3/restauro e recupero di edifici esistenti

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I
l recupero è il rapporto dialettico tra conservazione e
innovazione, tra permanenza
ed emergenza. Restaurare e
conservare significa restituire la ricchezza della storia in
chiave moderna. All’uomo moderno il compito di rispettare
l’estetica delle stratificazioni
attraverso il riconoscimento,
l’analisi e la valorizzazione.
3/
restauro
e recupero
di edifici
esistenti
3 IM_01
Restauro chiesa-fortezza
di S. Pietro
Primo premio Categoria 3
Migliore realizzazione in assoluto tra le cinque premiate
Cipressa (IM)
Anno di realizzazione: 2006-2010
L’
intervento rifunzionalizza il bene
culturale reinterpretando le duplici anime che lo contraddistinguono: la Chiesa e la Fortezza. È infatti
questa duplice identità che viene assunta alla base del processo progettuale e
che viene illustrata al visitatore anche
attraverso un percorso espositivo appositamente predisposto che lo accompagna fino alla copertura da dove si colgono le altre fortificazioni di quel tratto
di costa con cui la fortezza interagisce.
Si tratta di esempio forse unico di edificio religioso (risalente alla metà del XIII
secolo) trasformato, per ragioni difensive, in fortezza all’epoca delle invasioni
barbaresche che colpirono per la seconda volta il ponente della Liguria a metà
del sec. XVI. L’edificio ben si prestava
a questo nuovo ruolo: era costruito in
zona ripida con buona visibilità verso il
mare, all’ingresso del nucleo, con solidi
ed alti muri. In questa fase, l’intervento di fortificazione porta alla chiusura
dell’ingresso laterale, alla sostituzione
della copertura originaria con una volta
con soprastante terrazza circondata da
alti muri bucati da feritoie, all’inserimento delle caditoie sopra il portone centrale e sul lato nord, ed alla realizzazione
di due garitte agli angoli della copertura.
L’intervento, oltre a lavorazioni specifiche di conservazione del bene, cerca di
introdurre elementi di innovazione che
si affiancano alla preesistenza e che
risultano eventualmente removibili. Si
tratta di nuove “parti” comunque necessarie a rifunzionalizzare il bene dotandolo degli impianti tecnologici indispen-
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sabili per “ri-usare” adeguatamente il
monumento.
L’intervento di restauro ha previsto le seguenti principali lavorazioni:
1) consolidamento di fondazioni, murature e volte di copertura;
2) restauro di pavimentazioni, intonaci
ed elementi architettonici;
3) restauro di serramenti ed apparati
decorativi.
4) Restauro delle coperture dell’abside
e del campanile settecentesco.
Il progetto del “nuovo” si contraddistingue soprattutto attraverso i seguenti elementi:
1) realizzazione della pavimentazione
sopraelevata a livello terra smontabile e
rimontabile a seconda dei diversi usi del
monumento;
2) realizzazione della copertura in rheinzink con soprastante percorso pedonale;
3) Realizzazione del percorso di collegamento verticale.
La nuova pavimentazione
Per consentire nuovi usi all’interno della Chiesa, dotandola dei necessari impianti tecnologici, è stata realizzata una
pavimentazione in legno sopraelevata
da strutture in acciaio corten sotto cui
sono collocati gli impianti tecnologici.
Due grandi campi centrali conservati con
la pietra originale, in occasione di manifestazioni pubbliche, verranno chiusi da
una pavimentazione removibile, sempre
in legno, sostenuta da una struttura in acciaio ed alluminio realizzata con pedane
modulari sostenute da piedi regolabili.
La nuova copertura
La parte superiore della volta di copertu-
ra, reinterpretando la situazione storica
del terrazzo di copertura, è stata ricostruita e consolidata con calce NHL2. Interamente ricoperta con assito di legno e
materiali impermeabilizzanti/coibentanti,
è stata rivestita con lamiera di “rheinzink”. Lungo i lati nord e sud, dove probabilmente ci si affacciava per difendersi
e controllare gli ingressi al paese, è stata
appoggiata una passerella pedonale che
consente di raggiungere le garitte esistenti ed ammirare il panorama di quel
tratto di costa ligure.
Il percorso verticale
L’accesso al percorso sulla copertura è
garantito da due sistemi di scale in acciaio corten interrotti e tenuti insieme da
un soppalco, destinato ad esposizione
permanente, collocato sopra l’ingresso
principale del monumento.
Capogruppo: Arch. Luca Dolmetta
Progettisti: Arch. Luca Dolmetta, Arch. Aldo
Panetta, Ing. Giacomo Saguato, Ing. Roberto
Luccoli
Collaboratori: Lorenzo Monarca, Erika Romagna,
Ilaria Cargiolli
Titolo dell’opera: Restauro chiesa-fortezza
di S. Pietro
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Cipressa (IM)
Anno di realizzazione: 2006-2010
Committenza: Amministrazione Comunale di
Cipressa
Progettista strutturale: Ing. Giacomo Saguato
(Imperia)
Progettista impianto termico, condizionamento
ed idrico sanitario: Ing. Roberto Luccoli (Genova)
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
Ing. Roberto Luccoli (Genova)
Direttore dei lavori: Arch. Luca Dolmetta - Genova
IMPRESE ESECUTRICI
Negro F.lli Costruzioni Generali Spa - Imperia
Artes Srl - Cuneo
Extravega - Milano
IM.EL. Impianti Elettrici - Savona
Negro Impianti Idraulici - Imperia
ZP Zunino Pietre Snc - Imperia
LRM - Genova
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3 CN_02
Ex Asilo cattolico Bono
Restauro e risanamento conservativo
con rifunzionalizzazione degli spazi
Diocesi di Cuneo / Uffici
Giornale La Guida / Uffici e redazione
Sale convegni
Cuneo
Anno di realizzazione: 2010-2011
interno e silicati puri di potassio per
esterno.
