Vorapaxar in prevenzione secondaria dopo infarto del miocardio

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ATBV NEWS, 16 agosto 2016
Vorapaxar in prevenzione secondaria dopo infarto del miocardio
A cura di Marta F. Brancati
Bohula EA, Bonaca MP, Braunwald E, et al. Atherothrombotic Risk Stratification and
the Efficacy and Safety of Vorapaxar in Patients With Stable Ischemic Heart Disease
and Previous Myocardial Infarction. Circulation 2016;134:304-13.
La presenza di una coronaropatia stabile con pregresso infarto miocardico rappresenta un
fattore di rischio di ricorrenza di eventi cardiovascolari, e potrebbe beneficiare di un approccio
farmacologico più aggressivo, con l’utilizzo del vorapaxar (che appartiene alla classe dei nuovi
inibitori del recettore della trombina) in prevenzione secondaria. Nel trial TRA 2°P-TIMI 50
(Thrombin Receptor Antagonist in Secondary Prevention of Atherothrombotic Ischemic
Events-TIMI 50) sono stati individuati gli indicatori di rischio aterotrombotico in 8598 pazienti
stabili con pregresso infarto miocardico, che sono stati seguiti per 2,5 anni. I pazienti non
avevano storia di stroke o TIA (per l’aumentato rischio emorragico in questa classe di pazienti).
Gli endpoint dello studio sono stati gli eventi ischemici cardiovascolari e i sanguinamenti
giudicati secondo i criteri GUSTO. I predittori indipendenti di rischio sono risultati essere: età,
ipertensione, fumo, diabete mellito, vasculopatia periferica, pregresso stroke, pregresso CABG,
scompenso cardiaco e insufficienza renale. Come si vede nella Figura, è stata documentata una
relazione fra la presenza di tali predittori e l’incidenza di eventi ischemici (p per trend <0.001).
Ebbene, il vorapaxar ha consentito una riduzione assoluta del rischio di eventi ischemici del
3,2% in pazienti con almeno 3 indicatori di rischio, e del 2,1% in quelli con 1-2 indicatori (NNT
31 e 48, rispettivamente). Anche il rischio emorragico aumenta (p per trend<0.01), ma il
beneficio clinico netto era a favore del vorapaxar.
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