4 Casa S. Marta, Giovedì, 6 marzo 2014, Lo stile cristiano

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Casa S. Marta, Giovedì, 6 marzo 2014, Lo stile cristiano
Commento al Vangelo di Luca 9, 22-25 é una riflessione che fa seguito al racconto del
giovane ricco, il quale voleva seguire Gesù ma poi si è allontanato triste perché aveva
tanti soldi e lui era troppo attaccato per rinunciarvi. E Gesù parlava poi del rischio di avere
tanti soldi, per finire con un messaggio preciso: Non si possono servire due padroni, Dio e
le ricchezze.
Un messaggio che potremmo intitolare lo stile cristiano: “Se qualcuno vuole venire dietro a
me, cioè essere cristiano, essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua”. Perché lui, Gesù, è andato per primo su questo cammino: « Il figlio dell’uomo
deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, e dagli scribi,
venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Noi non possiamo pensare alla vita cristiana fuori
da questa strada, da questo cammino che lui ha fatto per primo. È il cammino dell’umiltà,
anche dell’umiliazione, dell’annientamento di se stesso, in quanto lo stile cristiano senza
croce non è affatto cristiano e se la croce è una croce senza Gesù, non è cristiana.
Assumere uno stile di vita cristiano dunque significa prendere la croce con Gesù e andare
avanti. Cristo stesso ci ha mostrato questo stile annientando se stesso. Egli, pur essendo
uguale a Dio non se ne vantò, non si considerò un bene irrinunciabile, ma annientò se
stesso e si è fece servo per tutti noi.
È questo lo stile di vita che ci salverà, ci darà gioia e ci farà fecondi. Perché questo
cammino che porta a rinnegare se stesso, è fatto per dare vita; è il contrario del cammino
dell’egoismo, cioè quello che porta a essere attaccato a tutti i beni solo per sé. Questo
invece è un cammino aperto agli altri, perché è lo stesso fatto da Gesù. Dunque è un
cammino di annientamento per dare vita. Lo stile cristiano è proprio in questo stile di
umiltà, di mitezza, di mansuetudine. Chi vuole salvare la propria vita la perderà. Nel
Vangelo Gesù ripete questa idea. Ricordate quando parla del chicco di grano: questo
seme se non muore non può dare frutto (cfr. Giovanni, 12, 24).
Si tratta di un cammino da compiere con gioia, perché è lui stesso che ci dà la gioia.
Seguire Gesù è gioia. Ma, ha ripetuto, bisogna seguirlo con il suo stile e non con lo stile
del mondo, facendo ciò che ognuno può: l’importante è farlo per dare vita agli altri non per
dare vita a se stessi. È lo spirito di generosità.
Ecco allora la strada da seguire: Umiltà, servizio, niente egoismo, non sentirsi importanti o
farsi davanti agli altri come una persona importante: sono cristiano...!. l’Imitazione di
Cristo, ci dà un consiglio bellissimo: ama, nesciri et pro nihilo reputari, “ama, non essere
conosciuto e essere giudicato come niente”. È l’umiltà cristiana. È quello che ha fatto
Gesù prima.
Basilica di S. Sabina, Mercoledì, 5 marzo 2014, Omelia delle Ceneri
Laceratevi il cuore e non le vesti (Gl 2,13).
Con queste penetranti parole del profeta Gioele, la liturgia ci introduce oggi nella
Quaresima, indicando nella conversione del cuore la caratteristica di questo tempo di
grazia. L’appello profetico costituisce una sfida per tutti noi, nessuno escluso, e ci ricorda
che la conversione non si riduce a forme esteriori o a vaghi propositi, ma coinvolge e
trasforma l’intera esistenza a partire dal centro della persona, dalla coscienza. Siamo
invitati ad intraprendere un cammino nel quale, sfidando la routine, ci sforziamo di aprire
gli occhi e le orecchie, ma soprattutto aprire il cuore, per andare oltre il nostro “orticello”.
