2 / 2 0 1 6 A P R IL E 4 INTERNI E DESIGN a cura di Gabriele Neri villa saroli viale franscini 9 lugano 7 OTIA COMUNICATI a cura di Daniele Graber 8 SIA COMUNICATI a cura di Frank Peter Jäger 14 TI NOTIZIE a cura di Alberto Caruso 17 TI DIARIO DELL’ARCHITETTO a cura di Paolo Fumagalli permanenze e metamorfosi del territorio: meglio comprendere una svizzera in via di urbanizzazione 20 TI ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO a cura di Mercedes Daguerre bie n ale n 22 TI LIBRI a cura di Mercedes Daguerre BELLINZONA, TERRITORIO E ARCHITET TURA a cura di Debora Bonanomi e Enrico Sassi EDITORIALE 25 Bellinzona, la nuova città Alberto Caruso per informazioni www.i2a.ch e iscrizioni [email protected] entro il 20 aprile facebook.com/i2a.ch +41 91 996 13 87 28 —30 aprile 2016 27 Spazi bellinzonesi Michele Arnaboldi 32 La nuova Bellinzona vista dal seminario di Monte Carasso Mario Ferrari, Michele Gaggetta, Giacomo Guidotti, Stefano Moor 35Bellinzona, la stazione e il suo viale Paolo Fumagalli 37 Progetti per la città di Bellinzona Aurelio Galfetti 42 Nuova sede del Dipartimento del territorio, Bellinzona Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman + Luigi Snozzi 48 Corte del sole, Giubiasco Giorgio Grasso, Massimo Giordani 54 Nuovo stabile amministrativo aet , Monte Carasso Lukas Meyer, Ira Piattini + Francesco Fallavollita 60 Ristrutturazione spazi ustra , Bellinzona Cristiana Guerra 64 BKhouse, Giubiasco Luca Coffari media partner In copertina: Lukas Meyer, Ira Piat tini + Francesco Fallavollita, Nuovo stabile amministrativo a e t, Monte Carasso foto S tefano Mussio Il garante nella Costruzione in legno. Il marchio di qualità Holzbau Plus simbolizza un azienda gestita in modo esemplare. La costruzione in legno di ottima qualità è il resultato di una cultura aziendale in cui nel centro si trova l’essere umano. Ne sono il garante. Rinaldo Pagnamenta, Aurelio Pagnamenta SA, Barbengo www.holzbau-plus.ch 360° App The taste of perfec tion ARWA-TWIN Design accattivante, massima precisione e tecnologia all’avanguardia: con il rubinetto arwa-twin firmato Winfried Noth, la cucina diventa espressione di uno stile di vita. Disponibile in acciaio inox e cromato – anche con braccio di 275 mm per lavabi di grandi dimensioni. www.arwa.ch Trophy 2016 Oro per Hochbau 21 BSC-Areal, Freienstein Congratulazioni! Con il Trophy Rigips premiamo ogni due anni le prestazioni di rilievo della costruzione a secco. Hanno vinto l’oro: © raumglei ter gmbh, Zürich Costruzione a secco SA.MA GmbH, Mönchaltdorf Argento: HKB Hochschule der Künste Bern, Übe- und Proberäume Fachbereich Jazz, Berna Bronzo: Gasthaus zur Fernsicht, Heiden Architettura moos.giuliani.herrmann.architekten., Uster/Diessenhofen Altri progetti premiati: Premio speciale innovazione: Banque Raiffeisen, Martigny Premio speciale edilizia residenziale: Wright Place, Glattpark Zurigo Premio speciale edilizia industriale: Roche Quadra Canteen Extension, Rotkreuz Rigips SA Gewerbepark, 5506 Mägenwil, Svizzera Tel. +41 62 887 44 44, Fax +41 62 887 44 45 www.rigips.ch Inserat KWL+neue Adresse_92x132.pdf 1 01.09.2014 10:19:51 archi_226x148mm_it_gzA.indd 1 01.03.16 12:55 Via Chiosso 12 • CH-6948 Porza +41 91 936 30 00 ceramiche mosaici pietre naturali pietre artificiali consulenza • vendita • lavorazione • posa INTERNI E DESIGN Gabriele Neri in collaborazione con vsi . asai Jasper Morrison: la forma delle cose 1. Museum für Gestaltung, Zurigo È stimolante e di difficile traduzione il titolo della mostra che il Museum für Gestaltung di Zurigo dedica, fino al 5 giugno 2016, all’opera di Jasper Morrison, designer inglese che da ormai oltre vent’anni si distingue per versatilità, coerenza e acume. Thingness, che in italiano suonerebbe come «cosità», richiama il termine tedesco Dingheit, usato ad esempio da Martin Heidegger nel suo scritto sull’origine dell’opera d’arte (Der Ursprung des Kunstwerkes, abbozzato nel 1935), dove il filosofo ragiona proprio sul significato di «cosa». Una delle parti più note di questo testo contiene l’analisi di un dipinto di Van Gogh del 1886, raffigurante un paio di scarpe da contadina e nient’altro. Togliendole dal loro contesto di effettivo utilizzo (il campo dove si lavora la terra) e creando dunque uno stato di sospensione rispetto al loro normale funzionamento, «l’opera d’arte – scrive Heidegger – ha permesso di comprendere che cosa sia in verità il paio di scarpe», mostrandole nella loro «cosità», cioè nel loro «essere cose». L’arte, in questo senso, ci fa vedere la scarpa come «cosa» prima che come strumento per camminare, e inoltre – non essendo l’arte mera imitazione – essa si rivela capace di rievocare l’intero mondo che sta dietro – dunque il richiamo scabro della terra, l’umidità del terreno, il ven- to tagliente nei campi – proprio grazie a un atto di sospensione da esso. C’è ovviamente un’enorme distanza tra le riflessioni di Heidegger e gli oggetti in mostra a Zurigo; tuttavia esse possono servire da spunto per un’interpretazione di quella thingness che sembra caratterizzare l’opera del designer inglese. Negli ultimi venticinque anni, infatti, Morrison ha perseguito con coerenza una personale idea di «cosità», in cui l’azione del designer – un po’ come il Van Gogh di Heidegger – diviene capace di attuare una prodigiosa «sospensione» degli oggetti che ci circondano dal mondo reale, per poi farli tornare ancorati a tale mondo con ancora maggiore forza, facendo parlare il quotidiano ancora più intensamente. Scarpe, sedie, bottiglie, posate o elettrodomestici: le «cose» disegnate da Jasper Morrison non sono oggetti alieni, smaniosi di differenziarsi dagli altri che già popolano il mondo, come invece accade per una buona fetta del design contemporaneo: la 2. 4 INTERNI E DESIGN loro thingness consiste nel mantenere saldo un legame con l’archetipo, senza però rinunciare a un’interpretazione personale. Entra allora in gioco un tema (e un termine) fondamentale per Morrison, che è quello della Forma: ad essa egli ha dedicato molti scritti, nei quali viene espressa la necessità di concepire i nuovi oggetti, le nuove «cose», secondo un understatement che passa innanzitutto dal ridimensionamento dell’apparenza formale. «Se diamo alla forma una minore importanza – scriveva nel 1991 – possiamo sviluppare una sensibilità per altre qualità dell’oggetto. … Se noi pensiamo al design come a un’equazione per ottenere di più dagli oggetti, allora è chiaro che un approccio fondato sulla novità gratuita della forma non è sufficiente».1 Questa affermazione, ovviamente, non vuol dire disinteressarsi della forma – guardando la sua cura maniacale per il dettaglio non si hanno dubbi – bensì rispettare la normalità, l’onesta, il fare il proprio mestiere senza dover gridare. Non stupisce quindi il profondo rispetto di Morrison per il design anonimo, quello «senza pedigree», di immacolata concezione (titolo di un suo saggio del 19962), da cui deriva in parte il manifesto progettuale teorizzato insieme al collega Naoto Fukasawa in una mostra del 2006, intitolata Super Normal. Sensations of the Ordinary3. Essere «super normale» vuol dire saper tenere insieme una rassicurante ordinarietà e un qualcosa di inaspettato: in altre parole il rimanere legati all’archetipo ma saperlo anche sospendere e trascendere, con gesti discreti ma sofisticati. Super normale è il contrario di «speciale»: «vi sono modi migliori per progettare che concentrarsi esclusivamente nel creare cose che paiono speciali. Speciale è solitamente meno utile di normale e di minor soddisfazione nel tempo. Le cose speciali attirano l’attenzione per motivi sbagliati, interrompendo un’atmosfera potenzialmente positiva con la loro strana presenza».4 Tutti questi pensieri si possono mettere alla prova nelle due sezioni che compongono la mostra al Museum für Gestaltung. Nella prima si ripercorre la produzione – estremamente variegata – del designer, partendo dai primi esperimenti sul tema del ready made degli anni Ottanta – esercizi di attenta rielaborazione dell’esistente – e attraversando i suoi pezzi più famosi: le maniglie per fsb (1990); il portabottiglie per Magis (1994); le tante sedie per Cappellini; la lampada GloBall per Flos (1999); il cestino per Magis (2005); la sedia hal per Vitra (2010); il telefono dp01 (2010); eccetera. La seconda parte, chiamata «MyCollection», è una bella e inedita sorpresa: qui sono esposti pezzi scelti da Morrison stesso dalla vasta collezione del museo zurighese, spiegandone il motivo. C’è ad esempio un annaffiatoio per cactus del 1935 che sembra un cigno; una sedia di Carl Steiger dei primi anni Trenta («se potessi prendere e tenere un pezzo dalla collezione del museo, sceglierei questo»); una sedia 3. 4.-5. 1. 2. 3. 4. Jasper Morrison, Rotar y Tray, Vitra, 2014, foto Jasper Morrison Studio Jasper Morrison durante l’allestimento della mostra. © ZHdK Allestimento della mostra «Jasper Morrison – Thingness» al Museum für Gestaltung, dal 4 febbraio al 5 giugno 2016. © ZHdK Alfred Roth, aluminium chair Roth, Aluminiumschweisswerk Schlieren, ch , 1933. © ZHdK 5. Wilhelm Kienzle, cactus watering can, me wa Blat tmann, Wädenswil, ch , 1935, Donation Blat tmann Metallwarenfabrik ag , Wädenswil.© ZHdK Chiavarina del 1807 (antenata della Superleggera di Gio Ponti); un elmetto da cantiere degli anni Cinquanta della mewa-Blattmann. Quest’ultimo è stato scelto non per la capacità di resistere agli urti, ma perché «esposto qui, rimosso dalla realtà del cantiere, è un oggetto affascinante». Note 1.Jasper Morrison, La non importanza della forma, in «Ottagono», 100, settembre 1991, p. 74. 2.Jasper Morrison, Immacolata concezione, in «Ottagono», 188, marzo-maggio 1996, pp. 54-56. 3.Naoto Fukasawa, Jasper Morrison, Super Normal. Sensations of the Ordinary, Lars Müller Publishers, Baden 2007. 4.Jasper Morrison, Super normale, in «Domus», 891, aprile 2006, p. 112. 5 C OMUNIC ATI OTI A Spartaco Chiesa* Il Codice deontologico dell’otia / 3 Le norme sulla concorrenza Questa rubrica si è occupata finora dell’art. 4.1 del Codice deontologico, ma il discorso sulla stessa norma non può considerarsi terminato finché non viene affrontato l’ultimo invito impegnativo rivolto a ingegneri e architetti, ossia di attenersi alla correttezza nella concorrenza. Questo presupposto si ispira alla normativa della Legge federale sulla concorrenza sleale (lcsl) il cui scopo è quello di regolare i diversi settori del «mercato» dove possano crearsi rapporti di concorrenza. Quelle norme definiscono illeciti i comportamenti ingannevoli, o comunque lesivi della buona fede, che influiscano sui rapporti fra concorrenti o fra fornitori e clienti. In quest’ambito possono venir sanzionati metodi sleali tanto nella pubblicità, quanto nell’attuazione di un’attività economica; in particolare l’art. 3 della legge elenca un gran numero di possibili azioni sleali: esse possono realizzarsi, ad esempio, denigrando altri, le loro opere, le loro prestazioni ecc. con affermazioni inesatte, errate o inutilmente lesive; fornendo indicazioni inesatte o fallaci su se stessi e sulle proprie prestazioni; servendosi di denominazioni professionali errate atte a far credere a distinzioni o capacità particolari; paragonando in modo inesatto la propria persona o le proprie opere o prestazioni con quelle di altri concorrenti; ingannando i possibili interessati sul valore delle proprie prestazioni ecc. Da questo catalogo è interessante dedurre che l’atteggiamento sleale può realizzarsi non solo agendo in dispregio dei concorrenti, ma anche millantando le proprie prestazioni o le proprie capacità, rispettivamente paragonando in modo ingannevole – a proprio esclusivo vantaggio – se stessi con gli altri. Prendendo spunto da queste indicazioni della legge, il Codice deontologico si dedica ampiamente a questo aspetto dell’attività professionale: in particolare già nelle Norme personali, precisando l’indicazione di principio dell’art. 4.1, impone a ingegneri e architetti di «astenersi dal fornire qualsiasi indicazione errata, inesatta o ingannevole sulla loro formazione, sui titoli di studio da loro conseguiti, sulla loro esperienza professionale, sulle loro capacità, sui mezzi di cui dispongono e sull’efficacia dei medesimi» (art. 4.4). Tale descrizione dettagliata di possibili comportamenti offre ai membri dell’Ordine i parametri per salvaguardare la correttezza nella concorrenza per quanto concerne la propria persona, le proprie capacità e le proprie possibili prestazioni professionali, spingendosi opportunamente fino a specificare che ingegneri e architetti «pur senza il loro intervento attivo – non devono tollerare che committenti, rispettivamente il pubblico e l’Ordine si facciano comunque un’idea errata sulle loro caratteristiche professionali»: in altre parole, ognuno è responsabile di non permettere la diffusione di un’immagine immeritatamente positiva di sé. E nello stesso ambito si colloca l’art. 4.10 del Codice deontologico che concerne specificatamente la divulgazione della propria attività professionale, ossia la pubblicità, che deve avvenire «con discrezione e verità»: «verità», con riguardo al dettato appena ricordato dell’art. 4.4, «discrezione» con riferimento esplicito al principio della dignità di cui già s’è detto relativamente all’art. 4.1. Interessante e opportuno è poi l’accenno a particolari specifici del modo con cui non è possibile divulgare la propria attività, vietando «ogni forma di pubblicità comparativa» (ad esempio l’arch. A pretende di essere in qualche modo migliore di B o di tutti gli architetti di un comprensorio), «rispettivamente l’adozione di espressioni enfatiche, laudative o denigratorie, nonché la promessa di vantaggi … rispetto alle prestazioni di altri». Si tratta di norme atte a illustrare e a rendere meglio comprensibili sia il principio generale della correttezza nella concorrenza, sia l’art. 17 lett. f) lepia laddove ricorda l’obbligo per ingegneri e architetti che esercitano nel Canton Ticino di osservare il divieto di concorrenza sleale, «evitando in particolare ogni forma di pubblicità non conforme alla dignità della professione». Le norme deontologiche che concernono invece i comportamenti sleali nella concorrenza, agendo in dispregio degli altri, sono collocate fra quelle relative «ai rapporti con i colleghi» (art. 8) che devono essere improntati – in senso generale – alla lealtà e al rispetto delle persone (art. 8.1); in particolare, il Codice chiede a ingegneri e architetti di «astenersi da ogni pratica denigratoria nei confronti di colleghi, segnatamente in merito alla loro attività professionale» (art. 8.2) e ricorda che la concorrenza «deve fondarsi esclusivamente sulla qualità delle prestazioni» (art. 8.3). Concludendo queste brevi considerazioni, occorre ricordare anche qui (come già esposto altrove) che – contrariamente allo scopo principale della lcsl che è quello di concorrere a una regolamentazione dei mercati «nell’interesse di tutte le parti» (art. 1 lcsl) – le indicazioni del Codice deontologico riguardanti la concorrenza hanno sì il fine di tutelare i membri dell’Ordine nei confronti di ogni collega, ma sono destinate – anche sotto questo specifico aspetto – a salvaguardare un’immagine seria e autorevole dell’otia e delle professioni che vi appartengono. * dottore in diritto, già giudice del Tribunale d’appello, già presidente della Commissione di vigilanza otia 7 C OMUNIC ATI SI A Markus Friedli* [email protected] Mike Siering* [email protected] Le norme: Nuove vie portano uno spartito per la cultura alla sia della costruzione Le norme, di per sé, non limitano forse lo spirito innovativo e creativo di architetti e ingegneri? Markus Friedli, responsabile Norme sia è fermamente convinto di no. Ecco le sue riflessioni sulla politica di normalizzazione 2017-2020. Da subito i titolari di un bachelor in tecnica degli edifici e i laureandi di altre discipline, per le quali in Svizzera non esiste ancora un ciclo di studi master, potranno inoltrare le proprie candidature di adesione direttamente alla sia. Le linee guida per lo sviluppo della politica di normalizzazione sia 2017-2020, poste in votazione durante la prossima Assemblea dei delegati, il 22 aprile 2016, vertono soprattutto sulla questione dell’efficacia rivestita dall’attuale politica condotta in ambito normativo. La scorsa estate, quando si è cominciato a lavorare alla stesura della nuova politica di normalizzazione per i quattro anni a venire, era sin dal principio chiara una cosa: non possiamo continuare a percorrere la strada battuta sinora, né in considerazione delle sfide attuali e future, né a livello ideologico e concettuale. Vi è un’impellente questione fondamentale a cui bisogna dare risposta: è ancora necessaria una politica di normalizzazione o si tratta di uno strumento strategico ormai obsoleto, di fronte alla rivoluzione digitale, al bim e ad altre sostanziali rapide trasformazioni? Esistono ancora punti fissi nella convergenza di pensieri e azioni per la molteplice e variegata comunità sia? La risposta, dinnanzi a una prospettiva così ignota, risiede proprio nella ricerca di sistemi e assestamenti concettuali flessibili. Le norme e i regolamenti non vanno trattati come reliquie o considerati comandamenti fine a se stessi, bensì rappresentano uno strumento pratico, al passo con i tempi, teso a fornire ausilio e supporto nella progettazione e nella realizzazione. Di conseguenza, nella politica di normalizzazione 2017-2020 si tratta fondamentalmente di definire che cosa sia una norma e come venga elaborata, di illustrare la struttura del catalogo delle norme sia e di chiarire come sia gestito. In altre parole, le norme rappresentano una base d’intesa il più possibile chiara, trasparente e orientata alla prassi, un linguaggio comune per tutti i protagonisti del settore, sono una sorta di centina della cultura della costruzione. Potremmo dire che le norme sono come la partitura di una musica e definiscono le linee lungo cui i committenti, gli architetti, gli ingegneri o le imprese pongono le «proprie note» e suonano una loro melodia, una composizione la cui riuscita non dipende tuttavia dalle norme o dalla politica di normalizzazione. Le norme non limitano dunque in alcun modo lo spirito innovativo e creativo di chi opera nell’ambito della cultura architettonica ed edilizia. Ai sensi di quanto deciso dal