Gli stabilizzatori, appunti del corso di Sistemi del Prof. A. Celentano, Itis Galileo Ferraris a.s. 2004/2005 L’integrato stabilizzatore LM317 L’integrato LM317 è uno stabilizzatore di tensioni positive variabili, semplice da usare. Una documentazione completa e dettagliata è possibile scaricarla dal sito dell’industria National Semiconductor, sito www.national.com . Due resistenze esterne all’integrato, opportunamente dimensionate, permettono di ottenere un qualunque valore di tensione in un range tra 1.2 e 50 volt, fornendo una corrente massima di 1.5 ampere e con un abbattimento del ripple di 80 dB (che equivale a dire un livello di 5 mV di ripple su una tensione di 5 Volt). Queste sono per grosse linee le caratteristiche fondamentali di questo integrato. Il package, figura a lato, si presenta come se fosse un semplice transistore dotato di una spallina in ferro che ne permette il fissaggio ad una aletta di raffredamento. Ha tre piedini: il pin Regolatore; il pin di Entrata; il pin di Uscita. Il pin regolatore permette di detrminare l’uscita semplicemente facendo variare la tensione a cui è sottoposto. Uno dei possibili schemi di base è quello riportato qui a lato. L’industria costruttrice ci fornisce la relazione matematica che permette di determinare la tensione di uscita Vout. La relazione è: Vout = 1.25 x ( 1 + R2/R1 ) + R2 x IREG Dove IREG è la corrente che esce dal pin Regolatore e attraversa la resistenza R2 , che è una resistenza variabile che può assumere un valore tra 0 e 5000 Ohm. La resistenza R1 è di 250 Ohm. La relazione matematica è valida se la caduta di tensione ai capi dell’integrato non è inferiore a 3 Volt (tensione di Dropout) e, quindi, il livello di tensione in ingresso sia almeno di 3 volt superiore alla tensione di uscita. Il condensatore in ingresso deve essere almeno 10 volte più grande di quello messo in uscita. Poiché la corrente che esce dal pin Regolatore è in genere trascurabile, è dell’ordine dei micro-ampere, la relazione che permette di calcolare l’uscita diventa di tipo lineare, ossia Vout = 1.25 x ( 1 + R2/R1 ). Da questa relazione si vede che variando il valore della resistenza R2 si ottiene una variazione della tensione di uscita. Lo schema proposto non protegge l’integrato da eventuali ritorni di sovratensione. A tal fine l’industria propone il seguente schema elettrico, che permette di proteggere l’integrato da tensioni di ritorno negative ed anche dal ritorno di sovratensioni positive. Osserviamo lo schema riportato qui a lato. Rispetto al precedente sono stati introdotti due diodi: a) un diodo a ponte tra l’ingresso e l’uscita D1; b) un diodo tra l’uscita ed il terminale di regolazione D2. Vediamo la funzione di questi due diodi. Il diodo D1 permette di proteggere l’integrato da un ritorno di tensione positiva. Infatti se Vout per un qualunque motivo diventa maggiore di Vinp, allora il diodo D1 risulterebbe polarizzato direttamente e l’integrato risulterebbe cortocircuitato, la tensione di dropout scenderebbe a zero annullando l’uscita e proteggendo l’integrato. Mentre se in uscita si presenta una tensione negativa, allora il diodo D2 risulta polarizzato direttamente e, quindi, il condensatore C3 si scarica subito portando il pin regolatore a zero, proteggendo l’integrato. Un altro possibile schema elettrico, pure molto usato in pratica, vede l’integrato come generatore di corrente costante, utilizzato nei circuiti che permettono di ricaricare le batterie. Osserviamo lo schema riportato di seguito. Lo schema visualizza una batteria ricaricable alimentata dalla corrente I che attraversa la resistenza R. L’uscita dell’integrato si porta alla tensione di circa 1.25 Volt poiché il regolatore è come se stesse a potenziale nullo. Di conseguenza la Pag. 1 Gli stabilizzatori, appunti del corso di Sistemi del Prof. A. Celentano, Itis Galileo Ferraris a.s. 2004/2005 corrente I che attraversa la resistenza R è data dalla formula I = 1.25 / R . Questa corrente è costante perché la d.d.p. tra l’uscita dell’integrato ed il regolatore è sempre la stessa ed è costante. Pertanto questa corrente è quella che passa nella batteria da ricaricare e che determina la carica della batteria. Ovviamente se vogliamo che una batteria sia alimentata con una corrente costante di 25 mA, la resistenza R è determinata dalla relazione R = 1.25 / I = 1.25 / 25 mA = 50 Ohm. Spesso in pratica abbiamo bisogno di più corrente per il nostro circuito. L’integrato può erogare al massimo 1.5 Ampere, se dotato di opportuna aletta di raffreddamento e quindi abbiamo bisogno di un circuito che mantenga il livello di stabilizzazione richiesto e però ci permetta di dispoorre di una corrente maggiore di 1.5 Ampere. Vediamo qualche schema elettrico che permette di ottenere più corrente in uscita. Osserviamo il circuito riportato qui di seguito. Rispetto al primo schema analizzato è stato aggiunto un transistore PNP ed una resistenza Ro tra la base e l’emettitore del transistore ed in serie all’integrato LM317. Quest’ultimo fatto comporta che la corrente che entra nell’integato è la stessa che passa per la resistenza Ro, che deve essere dimensionata opportunamente. Supponiamo che il carico R L non assorba molta corrente. In questo caso la tensione ai capi di Ro non è sufficiente ad accendere il transistore per cui quest’ultimo è costretto a lavorare in zona di interdizione. Man mano che il carico assorbe più corrente, anche la tensione ai capi di R o aumenta e, di conseguenza, anche la tensione VBE del transistore che man mano passa dall’interdizione alla zona attiva e può raggiungere la saturazione. In questo passaggio la corrente di collettore aumenta progressivamente con la richiesta del carico di avere più corrente. Si osservi che in questa situazione al carico giungono due corrente: una attraverso il collettore del transistore e l’altra attraverso l’uscita dell’integrato LM317. La conseguenza di tutto ciò è che la tensione di uscita pur mantenedo il livello di stabilizzazione assicurato dall’integrato LM317 può erograre una corrente maggiore di 1.5 Ampere che l’integrato stesso può sopportare. Vediamo adesso come è possibile trasformare un’informazione binaria in un livello di tensione. Osserviamo lo schema riportato di seguito. Il segnale logico, Bit di ingresso (0/1), attraverso l’inverter NOT manda in saturazione in modo alterno i due transistori. In particolare se il Bit vale 0, e cioè 0 volt, il primo transistore è interdetto mentre il secondo transistore è in saturazione. Le resistenze Rs assicurano la saturazione dei transistori. Se il Bit di ingresso vale 1, ossia +5 Volt, allora è il primo transistore ad essere in saturazione, mentre il secondo è in interdizione. Questo fa sì che in uscita avremo due livelli di tesione. Precinamente: Pag. 2 BIT Tesnsione 0 1.25 x (1 + R2/R0) 1 1.25 x ( 1 + R1/R0)