scandal at the Belgian National Bank 1936-1937;
documents on his attitude during the German occupation of Belgium 1940, 1947; notes and documentation
for his publications and speeches 1909-1932; reviews of his publications and clippings on his speeches
1919-1935.
NB. Part of his papers at the Algemeen Rijksarchief in Brussels.
*De Paepe, César
Period : 1856-1857, (1870-) 1876-1890 (-1923)
Total Size : 0.03 m.
Finding Aid : Inventory
Biographical/historical note: Born in Ostende, Belgium 1842, died in Cannes, France 1890; physician;
freethinker and socialist pioneer; in 1858 joined the group Vlamingen Vooruit and the freethinkers society
Les Solidaires; one of the founders of the society Le Peuple in 1860, a radical democratic association which
later became the Belgian section of the International Working Men's Association (IWMA), the Brabantse
Socialistische Partij in 1877 and the Belgische Werkliedenpartij (BWP) in 1885; contributed to many socialist journals including La Tribune du Peuple, La Voix de l'ouvrier, Le Peuple, De Werker; prominent
speaker on the agrarian question at the congresses of the IWMA.
Contents : Letters from Eduard Bernstein 1880, Ferdinand Domela Nieuwenhuis 1879, Karl Höchberg
1879-1880, Benoît Malon 1876-1878 and others; photocopies of a few letters from César de Paepe 18701890 and of some correspondence by Louis Bertrand 1886-1923; manuscript “Aux membres de la Chambre
du Travail de Bruxelles/Précurseurs du Socialisme moderne en Belgique” 1877; school notebook “Cours de
religion'”1856-1857; press clippings of his serial “Vie d'un prolétaire socialiste” published in Le Peuple,
Brussels 1890.
*De Paepe, César
Period : 1874-1890 (-1908)
Reproduction: 1 microfilm
Finding Aid : Inventory
Contents : Minutes of the Cercle d'Étude Sociale 1874-1875; letters by De Paepe to Louis Bertrand and
Maxime Toubeau; letters to De Paepe from Louis Bertrand, Joseph Favre, Leo Frankel and Gustav Molinari; letters from Henriette De Paepe to Louis Bertrand 1890-1908.
NB. Originals at the RCChIDNI, Moscow, fund 487.
Documentation de Statistique Sociale et Economique/ André Philip, Lyon
Period : 1925-1940
Total Size : 0.5 m.
21
Contents : Systeemkaarten met statistische info, uitgegeven door André Philip, Prof. aan de Universiteit
van Lyon (in francese).
De Paepe ha avuto tra l’altro una corrispondenza con il cooperatore belga già citato, Louis Bertrand.
L’archivio di De Man ha un interesse politico generale ma nel contesto di questa ricerca mi interessa soprattutto per i rapporti con Van deVelde.
*Fortichiari, Bruno
Period : 1945-1977
Total Size : 0.02 m.
Reproduction : 2 CD-ROM's
Finding Aid : List in [HTML]
Biographical/historical note : Fortichiari, Bruno (1892-1981); socialist activist and communist; born in
1892 in the small town Luzzara; active in socialist youth organisations and the PSI; after World War I cofounder of the Communist Parti of Italy (PCI) in 1920; responsible for the illegal activities of the party for
which he often was arrested; expelled from the PCI in 1929, readmitted in 1945; active in the cooperative
movement affiliated to the PCI 1945-1950; publisher of the newspaper Azione Communista 1956-1965;
died in Milan 1981.
Contents : Digitized papers of Bruno Fortichiari; documents concerning the problems around his readmission to the PCI 1944-1945, the cooperative movement 1947-1951, contacts with the PCI in Milan, Rome
and het Emilia and Mantua regions 1945-1977, Azione Comunista 1954-1961
Materiali italiani di difficile consultazione in originale, perché sparsi qui sono raccolti e bene organizzati.
* Groninger Coöperatieve Bouwonderneming
Period : 1922-1968
Total Size : 0.08 m.
Finding Aid : Plaatsingslijst in [HTML] [SGML]
Biographical/historical note : Groninger Coöperatieve Bouwonderneming. Opgericht in 1922, aangesloten
bij de ABC.
Contents : Statuten en huishoudelijke reglementen 1922-1957, jaarverslagen 1966-1968, notulen van de bestuursvergaderingen 1924-1957 en van de ledenvergaderingen 1922-1949.
[Da far tradurre]
International Social Security Association
Period : 1949-1979
Total Size : 0.06 m.
Finding Aid : Superscriptions
Contents : Minutes, reports, circulars and printed material.
