Universalmuseum Joanneum Comunicato stampa Excursus in

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Universalmuseum
Joanneum
Comunicato stampa
Universalmuseum Joanneum
Mariahilferstraße 4, 8020 Graz, Austria
www.museum-joanneum.at
[email protected]
Telefono +43-316/8017-9211
Excursus in scena
Lavori teatrali di Günter Brus
Foglietto di sala
Sulla scia della mostra Excursus in scena, il BRUSEUM invita il suo pubblico a compiere un
viaggio in un mondo fantastico, popolato di personaggi poliedrici, racconti stratificati e
attrazioni da luna park. Al centro della presentazione vi sono costumi e scenografie, oggetti di
scena originali e pezzi teatrali scaturiti dall’inconfondibile penna di Günter Brus, che permettono
di gettare uno sguardo all’interno di un complesso regno di idee. Ad attenderci troveremo fiabe,
commedie, drammi e narrazioni che sembrano emergere dall’inconscio umano. I personaggi e i
luoghi che incontreremo durante il viaggio si animeranno di vita (propria) grazie alle creazioni per
il palcoscenico di Günter Brus. A tale proposito, una volta, parlando delle proprie creazioni, Brus
ha dichiarato: «Sul palcoscenico si deve trasportare MOLTA illusione! Tanta MUSICA deve
accompagnare l’azione. L’attore deve cadere prigioniero nella rete dei colori della scena – […]
ANCORA, ANCORA PIÙ ILLUSIONE! BANDO ALLE ERUDIZIONI!». Al BRUSEUM, fra sale ricche di
colori, i visitatori potranno sperimentare in prima persona la forza delle immagini che l’artista
vuol generare sul palcoscenico.
Erinnerungen an die Menschheit (Ricordi dell’umanità)
La rappresentazione, andata in scena in prima assoluta nel settembre del 1985 alla
Schauspielhaus di Graz e prodotta nel contesto del festival steirischer herbst, confronta il
pubblico con 28 bizzarre scenette, fra loro prive di esplicito nesso, ma al massimo collegabili per
associazione. Si tratta di “ricordi dell’umanità”, che sembrano scaturire dall’inconscio e che
proprio per questa loro struttura irrazionale lasciano sconcertati: per esempio, c’è una
gigantesca rana cieca che con il suo gracidare disturba un uomo nella sua solitudine, il quale alla
fine colpisce la rana con un’accetta; diversi cibi e utensili su di un tavolo apparecchiato per la
prima colazione cominciano a litigare ferocemente; un paziente ricoverato in un istituto (di igiene
mentale) analizza l’autoinganno in cui si culla l’umanità: «L’umanità non è la verità, ma l’errore»,
prima di togliersi la camicia di forza, stendere le ali e volar via. Le brevi scene mostrano
situazioni della vita quotidiana (siano esse sentimenti, luoghi o convenzioni) in un’ottica
storpiata e scuotono il nostro comune modo di pensare. Il significato del pezzo non sta in una
narrazione coerente, ma nell’impressione complessiva lasciata da questa sequenza di momenti
apparentemente scollegati.
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LUNA LUNA
Nell’estate del 1987 André Heller presentò ad Amburgo un parco dei divertimenti dell’arte. «Luna
Luna» si componeva di svariati padiglioni, opera di oltre una trentina di rinomati esponenti della
pittura, della scultura, della musica e della letteratura. Oltre a Günter Brus c’erano Salvador Dalí,
Joseph Beuys, Manfred Deix, Sonia Delaunay, Keith Haring, Christian Ludwig Attersee, Hermann
Nitsch, Wolfgang Herzig, Friedensreich Hundertwasser, Roy Lichtenstein, Peter Pongratz, Daniel
Spoerri, Jean Tinguely e tanti altri nomi di rango. Pur non rappresentando lavori teatrali in senso
stretto, le case degli spettri, i baracconi del tiro al bersaglio, i caroselli e le tante altre attrazioni
tipiche, o anche nuove, del luna park si configurano come rappresentazioni e hanno carattere
scenico. L’idea era quella di incantare e divertire il pubblico di ogni età e grado d’istruzione; il
carosello, per esempio, fu interpretato come scultura in movimento e la casa degli spettri come
luogo delle immagini. Per il suo padiglione esagonale chiamato «De Lyrium» (in una prima bozza
lo aveva chiamato «Bruseum»), Günter Brus ideò teche che illuminassero il fantastico mondo
delle matite colorate. Motivo dominante dell’architettura del padiglione era, infatti, la matita
che, strumento creativo dell’artista, sembrava qui animarsi di vita propria. La musica che
riecheggiava nel padiglione era di Hermann Nitsch.
