VAMM - Video archivio mestieri della montagna

annuncio pubblicitario
Presidente
Mercedes Bresso
Assessore alla Cultura,
Protezione della Natura,
Parchi e aree protette
Valter Giuliano
Servizio Programmazione
Beni e Attività Culturali
via Lagrange, 2
10123 Torino
Dirigente
Patrizia Picchi
Coordinatore
Rebecca De Marchi
Grafica
Eliana Barbera
Impaginazione
Teknocopy
Progetto Video Archivio
Mestieri delle Montagne
A cura di
Fredo Valla e Giorgio Vivalda
Stampa
Ferrero Grafiche s.r.l.
Con la collaborazione di
Mario Rigoni Stern
Fabrizio Bartaletti
Geografo
Annibale Salsa
Antropologo
Andrée Seassau Bertino
Ricerche
Claudio Fogliato, Emanuele Trussoni
Progetto software
Renato Cavallero
Servizi video
Eliana Barbera
Grafica
Milena Fossat
Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
Viviana Suppo
Comunità Montana Val Pellice
Coperta
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Video archivio mestieri
della montagna
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L’appello di Mario Rigoni Stern
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“Anch’io, ragazzo, sono passato nella scuola d’arte e mestieri. Quando si
usciva da queste scuole si sapeva lavorare. E’ importante saper lavorare,
non solo cercare il lavoro. Quelli che sanno lavorare sono anche cercati e
pagati bene.
Io scrivo, racconto. Ma voi con i vostri mezzi, con queste riprese
filmate, con fotografie, con pubblicazioni potete documentare
questi antichi mestieri delle Alpi ed è importante perchè, se
rimane l’immagine, rimane la testimonianza. Se poi ci fossero
anche gli uomini che trasmettessero la tradizione di questi lavori
in maniera - diciamo così - fisica, con intelligenza, allora sì: le cose
potrebbero anche cambiare, anche per la montagna.
E allora questi documentari che voi state facendo per trasmettere
agli altri, dovrebbero essere un invito, uno spunto per continuare
a riprendere prima che scompaiano del tutto queste cose.
Allora ecco gli enti pubblici, le comunità montane, i comuni, le
regioni, le amministrazioni provinciali dovrebbero darsi da fare,
raccogliere magari valle per valle, comunità per comunità gli
ultimi uomini che hanno lavorato e stipendiarli perchè insegnino. Sono
maestri: vedete per lavorare la pietra si fa così, ci vogliono questi e questi
attrezzi, si possono usare questi sistemi, partendo dall’antico per arrivare
magari fino al computer. Perchè dentro alle cose semplici apparentemente
vecchie e antiche ci sono le tradizioni dei millenni. Le cose nostre antiche
erano necessità; oggi le cose nostre fan presto a scappare, a fuggire.”
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Presentazione
dell’Assessore alla Cultura
Provincia di Torino
“Cultura:complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici e similari, trasmessi e usati
sistematicamente, caratteristico di un popolo o dell’intera umanità.
Artigiano: chi esercita un’attività produttiva senza lavorazioni in serie, con strumenti di sua
proprietà e utilizzando mano d’opera poco numerosa.
Artista, artigiano: chi esercita una delle arti liberali.
Mestiere: esercizio di un’attività lavorativa, specialmente manuale, frutto di esperienza e
pratica, svolta con perizia e abilità”.
Il minimo denominatore comune che unisce queste parole -di cui riportiamo la definizione
etimologica- basterebbe, da solo, a far comprendere come nei mestieri della montagna giungano
tutte a sintesi. Un minimo comun denominatore fatto di saperi sperimentati da secoli, prodotti
della creatività con cui le popolazioni delle “terre alte” hanno sempre saputo dare risposte
originali alle oggettive difficoltà ambientali con sui si sono dovute e devono confrontarsi .
Ne è nata una cultura vasta e diffusa, che coinvolge settori diversi, e si esprime con i prodotti
dell’enogastronomia piuttosto che con la perizia costruttiva con cui si sono inventate le tipologie
architettoniche o, ancora, i disegni urbanistici delle borgate alpine, fino all’artigianato spesso
capace di elevarsi a livelli artistici, di valore assoluto, ispiratori per il moderno design d’autore.
Questo insieme di saperi viene oggi ascritto al cosiddetto “patrimonio culturale sensibile”, dove
la sensibilità è data da un lato dalla materialità dei prodotti, dall’altro dalla trasmissione, per lo
più orale, delle conoscenze che ne sono alla base.
Ecco perché questo patrimonio è ad alto rischio di scomparsa, sovvertito e soppiantato da
ritmi di sostituzione dei processi produttivi, anche artigianali, che vedono il rapido succedersi
di tecniche e tecnologie. Una smania di modernità e di futuro sempre più ravvicinato, che
troppo spesso rischia di consegnare agli archivi saperi che possono invece essere recuperati
alla progettualità di un futuro ecosostenibile che ha bisogno di manualità, di qualità, di cura
estetica e costruttiva.
Proprio ad evitare l’oblio definitivo, spesso irrecuperabile, che non è solo perdita di memoria
storica e di cultura, ma anche dispersione di capacità che possono rivelarsi strategiche per
una nuova formazione professionale di eccellenza, il Progetto che presentiamo si propone di
intervenire con uno spettro di azione ad ampio raggio, quasi enciclopedico, ma con l’accortezza
di svilupparsi per moduli, in maniera da cogliere, sulla base di parametri diversificati, le urgenze
legate al rischio di scomparsa, piuttosto che all’originalità delle proposte.
Riteniamo questo, un progetto indifferibile, che va attivato al più presto. Non solo perché siamo
guidati dalla convinzione che un simile prezioso archivio di saperi non si possa disperdere, ma
anche perché ci rendiamo sempre più conto che la presa di coscienza della sua importanza
rischia di andare fuori tempo rispetto all’incalzare di continue novità, che non sempre sono
innovazioni.
Valter Giuliano
Assessore alla Cultura
Provincia di Torino
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SOMMARIO
• L’appello di Mario Rigoni Stern
• Presentazione dell’Assessore alla Cultura
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PRESENTAZIONE
• La definizione del progetto
• La sintesi del lavoro
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LE MOTIVAZIONI DEL PROGETTO
• Il territorio alpino
• La cultura materiale di un territorio speciale
• Il valore della diversità
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I FONDAMENTI CULTURALI E SCIENTIFICI
• Il legame con la ricerca
• Il punto di vista del geografo: Fabrizio Bartaletti
• Il punto di vista dell’antropologo: Annibale Salsa
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DOCUMENTAZIONE
• Riferimenti bibliografici
• Repertori video
• Musei di cultura materiale
• Ecomusei
• Associazioni
• Artigiani
• Repertorio di siti
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ACQUISIZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE
• Normativa video
• Riferimenti bibliografici
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MODELLO DI INDAGINE CAMPIONE
• Comunità Montana Val Pellice
• Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
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ORGANIZZAZIONE MULTIMEDIALE DEL MATERIALE D’ARCHIVIO
• Software data base
• Gestione contenuti multimediali
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DIFFUSIONE E GESTIONE DEL PROGETTO
• Possibilità di utilizzo
• Ipotesi di gestione
• Struttura e ipotesi operative
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VISIVA
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Presentazione
La definizione del progetto
Compito del Video Archivio Mestieri della Montagna è filmare e raccogliere filmati
che riguardano i mestieri artigianali e i prodotti tradizionali alpini, archiviarli, conservarli e
metterli a disposizione del pubblico. Il suo scopo è quello di salvaguardare saperi che vanno
scomparendo per renderli di nuovo accessibili a chi vorrà intraprendere un mestiere artigianale,
una produzione tipica, fornire documentazione completa a chi si occupa di conservazione del
territorio e di formazione professionale in montagna. Il fine è creare un archivio per acquisire
e catalogare fin nei dettagli (nelle “malizie” dicevano i vecchi artigiani) mestieri e tecniche
di lavorazioni di tutti i settori produttivi per far conoscere alle generazioni future le diverse
culture del mondo alpino mantenendone vivi i caratteri tipici.
Alla base del progetto c’è l’affermazione del valore delle differenze culturali che compongono
il mondo alpino e della necessità di conservare il grande ma fragile patrimonio della cultura
materiale quotidiana in quanto elemento fondamentale della storia dell’uomo.
La sintesi del lavoro
Questa breve presentazione del progetto ha il compito di preparare il terreno alla costituzione
di un organismo in grado di far sì che il Video Archivio Mestieri della Montagna possa avviarsi
e operare. E’ il risultato di uno studio preliminare e di una sperimentazione sul campo che ha
in primo luogo analizzato la realtà esistente, ha sintetizzato i concetti portanti indispensabili
per reggere le fondamenta di una costruzione articolata e destinata a durare e ad evolversi. Ha
tastato il polso di esperti sull’argomento ed ha anche affrontato la messa in pratica di quella
che dovrà essere l’attività di routine, con un test campione di indagine su di un’area limitata
della Provincia di Torino e con la produzione di materiale video originale relativo ad una
attività artigianale sempre sul territorio della Provincia di Torino.
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2.
Le motivazioni del progetto
Il territorio alpino
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La montagna è un territorio a sè, con caratteristiche geografiche e di conseguenza storiche,
sociali, economiche e culturali del tutto particolari. E’ un territorio al tempo stesso forte e
delicato: forti sono stati i legami con la tradizione. L’isolamento, le condizioni meteorologiche,
la presenza di materiali diversi, persino la conformazione del paesaggio con le sue linee grafiche
particolari, condizionano (hanno condizionato) l’operato delle genti e mantengono una sorta
di filo conduttore sia tra area ed area, tra valle e valle, sia attraverso il tempo, sopravvivendo
alle trasformazioni culturali e tecnologiche. Delicata invece è la condizione della cultura delle
valli alpine, esposte come sono state da pochi decenni orsono alle trasformazioni causate dalla
introduzione di modelli di vita di ambiti geografici diversi, dalle contaminazioni del turismo,
dagli attacchi della globalizzazione culturale.
Pur essendo fuor di discussione che gli antichi mestieri di qualunque luogo e matrice culturale
sono tutti egualmente degni di essere conservati, il progetto prende in considerazione
l’ambito alpino proprio perchè nel contempo è ricco di soluzioni di inventiva artigianale e
pericolosamente avviato al rischio di perdita di identità e tradizioni, non foss’altro che per il
pesante spopolamento che ha colpito molte valli alpine.
La cultura materiale di un territorio speciale
La vita di tutti i giorni, per essere affrontata e vissuta, ha bisogno di oggetti che facilitino
le operazioni quotidiane più o meno frequenti. Questo concetto vale ovunque, non solo in
montagna e si riallaccia all’idea filosofica che l’uomo é “sapiens” in quanto é “faber”; che
la manualità è l’immediata e pratica espressione della vitalità dell’intelletto, che le idee
generano oggetti e a loro volta gli oggetti generano nuove idee. In sintesi questo concetto è il
presupposto delle manifestazioni artistiche e d’altra parte il percorso del cosiddetto progresso.
In montagna, a differenza di altrove, ci sono esigenze di vita particolari: fa più freddo e c’é
maggior escursione termica, ci sono pendii accentuati, ci sono alberi diversi, rocce diverse,
animali diversi e c’é la possibilità di rimanere isolati per lunghi periodi (anche oggi pur sotto
forme diverse da un tempo); infine crescono prodotti della terra con caratteri e tempi diversi
dalla pianura.
La cultura materiale è l’insieme di tali oggetti, naturalmente solo di quelli che sono di
ideazione e fabbricazione autoctona, non già gli accesori che la civiltà industriale ha diffuso
universalmente ed elaborato localmente.
Questo progetto si occupa di scoprire, analizzare e riportare alla conoscenza futura non
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soltanto gli oggetti ed i prodotti di alcune aree alpine delle Alpi occidentali, ma i modi, i gesti,
le procedure con cui l’uomo li ha realizzati, in modo simbolicamente rappresentativo di tutte le
realtà simili del mondo delle montagne.
Il valore della diversità
Un tetto, un coltello, una forma di pane: quasi ogni area alpina, per non dire ogni valle, ha
elaborato forme e tecniche proprie. Tanto che per un esperto a volte basta una foto per sapere
dove si è. Uno scopo fondamentale del progetto è quello di poter analizzare le diverse tipologie
di prodotti, oggetti, metodi produttivi e con queste costruire una vera e propria mappa. Sarà
cura del progetto applicare tecniche di archiviazione che garantiscano il raffronto immediato
fra varie situazioni.
C’è una ragione importante: il valore più evidente (ed anche più in pericolo) delle manifestazioni
della cultura alpina sta proprio nella conservazione di queste delicate e preziose diversità di
espressione.
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3.
I fondamenti culturali e scientifici
Il legame con la ricerca
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Il presupposto più sottolineato nella costruzione del progetto del Video Archivio dei Mestieri
della Montagna si fonda sulle sue indispensabili basi scientifiche.
Non si esclude che il tema delle attività tradizionali abbia in passato sofferto di superficialità
nell’affrontare catalogazioni, descrizioni, promozioni, attività museali.
Forse la passione nel ricordo del passato, l’amore per la tradizione, la dedizione volontaristica
(tutte quante tensioni positive, s’intende) hanno sorpassato un’esigenza ineludibile: quella
di basarsi su considerazioni e legami in ambiti storici, antropologici, geografici, tecnologici,
estetici.
La cultura materiale, rispettata questa necessaria premessa, si sta avviando ad una equiparazione
con tutte le altre forme di cultura, dalla letteratura alle arti visive.
Il video archivio, inteso come struttura operativa complessa ed articolata, si doterà di
collegamenti adeguati con il mondo della ricerca e della cultura, attraverso la costante
collaborazione con università, istituti e istituzioni scientifiche e sotto la attenta tutela di esperti
nei vari ambiti.