Comitato sia in dicembre 2015, d’ora in poi sarà la Commissione di ammissione sia, spalleggiata da esperti del ramo, a esaminare i dossier e la documentazione di adesione inoltrata dai candidati. Di regola, per aderire alla sia, occorre aver assolto un ciclo di studi master (Master of Arts ma oppure Master of Science msc) presso una scuola universitaria o una scuola universitaria professionale, nei settori costruzione, tecnica e ambiente. Non si ammettono invece in qualità di membri i candidati titolari di un Master of Advanced Studies mas. Nelle professioni per le quali attualmente in Svizzera non è ancora offerto un ciclo di studi master, per esempio nell’ambito dell’architettura del paesaggio, dell’architettura d’interni e dell’urbanistica, gli aspiranti membri possono inviare il proprio dossier di candidatura direttamente alla Commissione di ammissione sia. Questa stessa via è percorribile anche dai candidati con un bachelor in tecnica degli edifici (con almeno 180 punti ects) e per i quali non esiste ancora un ciclo di studi master consolidato. Un relatore e un correlatore della Commissione di ammissione sia, che completano l’organo apportando le necessarie competenze tecniche in impiantistica, esamineranno i progetti e le referenze dei diversi candidati. In caso di idoneità, la domanda di adesione è presentata al Comitato sia che deciderà in merito all’accettazione definitiva. Proponendo questa via di accesso diretto alla sia, il Comitato si rivolge agli impiantisti che, terminati gli studi, hanno ottenuto l’abilitazione professionale e raggiunto, attraverso l’esperienza e vari corsi di specializzazione, un livello riconosciuto dalla sia. * ing. arch. dipl. rwth/sia, ing. econ. dipl., vicedirettore sia Per mag giori informazioni potete rivolger vi al nostro Ser vizio membri, telefonando allo 04 4 283 15 01 oppure scrivendo a [email protected]. * arch. dipl. eth bsa sia, responsabile Norme sia 8 C OMUNIC ATI SI A Frank Peter Jäger* [email protected] Continueremo a disegnare! Per implementare in modo sensato il bim nelle procedure di progettazione, la sia ha fondato una rete denominata «Netzwerk digital», in collaborazione con i rappresentanti dei committenti, il Centro svizzero di studio per la razionalizzazione della costruzione (crb) e il gruppo d’interesse «Costruzione digitale Svizzera». In occasione della fiera Swissbau di Basilea, tenutasi a metà gennaio, la sia ha esposto a grandi lettere il titolo della propria conferenza, incentrata sul «Ruolo del bim nei futuri metodi di progettazione e realizzazione». In un auditorio gremito, i cinque relatori hanno saputo calamitare l’interesse del pubblico. Per promuovere l’introduzione del Building Information Modelling (bim), la sia ha stretto un partenariato con il gruppo d’interesse «Costruzione digitale Svizzera», il Centro svizzero di studio per la razionalizzazione della costruzione (crb), la Conferenza di coordinamento degli organi della costruzione e degli immobili dei committenti pubblici (kbob), così come il gruppo d’interesse dei committenti professionali (ipb). La nuova rete di progettazione digitale vuole essere un supporto per coordinare e standardizzare la diffusione del bim, favorendone un impiego professionale e intelligente. In occasione della conferenza, Herbert Tichy, direttore della kbob, ha illustrato l’importanza del bim dal punto di vista dei committenti pubblici, mentre Mark Baldwin, della società «Mensch und Maschine Schweiz», ha mostrato ai presenti alcune applicazioni. La parte pratica è poi stata approfondita da Sacha Menz, architetto e membro del Comitato sia, nonché professore di architettura e costruzione al pf e responsabile del nuovo tema strategico sia «Metodi di progettazione e realizzazione». In elaborazione il quaderno tecnico sia 2051 sul bim «Aspettiamo che la sia prenda posizione in merito all’impiego del bim», ha esclamato Sacha Menz, condensando la sensazione frammista di insicurezza e impazienza che attualmente aleggia tra i progettisti. Il Quaderno tecnico sia 2051 Building Information Modeling, ora posto in consultazione, dovrebbe andare in stampa in autunno 2017. «Il Quaderno tecnico non basterà da solo a fornire una linea guida e rappresenta soltanto un primo passo», ha puntualizzato Menz durante la conferenza. Il partenariato avviato con la costituzione della rete di progettazione digitale «Netzwerk digital» mira a stabilire una terminologia comune, sulla base di un dialogo instaurato tra progettisti, autorità e committenti, partendo dalla quale poter formulare standard conformi alla prassi e riunire le competenze. Come avviene nell’ambito della normalizzazione, anche l’affermarsi del bim dovrebbe essere un tema affidato a chi progetta e costruisce. «La sia vuole avviare un dibattito aperto e critico per definire un utilizzo moderato e sensato del bim nei metodi di progettazione e realizzazione», così Menz. Meglio essere scettici e non precipitarsi a fissare regolamentazioni o formulare norme premature. Disabituare gli architetti a disegnare? Nel suo discorso introduttivo, Sacha Menz si è opposto all’ipotesi secondo cui l’implementazione del metodo bim finirebbe per rendere obsoleta la capacità dell’architetto di trasporre su carta idee, forme e concetti durante il processo creativo della progettazione, come sostenuto due giorni prima dal prof. Viktor Sigrist (Hochschule Luzern), in occasione di un evento dedicato proprio al bim, in cui ha dichiarato: «Bisogna disabituare la gente a disegnare». Menz, benché dotato di spirito più pionieristico che conservatore, contesta energicamente quanto formulato da Sigrist. «Per favore, che non si venga a dire che non possiamo più disegnare!» Menz vede la trasformazione del profilo professionale dell’architetto in modo meno radicale. Ogni architetto deve in primo luogo imparare a progettare e costruire. L’aspetto intelligente e innovativo è tuttavia poter mettere in collegamento la sfera del digitale a quella dell’intuizione, insomma: «Il bim è certamente uno strumento valido per catalogare e interconnettere, ma di sicuro non può e non potrà mai sostituire la nostra creatività». È comunque innegabile che i metodi di progettazione assistita offrano un ampio ventaglio di nuove possibilità. Robot in cantiere Nell’ultima parte della conferenza, in cui sono intervenuti Matthias Kohler (Gramazio Kohler Architekten) e Daniel Meyer (vicepresidente sia) si è spiegato concretamente che cosa significhi tutto ciò in pratica. I due relatori hanno infatti presentato al pubblico il progetto «Arch_Tec_Lab», pianificato e realizzato esclusivamente con il bim al campus del pf di Zurigo. Il nuovo edificio, il cui tetto è stato progettato con piani tridimensionali e assemblato da robot, vista la complessità della costruzione, non si sarebbe mai potuto costruire con la stessa qualità impiegando esclusivamente i metodi di progettazione tradizionali. In questo caso il bim non fa concorrenza alla progettazione di stampo tradizionale, bensì ne amplia le possibilità, varcando una dimensione prima d’ora inimmaginabile. * redattore responsabile Pagine sia Per saperne di più consultare: www.swissbau.ch/focus (in tedesco, francese e inglese) 9 C OMUNIC ATI SI A Frank Peter Jäger* [email protected] Giornate sia 2016, al centro del costruire contemporaneo 1. In maggio avrà luogo la 9a edizione delle «Giornate sia». In occasione dell’evento, che si terrà ai quattro angoli della Svizzera, gli architetti e gli ingegneri apriranno al pubblico le porte delle loro opere più recenti. Le Giornate sia, diventate ormai una sorta di Biennale di Venezia reinterpretata in chiave svizzera, sono un appuntamento fisso per tutti gli appassionati di architettura e anche per i mass media. Nel periodo compreso tra il 20 e il 29 maggio 2016, i visitatori avranno la possibilità di scoprire dal vivo inusuali case d’abitazione, un nuovo museo e persino un chiostro restaurato nel pieno rispetto del patrimonio storico. Le Giornate sia sono la più grande esposizione architettonica della Svizzera e offrono al pubblico la possibilità di esplorare in prima persona alcuni mirabili edifici, entrando fisicamente «nel cuore» dell’architettura contemporanea. La scorsa edizione, avuta luogo due anni fa, ha contato 20 000 visitatori per un totale di 300 opere. Quest’anno sarà possibile vivere dal vivo l’architettura e l’ingegneria contemporanea in ben due fine settimana, dal 20 al 22 e dal 27 al 29 maggio. Ticino e Basilea fortemente rappresentati L’edizione 2016 è particolarmente degna di nota, poiché annovera un’ampia varietà di progetti distribuiti in tutta la Svizzera. Accanto alle numerose opere ubicate nella Svizzera romanda, apriranno le proprie porte anche moltissimi progetti ticinesi (ben 17 le opere in mostra!). Tra le regioni più rappresentate vi sono altresì Basilea Città e Campagna che parteciperanno con 21 progetti molto promettenti. Lo studio «Baubüro in situ» presenterà ben tre progetti, in collaborazione con i propri partner progettisti. Tra questi, l’opera forse di primo acchito meno appariscente, ma certamente la più lungimirante, è il risanamento della facciata di una casa edificata nel 1911 e ubicata in Güterstrasse 81, nei pressi della stazione di Basilea. Il «progetto pilota e a carattere esemplare», realizzato in collaborazione con lo studio lucernese Lauber Ingenieure ha permesso di isolare la facciata originaria, mantenendo perfettamente intatte le decorazioni, con l’applicazione di un intonaco termoisolante in aerogel. Un altro progetto edilizio, realizzato dallo studio nell’areale di Gundelfinger Feld a Basilea, mette in pratica l’obiettivo della strategia energetica 2050 di passare dall’energia fossile alle fonti energetiche rinnovabili: un ex silo per lo stoccaggio di carbone è stato infatti trasformato in centrale solare e accumulatore a batterie 1. Casa DEM, wespi de meuron romeo architet ti, Caviano 2015. Foto studio wespi de meuron romeo architet ti. Foto Hannes Henz Attrezzare le opere esistenti per affrontare il futuro In Ticino, tra le opere di maggior spicco, si annovera sicuramente la trasformazione, sapientemente risolta e con grande sensibilità, dell’ex Convento di Santa Maria degli Angioli a Lugano a opera dello studio Giraudi Radczuweit architetti. Per lungo tempo la struttura, risalente al 1500, è stata adibita ad albergo. Gli architetti sono riusciti a definire in modo armonioso, ma altrettanto chiaro e ben visibile, quella che è la sostanza storica da quelli che sono i nuovi elementi aggiunti durante il restauro, eseguito nel pieno rispetto del patrimonio storico. Un altro esempio di rinnovo e trasformazione della sostanza edilizia esistente è Casa Häusler, un elegante villino di vacanza degli anni Sessanta, a Minusio. Oltre a ottimizzare la struttura originaria, adattandola alle esigenze di risparmio energetico, l’arch. Paolo Cerutti è riuscito a ridonare all’edificio il suo antico splendore. Un progetto nettamente in contrasto con i precedenti è senza dubbio Casa MiMa di Cugnasco, progettata dallo studio Biagio Lepori Architetti di Bellinzona. L’espressiva e asimmetrica cubatura dell’edificio, posizionato su un terreno in forte pendenza, è valorizzata ancor più dall’impiego di elementi come il legno naturale e l’acciaio corten. La fusione di legno, calcestruzzo e acciaio color ruggine salta decisamente all’occhio. Molto più sobria è Casa de Meuron, opera dello studio Wespi de Meuron Romeo architetti, un edificio in calcestruzzo che l’arch. Jérome de Meuron ha costruito a Caviano come abitazione propria. La casa, di forma poligonale, è caratterizzata da una superficie 10 C OMUNIC ATI SI A grezza in beton lavato, che conferisce al corpo dell’edificio l’effetto arcaico di un masso erratico. Il poligono celebra l’estetica delle ruvidi superfici in beton, unita a giochi di luce di grande effetto. Sempre in calcestruzzo a vista, ma dalle superfici marcatamente più lisce e omogenee, è l’involucro della Fondazione Marguerite Arp, a Locarno-Solduno, opera dello studio zurighese Anette Gigon & Mike Guyer Architekten. L’edificio, gli spazi espositivi aperti al pubblico e il deposito d’arte sono dedicati alle opere dell’artista tedesco Hans Jean Arp. Di ben altre dimensioni è invece lo stabile amministrativo progettato dello studio Snozzi Groisman & Groisman (Sabina e Luigi Snozzi, Gustavo Groisman). L’edificio, ubicato a Bellinzona, ospita la sede del Dipartimento del territorio del Canton Ticino, con i suoi 350 collaboratori. Lo stabile si erge fiero su cinque piani, sollevato da terra con dieci pilastri, ed è contraddistinto da una facciata costituita da una particolare struttura frangisole. Soprattutto il basamento evoca in modo suggestivo il linguaggio formale della nuova oggettività. 2. 3. Nuove forme abitative in ascesa Ancor più che nel 2014, l’attuale edizione è caratterizzata da un gran numero di case d’abitazione, costruite tenendo intelligentemente conto dei principi di densificazione. Spesso si tratta di edifici che promettono un buon livello di sostenibilità sociale ed ecologica, come la casa plurifamiliare della cooperativa di abitazioni Wogeno a Zurigo Seebach, in cui lo studio Hunkeler Hürzeler Architekten ha saputo combinare le possibilità offerte da una moderna costruzione in legno con attraenti spazi comuni; oppure la Casa generazionale Schönberg Ost (Bürgi Schärer Architektur und Planung) a Berna, dove una comunità di proprietari per piani è riuscita a unire in modo esemplare le esigenze abitative comunitarie con quelle del vivere individuale. Le case menzionate non si limitano a offrire una buona qualità degli spazi abitativi, ma garantiscono alle famiglie una miglior qualità di vita in città, promuovendo i rapporti di buon vicinato. Nel progettarle gli architetti hanno riflettuto, in generale, su come fare in modo che una casa possa adattarsi al cambiare delle esigenze funzionali e sociali. 4. * redattore responsabile Pagine sia Maggiori informazioni sulle Giornate sia 2. 3. 4. Sala polivalente ex municipio di Pregassona, Architet ti Tibilet ti Associati, Lugano 2015. Foto Marcelo Villada Or tiz Ex Convento Santa Maria degli Angioli, Giraudi Radczuweit architet ti, Lugano 2015. Foto Isabella Sassi Farìas Nuovo teatro, Jeker Architek ten, Dornach 2015. Foto Lilli Kehl Per saperne di più sulle Giornate sia e informarvi sulle principali novità, gli appuntamenti e i diversi eventi organizzati nell’ambito dell’edizione 2016, consultate il sito web: www.giornate-sia.ch. Con l’app sia- jtg è possibile operare una scelta degli oggetti in esposizione, in base a diversi criteri, e localizzare le varie opere con un solo clic. Inoltre tutte le opere sono documentate in un opuscolo gratuito, disponibile a partire dal mese di marzo. 11 C OMUNIC ATI SI A Michel Kaeppeli* [email protected] I geologi revisionano il proprio regolamento Seduta della Commissione centrale per i regolamenti (zo): la revisione del regolamento sia 106 prende il via. Nel 2015, in occasione dell’ultima seduta della Commissione centrale per i regolamenti (zo), la Commissione ha approvato all’unanimità la richiesta di revisione del Regolamento per le prestazioni e gli onorari dei geologi (sia 106). Nell’ambito del progetto, la zo pone l’accento sulla necessità di garantire un coordinamento con gli ingegneri civili e gli ingegneri forestali. Insieme al lancio del progetto, sono stati eletti anche i nuovi membri della Commissione. Tale rinnovamento ha permesso di rafforzare le voci che rappresentano i committenti come pure la Svizzera romanda e il Ticino, un risultato di cui la zo si dice oltremodo soddisfatta. Doccia a livello del pavimento SCONA Con il Regolamento dei concorsi d’architettura e d’ingegneria (sia 142); il Regolamento dei mandati di studio paralleli d’architettura e d’ingegneria (sia 143) e il Regolamento dei concorsi per prestazioni d’ingegneria e d’architettura (sia 144), la sia mette a disposizione un insieme di regolamenti tagliati su misura per le diverse procedure di aggiudicazione. Le pianificazioni di prova sono già coperte dal Regolamento sia 143, sotto forma di mandati di studi paralleli senza mandato successivo, nella prassi tuttavia si manifesta l’esigenza di fornire indicazioni complementari per l’applicazione e la messa in atto delle regolamentazioni sancite. Ecco perché la Commissione sia 142/143 ha ricevuto l’incarico di esaminare le proposte per regolamentare in modo più dettagliato la pianificazione di prova e di presentare soluzioni adeguate. Il terzo tema cruciale all’ordine del giorno verteva sulla delimitazione tra norme tecniche e norme contrattuali, vale a dire i Regolamenti per le prestazioni e gli onorari (rpo). Gli rpo descrivono le prestazioni di base e regolamentano le competenze delle parti coinvolte. Per gli utenti è importante che tali aspetti contrattuali siano sanciti in modo chiaro e riassunti in un unico documento. Per garantire un catalogo delle norme coerente e conciso, la zo ha preso una serie di decisioni così da appianare, nel corso del 2016, i restanti punti critici, in collaborazione con partner interni ed esterni. * responsabile Regolamenti sia 12 NUOVA OUTBACK 4x4 EDIZIONE TABACCO DA FR. 35 800.–. Modello raffigurato: Outback 2.0D AWD Swiss Edizione Tabacco, Lineartronic, 5 porte, 150 CV, categoria di efficienza energetica E, emissioni di CO2 159 g/km, consumo nel ciclo misto di 6,1 l/100 km, equivalente di benzina 6,8 l/100 km, con pacchetti Edizione Tabacco «Stile», «Tecnica» e «Colore», Fr. 48 500.– (compresa la vernice metallizzata). Outback 2.0D AWD Advantage Edizione Tabacco, cambio manuale, 5 porte, 150 CV, categoria di efficienza energetica D, emissioni di CO2 145 g/km, consumo nel ciclo misto di 5,6 l/100 km, equivalente di benzina 6,3 l/100 km, con pacchetto Edizione Tabacco «Stile», Fr. 35 800.