Erwartung (Attesa)
Composta da Arnold Schönberg nel 1909, «Erwartung» è un monodramma in un unico atto con
quattro scene. In esso manca l’interazione tra diversi personaggi e tutta la trama si riduce alle
esperienze di un’unica attrice ovvero cantante. Nella raccapricciante atmosfera di un’oscura
foresta, una donna è alla ricerca del suo amato, nel cuore sentimenti misti di paura e trepidante
attesa. Alla fine s’imbatte in un cadavere umano: il cadavere dell’amato. Accanto a lui ella resta
fino all’alba. Nel pezzo la foresta simboleggia l’oscurità, il pericolo, la minaccia, la solitudine e
l’orrore facendosi specchio della sfera emotiva della protagonista. Il monologo della donna è
fatto di frasi sconclusionate e frammentarie, e va inteso come espressione spontanea del suo io
interiore. Come il libretto scritto da Marie Pappenheim si libera in parte dai vincoli della sintassi,
così anche la musica di Schönberg non resta legata alla tonalità. Di questa produzione del 1988
Günter Brus curò la scenografia, che nei suoi schizzi vede come motivo dominante sul
palcoscenico un grande cuore il cui battito continuo resta una costante in tutte le scene.
Das schlaue Füchslein (La piccola volpe astuta)
L’opera del compositore ceco Leoš Janáček conduce in un intricato mondo fiabesco che Janáček
sviluppa nel proprio libretto prendendo le mosse da un racconto di Rudolf Těsnohlídek: la piccola
volpe, che fin da piccola è prigioniera del guardacaccia, riesce un bel giorno a fuggire nel bosco,
dove s’impossessa della tana del tasso dopo averlo messo in fuga. Ben presto conosce anche la
volpe maschio con cui darà vita ad una felice famiglia di volpi. Ma l’idillio viene spezzato
bruscamente: la piccola volpe viene uccisa dal venditore ambulante in un raptus d’ira. La
narrazione della fiaba rivela analogie con la vita umana. I protagonisti animali (volpi, galline,
tasso e picchio) fanno da veicolo per gettare uno sguardo profondo nella sfera umana. Nel 1994
Günter Brus idea i costumi per la nuova rappresentazione dell’opera. La volpe riceve un costume
aderente e un’ammiccante maschera sugli occhi, attraverso le quali si presenta come un
personaggio erotico e astuto. Il guardacaccia, dal canto suo, ha una grande nocciola sulla testa e
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un cappotto ricoperto di foglie, a simboleggiare il suo legame con il bosco. La volpe maschio
rimanda all’uomo di mondo vestito alla moda. Dai costumi emergono tratti caratteriali dei
personaggi e si sviluppa un coinvolgente racconto sul divenire e sul trascorrere come anche sulle
pulsioni della vita.
Die Fürstin von Cythera (La regina di Cythera)
Il primo dramma scaturito dalla penna di Fritz von Herzmanovsky-Orlando è una commedia di
maschere veneziane che ha per protagoniste diverse figure della Commedia dell’arte: la
Repubblica di Venezia è in subbuglio per l’avvistamento di una nave con equipaggio turco; si
teme un attacco armato. Come se non bastasse, l’influente commerciante Pantalone è afflitto
anche da problemi di natura privata: in qualità di tutore della nipote Zerbinetta, egli ha deciso di
maritarla, ma la giovane, ammirata da uno stuolo di corteggiatori, non ne vuole sapere di
sposare il candidato da lui eletto, il dotto Don Tiburzio. La faccenda si acuisce al punto che
Zerbinetta si traveste da uomo e, sfidato Tiburzio a duello, gli strappa la rinuncia alla sua mano.
Nel frattempo, la tanto temuta nave è approdata a Venezia e in città regna agitazione. Ben
presto, tuttavia, si scopre che si tratta soltanto dell’arrivo della regina dell’isola di Cythera, che
ama vestire il suo equipaggio in costumi turchi e che, naturalmente, non ha affatto intenzioni
ostili. La regina s’invaghisce di Zerbinetta travestita da uomo. Venendo a capo dell’inganno, la
regina, seduta stante, nomina Zerbinetta suo ministro della guerra, laddove la sua unica arma
sarà il suo aspetto, ed eleva Venezia a città dell’amore. Nel 1995 Günter Brus disegna i costumi
per questo pezzo: di numerose figure egli sottolinea il carattere umoristico, come ad esempio dei
membri dell’equipaggio “turco” della regina, con le loro vesti variopinte, e del travestimento
maschile di Zerbinetta, che indossa una maschera raffigurante il volto adirato di un uomo. La
regina, al contrario, si presenta come una nobil dama, vestita di mantello color nero e oro e con
uno sgargiante copricapo.