In particolare i mestieri tradizionali della montagna saranno materia di indagine geografica,
storica, antropologica, tecnologica e museale.
Fin dalla fase di progetto è parso opportuno delineare quali possono essere le basi sulle quali
opereranno gli esperti consulenti che saranno chiamati ad operare all’interno del VAMM,
con l’esposizione di due punti di vista: quello del geografo Fabrizio Bartaletti e quello
dell’antropologo (nonchè vicepresidente del CAI, delegato agli archivi) Annibale Salsa.
Il punto di vista del geografo
Professor Fabrizio Bartaletti, UNIVERSITÀ DI GENOVA
Con una superficie di circa 47.000 kmq e una popolazione di 3.825.000 abitanti, le Alpi italiane
-in base alle più recenti ricerche- registrano in complesso un moderato ma pressoché continuo
incremento demografico dall’inizio del secolo ventesimo a oggi. Questa considerazione di
carattere generale, tuttavia, cela più di quanto non sveli, perché è la risultante di situazioni
sensibilmente differenti nelle diverse sezioni del territorio alpino: da un lato le Alpi “perimetropolitane”, propaggini estreme degli agglomerati urbani padani, che penetrano coi loro
tentacoli in valli anche molto industrializzate (Seriana, Brembana, Trompia..); le Alpi delle
piccole, medie e perfino grandi città (Trento, Bolzano), quelle delle più note stazioni estivoinvernali e quelle delle Regioni e Province Autonome, prima fra tutte il “Sud Tirolo felix”, che
non conosce spopolamento e conserva un’agricoltura ancora vitale. Sul fronte opposto, la ben
più numerosa schiera delle Alpi marginali, dissanguate dallo spopolamento, con un territorio
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in condizioni sempre più precarie per l’abbandono dell’agricoltura di montagna, poco turismo
mono-stagionale e per lo più legato al fenomeno della seconda casa, carenza di servizi anche
elementari, conseguenza e ad un tempo causa essa stessa dello spopolamento. Paesi non più
ravvivati dal vociare dei bambini o dal fervere di attività artigianali, senza una vita sociale,
senza scuole e uffici postali, paesi in cui i condizionamenti fisico-climatici si avvertono in tutta
la loro durezza.
Ora, è convinzione diffusa -anche tra molte persone di cultura- che questa situazione sia
una conseguenza inevitabile del “progresso della civiltà”, della Rivoluzione industriale,
del costituirsi degli Stati-Nazione, infine della globalizzazione, e che il denunciarla sia solo
un esercizio velleitario di patetici laudatores del buon tempo passato. Io credo invece che,
al pari dello scempio urbanistico del territorio italiano, la marginalizzazione delle Alpi e
della montagna sia il frutto di scelte politico-economiche miopi, di interventi speculativi,
di un centralismo ottuso fondato su un apparato burocratico inamovibile, di una politica
fiscale esosa, forte con i deboli e debole coi forti, e di un provincialismo culturale di fondo.
Emblematico, a questo scopo, è il confronto fra il settore piemontese e quello valdostano
del Parco Nazionale del Gran Paradiso, con caratteri morfologico-climatici e condizioni
insediative sostanzialmente simili, ma soggetti a differenti regimi amministrativi: il settore
valdostano, incluso in una Regione Autonoma offre un quadro ambientale-insediativo ben
curato, con buone infrastrutture turistiche e un discreto quantitativo di popolazione stabile a
presidio del territorio, mentre quello piemontese ha l’aspetto del “parente povero” con paesi
dissanguati dallo spopolamento, terreni invasi da sterpaglie, costruzioni mal restaurate o tirate
su al risparmio, grave carenza di strutture turistiche. In Piemonte, la popolazione presenta
un andamento molto negativo, che addirittura si aggrava nel dopoguerra, mentre in Valle
d’Aosta la flessione è alquanto attenuata e, soprattutto, quasi si annulla negli ultimi 50 anni,
nonostante le ripercussioni negative della chiusura della miniera di Cogne. E’ lecito, dunque,
presumere che se nel 1945 l’Italia avesse assunto un ordinamento federale, realizzando per
l’area alpina i dettami profondamente democratici della Carta di Chivasso, la situazione
generale delle Alpi sarebbe stata molto migliore. Se poi vogliamo risalire a cause più lontane,
dobbiamo tenere nella dovuta considerazione lo sconvolgimento dell’equilibrio dei sistemi
agro-silvo-pastorali, prima ad opera del regime napoleonico, con l’abolizione di quegli Statuti
comunali che da secoli assicuravano un armonioso rapporto fra comunità locali e risorse
ambientali, quindi del governo sabaudo, con l’adozione nel 1833 di quel Codice forestale che
precluse alle comunità locali l’utilizzazione delle foreste demaniali. Ma il colpo di grazia è stato
sicuramente inferto dalla Legge n.1766 del 16 giugno 1927 sulla liquidazione degli usi civici, che
ha costretto quelle popolazioni che da generazioni utilizzavano liberamente pascoli e boschi
per il proprio sostentamento, svolgendo di fatto una preziosa funzione di cura e presidio del
territorio, a pagare per tale attività lauti canoni di affitto, o ad acquisire a riscatto terreni che
tutti consideravano da tempo immemorabile come bene comune della collettività. La Legge
fascista costrinse in pratica il contadino e il pastore, gravati da vari balzelli, a commercializzare
i loro prodotti in un regime di libera concorrenza, come se vivere e lavorare in montagna o
in fertili pianure ben collegate alla rete dei centri urbani fosse esattamente la stessa cosa.
Le attività agro-silvo-pastorali sono state dunque progressivamente abbandonate, per la
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mancanza di una reale convenienza economica a praticarle, con evidenti ripercussioni dirette
sullo spopolamento dei centri di montagna. Infine, si deve anche tener conto di un fattore di
ordine socio-culturale: in Italia -prima e dopo l’Unità- la popolazione contadina è stata quasi
ovunque disprezzata e derisa, a differenza di quanto avveniva ed avviene, ad esempio, nel
Tirolo, dove il Bauer, col suo grembiule blu, è il vero signore della propria terra e viene da tutti
rispettato quando scende in città. Come ebbe ad affermare Claus Gatterer (1994, p.685) “La
nazione italiana è una nazione urbana; il loro “signori” sono “signori urbani”; dunque, non
c’è una disposizione d’animo adatta a comprendere i problemi del mondo rurale e tanto meno
della montagna alpina, che in un’ottica politica mediterranea o, al più, padana, è stata sempre
considerata come una barriera da superare o “uno spazio per il tempo libero” (come recita il
titolo di un volume dell’architetto trentino Sergio Giovanazzi).
Dunque, la realizzazione di un video-archivio delle arti e mestieri e dei prodotti della cultura
alpina non è semplicemente un’iniziativa lodevole per mantenere viva la memoria delle varie
espressioni della cultura materiale, ma un contributo di importanza centrale, che potrebbe
indurre politici e comuni cittadini ad instaurare un diverso rapporto, una diversa disposizione
d’animo nei confronti delle Alpi e delle loro genti, della cultura materiale e dell’agricoltura
di montagna, e infondere nelle popolazioni alpine una nuova consapevolezza di sé, un
risveglio di una coscienza da decenni frastornata dalle lusinghe metropolitane e dal grigiore
dell’omologazione culturale. E’ auspicabile che l’opera si occupi dell’intero fronte meridionale
dell’arco alpino, dall’Imperiese e dalle più aspre contrade del Savonese fino alle vallate di
Cividale, si avvalga anche della raccolta e dell’organizzazione di filmati “d’epoca” e presti
particolare cura alla contestualizzazione geografica dei contributi. Nella mia visione, l’opera
dovrebbe essere anche accompagnata dalla parallela raccolta di una documentazione utile
a ricostruire le trasformazioni che nel tempo hanno interessato centri, villaggi e borgate
alpine, utilizzando cartoline e fotografie di varie epoche e foto scattate di recente, anche
appositamente, dalla stessa angolazione, e da uno studio sulle variazioni toponomastiche negli
ultimi 200 anni. Si tenga presente che in Italia non esiste niente di tutto questo, mentre nella
lungimirante e civilissima Svizzera da anni è stato allestito, a Berna, un Eidgenössisches Archiv
für Denkmalpflege -Archivio Federale per la conservazione di monumenti e testimonianze
culturali- dove sono raccolte oltre un milione e mezzo di immagini. Esse testimoniano le
trasformazioni del territorio e dei centri abitati e, oltre a rafforzare negli Svizzeri l’amore per la
propria terra e la consapevolezza di sé e della propria storia, costituiscono un documento e un
monito contro l’insorgere di interventi speculativi che alterino in modo sostanziale il mosaico
pazientemente costruito del Kulturlandschaft, del paesaggio umanizzato.
La documentazione filmata dei mestieri e delle attività artigianali ed agricole è dunque un
elemento irrinunciabile per rappresentare nel modo più compiuto e fedele, e col colorito
commento dell’artigiano nella sua lingua, attività che rischiano di scomparire e delle quali
altrimenti si perderebbe del tutto la memoria. Ma nella mia visione, il progetto di Arealpina,
ideato con la collaborazione della Provincia di Torino, potrà avere valenze ben superiori
a quelle di pur preziosa testimonianza e di supporto didattico da utilizzare per finalità
scolastiche: essa potrà e dovrà essere la molla per indurre elementi giovani delle vallate
alpine ad apprendere e a praticare sul posto e con profitto queste attività tradizionali, e per
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offrire nuove opportunità di lavoro a chi intenda trasferirsi, per scelta di vita, in comuni alpini
dissanguati dallo spopolamento, rivitalizzandone il contesto sociale e l’economia. Si pensi, ad
esempio, alle ripercussioni positive che potrebbe produrre la sinergia fra un turismo non di
rapina e la rivalorizzazione dell’agricoltura di montagna e di attività artigianali tradizionali,
opportunamente incentivate per sopperire ai disagi e ai condizionamenti dell’ambiente
naturale. Un timido accrescimento demografico, o almeno l’arresto dello spopolamento, si
sono manifestati negli ultimi anni in diverse valli provate da un decremento pluri-decennale
e talora secolare, dalla Maira, alla Val Pellice e alle Valli di Lanzo. Io credo che questi deboli
sintomi di ripresa, di riscoperta dei valori di un mondo che sembrava dimenticato, debbano
essere incoraggiati perché si rafforzino al punto da indicare una chiara controtendenza, e
perché il processo di rivalorizzazione si estenda anche a comunità sull’orlo del tracollo, come le
Valli Orco e Soana o quella di Antrona. Il Video Archivio non solo si colloca in questa direzione,
ma va ancora oltre, perché infonde o rafforza nella popolazione delle valli la consapevolezza
della propria cultura, l’attaccamento alle proprie radici, la determinazione a non mollare.
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Il punto di vista dell’antropologo
Professor Annibale Salsa, UNIVERSITÀ DI GENOVA.
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All’inizio del terzo millennio gli uomini delle società post-industriali si vanno scoprendo orfani
del “mondo di ieri”. Un mondo talvolta mitizzato o enfatizzato per effetto della lontananza,
ma comunque destinatario di un’attenzione nuova, direttamente proporzionale al disinteresse
di qualche decennio fa. A tutti i livelli di comprensione si va rafforzando il convincimento
di trovarsi in presenza di “giacimenti culturali” degni di rivisitazione e di critica culturale.
Le iniziative si vanno moltiplicando e diffondendo sul territorio con velocità sorprendente;
soprattutto se teniamo conto dell’attivismo del volontariato che, pur con i limiti propri
del dilettantismo, contribuisce a far crescere l’esigenza di tutelare beni ed oggetti, ritenuti
fondamentali per la memoria storico-identitaria delle comunità rurali di montagna (piccoli
musei etnografici di villaggio). Il lavoro di ricerca e recupero delle pratiche ergologiche e delle
rispettive classificazioni ergonomiche legate agli antichi mestieri sopravvissuti nella complessa
articolazione territoriale delle Alpi, si configura quindi come un’indifferibile operazione di
“etnografia d’urgenza” atta a rivitalizzare, attraverso le immagini dal vivo, significati e valori in
estinzione. Sono infatti i segni dell’uomo che, attraverso i secoli, hanno dato forma al territorio
ed all’ambiente naturale trasformandoli in “paesaggio costruito”, in natura addomesticata e
socializzata, alla confluenza tra ecologia ed economia. La messa a punto di strumenti finalizzati
a tenere viva questa consapevolezza non costituisce soltanto una forma di documentazione
antropologica diretta ma, soprattutto, un mezzo insostituibile per promuovere la difesa attiva
della montagna. Ciò significa principalmente che la documentazione delle attività tradizionali
residue può innescare circoli virtuosi e ricadute importanti nelle microeconomie delle valli, con
significative “prese di coscienza” utili ad attivare nuove opportunità produttive. Il tramonto
dei saperi tradizionali soppiantati dalla tracotanza tecnocratica delle microspecializzazioni
moderne non è soltanto un fenomeno da rubricare tra le tassonomie cognitive delle società
pre-moderne alpine con tipologia di “contadino-tutto-fare” (poliattività rurale) ma, per certi
aspetti, rappresenta un fenomeno suscettibile di recupero attivo “morbido” secondo la filosofia
del primato della qualità sulla quantità. Tali puntualizzazioni ci permettono anche di riflettere
sul rapporto tra mezzi e fini nella vita sociale e di stabilire un confronto critico con mondi in
cui vigeva la regola (di pascaliana memoria) del: <<meglio sapere un poco di tutto che tutto
di poco>>. Regola capovolta dal dominio moderno della tecnica (in senso iper-specialistico)
pensata come fine anziché come mezzo per la promozione dell’uomo ed il cui effetto diretto
è rappresentato dalla polverizzazione sradicatrice dei saperi tradizionali. Il presente lavoro di
antropologia visuale (Visual Anthropology), da condursi secondo procedure scientificamente
garantite, vuole uscire da una visione meramente localistica di “assolutizzazione del
microcosmo per difetto di comparazione” ed avviare un’esplorazione sistematica delle
“emergenze” culturali (cultura materiale) presenti sull’arco alpino dalla Liguria alla Venezia
Giulia. Il tutto però secondo una logica “a rete” orientata alla visione dell’unità sistemicostrutturale delle Alpi sebbene declinata in forma eteroclita a causa della ricca variabilità delle
manifestazioni che la caratterizzano. I sistemi di documentazione dovranno seguire criteri
incentrati su “unità tematiche” relative alle tipologie lavorative ancora socialmente presenti
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e culturalmente rilevanti. Tali tipologie verranno sempre contestualizzate in un continuum
spazio-temporale che consenta di restituire ad esse un accettabile grado di verosimiglianza e
di rifunzionalizzazione pratico-operativa. La geografia degli antichi mestieri dovrà inquadrarsi
quindi dentro una cornice di attività così sintetizzabili:
• Attività legate alle pratiche agricole “sedentarie” (manufatti in pietra e legno per
canalizzazioni – costruzione di marchi di identità e termini di proprietà dei prati e boschi
– trappole per la cattura di animali etc.)
