Polo - corso B liceo Urbani

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VIAGGIARE PER COMMERCIO:
Il Medioevo di Marco Polo.
Domande stimolo:
Stereotipi e Luoghi Comuni:
Quando Marco Polo arrivò in Cina che tipo di civiltà trovò?
Gli europei erano un popolo più evoluto.
L' India prima di essere colonizzata aveva rapporti
L'Africa era un continente arretrato. Gli
commerciali con le altre aree geografiche?
europei furono i primi a praticare il
In Africa, prima dell' arrivo degli europei, esistevano regioni
commercio con l'Oriente. Gli europei
ricche e sviluppate? Che cosa spinse i Portoghesi a trovare
avevano bisogno di terre da coltivare.
nuove vie per l' Oriente?
Che cosa spinse gli europei alle scoperte geografiche?
Come gli europei giustificarono la colonizzazione?
Obiettivi Didattici e competenze da acquisire:
Conoscenze di termini concetti: Via della seta, via delle spezie, via del sale. Colonizzazione,
Globalizzazione dell' economia.
Competenze:
Tracciare sulla carta le principali vie commerciali nel Medioevo (XIII sec. d.C.)
Localizzare empori e piazze commerciali nel XIII sec.
Tentare di individuare cause storiche e politiche degli squilibri economici a livello mondiale
Individuare i problemi dovuti a sistemi produttivi basati sull' esportazione di uno o due prodotti
Porsi domande; Intraprendere in modo autonomo semplici percorsi di studio e di ricerca
Presentare i risultati ottenuti (possibilmente in forma di lucidi)
Avanzare proposte di soluzione del problema del sottosviluppo
Il Medioevo
Fu
caratterizzato
dall'
immobilismo.
È il nuovo
concetto di
viaggio a fare
da spartiacque
con la nuova
epoca.
I soli viaggi regolarmente compiuti - oltre ad un minimo di commerci in ambiti
locali - erano i pellegrinaggi. Fiorì quindi, per sopperire alla mancanza d'alberghi,
1'ospitalità nei conventi da parte dei frati in località come Roma, Santiago de
Compostela, Fatima e la Terra Santa.Per quanto fossero strutturati per accogliere
ospiti non si possono considerare i monasteri come antesignani dei moderni alberghi:
a quel tempo il pellegrinaggio era inteso come atto di penitenza ed escludeva ogni tipo
di svago, divertimento o benessere.
I moderni viaggi religiosi rappresentano invece una summa in cui gli interessi di culto
e quelli turistico - ludici convivono e si equilibrano.
Intanto, lo sviluppo delle università come Bologna, Padova, Cambridge e Parigi
favori un interscambio di studenti che potrebbe in qualche modo essere il precursore
del moderno turismo giovanile.
I viaggi di Marco Polo, dei Templari (con il loro sistema bancario) e le crociate in
genere rappresentarono 1' occasione per dischiudere alla cultura europea nuovi
orizzonti grazie ai contatti con 1' Islam, che in quel periodo stava vivendo la propria
massima fioritura intellettuale.
Non a caso poi la fine del periodo medievale è stata convenzionalmente
identificata con la data del viaggio oltre oceano di Cristoforo Colombo.
Argomento della lezione: Fin dall' antichità i popoli del mediterraneo avevano intrapreso rapporti commerciali
tra loro e si erano spinti fino all' estremo Nord dell' Europa e fino all' Asia.
La via della seta nata nel I sec. d.C. non era l' unica pista carovaniera, un fitto traffico collegava anche la Cina
con l' Indocina e l' Indonesia e queste con l' India e Ceylon, da qui le imbarcazioni si spingevano fino al Mar
Rosso e alle coste dell' Africa orientale. Venezia fu nel Medioevo la città più importante per il commercio con l'
Oriente fino all’apertura di nuove vie commerciali tramite le scoperte geografiche
Nel XV sec. i portoghesi cercarono di sostituirsi ai veneziani nel commercio internazionale e iniziarono ad
esplorare nuove vie per raggiungere l’India anche per evitare la minaccia dei Turchi che avevano imposto la loro
supremazia sul Mediterraneo. La necessità di spingersi sempre più lontano stimolò le innovazioni nelle tecniche
nautiche e spinse gli uomini a migliorare la cartografia e gli strumenti di orientamento come la bussola.
Nel 1471 le navi portoghesi oltrepassarono l’equatore. Nel 1482 raggiunsero la foce del fiume Congo dove
fondarono basi commerciali fortificate per il commercio di oro, avorio, pepe e schiavi.
