ROTARY CLUB GOLFO DI GENOVA
DISTRETTO 2030 (ITALIA)
Notiziario del 15 febbraio 2011
Riunione Conviviale
Hotel Bristol
Relazione della Proff.ssa Francesca Gazzano: “Noi ad Atene facciamo
così”.
Resoconto della conviviale
Di Francesca Gazzano
Quando il nostro Presidente mi ha chiesto di “raccontare” al Club un discorso - del
quale su una rivista aveva letto una sintesi - pronunciato oltre 2000 anni fa da
Pericle agli Ateniesi, non ho avuto dubbi né nell’individuare immediatamente il
discorso cui alludeva, né nell’accettare volentieri la sua proposta.
Si tratta infatti di una delle più celebri orazioni che l’antichità ci ha trasmesso, non
tanto e non solo per la perfetta costruzione retorica, ma soprattutto per la modernità
e l’attualità dei contenuti; in pratica è un vero e proprio “manifesto” della
democrazia, attraverso il quale gli inventori di questa forma di governo, gli Ateniesi
del V secolo a.C., rivendicavano la grandezza e la bontà del loro sistema, in sé e
soprattutto in opposizione al ristretto regime oligarchico in vigore a Sparta, la città
rivale con cui Atene era in guerra. Questo discorso - al quale si possono dedicare
interi corsi universitari, vista la densità politica e storica di molte sue parti - in
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verità per essere apprezzato non ha bisogno di essere spiegato, né commentato: va
semplicemente letto e, magari, meditato. La mia relazione di questa sera si limiterà
dunque a presentare l’occasione particolare in cui fu pronunciato e a ricordarne la
storia; e poi lascerò a voi il piacere della lettura.
Il “manifesto della democrazia” è in realtà un
discorso funebre, che ci è stato trasmesso
nell’opera
del
più
grande
storico
dell’antichità, l’Ateniese Tucidide , inserito
nella descrizione del più lungo e devastante
conflitto che divise il mondo greco nel V secolo
a.C., con l’intera grecità schierata a favore o
di Atene, forte della sua democrazia e di un
Illustrazione 1: Tucidide
vero
e
proprio
impero
marittimo,
o
dell’oligarchica e conservatrice Sparta, celebre per l’invincibilità dei suoi guerrieri.
Questo scontro, chiamato “Guerra del Peloponneso”, durò ben 27 anni (431-404
a.C.) e costituì una prova di resistenza durissima per tutte le città che vi furono
coinvolte, che fino ad allora non avevano mai sperimentato un conflitto di tale
durata e spietatezza. Ne uscì vincitrice Sparta, che nel 404 mise in ginocchio la
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potenza ateniese e ne distrusse l’impero (ma non la democrazia, che sopravvisse al
disastro). Ma il nostro discorso risale alla fine del primo anno di guerra, quando
ancora ad Atene il morale era alto e la vittoria sembrava possibile in tempi brevi.
Così come lo leggiamo, è opera di Tucidide, ma in realtà l’artefice fu Pericle, il
leader incontrastato di Atene durante la
seconda metà del secolo, lo statista che
seppe fare di Atene non solo la capitale
di un impero, ma anche il faro di
cultura della sua epoca: agli anni del
suo
predominio
risale
il
grande
programma edilizio, con il Partenone e
le grandi opere dell’Acropoli, destinate
a diventare
ancora
oggi;
il simbolo della città,
suoi
concittadini
e Illustrazione 2: Pericle
contemporanei furono i grandi poeti tragici Sofocle ed Euripide, il comico
Aristofane, lo storico Tucidide, il filosofo Socrate; nell’Atene periclea insegnavano i
Sofisti, Gorgia, Protagora, Ippia, erano attivi i massimi architetti (Ictino, Callicrate,
Mnesicle) e gli scultori più ammirati, come Fidia; ad Atene sotto Pericle giunse
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Illustrazione 3: L'acropoli oggi
anche l’altro grande storico, Erodoto, e tanti altri intellettuali di ogni parte del
mondo. Insomma, grazie al suo sistema di governo e alle capacità di Pericle l’Atene
del suo tempo sarà ricordata come l’apogeo della città, il “secolo d’oro”, il culmine
inarrivabile di un’intera civiltà.
Secondo Tucidide, che riporta per intero la lunga orazione (II, 37-46) di cui ci
apprestiamo a leggere i passi più significativi, Pericle pronunciò questo discorso nel
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430 a.C., in occasione dei funerali di Stato dei caduti nel primo anno della guerra
contro Sparta; tecnicamente si tratta di un logos epitaphios (discorso presso la
tomba), con cui nell’Atene democratica si faceva l’elogio collettivo dei cittadini
caduti in battaglia, che fra l’altro erano sepolti tutti insieme - dopo una solenne
cerimonia cui partecipava tutta la città - nel cimitero pubblico cittadino, il
Ceramico, a N-O dell’agorà, la piazza principale. Il sito è ancor oggi visitabile e, se
non è così celebre e maestoso come l’Acropoli, tuttavia è molto suggestivo e
struggente.