• Attività legate alla realizzazione di utensileria a supporto delle pratiche di cui sopra
(fabbricazione di ceste – fabbricazione di coltelli e forbici – fabbricazione di rastrelli e zappe
etc.)
• Attività legate all’allevamento del bestiame bovino ed alle pratiche dell’alpicoltura
(Alpwirtschaft: artigianato caseario)
• Attività di ripristino manufatti (muretti a secco – terrazzamenti – sentieri e mulattiere staccionate)
• Attività legate alle pratiche “nomadiche” (pastorizia transumante ed artigianato
ambulante)
• Attività legate al bosco (segantini e falegnami)
• Altre attività legate all’economia domestica (calzature, tessiture, ricamature)
• Attività legate alla lavorazione della pietra (scalpellini, lapicidi)
• Attività di decorazione esterna di case e chiese (affrescatori)
• Attività di costruzione di strumenti musicali
Il lavoro di ricognizione di tali beni demo-etno-antropologici si svilupperà attraverso l’impiego
delle più aggiornate tecniche di documentazione audiovisiva nel rispetto delle fondamentali
regole di metodologia della ricerca etnografica quali:
• l’indagine diretta sul terreno
• l’osservazione partecipante mediante l’impiego di informatori attendibili
• la comparazione critica dei contesti socioculturali ed antropogeografici
• l’aderenza ai canoni etnolinguistici delle diverse comunità mediante una rigorosa osservanza
del lessico tecnico in uso.
Si ritiene che da tale indagine possa scaturire un affresco completo della situazione attuale del
lavoro tradizionale nelle Alpi, meritevole di registrazione e catalogazione a futura memoria.
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4.
Documentazione generale esistente
Riferimenti bibliografici
ALPI IN GENERALE
“Case contadine”
di Aa.Vv.
Collana Italia meravigliosa
Touring Club Italiano, 1979
“Dallo smeraldo di Nerone agli
occhiali del Cadore”
di E. De Lotto
Ed. Nuovi Sentieri, 1956
14
“Il mestiere dei padri”
Trenta storie di famiglie
trentine col mestiere nel
sangue
di Renzo Francescotti
U.C.T., 1983
“La cultura popolare nel
Bellunese”
di Daniela Perco
Ed. Cariverona
“Architettura rurale nelle
Dolomiti venete”
di Edoardo Gelner
Edizioni Dolomiti, Cortina, 1987
“L’uomo e le alpi - L’homme et
les Alpes”
a Cura di Daniele Jalla
Atti del Convegno, Torino 6-7
ottobre 1989
Ed. Regione Piemonte, 1989
(per gli argomenti: lavori
agricoli, pastorizia, il fabbro,
l’ostetrica, il promotore
turistico)
“Vita e Cultura del basso
Cismon Bellunese”
di Silvio Lancerini
Ghedina&Tassotti Editori, 1993
(per gli argomenti: costruzione
della “musséta”, slitta da
lavoro)
“La Giassàra de aisgruabe”
VAMM.ind
Dalle piccole ghiacciaie ad
uso delle malghe a una vera e
propria industria del ghiaccio
nella Lessinia del passato
a cura di Nini Bonazzi Picotti e
Nadia Massella
Ed. Curatorium Cimbricum
Veronense, 1997
14
“Vita agricola e pastorale nel
mondo - Tecniche e attrezzi
tradizionali”
di Mariel Jean-Brunhes
Delamarre
Ed. Priuli & Verlucca
Varotto
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Adolf Vallazza: Una storia
dell’anima gardenese”
di Aldo Gorfer
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Con la cassela in spalla: gli
ambulanti di Tesio”
di E.F.Ielen
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine in Valtellina e
Valchiavenna”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine nelle valli
bergamasche e bresciane”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine in Sud Tirolo”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Memorie di cose, prima che
scenda il buio”
di E.Gibelli
Ed. Priuli & Velucca, Ivrea,1987
“Case contadine nel Trentino”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Tetti di paglia sulle montagne
dell’Europa occidentale”
di A.Molino
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine nelle Prealpi
venete”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Mobili Tradizionali delle Alpi
occidentali”
di J.Chatelain, A.Boccazzi
“Case contadine nelle valli
dolomitiche del Veneto”
di Luigi Dematteis
20-11-2002, 17:46
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine nella Carnia e
nel Friuli montano”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Il fuoco nelle tradizioni
dell’abitare alpino”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“La tessitura a mano”
di Martha Nieuwenhuijs
Ed. Il Castello
“Lavorare con il telaio”
di Albert Boekholt
Ed. Longanesi & C
“Tingere con la natura”
di Gudrun Schneider
Ed. Ottaviano
“La tintura naturale”
di Maria Elda Salice
Ed. Sonzogno
“Cesteria: un’arte popolare da
riscoprire”
Collana Tecniche per Creare
Gruppo Editoriale Fabbri
“Lavorare il cuoio”
di Albert Boekholt
Ed. Longanesi & C.
“Guida ai lavori in legno”
di Rinaldo Donzelli, Bruno
Munari, Piero Polato
Ed. Mondadori
“Lavorare il legno”
di Michel Froissart
Ed. Longanesi & C.
“Gli ecomusei – che cosa sono,
che cosa possono diventare”
di V.Falletti e M.Maggi
Ed. Ires Piemonte e Allemandi
& C, Torino, 2000
ALPI PIEMONTESI
“Cenni di architettura Alpina”
di Beppe Rosso
Borgo San Dalmazzo, 1975
“Museo Walser”
Catalogo
Ed. Museo Walser – Alagna
Valsesia, 1979
“Abitare le Alpi”
di Giacomo Doglio e Gerardo
Unia
Ed. L’arciere, 1980
“Recupero come fare?”
Appunti sul problema della
ristrutturazione della casa
alpina
a cura di Renato Maurino e
Giacomo Doglio
Ed. L’arciere, 1980
“Orco Reprints” n. 2
La fine delle tradizioni
preindustriali
a cura di F.Fedele e M.Cima
Ed. Progetto ORCO/Torino
– CORSAC/Cuorgné, 1980
(per gli argomenti: analisi del
collasso dei vecchi mestieri con
l’avvento dell’età industriale,
frantoi nella valle del Gallenca)
“Da pare ‘n fieul” n. 1-2-3-4
Quaderni di cultura popolare
VAMM.ind
15
Esperienze raccolte tra la gente
delle valli Varaita, Po, Pellice,
Chisone
Ed. Da pare ‘n fieul 1976/1984
(per gli argomenti: lavori
agricoli, pane e forno a legna,
lavorazione della pietra,
costruzione di gerle e ceste, il
lavoro dei canapini)
“Il mondo dello spazzacamino”
Dispense Ossolane n. 2
(monografico)
a cura Comunità Montana Val
Vigezzo, 1982
“Case contadine delle Valli
occitane”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea,
1983
“Gli altri mestieri delle valli
alpine occidentali”
di Pier Carlo Jorio e Giorgio
Burzio
Ed. Priuli & Verlucca
“Li velh travalh en val San
Martin”
Lavori tradizionali in val
Germanasca
Il libro dei modellini di Carlo
Ferrero
Ed. Ass. La Cantarana
– Pinerolo, 1984
“ I Vernantin”
I famosi coltelli di Vernante
Ed. Valados Usitanos, 1984
“Gesti e stampi nella
vita quotidiana, grafismi
e simbolismi nelle Alpi
Occidentali”
di Jacques Chatelain
Ed. Priuli & Verlucca
“Trabaiar au Pais”
Agricoltura e vita nella
Frazione Pontebernardo di
Pietraporzio (Alta valle Stura di
Demonte)
di Stefano Martini e Lele Viola
Ed. Primalpe Boves, 1985
(per gli argomenti: lavori
agricoli, il pane, trasporti)
“Quaderni del Civico Museo
Etnografico di Ostana Alta valle
Po” nn. 1/5 – 1997/2001
a cura dell’Associazione I
Rëneis
“I mulini da grano nel
Piemonte medievale”
a cura di Rinaldo Comba
Ed. Società Studi Storici della
Provincia di Cuneo
“La pietra di Luserna: un
patrimonio produttivo e
culturale della montagna
piemontese”
Assessorato Artigianato
Comunità Montana Valle
Pellice
di M. Mirici Cappa
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Orto di casa. Antico
segno alpino della famiglia
contadina”
di Aldo Molinengo
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“La Pietra di Luserna – Luserna
S.Giovanni Bagnolo Piemonte
Barge Rorà”
di Aa. Vv.
Editore Roberto Chiaromonte,
1999
“Le Loze di Rorà”
a cura di Giorgio Tourn
Centro Culturale Valdese
– Comune di Rorà
Ecomuseo della pietra
Hapax Editore, 1999
“Cuneo Provincia Granda”
quadrimestrale
Ed. L’Arciere, Cuneo
“Blins, l’abitare di comunità
delle Alpi occidentali”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Piemonte Parchi”
Mensile di Informazione e
divulgazione naturalistica
Ed. Regione Piemonte
“Case contadine nelle valli di
lanzo e del Canavese”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Il Sentiero”
giornale degli ecomusei
Laboratorio Ecomusei
via Nizza 18, 10125 Torino
Ed. Regione Piemonte
“Case contadine del biellese
montano e in Valsesia”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“L’Alpe”
quadrimestrale
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Case contadine nelle valli
dell’Ossola, Cusio e Verbano”
di Luigi Dematteis
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“El mal dla pera – La parlata
piemontese nel cantiere edile”
di Marco Parenti
Ed. L’Arciere, Dronero, 2001
“Ambiente e sistema edilizio
negli insediamenti Walser di
Alagna Valsesia, Macugnaga e
Formazza”
VALLE D’AOSTA
20-11-2002, 17:46
“L’avenir de nos villages
anciens”
15
par Piero Caselli
Imprimerie Musumeci ,Aoste,
1969-70
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
ALPI LIGURI
“Dalla Bibbia all’anno 2000”
di Giovanni Thoux (scultore
valdostano)
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Forni da pane: panificazione,
memoria e tradizione a
Champorcher in valle d’Aosta”
di M.Casagrande
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Architettura in Valle d’Aosta”
3 voll. (Il Romanico e il Gotico /
Il Quattrocento / Dalla Riforma
al XX secolo)
di B. Orlandoni
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Cultura alpina in Liguria”
di Pierleone Massajoli
Ed. Sagep, Genova, 1984
ALPI FRANCESI
“Dauphiné et Savoie – L’art
rustique en France”
di Ph. de Las Cases
Albin Michel, éditeur Paris 1930
“Le monde alpin et rhodanien”
Revue regionale d’ethnologie
Chantemerle éditeur – Nyons
(primo numero: 1974)
“Gestes et oeuvres des
artisans”
di Raymond Humbert,
Editions Denoel, 1987
“Le Guide Poilane des
traditions vivantes et
marchandes”
di Lionel Poilane,
Editions Laffont, 1989
“Les outils de nos ancetres”
di Jean Noel Mouret,
Editions France Loisir, 1994
“Case contadine in Savoia”
di H. Raulin
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
ALPI SVIZZERE
“Dentelles de Cogne”
di A.Boccazzi Varotto
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
16
“Costumi valdostani scavati nel
legno”
di G.Thoux (con testi di Teresa
Charles)
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Scultura e intagli
dell’artigianato di tradizione
della Valle d’Aosta”
a cura di G.Priuli
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Manuale di intaglio su legno a
punta di coltello”
di Q.Carmonini e G.Verducci
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Costume di tradizione di
Cogne”
di T.Charles, B.Truc, G.Ouvrier
Ed. Priuli & Verlucca, Ivrea
“Architettura rurale in Valle