Aprirsi a Dio e ai fratelli. Sappiamo che questo mondo sempre più artificiale ci fa vivere in
una cultura del “fare”, dell’“utile”, dove senza accorgercene escludiamo Dio dal nostro
orizzonte. Ma anche escludiamo l’orizzonte stesso! La Quaresima ci chiama a
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“riscuoterci”, a ricordarci che noi siamo creature, semplicemente che noi non siamo Dio.
Quando io guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per occupare
spazi, io penso: questa gente gioca a Dio Creatore. Ancora non si sono accorti che non
sono Dio.
E anche verso gli altri rischiamo di chiuderci, di dimenticarli. Ma solo quando le difficoltà e
le sofferenze dei nostri fratelli ci interpellano, soltanto allora possiamo iniziare il nostro
cammino di conversione verso la Pasqua. E’ un itinerario che comprende la croce e la
rinuncia. Il Vangelo di oggi indica gli elementi di questo cammino spirituale: la preghiera, il
digiuno e l’elemosina (cfr Mt 6,1-6.16-18). Tutti e tre comportano la necessità di non farsi
dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l’apparenza; il valore della vita
non dipende dall’approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro.
Il primo elemento è la preghiera. La preghiera è la forza del cristiano e di ogni persona
credente. Nella debolezza e nella fragilità della nostra vita, noi possiamo rivolgerci a Dio
con fiducia di figli ed entrare in comunione con Lui. Dinanzi a tante ferite che ci fanno male
e che ci potrebbero indurire il cuore, noi siamo chiamati a tuffarci nel mare della preghiera,
che è il mare dell’amore sconfinato di Dio, per gustare la sua tenerezza. La Quaresima è
tempo di preghiera, di una preghiera più intensa, più prolungata, più assidua, più capace
di farsi carico delle necessità dei fratelli; preghiera di intercessione, per intercedere davanti
a Dio per tante situazioni di povertà e di sofferenza.
Il secondo elemento qualificante del cammino quaresimale è il digiuno. Dobbiamo
stare attenti a non praticare un digiuno formale, o che in verità ci “sazia” perché ci fa
sentire a posto. Il digiuno ha senso se veramente intacca la nostra sicurezza, e anche se
ne consegue un beneficio per gli altri, se ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano,
che si china sul fratello in difficoltà e si prende cura di lui. Il digiuno comporta la scelta di
una vita sobria, nel suo stile; una vita che non spreca, una vita che non “scarta”. Digiunare
ci aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla condivisione. E’ un segno di presa di
coscienza e di responsabilità di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, specialmente nei
confronti dei poveri e dei piccoli, ed è segno della fiducia che riponiamo in Dio e nella sua
provvidenza.
Terzo elemento, l’elemosina: essa indica la gratuità, perché nell’elemosina si dà a
qualcuno da cui non ci si aspetta di ricevere qualcosa in cambio. La gratuità dovrebbe
essere una delle caratteristiche del cristiano, che, consapevole di aver ricevuto tutto da
Dio gratuitamente, cioè senza alcun merito, impara a donare agli altri gratuitamente. Oggi
spesso la gratuità non fa parte della vita quotidiana, dove tutto si vende e si compra. Tutto
è calcolo e misura. L’elemosina ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà
dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi
non vuole condividere con gli altri il proprio benessere.
Con i suoi inviti alla conversione, la Quaresima viene provvidenzialmente a risvegliarci, a
scuoterci dal torpore, dal rischio di andare avanti per inerzia. L’esortazione che il Signore
ci rivolge per mezzo del profeta Gioele è forte e chiara: Ritornate a me con tutto il cuore
(Gl 2,12). Perché dobbiamo ritornare a Dio? Perché qualcosa non va bene in noi, non va
bene nella società, nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di dare una svolta. E
questo si chiama avere bisogno di convertirci! Ancora una volta la Quaresima viene a
rivolgere il suo appello profetico, per ricordarci che è possibile realizzare qualcosa di
nuovo in noi stessi e attorno a noi, semplicemente perché Dio è fedele, è sempre fedele,
perché non può rinnegare se stesso, continua ad essere ricco di bontà e di misericordia,
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ed è sempre pronto a perdonare e ricominciare da capo. Con questa fiducia filiale,
mettiamoci in cammino!