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Ma il logos epitaphios di Pericle si differenzia da tutti gli altri - precedenti e
Illustrazione 4: Il cimitero pubblico: Ceramico
successivi - di cui abbiamo notizia, perché non è un vero discorso funebre, o meglio
lo è solo in conclusione: ciò che Pericle vuol dimostrare è la forza della democrazia,
il regime inventato ad Atene, che ha consentito alla città di giungere addirittura a
costruire un impero sui mari e, ciò nonostante, permette ai suoi cittadini di vivere in
piena libertà e di aspirare alla realizzazione dei propri desideri e dei propri sogni. Si
tratta ovviamente di un discorso “ideale”, nel senso che mette in luce la “teoria”
della democrazia, le sue potenzialità, ma è significativo come nel 430 a.C. si fosse
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già raggiunto questo livello di partecipazione politica e di coscienza civile.
L’orazione di Pericle si prefigge di dimostrare agli Ateniesi e agli stranieri presenti
in città che i caduti in questa guerra si sono sacrificati per un bene più grande degli
altri e che solo gli Ateniesi possiedono, bene che non è tanto la Patria (tutti i soldati
greci morivano ciascuno per la propria città, per la propria patria), ma anche e
soprattutto la Libertà, che la democrazia - e solo la democrazia - può garantire ai
propri cittadini.
E ora, buona lettura!
Da Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro II, capp. 35-42 (selezione).
“Dopo le esequie, un uomo scelto dalla città, stimato per le doti intellettuali e il
prestigio, pronuncia in loro (i.e. dei caduti) onore un discorso appropriato. Al
termine, tutti si ritirano. […] Per questi primi caduti fu scelto a parlare Pericle di
Santippo; e quando giunse il momento, salito su un’alta tribuna presso il sepolcro,
eretta perché tutti i presenti potessero udire, pronunciò un discorso di questo
tenore.”
“Inizierò dunque dagli antenati, com’è giusto: […] abitando ininterrottamente
questa terra, grazie al loro valore l’hanno conservata libera fino ai nostri giorni. Ma
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ancor più degni di elogio sono i nostri padri, che acquisirono, grazie a immensi
sforzi, l’impero che ora è in nostro possesso, e hanno lasciato a noi un’eredità
accresciuta. Ma dell’ulteriore crescita della città siamo stati noi stessi gli artefici, e
noi l’abbiamo resa in grado di provvedere pienamente ai suoi bisogni, in pace e in
guerra. Lascerò da parte le imprese militari […]; ma con quale stile di vita, con
quale costituzione e con quali tratti di carattere abbiamo raggiunto l’attuale
grandezza: ecco ciò di cui parlerò.
Abbiamo una costituzione che non imita le leggi altrui; piuttosto che copiare altri,
siamo noi un modello per qualcuno.
Illustrazione 5: 1. La
Democrazia incorona il
Popolo di Atene (stele
attica)
E quanto al nome, per il fatto che il governo non è nelle mani di pochi, ma della
maggioranza, si chiama democrazia .
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Di fronte alle leggi tutti, nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e
si viene preferiti nelle cariche pubbliche secondo la considerazione di cui uno gode,
poiché si distingue in qualche campo, non tanto per il suo partito, quanto per il suo
merito, e neppure chi è povero, se è in grado di rendere buoni servigi alla città, ne è
impedito dall’oscurità del suo rango.
E viviamo da uomini liberi non solo nella vita pubblica, ma anche in relazione alle
occupazioni private: non ci adiriamo col nostro vicino, se si comporta come gli
piace, mentre quando si tratta degli interessi pubblici abbiamo un’incredibile paura
di scendere nell’illegalità: siamo obbedienti a quanti si succedono al governo,
ossequienti alle leggi e tra esse in modo speciale a quelle che sono a tutela di chi
subisce ingiustizia e a quelle che, pur non scritte, portano il disonore a chi non le
rispetta .
Inoltre, a sollievo delle fatiche, abbiamo procurato al
nostro spirito moltissimi svaghi, celebrando giochi e
feste che si susseguono per tutto l’anno e abitando
case confortevoli, il cui godimento quotidiano scaccia
Illustrazione 6: 1. Clessidra
ad acqua usata per
misurare i discorsi in
tribunale
da noi la tristezza.
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Affluiscono poi nella nostra città, per la sua importanza, beni d’ogni specie da tutta
la Terra; e la nostra città è sempre aperta a tutti e non c’è pericolo che,
allontanando gli stranieri, noi impediamo ad alcuno di conoscere o di vedere cose
da cui un nemico potrebbe trarre vantaggio.
