daniele radini tedeschi

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VINCENZO SARDIELLO
Dall’Iperspazio allo
Spazialismo Transgeometrico
di Agathos
I concetti di spazio e tempo nella storia dell’arte
hanno da sempre esercitato un fascino particolare per
artisti e teorici divenendo, in alcuni casi, delle
vere e proprie colonne portanti per la produzione di
idee e intuizioni che hanno contribuito
all’avanzamento del pensiero e alla nascita di nuovi
interrogativi.
Per comprendere l’universo adimensionale di Agathos è
necessario
esplorare nozioni e modelli lontani dal vocabolario
del mondo dell’arte, testimonianti la sua
contemporaneità e capacità di fondere, con un lessico
artistico originale, la scienza e l’arte.
Agathos è innanzitutto un figlio del Novecento, il
secolo che ha condensato in pochi decenni cambi di
prospettive come mai nella storia delle idee e ha
messo in discussione tutto, persino ciò che era
considerato incontrovertibile, segnando un decisivo
avanzamento di tutte le scienze.
Con il suo corredo di rivoluzioni scientifiche, il
secolo breve è stato, tuttavia, portatore di
lacerazioni e strappi tra il mondo scientifico e il
senso comune.
L’artista escienziato Carlo Franzoso, da pensatore
eretico, cerca con la sua produzione di ricucire
questi strappi costruendo un lessico artisticomatematico che mira alla creazione di un sistema che
oggettiva la relatività del pensiero, superando, di
fatto, il dualismo da sempre presente fra oggettività
e relativismo e ponendo al centro della sua azione lo
spettatore, elemento essenziale dell’opera d’arte. Per
realizzare questo suo progetto, tuttavia, occorre
sgomberare il
campo dalle ambiguità epistemologiche presenti.
Il primo elemento da demolire è quell’alone di verità
metafisica che accompagna da sempre la matematica la
quale, contrariamente a quanto percepito dal senso
comune, si regge su principi indimostrabili che
necessitano esclusivamente di una fede cieca da parte
dell’utilizzatore.
Questa fede cieca subisce nel 1931 una clamorosa
battuta d’arresto quando Kurt Gödel porta a conoscenza
della platea scientifica due teoremi, detti “di
incompletezza”, che sembrano far sgretolare le
certezze sino ad allora acquisite.
La soluzione a cui approda Agathos è la logica fuzzy,
un sistema logicomatematico che sostituisce il
principio di verità con quello di adeguatezza e
permette di attribuire a ciascuna proposizione un
grado di verità compreso fra 0 e 1.
Scompare, quindi, dal lessico dello scienziato e
dell’artista un concetto che per secoli ha occupato la
loro ricerca: la verità. La verità non è però la sola
vittima di questa nuova visione del mondo. La scienza
del XX secolo ha rivoluzionato i concetti di spazio e
tempo.
Con l’avvento delle teorie einsteiniane sulla
relatività
si scopre che lo spazio non è più una componente piana
a profondità zero, ma si trasforma in qualcosa di
molle che viene deformato dalla presenza di una massa
e si scopre, all’improvviso, l’inadeguatezza della
geometria euclidea per descrivere l’universo.
Al contrario, si dimostra essere uno strumento utile
la geometria ideata da Bernhard Riemann,
una geometria che nasce da una lacerazione, ossia
dalla negazione del quinto postulato di Euclide.
L’applicazione pratica conduce all’abbandono
dell’interpretazione spaziale sulla base delle sole
tre dimensioni.
Lo spazio si trasforma in qualcosa di curvo per la cui
rappresentazione viene impiegato un diverso sistema di
coordinate dette “gaussiane” e lo spazio e il tempo si
fondono dando origine alla quarta dimensione.
Altre certezze vengono demolite dai fisici pionieri
della meccanica quantistica che giungono a costruire
una rappresentazione del mondo fondata sul
comportamento degli elementi fisici su scala atomica e
subatomica.
Dai loro studi si giunge all’elaborazione di tre
principi che sono concettualmente rivoluzionari:
1) le informazioni contenute in qualsiasi sistema sono
sempre finite e limitate;
2) la situazione di un sistema non è data
esclusivamente dalla storia che l’ha prodotto;
3) la conoscibilità di un sistema è data nella misura
delle sue
relazioni. La portata di queste tre intuizioni ha un
impatto formidabile non solo sulla scienza, ma anche
sul nostro approccio al mondo conoscitivo.
Si ha la consapevolezza che la realtà può essere
compresa solo su base probabilistica.
A questo punto sorge una contraddizione perché la
meccanica quantistica e la relatività funzionano, ma
sono tra loro incompatibili.