d’Aosta”
di E. Camanni e S.Camanni
VAMM.ind
16
“De l’habitation au musée:
mobilier du Queyras”
Catalogo Mostra documentaria
Cuneo - Museo Civico San
Francesco
Gap – Musée Départemental
Ed. L’arciere – Cuneo, 1989
“Fourches en Diable”
Photographies de Jacques
Mourier
Catalogo della mostra
fotografica 1994
C/o Jacques Mourier, 9, rue
Jean-Mermoz 74940 Annecyle-Vieux
“Les Cahiers du Conservatoire
rural”
n.3 – L’herbe et le bois
c/o Jean-Paul Degletagne, En
Plan, 1170 Aubonne
(per gli argomenti:
fabbricazione di rastelli e
forche in legno)
“Arts et traditions à la maison”
di John Seymour
Editions du Chene, 1987
“Metiers oubliès”
di John Seymour
Editions du Chene, 1985
“Le Grand Livre des petits
metiers”
di Robert Lepine
RTL Editions, 1984
20-11-2002, 17:46
Video documentari
ALPI IN GENERALE
Archivio Filmfestival
Internazionale
Montagna Esplorazione
Avventura
“Città di Trento”
50 edizioni (fino al 2002)
Centro S. Chiara
TRENTO
FilmfTrento = opera presentata
al Filmfestival di Trento
FilmfLessinia = opera
presentata al Filmfestival
Lessinia di Cerro Veronese
Valsusafilmf = opera presentata
al Valsusa Filmfest
FilmfDiablerets = opera
presentata al Festival du
Film Alpin di Les Diablerets
(Svizzera)
Archivio Festival international
du Film alpin
“Les Diablerets”
33 edizioni (fino al 2002)
1865 LERS DIABLERETS (Suisse)
tel 024 4923358 fax 024
4922348
e-mail [email protected]
Internet: www.alpes.ch/
diablerets/fifad
Archivio Film Festival Premio
Lessinia
Vita storia e tradizioni in
montagna
8 edizioni (fino al 2002)
CERRO VERONESE
Archivio Valsusa Filmfest
6 edizioni (fino al 2002)
CONDOVE
Archivio Mostre dal Cine Furlan
Centro Espressioni
Cinematografiche
UDINE
“Le Alpi di Messner”
di Carlo Alberto Pinelli
13 puntate di 30 min circa
Rai Uno – Pubbliviva Torino,
1995 - 1997
(per gli argomenti: lavorazione
del ferro con il maglio,
forgiatura chiodi, segheria
tradizionale, scultura artistica
del legno, zoccoli valdostani,
lavori agricoli, produzioni
lattiero-casearie)
VAMM.ind
17
“I recuperanti”
di Ermanno Olmi
durata 97’
Prod. RAI, Palumbo, 1970
“Attività, mestieri e riti religiosi
della gente di montagna”
(alpeggio, bagno delle pecore,
tosatura, filatura, costruzione
di una fune di cuoio, trasporto
del fieno e dei tronchi)
di Achille Berbenni
durata 36’
Prod. Achille Berbenni, Milano
FilmfTrento 1996
“Castagne di Bregaglia”
di René A.Zumbühl, Christoph
Schaub
durata 24’
Prod. Videolanden Zurich
FilmfTrento 1996
“Herbstsonne”
(lavoro quotidiano in un maso
del Sud Tyrol)
di Karl Schedereit
durata 10’
Prod. Karl Schedereit, München
FilmfTrento 1997
“Bitto di Verva. Casari
valtellinesi fra tradizione e
innovazione”
di Fabrizio Caltagirone e Italo
Sordi
durata 58’
Prod. AREA - Sondrio
FilmfTrento 1997
“Campane e campanari”
di Achille Berbenni
durata 19’
Prod. Produttri Associati,
Milano
FilmfTrento 1997
“Caserando”
(il lavoro del casaro in val di
Sole)
di Caludio Redolfi
20-11-2002, 17:46
durata 18’
Prod. Claudio Redolfi, Mezzana
FilmfTrento 1997
“La calcara: frammenti di
storia”
(cottura dei sassi calcarei in
Valsugana)
di Enzo Ferrari
Prod. SAT Gruppo Grotte
Vigolo Vattaro, Trento
FilmfTrento 1998
“Guardandomi indietro”
(boscaioli in Val di Sole)
di Claudio Redolfi
durata 54’
Prod. Claudio
Videocinereporter, Mezzana
FilmfTrento 1998
“Il Liutâr”
(un liutaio di Tolmezzo in
Carnia)
di Marco Rossitti
durata 33’
Prod. Artemida Pordenone
FilmfTrento 1998
“La magia del legno che
diventa carbone”
(carbonaio in val Mesath,
comune di Erto/Casso)
di Claudio Tura
Prod. Dir.ne Didattica
Montereale-Vecellina, Erto
FilmfTrento 1998
“Arnasco, provincia di Savona
– Tecnica della costruzione dei
muri in pietra”
Corso organizzato da C.I.A(Confederazione Italiana
Agricoltura)
VideoProduzioni, 1999
“Il lavoro dei boschi”
di Daniele Lucia “Petito”
durata 40’
Prod. Union Ladina d’Oltreciusa
FilmTrento 2000
17
“L’uomo e le alpi”
Videocatalogo della mostra
durata 37’
Prod. Pubbliviva, 1989
“Mauro Corona scolpire,
scalare... e poi di tutto”
di Giorgio Balducci
durata 20’
Prod. RAI, Sede Regionale di
Trento
FilmfTrento 2000
“Michael Parth in Carnia”
(scultore in legno del XVI sec.)
di Marco Rossitti
durata 22’
Prod. Artemida Pordenone
FilmfTrento 2000
18
“Miniere tra passato e
presente”
(attività estrattiva in val
Fersina)
di Enrico Costanzo
durata 18’
Prod. Consorzio delle Pro loco
valle dei Mocheni, Ist. Culturale
Mocheno-cimbro
FilmfTrento 2000
“La stanza delle rondini”
(usanze contadine e artigiane
in valle Imagna)
di Alberto Cima
durata 46’
Prod. GAL Valle Imagna
FilmfTrento 1999
“Storie minori di montagna
- Vittorio, Rodi e le
fisarmoniche”
(storia di un riparatorecostruttore di fisarmoniche)
di Renato Morelli
durata 16’
Prod. RAI Sede regionale di
Trento
FilmfTrento 2000
“Dolomiti segrete”
VAMM.ind
18
Un parco da scoprire
di Luigi Cammarota
durata 32’
(contiene: artigiani fabbricanti
e impagliatori di sedie)
Prod. Parco Naz. Dolomiti
Bellunesi
“La nota in ogni legno”
(nelle foreste di Paneveggio
si reca un liutaio di Desio a
scegliere il legno per i suoi
violini)
di Gianni Beretta
Prod. RTSI Lugano
durata 18’
FilmfTrento 2002
“L’ultimo resteler del Vanoi”
(Primo Zortea è uno degli
ultimi artigiani del Trentino
capaci di realizzare a mano
rastrelli di legno)
di Carlo Bazan e Igor
Francescato
durata 29’
FilmfTrento 2002
ALPI OCCIDENTALI E VALLE
D’AOSTA
“Alpevideo”
video rivista transfrontaliera
- nn. 0/1/2/3/4 + n. speciale
1996/1999
Ed. Arealpina/Airelles Video
– Ostana/Aix en Provence
(per gli argomenti: spartineve
a Ostana, coltelli di Vernante,
miniere di talco in val
Germanasca, ghironde di
Pragelato, tosatori di Embrun)
“La fucina da rame di Ronco”
(forgiatori, battilastra, calderai,
vetrai, spazzacamini)
di Daniele Gaglianone
durata 20’
Prod. Parco Nazionale Gran
Paradiso - Pubbliviva, 1999
“La valle degli artisti”
(pittori, stuccatori, architetti
itineranti della Valsesia)
di Denis Ducroz
durata 25’
Prod. France 3, La Tronche
FilmfTrento 1996
“L’eve di Torron”
(mulini, segheria, falegnameria
e piccola centrale in valle
d’Aosta)
di Carlo A. Rossi
durata 29’
Prod. RAI Sede regionale Valle
d’Aosta
FilmfTrento 1996
“Riposino in pace”
(il lavoro dello spartineve in
un paese spopolato delle Valli
Occitane)
di Fredo Valla e Filippo Mauceri
durata 9’
Prod. Italiana Promotion, Ivrea
FilmfTrento 1996
“Parla da kyè”
la fienagione in una valle
occitana
di Sandro Gastinelli
durata: 68’
Prod. Studiouno Servizi
Televisivi - Boves, 1996
FilmfTrento 1997
“Lavoro della pietra, pietra da
lavoro”
(il lavoro degli scalpellini in
valle di Susa)
di Carlo Braccio “- Avigliana
durata 68’
Prod. Associazione Amici della
pietra e della castagna, 1997
Valsusafilmf 1997
“Valades Ousitanes”
Valli occitane
di Diego Anghilante e Fredo
20-11-2002, 17:46
Valla
durata 100’
Prod. Ousitanio Vivo, Venasca
FilmfTrento 1997
“Escarton: una storia di
montagne”
(tradizioni di alcune valli
occitane in Piemonte)
di Vittoria Castagneto
durata 30’
Prod. La Margherita, Regione
Piemonte
FilmfTrento 1998
“La valle d’Aosta prima
dell’industria”
di Stefano Viaggio
durata 77’
Prod. RAI Sede regionale Valle
d’Aosta
FilmfTrento 1998
“Le fabbriche di luce”
(industria idroelettrica
valdostana dalla fine
dell’Ottocento ai giorni nostri)
di Stefano Viaggio
durata 75’
Prod. RAI Sede regionale Valle
d’Aosta
FilmfTrento 2000
“Spazzacamini e altri mestieri”
di Daniele Gaglianone
durata 16’
Prod. Parco Nazionale Gran
Paradiso - Pubbliviva Torino
FilmfTrento 2000
“Giuliano, Daniele, Laura”
di Fredo Valla
durata 12’
Prod. Pubbliviva To - 2001
FilmfLessinia 2001
“C’era una volta un albero”
di Davide Demichelis
per “Alpi e Mestieri” Interreg II
Camera di Commercio Torino
“Era tutto pietra”
di Enrico Verra
per “Alpi e Mestieri” Interreg II
Camera di Commercio Torino
“Le loze di Rorà”
a cura del Centro Culturale
Valdese, 2001
Video del Canale Multimediale
dalla Provincia di Torino
”Scuola Malva di Bibiana”
durata 7’
“Le Alpi in treno”
durata 12’
ALPI FRANCESI
ALPI SVIZZERE
“Alpevideo”
video rivista transfrontaliera
- nn. 0/1/2/3/4 + n. speciale
1996/1999
Ed. Arealpina/Airelles Video
– Ostana/Aix en Provence
(per gli argomenti: spartineve
a Ostana, coltelli di Vernante,
miniere di talco in val
Germanasca, ghironde di
Pragelato, tosatori di Embrun)
“Au pays des bisses”
(canali d’irrigazione nel
Vallese)
di Gianni Marchesi
durata 51’
Prod. Melchior Films, Vevey
FilmfTrento 1996
“La dernière saison”
di Pierre Beccu
FilmfTrento 1994
“Erbe aromatiche”
durata 16’
“Nel cuore della montagna”
durata 18’
Collana “Cultura materiale:
gli ecomusei della Provincia
di Torino”, realizzati in
collaborazione con RAI
Educational
“Alambics ou le dernier defi de
la Marraine”
(alambicchi ambulanti sulle
Alpi)
di Pierre Beccu
durata 52’
Prod. Bas Canal Productions,
Lescheraines
FilmfTrento 1997
“Les cent toits d’Antoine”
(cave di pietra per i tetti
dell’alta Tarantaise in Savoia)
di Daniel et Michéle Cavillon
durata 52’
Prod. MC4, Paris
FilmfTrento 1998
“Ecomusei”
“Il progetto”
”Villar Pellice: crumière”
“Rorà: la Cava”
“Le chant de la pierre”
(tagliapietra negli alti Vosgi)
di François Chilowicz
Prod. Yenta Production, Paris
FilmfTrento 1998
“Valchiusella: Traversella,
Brosso”
“Prali: la miniera di talco”
“Cuorgnè: la manifattura”
“Perosa Argentina e Villar
Perosa”
“Valli Orco e Soana, Alpette,
Ronco Canavese”
VAMM.ind
19
“Les hirondelles d’hiver”
(spazzacamini)
di André Chandelle
durata 90’
Prod. France 2, France 3, King
Movied, SFP. Lamg Film, TSR,
RTBF, Saga Film - Francia
FilmfTrento 2000
“Le api nel cuore”
(piccoli apicoltori sulle Alpi)
di Bruno Soldini
durata 47’
Prod. TSI - Televisione svizzera,
Lugano
FilmfTrento 1997
“Le Alpi scrigno di antiche
culture”
di Elsa Albonico
durata 54’
TSI - Televisione Svizzera
FilmfTrento 1998
“Una montagna di lavoro”
(carpentieri, elettricisti, tecnici
delle comunicazioni, scienziati
a 4000 m. di quota)
di Massimo Cappon
durata: 53’
Svizzera
FilmfDiablerets 1998
“El Fuorn - Dis cul cavacristallas
Giusep Venzin”
Nel cuore della roccia giornate con il cercatorte di
cristalli Giuseppe Venzin”
di Peter Kreiliger
durata 22’
Prod. Televisiun Rumantscha
- Cuera (Svizzera), 2000
FilmfLessinia 2001
20-11-2002, 17:46
19
Musei
ALPI PIEMONTESI
(Provincia di Cuneo)
Bottega del Frer
CHIAVERANO
(Provincia di Torino)
Museo Storico Valdese e Museo
delle valli Valdesi (sedi sparse
sul territorio)
via Beckwith 3
10066 TORRE PELLICE
tel 0121 932566
(Sede di Rorà: estrazione dello
gneiss lamellare. Prali: miniere
di talco. Rodoretto: agricoltura
e miniera. San Germano:
cotonificio Widemann.