– (con la tinta Venetian Red Pearl). Media di tutte le vetture nuove (tutte le marche) proposte in Svizzera: CO2 139 g/km. Disponibili anche in Edizione Tabacco: Subaru XV 4x4 e Forester 4x4. www.subaru.ch SUBARU Svizzera SA, 5745 Safenwil, tel. 062 788 89 00. Concessionari Subaru: 200 circa. www.multilease.ch. Prezzo netto consigliato non vincolante, IVA dell’8% inclusa. Salvo variazioni di prezzo. NOTIZIE TI Annalisa Viati Navone* Architettura-scultura a partire dalla scienza 1. In memoria di Peppo Brivio (1923-2016) Quando si pensa alla produzione architettonica di Peppo Brivio, si profilano oggetti dirompenti nel contesto urbano e nel paesaggio naturale. Si è parlato di ascendenza neoplastica e di richiami all’opera di Wright per quella maniera così connotante di tradurre le facciate in morfologie volumetriche – o, come avrebbe detto Schmarsow, in «conformazione spaziale» – dove è l’incastro dei blocchi a emergere, il protendersi dell’edificio «fuori di sé», a partire da un tessuto geometrico che impregna il progetto, dall’impostazione planimetrica alle articolazioni assonometriche, e si lascia cogliere nelle sue regole conformative. La chiamava applicazione di una «grammatica», e la ricercava nei luoghi dell’eterotopia architettonica, nella semiologia e nel pensiero scientifico, e poi la ammantava di tentazioni sculturali. Nessuna delle sue opere più acclamate ne era esente. Gli edifici cittadini sono per la maggior parte svincolati dal tessuto urbano, esigono una visione a tutto tondo, si costituiscono come cesura della cortina, si impongono per lo statuto speciale di architetturascultura nata dalla rivisitazione dei principi neoplastici. Anche edifici come la Banca «Weisskredit» di Chiasso (1965-1967), saldati alla cortina su uno o due lati, al livello del basamento o dei piani bassi, figurano nella stessa schiera, per l’effetto analogo di rottura e divergenza con l’immediato intorno. La casa ad appartamenti «Cate» a Massagno (19571958), sebbene inserita in una teoria di prospetti, dirompe per la composizione volumetrica e si impone al passante mediante dispositivi di contrasto, di natura geometrica, materica, ponderale (mi riferisco qui ai pesi visivi e plastici delle ombre e delle luci, ai valori chiaroscurali prodotti da aggetti e rientranze). Ci sono poi le case nel paesaggio, come le due ville costruite a Caprino (1962-1963), piccole sculture che se da un lato si innestano nel terreno dolcemente, dall’altro si mostrano per la struttura volumetrica dura, fatta d’una composizione di corpi spigolosi e lame taglienti. E gli assolo: l’Albairone (1955-1956) vi compare in primo piano, con i suoi volumi pieni e compatti nei quali sono intercalati profonde logge e balconi, aggregati all’interno di una precisa maglia geometrica e strutturale, colorati secondo cromie discordanti con l’intorno. Il contrasto sembra essere l’effetto primario d’un criterio compositivo scientifico, che si nutre di principi matematici, dell’applicazione d’una logica rigorosa e stringente, dietro cui è sottesa la tenace volontà del progettista di «fratturare» fisicamente e di «scuotere» emotivamente. Ma la scienza non è rassicurante, le 1. Archi ha dedicato a Peppo Brivio il numero 4/2013. Il fondo Peppo Brivio è custodito presso la Fondazione Archivi Architet ti Ticinesi regole non sono mai soddisfacenti; così l’architettura di Brivio non è «bloccata» in schemi ripetitivi, ma evolve opera dopo opera alla ricerca, infaticabile seppur vana, d’una stabilità. Era il marzo del 1970 quando Brivio proferiva in un consiglio dei professori queste parole: «La relation avec la science est un problème difficile. Nous vivons une crise, à différents niveaux. … Par ex., l’urbanisme est une matière en pleine crise, on lui reproche de ne pas avoir appliqué, jusqu’à présent, des notions scientifiques, certaines spécialistes nient la possibilité d’arriver à une solution avec l’aide scientifique… Un scientifique n’est jamais sûr de rien, il n’a jamais terminé une preuve, n’arrive jamais au but. Le but n’existe pas en science. Le but du scientifique est de trouver une stabilité dans une instabilité, dans une recherche permanente où tout est remis en question à chaque instant».1 Quei fogli quadrettati, matrici di composizioni architettoniche, griglie d’appunti, filigrane d’un ordine vitale contrastivo dell’incertezza e della provvisorietà, svelano allora tutta l’inquietudine del lavoro creativo, d’una ricerca personale alimentata dalla ricchezza del suo pensiero. * ricercatrice all’Archivio del Moderno di Mendrisio e borsista del decs 2015-2017 con il progetto «Peppo Brivio: l’architetto-intellettuale alla ricerca d’una “grammatica”». Note 1.«Procès-verbal de la séance du 20 mars 1970 (correctif) n. 2», documento conservato nel Fondo Brivio presso la Fondazione Archivi Architetti Ticinesi. 14 y A5 ORIZZ rb_Layout 1 23.03.15 13.50 Pagina 1 Piastrelle Mosaici Pietre naturali Arredo bagno Bazzi Piastrelle SA l Via dei Pioppi 10 l 6616 Losone l T +41 (0)91 792 16 02 l F +41 (0)91 792 18 02 l www.bazzi.ch l [email protected] Costruire per il futuro. Implenia ragiona e costruisce per la vita. Con piacere. www.implenia.com D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I Paolo Fumagalli Peppo Brivio e il modulo Su altre pagine di questo numero di Archi Annalisa Viati scrive su Peppo Brivio e la sua architettura nel momento della sua scomparsa. Non voglio quindi a mia volta scrivere sull’opera di un architetto che, noi per primi colpevoli, è caduto da anni nell’oblio nonostante il ruolo di primo piano che ha avuto nell’architettura del Ticino nei primi decenni del Dopoguerra e nonostante abbia influenzato molti degli architetti suoi contemporanei, e quelli più giovani che allora iniziavano a lavorare. Mi preme però scrivere queste due righe su un tema particolare, che appare non solo negli edifici di Brivio, ma anche in molte architetture degli anni Cinquanta realizzate da un gruppo di architetti suoi contemporanei: la volontà di dare un senso al progetto, di poggiarlo non sulla casualità di un’improvvisa invenzione, ma su delle basi concettuali precise e logiche. Certo, il voler trovare delle logiche coerenti su cui poggiare il progetto è anche la reazione contro l’incontrollata trasformazione che il territorio stava subendo in questi primi decenni del Dopoguerra, e alla soverchia banalità architettonica di una modernità che oramai si era conquistata lo spazio del costruito, sostituendosi definitivamente ai richiami storicistici o vernacolari dell’architettura precedente. Ma c’è di più: per questo gruppo di architetti – che in parte hanno operato a cavallo degli anni della guerra e in parte hanno iniziato subito dopo – la professione va svolta non solo con impegno etico e tecnico, ma anche con un dovere e una responsabilità intellettuale. Sia interna alla professione stessa, sia verso l’esterno, verso la società. Questa comunanza di intenti e di impegno è poi declinata in modi diversi da architetto ad architetto – com’è logico che fosse – ma corrisponde comunque per tutti loro a delle esigenze che credo si possano ricondurre sostanzialmente a due temi. Il riferimento alle Avanguardie e ai maestri Il primo tema è la continuità storica. Il progetto architettonico non nasce dal nulla, ma deve avere delle basi concettuali le cui radici affondano sia sul passato sia sulle ricerche in atto in altri luoghi e in altre culture. Sul passato, perché costituisce un bagaglio di ricerca, di invenzioni e di esperienze su cui è cresciuta l’architettura nei secoli, modernità compresa. E la cui origine è da ricercare sia nell’architettura antica con i suoi valori e i suoi principi compositivi, sia su quanto svolto e realizzato dalle Avanguardie nei decenni tra le due guerre. Che fu una vera rivoluzione, basata sulle ricerche teoriche della composizione architettoni- ca, delle funzioni e delle tipologie, della tecnologia e dei nuovi materiali costruttivi e le loro implicazioni strutturali e statiche e progettuali. Ma le radici, o meglio i riferimenti, non sono solo verso il passato, ma anche su quanto svolto dai contemporanei. E in un mondo che allora si stava dilatando – già allora – di continente in continente, per i nostrani architetti queste architetture erano non solo quelle realizzate in altri Cantoni o in Svizzera, ma anche in tutta Europa e negli Stati Uniti. Gli architetti del Ticino che operano nei primi decenni del dopoguerra hanno studiato sui libri scritti da Le Corbusier, hanno visitato le mostre di Wright (a Firenze nel 1951, a Zurigo nel 1952), conoscono quanto fatto nel Nordeuropa, in primis le opere di Alvar Aalto. L’ordine, la regola Il secondo tema è quello dell’ordine, della regola. Nel momento in cui il moderno si affranca definitivamente e diviene il linguaggio comune di tutta l’architettura e in tutto il mondo, sin da subito si comprende che questo moderno apriva a libertà compositive fin eccessive. Il ricorso a dalle regole è allora un imperativo per molti architetti. Certo, come detto in precedenza, quanto sedimentato nella storia dell’architettura del Novecento costituisce un bagaglio compositivo e concettuale importante. Certo, quanto i maestri hanno realizzato o stanno progettando hanno un valore di riferimento importante. Ma come guidare la matita nel momento del progetto è comunque un quesito individuale che appartiene al progettista. Non sono più disponibili, o attuali se si vuole, i principi del classicismo – come le colonne e i timpani e la simmetria – ma occorre comunque operare con delle regole, che pur individuali siano capaci di gestire il progetto per non cadere nell’anarchia formale. Già Le Corbusier nel 1923 nel libro Vers une architecture scrisse che l’architettura si basa su delle regole, oggi come nel passato, e parole come ordonnance, ordre, géométrie si ripetono di pagina in pagina: «Un tracé régulateur est une assurance contre l’arbitraire ... apporte cette mathématique sensible donnant la perception bienfaisante de l’ordre ... le choix d’un tracé régulateur fixe la géometrie fondamentale de l’ouvrage ... est un des moments décisifs de l’inspiration, il est l’une des opérations capitales de l’architecture». Il ruolo della struttura È la necessità di valersi di un ordine compositivo che conduce architetti come Tami, Camenzind e Brocchi, Jäggli, Carloni e altri a ricorrere proprio al modulo quale elemento di logica compositiva. E questo modulo lo trovano spesso nella struttura dell’edificio. La struttura statica intesa come strumento ordinatore nel disegno del volume dell’edificio, delle suddivisioni spaziali interne e della composizione delle facciate. Ad esempio, si vada a visitare edifici come la casa Solatia 17 D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I 1. 2. a Lugano di Rino e Carlo Tami del 1951, le case d’appartamento Albairone del 1956 e Cate del 1957 entrambe a Massagno di Peppo Brivio, l’albergo Arizona a Lugano di Tita Carloni del 1959, la casa d’appartamenti in condominio (Partimco) a Lugano di Alberto Camenzind e Bruno Brocchi del 1959. Tutti questi edifici presentano già in facciata una partizione geometrica dettata dalle strutture orizzontali delle solette e verticali dei pilastri, che costituiscono non solo la regola compositiva, ma anche il motivo formale del disegno dei prospetti. Una scelta compositiva oltretutto insistita, quasi enfatizzata dai differenti materiali costruttivi e dal loro contrasto: mentre pilastri e solette sono in cemento armato lasciato a vista o dipinto di bianco, gli spazi da loro racchiusi o sono vetrati o sono chiusi da muri di tamponamento in mattoni mattoni faccia a vista o intonacati. Ma di là dalle parentele compositive che è possibile individuare nel disegno delle facciate, diverso è però il modo e gli obiettivi che ogni architetto si è posto. Nel- la casa Solatia di Rino e Carlo Tami il motivo strutturale orizzontale/verticale è presente solo nel fronte esposto a sud nella composizione dei balconi, ma la cadenza dei pilastri osservata nel prospetto sud non ha continuità all’interno, dove la partizione degli spazi è determinata da altre regole. La stessa osservazione si può anche fare per l’edificio di Camenzind e Brocchi, anche se comunque la suddivisione spaziale interna è ordinata secondo logiche assiali. Nell’albergo Arizona di Carloni sono solo i moduli orizzontali delle solette a segnare le facciate, assieme alla cadenza dei balconi sporgenti, mentre un preciso modulo a 30 e 60 gradi determina la complessa suddivisione spaziale interna. La geometria come linguaggio universale Ma per Brivio la cadenza della struttura è ben altro, e ciò che appare in facciata è il manifestarsi dell’ordine compositivo che è alla radice dell’intero progetto. Siano essi pilastri o muri, questo ordine è dettato dalla geometria d’implacabili moduli geometrici capaci di GASSER CERAMIC RIVOLUZIONA L’EDIFICIO CON IL SUO NUOVO MATTONE CAPO 365 Capo e il primo mattone monolitico svizzero con un perfetto isolamento termico e nello stesso tempo anche stabile. Una nuova dimensione che andrà appassionarvi. Fornitura: da subito www.gasserceramic.ch/capo D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I 3. 4. governare le molteplici complessità che sono insite nel progetto architettonico, dai rapporti tridimensionali dei volumi alle scelte formali delle facciate e al rapporto tra i pieni e i vuoti, dalle strutture statiche di pilastri e architravi e muri portanti agli spazi e all’organizzazione interna degli appartamenti, fino all’arredamento. Nell’edificio Albairone, e più ancora nei progetti successivi, Brivio ha portato all’estremo il tema del modulo. Ed è proprio la geometria che mi preme sottolineare in conclusione: perché Brivio la utilizza per una straordinaria riduzione ai minimi termini del vocabolario formale – agli elementi basilari dell’architettura – fino a rendere leggibile a chiunque in che modo l’edificio è stato ideato e di quali elementi è composto. Insomma, il riferirsi alla geometria elementare significa utilizzare un linguaggio universale, comprensibile a tutti. Già allora, in quegli anni Cinquanta, aveva compreso – e temuto, come poi è capitato – che l’architettura stesse inforcando mille strade differenti Foto e disegni archivio Paolo Fumagalli e spesso prive di controllo. E capito che il Dopoguerra avrebbe significato l’apertura verso l’esterno, verso il mondo, in quella che oggi chiamiamo globalizzazione. La lezione di Brivio agli architetti di oggi è proprio questa. Meno preoccupazioni per i lavoratori indipendenti L’assicurazione per imprenditori della Suva tutela i lavoratori indipendenti dalle conseguenze economiche di eventuali infortuni sul lavoro, malattie professionali o infortuni nel tempo libero. Tra l’altro, la copertura assicurativa può essere estesa anche ai familiari che lavorano nell’azienda senza percepire uno stipendio soggetto ai contributi AVS. Per maggiori informazioni visitate il sito www.suva.ch/afi. 1. Rino e Carlo Tami, Casa d’appar tamenti Solatia a Lugano, 1955. 2. Peppo Brivio, Casa d’appar tamenti Albairone a Massagno, 1957 3. Alber to Camenzind e Bruno Brocchi, Casa d’appar tamenti Par timco a Lugano, 1958. 4. Tita Carloni, Albergo Arizona a Lugano, 1959. o e n ti v prev n u 0 te iede 8 820 82 Rich 4 8 0 a ll o ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO TI Mercedes Daguerre Fare libri Intervista a Tiziano Casartelli* Mercedes Daguerre: Ormai sono vent’anni di attività editoriale della Mendrisio Academy Press. Quali sono stati gli obiettivi iniziali della casa editrice e con quali modalità essi hanno interessato l’attività didattica e di ricerca dell’Accademia di architettura? Ci sono stati modelli editoriali virtuosi e innovativi a cui ispirarsi? Tiziano Casartelli: L’attività editoriale dell’Accademia di architettura è nata con l’Accademia stessa, nel 1996. Anche se allora mancava ancora di una vera e propria struttura produttiva e di un nome, la finalità era già chiara: documentare e diffondere le tante attività della scuola, in primo luogo didattiche ma anche culturali in senso ampio. Da qui i primi titoli, riservati ai corsi di Leonardo Benevolo e Albert Jacquard, ma anche alle mostre dedicate a Patrick Berger, Louis Kahn, Eduardo Souto de Moura, Le Corbusier. E ancora, alle prime ricerche avviate dall’Archivio del Moderno sui documenti archivistici ticinesi o sull’emigrazione in Argentina delle maestranze locali. Quale è oggi l’indirizzo editoriale della Mendrisio Academy Press? Oggi queste linee-guida fondative si sono confermate e consolidate, adeguandosi alla mutata dimensione della scuola e alle sue nuove sfide, in particolare nell’ambito della ricerca competitiva. Sul campus di Mendrisio sono sorti nuovi istituti di ricerca – l’Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura, il Laboratorio Ticino, il Laboratorio di storia delle Alpi – che alimentano con i risultati delle loro attività il catalogo di Mendrisio Academy Press; anche l’offerta didattica si è ampliata e diversificata, venendo a delineare sempre meglio il fine della scuola, ossia la formazione di un architetto «generalista», che forte di una cultura interdisciplinare sia in grado di utilizzare al meglio e con spirito critico le sue competenze specifiche. Come è la struttura dell’attività editoriale? L’organizzazione del catalogo si è mantenuta costante nel corso del tempo o si è sviluppata in funzione delle nuove esigenze? La struttura stessa del catalogo dei libri map rispecchia la molteplicità di intenti e di obiettivi della scuola e se ne fa memoria futura: ogni istituto di ricerca ha la propria collana, che gestisce in autonomia; sui «Quaderni dell’Accademia», una pubblicazione periodica, i docenti si confrontano di volta in volta su un tema particolare (il riuso, la multidisciplinarietà, la memoria e il riferimento culturale); i «Quaderni di Cultura del territorio» e i «Quaderni di Sistemi e processi della costruzione» raccolgono, anch’essi periodicamente, gli esiti della didattica delle rispettive fasce disciplina- Coper tine di libri recentemente editi da Mendrisio Accademy Press ri; i «Saggi» ospitano i contributi inediti dei professori che hanno occupato una cattedra a Mendrisio (Carlo Bertelli, Jacques Gubler, Bruno Reichlin, Kenneth Frampton); in «Quarantotto pagine» si dà conto dei docenti di Progettazione che sono stati invitati a insegnare in Accademia; la Galleria e la Biblioteca dell’Accademia si avvalgono delle competenze e della professionalità della casa editrice per pubblicare qui cataloghi e documenti delle loro iniziative. Quali sono le strategie della Mendrisio Academy Press rispetto alle complesse problematiche che si pongono al mondo dell’editoria per rispondere alle sfide di un mercato sempre più competitivo e globalizzato? È oggi possibile valutare le prospettive della Mendrisio Academy Press? Il modello che persegue la nostra casa editrice è quello, assai ambizioso, delle