Amiamo il bello, ma con semplicità, e il sapere, ma
senza mollezza. Usiamo la ricchezza più per
l’opportunità che offre all’azione che per sciocco
vanto di parola, e non il riconoscere la povertà è
vergognoso tra noi, ma più vergognoso non
adoperarsi per fuggirla.
Illustrazione 7: 1. Un maestro di
scuola (Vaso attico a figure rosse)
Le stesse persone da noi si curano sia dei loro
interessi privati sia delle questioni pubbliche: quelli che si dedicano ad attività
particolari sono poi perfetti conoscitori dei problemi politici; poiché siamo i soli a
considerare il cittadino che non partecipa alla politica non già tranquillo, ma inutile.
Noi stessi o prendiamo decisioni o comunque valutiamo con cura gli eventi: siamo
convinti che i discorsi non siano un danno per le azioni, ma che lo sia piuttosto il
non chiarirsi le idee in anticipo, per mezzo della discussione, prima di passare a fare
ciò che si deve.
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Anche nelle manifestazioni di generosità noi ci comportiamo in modo diverso dalla
maggior parte degli uomini: ci procuriamo le amicizie non già ricevendo benefici,
ma facendone. […] Noi siamo i soli che portiamo soccorso ad altri senza timore non
per interesse, ma con la fiducia propria della libertà.
In una parola, io affermo che la nostra città, nel suo complesso, è la scuola della
Grecia; e che questo che io dico […] sia verità comprovata dai fatti, lo dimostra la
potenza stessa di questa città che con tali norme di vita ci siamo procurata. […] Non
abbiamo bisogno di un Omero che ci lodi […], noi che abbiamo costretto ogni mare
e ogni terra ad aprirsi al nostro coraggio; ovunque lasciando imperituri ricordi di
disfatte e di trionfi.
Ed è per una tale città che costoro sono caduti in battaglia.
Per questo io mi sono diffuso a parlare dei pregi della nostra città: per dimostrare
che, nella lotta, la posta è ben più elevata per noi che non per quelli che non hanno
nulla di simile da vantare.
(Questi caduti), facendo nell’interesse comune sacrificio della vita, si assicurarono,
ciascuno per proprio conto, la lode imperitura e la più gloriosa delle tombe; non
tanto quella in cui giacciono, quanto la gloria che resta eterna nella memoria.
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Infatti, la Terra intera è la tomba degli uomini valorosi, e non li ricorda solo
l’epigrafe incisa sulla stele funebre nella loro patria; ma anche in terra straniera,
senza iscrizioni, nell’animo di ognuno vive la memoria della loro grandezza.
Illustrazione 8: 1. La tomba del milite ignoto dell’attuale democrazia greca: sul muro sono
riportate frasi tratte dal discorso di Pericle.
Ora, dunque, proponetevi di imitarli e, giudicando che la libertà è il fondamento
della felicità, e il coraggio lo è della libertà non fuggite i rischi della guerra”.
Pericle di Santippo, Ateniese. - Ceramico di Atene, novembre 430 a.C.
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Riunione del 15 febbraio 2011
Presiede: Lorenzo La Terra.
Presenti: Stefano Brabino, Michele Bellin, Pier Lorenzo Benedetti, Marco Bonini,
Andrea Bruni, Francesco Capone, Giovanni Cecconi, Ettore Crovari, Francesca
Gazzano, Massimo Giordano, Enrico Gotelli, Carlo Iachino, Giacomo Leoncini,
Andrea Lovisolo, Cristina Manicardi, Carolina Mantegazza, Maria Cristina Marrè
Brunenghi, Rosanna Muratori, Adriana Parodi, Annamaria Parodi, Tiziana
Traversa, Pietro Vassallo, Carla Viale, Mario Viano.
Visitatori Rotariani: Dott. Paolo Lastrico (RC Alessandria)
Ospiti: Avv. Patrizia Dona e le Sigg.re Clara Bruni, Lucia La Terra, Antonella
Vassallo e Gina Viano.
25 Soci effettivi presenti
68 Totale Soci Attivi
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Percentuale di presenza: 36,76%
CALENDARIO DELLE PROSSIME RIUNIONI
Mercoledì 16 Marzo 2011
Riunione Conviviale - Hotel Bristol - 20:00
Relazione Arch. Rizzi, dal titolo: "Il Meccano e dintorni".
Mercoledì 23 Marzo 2011
Riunione Conviviale - Hotel Bristol - 20:00
Relazione del Dott. Franco Montanari, dal titolo: “La bella Elena racconta la (sua) storia".
Mercoledì 30 Marzo 2011
Riunione Conviviale - Hotel Bristol - 20:00
Relazione del Dott. Antonio Infante direttore del CISEF (Centro Internazionale di Studi e Formazione
“Germana Gaslini”), dal titolo: "Gaslini ieri, oggi e domani".
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