Lucilla Antonelli,Il santo della palude,biografia di G.Massarenti,dell’oglio 1953
Biografia di un “apostolo” nazzareno conosciuto in vacanza a Lugano come eroe “che sarebbe bello amare”
come Tamburini, per cui Marx è grande e pericoloso a maneggiarlo male ma “Mazzini, oh Mazzini...”, che
da ragazzo organizza una manif. di braccianti e percorre le osterie per “stanarvi i più accaniti bevitori, i padri di famiglia specialmente”.Dalla coop. di consumo a quella di produzione, alla;bonifica di Malborghetto
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e Molinella, e dove esercitò il diploma di ragioniere come amministratore di coop. soprattutto. Il comune di
cui è sindaco dal 1908 al ’14 e poi dal ’19 al ’22 a San Marino è una succursale della cooperativa di consumo.
Nel ’49 i socialdemocratici si oppongono in suo nome a uno sciopero di mondine e alla sua morte nel ’50
Montanelli scrive di aver visto morire un santo.
Statuti
S coop. fra i lavoranti calzolai della provincia di Reggio Emilia.È la tipica S di Miglioramento e fra i doveri
dei soci figura l’assistenza ai compagi scioperanti (1899)
Società anonima cooperativa “Casa del popolo” Livorno 1920.
Ha natura di consumo e di ricreazione.
Società Mutua interna della cooperativa Vittorio Veneto di Milano, con infermieri e medici.
A. cooperativa braccianti,carrettieri,muratori e arti affini,Sant’alberto (Ravernna) 1903.
E’ una coop. per il rilevamento di lavori in appalto,lav.pubblici e privati,idraulici e stradali.Le esclusioni o i
recessi sono regolati dal Codice di Commercio ma è escluso aut. Il socio che (p.10)”assume per proprio
conto lavori i quali richiedonol il concorso di operai da esso salariati o lavoranti a cottimo”.Sono ammessi
“operai ausiliari” ma della coop. e non di operai singoli. Fondo di riserva,capitale versato e fondo per il MS
assorbono il 60% delle entrate.(presidente Andrea Ercolani segretario Bruto Taparelli) Gli atti fanno capo
alla Cooperazione Italiana.
Cooperativa Editrice Libraria,Società anonima a capitale illimitato, 1910. Anch’essa aderisce alla Cooperazione Italiana . È più tipicamente un’impresa di produzione fra piccoli azionisti per la diffusione del libro
popolare e soprattutto scolastico e di materiale di cancelleria ma ne sono lo stesso esclusi i soggetti che
avessero interessi contrari alle SMS e di Miglioramento (dunque gli imprenditori).
Latteria di Massenzatico (RE, 1901,1903-1904)
Sono esclusi i soci che si trasferissero a più di 6 km o avessero “la disgrazia di diventare camerante”.?
Presidenti: Casoli,Fontanesi
Consorzio fra le società di consumo e di produzione della provincia di RE, 1905.Le cariche sono riservate
ai soci della coop. oppure ev. di società consorziate aderenti alla lega nazionale delle coop.
Società anonima cooperativa di consumo di Villa Cavazzoli (RE 1911)Include anche fra i compiti la coop.
di produzione con assunzione di lavori agricoli e la diffusione dell’istruzione agraria.I soci onorari sono
esclusi esplicitamente e tutte le cariche sono elette fra i soci,anche quelle tecniche.
S A cooperativa di consumo di Praticello di Gattatico(RE 1908): elevazione materiale e morale della classe
lavoratrice.Per le cariche direttive,stesse condizioni, compreso l’agente di negozio
h
Cantina sociale di Castelnuovo sotto, registrata a RE 1943-XXI(!).Aperta a tutti i proprietari,affittuari e
conduttori,previa dichiarazione della razza.Bisognava precisare l’ammontare della quota da sottoscrivere
ogni 50 q. di uva consegnata.E’ una srl.Prevede la possibilità di convertirsi, in non cooperativa, previo voto
dei 3/4 dei voti complessivi,in assemblea straordinaria.Dei tre probiviri uno è nominato quale presidente
dell’ENF della Cooperazione.Nulla si dice dei rapporti con i salariati non soci.
Società Anonima coop. di consumo fra gli agricoltori ed operai di Pieve Modolena (RE 1901)
Il Comitato degli Ispettori è composto di 3 membri effettivi, mentre gli impiegati possono essere soci o no.