Dopo la scoperta dell’America, proseguì la fase di esplorazione ma iniziò anche la colonizzazione vera e propria.
Percorso storico della lezione:
Nella storia i mercanti sono sempre stati l'avanguardia degli imperi: anche se esigenze e progetti del singolo
non sono in origine coordinati con il potere statuale, quest'ultimo se ne appropria rapidamente. Solo per fasi
limitate, quindi, il viaggio commerciale è veramente individualistico: sin dal Medioevo l'allestimento di tali
spedizioni vede il concorso di molti soggetti, pubblici o privati, che si incaricano di trovare il capitale necessario
all'impresa.
Nel resoconto introduttivo si tratterà di delineare brevemente la situazione dei commerci e della navigazione
nell'Occidente altomedievale. Il declino degli scambi nel Mediterraneo non rappresenta un evento rapido e traumatico,
ma è l'esito di un processo plurisecolare; fra i secoli VII e VIII l'attività dei centri marittimi spagnoli, francesi e italiani si
riduce ai minimi termini e il "centro di gravità" dell'Occidente si sposta verso il Settentrione, in particolare nella zona
fra la Loira e il Reno. Il concetto da cui pertire per riassumere la situazione po’ essere quello di…
La rivoluzione commerciale e il mare : dev'essere compreso, in questo contesto, il termine "rivoluzione", che, lungi
dal voler suggerire l'idea di un cambiamento repentino e totale, intende sottolineare fortemente le "[...] differenze
quantitative e qualitative tra gli accenni di ripresa della crescita economica e dello sviluppo degli scambi dei secoli
precedenti al Mille e il decollo del commercio e la fioritura delle città che caratterizzano l'XI e, con ritmo ancor più
veloce e più generale diffusione geografica, il XII secolo".
Delineare quindi lo sviluppo delle città fra i secoli XI e XII, fortemente legato all'incremento demografico; un'analisi
del ruolo di Pisa e Genova nella riconquista cristiana del Mediterraneo occidentale e alla presenza italiana in Oriente
nel corso del secolo XI e, in seguito, durante e dopo la prima crociata.
Un’ulteriore analisi va dedicata alla navigazione nel Medioevo nei suoi vari aspetti, e sottolineare inizialmente il
netto salto di qualità che caratterizza il progresso della tecnica nautica e dell'arte della navigazione fra i secoli XII e
XIV; tratteggiando le tipologie delle navi che solcavano il Mediterraneo1.
Per verificare la tesi dell’immobilismo bisognerà considerare, oltre al pellegrinaggio, il commercio nel pieno
Medioevo: sottolineare che non è corretto prendere in considerazione soltanto i limiti e le ombre dello sviluppo
economico fra la fine del secolo XII e gli inizi del XIV, considerandolo una semplice premessa alla crisi del
Trecento, perché l'immagine che emergerebbe da un'analisi di questo genere sarebbe fuorviante. In realtà, ci si trova
dinanzi non "[...] ad una pura crescita quantitativa, né alla crescita di questo o quel settore [...], bensì ad un
processo di sviluppo nel senso proprio del termine, quindi di lunga durata, di progressiva estensione geografica e
con aspetti anche qualitativi, come la moderna definizione del termine sviluppo richiede" (p. 254).
Elementi in esame:
la crescita della produzione
agricola, la rete dei trasporti
terrestri e fluviali, e quei
momenti di grande rilievo
culturale, oltre che
economico, costituiti dalle
fiere e dai mercati.
La crescita e il ruolo
commerciale delle città, la
crescente necessità di
moneta, l'evoluzione che
porta dalla figura del
mercante itinerante a quella
dell'uomo d'affari
sedentario, alcune novità
tecniche quali la lettera di
cambio, la presenza di
uomini d'affari italiani soprattutto fiorentini, senesi,
pisani, genovesi, lucchesi e
piacentini - in Europa e la
loro etica e formazione
culturale.
1
Approfondimenti e riflessioni: il Viaggio
L'"iter sacrum" più forse di altri generi ci aiuta a capire meglio come nel Medioevo
esistesse una sostanziale differenza fra il pellegrino, che si muoveva come il
viaggiatore classico, ed il mercante: se nel primo caso la voglia di avventura e la
ricerca del divino portava semplicemente una persona a mettersi in viaggio, senza
sapere dove sarebbe andato ed aspettando semplicemente indicazioni da Dio per
muovere passo, l'uomo di commercio pianificava la sua partenza e i suoi scopi prima
di mettersi in viaggio. Inoltre il viaggio per terra di personaggi, come i prelati della
chiesa, fornisce materiale interessante, in quanto spesso accompagnato da resoconti
epistolari e non delle cose incontrate
In un primo tempo furono più le popolazioni arabe a mantenere una volontà di
navigazione per mare, mentre gli europei continuavano i loro commerci per terra;
spesso per gli occidentali l'"iter sacrum" e la sua versione militare, la Crociata, fu la
scusa per attivare commerci di più ampio respiro. Da questo punto di vista, le
crociate furono un esempio da una parte di estremizzazione del pellegrinaggio,
dall'altra di estremizzazione del commercio stesso.