più accreditate University Press, ma declinato su un singolo ambito disciplinare, quello dell’architettura, pur nell’accezione ampia e policroma che ne dà l’Accademia di Mendrisio. I programmi futuri di Mendrisio Academy Press discendono da quelli dell’Accademia di architettura. Nell’immediato, le prossime uscite riguarderanno una raccolta di fotografie di paesaggio di Gabriele Basilico che accompagnano una mostra in Galleria, un «Quaderno dell’Accademia» dedicato ai personalissimi «atlanti culturali» dei professori di Progettazione, un volume di saggi sul tema dell’organizzazione del lavoro nei territori alpini, la raccolta delle conferenze tenute a Mendrisio da Salvatore Settis lo scorso anno accademico, due studi su due eminenti ticinesi, l’architetto Augusto Guidini (1853-1928) e il pittore Pier Francesco Mola (1612-1666), il completa- 20 ACCADEMIA ARCHITETTURA MENDRISIO TI mento, con gli ultimi due tomi, dell’Atlante Città Ticino, un numero dei «Quaderni di Sistemi e processi della costruzione» dedicato all’Albergo Arizona di Lugano di Tita Carloni, il catalogo della quinta edizione del bsi Swiss Architectural Award, premio internazionale di architettura. Ma il futuro riguarda anche le nuove sfide tecnologiche, ovvero, in ambito editoriale, il passaggio, o meglio l’affiancamento dell’elettronica alla carta: anche map si sta avviando su questa strada, che porterà alla pubblicazione di alcuni suoi libri in formato digitale, su piattaforme universitarie open access o più banalmente in formato pdf. Una prospettiva richiesta anche dal fns (che spesso sostiene la stampa dei libri map), necessaria per dare maggiore diffusione alla ricerca scientifica, condividerne i risultati e consolidare i legami tra le diverse comunità di studio. * responsabile editoriale Mendrisio Academy Press belle anticaduta ad alta efficienza energetica Finestre per tetti piani VELUX Design senza tempo, massimo isolamento termico, motori non visibili e incidenza di luce ottimale: le finestre per tetti piani VELUX uniscono funzionalità ed estetica e si inseriscono perfettamente in ogni contesto architettonico. La proprietà anticaduta testata offre il massimo livello di sicurezza senza fastidiose grate di protezione. Ulteriori idee per maggiore luce naturale sono disponibili su velux.ch/tettipiani 21 LIBRI TI Gabriele Neri Cristiana Chiorino, Giulietta Fassino, Laura Milan Architectural Guide Turin DOM publishers, Berlin 2015 Ser vizio ai lettori Avete la possibilità di ordinare i libri recensiti all’indirizzo [email protected] (Buchstämpfli, Berna), indicando il titolo dell’opera, il vostro nome e cognome, l’indirizzo di fatturazione e quello di consegna. Riceverete quanto richiesto entro 3/5 giorni lavorativi con la fattura e la cedola di versamento. Buchstämpfli fattura un importo forfettario di CHF 8.50 per invio + imballaggio. Un weekend non basterà, mettetelo in conto, per visitare tutta l’architettura che Torino può offrirvi. E non parliamo di un tour del barocco cittadino, ma soltanto degli edifici costruiti negli ultimi 115 anni, che hanno segnato la storia di una città particolarmente attiva e fertile lungo tutto il Novecento. Lo dimostra la chiara e maneggevole guida scritta – in inglese – da Cristiana Chiorino, Giulietta Fassino e Laura Milan, storiche dell’architettura che da anni portano avanti attività, studi e ricerche sul patrimonio locale. Il taglio da loro scelto privilegia le realizzazioni recenti: più di un terzo degli edifici recensiti – in tutto sono 150 – è infatti posteriore al 1995, colmando così un vuoto editoriale e offrendo una visita aggiornata alla città, che proprio negli ultimi vent’anni ha costruito moltissimo. Ciò non va a scapito del XX secolo, anche grazie al saggio introduttivo di Michela Rosso, Associate Professor al Politecnico di Torino, che ripercorre la storia della città dal 1900 ai giorni nostri attraverso gli eventi più significativi: dall’Esposizione d’arte decorativa moderna del 1902 al contesto industriale della Fiat che costruì il Lingotto, icona della modernità osannata da Marinetti, Le Corbusier e tanti altri; dal razionalismo torinese alle trasformazioni urbane durante il Fascismo; dal Piano regionale redatto all’alba della ricostruzione dal gruppo di Giovanni Astengo ai grands travaux per Italia ‘61, l’esposizione che donò alla città il Palazzo del Lavoro di Nervi e il Palazzo a Vela; dalla riqualificazione del centro storico alla trasformazione postfordista. Si arriva fino al nuovo millennio, con il Master Plan dello studio Gregotti Associati (1995) e le opere per i Giochi Olimpici invernali del 2006, che hanno rimesso in moto la città, fino ai piani più recenti, tra cui il concorso del 2013 per «Variante 200», masterplan di 800.000 mq nella zona nord-est vinto da Architekten Cie. Molto utile anche la bibliografia che accompagna il saggio, per chi volesse approfondire. Il corpo centrale della guida presenta 16 itinerari, facili da seguire grazie a una grafica leggibile e comodi QR code per ogni edificio, che orientano il pellegrino qualora si perdesse. Si parte dal centro, con un percorso che conduce dalla stazione di Porta Nuova fino ai Murazzi del Po, incontrando tra le altre cose la Borsa di Gabetti e Isola con G. Raineri (1956), il nuovo Museo Egizio (inaugurato nel 2015 con il nuovo allestimento di Isolarchitetti), il Teatro Regio di Mollino (1973) e la Bottega d’Erasmo di Gabetti e Isola (1956). Basterebbe questo per pianificare una visita alla città, ma negli altri 15 itinerari si trovano molte altre opere interessanti: in ordine sparso citiamo la Fondazione Re Rebaudengo (2002), le Officine Grandi Riparazioni (riaperte nel 2011), la torre dei bbpr in corso Francia (1959), la chiesa del Santo Volto di Mario Botta (2006), la Sala da ballo Lutrario (Carlo Mollino, 1960), il Juventus Stadium (2011), il Palazzo di Torino Esposizioni (P.L. Nervi, 1948-1950), il Museo Nazionale dell’Automobile (ristrutturato da Cino Zucchi nel 2011), la «bolla» di Renzo Piano al Lingotto, il Reptilarium di Enzo Venturelli (1960) ecc. Non mancano le nuove torri di Fuksas e Renzo Piano, che tanto hanno fatto discutere, né la sede della Lavazza progettata da Cino Zucchi Architetti, ancora in costruzione. Da segnalare sono anche gli itinerari extraurbani, non solo negli immediati dintorni della città – come non visitare la Reggia di Venaria, ristrutturata nel 2007, e almeno dare un’occhiata agli uffici della Fata a Pianezza, di Oscar Niemeyer e Riccardo Morandi? – ma anche in altre zone del Piemonte. L’ultimo si chiama infatti «Escapes» e invita a fare qualche chilometro in più per godere dell’architettura moderna di Ivrea, la città della Olivetti, o della zona delle Langhe, del Roero e del Monferrato, patrimonio dell’Unesco dove si produce ottimo vino ma anche buona architettura. Véronique Hours, Fabien Mauduit Architectural Guide Chile DOM Publishers, Berlin 2016 Jean-Marc Lamunière, Philippe Meier L’architecture à Genève XXIe siècle 2000-2013 Office du patrimoine et des sites DALE, Infolio éditions, CH – Gollion 2015 AA.VV. Itinerari di architettura milanese L’architettura moderna come descrizione della città Fondazione dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Milano, Milano 2015 AA.VV. Fisionomie Lariane Percorsi di conoscenza nel territorio Commissione Cultura Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Como, NodoLibri, Como 2015 22 2 / 2 0 1 6 A P R IL E BELLINZONA, TERRITORIO E ARCHITETTURA BELLINZONA, TERRITORIUM UND ARCHITEKTUR archi RIVISTA SVIZZERA DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA E URBANISTICA fondata nel 1998, esce sei volte all’anno. ISSN 1422-5417 | tiratura REMP diffusa: 2836 copie, di cui 2683 vendute | via Cantonale 15, 6900 Lugano – tel. 091 921 44 55, [email protected] – www.espazium.ch DIRETTORE Alberto Caruso AC COORDINAMENTO EDITORIALE Stefano Milan SM ASSISTENTI AL COORDINAMENTO Mercedes Daguerre MD | Teresa Volponi TV REDAZIONE Debora Bonanomi DB | Andrea Casiraghi AnC | Laura Ceriolo LC | Piero Conconi PC | Gabriele Neri GN | Manuel Lüscher ML | Andrea Pedrazzini AP | Andrea Roscet ti AR | Enrico Sassi ES | Stefano Tibiletti ST | Graziella Zannone Milan GZM REDAZIONE COMUNICATI SIA Frank Jäger, frank.jä[email protected] IMPAGINAZIONE Silvana Alliata CORRISPONDENTI Andrea Bassi, Ginevra | Francesco Collotti, Milano | Jacques Gubler, Basilea | Ruggero Tropeano, Zurigo | Daniel Walser, Coira TRADUZIONI ITALIANO-TEDESCO Alexandra Geese CORREZIONE BOZZE Fabio Cani CONSIGLIO EDITORIALE Tonatiuh Ambroset ti, fotografo, Losanna | Nicola Baserga, arch. ETHZ, Muralto | Jacqueline Burkhardt, storica dell’architet tura, Zurigo | Marco Della Torre, arch. POLIMI, Milano-Como | Franco Ger vasoni, ing. ETH, Bellinzona | Nicola Nembrini, ing. STS, Locarno | Nathalie Rossetti, arch. ETHZ, Zollikon | Armando Ruinelli, arch., Soglio | Nicola Soldini, storico dell’architettura, Novazzano EDITORE espazium – Edizioni per la cultura della costruzione | Staffelstrasse 12, 8045 Zurigo – tel. 044 380 21 55, fax 044 380 21 57 | Mar tin Heller presidente | Katharina Schober, direttrice | Hedi Knöpfel, assistente ABBONAMENTI E ARRETRATI Stämpfli Publikationen AG, Berna – tel. 031 300 62 57, fax 031 300 63 90, e-mail: [email protected] | Abbonamento annuale (6 numeri) Svizzera Fr. 135.– / Estero Fr. 140.–, Euro 119.50, Studenti Svizzera Fr. 67.50 / Numeri singoli 24.– | Abbonamenti soci SIA: SIA, Zurigo – tel. 044 283 15 15, fax 044 283 15 16, e-mail: ret [email protected] ORGANO UFFICIALE SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch OTIA Ordine ticinese ingegneri e architetti, www.otia.ch ASSOCIAZIONI GARANTI SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch | FAS Federazione architetti svizzeri, www.architekten-bsa.ch | USIC Unione svizzera ingegneri consulenti, www.usic-engineers.ch | Fondation Acube, www.epflalumni.ch/ fr/prets-dhonneur | ETH Alumni, www.alumni.ethz.ch STAMPA E RILEGATURA Stämpfli Publikationen AG, Berna PUBBLICITÀ Zürichsee Werbe AG, Seestrasse 86, 8712 Stäfa – tel. +41 44 928 56 11, fa x + 41 44 928 56 00, [email protected], www.zs-werbeag.ch La riproduzione, anche parziale, di immagini e testi, è possibile solo con l’autorizzazione scritta dell’editore e con la citazione della fonte. Nel prossimo numero AlpTransit - Gottardo Dello stesso editore Tracés n. 05-06 TSAM: SAUVEGARDE DE L’ARCHITECTURE DU 20e SIÈCLE www.revue-traces.ch Tec21 n. 14 WALD FÜR STÄDTER www.tec21.ch Gebäude: Planetarium Copernicus Center Warschau, Polen Architekt: RAr-2 Laboratorium Architect Gilner + Kubec DÀ IL GIUSTO RISALTO ALLE FORME ARCHITETTONICHE I sistemi Jansen in acciaio, acciaio inox e alluminio per finestre, porte e facciate sono in tutto il mondo sinonimo di soluzioni che si distinguono. Esse rispondono a requisiti molto alti in materia di innovazione, qualità e durata, conferendo così agli elementi architettonici la migliore delle forme. jansen.com EDITORIALE BELLINZONA Alberto Caruso Bellinzona, la nuova città Le vigenti norme edilizie e le obsolete norme di piani regolatori nati vecchi, che pure accettiamo passivamente da almeno 40 anni, sono la causa della distruzione di 4’000 anni di storia dell’architettura e di tradizione del costruire il nostro territorio. Infatti i nostri avi avevano imparato a costruire il territorio nel rispetto ferreo, per necessità, dell’uso parsimonioso del territorio e delle risorse. Avevano imparato a costruire le case dove non era possibile altro: né prati, né campi, pascoli o boschi. Avevano imparato a costruire le case una vicina all’altra attorno a spazi di scambio e di magia (luoghi molto belli e strategici), una vicina all’altra per proteggersi dal freddo d’inverno e dal caldo d’estate, per costruire spazi, pubblici, privati e intimi nei quali identificarsi e attraverso i quali comunicare. Renato Maginetti, 2012 Se ritagliamo virtualmente una sezione trasversale est-ovest del territorio bellinzonese, compresa tra le montagne che definiscono la valle del Ticino, tagliando via gli insediamenti periferici a nord e a sud rispetto alla città – verso Arbedo e verso Giubiasco – il disegno urbano di Bellinzona appare ancora chiaro e leggibile, quasi come nelle vedute romantiche. La montagna, l’abitato antico e compatto con i suoi spazi pubblici, l’ordinata trama residenziale novecentesca costruita con la stazione ferroviaria, il grande sasso di Castelgrande, il parco costellato di edifici e spazi pubblici, il Ticino e la sua area golenale, e ancora la montagna. Poi, la chiarezza di questo disegno – che è da tutti riconoscibile e ha formato e consolidato l’immaginario degli abitanti e dei viaggiatori – si perde nella città nuova che si è espansa a nord e a sud. I lavori di ricerca che presentiamo in questo numero di Archi (elaborati dal Laboratorio Ticino dell’aam e dal Seminario di Monte Carasso) sono dedicati alla città nuova – quella costruita in tempi più recenti – con l’obiettivo di progettare nuovi spazi pubblici, cassando previsioni pianificatorie espansive, e nuove densità capaci di introdurre ordine e regole insediative. Il fine che accomuna le ricerche è di introdurre nei territori della città diffusa un livello di chiarezza e riconoscibilità paragonabile a quello dell’area centrale della città. La sfida è di intervenire nella città nuova perché la sua forma tenda a quella razionale «necessità» che Renato Maginetti, lucido analista del territorio ticinese, considera propria della cultura insediativa precedente la fase espansiva, contraddistinta invece dallo spreco di risorse e dalla speculazione. Come ha più volte affermato Aurelio Galfetti, la chiave è il nuovo spazio pubblico. Esso deve rappresentare la cultura contemporanea e non può imitare le forme degli spazi ereditati dalla storia. Lo spazio pubblico deve essere aperto e inclusivo, per costituire il caposaldo della città nuova. L’interesse principale di queste ricerche consiste proprio nel carattere dei campioni di territorio esaminati: si tratta sempre di progetti di trasformazione del territorio già costruito. È questo dato che differenzia essenzialmente questi studi dalle pratiche pianificatorie azzonative tradizionali – responsabili degli effetti territoriali più disordinati – che si sono esercitate soprattutto nella previsione di nuovi insediamenti. Questi studi hanno prodotto progetti di organizzazione dello spazio, non di mera distribuzione di quantità insediative. Considerazioni queste che dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, che la formazione degli strumenti pianificatori non può prescindere dal contributo fondamentale della cultura e delle competenze dell’urbanistica, intesa come disciplina del progetto architettonico a grande scala. Queste ricerche stanno coltivando il terreno intermedio tra il piano e il progetto e stanno sperimentando i modi per ripensare gli strumenti di governo del territorio, destinati a sostituire i vecchi canoni della pianificazione azzonativa. La politica deve guardarli con interesse e tenerne conto, se intende realizzare pienamente l’uso parsimonioso del suolo previsto dalla legislazione federale. I progetti di architettura di maggiore dimensione, tra quelli che di seguito pubblichiamo, partecipano alla tensione della ricerca urbanistica di cui abbiamo accennato e la interpretano con coerenza. Il progetto irb del gruppo Galfetti completa la dotazione di grandi edifici pubblici del parco urbano. La nuova sede del Dipartimento del territorio (di Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman e Luigi Snozzi) e la nuova sede amministrativa di aet (di Lucas Meyer, Ira Piattini + Francesco Fallavollita) svolgono con autorevolezza il ruolo proprio degli edifici pubblici, di diventare forti punti di riferimento nella trama urbana, favoriti dalla situazione che, collocandoli ai due estremi dell’asse stradale che collegherà la città alla nuova uscita dell’autostrada, li fa dialogare a distanza. Gli edifici residenziali di Giorgio Grasso e Massimo Giordani articolano invece interessanti spazi residenziali, diversi dai modi insediativi più frequentati in Ticino, e compatibili con le strategie descritte. 