Società cooperativa agricola di Pieve Modolena (sd ma dopo il 1907).Lo scopo è la conduzione di fondi rustici,il commercio dei prodotti utili all’industria agraria, l’acquisto di macchine e attrezzi rurali e la diffu23
sione dell’istruzione agricola.Ne fanno parte”braccianti,boari,giornalieri e cameranti... esclusi gli affittuarui
anche se essi stessi lavorano la terra e i mezzadri”.
Latteria sociale Roncocesi (RE) (sd,oltre il 1907)
Coop. di lavoro,produzione,consumo e agricola a capitale illimitato fra combattenti lavoratori e produttori,Alberobello 1920.Reca la scritta a mano “nell’elenco dei soci si leggono pescicani,massoni,impostori,preti ecc.(sottolineato “produtto ri” e “pescicani”). Esplicitamente indica il compito di
promuovere le affittanze collettive e le forme piuù evolute di contratti del genere, fornire ai soci i mezzi di
coltivazione aprezzi ridotti, facilitare il credito e raccogliere il risparmio,sollecitare la coltivazione intensiva e la concessione dei terreni demaniali;è necessario esercitare un’attività manuale adeguata..Ma i soci
fondatori possono essere esenti da tale condizione. Il riparto degli utili è in ragione del 20% al lavoro e del
20% alle quote di capitale (mai superiore alla quota precedente).Direttore e comitato tecnico possono anche
essere non soci.Lo scioglimento è reso più facile.
Modello di statuto per le società cooperative di consumo,Milano 1888 .Ugo Rabbeno
Consiglia di ammettere fra i clienti anche “il pubblico”.Si accettano le persone di buona condotta “non
aventi interessi contrarii a quelli della società”.Le merci potranno essere anche vendute al di sotto dei prezzi “più miti correnti” in occasione di epidemie,carestie e crisi economiche e di lavoro prodotte da altre cause.Solo i probiviri possono essere estranei alla società. Consiglia di limitare i dividendi fino a consolidare i
prezzi, né troppo alti né troppo concorrenziali.
Si ispira allo statuto dell’A generale fra gli impiegati civili di Milano, l’ “Unione cooperativa”. Fra i fornitori se possibile sono preferite le società cooperative. Deve “giovare all’economia domestica” ed è aperta
anche al pubblico. Vende anche “il vestiario, il mobilio, l’alloggio e l’abitazione”.Scontandole sulle proprie
azioni (di £ 8 pagabili in rate mensili di £ 1) si possono avere anche beni a rate, tranne che gli alimenti.
Solo i probiviri possono essere estranei alla cooperativa.Gli atti vanno pubblicati sull’Idea cooperativa, organo dell’associazione moderata milanese che era uscita nel ’98 dalla Lega perché “neutra” in campo politico e religioso.
Società anonima cooperativa in Bibbiano (RE 1884).È anch’essa “neutra”e adotta la bandiera tricolore
“simbolo della Patria unita e libera”. Scopo “riunire i piccoli risparmi del povero e rivolgerli al suo miglioramento economico coll’esercitare il commercio degli oggetti di prima necessità, col far credito ai soci e
col soccorrere i soci stessi in qualsiasi migliore e possibile maniera”.
L’unico limite è che nessun socio possa detenere più di 100 azioni da £ 20. Prevede anche impiegati non
soci. Riceve depositi,presta ai soci,esercita il commercio di generi di prima necessità,fa eseguire lavori per
proprio conto e “sussidia proporzionatamentge ai suoi mezzi i soci più bisognosi”.
Statuto della società anonima cooperativa a capitale illimitato per la produzione di aste dorate,Milano 1892
“migliorare la classe dei lavoratori nel genere devolvendo in parte i frutti fra i produttori stessi e procurando lavoro ai disoccupati a norma del regolamento interno.Essa curerà pure la previdenza,l’istruzione e la
beneficienza”.Ne fanno parte “le persone,le Associazioni e i corpi morali che non hanno interessi contrari a
quelli della istituzione”. “Pei lavori che si dovessero fare eseguire da terzi e per acquisti di merci,sio dovrà
a parità di condizioni ricorrere di preferenza ad altre società cooperative.”
Società cooperativa di lavoro e consumo fra i contadini e gli artigiani di Luzzara, 1892
Si propone di rilevare lavori da Pubbliche Amministrazioni e da privati, promuovere il credito e raccogliere
risparmio (cs). Sono ammessi i cittadini “non braccianti e artigiani... utili per titoli di benemerenza verso le
classi lavoratrici” ma in questo caso “non potranno far parte del Consiglio d’Amministrazione in numero
maggiore di tre”.Fra le spese per i lavori il CdA deve calcolare l’importo dell’associazione contro gli infortuni per i soci lavoranti... che dovrà sempre essere fatta quando venga assunto un appalto.”