Pomaretto: esposizione di
antichi mestieri illustrati da
modellini in legno scolpiti da
Carlo Ferrero)
Museo dello spazzacamino
LOCANA
Fucina da Rame
RONCO CANAVESE
20
Museo Etnografico
Centro Arti e Tradizioni
popolari del Pinerolese
Via Brignone 2
PINEROLO
(per gli argomenti: architettura
rurale, il mestiere del muratore,
produzione di pesi e misure nel
pinerolese)
Museo “Sandretto”
via Marconi 30
PONT CANAVESE
tel. 0124 862222
(per gli argomenti: industria
delle materie plastiche a partire
dal XIX secolo nelle collezioni
dello Stabilimento Sandretto)
Museo della Viticoltura
PRAROSTINO
Museo Etnografico della
Novalesa
NOVALESA
VAMM.ind
20
Museo Etnografico
COAZZE
(per i seguenti argomenti:
tessitura)
Museo della meccanica e del
cuscinetto
VILLAR PEROSA
tel 0121 3160
Museo della Donna
10060 ANGROGNA (To)
Museo del Costume e delle
Tradizioni
delle Genti Alpine
10060 PRAGELATO (To)
Osservatorio di Apicoltura
“Don Giacomo Angeleri”
10060 PRAGELATO (To)
Museo “Abitare in valle”
10060 PINASCA (To)
Museo Diocesano Arte Sacra
10052 BARDONECCHIA (To)
Museo Etnografico “Gente
antica”
10055 CONDOVE (To)
Museo “Antica Miniera di Talco
Brunetta”
10070 CANTOIRA (To)
Museo del Territorio delle Valli
Orco e Soana
10085 PONT CANAVESE (To)
Silmax – Museo dell’Utensile
e delle Macchine Utensili
10074 LANZO TORINESE (To)
Museo Mineralogico
(fusione del ferro, estrazione
pirite)
10080 BROSSO (To)
20-11-2002, 17:46
Museo e Centro Studi StoricoEtnografici “A.Doro”
ROCCA DE’ BALDI
Museo Etnografico “La misun
d’en bot”
Fraz. Chialvetta
ACCEGLIO
tel 0171 99017
Museo Etnografico “La
Brunetta”
Via Antica Torriana 35
BARGE
tel 0175 346388 / 343310 /
345490 (c/o Gruppo Mare Tera)
Muzeu dal travai d’isi
Frazione Chiappi
CASTELMAGNO
tel 0171 682540 – 368 3490154
(c/o Giuseppe Garnerone)
Piccolo museo della vita di
quassù
Pichot muzeu d’la vita d’isì
Frazione Colletto
CASTELMAGNO
Museo Etnografico “Ier a la
Vilo”
Via Circonvallazione
CASTELDELFINO
0174 46103 / 0175 95242
Museo Etnografico Cesare Vinaj
“E kyé”
Località Fontane
FRABOSA SOPRANA
tel 0174 349240
Museo Etnografico
Borgata Tolosano
MARMORA
tel 0171 900061 – 900161 (c/o
CM Valle Maira)
Museo Etnografico
Coumboscuro
Santa Lucia di Coumboscuro
MONTEROSSO GRANA
tel e fax 0171 98771
Museo Etnografico Alta val
Tanaro
via Madonna degli Angeli
ORMEA
tel 0174 392157 (c/o Ufficio
turistico)
(per gli argomenti: fabbro,
cestaio, falegname, ciclo del
vino e del latte)
Museo Etnografico Ostana
– Alta valle Po
via Roma 54
OSTANA
tel 0175 94915 (c/o Municipio)
Museo Etnografico
via Roma 27
SAMPEYRE
tel 0175 977148 (c/o Municipio)
(Provincia di Verbania)
Museo dell’Arte della Tornitura
del Legno
PETTENASCO
Museo dell’Ombrello e del
Parasole
via Golf Panorama 2
28040 GIGNESE
tel 0323 – 20067
Museo dello Spazzacamino
Piazza Risorgimento
28038 SANTA MARIA
MAGGIORE
tel 0324 95091
Alts Walserhuus Ban Zer
Burfuggu / Museo Storico
Etnografico - Loc. Staffa
28023 MACUGNAGA
tel 0324 65009/65056/65046
(Provincia di Novara)
Museo degli usi e dei costumi
della gente di montagna
via Chiesa 39
SERRA di PAMPARATO
tel. 0174 351207 (sig. Franco
Ferrua)
(Provincia di Biella)
Casa Museo dell’Alta valle del
Cervo
13060 ROSAZZA
tel. 015 60180
(Provincia di Vercelli)
Walsermuseum
13021 ALAGNA VALSESIA
tel 0163 91326/91460)
Museo Etnografico
13020 VALMAGGIA
(esposizione dedicata alla
lavorazione della pietra ollare)
VAMM.ind
21
Museo Storico Etnografico
della Bassa Valsesia
28019 SUNO
Casa Museo della Montagna
28036 CRODO
tel 0324 61003
ALPI IN GENERALE
Museo Nazionale della
Montagna “Duca degli
Abruzzi”
via Gaetano Giardino 39
10131 TORINO
tel 011 6604104
Museo Alpino “Duca degli
Abruzzi”
Piazza Henry 2
11013 COURMAYEUR (Aosta)
tel 0165 842064
(per gli argomenti: ramponi,
piccozze e attrezzi alpinistici)
MUSEI LOCALI DELLE
REGIONI ALPINE
(PIEMONTE ESCLUSO)
Museo Storico Ambientale
della Cultura delle Alpi Liguri
18025 MENDATICA (Imperia)
Museo del Falegname “Tino
Sana”
via Papa Giovanni XXII n. 59
24030 ALMENNO SAN
BARTOLOMEO (Bergamo)
tel 035 549198/540035
Museo Etnografico del Ferro
via Artigiano
25040 BIENNO (Brescia)
tel 0364 300307
Museo Etnografico “L. Zuf”
Alta Valcamonica
Via Italo Tognoli, 1 (presso le
scuole elementari)
25050 VIONE (Brescia)
tel 0364 94346/94426
(per gli argomenti: lavorazione
del legno e dei tessuti)
Museo delle Pentole
c/o ACM Italia
via Curiel 242 – Quinto de’
Stampi
20089 ROZZANO (Milano)
tel 02 8250541
Museo Didattico della Seta
bia Valeggio 3
22100 COMO
031 303180
Museo della Valle
via della Chiesa 12/14
22010 CAVARGNA (Como)
(per gli argomenti: pastore,
taglialegna, falegname, fabbro,
mugnaio, magnano)
Museo Etnografico dell’Alta
valle Seriana
24020 ARDESIO (Bergamo)
20-11-2002, 17:46
Museo della Valle Intelvi
22024 LANZO d’INTELVI (Como)
Museo della Valchiavenna
via Marmirola 3
23022 CHIAVENNA (Sondrio)
(per gli argomenti: pietra
ollare, il lavoro di cava, mulino
industriale e fabbricazione
della pasta)
Museo Civico di Bormio
Palazzo de Simoni - via Buon
Consiglio, 25
23032 BORMIO (Sondrio)
tel 0342 912211 - Fax 0342
904645
(per gli argomenti: strumenti
tradizionali di lavoro
dell’attività contadina e
artigianale)
Museo Vallivo della Valfurva
Via S. Antonio, 5 - San Nicolò
23030 VALFURVA (Sondrio)
Tel 0342 945291/945454 - Fax
0342 945291
(per gli argomenti: calzolaio,
falegname, funaio, arrotino,
maniscalco, macellaio, guida
alpina)
Museo dell’Homo Salvadego
23013 COSIO VALTELLINO
(Sondrio)
Museo di val Codera
23025 NOVATE MEZZOLA
(Sondrio)
Museo Etnografico
23026 PONTE in VALTELLINA
(Sondrio)
Museo Etnografico Tiranese
23037 TIRANO (Sondrio)
Museo Etnografico Vallivo
23010 VAL MASINO (Sondrio)
Museo Civico “Geologia ed
21
Etnografia”
P.zza SS. Filippo e Giacomo 1
38037 PREDAZZO (Trento)
tel 0462 502392
Museo degli Usi e Costumi della
Gente Trentina
via Edmondo Mach 1
38010 SAN MICHELE all’ADIGE
(Trento)
(per gli argomenti: lavori
agricoli, enologia, lavorazione
del ferro al maglio, chioderia,
mascalcia, produzione rami
per uso domestico, lino canapa
e lana, taglialegna, segheria,
falegnameria, vasaio)
Museo Ladino di Fassa
via della Chiesa 6
38039 VIGO di FASSA (Trento)
tel 0462 64267
(per gli argomenti: il mestiere
del bottaio, segheria, mugnaio)
22
Museo della Val d’Ultimo
39010 SAN NICOLO’ ULTIMO
(Bolzano)
0473 790129
Museo delle Miniere
Attività mineraria nel Sud
Tirolo dal medioevo
Residenza Jochlthurn
39049 VIPITENO / STERZING
(Bolzano)
tel 0472 76487
ALPI FRANCESI
Museo degli Usi e Costumi della
Valle di Goima
c/o ex Scuole elementari
32010 GOIMA di ZOLDO ALTO
(Belluno)
tel 0437 99443
(per gli argomenti: lavorazione
del legno, metallurgia, filatura,
lavori agricoli e lattiero-caseari)
Museo della Calzatura
ROMANS
Office de Tourisme
17, Place J. Jaurès, BP 13, 26101
Romans
tel 75022872
Museo Etnografico della Civiltà
dei Cimbri “A.Servadei”
Pian Osteria
32010 TAMBRE d’ALPAGO
(Belluno)
tel 0438 585301/57033
(per gli argomenti; lavoro
del boscaiolo e artigianato
tradizionale)
Fondazione “Museo dello
Scarpone”
Vicolo Zuccareda 1
31044 MONTEBELLUNA
(Treviso)
tel 0423 303282
Museo ergologico “La giassara”
Recupero di una ghiacciaia e
mostra delle attività scomparse.
CERRO VERONESE
Museo delle Regole di
Ampezzo
Ciasa de ra Règoles
32043 CORTINA D’AMPEZZO
(Belluno)
Collezione Ottiche e Occhiali
corso Patrioti 3
32021 AGORDO (Belluno)
tel 0437 62641
VAMM.ind
Museo dell’Occhiale
via degli Alpini 39
32040 PIEVE di CADORE
(Belluno)
tel 0435 500213
22
Museo del Fischietto
via 27 Aprile n. 16
CESUNA di ROANA (Vi)
tel 0424 694283
Museo del Maglio
36042 BREGANZE (Vicenza)
Museo Carnico delle Arti
popolari “Michele Gortani”
via della Vittoria 2
33028 TOLMEZZO (Udine)
Musée Dauphinois
GRONOBLE
tel 76 851901
Musée de la Vallée
Villa la Sapinière
Avenue de la Libération
04400 BARCELONNETTE
tel 92 812715
(etnografia ecc.)
Collegato ad altri musei minori
della valle dell’Ubaye:
Grange de l’ancienne
Maison Arnaud
(lavori agricoli, mestieri e
attrezzi di montagna)
SAINT-PAUL sur UBAYE
Ancienne école
(mairie)
(la scuola in montagna)
PONTIS
Musée “Le Soum”
Vie et Traditions de Saint-Véran
(habitat traditionnel, atelier du
bois, atelier du bourrelier et du
cordonnier)
SAINT-VERAN
tel 04 92 458642
Fax 04 92 458063
Musee des Arts et Traditions
Populaires
6, Avenue du Mahatma Gandhi
75116 PARIS
Musée de la Cloche
Atelier Paccard
Route Nationale 508
74320 SEVRIER
tel 50524711
20-11-2002, 17:46
Musée Savoisien
CHAMBERY
tel 79 334448
Musée Alpin
CHAMONIX
tel 50 532593
Musée du Fromage
c/o Office du tourisme
2, avenue du Collège
SAINT-MARCELLIN
tel 76 385385
Musée de la Mémoire du
Royans
Rochinard
26190 SAINT-JEAN-en-ROYANS
tel 04 75 477423/75486253
(per gli argomenti: produzione
dell’olio di noci, filatura,
bachicoltura)
ALPI SVIZZERE
Musée International
d’Horlogerie
Rue des Musées 29
2301 LA CHAUX-de-FONDS
Musée Baud S.A.
Strumenti musicali meccanici
CH 1451 L’AUBERSON
tel 024 612484 / 613065
Musée d’Art et d’Histoire
Quai Léopold-Robert
NEUCHATEL
tel. 038 244120
(collezione di automi prodotti
nel XVIII sec. da Pierre e Henri
Kaquet-Droz, orologiai di
Chaux-de-Fonds)
Ecomusei
Ecomuseo dell’Alta Val Sangone
via Matteotti 4
10050 COAZZE (To)
tel 011 9340056 fax 011
9340429
Ecomuseo “Colombano
Romean”
c/o Parco Naturale Gran Bosco
di Salbertrand
via Monginevro 7
10050 SALBERTRAND (To)
tel 0122 854720
Ecomuseo della Pastorizia
via Renzo Spada 19
12014 DEMONTE
tel 0171 955555 fax 0171 955055
Ecomuseo Alta Valle Maira
Borgata Chiesa 1
ACCEGLIO (Cn)
tel + fax 0171 999190
Ecomuseo della Valsesia
corso Roma 35
13090 VARALLO SESIA (Vc)
tel 0163 51555 fax 0163 52405
Ecomuseo Lago d’Orta e
Mottarone
P.zza Unità d’Italia 2
28028 PETTENASCO (No)
tel 0323 89622 fax 0323 888621
Ecomuseo della Pietra di Rorà
c/o AGESS (Agenzia per lo sviluppo sostenibile in Val Pellice)
tel. 0121 934907 – fax 0121
934013
Ecomuseo della Segale
via Livio Bianco 5
12010 VALDIERI (Cn)
tel 0171 97397 fax 0171 97542
Ecomuseo dei Terrazzamenti e
della Vite
corso Einaudi 1
12074 CORTEMILIA (Cn)
tel 0173 81027 fax 0173 81154
VAMM.ind
23
Laboratorio Ecomusei
via Nizza 18
10125 TORINO
Ecomuseo di Prali
c/o Miniera di Talco della Paola
– Val Germanasca
“Percorso Scopriminiera”
10060 PRALI (To)
Ecomuseo – La via del tessile
Ex Manifattura
10082 CUORGNE’ (To)
Ecomuseo dell’Industria tessile
10063 PEROSA ARGENTINA (To)
Ecomuseo “Feltrificio
Crumière”
10060 VILLAR PELLICE (To)
Sentiero “La ruota e l’acqua”
10060 MASSELLO (To)
Ecomuseo delle Terre di
Confine
10050 MONCENISIO (To)
Ecomuseo della Castagna
10010 NOMAGLIO (To)
Ecomuseo del Rame
10080 ALPETTE – RONCO
CANAVESE
Ecomuseo della Carbonaia
10064 PINEROLO (To)
Ecomuseo di Castellamonte
“Ceramica e Alpeggi”
10081 CASTELLAMONTE (To)
Ecomuseo Cruto:la luce ad
Alpignano
10091 ALPIGNANO (To)
Dinamitificio Nobel
10051 AVIGLIANA (To)
Ecomuseo dell’IPCA
10073 CIRIE’ (To)
20-11-2002, 17:46
23
Associazioni
ALPI IN GENERALE
UNCEM (Unione nazionale
comuni comunità enti montani)
via Palestro 30
00185 ROMA
tel 06 4441381/2 fax 06
4441621
Centro di Ecologia Alpina
38040 VIOTE AL MONTE
BONDONE
(Trento)
tel 0461 939555 fax 0461
948190
e-mail: [email protected]
www.cealp.it
Belumat -Musica popolare e
tradizione
edizioni: libri, nastri, video
via Garibaldi
32100 BELLUNO
a cura di Gianluigi Secco
in collaborazione con Dedalus
indirizzo internet:mailto:
//[email protected]
24
Fondazione G. Angelini
Centro studi sulla Montagna
P.zza Mercato 26
32100 BELLUNO
Segreteria: Ester Cason
tel.0437 948446
e-mail: [email protected]
SORAIMAR
Associazione Culturale per la
promozione della conoscenza e
diffusione
delle culture locali
Villa Freya
31011 ASOLO (Tv)
mailto: [email protected]
tel. 0342 200610 fax 0342
200625
via Copernico 47
20125 MILANO
tel 02 67493013 fax 02
66719825
e-mail: adalberto.notarpietro@
unimi.it
APMM – WMPA
Associazione delle Popolazioni
delle Montagne del Mondo
P.P. 32308
75365 PARIS Cedex 08 – France
tel. 33 1 45221416 fax 33 1
45222818
[email protected]
ww.mountainpeople.org
ALPI OCCIDENTALI E VALLE
D’AOSTA
Il Centro srl
TORINO
tel 011 851160
www.antichimestieri.it
[email protected]
(organizza: fiere, corsi di
formazione di antichi mestieri)
L.A.S.A.