25 EDITORIALE BELLINZONA Alberto Caruso Bellinzona, die neue Stadt Das gültige Baurecht und die bereits alt entstandenen und heute veralteten Bestimmungen der Nutzungspläne, die wir seit 40 Jahren passiv hinnehmen, sind der Grund für die Zerstörung von 4’000 Jahren Architekturgeschichte und Bautradition in unserer Region. Unsere Vorfahren hatten aufgrund der Notwendigkeit gelernt, sparsam zu bauen und sparsam mit den Landressourcen umzugehen. Sie hatten gelernt, Häuser dort zu bauen, wo keine andere Bewirtschaftung möglich war, weder durch Wiesen noch durch Felder oder Wälder. Sie hatten gelernt, Häuser nah aneinander und nah an den Orten für Austausch und Magie (sehr schöne und strategische Orte) zu bauen. Die Häuser standen zum Schutz vor Kälte im Winter und vor Hitze im Sommer nah aneinander und bildeten so öffentliche, private und intime Räume, mit denen die Menschen sich identifizieren und in denen sie kommunizieren konnten. Renato Maginetti, 2012 Wenn man virtuell einen Ost-West-Querschnitt durch das Gebiet von Bellinzona einschliesslich der Berge um das Tessintal vornimmt und dabei die im Norden und Süden der Stadt gelegenen Siedlungen Richtung Arbedo und Giubiasco herausschneidet, dann erscheint die urbane Struktur von Bellinzona klar und gut verständlich, fast wie in romantischen Veduten. Die Berge, das alte und kompakte Siedlungszentrum mit seinen öffentlichen Räumen, die geordnete Wohnstruktur aus dem 20. Jahrhundert mit dem Bahnhof, der grosse Felsen von Castelgrande, der von Gebäuden und öffentlichen Räumen umgebene Park, der Tessin und seine Flussauen und erneut die Berge. Die Klarheit dieser Zeichnung, die von allen erkennbar ist und die Bilder im Kopf von Bewohnern und Besuchern beeinflusst und gefestigt hat, geht in der neuen, im Norden und im Süden entstandenen Stadt verloren. Die Forschungsarbeiten, die wir in diesem Archi-Heft vorstellen (verfasst von dem Laboratorio Ticino der aam und dem Seminar von Monte Carasso) befassen sich mit der neuen, in jüngerer Zeit gebauten Stadt. Ihr Ziel ist die Planung neuer öffentlicher Räume unter Korrektur expansiver Planungsprognosen sowie die Neuverdichtung zur Einführung von Ordnung und Siedlungsregeln. Die übergeordnete Zielsetzung dieser Untersuchungen liegt darin, den zersiedelten Gebieten eine ähnliche Klarheit und Wiedererkennbarkeit zu verleihen, wie sie das Stadtzentrum besitzt. Die Herausforderung liegt darin, so auf die neue Stadt einzuwirken, dass ihre Form sich der rationalen «Notwendigkeit» anpasst, die der aufmerksame Beobachter des Tessins Renato Maginetti als charakteristische Eigenschaft der hiesigen Siedlungskultur vor der expansiven, von Ressourcenverschwendung und Spekulation geprägten Phase ansieht. Wie Aurelio Galfetti immer wieder betont hat, liegt der Schlüssel in dem neuen öffentlichen Raum. Er muss die Kultur der Gegenwart widerspiegeln und darf nicht die Formen der geschichtlich überlieferten Räume nachahmen. Der öffentliche Raum muss offen und inklusiv sein, um den Angelpunkt der neuen Stadt zu verkörpern. Die Studien konzentrieren sich auf den Charakter der untersuchten Gebiete, denn es handelt sich immer um Projekte zur Entwicklung des bereits bebauten Territoriums. Dies unterscheidet sie von der herkömmlichen, zonenbezogenen Raumplanungspraxis, die für die schlimmsten Zersiedelungseffekte verantwortlich ist und sich in erster Linie auf die Auswei- sung neuer Siedlungen beschränkt hat. Die Studien haben dagegen räumliche Konzepte hervorgebracht, die sich nicht auf eine reine Verteilung von Siedlungsflächenmengen beschränken. Diese Überlegungen zeigen, falls das noch nötig wäre, dass Planungsinstrumente nicht ohne den wichtigen Beitrag der Kultur und der Kompetenzen des Städtebaus im Sinne der Disziplin des Architekturprojekts im grossen Maßßstab erarbeitet werden können. Die Studien machen das Terrain zwischen Plan und Projekt fruchtbar und experimentieren mit Möglichkeiten zur Revision der Raumordnungsinstrumente, die die alten Regeln der Planung nach Zonen ersetzen werden. Die Politik muss sich dafür interessieren und sie berücksichtigen, wenn sie die von der Bundesgesetzgebung vorgeschriebene sparsame Bodennutzung in vollem Masse umsetzen möchte. Die grösseren Architekturprojekte unter denjenigen, die wir in diesem Heft veröffentlichen, sind ein Beitrag zu der oben genannten Tendenz zur höheren städtebaulichen Qualität und bieten kohärente Umsetzungen. Durch das irb-Projekt der Galfetti-Gruppe entsteht ein neues grosses öffentliches Gebäude im Stadtpark. Der neue Standort des Departements für das Territorium (von Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman und Luigi Snozzi) und der neue aet -Verwaltungssitz (von Lucas Meyer, Ira Piattini und Francesco Fallavollita) nehmen ihre Rolle als öffentliche Gebäude selbstbewusst wahr. Sie bilden starke Bezugspunkte im städtischen Beziehungsgeflecht. Ihre Position an zwei Enden der Strasse, die die Stadt mit der neuen Autobahnausfahrt verbindet, ermöglicht ihren Dialog aus der Ferne. Die Wohngebäude von Giorgio Grasso und Massimo Giordani bilden dagegen interessante Wohnräume, die sich von den traditionellen Siedlungsformen des Tessins unterscheiden und mit den beschriebenen Strategien vereinbar sind. 26 BELLINZONA Michele Arnaboldi* Spazi bellinzonesi Progetti del Laboratorio Ticino dell’AAM L’architetto, attraverso il progetto di spazio, ... esprime anche la sua visione del mondo, della società, dell’uomo. ... L’architetto lavora pensando soprattutto ai vuoti e ai pieni per plasmarli e destinarli a favorire una migliore condizione di vita dell’uomo nel senso più generale delle parole. Migliorare lo spazio di vita dell’uomo, non c’è altro senso nel costruire.1 A. Galfetti Il Laboratorio Ticino, struttura di ricerca dell’Accademia di architettura (www.arc.usi.ch/it/labti), svolge prevalentemente attività sui temi della progettazione territoriale. Al suo interno sono stati fino a ora prodotti diversi studi sul Bellinzonese. Presentiamo tre approfondimenti che sono stati elaborati tra il 2014 e il 2015 in ambiti distinti: 1) il diploma dell’Accademia del 2014 (Lo spazio pubblico nella «Città Ticino»); 2) lo studio Comparto Saleggi su mandato congiunto dei comuni di Giubiasco e Bellinzona; 3) la ricerca Dal disegno alla realtà – densificazione qualitativa localizzata sul futuro dell’area delle Ferriere Cattaneo (mandato congiunto fnsnf, comuni Giubiasco e Bellinzona, Ferriere Cattaneo). I tre momenti di riflessione sono tra loro collegati e si influenzano reciprocamente. I lavori di progetto urbanistico, e in particolare quello sul comparto delle Ferriere Cattaneo esemplificano la metodologia che utilizziamo. La lettura paesaggistica e il progetto dello spazio sono le basi per aggiornare le regole codificate nel piano regolatore. Il progetto è servito in un primo tempo come strumento di indagine e riflessione, i risultati sono stati condivisi e recepiti dal Piano Regolatore. Il Diploma 2014 Lo spazio pubblico nella «Città Ticino» ha rappresentato la fase conclusiva dell’omonimo progetto di ricerca finanziato dal Fondo Nazionale nell’ambito del programma pnr 65 Nuova qualità urbana (www.pnr65.ch). La ricerca si è concentrata sulle aree di fondovalle del Ticino nelle quali la pressione edilizia e lo sfruttamento del suolo sono più intensi rendendo più urgenti e necessari gli interventi volti a migliorare la qualità dello spazio costruito. Nella lettura del territorio si è prestato particolare attenzione a due ambiti e alle loro reciproche relazioni: il territorio interpretato dal punto di vista morfologico/geografico e il territorio analizzato dal punto di vista della rete della mobilità e degli spazi pubblici nella loro accezione più ampia. Questa chiave di lettura non esclude le altre componenti legate alle discipline dello spazio ma pone l’accento su un’interpretazione più finalizzata alla risposta progettuale con 1. 2. 1. Modello territoriale. Fonte A AM-USI 2. Foto aerea con evidenziato l’asse del fiume Ticino. Foto Bruno Pellandini, elaborazione grafica Laboratorio Ticino-USI l’intento di migliorare la qualità degli spazi pubblici. Per il territorio del Bellinzonese viene evidenziato il valore degli spazi che si articolano attorno all’asse del fiume Ticino. La pianificazione attuale pone delle basi eccezionalmente favorevoli allo sviluppo di questa visione strategica in quanto nei singoli piani regolatori numerose aree lungo il fiume Ticino vengono già definite come aree pubbliche. Vengono individuati cinque nodi (denominati parchi) ritenuti particolarmente significativi: 1) il Parco industriale e stadio, «Porta nord» del bellinzonese, la zona industriale di Castione-Arbedo che costituisce un’area rilevante sia per la vicinanza al fiume Ticino che per la presenza della stazione tilo. È allo studio un progetto per il riordino e lo sviluppo dell’area industriale e di uno stadio con altre infrastrutture pubbliche; 2) il Parco residenziale, comparto Prato Carasso 27 BELLINZONA 3. che ha visto un progetto che non si è concretizzato a causa di un iter reso difficile da ricorsi. Nonostante ciò l’area rimane particolarmente interessante dal punto di vista residenziale da pianificare e progettare in maniera coordinata; 3) il Parco della ricerca, in prossimità della zona più centrale di Bellinzona, delle infrastrutture scolastiche e del lido, quest’area vedrà lo sviluppo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina irb; si costituirà come un vero e proprio parco pubblico legato ai temi della ricerca; 4) il Parco dell’ospedale (la Saleggina), con lo sviluppo di un’infrastruttura pubblica come l’ospedale, si inserisce come un «tassello» fondamentale nella strategia di parchi pubblici lungo il Fiume Ticino; 5) il Parco del Piano di Magadino (pdm) che comprende lo spazio agricolo e naturalistico (inclusa la zona palustre d’importanza nazionale) che si estende lungo il tracciato del fiume Ticino per una lunghezza di quasi 11 km e una larghezza media di circa 2 e costituisce il grande spazio di collegamento tra il Bellinzonese e il Locarnese. Per quanto riguarda il nodo della Saleggina (Parco dell’ospedale), il Laboratorio Ticino ha avuto modo di elaborare uno studio specifico su richiesta dei Comuni di Bellinzona e Giubiasco. L’obiettivo dello studio era quello di valutare l’ipotesi della costruzione di una nuova struttura ospedaliera nell’ampia area verde oggi adibita a poligono di tiro militare, nota come Saleggina. Il progetto si pone l’obiettivo di evidenziare vantaggi, potenzialità e possibili conflitti di una tale infrastruttura pubblica con particolare attenzione alla qualità dello spazio pubblico, alla mobilità e alle tipologie degli ospedali più contemporanei. L’ospedale è una struttura in permanente evoluzione a causa degli sviluppi della disciplina. Il comparto è particolarmente adeguato a ospitare un ospedale in quanto permette la creazione di un primo insediamento in grado di svilupparsi nel tempo. Il progetto del nuovo ospedale si inserisce nel comparto Saleggi definendo gli accessi. Si accede alla struttura direttamente dalla strada cantonale attraverso un nuovo asse urbano che definisce il limite dello sviluppo residenziale e al tempo stesso diventa il collegamento diretto con il fiume Ticino. L’edificio, sviluppato in lunghezza, è completamente immerso nell’area verde e sottolinea la relazione spaziale con il fiume. Il progetto mostra anche la possibilità di sviluppo di una nuova fermata tilo. L’accessibilità pubblica diretta è un potenziale del comparto Saleggi che avvalla l’ipotesi di realizzare qui un’infrastruttura pubblica di grandi dimensioni e importanza. Il 28 BELLINZONA 4.-5. progetto dimostra infatti come il nuovo ospedale possa essere inserito nel comparto preservando ampie aree verdi, allo scopo di mantenere il valore pubblico del luogo e garantendo delle aree di «riserva» per gli sviluppi futuri dell’ospedale. Sono stati elaborati degli schemi che mostrano come il comparto Saleggi sia in grado di ricevere come prima fase un nuovo ospedale (dimensioni suggerite dall’eoc: 60’000 mq) e che possa adeguarsi con estrema flessibilità agli sviluppi della tecnologia ospedaliera. In tutte le fasi è mantenuta un’ampia area verde pubblica e dei percorsi per lo più pedonali che collegano l’ospedale alla rete di percorsi legati al fiume Ticino e al Parco di Magadino. In tal senso la passerella sul Ticino, già realizzata, che collega Monte Carasso a Bellinzona, rinforza questa vocazione pubblica del comparto. Per il Bellinzonese risultano essere di particolare interesse anche il comparto che ha al proprio centro la stazione ferroviaria e l’area che ospita l’attività industriale delle Ferriere Cattaneo. La strategia della densificazione qualitativa localizzata e del riuso delle aree industriali ha potuto essere approfondita grazie alla ricerca Dal Progetto alla Realtà (From Design to Reality). Il progetto di ricerca si è proposto di investigare l’integrazione di una proposta progettuale qualitati- 6. 3. Foto aerea a sud di Giubiasco. Foto Bruno Pellandini 4. Planimetria del Bellinzonese con indicazione dei 5 parchi. Disegno Laboratorio Ticino-USI 5. Saleg gi, ospedale, planimetria. Disegno Laboratorio Ticino-USI 6. Saleg gi, ospedale, fotomontag gio. Foto Bruno Pellandini, elaborazione grafica Laboratorio Ticino-USI 29 BELLINZONA va e condivisa nel processo pianificatorio approfondendo le seguenti tematiche: la centralità del progetto come strumento di indagine e trasformazione; la densificazione qualitativa localizzata come strategia urbana; la multiscalarità dello spazio pubblico come qualità urbana; il processo partecipativo per risultati realizzabili e in tempi brevi. 7. Si tratta di un progetto di ricerca proposto da Francesco Rizzi (architetto e ricercatore presso il Laboratorio Ticino, Accademia di architettura-usi) e approvato dal comitato del Fondo Nazionale fnsnf pnr 65 – New Urban Quality in occasione del concorso per giovani ricercatori pnr 65 nel 2013. La ricerca è stata condotta con la partecipazione del Fondo Nazionale di ricerca, del comune di Giubiasco, del pianificatore arch. Giovanni Guscetti e di Aleardo Cattaneo per le Ferriere Cattaneo sa. Si è posta l’obiettivo di investigare un processo partecipativo di progettazione e pianificazione su un caso reale, assumendo come caso di studio il quartiere stazione di Giubiasco con particolre attenzione all’area delle Ferriere Cattaneo sa e alla visione allargata del territorio transcomunale tra Giubiasco, Bellinzona e il fiume Ticino. Il progetto ha coinvolto attivamente attori di diversi ambiti: pubblico, privato, tecnico-specialistico (pianificatore indicato dal comune); scientifico (Laboratorio Ticino aam-usi). Punto nodale della rete di mobilità pubblica cantonale, il quartiere stazione di Giubiasco è un’area attualmente destinata a funzioni industriali e residenziali. L’area delle Ferriere Cattaneo si pone a nord della stazione nei pressi del comparto Saleggi. Il progetto urbanistico dell’area prende in considerazione la qualità dei manufatti esistenti nel comparto. Alcuni edifici industriali sono segnalati come di valore e mantenuti. Si definiscono zone specifiche adatte alle diverse attività in funzione della loro posizione. La zona a ridosso della linea ferroviaria accoglie le attività produttive, mentre le aree verso il centro di Giubiasco accolgono le funzioni più pubbliche, residenziali e amministrative. L’identità industriale dell’area costituisce un grande potenziale. Da un’analisi dei manufatti e dal confronto con la proprietà, i due edifici industriali più antichi devono essere oggetto di un progetto di riuso con funzioni da definire. Le strutture industriali, solitamente semplici, modulari e con ampie portate, risultano relativamente facili da riusare. La loro presenza all’interno del nuovo quartiere mantiene viva la memoria e lo spirito dell’area. La zona verso l’area residenziale (viale 1814) è concepita come una area mista che può accogliere diverse funzioni. A ridosso dell’ex centro Swisscom, attualmente adibito a centro scolastico (prossimamente con 1’200 studenti), è ipotizzato un centro congressi/alberghiero che 8. parzialmente può utilizzare gli spazi degli edifici mantenuti delle Ferriere Cattaneo sa. Il piano degli azzonamenti di progetto intende mostrare una possibile strategia di pianificazione del comparto. Vengono indicate le aree che lo strutturano a partire dai percorsi di interesse pubblico. Il progetto urbanistico evidenzia il potenziale di sviluppo del quartiere Ferriere Cattaneo e ne delinea una possibile strategia di densificazione qualitativa. Un pro- 30 BELLINZONA 7. 8. 9. 9. getto unitario del quartiere è necessario per valorizzare l’ampia dimensione dei fondi e massimizzare la densità qualitativa. Il disegno dei percorsi e degli spazi pubblici crea identità urbana e l’introduzione di funzioni miste fa «vivere» il quartiere in tutte le ore della giornata, accrescendo l’intensità degli usi urbani. L’introduzione di funzioni pubbliche (quali un centro congressuale) conferisce riconoscibilità e identità al quartiere. Viene evidenziata la necessità di un progetto controllato dell’accessibilità veicolare prevedendo uno o più parcheggi sotterranei a servizio del quartiere per limitare il transito delle automobili. La stazione di Giubiasco ed eventualmente una nuova fermata nella zona Saleggi rende il quartiere estremamente accessibile. Garantirne la permeabilità pedonale pubblica collega il quartiere con la rete di percorsi urbani esistenti facendo di questo comparto un tassello significativo per il futuro sviluppo della nuova Bellinzona. * architetto, professore di progettazione presso l’Accademia di architettura, direttore del Laboratorio Ticino. Ferriere Cat taneo, planimetria proget to. Disegno Laboratorio Ticino - USI Ferriere Cat taneo, foto modello. Fonte A AM-USI Ferriere Cat taneo, nuovo pr che traduce le proposte proget tuali planivolumetriche. Disegno Laboratorio Ticino - USI Note 1.A. Galfetti, Il progetto dello spazio, conferenza all’Accademia di architettura, 25 gennaio 2007, ora in M. Ortalli, N. Ossanna Cavadini (a cura di), Il progetto dello spazio, Archivio Cattaneo, Cernobbio 2009, p. 18. Räume in Bellinzona In diesem Artikel werden die bisher im Rahmen des Laboratorio Ticino (www.arc.usi.ch/it/labti), einer Forschungseinrichtung der Architektur-Akademie, die sich in erster Linie mit Raumplanung befasst, erarbeiteten Studien zu Bellinzona und Umgebung vorgestellt. Wir stellen hier drei Studien vor, die in den Jahren 2014 und 2015 in unterschiedlichen Bereichen entstanden sind: 1) das Diplom der Akademie 2014 (Der öffentliche Raum in der «Stadt Tessin»); 2) die Studie «Comparto Saleggi» im gemeinsamen Auftrag der Gemeinden Giubiasco und Bellinzona; 3) die Untersuchung «Von der Zeichnung zur Realität – Qualitative Verdichtung am Standort» über die Zukunft des Areals «Ferriere Cattaneo» (gemeinsamer Auftrag fnsnf, Gemeinden Giubiasco und Bellinzona, Ferriere Cattaneo). Die drei Untersuchungen sind miteinander verbunden und beeinflussen sich gegenseitig. Die städteplanerischen Arbeiten, insbesondere die Studie zu dem Areal Ferriere Cattaneo, zeigen die verwendeten Methoden beispielhaft auf. Die Landschaftsanalyse und das Raumkonzept sind die Grundlagen zur Revision der im Nutzungsplan festgeschriebenen Regeln. Das Konzept diente in der ersten Phase als Ausgangspunkt für Untersuchungen und Überlegungen. Die Ergebnisse wurden kommuniziert und in den Nutzungsplan aufgenommen. 