Marco Polo fu il primo a cambiare le aspettative del viaggiatore medio e a dare
un'idea di viaggio pianificato. Per quanto la sua idea fosse ardita, però, non era
originale: già Marco Aurelio Antonino, nel II secolo d.C., aveva mandato una sua
delegazione politica a stipulare un'alleanza con i cinesi. Di questa alleanza si trova
addirittura traccia negli stessi resoconti cinesi, anche se politicamente, le distanze ed i
nemici comuni da combattere erano tali da non permettere di andare oltre il semplice
trattato scritto.
ossia le galee, lunghe e sottili, che utilizzavano anche la propulsione umana, e i velieri, navi tonde, con grande capacità di carico e a sola
propulsione eolica. Nella stessa epoca i mari del Nord erano dominati dalla Kogge, il grande veliero della marineria anseatica, radicalmente
diverso dai drakkar e snekkar dei vichinghi, che, nel secolo XI, avevano raggiunto il livello massimo delle loro potenzialità.
Marco Polo e la Pax Mongolica
La vicenda di di Marco Polo va messa in relazione alla crisi politica ed economica del mondo islamico fra i secoli XII e
XIII e alla comparsa "[...] sulla scena della storia di un nuovo popolo, i mongoli, dalle abitudini nomadi, con una
religione fondata sullo sciamanesimo e su invocazioni al cielo eterno, dall'ottima organizzazione militare fondata su
una rapida cavalleria leggera, abilissima nell'uso dell'arco" (p. 362). I mongoli, fra i secoli XII e XIII, sotto la guida di
Cinggis-Khan - il nostro Gengis Kan - e dei suoi successori creano un vasto impero, raggiungendo Persia, Cina, Corea,
Crimea, Ucraina - Kiev è saccheggiata nel 1240 -, Russia, Ungheria e Polonia; anche Baghdad cade, nel 1258. In
Occidente i mongoli, fra i quali vi erano anche cristiani nestoriani, da una parte suscitano terrore, dall'altra fanno
nascere la speranza di aver trovato alleati contro il mondo islamico, il che dà origine a missioni diplomatiche quali
quella del francescano Giovanni da Pian del Carpine che, nel 1246, partendo da Kiev, raggiunge Caracorum, dove
consegna al Gran Khan, appena eletto dall'assemblea dei capi, una lettera del Papa.
Prendiamo due date di riferimento: il 1268 e il 1286. Il 1268 rappresenta il periodo in cui Venezia, già da tempo era
al culmine della sua potenza e rappresentava il punto in cui convergevano tutte le vie di traffico terrestri e marittime che
potessero essere percorse da bestie da soma o solcate da navi. Indipendente, capace di sbeffeggiare i nemici sparando
palle di pane a quelli che avevano negli anni tentato di assediarla e di prenderla per fame, Venezia vide il suo sogno
avverarsi al momento delle crociate: quando le toccò provvedere alle navi di scorta, ai rifornimenti, ai soldati in cambio
di denaro sonante. Quando arrivò il mo,ento di dividere il bottino, Venezia chiese di avere in ogni città conquistata della
Palestina e della Siria, una sede commerciale e il diritto di svolgere i suoi traffici senza pagare tasse a nessuno. La sua
grande occasione si presentò nella quarta crociata (1197), quando il doge Enrico Dandolo, col pretesto che i crociati non
potevano pagare il prezzo concordato per il loro trasporto, rivolse l’intera crociata a beneficio di Venezia, e conquistò
prima Zara, che aveva osato ribellarsi, e poi la sua antica, unica vera rivale: l’immortale Bisanzio. Se la conquista di
Zara valse a Venezia la scomunica papale, dall’altra parte, tra i tesori che i Veneziani portarono in patria da
Costantinopoli vi furono i quattro magnifici cavalli di bronzo che furono messi sul portale della Basilica di San Marco.
Nel 1258 avevano sconfitto Genova, ma un altro impero in quel periodo raggiungeva il culmine della potenza: l’impero
che Mangu Khan lasciò, morendo nel 1259, e che si stendeva attraverso l’Asia e l’Europa, dal Fiume Giallo al Danubio.