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Cooperazione Generale.Il Trionfo del Grande Collettivismo Internazionale, Treviso 1910, la Commissione
di Propaganda.
Si dovrebbero costituire cooperative acquistando grandi terreni in zone semidisabitate a prezzi bassi impedendo che dai governi li acquistino grandi capitalisti che poi li vendono a lotti. Invece di lasciare
l’emigrante “tanto abbandonato”si potrebbe bandire un concorso internazionale fra le organizzazioni operaie a tale scopo. “Il debito che verrebbe fatto per l’impianto di codeste G C resterebbe sempre in circolazione e diventerebbe moneta propria del Grande Collettivismo il quale potendo competere contro la produzione individuale18 il suo credito monetario può pure competere contro quello di qualunque Banca e di
qualunque Governo e perciò,tosto che fosse organizzata codesta approvazione,si potrà mettere in circolazione biglietti della banca propria del Grande Collettivismo che per le ragioni suindicate avranno valore
non solamente fra i lavoratori aderenti ma saranno ricercati dal Commercio e dalle altre Banche al pari
dell’oro ed anche con più valore. ... la grande proprietà individuale,non potendo resistere alla concorrenza
cooperativista, e dovendo pagare di più il lavoro, le tasse governativce ecc.; sarebbe la prima esposta in
vendita; ma siccome a nessuno più converrà comperare,il Collettivismo la potrà avere per poco prezzo.In
quanto poi alla piccola proprietà,cioè a quella che potrà essere lavorata o messa in movimento ecc. senza
salariati, questa resisterà solamente fino a tanto che l’esperienza convincerà i propri possessori del maggior
risultato che otterrebbero dai loro sacrifici se i medesimi fossero impiegati nedlla proprietà collettiva.... un
principio pratico e vasto mediante il quale poter raggiungere ben presto lo scopo finale del Grande Collettivismo Internazionale mettendo in bancarotta tutto l’attuale sistema sociale.... i capitali potrenno venire accolti nella nostra Grande Banca non solo ad un interesse minimo ma anche senza interesse alcuno cioè come pura e semplice conservazione di detti capitali o come deposito.” Benessere,partecipazione di tutti i lavoratori al “banchetto della vita”,pace perpetua, libertà di pensiero e di religione saranno i fini raggiungibili
soltanto grazie all’appoggio morale e al concorso di propaganda chiesti “alle Cooperative,agli Enti del
Grande Collettvismo,e alla lunga schiera dei benemeriti della questione sociale e dei forti e pazienti lavoratori.(pp.8-9).
*** Enrico Martuscelli,Le S di MS e cooperative, menoria presentata al concorso Ravizza per l’anno
1869,Le Monnier 1876
Una descrizione abbastanza esatta delle modifiche della condizione operaia e soprattutto l’osservazione che
ad essi non va quasi nulla del grandissimo aumento di ricchezza prodotta.Fonti: Levasseur, L’ouvrier des
deux mondes...
Gli istituiti filantropici più diversi sono visti in direzione esclusiva di evitare scioperi,coalizioni e serrate e
richiamate dal decreto imperiale del 1867.In Italia: la Manifattura d’acido borico di de Larderel,la Manifatturadi Porcellane di Ginori a Doccia,il Lanificio Rossi di Schio,la Manifattura di prodotti ceramici di Richard a San Cristoforo (Mi) ,la filatura di canape e stoppe della Canonica a Bologna,la Fabbrica di panni
della ditta Mazza e C. a Bellano, le Fabbriche di seta della ditta Gavazzi a Bellano,Valmadrera e Bellagio,e
a Desio,la Filatura di lino della ditta Butti a Villa d’Almé.
Lunga discussione sulla derivazione dei progetti socialisti spoliatori dalla “confisca di tutti i diritti e di tutte
le libertà” e (più frequente) delle richieste di fissazione dei salari da parte dello stato dalle richieste di protezione dell’industria..( p.20)
Uno per tutti e tutti per uno.Mutualità e cooperazione.Libro per popolo di Ignazio Cantù, Milano,tipografia
già Domenico Salvi e &, 1871
Lo scopo dichiarato è di ostacolare l’AIL (I Internazionale), dopo la recente Comune e a tale si consigliano
il MS, la cooperazione di consumo e la Banca popolare,molto meno la Cooperazione di produzione .
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Affermazione data pure dall’on. Wandervelde e da altri studiosi del collettivismo.
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