31 BELLINZONA Mario Ferrari, Michele Gaggetta, Giacomo Guidotti, Stefano Moor* La nuova Bellinzona vista dal seminario di Monte Carasso Visione per una pianificazione territoriale aggregata Il Seminario Internazionale di Progettazione di Monte Carasso, da oltre vent’anni parte integrante del processo pianificatorio avviato da Luigi Snozzi nel 1979 per l’omonimo Comune, si svolge annualmente sotto forma di atelier di progettazione della durata di due settimane. Negli anni, sotto la guida dell’architetto Snozzi e grazie alla costante collaborazione dei docenti, i partecipanti al Seminario hanno indagato temi d’interesse per lo sviluppo di Monte Carasso, avvalendosi anche del prezioso contributo di architetti ed esperti esterni. Nelle ultime tre edizioni il Seminario ha aperto la propria analisi al territorio di cui Monte Carasso è parte, e ha scelto di affrontare un tema di stringente attualità quale il progetto di aggregazione dei comuni del Bellinzonese. Gli importanti e repentini cambiamenti socio-economici che hanno interessato questa regione dal secondo dopoguerra hanno avviato uno sviluppo che, in assenza di una pianificazione unitaria, si è presto rivelato caotico. Agli inizi degli anni Settanta l’evidenza di questa criticità ha portato all’introduzione di un decreto federale, che aveva l’obiettivo di disciplinare questa crescita, sottraendola agli impulsi della speculazione immobiliare. Per quanto lodevole nelle sue premesse, questo tentativo ha commesso il grave errore di affidare ai singoli comuni il disegno della propria porzione di territorio, senza un necessario coordinamento tra gli stessi: lo sviluppo disordinato che si voleva arrestare è stato di fatto soppiantato da una crescita altrettanto casuale, legata a interessi campanilistici. Lo scenario attuale, erede di queste dinamiche, si manifesta oggi in un tessuto urbano destrutturato, che fatica a soddisfare le attuali esigenze di corretto impiego e razionalizzazione delle risorse. L’esempio di Monte Carasso La ricerca di Luigi Snozzi si è negli anni caratterizzata per un preciso approccio al progetto urbano: l’attenzione di ogni pianificazione deve rivolgersi all’attenta lettura della struttura del luogo e a un impiego ragionato e qualitativo delle risorse territoriali. Tali principi, nel caso specifico di Monte Carasso, hanno ispirato il ridisegno del centro del villaggio e l’adozione di uno strumento urbanistico che ha reso possibile aumentare con oculatezza la densità edilizia. Lungi dal voler esportare acriticamente un «modello Monte Carasso» che, come si è già detto, ha nell’individuazione di un genius loci un imprescindibile presupposto, il Seminario ha voluto cogliere l’occasione di un’aggregazione politico-amministrativa in atto per cercare di dotarla di un preciso progetto territo- 1. 1. Vista aerea del bellinzonese. Foto Stefano Guerra riale. L’operato di Snozzi, riconosciuto a livello internazionale, ha in quest’ottica non il valore di prontuario di ricette urbane, ma quello di riferimento culturale complesso: il suo richiamo a un’interpretazione della struttura urbana può tradursi nella capacità di affrontare questo progetto di aggregazione con attenzione alle potenzialità dei singoli comuni senza però perdere una visione generale. L’impostazione del lavoro Nel XX Seminario Internazionale di Progettazione il lavoro dei partecipanti è stato finalizzato all’obiettivo di verificare la plausibilità delle premesse poste e tastare lo stato del territorio interessato. Il lavoro di sintesi condotto ha pienamente confermato l’urgenza di approfittare dell’occasione offerta dal processo aggregativo per portare a termine un’azione di riordino del territorio, attenta all’insieme e al contempo rispettosa delle singole individualità. A conclusione delle due settimane di atelier questa ipotesi operativa si è materializzata in un masterplan che si regge su sei assunti-guida. 32 BELLINZONA 2. Inquadramento generale. Elaborazione grafica degli autori 1. Le montagne rappresentano i limiti longitudinali della nuova Bellinzona; essi forniscono una prima fondamentale definizione spaziale a questa nuova entità politico-amministrativa. Questi «parchi verticali», la cui specifica tutela richiederebbe un coordinamento regionale dei piani del paesaggio, offrono alla nuova Bellinzona la possibilità di una relazione privilegiata con il verde e costituiscono un importante traguardo visivo, un potente strumento di orientamento urbano. 2. La fascia golenale, compresa tra le due dighe insommergibili del fiume Ticino, ha la potenzialità di diventare un parco strutturante per l’intera regione. L’intangibilità di queste aree, legata alla loro funzione idraulica di protezione contro le inondazioni, ha fatto sì che esse giungessero integre fino ai nostri giorni. Queste aree fluviali sembrerebbero essere l’unico elemento davvero ricorrente nei territori comunali del comprensorio e pertanto hanno la capacità di divenire la colonna vertebrale della futura grande città. 3.Considerata l’acritica tendenza a un’espansione senza controllo lungo tutto il fondovalle, la nuova Bellinzona necessita della definizione di chiari limiti trasversali che la contengano. Questi limiti fungono da «porte» in corrispondenza dell’imbocco delle tre vallate che confluiscono nel Bellinzonese, fornendo un ordine e una struttura a questi luoghi. La città, così ridefinita, si estende dall’imbocco delle valli Riviera e Mesolcina a nord fino all’affaccio sul piano di Magadino a sud. 4. Entro i suddetti limiti è contenuta la città tutta, che ha nel tessuto consolidato di Bellinzona il suo centro. In parallelo, le aree già urbanizzate andranno sottoposte a una densificazione mirata e quelle di riserva dovranno diventare oggetto di un approfondimento che tenga attentamente in conto esigenze e necessità future. All’interno dei singoli tessuti urbani, aree a verde, esterne al parco fluviale, forniranno l’occasione per qualificare tanto i quartieri esistenti quanto i nuovi e strutturare l’edificato. 2. Parco fluviale Monumenti d’impor tanza territoriale Zona protezione monumentale Zone nucleo Zone urbanizzate da densificare Zone di riser va da pianificare Zone di riuso in relazione rete ferroviaria Por te / finali della cit tà Parco agricolo Parco urbano Quar tieri fuori por ta 5.Tutti i comuni esterni alla porzione di territorio sopra definita potranno comunque appartenere giuridicamente e amministrativamente alla nuova città, ma non spazialmente. Per questi comuni si auspica una nuova e radicale pianificazione finalizzata a preservare la loro identità spaziale di comuni isolati gli uni dagli altri, posti sui coni di deiezione ai piedi della montagna. 6.La visione di una pianificazione aggregata, così come proposta dal lavoro del Seminario, per funzionare non può prescindere da una significativa riduzione delle aree edificabili esterne ai confini proposti per la nuova grande Bellinzona. 3. 3. Varianti di proget to elaborate nel corso del seminario. Elaborazione grafica degli autori 33 BELLINZONA La verifica progettuale Formulati i sei principi-guida, le attività delle edizioni XXI e XXII del Seminario hanno calato nuovamente le ipotesi formulate nella realtà concreta del territorio, stimolando i partecipanti a confrontarsi in modo attivo con alcune aree scelte. Nel 2014 si è affrontata l’area del quartiere Semine, oggigiorno uno dei più popolati di Bellinzona e per anni oggetto di una speculazione edilizia disordinata. Nel 2015 l’approfondimento ha invece interessato il quartiere di Pratocarasso, area situata tra Bellinzona e Arbedo la cui pianificazione controversa ha dato adito a diversi dibattiti. Il confronto con queste aree ha prospettato la possibilità di verificare e, se necessario, migliorare le ipotesi contenute nel masterplan iniziale. L’azione progettuale dei partecipanti è dunque stata orientata a una relazione dialettica con ciò che si era prodotto nel lavoro collettivo del 2013, riassunto nel piano generale. Così, ad esempio, l’iniziale previsione di due «porte» a nord (una verso la valle Riviera e una verso la valle Mesolcina) si è in seguito riassunta in una sola: la confluenza delle due valli di Arbedo e di Gorduno ha già naturalmente la forza iconica di «porta». Ancora, l’indagine seminariale del 2014 ha chiarito l’importanza di interrompere il preminente sviluppo lineare lungo la strada cantonale introducendo una rete di spazi urbani trasversali, così da ricucire il rapporto tra i tessuti e lo spazio golenale e quindi tra le due sponde della valle. Nell’ambito di questa verifica progettuale si è anche meglio palesato il ruolo che, in questa ipotesi, può avere il fiume: quale elemento dotato di un suo chiaro progetto e di una precisa funzionalità, si ritiene che il Ticino debba sì essere l’elemento che unifica l’intera regione, restando però un’infrastruttura dotata di una propria specifica logica. La previsione di percorsi orientati verso il fiume o di passerelle pedonali, che scandiscono il passo e ne collegano le sponde, è in quest’ottica un tentativo di mettere il fiume e il suo parco fluviale in relazione con i diversi tessuti edilizi preservandone l’autonomia. È opportuno sottolineare come questa disponibilità del piano a essere rimesso in discussione sia ritenuta una prerogativa di estrema importanza. Sulla scorta dell’esperienza maturata da Snozzi a Monte Carasso, sarebbe ingenuo credere di poter ridurre una tale complessità territoriale a un’enumerazione statica di principi. Se quest’esperienza avesse un seguito operativo, l’intenzione sarebbe proprio quella di coordinare un processo di pianificazione, con delle linee guida chiare ma aperte a tutta una serie di approfondimenti che la fase di concertazione porta con sé. Una sfida da cogliere Sul finire dell’Ottocento l’opera di arginatura del fiume Ticino consentì di raccogliere le sue acque in un unico canale obbligato. Quest’atto, annoverato tra i momenti cardine del processo di modernizzazione del Cantone, permise la bonifica dell’area con immediate conseguenze per l’agricoltura e per la salubrità generale e chiarificò un assetto del territorio visibile ancora oggi. Con la metafora fluviale, il processo di aggregazione per una nuova grande Bellinzona potrebbe dare l’opportunità di canalizzare le risorse economiche, politiche e sociali di questa regione verso una nuova visione di pianificazione territoriale condivisa. Alla luce del lavoro svolto nel corso di questi tre ultimi Seminari, l’adempimento di questo compito è ritenuto di cruciale importanza. Soltanto se si sapranno cogliere queste potenzialità territoriali e spaziali la trasformazione potrà diventare una tappa fondamentale per lo sviluppo di questa regione. L’auspicio è che i soggetti coinvolti – progettisti, mondo economico e mondo politico – sappiano affrontare la sfida proposta. Fino a oggi i momenti di concertazione avuti sono stati accompagnati da manifestazioni d’interesse, mai approdate però ad azioni concrete. I tempi sembrano maturi perché anche il Canton Ticino, in linea con quanto già sta accadendo in altre realtà svizzere d’avanguardia, inizi a rendere più fruttuosa la collaborazione tra i citati attori, a beneficio di un progetto territoriale efficace e controllato. Come in una fotografia d’archivio che ritrae un uomo osservare con compiacimento la sua opera di canalizzazione del fiume, l’augurio è che uno sforzo condiviso possa presto dare nuova linfa allo sviluppo di questo territorio e divenire futuro motivo d’orgoglio per la comunità tutta. * architetti, docenti al Seminario Internazionale di Progettazione di Monte Carasso Per mag giori info www.montecarasso.ch/seminario_di_proget tazione Das neue Bellinzona aus der Sicht des Seminars von Monte Carasso Das internationale Planungsseminar in Monte Carasso findet jedes Jahr in der Form eines zweiwöchigen Planungsworkshops statt. In den letzten drei Jahren stand das Aggregationsprojekt der Gemeinden im Umland von Bellinzona auf dem Programm. Es wurde ein Masterplan erarbeitet, der auf sechs Leitannahmen beruht: 1.) Die Berge bilden die Grenzen des neuen Bellinzona in Längsrichtung; 2.) Die Flussauen könnten zu einem Park werden, der die gesamte Region strukturiert; 3.) Die Grenzen in Querrichtung, die als «Tore» dienen, müssen klar festgelegt werden; 4.) Die Stadt liegt innerhalb dieser Grenzen; ihr Zentrum ist das traditionelle städtische Gewebe von Bellinzona, die bereits urbanisierten Gebiete werden gezielt verdichtet; im Hinblick auf die Reservegebiete erfolgt eine vertiefende Analyse unter Berücksichtigung der zukünftigen Erfordernisse und Notwendigkeiten; 5.) Alle ausserhalb liegenden Gemeinden gehören der Stadt in räumlicher Hinsicht nicht an; wünschenswert ist eine neue und radikale Planung zur Erhaltung der räumlichen Identität; 6.) Die aggregierte Planung muss eine erhebliche Reduzierung der Bauzonen ausserhalb der für das neue grosse Bellinzona vorgeschlagenen Grenzen vorsehen. 34 BELLINZONA Paolo Fumagalli Bellinzona, la stazione e il suo viale Dall’antico borgo a città: la stazione ferroviaria e il suo viale La forma iniziale di una città può avere delle origini diverse, disegnata a tavolino secondo regole geometriche, oppure per crescita lungo un asse di transito o il percorso di un fiume, o ancora per essersi arroccata ai piedi di una fortezza, di un castello. Ma poi, lungo i secoli, queste città evolvono e crescono con il mutare di ciò che le ha determinate e si trasformano poi al loro interno o verso l’esterno al momento in cui vengono creati dei nuovi fulcri d’attrazione, dei poli che per la loro importanza nella vita della città stessa sono come una calamita quando attira la polvere del ferro. In un quadro del 1870 Bellinzona è rappresentata da nord, e con grande evidenza si scorge la piatta e vasta area dove scorre sinuoso il fiume Ticino, al centro il colle roccioso e le mura e le torri di Castelgrande, con arroccato ai suoi piedi il nucleo di case del borgo. Il resto è il vuoto della campagna, con le poche eccezioni di isolati edifici, come la chiesa di San Giovanni Battista e la Caserma (1857). È questa la Bellinzona di allora, quando le ferrovie costruirono nel 1874 la stazione, primo polo e prima tappa della nuova infrastruttura ferroviaria: il tratto da Biasca a Bellinzona fino a Locarno fu inaugurato nel dicembre 1874, così come del resto nella stessa data, il 6 dicembre, fu aperto il tratto da Lugano a Chiasso. Sono queste le prime tratte in terra ticinese della linea ferroviaria che da Lucerna porta i viaggiatori a Milano, e che sarà completata con la costruzione della galleria del Gottardo nel 1882: inaugurata il 12 dicembre. Poco dopo la sua inaugurazione, la nuova stazione di Bellinzona è rappresentata in una fotografia ripresa dalla stessa angolazione di quel quadro del 1870: tutta sola, isolata nella campagna a nord del borgo, posta su un piatto terrapieno a contenere i pochi binari ferroviari. E sarà proprio questa isola creata dalla nuova tecnologia dei trasporti che sarà la calamita per la successiva crescita del borgo. Oltretutto la Bellinzona di quegli ultimi decenni dell’Ottocento stava cambiando la sua funzione nel contesto cantonale, dapprima quale sede del governo alternandosi con Lugano e Locarno, e poi quale capitale definitiva del Cantone Ticino. Così, la strada in terra battuta costruita tra il 1873 e il 1875 a collegare la stazione con il nucleo delle antiche case del borgo diverrà il viale Stazione, un asse spaziale preciso quale lunga direttrice tra l’antico e il nuovo. Ancora oggi è uno degli spazi urbani che maggiormente qualificano e caratterizzano Bellinzona. E non sono poi molte, va 1. 2. 1. Bellinzona, Bigliet to di auguri 1870. Fonte archivio S. Milan 2. La stazione di Bellinzona appena terminata, 1874. Fonte archivio Cit tadini per il territorio, Massagno detto, le città in cui la stazione ha svolto un ruolo così decisivo e preciso nel disegno urbano. Un viale disegnato Ma attenzione, la qualità urbana di viale Stazione non è casuale, ma voluta e disegnata con cura: nel 1875 furono piantati due filari di alberi (poi tagliati nel 1928), mentre – addirittura – nel 1876 fu istituita una Commissione comunale dell’edilizia allo scopo di controllare il carattere unitario delle nuove costruzioni. Sorsero allora, oltre a qualche villa signorile, i 35 BELLINZONA primi alberghi e palazzi per appartamenti e uffici e negozi, alcuni disegnati da architetti come Adolfo Brunel, Giuseppe Bordonzotti, Paolo Zanini, Ferdinando Bernasconi. Lo sviluppo dei traffici ferroviari comportò poi la creazione di importanti strutture e nuovi quartieri. Tra il 1886 e il 1890 vengono costruite le Officine di riparazione delle ferrovie del Gottardo, una struttura a carattere industriale che occupa una vasta area a nord e che costituisce un’importante attività a carattere industriale. Non solo, ma per dare un’abitazione ai molti operai che svolgono il lavoro nelle officine e nella ferrovia, molti dei quali provenienti dalla Svizzera tedesca, viene creato il Quartiere Nuovo di San Giovanni. In seguito, sarà la stazione stessa a conoscere ulteriori ampliamenti: all’edificio viaggiatori originario, i cui lavori di completamento si terminarono nel 1901, poi fu aggiunto nel 1905 un edificio di servizio ferroviario, mentre nel 1928 i due volumi architettonici sono collegati tra loro da un frontone con colonne e timpano e un atrio coperto all’interno. Sono decenni decisivi quindi per lo sviluppo della città, cui fa da corollario oltretutto la correzione del fiume Ticino, i cui lavori iniziano nel 1888 e durano decenni. Ferrovia e stazione si trasformano A ben oltre 100 anni da allora, il viale della Stazione è uno spazio che ha conservato intatte le sue qualità, nonostante le molte trasformazioni architettoniche degli edifici che si allineano lungo il suo percorso. È la forza che può avere uno spazio urbano qualificato. Non solo, ma ogni intervento e ogni progetto sulla città non può che prescindere da quest’asse urbano, vero e proprio punto di riferimento assieme, ovviamente, alla forte presenza dei tre castelli. Ecco allora che quanto oggi stanno svolgendo le ffs con la ristrutturazione e l’ampliamento della stazione per accogliere traffico e passeggeri della nuova linea ad alta velocità Alptransit sono fondamentali. Di certo fondamentali per la qualità architettonica del nuovo edificio e la sua integrazione a quello antico, ma anche per realizzare – almeno si spera – ciò che ancora manca al viale: una sua conclusione spaziale, una «piazza stazione» che mai fu creata. Il viale avrebbe allora due poli spaziali ai suoi estremi: da quello delle sue origini, là dove la ferrovia si attesta, a quello dentro il cuore della città antica. Sappiamo, anzi tutti sanno, che i progetti per entrambi – stazione e piazza – sono non solo pronti, ma già in costruzione. Purtroppo però se ne conosce solo alcune immagini reperibili in internet, ma su queste pagine non è possibile renderne conto perché le ffs non ne concedono la pubblicazione. Peccato, perché sarebbe stata l’occasione non solo per comprendere forme e spazi di questa importante architettura in divenire, non solo per seguire e indirettamente partecipare ai lavori oggi in atto, ma anche per descrivere il lungo iter che il progetto ha conosciuto. E valutare e confrontare i progetti elaborati negli anni precedenti con quello oggi in esecuzione: progetti precedenti e attuali scaturiti da pubblici concorsi, oltretutto. Insomma, sarebbe stata l’occasione per parlare di architettura e del modo in cui la città cambia nei suoi punti nevralgici. Le Officine quale occasione urbana Infine, per sottolineare l’importanza del viale della Stazione e il ruolo che può ancora svolgere nella città, occorre aggiungere il potenziale valore di ciò che si trova oltre il viale stesso: l’area delle Officine. Un vasto comparto posto in una situazione strategica dell’odierna Bellinzona, che costituirebbe l’occasione sia di gestire lo sviluppo della città verso nord, sia di affiancare alle attuali attività industriali dei contenuti d’importanza strategica per la città, con contenuti dedicati all’economia, alla ricerca, al lavoro, all’abitazione, con destinazioni pubbliche e per la collettività. Un quartiere oggi in ombra ma che nasconde dentro di sé – oltre agli spazi dell’Officina in cui si lavora – strutture e edifici che potrebbero costituire il fulcro di un quartiere di grande valore. Queste sono le potenzialità che possiedono queste opere risalenti a ben oltre un secolo, le une materiche nelle strutture architettoniche funzionali alla ferrovia, l’altra immateriale nel suo vuoto spaziale, squisitamente urbano. È quasi fosse un cerchio che si chiude: dalla ferrovia alla ferrovia. Bellinzona, der Bahnhof und die Bahnhofsstrasse Der Bau des Bahnhofs läutete 1874 eine neue urbanistische Ära in Bellinzona ein. Der neue Bahnhof und der darauffolgende Bau der Bahnhofsstrasse als Verbindung mit dem Zentrum führten zu einer Ausweitung des früheren Dorfes am Fusse der Burgen nach Norden. Die Strasse wurde so geplant und konzipiert, dass sie nicht nur der neuen Stadtachse, sondern der ganzen Stadt Wert verlieh. Seine räumliche Qualität ist gemeinsam mit den drei Burgen auch heute noch ein wichtiger Bezugspunkt für jedes urbane Projekt. Neue Gebäude kamen hinzu. An der Strasse wurden Hotels, Mehrfamilienhäuser und Geschäfte gebaut, neben dem Bahnhof entstanden ein Dienstleistungsgebäude und später ein Giebel mit Säulen, die den Eingang markieren. Etwas weiter nördlich wurden die Reparaturwerkstätten der Sankt-Gotthard-Eisenbahn und das Quartier San Giovanni mit Wohnungen für die Eisenbahnarbeiter errichtet. Heute wird der Bahnhof im Hinblick auf die neue Hochgeschwindigkeitstrasse Alptransit saniert und erweitert. Dieser Transformationsprozess ist ein guter Anlass, um dem Ende der Bahnhofsstrasse neue Qualität zu verleihen und vielleicht auch durch einen Platz einen Abschluss zu bilden. Die Werkstätten bieten Potenzial für ein weiteres Wachstum der Stadt. Ein heute nur teilweise genutztes Gewerbegebiet könnte zu einem Quartier werden, da die Nähe zum Bahnhof qualitativ hochwertige Inhalte ermöglicht. 