Piazza San Pietro, Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2014, Udienza generale
Cari fratelli e sorelle, buongiorno
inizia oggi, Mercoledì delle Ceneri, l’itinerario quaresimale di quaranta giorni che ci
condurrà al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore,
cuore del mistero della nostra salvezza. La Quaresima ci prepara a questo momento tanto
importante, per questo è un tempo “forte”, un punto di svolta che può favorire in ciascuno
di noi il cambiamento, la conversione. Tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare
in meglio. La Quaresima ci aiuta e così usciamo dalle abitudini stanche e dalla pigra
assuefazione al male che ci insidia. Nel tempo quaresimale la Chiesa ci rivolge due
importanti inviti: prendere più viva consapevolezza dell’opera redentrice di Cristo; vivere
con più impegno il proprio Battesimo.
La consapevolezza delle meraviglie che il Signore ha operato per la nostra salvezza
dispone la nostra mente e il nostro cuore ad un atteggiamento di gratitudine verso Dio, per
quanto Egli ci ha donato, per tutto ciò che compie in favore del suo Popolo e dell’intera
umanità. Da qui parte la nostra conversione: essa è la risposta riconoscente al mistero
stupendo dell’amore di Dio. Quando noi vediamo questo amore che Dio ha per noi,
sentiamo la voglia di avvicinarci a Lui: questa è la conversione.
Vivere fino in fondo il Battesimo – ecco il secondo invito – significa anche non abituarci
alle situazioni di degrado e di miseria che incontriamo camminando per le strade delle
nostre città e dei nostri paesi. C’è il rischio di accettare passivamente certi comportamenti
e di non stupirci di fronte alle tristi realtà che ci circondano. Ci abituiamo alla violenza,
come se fosse una notizia quotidiana scontata; ci abituiamo a fratelli e sorelle che
dormono per strada, che non hanno un tetto per ripararsi. Ci abituiamo ai profughi in cerca
di libertà e dignità, che non vengono accolti come si dovrebbe. Ci abituiamo a vivere in
una società che pretende di fare a meno di Dio, nella quale i genitori non insegnano più ai
figli a pregare né a farsi il segno della croce. Io vi domando: i vostri figli, i vostri bambini
sanno farsi il segno della croce? Pensate. I vostri nipoti sanno farsi il segno della croce?
Glielo avete insegnato? Pensate e rispondete nel vostro cuore. Sanno pregare il Padre
Nostro? Sanno pregare la Madonna con l'Ave Maria? Pensate e rispondetevi. Questa
assuefazione a comportamenti non cristiani e di comodo ci narcotizza il cuore!
La Quaresima giunge a noi come tempo provvidenziale per cambiare rotta, per recuperare
la capacità di reagire di fronte alla realtà del male che sempre ci sfida. La Quaresima va
vissuta come tempo di conversione, di rinnovamento personale e comunitario mediante
l’avvicinamento a Dio e l’adesione fiduciosa al Vangelo. In questo modo ci permette anche
di guardare con occhi nuovi ai fratelli e alle loro necessità. Per questo la Quaresima è un
momento favorevole per convertirsi all’amore verso Dio e verso il prossimo; un amore che
sappia fare proprio l’atteggiamento di gratuità e di misericordia del Signore, il quale si è
fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). Meditando i misteri centrali
della fede, la passione, la croce e la risurrezione di Cristo, ci renderemo conto che il dono
senza misura della Redenzione ci è stato dato per iniziativa gratuita di Dio.
Rendimento di grazie a Dio per il mistero del suo amore crocifisso; fede autentica,
conversione e apertura del cuore ai fratelli: questi sono elementi essenziali per vivere il
tempo della Quaresima. In questo cammino, vogliamo invocare con particolare fiducia la
protezione e l’aiuto della Vergine Maria: sia Lei, la prima credente in Cristo, ad
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accompagnarci nei giorni di preghiera intensa e di penitenza, per arrivare a celebrare,
purificati e rinnovati nello spirito, il grande mistero della Pasqua del suo Figlio.
Casa S. Marta, Martedì, 4 marzo 2014, Il martirio non appartiene solo al passato
Commento a Marco 10, 28-31. Gesù — ha esordito il Pontefice — aveva finito di parlare
del pericolo delle ricchezze, di quanto era difficile che un ricco entrasse nel regno dei cieli.