Occorre quindi trovare una nuova teoria che riesca a
far conciliare le due teorie.
La partita è aperta, e arriviamo qui al contemporaneo.
Due sono le teorie più accreditate: la teoria delle
stringhe e la gravità quantistica; la sensazione però
è che il cammino da compiere sia ancora molto lungo e
in salita.
La straordinaria considerazione che possiamo trarre da
tutto questo è che, in fondo, noi non viviamo
l’universo per come ci viene descritto dalla fisica e
dalla matematica, ma conduciamo la nostra esistenza
trasportati dai sensi e dalle relazioni umane. Quello
che non viviamo direttamente, tuttavia, è la realtà
nelle sue componenti costitutive.
Di fronte a quest’apparente antinomia, che comunque
tiene in equilibrio la nostra vita altrimenti
assolutamente priva di senso, si inserisce l’artista
Agathos che, partendo dalle conoscenze dello
scienziato, sviluppa il suo linguaggio
artisticomatematico.
La transgeometria è lo sforzo estremo, dal punto di
vista epistemologico, di umanizzare principi e
concetti altrimenti assolutamente fuori portata.
La transgeometria si sviluppa in uno spazio
pentadimensionale che, oltre alle quattro dimensioni –
lunghezza, larghezza, profondità e spazio-tempo –, ha
una quinta coordinata, di tipo qualitativo, ma a cui
corrispondono valori ordinabili, legata alle proprietà
cromatiche. Tale coordinata si muove nel range
fra 0 e 1 e assume valore 0 se il punto ha il colore
bianco assoluto, valore 1 se ha il colore nero
assoluto. Il valore della quinta coordinata non
definisce la posizione del punto ma la sua
colorazione, quindi la sua “individuazione”.
Secondo tale impostazione “fuzzy” la geometria
dell’universo adimensionale è strutturata secondo
scale di sfumature di enti geometrici elementari.
Agathos è ben piantato nel Novecento artistico e
acquisisce a pieno le lezioni di Mondrian, Kandinskij
e Fontana. Il suo sforzo di andare oltre lo conduce a
rappresentare la realtà nei suoi elementi essenziali,
frazionandola nei campi di forza che costituiscono le
leggi base della natura dove domina il principio
fondamentale dell’equilibrio.
I riferimenti cromatici di Agathos, nel range bianconero, sono fortemente ispirati allo Spirituale
nell’arte di Kandinskij, che conferisce al colore una
funzione spirituale. Il colore può esercitare due
azioni sullo spettatore: un “effetto fisico”,
superficiale e basato su sensazioni momentanee,
determinato
dalla registrazione da parte della retina di un colore
piuttosto che di un altro, e un “effetto psichico”,
dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla
forza psichica dell’uomo) attraverso cui il colore
raggiunge l’anima.
La realtà diventa un velo di Maya e cela le
contraddizioni e il caos.
Il Caos, la legge suprema che regola il tutto. Ma il
caos esiste o è il modello matematico che utilizziamo
a essere inadeguato alla spiegazione di processi
universali? E, soprattutto, i processi sono universali
o basati su concetti che al momento ci sfuggono?
Il lavoro di Agathos è inoltre strettamente legato al
percorso tracciato da uno dei grandi artisti italiani
del Novecento, Lucio Fontana.
Per chiunque si misuri con il concetto di spazio è
ineludibile un confronto con il caposcuola dello
Spazialismo. La ricerca di Fontana non si concretizza
esclusivamente nella rottura con la bidimensione,
rappresentata dalla tela lacerata, ma dalla
decostruzione che mira all’essenziale e alla ricerca
di un altrove spaziale capace di dare una
rappresentazione reale dell’esistente. Per fare ciò,
Fontana non esita a rompere le regole considerate
inviolabili per la pittura.
La creazione del linguaggio transgeometrico di Agathos
si inserisce a pieno titolo nella famiglia dello
Spazialismo, e va oltre, perché non ha bisogno di
lacerare la tela per trovare altro rispetto alla
bidimensionalità, ma è costruttore di nuove
dimensioni. Lo sforzo è notevole ed è teso a creare un
nuovo paradigma interpretativo che schiaccia tutte le
certezze e tutte le verità.
Lo spazialismo transgeometrico si basa su una
semiologia complessa che riesce a confermare e a
rafforzare maggiormente le componenti costitutive
dell’intera opera adimensionale, che designa un
universo in cui le leggi fisiche e matematiche vengono
applicate in una descrizione puntuale e
irriverente del mondo di cui lo spettatore scopre
all’improvviso di non conoscere nulla e che disvela la
realtà nella sua complessità rendendo lo spettatore
componente creativo dell’universo che lo circonda e
trasformandolo in scienziato o, forse, in artista.
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