36 BELLINZONA Aurelio Galfetti Progetti per la città di Bellinzona Questo testo propone la lettura di alcuni dei progetti che ho realizzato (e che sto realizzando) per il territorio del Bellinzonese: il bagno pubblico (1970), la ristrutturazione della collina del Castel Grande (19811991), l’istituto di ricerca in Biomedicina (dal 2015) per fare il punto della situazione di una riflessione iniziata negli anni Settanta con uno sguardo verso il futuro. Il tema che collega questi progetti è la convinzione che l’organizzazione dello spazio – a tutte le sue scale – sia il fulcro della ricerca del lavoro dell’architetto. Lo spazio e il territorio sono temi inscindibili come lo sono l’architettura e l’urbanistica; il progetto dello spazio è lo strumento che gli architetti hanno a disposizione per costruire il territorio tenendo conto delle componenti fondamentali: la geografia, l’urbanistica, l’architettura. Una città senza un suo spazio pubblico originato da un progetto «territoriale» e «urbano» manca dell’essenziale, cioè manca dello spazio di vita dell’uomo a tutte le dimensioni. Io non ho ricette per il progetto dello spazio pubblico, ma posso dire con certezza che: –lo spazio pubblico contemporaneo, cioè quello corrispondente alla società contemporanea, è uno spazio aperto come appunto, almeno in certe parti del mondo, è aperta la società; –la sua forma è profondamente diversa dalle forme tradizionali e non deve essere condizionata dai confini della proprietà privata o comunali; –la complessità dei rapporti è sicuramente una ricchezza stimolante, l’esperienza individualistica pure, a condizione che non si traduca in egoismi formalistici. 1. 2. 3. Lo spazio pubblico, in particolare lo spazio pubblico della città Ticino, ha sostanzialmente quattro dimensioni con i limiti corrispondenti a ogni dimensione. In ordine decrescente: –la dimensione viaria; quella più grande che scavalca le montagne e le pianure, –la dimensione geografica o comprensoriale, –la dimensione urbanistica, –la dimensione architettonica. Bagno Pubblico (anni Settanta) 1.-3. Bagno pubblico di Bellinzona, vista della passerella che collega la cit tà al fiume. Foto Marcelo Villada Or tiz Come le grandi e utopiche visioni di Le Corbusier con il viadotto abitato immaginato per la sistemazione di Algeri, il progetto del bagno di Bellinzona propone la costruzione di un «edificio-percorso» sospeso a sei metri dal suolo e in grado di collegare la città con il 37 BELLINZONA fiume, superando la cesura provocata dalla strada cantonale. 40’000 mq di erba per circa 40’000 abitanti. Il progetto nasce dal disegno del percorso che organizza tutto lo spazio e dà forma alla materia. Quella del disegno del percorso è una delle mie idee fisse, che compare già nella passerella che collega il garage all’edificio della Casa Rotalinti e sulla quale ho continuato a lavorare a diverse scale, come nel caso della ristrutturazione della collina del Castel Grande che si fonda sull’idea di costruite un percorso dentro la montagna, per collegare la quota della piazza con quella del castello sulla sommità della collina. 4. Castello (anni Novanta) Il Castello era un insieme sconnesso di costruzioni diverse, alcune delle quali in pessime condizioni, altre vere e proprie rovine di grande valore storico. Doveva accogliere un salone per banchetti, alcune gallerie per esposizioni e una grande sala conferenze destinata a servire la città e l’intera regione. Tutto ciò ha fornito un pretesto per la trasformazione della fortezza in rovina; con l’obiettivo di preservare le qualità più espressive e rappresentative del sito, oltreché la sua storia. Si sono resi necessari interventi di modernizzazione attraverso una trasformazione senza compromessi che tenesse conto delle esigenze e della sensibilità del nostro presente. In teoria il compito era molto chiaro, un po’ meno nella pratica. Nella valle una collina si innalza all’orizzonte; sulla sua cima un grappolo di edifici, due torri e moltissi- 5. 38 BELLINZONA mi alberi. Ho eliminato quasi tutti gli alberi, ho scavato un piccolo lago, ho rimosso ogni cosa che mi pareva inutile e posticcia. Quello che rimane è una grande roccia nera, nel mezzo della città, con due torri in cima, tre alberi e un prato spazzato dal vento. È il parco della città di Bellinzona, fatto solo di roccia, muri, erba, acqua, tre alberi e il cielo. 6. Istituto di ricerca irb (2015 ...) Il Bagno Pubblico e il Castello restaurato sono due «isole» (vedi schizzo) che tra loro lasciano grandi spazi aperti informi. Molti studi e molti progetti, non costruiti, hanno espresso la possibilità di realizzare in questi spazi un disegno urbano uniformante esteso dal ponte della Torretta alla via Vincenzo Vela. Tale sogno però si infrange sempre contro le barriere della viabilità, dei regolamenti, della proprietà privata e, nel frattempo, il vuoto dell’ex campo militare, lentamente, si riempie di piccoli «pieni» autonomi e sgraziati; cioè oggi sembra impossibile disegnare correttamente la città. Ci resta quindi solo la possibilità di privilegiare lo spazio vuoto casuale, ma aperto, tra le isole costruite con progetti territoriali. Gli edifici del nuovo irb, radicalmente diversi dai volumi caotici della residenza, se edificati e ampliati secondo un progetto urbanistico, potrebbero costituire un’isola, simile al Castello, al Bagno Pubblico. Tra le isole chiaramente definite, lo spazio, il vuoto aperto, se pianificato con una visione generale, potrebbe essere l’elemento ordinatore. 7. 8. 39 BELLINZONA Pianta secondo piano Pianta primo piano Pianta piano terra Sezione trasversale sull’atrio Sezione trasversale 40 BELLINZONA 9.-10. 4. Vista dell’accesso all’ascensore dalla Piazza del Sole. Foto Marcelo Villada Or tiz 5. Vista dall’interno delle mura di Castelgrande. Foto Marcelo Villada Or tiz 6. Piano di situazione del concorso irb . Disegno Studio A. Galfet ti 7.-10. Render del proget to dell’ irb . Fonte Studio A. Galfet ti 11. Schizzo inedito dei proget ti per la cit tà di Bellinzona. Disegno Aurelio Galfet ti Una proposta impossibile e perdente? Non credo. Lo schizzo conclusivo di questa breve riflessione (schizzo che comunque rappresenta una realtà) suggerisce la visione di un rapporto nuovo e diverso dei pieni e dei vuoti che costituiscono la nuova città. Lo spazio definito da pieni chiaramente conclusi (finiti) non nasce da pianificazioni convenzionali, regolate da normative superate, ma da visioni progettuali in grado di ordinare e valorizzare le molte e diverse presenze. 11. Projekte für die Stadt Bellinzona In diesem Text werden einige in und um Bellinzona realisierte oder noch in Bau befindliche Projekte analysiert und zwar das Freibad (1970), die Umstrukturierung des Hügels von Castel Grande (198191) sowie das Forschungsinstitut für Biomedizin (2015 ...). Damit wird eine in den siebziger Jahren begonnene Überlegung zusammengefasst und ein Ausblick auf die Zukunft gegeben. Das übergreifende Thema dieser Projekte ist die Überzeugung, dass die Raumorganisation bei jedem Massstab der Brennpunkt der Arbeit des Architekten ist. Das Raumkonzept ist das Instrument, das den Architekten zur Verfügung steht, um das Gebiet unter Berücksichtigung seiner grundlegenden geografischen, städteplanerischen und architektonischen Charakteristika zu gestalten. Einer Stadt ohne einen öffentlichen Raum, der auf ein «Gebiets-» und «Stadtkonzept» zurückgeht, fehlt etwas Wesentliches. Ihr fehlt der Raum für das Leben des Menschen in allen Dimensionen. Der öffentliche Raum und insbesondere der öffentliche Raum der «Stadt Tessin» hat im wesentlichen vier Dimensionen mit den entsprechenden Grenzen. In absteigender Reihenfolge sind dies: die Strassennetzdimension, die sich in grösserem Massstab über Berge und Täler erstreckt, die geografische oder Gebietsdimension, die städteplanerische Dimension und die architektonische Dimension. 41 BELLINZONA Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman + Luigi Snozzi Nuova sede del Dipartimento del territorio, Bellinzona Il progetto dello Stabile Amministrativo 3 nasce da un concorso d’architettura, promosso dalla Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato, che ebbe luogo nel 1993. Esso rimase in sospeso per diversi anni per poi essere riattivato nel 2004 dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. L’obiettivo principale era quello di raggruppare, sotto un unico tetto, la maggior parte dei servizi del Dipartimento del territorio che erano dislocati in varie sedi di proprietà dello Stato o in affitto a Bellinzona e dintorni. Il progetto prevede la creazione di un ampio parco pubblico, contenente diversi stabili a carattere amministrativo, che funge da snodo fra il quartiere governativo situato ai piedi del Castelgrande, le zone abitative periferiche di Bellinzona e il futuro ingresso in città dal semisvincolo autostradale. Oltre al parco prospettato, un altro elemento fondamentale del progetto è la passeggiata pedonale lungo il torrente Dragonato che collega via Luini, il parcheggio pubblico su via Tatti, la scuola Arti e Mestieri, il nuovo parco con gli stabili amministrativi e via Ghiringhelli. Questo camminamento, una volta potenziato, diventerà la terza passeggiata urbana della città, insieme a quella ludico-sportiva del Bagno Pubblico e quella storicopaesaggistica della murata di Castelgrande. Lo Stabile Amministrativo 3 è costituito da due blocchi, uno principale, che contiene gli uffici per circa 350 funzionari del Dipartimento del Territorio, e uno secondario, con all’interno le sale di riunione. Per non interrompere la continuità del parco, il blocco principale viene sollevato da terra mediante dieci grossi pilastri. Così facendo, al piano terreno si crea un ampio spazio d’accoglienza che denota il carattere pubblico dell’edificio. I contenuti di questo piano sono organizzati in uno spazio completamente vetrato che si pone in stretto rapporto con l’area verde circostante. I cinque piani superiori ospitano gli uffici, che si articolano lungo un doppio corridoio e sono inseriti in una trama regolare basata sulla ripetizione di un modulo di 1,25 m, partendo dal quale si possono costituire spazi di dimensioni diverse con la massima flessibilità. Nel piano interrato sono ospitati gli archivi passivi, i servizi igienici della caffetteria, un laboratorio, alcuni locali tecnici e depositi, oltre all’economato e alla stamperia. Questi ultimi sono illuminati e ventilati naturalmente attraverso un’ampia corte a doppia altezza collegata con il portico d’ingresso. Al livello del tetto sono sistemate tutte le centrali termiche e un impianto di pannelli fotovoltaici. Tutte le istallazioni di tipo tecnico sono integrate nell’architettura dello stabile. Le sale di riunione sono invece ospitate in un blocco indipendente a forma libera, collegato a quello principale con dei passaggi sospesi. Questo blocco si stacca dalla geometria proposta per il parco e per lo stabile principale in modo da rivolgersi verso il monumento che simbolizza la città di Bellinzona: Castelgrande. In questo modo il castello viene messo in evidenza e diventa lo sfondo privilegiato delle sale di riunione. STABILE AMMINISTR ATIVO 3, SEDE DEL DIPARTIMENTO DEL TERRITORIO, BELLINZONA Committenza Dipartimento delle finanze e dell’economia, Divisione delle risorse, Sezione della logistica e Dipartimento del territorio | Architettura Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman + Luigi Snozzi; Locarno Collaboratrice L. Dazio | Direzione Lavori Consorzio Tec 3; Giubiasco | Ingegnere civile Project Partners Ltd; Grancia-Lugano | Ingegneria RVS Lombardi SA; Minusio | Ingegneria elettrotecnica Scherler SA; Lugano-Breganzona | Consulenza antincendio Swissi SA; Lugano-Massagno | Fisica della costruzione Ifec consulenze SA; Rivera | Consulenza facciate in legno Federlegno; Rivera | Consulenza arredamento Studio architetto Leonardo Modena; Bellinzona | Geologia Jean-Claude Bestenheider; Bellinzona | Fotografia Marcelo Villada Ortiz; Bellinzona | Date concorso 1993, progetto 2003, realizzazione 2009-2014 Foto Filippo Simonet ti 42 BELLINZONA Foto Filippo Simonet ti Standard energetico MINERGIE, TI-226 | Superficie di riferimento energetico (Ae) 11‘130 mq | Riscaldamento 100% pompa di calore | Acqua calda sanitaria 100% recupero di calore residuo | Fabbisogno di calore per riscaldamento (Qh) 26.4 kWh /mqa | Fotovoltaico 35 kWp | Elementi involucro Copertura: U=0.13 W/mqK, Pareti esterne: U=0.17 W/mqK e 0.32 W/mqK, Pavimento: U=0.37 W/mqK, Finestre: Vetro Ug=0.6 W/mqK e telaio in legno U=1.4 W/mqK | Indice Minergie 32.3 kWh/mq Ae anno 43 BELLINZONA Stabile Amministrativo 3 a Bellinzona - Comunità di Lavoro Architetti Snozzi, Snozzi Groisman e Groisman - Via Stefano Franscini 2A 6600 Locarno - 13.12.2013 Pianta 6° piano c b d a a Pianta 2°-5° piano senza divisione uf fici b c d Foto Marcelo Villada Or tiz Stabile Amministrativo 3 a Bellinzona - Comunità di Lavoro Architetti Snozzi, Snozzi Groisman e Groisman - Via Stefano Franscini 2A 6600 Locarno - 13.12.2013 Sezione trasversale 44 BELLINZONA Stabile Amministrativo 3 a Bellinzona - Comunità di Lavoro Architetti Snozzi, Snozzi Groisman e Groisman - Via Stefano Franscini 2A 6600 Locarno - 13.12.2013 Pianta 1° piano Pianta piano terreno Stabile Amministrativo 3 a Bellinzona - Comunità di Lavoro Architetti Snozzi, Snozzi Groisman e Groisman - Via Stefano Franscini 2A 6600 Locarno - 13.12.2013 0 2 Sezione longitudinale 45 5 10 BELLINZONA Foto Marcelo Villada Or tiz Foto Marcelo Villada Or tiz 46 BELLINZONA Foto Filippo Simonet ti Testi e disegni Sabina Snozzi Groisman, Gustavo Groisman + Luigi Snozzi 47 BELLINZONA Giorgio Grasso Massimo Giordani foto Marcelo Villada Ortiz Corte del sole, Giubiasco Il complesso residenziale Corte del Sole nasce dall’intenzione degli architetti, in accordo con il promotore, di realizzare uno spazio di vita qualitativo, inteso soprattutto quale occasione (o pretesto) per conferire una nuova gerarchia e leggibilità al settore urbano in cui è localizzata la parcella. Un frammento, retrostante il centro di Giubiasco, rimasto sorprendentemente vuoto, dimenticato come un terrain vague, e occupato da quasi un trentennio esclusivamente da alcuni vetusti depositi. A testimonianza della condizione di relativo oblio della parcella, sono significative le facciate dell’edificazione di Piazza Grande, dei laconici retri, che tutt’ora la cingono verso sud. In riferimento alla scala urbana e alle sue peculiarità, il progetto si pone quale elemento di transizione e di raccordo tra il tessuto del nucleo prospiciente Piazza Grande e il disomogeneo parcellare circostante. In tal senso va compreso l’impiego di un impianto planivolumetrico tripartito nel quale convergono due temi apparentemente antagonisti; la ricerca di una certa densità degli alzati contrapposta alla rarefazione del piano terra. In particolare l’impostazione del piano terreno, concepito come un porticato continuo e comune ai tre blocchi che prende avvio dal marciapiede di via Linoleum, esplicita la volontà di unire e cucire il più possibile, fisicamente e visivamente, il complesso residenziale al suolo cittadino. Un tentativo questo, o un azzardo, teso ad attribuire un carattere pubblico (permeabilità e qualità dei percorsi di ricezione), a un programma eminentemente privato. Gli strumenti di progetto impiegati sono stati da una parte lo sviluppo della più appropriata articolazione volumetrica; tre edifici concepiti come gemelli diversi, differenti nella loro morfologia ma simili nei loro aspetti fondativi, in aperto dialogo con l’irregolarità geometrica del sito. Dall’altra la scelta di una sintassi architettonica comune; una certa regolarità e semplicità compositiva nell’impaginazione degli alzati, l’impiego dell’angolo incurvato quale tema ricorrente, la continuità dei percorsi pedonali e veicolari al piano terreno e il parco verde come temi unificanti. L’architettura dei tre blocchi di Corte del Sole è completata e segnata da alcuni elementi di forma ripetuta e declinata, tesi a ribadire una volontà federatrice, quali le terrazze aggettanti, il coronamento degli attici e la materializzazione dei volumi d’ingresso al piano terreno. La corte interna, interfaccia delle geometrie e dei percorsi, rappresenta il ricettacolo dell’intero complesso residenziale. All’interno degli edifici, secondo le esigenze e necessità del promotore, sono state inserite le varie tipologie con una particolare attenzione alla linearità, alla semplicità spaziale e alla qualità degli affacci. Le unità abitative, seppur di taglia e ubicazione diverse, fruiscono tutte di buona esposizione solare, di scorci visivi in rapporto costante verso l’interno di Corte del Sole e verso le molteplici sfaccettature del contesto urbano e territoriale circostante. Dal punto di vista quantitativo Corte del Sole comprende 54 unità abitative (18 per blocco – 4 per livello) di varie tipologie 2 ½ - 3 ½ - 4 ½ locali e un’autorimessa interrata posta sotto il parco collettivo. I tre blocchi sono eseguiti con finitura a intonaco (muratura portante interna in calcestruzzo e isolamento termico esterno) in modo da rappresentare al meglio i loro aspetti plastico-morfologici. 