Laboratorio di Antropologia
Storica e Sociale delle Alpi
Marittime
via Colombo 23
ZUCCARELLO (Savona)
tel. 0329 2239928
e-mail: [email protected]
IREALP
Istituto di Ricerca per l’Ecologia
e l’Economia Applicate alle
Aree Alpine
via Valeriana 36
23100 Sondrio
VAMM.ind
24
20-11-2002, 17:46
FRANCIA
Société Française de
Campanologie
41, av. de Charlebourg
92250 LA GARENNE COLOMBES
Artigiani
ALPI PIEMONTESI E VALLI
OCCITANE
Scuola del Rame
ALPETTE
Merletti occitani
(Ricerca, studio e riproduzione
a mano dell’antico merletto
delle Valli occitane)
Associazione “Pouiéntes d’oc”
Museo Civico di Cuneo
Via Santa Maria, 5
12100 CUNEO
tel. 0171 634175
(Rif.: mostra Chiostro Museo
Civico – Cuneo – 12/28
settembre 1997)
Segherie Veneziane
38020 RABBI (Trento)
(antiche segherie funzionanti
grazie alla forza del torrente,
utilizzate dai veneziani per la
costruzione delle galee)
Laboratorio di tessitura a mano
di Teresa Gay
via Caduti della Libertà 1/a
10066 TORRE PELLICE (Torino)
tel 0121 91648
ALPI FRANCESI
Il Mulino di Mattie
(tessitura)
Frazione Giordani 132
10050 MATTIE (Torino)
tel 0122 38132/99715
viale Cappuccio 3
10052 BARDONECCHIA (Torino)
tel 0122 9815
ALPI IN GENERALE
ENAPI
Ente Nazionale Artigianato e
piccole Industrie
via Vittoria Colonna 39
00193 ROMA
tel 06 3604841
Scuola Marmo – Lasa
39023 LASA (Bolzano)
tel 0473 730029
(l’uso del marmo bianco della
Val Venosta come materiale
per sculture è noto fin
VAMM.ind
25
dall’antichità.
La scuola triennale a tempo
pieno è stata riaperta nel 1982
per la formazione professionale
di scalpellini)
Festival International des
Métiers de Montagne
in collaborazione con ANEM
(Associazione degli
Amministratori montani
francesi)
CHAMBERY
Salone dei Mestieri d’arte del
nuovo secolo
Lingotto, dicembre 2002
con il World Crafts Council
TORINO
Atelier Paccard
Fabbricazione campane
Fonderia c/o il lago d’Annecy
Route nationale 508
74320 SEVRIER
tel 50524711
Paul Vachet
Fabbricante di palmole (forche
fienaie in legno mod. “La
Roche”)
SAINT-JULIEN-en-GENEVOIS
Tabletterie Desfonds
(cucchiai e stoviglie in legno del
Vercors – Drôme)
Direction Forêt de Lente
26190 SAINT-JEAN EN ROYANS
tel 75 486456
La Magnanerie de Saillans
Centre d’animation séricole
à vocation pédagogique
culturelle et promotionelle
26340 SAILLANS Drôme
tel 04 75 215660 fax 04 75
215411
20-11-2002, 17:46
25
Siti
ALPI IN GENERALE
www.discoveryalps.com
“incontrasi sulle Alpi”
Il sito è una comunità virtuale
delle Alpi e si divide in varie
sezioni per regioni geografiche
e aree tematiche. luca.lorenzini
@netycom.ws
(Alpi liguri: “Diplomarsi in muri
a secco ad Arnasco, maggio
2002. Il corso si propone di
insegnare ai partecipanti
gli elementari rudimenti
delle tecniche costruttive del
muretto a secco, dell’arco
e dell’acciottolato. Info:
[email protected])
http://www.ecomusei.net/
Sito del Laboratorio Ecomusei portale degli ecomusei italiani.
tel 011 4323845
www. planetmountain.com
via Guido Reni 8
35133 PADOVA
tel. 049 8648796
26
www.ollare.com
Floriana Palmieri
lavorazione pietra ollare
via Val Venosta 5
23100 SONDRIO
tel 0342 212005
www.antichimestieri.it
www.lamadia.com/aosta.pdf
www.montagnalavoro.it
Osservatorio sulle attività e
professioni di montagna
a cura delle Province di Torino
e Cuneo
www.alpiemestieri.com
www.provincia.torino.it/
culturamateriale
VAMM.ind
26
20-11-2002, 17:46
5. Acquisizione della documentazione visiva
Normativa video
Principi generali:
1) la realizzazione delle riprese filmate
documenta in modo analitico mestieri
e prodotti delle Alpi: per conservare e
trasmettere le conoscenze tecnico-artigianali,
gli atti manuali che portano alla realizzazione
del manufatto; quindi le diverse fasi di
lavorazione, dalla materia prima al manufatto
completo, l’uso delle attrezzature e degli
strumenti necessari alla produzione;
2) il regista/operatore del Video Archivio fa
precedere alle riprese filmate un sopralluogo
preliminare. Lo scopo è stabilire un rapporto
con il testimone, approfondire la conoscenza
del mestiere che si vuole filmare, compresi
gli spazi dedicati alla produzione del
manufatto e le attrezzature necessarie alla
sua esecuzione. Durante il sopralluogo il
regista/operatore assiste alla lavorazione del
manufatto. Successivamente, confrontandosi
con il testimone, analizza e scompone la
sua esecuzione in varie fasi fondamentali,
individuando per ognuna gli atti manuali
essenziali al loro espletamento;
3) sia durante il sopralluogo, sia nel corso
delle riprese, il regista/operatore del Video
Archivio può avvalersi della mediazione di
un esperto della cultura materiale locale.
Questi facilita il rapporto di conoscenza con
il testimone e contribuisce a evidenziare
le fasi fondamentali della produzione del
manufatto. Inoltre illustra e sottolinea,
VAMM.ind
27
assieme al testimone, gli atti manuali
secondari, quelli meno appariscenti e tuttavia
essenziali alla sua corretta esecuzione;
4) espletato il sopralluogo, il regista/
operatore del Video Archivio individua, in
base al soggetto da filmare, le caratteristiche
tecniche e il numero delle attrezzature da
impiegare (una o più macchine da presa),
sceglie le inquadrature (fisse o variabili),
la loro apertura, stabilisce le modalità di
ripresa (macchina a spalla, cavalletto, steady
cam), rileva la necessità di illuminare o
meno la scena, avendo come unico obiettivo
il dover di rendere esplicita l’esecuzione
del manufatto nelle sue diverse fasi, e la
fisicità degli atti manuali che si succedono
in sequenza. Il regista/operatore stabilisce
la formazione della troupe, limitata alle
competenze tecniche essenziali per ridurre
le presenze sulla scena e non interferire
con il soggetto da filmare. La compongono:
il regista/operatore, i tecnici di ripresa e il
fonico che cura la registrazioni delle voci e
dei suoni in presa diretta;
5) il regista/operatore del Video Archivio che
opta per più punti di vista sulla produzione
del manufatto, utilizza macchine da presa
dello stesso standard per ottenere materiali
video e audio di qualità omogenea;
6) durante le riprese il testimone che esegue il
manufatto illustra gli atti del proprio lavoro;
20-11-2002, 17:46
27
spiega, più o meno ostentatamente, le azioni
nel corso del loro svolgersi e la funzione degli
attrezzi di cui fa uso. Il regista/operatore
del Video Archivio e i componenti della
troupe non compaiono nell’inquadratura. Il
testimone si rivolge all’esperto locale; in sua
assenza al regista/operatore. La posizione
di entrambi, rispetto al testimone e alla
scena, tende a coincidere con l’obiettivo
della macchina da presa (appena sotto).
In questo modo, a montaggio eseguito, il
testimone sembrerà rivolgersi direttamente
a chi consulterà il filmato secondo quando
stabilito negli obiettivi del Video Archivio;
28
7) ove ciò sia possibile il testimone illustra
le fasi fondamentali dell’esecuzione del
manufatto nella lingua locale, assecondato
dall’esperto. L’uso della lingua locale
(regionale o di minoranza linguistica)
arricchisce il Video Archivio di informazioni
sulla produzione dell’oggetto filmato;
favorisce lo studio e la conservazione delle
lingue meno diffuse conservandone il lessico
tecnico. Nel corso della post-produzione i
materiali filmati in lingua locale vengono
tradotti con la collaborazione dell’esperto
locale e sottotitolati;
dell’ambiente, notizie sulla persona del
testimone, sulla produzione, informazioni
sull’uso tradizionale dell’oggetto. Si esclude,
salvo casi eccezionali, l’impiego della voce
fuori campo, e così pure ogni sottolineatura
musicale, anche se riferita alla tradizione dei
luoghi di produzione del manufatto;
10) ai fini del Video Archivio tutto il “girato”
costituisce documentazione essenziale. Esso
va conservato indipendentemente dalla
sua utilizzazione o meno nel montaggio.
Ciò permette, in qualunque momento,
la revisione e l’adeguamento del filmato
qualora appaia incompleto e mostri carenze
di comprensibilità nelle fasi di esecuzione
del manufatto. La conservazione del girato
permette la produzione di altri filmati con
diverse finalità divulgative, siano essi video
di supporto alle esposizioni museali, video
promozionali dei mestieri delle Alpi, o
documentari per la messa in onda televisiva.
8) l’esperto locale partecipa al montaggio
dei materiali girati, verificando, assieme al
regista/operatore, la comprensione delle
diverse fasi di lavorazione del manufatto,
nonché la riproducibilità degli atti manuali,
rendendo così possibile l’utilizzazione del
Video Archivio per scopi didattici e per la
formazione professionale dei mestieri alpini;
9) per le loro caratteristiche concettuali, i
filmati realizzati per il Video Archivio hanno
come commento sonoro esclusivo l’audio
registrato in presa diretta. I filmati possono
tuttavia essere accompagnati da testi,
didascalie, sottotitolazioni a scorrere che ne
restituiscano il contesto: la localizzazione
dei luoghi, le stagioni, le caratteristiche
VAMM.ind
28
20-11-2002, 17:46
Riferimento bibliografici
per riprese di materiali
etnografici
Walter Goldschmidt
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Programm in Ethnographic
Film Newsletter
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David MacDougall
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Italia – Nuoro 27-30 ottobre
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Tullio Seppilli
“Per una teoria della utilizzazione degli strumenti di documentazione sonora e visiva
nella ricerca antropologica”
in ISRE (Istituto Superiore
Regionale Etnografico) - “Atti
del Convegno Nazionale Cinema, fotografia e videotape
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20-11-2002, 17:46
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Claudine De France
“I fondamenti di un’antropologia filmica”
in Enzo Minervini “Antropologia visiva. Il cinema”
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Paul Hockings
“La cinematografia etnografica”
in Enzo Minervini “Antropologia visiva. Il cinema”
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Bruno Pianta
“L’intervista e il documentario etnografico”
in Enzo Minervini “Antropologia visiva. il cinema”
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e alcune considerazioni sulla
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Italo Sordi
“Il Super 8: un taccuino visivo”
in Enzo Minervini “Antropologia visiva. il cinema”
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Claudine De France
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audiovisivi”
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1988
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nuovo spettatore”, anno X, n.
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Ambrogio Artoni
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Roma, Buzoni, 1992
Paolo Chiozzi
“Manuale di antropologia
visuale”
Milano, Edizioni Unicopli,
1993
Marco Rossitti
“Lo sguardo discreto”
Pasian di Prato, Campanotto
Editore, 2001
Jean Rouch
“Il cinema del contatto”
a cura di Raul Grisolia, Roma,
Bulzoni, 1988
Roberto Nepoti
“Storia del documentario”
Bologna, Patron, 1988
Carla Bianco
“Dall’evento al documento.