Lavori incompiuti
Non tutti i testi, i progetti e le bozze che vengono concepiti per la rappresentazione teatrale
arrivano a concretizzarsi sul palcoscenico. Der Frackzwang (L’obbligo del frack), un pezzo
musicato in quattro atti (inverno, primavera, estate, autunno) del 1976 rappresenta il primo
esperimento di Günter Brus come autore di teatro. Il lavoro fu pubblicato dalla casa editrice “Das
Hohe Gebrechen”, ma non calcò mai le scene. Sulla sua scia entriamo nel surreale mondo di due
rivali (il Consigliere e il Perdigiorno), dell’adorata Metze e dell’incorporazione dell’Agitazione, che
alla fine lasciano il pubblico perplesso. Diversi sono anche i bozzetti di Brus per possibili
spettacoli. Per esempio per Der einsame Weg (Il cammino solitario) di Arthur Schnitzler, che
narra le vicende del pittore Julian Fichtner, disconosciuto dal proprio figlio e abbandonato ad
una vecchiaia in solitudine perché un tempo egli aveva abbandonato la madre del bambino e a
causa della sua mancanza di umanità. La sgargiante scenografia ideata da Brus sembra stabilire
un contrasto con il tono desolato della narrazione. Per la parodia Kaiser Josef und die
Bahnwärterstochter (L’imperatore Giuseppe e la figlia del cantoniere) di Herzmanovsky-Orlando,
Brus abbozza costumi e scenografia, ma i lavori non andranno mai oltre la primissima fase
concettuale. La vicenda narra dell’incontro dell’imperatore Giuseppe II con la graziosa Notzerl,
figlia del cantoniere Zwölfaxinger, presso una solinga stazione ferroviaria, e del fallimento di un
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attentato contro l’imperatore. Endlich Schluss (Finalmente basta), basato su di un lavoro di
Peter Turrini, per il quale Günter Brus aveva ideato l’allestimento, fu sì realizzato, ma non
secondo le aspettative di Brus: molte delle proposte di Brus realtive al monologo del suicida, che
all’improvviso si rende conto di essere felice, non vengono attuate o trovano solo parziale
realizzazione.
Burleske Kunstfehler (Burleschi errori d’artista)
Burleske Kunstfehler è il primo lavoro teatrale scritto da Günter Brus ad essere stato
rappresentato. La prima si è svolta nel 2007 presso la Kunsthalle di Weiz. Il pezzo muove
pungenti eppur ilari critiche alla teoria dell’arte: un baldanzoso teorico d’arte tenta di avere la
meglio su di un’irriverente masnada di ragazzini, al contempo impartendo ordini ad una cappella
di musicisti. Per lui, cui persino Nostro Signore e il Diavolo si rivolgono ogni tanto per una
chiacchierata, è chiaro che l’arte non esisterebbe senza la sua presenza: «I geni dell’arte non
comprendono che senza le teorie dell’arte non sarebbero nulla, nient’altro che bambini
superdotati morti prematuramente o talenti affogati nell’alcol». Ciò nonostante, con i suoi
altisonanti monologhi, il teorico dell’arte non entusiasma il suo pubblico, anzi, lo annoia, e
invece di attirare la gente verso l’arte, le sue parole fanno da deterrente. Alla fine, il teorico
incontra alcuni geni artistici, cui Günter Brus attribuisce costumi che li inquadrano come
divertenti allegorie: fra di loro si riconoscono lo stesso Günter Brus, Hermann Nitsch,
Friedensreich Hundertwasser, Piet Mondrian, Jackson Pollock e Pablo Picasso, identificati
attraverso tipiche rappresentazioni o tratti stilistici della propria arte. Günter Brus, per esempio,
indossa un completo bianco con una striscia nera, che ne ricorda la prima azione in pubblico, la
“Passeggiata viennese” del 1965. In tale occasione egli se ne andò passeggiando per le strade di
Vienna tutto tinto di bianco con una pennellata nera che sembrava dividerlo a metà. Anche i
geni, comunque, restano poco impressionati dalle interpretazioni che il teorico dell’arte dà delle
loro persone.
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