Non c’era stato al mondo nulla di simile prima, né ci fu mai nulla di simile dopo, fino all’impero russo dei tempi
moderni. Verso il 1268 i Tartari avevano cominciato a dividersi nei quattro regni della Cina, dell’Asia centrale, della
Russia e della Persia, ma erano ancora un popolo solo. Fu proprio la pax mongolica a rappresentare l’elemento di
sicurezza nei traffici commerciali che aveva reso possibile il viaggio di Niccolò e Matteo Polo, mercanti di gioielli, che
ritornavano dalla corte del potente Kublai Khan con l’incarico di chiedere al papa cento uomini di scienza che
istruissero i suoi tartari e che gli facesse pervenire un po’ dell’olio santo che alimentava la lampada accesa sul sepolcro
di Cristo a Gerusalemme. Ma, al ritorno, i Polo appresero che il papa Clemente IV era morto nel 1268 e dovettero
aspettare che fosse eletto un papa a cui consegnare le lettere del gran Khan. Ma l’elezione non avveniva, e alla fine,
temendo che Kublai potesse sospettarli di averlo ingannato, decisero di tornare in oriente, questa volta col giovane
Marco. Dovettero tornare ad Acri alla notizia dell’elezione di Gregorio X ottenendo da lui lettere per il Khan e due frati
domenicani per le sue esigenze, ripartendo nel 1271. Giunsero dopo tre anni e mezzo, attraversando terre alcune delle
quali non furono riesplorate fino alla metà dell’800 (il Pamir, Kashgar, Yarkand, Khotan, il lago Lob).
Il 1286 è l’anno in cui Marco Polo, dopo una lunghissima collaborazione con Kublai, desideroso almeno quanto Marco,
di conoscere usi e curiosità dei popoli che governava e dopo aver anche amministrato alcune di quelle terre (le 25 città
di Yangchow), incontrò l’occasione favorevole per tornare. Favorevole perché il vecchio Kublai non aveva intenzione
di lasciarlo e tuttavia le invidie che i suoi cortigiani nutrivano per i Polo avrebbero rappresentato un pericolo alla morte
del khan. Nel 1286, dunque, morì Bolgana, la moglie prediletta del khan di Persia che, per esaudire l’ultimo desiderio di
lei, mandò ambasciatori alla Corte di Pechino per chiedere un’altra sposa della stessa tribù mongola a cui Bolgana
aveva appartenuto. Ma quando si trattò di tornare indietro, la stradaera diventata impraticabile a causa di una guerra, e
perciò gli ambasciatori pensarono di fare il viaggio in mare, accompagnati da tre abili navigatori: i fratelli Polo.
Partirono nel 1292: nel corso del viaggio – scrive marco Polo – i viaggiatori ricevettero la notizia che il gran khan era
morto, e questo precludeva loro per sempre la possibilità di rivedere quei luoghi. Difatti finì con lui anche la pax
mongolica. La dinastia tartara cadde e i nuovi governanti della Cina tornarono alla loro vecchia politica isolazionistica;
per di più l’Islam estese le sue conquiste su tutta l’Asia centrale e si frappose come barriera fra l’Occidente e l’estremo
Oriente, una grande muraglia di intolleranza e di odio assai più forte della muraglia di pietra che i Cinesi avevano
costruito un tempo per tener lontani i Tartari.
Ma il grande esploratore non era ancora vinto. Un secolo e mezzo circa dopo la morte di Marco, un capitano di mare
genovese, leggendo la traduzione latina dei viaggi di Polo, ebbe l’idea che per raggiungere quei luoghi, ora che il buio
copriva l’Asia centrale e l’anarchia sbarrava la strada al Golfo persico, bisognasse navigare per occidente: non più un
viaggio individuale ma bensì finanziato dai potenti di Spagna. La forma più evoluta di questo modello vedrà dal XVIII
secolo le grandi Compagnie Commerciali, veri e propri "cartelli" a capitale misto, diventare il trampolino per la
conquista di mercati remoti, cui seguirà la creazione delle colonie. Il viaggio commerciale resta peraltro un esempio
compiuto della commistione tra le varie tipologie: Marco Polo parte dall'Europa come mercante, esercita varie attività
in Cina trasformandosi in diplomatico, governatore e, rientrato in patria, in raffinato divulgatore dell'impero mongolo.
I presupposti economici del colonialismo.