Orientamenti etnografici”
Roma, Centro Informazione
Stampa Universitaria, 1988
Paolo Chiozzi
“Che cosa è il film etnografico. Appunti per un dibattito”
20-11-2002, 17:46
6. Modello di indagine su un territorio
campione della Provincia di Torino
Presupposto alla realizzazione dei filmati del
Video Archivio è il censimento dei mestieri e dei
prodotti nelle Province delle Alpi che aderiscono
al progetto.
L’attivazione del Video Archivio Mestieri e
Prodotti della Montagna con l’Assessorato alla
Cultura della Provincia di Torino ha determinato
la necessità di avviare un modello sperimentale
di censimento campione nel territorio montano
di questa Provincia. L’indagine è stata realizzata
con la collaborazione delle Comunità Montane
Val Pellice e Valli Chisone e Germanasca.
Comunità Montana Val Pellice
La Comunità Montana Val Pellice è caratterizzata dalla tradizione religiosa valdese e dall’uso
del dialetto occitano e del piemontese nelle
attività quotidiane. Sopravvive l’uso della lingua
francese come reminiscenza delle classi colte e
nelle pratiche del culto valdese.
Il censimento è stato avviato con la collaborazione della funzionaria della Comunità Montana signora Viviana Suppo, che ha indicato le attività
tradizionali svolte da alcuni abitanti della valle e
organizzato i relativi sopralluoghi.
I mestieri censiti nel territorio della CM Val Pellice sono:
- l’impagliatore di sedie
- la fabbricazione di gerle e di ceste
- la lavorazione della pietra
- la lavorazione del feltro
- la confezione di cuffie e scialli del costume
femminile festivo delle Valli valdesi
Per ogni mestiere è stata realizzata una sommaria documentazione fotografica.
Elenco della persone incontrate:
1) l’impagliatore di sedie è Giorgio Rivoira,
nato a Briançon nel 1948. Risiede presso il Foyer
di Serre, frazione di Angrogna. Svolge questo
mestiere saltuariamente, da una quindicina
d’anni, alternandolo alle mansioni nel Foyer
(casa per anziani e soggetti bisognosi di assistenza). L’attività varia a seconda delle richieste.
In precedenza il Rivoira ha fatto il falegname.
Usa attrezzi semplici: la lesina, le pinze, ganci di
fil di ferro e pinzette per tirare la corda attorno
al sedile e fissarla. Realizza un unico disegno “a
intreccio”, con corda di circa 4 mm. prodotta
in Cina. Non ha pratica di altri materiali vegetali tradizionali, per esempio della cosiddetta
“lesca”, che considera di difficile reperimento.
VAMM.ind
31
20-11-2002, 17:46
31
Lavorando “a tempo perso” impiega circa 3 gg.
a impagliare una sedia e un mese per fare un
divano. La conversazione si è svolta in italiano e
piemontese.
2) La fabbricante di gerle e ceste è Ada
Pontet, nata nel 1940, residente a Serre di
32
Angrogna, tel. 0121 944393. La conversazione si
è svolta in occitano. Al suo fianco il marito Aldo
Stefano Arnoul (n. nel 1938), che interviene a
illustrare con la moglie i materiali e la tecnica
dell’intreccio. Nel tempo libero dai lavori di casa
e della campagna Ada Pontet realizza gerle (in oc
“cabassas”), ceste, cestini, gerle (“cabassetas”) e
barelle per portare il letame (in oc “menons”) in
miniatura. I modellini le vengono richiesti come
soprammobili, bomboniere e oggetti regalo.
Materia prima sono i rami di salice (in oc “sali”),
in sostituzione delle strisce sottili di castagno
selvatico (in oc “telhas”), usate fino a quando la
produzione di gerle e ceste era a scopi agricoli.
Secondo il signor Arnoul i virgulti di castagno
non sono più adatti, poiché “non si spaccano
più come una volta a causa dell’inquinamento
dell’aria”. La lavorazione comprende varie fasi:
prima i rami di salice sono pelati e, raccolti in
fascetti, vengono messi a bagno nella vasca
della fontana; dopo un paio di giorni diventano
flessibili e facili da intrecciare. I rami più grossi
vengono spaccati a metà nel senso della
lunghezza prima di essere messi a bagno. Alcuni
rami non pelati si usano per intrecciare una o
più bande decorative di colore scuro di traverso
alla gerla. Infine l’intreccio della gerla, che
comprende la realizzazione del fondo in legno,
del bordo e degli spallacci in corda intrecciata.
La costruzione di una gerla per uso agricolo
richiede circa un giorno di lavoro, calcolato
sommando i tempi di esecuzione delle diverse
fasi il cui svolgimento non è di seguito. La
conversazione con Ada Pontet e il marito si è
svolta fra il cortile interno e il portico della loro
casa a tre piani, con ballatoi/essicatoi fioriti di
gerani. Di fronte sorge un edificio basso, usato
per ricoverare attrezzi e macchinari agricoli, con
di fianco la fontana per l’ammollo dei rami di
salice.
3) La lavorazione della pietra. Lo scalpellino è Valdo Morel, nato nel 1968 e residente a
Rorà, tel. 0121 93159. La conversazione si svolge
VAMM.ind
32
in italiano; il Morel tuttavia dimostra di conoscere e parlare l’occitano. Con una breve camminata si sale al suo magazzino all’aperto, in località
Chiotas, esposto a sud/sud-est. Posto su uno
spiazzo ricavato nel terreno in pendenza, il magazzino mostra numerosi massi di cava di Pietra
di Luserna accatastati l’uno sull’altro, e cataste
di materiale lavorato: lose per tetti, losette (in
uso nella regione Valle d’Aosta), mosaico per rivestimenti e mosaicone che “tranciato a macchina è trasformato in cubetti da pavimentazione”.
Il Morel mostra quindi gli attrezzi necessari alla
fabbricazione delle lose e le fasi della lavorazione. Accenna al fratello Ivan, specializzato nella
posa delle lose sui tetti, attivo dalla valle Maira a
Sestrieres, al Brianzonese. La realizzazione delle
lose prevede: 1° - la separazione dal masso di
cava del blocco desiderato, con spacco orizzontale secondo vena; 2° - la messa in misura del
blocco con spacco verticale realizzato battendo
su cunei a espansione inseriti in appositi fori scavati in precedenza (dimensioni max delle lose:
circa cm. 50x100); 3° - la separazione delle lose
con taglio orizzontale secondo vena (spessore
max lose: 4-5 cm); 4° - riquadratura e successiva
martellatura dei bordi della losa: due lati contigui con lo spiovente in un senso; gli altri due
dalla parte opposta, per impedire l’infiltrazione
della pioggia nel sottotetto. Tempo impiegato:
circa un’ora. La dimostrazione si conclude con
la visita al Museo della Pietra di Rorà nell’antico edificio Hotel du Chamois. Il museo espone
attrezzi, documenti e fotografie sull’estrazione
e lavorazione della Pietra di Luserna. Successivamente la signora Viviana Suppo della CM
propone la visita della Cava Tupinet, adattata a
ecomuseo e attrezzata per la visita. Opuscoli e
un filmato prodotti dal Centro Culturale Valdese
e distribuiti dalla CM, illustrano la lavorazione
della pietra in val Pellice.
4) La lavorazione del feltro: attività industriale impiantata in val Pellice nei primi anni del XX
secolo, grazie alla presenza di corsi d’acqua e di
numerosa mano d’opera femminile. Un pregevole opificio, La Crumière, nel comune di Villar
Pellice, già stabilimento per la produzione di feltri, è stato restaurato; sarà adattato a ecomuseo
e centro polivalente per lo sviluppo del turismo
culturale. A fianco del vecchio opificio è attiva la
Nuova Crumière, cooperativa con una trentina
20-11-2002, 17:46
di addetti, specializzata in piccole produzioni di
feltri particolari per le industrie alimentari e le
cartiere. Sul tema della lavorazione artigianale
del feltro la signora Suppo propone una visita
nel comune di Rorà, dove Anna Pecoraro, 30
anni, casalinga, originaria di Torino, moglie di
Valdo Morel (lo scalpellino di cui al punto precedente), produce saltuariamente oggetti in
feltro: pantofole, cappelli, borse, tappeti, burattini. Pur non essendo un mestiere tradizionale,
l’attività della signora Pecoraro si ispira alle conoscenze professionali nel settore dei feltri delle
maestranze della vecchia e nuova Crumière:
collegamento che la CM vorrebbe rimarcare
installando, a scopo dimostrativo, la bottega
della signora Pecoraro in un spazio della vecchia
Crumière restaurata. Le pantofole, i cappelli, le
borse, i burattini di feltro prodotti a Rorà hanno
come materia prima il vello della pecora Biellese
o della Suffolk. La signora Pecoraro ricorda che
a Chantemerle, presso Briançon, si usano con ottimi risultati lana merinos e lana tirolese, buona
anche se di qualità inferiore. La preparazione
del feltro comprende le fasi seguenti: 1° - lavaggio del vello per sciogliere la lanolina. Si impiegano circa 2 ore a lavare 3 velli; 2° - asciugatura
al sole del vello; 3° - sfilacciatura del vello con
le mani (operazione che – suggerire la signora
Pecoraro – nel patuà occitano locale si dovrebbe dire “screpià”); 4° - cardatura per mezzo di
una carda in legno (macchina per la cardatura)
non professionale, composta da un piano su cui
ruotano due cilindri rivestiti di punte metalliche,
tipo spazzola. La rotazione, tramite manovella,
separa i fili del vello e forma strati di lana radi
e sottili che, successivamente, vengono sovrapposti, incrociati l’uno sull’altro, e ripassati nella
carda. Più fini sono gli strati, più incroci si fanno,
e migliore è la qualità del feltro. Es.: per fare un
cappello è bene sovrapporre fino a 7-10 strati.
Completata la stratificazione, si passa all’infeltrimento su un tavolaccio in legno munito di bordi
e fori di scolo, dove, poco per volta, si infeltrisce
la lana, spruzzandovi sopra, con le dita, acqua
con Sapone di Marsiglia: sfregandola prima con
un movimento rotatorio del palmo della mano,
poi arrotolandola e srotolandola, sempre con un
movimento avanti e indietro. Il Sapone di Marsiglia favorisce lo scivolamento delle fibre della
lana (che sono a forma di scaglie di pesce) l’una
nell’altra: vale a dire il suo infeltrimento. Tempi.
VAMM.ind
33
La signora Pecoraro dice di impiegare circa due
ore per un cappello; un’ora per un paio di pantofole delle quale poi però deve rinforzare la
suola con un procedimento elementare di vulcanizzazione (caucciù e ammoniaca). Al termine
del sopralluogo la signora Pecoraro mostra alcune matasse di lana naturale filate al mulinello e
accenna a quest’altra sua produzione.
5) Cuffie tradizionali e costumi valdesi.
L’incontro è con la signora Renata Fenouil,
una sessantina d’anni, piazza Cavour 5, Torre
Pellice, tel. 0121 932183. La signora Fenouil
realizza cuffie e scialli. Il luogo di produzione
è la sua casa. Racconta che un tempo gli scialli
festivi erano ricamati con motivi floreali, mentre
oggi è in uso una decorazione dipinta. Il tema
di queste pitture attinge ai simboli della Chiesa
valdese, es.: il libro della Bibbia aperto con la
scritta Lux lucet in tenebris, adatto per il costume indossato nel giorno della Confermazione. Il
lavoro della signora Fenouil sugli scialli consiste
nell’eseguire le frange dei bordi con spolette di
filo. La realizzazione della cuffia è più complessa: richiede circa 12 ore, gran parte delle quali
vanno a plissettare il bordo in pizzo Valencien,
disposto a tre strati sovrapposti. Si inizia con il
lavaggio del pizzo che va stirato e inamidato,
quindi plissettato. L’operazione della plissettatura si fa su una tavoletta di legno di circa
20x40 cm, con chiodi infissi a ogni angolo e una
cordicella passata ad arte dall’uno all’altro. La
tavoletta è il banco di lavoro. Il pizzo inamidato
viene plissettato per mezzo di ferri corti da calza
o con l’uso di cannucce di paglia tradizionali,
ottenute da steli di 2-3 mm. di diametro di una
graminacea selvatica. La lunghezza del pizzo da
plissettare è di circa 7 metri, che moltiplicati per
i 3 strati di pizzo sovrapposti fanno 21 metri.
Completata la lavorazione, il bordo plissettato
viene applicato alla cuffia in tessuto Sangallo
o pizzo da sposa. Un tempo anche la cuffia (la
parte che copriva la crocchia) era ricamata. La signora Fenouil mostra alcune cuffie antiche della
sua collezione: molto ricche le festive, più modeste le non festive. La necessità di fabbricare
nuove cuffie, o meglio di rinnovare i bordi plissettati deriva dal fatto che queste, dopo essere
state indossate 2-3 volte, debbono essere lavate.
Infatti, dopo ogni lavaggio, il bordo di pizzo
va di nuovo inamidato e plissettato. La signora
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33
dice che le giovani non hanno più la pazienza
di apprendere questo mestiere: “Vengono a
imparare con molto entusiasmo, poi si annoiano
e smettono”. Racconta che a Pomaretto in bassa
val Germanasca, c’è un’altra signora che fa le
cuffie, e una anche a Villar Pellice. Della signora
di Pomaretto esiste una testimonianza filmata:
una videocassetta prodotta dall’Associazione
culturale Lou Soulestrelh di Sampeyre (Cuneo).
A suo parere potrebbe valere la pena fare cuffie
se ci fossero altre donne capaci di farle. Dice di
cominciare a lavorare alle cuffie a settembre, e
di andare avanti fino a Pasqua… fino all’epoca
della Confermazione. Racconta che una volta a
Torre Pellice c’era un negozio (si chiamava La
Valdesina) che vendeva cuffie, scialli e costumi.