E Pietro gli fa questa domanda: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Quale
sarà il nostro guadagno?”. Gesù è generoso e comincia a dire a Pietro: “In verità io vi dico:
non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madri o padri o campi per
causa mia e per causa del Vangelo che non riceva già ora in questo tempo cento volte, e
fratelli e sorelle e madri e figli e campi...”.
ForsePietro pensava: “Questa è una bella attività commerciale, andare dietro Gesù ci fa
guadagnare tanto, cento volte tanto”. Ma Gesù aggiunge tre paroline: “insieme a
persecuzioni”. E poi avrà la vita eterna. In sostanza intende Sì, voi avete lasciato tutto e
riceverete qui nella terra tante cose, ma con la persecuzione. È come un’insalata con l’olio
della persecuzione. Questo è il guadagno del cristiano e questa è la strada di chi vuole
andare dietro Gesù. Perché è la strada che ha fatto lui: lui è stato perseguitato.
È la strada dell’abbassamento, la stessa che san Paolo Indica ai Filippesi quando dice che
Gesù, facendosi uomo, si abbassò sino alla morte di croce. Questa è proprio la tonalità
della vita cristiana, che è anche gioia. Infatti seguire Gesù è una gioia. Nelle beatitudini
Gesù dice: beati voi quando vi insulteranno, quando sarete perseguitati a causa del mio
nome.
Dunque la persecuzione è una delle beatitudini. Tanto che i discepoli, subito dopo la
venuta dello Spirito Santo, hanno cominciato a predicare e sono cominciate le
persecuzioni. Pietro è andato in carcere, Stefano ha testimoniato con la morte, così come
Gesù, con falsi testimoni. E poi ci sono stati ancora tanti altri testimoni, sino al giorno
d’oggi. La croce è sempre sulla strada cristiana.
Certo noi potremo avere tanti religiosi, tante religiose, tante madri, tanti padri, tanti fratelli
nella Chiesa, nella comunità cristiana. E questo è bello. Ma avremo anche la
persecuzione, perché il mondo non tollera la divinità di Cristo, non tollera l’annuncio del
Vangelo, non tollera le beatitudini. Proprio da qui scaturisce la persecuzione, che passa
anche attraverso le parole, le calunnie. Così avveniva ai cristiani dei primi secoli, che
subivano le diffamazioni e pativano il carcere.
Ma noi dimentichiamo facilmente. Pensiamo ai tanti cristiani che sessant’anni fa erano
rinchiusi nei campi, nelle prigioni dei nazisti, dei comunisti: tanti, solo perché erano
cristiani. E questo è ciò che accade anche oggi, ha lamentato, nonostante la nostra
convinzione di aver raggiunto un grado di civiltà diversa e una cultura più matura.
Io vi dico che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa. Tanti fratelli e
sorelle nostre che offrono la loro testimonianza di Gesù e sono perseguitati. Sono
condannati perché posseggono una Bibbia. Non possono portare il segno della croce.
Questa è la strada di Gesù. Ma è una strada gioiosa perché mai il Signore ci mette alla
prova più di quello che noi possiamo sopportare.
Certamente la vita cristiana non è un vantaggio commerciale. È semplicemente seguire
Gesù. Quando seguiamo Gesù succede questo. Pensiamo se noi abbiamo dentro di noi la
voglia di essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù...pensiamo anche ai tanti fratelli e
sorelle che oggi non possono pregare insieme perché sono perseguitati, non possono
avere il libro del Vangelo o una Bibbia perché sono perseguitati. Pensiamo a questi fratelli
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e sorelle che non possono andare a messa perché è vietato. Quante volte giunge un prete
di nascosto fra loro e fanno finta di essere a tavola a prendere un tè e celebrano la messa
di nascosto. Questo succede oggi. Da qui l’invito conclusivo: Pensiamo: sono disposto a
portare la croce come Gesù? A sopportare persecuzioni per dare testimonianza a Gesù
come fanno questi fratelli e sorelle che oggi sono umiliati e perseguitati? Questo pensiero
ci farà bene a tutti.
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