48 BELLINZONA CORTE DEL SOLE, GIUBIASCO Committenza Ti Caromar Sagl; Sant Antonino | Architettura e dl Giorgio Grasso, Massimo Giordani; Lugano Collaboratore M. Vigo | Ingegneria civile Studio d’ing. Giorgio Masotti; Bellinzona | Ingegneria elettrotecnica Augusto Solari; Bellinzona | Ingegneria rvcs Rigozzi Engineering sa | Protezione antincendio Geo Viviani; Lugano, Swissi ag; Lugano | Fotografia Marcelo Villada Or tiz; Bellinzona | Date progetto 2011-2012, realizzazione 2013-2015 Standard energetico MoPEC 2008 | Intervento costruzione di 3 edifici nuovi | Superficie di riferimento energetico (Ae) blocco A=2294 mq, blocco B=1768 mq, blocco C=1787 mq | Riscaldamento 100% con 3 pompe di calore acqua-acqua con prelievo in falda freatica con 3 pozzi di captazione | Fabbisogno per riscaldamento (Qh) blocco A=77 MJ/mqa, blocco B=84 MJ/mqa, blocco C=83 MJ/mqa | Potenza termica installata blocco A=51 kW, blocco B=43 kW, blocco C=42 kW | Potenza termica specifica blocco A=22 W/mq, blocco B=24 W/mq, blocco C=24 W/mq | Elementi involucro Tetto: U=0.17 W/mqK, Pareti: U=0.17 W/mqK, Pavimenti 1°p: U=0.18 W/mqK, Finestre: valore medio U<1.0 W/mqK C B A 0 49 50 BELLINZONA Pianta piano at tico blocco A blocco A piano attico scala 1:200 0 5 10 Planimetria generale Pianta piano at tico blocco B blocco B piano attico scala 1:200 0 5 10 C ° 90.00 B A Pianta piano at tico blocco C 50 blocco C piano attico scala 1:200 0 5 10 BELLINZONA Pianta piano tipo blocco A Sezione blocco A cco A piano tipo scala 1:200 0 5 blocco10A sezione scala 1:200 Pianta piano tipo blocco B B piano tipo scala 1:200 0 12 0 5 5 10 Pianta piano tipo blocco C 51 0 5 10 BELLINZONA 52 BELLINZONA Testi e disegni Giorgio Grasso Massimo Giordani 53 BELLINZONA Lukas Meyer, Ira Piattini + Francesco Fallavollita Nuovo stabile amministrativo aet, Monte Carasso Il progetto per la nuova sede dell’Azienda Elettrica Ticinese (aet) parte da un concorso di idee per la realizzazione di due edifici, da un lato uno stabile amministrativo per le attuali necessità logistiche dell’azienda, dall’altro un edificio, di grandi dimensioni e di altezza libera, da edificare in un secondo tempo e che potesse distinguersi come stabile rappresentativo per l’azienda ed elemento organizzatore nel territorio. Il progetto da noi proposto prevede l’edificazione di due semplici parallelepipedi disegnati da una griglia strutturale, uno che si sviluppa orizzontalmente e l’altro verticalmente, posti uno a sud e l’altro a nord del ponte autostradale e fra loro collegati da un asse viario. In fase di progetto definitivo è stato sviluppato solo il primo edificio, che ospita attualmente gli uffici amministrativi, giuridici, commerciali e la direzione di aet. Nell’affinamento del progetto l’idea iniziale della griglia è stata precisata e raffinata. La griglia esterna di travi e pilastri che disegna le facciate maggiori dell’edificio ne è anche l’elemento portante principale, è scandita da un modulo continuo e può estendersi idealmente all’infinito. Sul tetto i pilastri dei due fronti sono raccordati da travi orizzontali. A queste travi, tramite dei tiranti, sono appese le solette dal primo piano fino al tetto. Le stesse travi servono inoltre da supporto per i pannelli fotovoltaici e definiscono il piano tecnico che si trova sul tetto. In questo modo la struttura portante avvolge l’edificio su cinque lati in una maglia di cemento che al suo interno racchiude il vero e proprio involucro termico, vetrato e trasparente. Il sistema adottato permette di ridurre al massimo i punti di contatto fra la struttura esterna fredda e l’interno caldo. Per la sua esecuzione è stato necessario mantenere tutte le solette puntellate fino alla fine dell’elevazione e quindi inserire i tiranti e liberare le solette partendo dall’alto verso il basso. Nelle testate la griglia diventa una parete piena nella quale si aprono non delle finestre ma degli squarci che ritagliano delle parti del paesaggio circostante e che assumono diverse forme ed espressioni: un grande ballatoio verso ovest, una forma organica come un buco nel cemento a est. L’edificio si sviluppa su tre piani e al primo piano si collega con l’edificio vicino del centro comando. Il piano terra ha un carattere pubblico e trasparente mentre i piani superiori ospitano gli uffici operativi. La distribuzione avviene tramite un nucleo scale centrale in cemento armato faccia a vista, un secondo nucleo ospita i locali di servizio. La struttura modulare dell’edificio permette di organizzare liberamente gli spazi di lavoro, che possono essere pensati come uffici chiusi modulari o come open-­space. L’involucro vetrato interno è molto isolato ed ermetico; la produzione di calore avviene tramite una termopompa che utilizza l’acqua di falda e la distribuzione a bassa temperatura tramite pannelli radianti; i materiali adottati per la costruzione sono tutti rispettosi dell’ambiente e della salute degli occupanti; le apparecchiature sono a basso consumo e le luci led; i pannelli fotovoltaici posati sul tetto producono tanta energia quanta ne viene consumata dallo stabile, grazie a ciò l’edificio ha ottenuto la certificazione minergie-­p-­eco e, quale primo edificio amministrativo in Ticino, minergie a. Esternamente la geometria che si crea fra gli edifici e la montagna dà origine a una piccola conca triangolare, in questa conca abbiamo creato un biotopo che ha da un lato la funzione di smaltire la pioggia proveniente dai tetti degli edifici, infiltrandola gradualmente nel terreno, e dall’altro promuove la biodiversità e permette agli uffici e alla zona pausa del nuovo stabile di godere della vista di un piccolo laghetto. NUOVO STABILE AMMINISTR ATIVO MONTE CAR ASSO ae t, Committenza Azienda Elettrica Ticinese; Monte Carasso | Architettura Lukas Meyer, Ira Piattini + Francesco Fallavollita Collaboratori B. Corbella, M. Stabile | Ingegneria civile Reali e Guscetti, Studio di Ingegneria sa ; Ambri (prima fase), Tajana & Partners con Spadea Bondini sagl; Bellinzona (seconda fase) | Ingegneria rvcs ifec Consulenze sa ; Rivera (prima fase), Rigozzi Engineering sa , Giubiasco (seconda fase) | Fisica della costruzione ifec Consulenze sa ; Rivera (prima fase), Erisel sa ; Bellinzona (seconda fase) | Specialista elettrotecnica More Engineering s a ; S. Antonino (prima fase), Erisel s a ; Bellinzona (seconda fase) | Fisca della costruzione Erisel s a , Bellinzona | Specialista per le facciate Patocchi Sagl; Cevio | Consulenza ambientale Dionea sa ; Locarno | Intervento artistico Paolo Foletti; Lugaggia | Fotografia Paolo Rosselli; Milano, Stefano Mussio, S. Antonio | Date concorso 2011, progettazione 2011-2012, esecuzione 2012 -2015 54 BELLINZONA Foto S tefano Mussio Standard energetico Minergie-P-ECO, TI-005-P-ECO e Minergie-A-ECO, TI-003-A-ECO | Superficie di riferimento energetico (Ae) 2’334 mq | Riscaldamento 100% pompa di calore ad acqua di falda | Acqua calda sanitaria 100% pompa di calore ad acqua di falda | Fabbisogno di calore per riscaldamento (Qh) 16.7 KWh/mq Ae anno | Impianto fotovoltaico 56.9 kWp (ca. 1130 kWh/kWp annui di energia prodotta) | Elementi involucro Copertura piana: U=0.10 W/mqK, Pareti verso terra/zona non riscaldata: U=0.25 W/mqK, Parete esterna: U=0.10 W/mqK, Pavimento verso terra: U=0.21 W/mqK, Pavimento verso zona non riscaldata: U=0.15 W/mqK, Facciate continue in vetro: Ug=0.50 W/mqK; fat tore solare g=0.46 | Indice Minergie-P -12.4 KWh/mq Ae anno (edificio energeticamente «attivo» grazie a impianto fotovoltaico) | Indice Minergie-A -9.9 KWh/mq Ae anno (edificio energeticamente «attivo» grazie ad impianto fotovoltaico) 55 0 10 20 50 m Pianta piano terreno Foto Paolo Rosselli Pianta primo Secondo Piano piano 0 2 5 10 Pianta secondo piano Secondo Piano ondo Piano sversale Sezione trasversale Sezione longitudinale 56 BELLINZONA Foto Paolo Rosselli Foto Paolo Rosselli 57 BELLINZONA Foto S tefano Mussio Foto Paolo Rosselli 58 BELLINZONA Foto Paolo Rosselli Foto Paolo Rosselli Testi e disegni Lukas Meyer, Ira Piat tini + Francesco Fallavollita Foto Paolo Rosselli 59 BELLINZONA Cristiana Guerra foto Marcelo Villada Ortiz Ristrutturazione spazi ustra , Bellinzona A seguito dell’ampliamento in atto della rete autostradale, la filiale ustra di Bellinzona – situata in un edificio nel centro città progettato negli anni Settanta dall’arch. Claudio Pellegrini – necessitava di nuovi spazi. Il progetto prevedeva la ristrutturazione del piano seminterrato dell’edificio esistente – dove ai piani superiori sono già situati gli uffici della filiale – con la formazione di una ricezione, una caffetteria e nuove sale riunioni per gli incontri tra ustra e utenti esterni. La committenza richiedeva per questi nuovi spazi un ingresso separato a uso esclusivo, direttamente da via Pellandini. Questa richiesta è stata l’occasione per ridefinire e riqualificare l’area esistente esterna del piano seminterrato a corte, da anni degradata e in disuso. Infatti attraverso un portale, e una scala in cortèn – materiale che riprende il carattere massiccio e la cromia dell’edificio – gli utenti esterni confluiscono in uno spazio a corte che porta all’ingresso del piano seminterrato, dove vengono accolti alla ricezione e guidati alle sale riunione. Gli spazi interni, un tempo archivi, spogliatoi e docce per gli impiegati dello stabile, sono stati trasformati in cinque sale riunioni di diversa metratura, in parte con pareti mobili. Le aperture a nastro sono state ampliate nel rispetto della struttura e dell’architettura della facciata per una migliore illuminazione delle sale, che si affacciano ora sul nuovo giardino della corte ridisegnato sopra la cisterna dell’olio combustibile. Sono pure stati ripristinati gli spazi di caffetteria, un tempo già ivi locati. La divisione tra le sale riunioni e il corridoio di distribuzione interna è stata l’occasione per proporre – mediante gigantografie traslucide applicate ai divisori vetrati – gli schizzi di studio per portali e per manufatti che l’architetto Rino Tami aveva fatto negli anni Settanta al tempo della realizzazione dell’autostrada ticinese. 60 RISTRUT TUR A ZIONE SPA ZI USTR A, BELLINZONA Committenza ufcl , Ufficio federale delle costruzioni e della logistica ufcl , Marianne Vetter; Berna | Utenza ustr a , Ufficio federale delle strade; Bellinzona | Architettura Studio di architettura Cristiana Guerra; Bellinzona Collaboratori M. Bagutti, L. Bianchi | Ingegneria elettrotecnica Augusto Solari; Bellinzona | Protezione antincendio Swissi AG; Massagno | Rilevamento umidità Evolve sa; Bellinzona | Ingegneria climatica e fisica della costruzione Visani Rusconi e Talleri sa ; Taverne | Bonifica amianto Achermann Revital sa ; Locarno | Fotografia Marcelo Villada Ortiz; Bellinzona | Date progetto 2012, realizzazione 2013-2014 61 BELLINZONA A A PIANTA LIVELLO -1 Pianta piano seminterrato 0 2 5 10 Sezione trasversale sulla cor te Dida 62 0 1 5 1 BELLINZONA Testi e disegni Cristiana Guerra 63 BELLINZONA Luca Coffari foto Marcelo Villada Ortiz BKhouse, Giubiasco «Desideriamo una scultura, come a Biasca» (Archi 1/2013). I clienti sono una coppia che vuole abitare su un piano con due figli che studiano. Sollecitato da questa telefonata torno sul tema architettura-scultura-abitata e funzionale che è quello che m’interessa maggiormente. Trasformare aspetti tecnici-funzionali-spaziali in avvenimenti formali architettonici. L’arch. Aurelio Galfetti mi disse in una precisa occasione: «Sei un formalista, ti emozioni, è un bene». L’arch. Livio Vacchini mi disse: «La forma la decidi tu». Il pittore e scultore Ellsworth Kelly: «La forma è il contenuto». L’architettura pur non essendo un’arte libera può andare a investigare il territorio della forma. «Time» premiò Steven Holl nel 2001 per «gli edifici che soddisfano lo spirito così come l’occhio». Ho deciso di lavorare a un progetto che proponesse plurime esperienze nel vedere, sentire, vivere gli spazi abitativi. Spazi, scorci, aperture, percezioni diverse. Una discontinua intensità. 560 mq di terreno comodi in centro Giubiasco, indici sfruttati, sovrappongo le due camere dei ragazzi e dispongo la scala per una futura eventuale separazione degli appartamenti. Addizione fusione e sottrazione ad hoc di parti di volume in modo da ottenere l’apparenza scultorea. La luce è usata come materiale da costruzione alla stregua di beton, gesso, pietra, legno, alluminio, vetri trasparenti colorati o satinati. Alcuni stilemi classici della modernità in architettura sono in un unico punto della casa. Continuità interno-esterno, grandi campate, serramento in sottile alluminio naturale e tende morbide a onda fanno parte del grande foro nel volume che inonda di luce l’articolato living composto di zone differenti tenute assieme dallo spazio davanti alla vetrata di 10.0 x 2.70 m, dove è possibile a rotazione esporre sculture o quadri in visione. Applico una parte del concetto di Tanizaki in Éloge de l’Ombre, lavorando su un livello di raccoglimento e protezione negli spazi privati, le camere. Sottraendo la porzione di volume che ha formato la scenografica zona dell’entrata, si aggiunge un tema strutturale importante. Tutto il volume delle camere si comporta come il cassone di un ponte posto a mo’ di mensola. Il fulcro del sistema sono i setti di parete del vano scala estero e interno che ne sopportano la compressione, controbilanciato nella leva dal setto tra camera e loggia che ne sopporta la trazione. Il cassone ha la sua piattabanda nella soletta di copertura sottoposta a trazione e i lembi inferiori delle traviparete sottoposti a compressione. Un ambiente accogliente è il frutto di una lenta accumulazione di oggetti che ci piacciono, com’è successo con i miei clienti e la loro collezione d’arte. Hanno poi scelto l’architetto per aggiungere la parte importante che è il contenitore della loro vita e delle loro opere, diventandone uno dei principali attori. Durante uno dei meeting, presenti i clienti, la dl, l’ingegnere, l’architetto e decine di disegni e modellini in polistirolo, si sono prese le decisioni importanti per la stesura del progetto definitivo tenendo in considerazione le esigenze del gruppo: concetto-finanzefunzioni-gestione-struttura. Il marmo bianco screziato di Peccia si sporcherebbe se non ci fosse un camminamento attorno alla casa. Il cliente mi propone l’utilizzo dei dadi di Porfido rosso usato proveniente dal Viale Stazione a Bellinzona posato nel 1928; la fortunata possibilità di utilizzare un materiale affascinante per provenienza. Sul confine lungo la strada pensiamo a un cancello in parte scorrevole volutamente brutale in modo da inserire un altro elemento eterogeneo. La scultura «Cavallo in caduta»di Giuseppe Lorenzetti nell’angolo in alto a destra della facciata sud-est richiama alla mente la biblioteca cantonale di Lugano di Rino Tami del 1940. Nella casa sono presenti tra le altre, opere di: Valsangiacomo, Frà Roberto, Filippini, Nag Arnoldi, Coffari, Cotti, Emery, Carcano, Totti, Cairoli, Giannini, Sessions, Lorenzetti, Prior, Lienhard. 64 BELLINZONA BKHOUSE, CASA UNIFAMILIARE A GIUBIASCO Committenza Raimondo e Ulla Bizzozero, Giubiasco | Architettura L uca Coffari; Coldrerio | Direzione Lavori Filippo Pacino; Giubiasco | Ingegneria Roberto Mondada, Balerna | Ingegneria RS Diego Fenazzi, Bellinzona | Protezione antincendio CISPI Sagl, Paradiso | Fotografia Marcelo Villada Ortiz; Bellinzona | Date progetto 2013, realizzazione 2014–2015 Standard energetico MoPEC 2008 | Intervento nuova costruzione | Superficie di riferimento energetico (Ae) 226 mq | Riscaldamento 100% pompa di calore aria/acqua | Fabbisogno di calore per riscaldamento (Qh) 170 MJ/mqa | Elementi involucro Tetto: U=0.11 W/mqK, Pareti: U=0.17 W/mqK, Pavimento: U=0.21 W/mqK, Finestre: U=0.92 W/mqK 65 BELLINZONA 0 12 1 5m 1 5m 5 Sezione trasversale sull’entrata Pianta piano terreno 1 5m Pianta primo piano Sezione longitudinale Sezione longitudinale sull’entrata Sezione trasversale 66 BELLINZONA 67 BELLINZONA 68 BELLINZONA Testi e disegni Luca Cof fari 69 © MB PROMOTION SA - AGNO Estetica e funzionalità. 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DAL VOSTRO PROGETTO ... ALLA NOSTRA REALIZZAZIONE CORTE DEL SOLE – GIUBIASCO STABILE AMMINISTRATIVO 3 - BELLINZONA Con Archi, TEC21, TRACÉS e la piattaforma comune www.espazium.ch creiamo uno spazio di riflessione sulla cultura della costruzione. Abbonatevi gratuitamente alla nostra Newsletter, riceverete nella vostra casella di posta elettronica tutte le ultime novità sulla cultura della costruzione. COSTRUZIONI EDILI SAGL A. PALMERI 076 710 96 33 [email protected] A. PINTO 076 531 70 08 6596 GORDOLA Via San Gottardo 58 «Dedicatevi serenamente alle cose che vi stanno a cuore.» Securiton SA Succursale Ticino Tel. +41 91 605 59 05 www.securiton.ch