Dice che alcuni anni fa realizzò 35 cuffie per i turisti della Germania protestante…: 35 oltre alla
normale produzione annua.
Fino al trattato di Utrech (1713) l’alta Val Chisone (chiamata Val Pragelato) ha fatto parte del
Delfinato, quindi del Regno di Francia, inserita
nella Confederazione degli Escartons assieme
alla valle di Oulx, la valle di Casteldelfino, il
Queyras e il Brianzonese.
Le vicende storiche hanno determinato l’adesione di parte dell’inverso della Val Chisone e
della Val Germanasca alla fede valdese, mentre
i comuni della Val Chisone posti a solatio da vari
secoli sono di tradizione cattolica. Gli uni e gli
altri sono nel territorio delle Valli occitane. La
minoranza di lingua d’oc è riconosciuta dalla
legge 482/99 per le minoranze linguistiche storiche e gode di provvedimenti di tutela anche da
parte della Regione Piemonte .
L’incontro è la dottoressa Milena Fossat dell’Ufficio Cultura della Comunità Montana che
illustra un’iniziativa affine al Video Archivio dei
Mestieri e dei Prodotti, realizzata dalla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca nel
corso del 2001, e intitolata “Ricerca e realizzazione di video testimonianze nell’ambito del
progetto della Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca rivolto alla creazione di un archivio storico delle fonti orali del lavoro”.
La sua messa in opera è stata affidata all’Istituto
Wesen, via Rubiana, 21, 10139 Torino – v.le Duca
d’Aosta, 17 – 10063 Perosa Argentina (tel. 0121
81452). Più precisamente l’Istituto Wesen ha
realizzato per conto della CM n. 28 interviste
filmate con attrezzature di ripresa digitali, metà
delle quali in patoua occitano e piemontese,
le rimanenti in italiano. La finalità indicata è
“conservare la memoria per migliorare l’offerta
turistica delle valli”, dotando i musei locali di filmati specifici. La realizzazione delle interviste si
è concretizzata in circa 45 ore di girato di cui la
CM dispone come memoria filmata della cultura
materiale, e di cui si propone di montare una
piccola parte per gli scopi indicati. I temi sono i
mestieri, i cicli agricoli, le storie di vita di abitanti
della valle: contadini operai, contadini minatori,
valligiani emigrati. Gli intervistati sono uomini e
donne: valdesi e cattolici. I filmati inerenti i mestieri e i cicli della produzione agricola sono:
- scalpellino del comune di Porte, registrazio-
34
VAMM.ind
COMUNITÀ MONTANA VALLI CHISONE E
GERMANASCA
34
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ne 60’
- lavoratore imprenditore della pietra di Perosa Argentina, registrazione 60’
- scalpellino di Perosa Argentina, registrazione
90’
- attività del mulino di Roure, registrazione
60’
- mugnaio di Perrero - mulino Fassi, registrazione 65’
- mulino Canton di Usseaux
- lavaggio e restauro delle cuffie tradizionali
della Val Germanasca, registrazione 120’
- confezione della cuffia di Pragelato, registrazione 240’
- ciclo della coltivazione della segale a Prali e
Maniglia
- ciclo della coltivazione della patata a Prali
- ciclo della cura della vigna zona Ramìe, San
Martino di Perrero
- ciclo del grano saraceno a San Martino di Perrero, registrazione 90’
seguenti attività:
- panificazione e piatti tipici
- formaggi dell’alpeggio
- festin del maiale
- allevamento
- architettura rurale
- muretti a secco
- ricamo Bandera
La dottoressa Fossat suggerisce l’inserimento nei
programmi del Video Archivio di un progetto
della CM che non ha avuto il finanziamento
della Regione Piemonte. Si tratta dell’Archivio
delle fonti orali. Le forme tipiche, che ha come
finalità “la raccolta e l’analisi di alcuni stilemi caratterizzanti l’iconografia nell’artigianato delle
Valli Chisone e Germanasca, con l’obiettivo di indagare quali siano i segni grafici caratterizzanti
la storia del bello di queste valli”. Il progetto si
compone di tre fasi:
- analisi e ricerca bibliografica e archivistica
- individuazione della persistenza di tali segni
grafici sul territorio (con fotografie e disegni)
- la catalogazione e sistematizzazione del materiale raccolto.
Collaborano al progetto l’Associazione Amici
della Scuola Latina di Pomaretto, l’Associazione
Culturale “La Valaddo”, Enti e Associazioni presenti sul territorio.
Tra le attività documentabili con il Video Archivio la dottoressa Fossat segnala il restauro delle
fontane in pietra di Pragelato, per le quali la Comunità Montana ha ricevuto un contributo di 1
miliardo di lire. Suggerisce di prendere contatto
con il Museo della Meridiana di Pragelato, che
documenta le circa 120 meridiane dell’alta valle.
Infine indica l’interesse della Comunità Montana
e dell’Assessore competente a documentare le
VAMM.ind
35
35
20-11-2002, 17:46
7. Organizzazione multimediale del
materiale d’archivio
Software data base
L’intero progetto sarà strutturato su due database con fini diversi e peculiarità specifiche.
-
delle redazioni
estrema personalizzabilità
software altamente supportato e sviluppato
costi di sviluppo contenuti
• Il primo database, ad uso esclusivamente interno, sarà strutturato per consentire una facile
ed intuitiva catalogazione del materiale girato,
montato e sue conseguenti elaborazioni multimediali. Avrà lo scopo di essere strumento di
lavoro per la redazione tradizionale, per la redazione multimediale ed in generale per lo staff.
36
• Il secondo database, cuore del progetto,
fornirà le fondamenta per rendere accessibile il
materiale all’utente finale in varie forme.
Avrà la peculiarità di essere estremamente flessibile e scalabile in modo da potersi adattare
al meglio alle esigenze divulgative. Attraverso
questa unica base dati sarà possibile pubblicare
il contenuto dell’archivio su CD-ROM e DVDROM multipiattaforma, chioschi multimediali,
internet.
Scelte e prospettive tecnologiche
Per motore del database si intende la piattaforma software sulla quale viene sviluppato l’archivio, e mediante la quale si mettono a disposizione dell’utente i dati in esso contenuti.
Il motore designato in questo caso è FileMaker
Pro, scelto per le seguenti caratteristiche:
-
-
VAMM.ind
semplicità di programmazione
scalabilità
supporto multipiattaforma (Windows
e Macintosh)
generazione di archivi “stand-alone”
(moduli runtime) multipiattaforma
per una distribuzione pratica
pronta pubblicazione su più media
immediatezza della gestione da parte
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• DATABASE
-
AD USO INTERNO
possibilità di catalogare il materiale
attraverso diverse parole chiave
possibilità di definire un alto numero
di parametri per ogni record
possibilità di effettuare ricerche complesse secondo più criteri
semplice gestione per l’utente
agevole manutenzione da parte dello
staff
• DATABASE
-
-
-
PER UTENTE FINALE
alta integrazione multimediale (filmati, suoni e immagini)
presentazione dei contenuti di qualità
interfaccia grafica standardizzata secondo le human interface guidelines
semplice consultazione adatta all’utenza occasionale del chiosco multimediale
funzionalità avanzate per l’utente abituale
implementazione su CD/DVD o web
possibilità di essere aggiornato e gestito costantemente dallo staff sia in
locale che in remoto (via internet)
possibilità di definire aree riservate sia
per la versione online che per quella
distribuita su supporto
Gestione contenuti multimediali
Per la coesistenza dell’archivio con i contenuti
multimediali, e per una corretta fruizione degli
stessi, si sono individuate le seguenti specifiche.
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utilizzo di standard industriali quali
QuickTime, MPEG e i codec di comune
utilizzo su personal computer
utilizzo di formati differenti per la
fruizione in locale o via web (480 * 360
alta qualità oppure “qualità web”)
possibilità – per la soluzione web
– dell’utilizzo del QuickTime Streaming
Server, per offrire la fruizione adatta
alle diverse tipologie di connessione
(modem, ADSL, fibra, satellite)
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8. Diffusione e gestione del progetto
Possibilità di utilizzo
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nizzazioni o associazioni dei settori professionali
e artigiani.
L’archivio è fatto per essere utilizzato. La divulgazione dei contenuti raccolti rappresenta
il fine essenziale del progetto. Divulgazione che
dovrà riguardare il più ampio spettro possibile
di fruitori.
Di per se l’argomento mestieri e prodotti tradizionali si rivolge ad un target indifferenziato,
con tutt’al più confini di ordine geografico che
privilegiano l’area alpina. Dunque bisogna rivolgersi al grande pubblico prima di tutto con i
media tradizionali che possono raggiungerlo,
come la televisione (canali terrestri e satellitari). Ciò potrà avvenire avviando trattative per
attivare convenzioni con canali interessati all’argomento e proponendo rubriche, trasmissioni,
serie di documentari.
La seconda via di diffusione si rivolge direttamente al settore e potrebbe utilizzare il circuito dei musei dei mestieri tradizionali,
esistente e prolifico, anche se disomogeneo e
scarsamente coordinato e pubblicizzato.
In pratica i principali musei di mestieri e prodotti
tradizionali potrebbero essere dotati di postazioni video interattive (infopoint, totem) che
riproducono materiale collocato su disco fisso o
su supporti DVD e CD, oppure collegati in banda
larga via rete ad uno o più archivi.
L’utilizzo dell’archivio va anche nella direzione
del supporto agli “addetti ai lavori”, studiosi,
ricercatori, divulgatori e appassionati: Per
costoro si può pensare ad una distribuzione di
materiali on demand con sistemi da mettere a
punto (cessione di dischetti DVD e CD, videocassette, download da rete).
Infine è previsto un campo di impiego vasto e
articolato rappresentato dal mondo della scuola e della didattica. Il Video Archivio Mestieri
della Montagna potrà entrare direttamente o
indirettamente nella progettazione e gestione
di corsi professionali in accordo con altre orga-
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Ipotesi di gestione
A monte del Video Archivio, sin dalle sue prime
fasi di avvio e costituzione, occorre la presenza
di un organismo di gestione le cui caratteristiche possano essere compatibili con quelle
dell’Archivio stesso; potrebbe essere utile a
questo punto del progetto elencare sinteticamente quelle che sono le più essenziali a questo
proposito.
• Il mondo a cui si rivolge il VAMM è quello della
montagna, nel senso più ampio possibile, anche
se è verisimile allargare gradualmente l’area di
lavoro partendo dalle Alpi italiane.
• All’interno di questo ambito è ovvio ribadire
la necessità di un legame con gli enti territoriali,
mettendo in atto, se sarà possibile, un meccanismo flessibile di aggregazione, aperto a quegli
enti che sentono l’esigenza di intervenire praticamente nella conoscenza e salvaguardia del
loro patrimonio di mestieri tradizionali.
• Oltre agli enti territoriali è opportuno coinvolgere nella struttura di gestione del VAMM
altri soggetti quali associazioni, istituzioni, enti
diversi del mondo dell’istruzione e della ricerca
e anche soggetti privati.
• La funzione primaria dell’Archivio è quella di
fornire un servizio (pubblico) di trattamento,
conservazione e fornitura di cultura. Caratteristica essenziale nel determinare la relazione con
quello che potrà essere l’ente gestore, in un’ottica di stretta collaborazione e nel contempo di
indipendenza.
• Il punto di riferimento costante è rappresentato dall’impianto scientifico cui far capo per una
corretta impostazione contenutistica e metodologica dell’archivio
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Struttura e ipotesi operative
L’impostazione della struttura è stata dettata
dalla esigenza di evitare sprechi di risorse economiche, creando una formula di intervento
modulare all’interno degli scopi operativi dell’Archivio e garantendo il raggiungimento dei
risultati prefissati.
A questo proposito si individuano tre livelli operativi cui corrispondono tre livelli di budget.
1. Attività base consistente nella definizione e
attuazione delle formule di ricerca del materiale
sulla base delle indicazioni degli esperti; nella
definizione dei criteri di archiviazione e delle formule operative nei data base da utilizzare; ricerca
dei mestieri sul territorio, nella raccolta di testimonianze filmate (aquisizione materiale d’archivio
esistente e riprese ex novo); nel montaggio e altre
lavorazioni occorrenti del materiale raccolto; nella
catalogazione ed archiviazione dello stesso. Verrà
stabilito un risultato annuo ottimale da raggiungere calcolato in numero di soggetti lavorati.
2. Divulgazione del materiale dell’archivio,
con fornitura di punti di diffusione nei musei
prescelti; convenzioni con canali televisivi o reti
web larga banda per fornitura di materiale;
distribuzione di materiale edito su supporti da
determinare (cartaceo, cassette, CD, DVD). Tale
opera di divulgazione si rivolge anzitutto alla
fruizione diretta da parte degli stessi artigiani
che praticano un determinato mestiere. A loro
spetta per primi la possibilità di promuovere la
propria attività. Inoltre è necessario tenere in
considerazione le scuole professionali di area in
cui si insegnano i mestieri oggetto dei filmati o
mestieri analoghi.
Infine la divulgazione è diretta alle scuole dell’obbligo con le quali potrà essere opportuno
aprire contatti per collaborazioni didattiche.
3. Attività culturali collegate di carattere
promozionale, informativo, espositivo (parteci-
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pazione e/o organizzazione di mostre, rassegne
di film e documentari, esposizioni, convegni,
incontri, corsi e interventi didattici). Una prima
possibilità è quella di attivare una rassegna
itinerante (o festival) in cui possano essere presentate le opere prodotte o raccolte. Sarebbe
altresì interessante intervenire sul patrimonio
storico filmico italiano, individuando opere
cinematografiche che contengono espliciti riferimenti ai mestieri delle aree montane.
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