Il colonialismo moderno nasce nell'Europa occidentale dei secoli XV e XVI, allorché già erano in atto i meccanismi
economico-sociali di disgregazione del feudalesimo e di formazione dei rapporti di produzione capitalistici, basati
prevalentemente sulla manifattura. In questo periodo, la metallurgia e l'industria mineraria, tessile, manifatturiera (ad
esempio orologi, vetri, specchi, armi da fuoco, oggetti di lavoro precisi, eccetera) avevano raggiunto un'indipendenza
quasi totale dall'agricoltura, realizzando profitti notevolmente superiori. Anche nelle campagne era aumentata quella
parte della produzione agricola e dell'allevamento del bestiame destinata non al consumo dei contadini e dei
feudatari, ma al mercato e allo scambio con prodotti dell'industria. La piccola produzione artigianale destinata al
mercato locale, l'economia agricola finalizzata all'autoconsumo, le rendite parassitarie dei grandi latifondisti, tutto
ciò stava per essere superato da una forma sociale più redditizia: quella capitalistica, sia essa nella forma
commerciale e usuraia del mercante, che nella forma imprenditoriale vera e propria.
L'allargarsi del mercato e della divisione sociale del lavoro stavano eliminando i rapporti personali tra produttore e
consumatore, stavano trasformando i prodotti in merci, il valore d'uso in valore di scambio... I mercanti, in
particolare, diventavano l'anello indispensabile che univa, su vasti mercati, le singole, grosse, aziende con i
consumatori. I produttori diretti, artigiani e contadini, rovinati dalla concorrenza dei prodotti dell'industria
manifatturiera, o intenzionati a emanciparsi dalla servitù della gleba o dalle costrizioni corporative, si trasformano in
operai salariati: i più capaci o i più fortunati tentano la strada dell'imprenditoria privata a scopo di lucro.
Uno dei modi ritenuti più facili per arricchirsi era il commercio con l'Asia, la cui importanza era notevolmente
cresciuta dopo le crociate. Genova e ancor più Venezia distribuivano a tutta Europa gli oggetti di lusso orientali più
richiesti: le spezie (pepe, chiodo di garofano, cannella, zenzero, noce moscata...), l'oro e le pietre preziose. India,
Cina e Giappone erano considerati Paesi ricchissimi già dai tempi di Marco Polo. Tuttavia, tre problemi avevano
messo in crisi questi commerci: a) il mondo musulmano monopolizzava tutti i commerci con l'Oriente e l'Estremo
Oriente, per cui l'Europa non poteva avere legami diretti con queste aree geografiche (la via commerciale che
passava attraverso il Mar Rosso era monopolio dei sultani egiziani, che a partire dal XV sec. cominciarono a imporre
dazi doganali estremamente alti su tutte le merci); b) il crollo della potenza mongola, ad opera di quella
ottomana, ebbe come risultato la fine del commercio carovaniero dell'Europa con la Cina e l'India attraverso l'Asia
centrale e la Mongolia (l'ottomano era un regime dispotico di tipo feudale-militare); c) la caduta di Costantinopoli nel
1453 e le conquiste turche nell'Asia minore e nella penisola balcanica avevano chiuso quasi completamente la via
commerciale
verso
l'Oriente
attraverso
la
stessa
Asia
minore
e
la
Siria.
Prima della "scoperta" dell'America, i commerci più proficui, ma del tutto insufficienti, dei Paesi europei con
l'Oriente e l'Africa erano diventati quelli con Egitto, Marocco, Algeria e Tunisia. Solo questi Paesi potevano avere
collegamenti diretti coi Paesi sub-sahariani (Sudan, Guinea, ecc.), per ottenere oro, avorio, schiavi e prodotti esotici.
L'esigenza degli europei, quindi, era di cercare nuove vie marittime verso l'Africa, l'India e l'Asia orientale. Le classi
socialmente più elevate: nobili e monarchi, borghesi e alto clero, che conducevano una vita molto dispendiosa o che
miravano ad accumulare capitali per investirli in attività finanziarie o produttive, o che necessitavano di
finanziamenti per gli apparati burocratici, amministrativi e militari degli emergenti Stati assoluti e nazionali,
ritenevano che il modo migliore per soddisfare le loro esigenze fosse quello di avere ingenti quantitativi di argento e
soprattutto di oro, cioè una moneta pregiata come mezzo di scambio. Ecco, in questo senso si può dire che il
colonialismo fu una diretta conseguenza del capitalismo europeo, anche se ebbe delle ripercussioni fondamentali (ai
fini, per esempio; dell'accumulazione dei capitali) sullo stesso sviluppo del capitalismo.
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