- Rimaneggiatura del manto di copertura compresa la pulizia delle grondaie.
- Rimozione di pavimentazione esterna per nuova sistemazione come da
disegni di progetto.
- Trasformazione dello spazio interno
a tutta altezza in ambiente a doppia
altezza mediante realizzazione di soletta in acciaio e legno mantenendo
altezze interne a norma di legge.
- Creazione di nuovi servizi igienici al
piano secondo le nuove funzioni ospitate.
- Installazione di montacarichi di dimensioni e forma a norma per l’abbat-
timento delle barriere architettoniche.
-Realizzazione di scala esterna di accesso al primo livello
I muri esterni sono stati intonacati con
calce idraulica naturale e tinteggiati
con ciclo ai silicati puri di potassio con
colori pastello. Le altezze interne dei
locali sono superiori ai 2,70 m e le superfici finestrate (maggiori di 1/8 della
superficie del pavimento) rispettano le
norme igienico-sanitarie. Tutti i locali
interni sono stati intonacati e tinteggiati con tinte a calce a colori pastello.
I sistemi di oscuramento sono costituiti da tende interne a rullo e scuri
in legno a seconda delle esigenze di
progetto e delle caratteristiche formali
del fabbricato.
In riferimento alla normativa per il superamento delle barriere architettoniche (Legge 13 del 1989 e s.m.i.) l’edificio rispetta i requisiti di accessibilità
e visitabilità da parte di persone con
ridotte capacità motorie: il montacarichi di nuova realizzazione e tutte le
porte d’accesso presentano le dimensioni minime richieste e ad ogni piano
saranno presenti servizi igienici adatti.
Il progetto non prevede l’aggiunta di
nuovi volumi ad esclusione del vano
montacarichi (vano tecnico) e le sagome esterne dell’edificio non sono
state modificate nel pieno rispetto del
costruito storico e dell’edificio vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004 con la
sola esclusione della superfetazione
angolo nord-est del cortile. Le nuove
funzioni in progetto vedono la collocazione del giornale “La Guida” al piano
terreno (area di lavoro e sportelli pubblici accessibili a persone con ridotte
capacità motorie) con la relativa grafica pubblicitaria al piano primo del
fabbricato 2 (area di lavoro accessibile
a mezzo scala o montacarichi per persone con ridotte capacità motorie) e
uffici diocesani al piano secondo (area
di lavoro accessibile a mezzo scala o
montacarichi per persone con ridotte
capacità motorie). Inoltre al piano terreno trovano spazio locali comuni di
incontro per la Diocesi.
L’
intervento di restauro e risanamento con rifunzionalizzazione
degli spazi dell’ex asilo infantile
cattolico Bono ha previsto le seguenti
opere:
- Lavori di sgombero materiale accastato presso il cortile interno e il cortile divisorio con relativo abbattimento
delle strutture provvisorie esistenti
secondo normativa in materia di sicurezza, accatastamento e/o smaltimento in luogo autorizzato secondo le
direttive della D.L. e lavori di sgombero
materiale accatastato presso le cantine
- Demolizione completa di superfettazione angolo nord-est del cortile.
- Rimozione ordinata dei vecchi impianti idrosanitario ed elettrico compresi gli accessori e successiva installazione di nuova impiantistica secondo
la normativa vigente e la nuova rifunzionalizzazione degli spazi.
- Rimozione accurata dei serramenti in
legno con rimozione del telaio, recupero e deposito nell’ambito del cantiere
per successivo restauro in laboratorio.
- Demolizione in breccia di muratura
per regolarizzazione aperture esterne
-Demolizione e creazione di tramezzi
interni in base alla nuova rifunzionalizzazione degli spazi e sostituzione
del controsoffitto ligneo del corpo di
fabbrica ad un solo piano
- Demolizione di pavimenti interni.
- Demolizione dell’intonaco e di quello
esterno con successiva formazione di
nuovo intonaco di calce idraulica naturale e tinteggio a base di calce per
68
Capogruppo/Progettista: Arch. Igor Violino
Collaboratori: Arch. Stefania Manfredi,
Arch. Enrica Vaschetti
Titolo dell’opera: Ex Asilo cattolico Bono. Restauro e
risanamento conservativo con rifunzionalizzazione
degli spazi. Diocesi di Cuneo / Uffici. Giornale La Guida
/ Uffici e redazione. Sale convegni
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Cuneo (CN)
Anno di realizzazione: 2010-2011
Committenza: Diocesi di Cuneo
Progettista strutturale: Ing. Stefano Avagnina
Progettista impianto termico, condizionamento ed
idrico sanitario: Ing. Stefano Avagnina
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
Ing. Ettore Fechino
Progettista prevenzione incendi: Ing. Stefano Avagnina
Direttore dei lavori: Arch. Igor Violino, Arch. Giampiero
Danni, Ing. Stefano Avagnina - impianto termico,
Ing. Ettore Fechino - impianto elettrico
IMPRESE ESECUTRICI
Impresa Stefano Allisiardi
Dario Vola - Impianti elettrici
69
3 CN_03
Recupero di un nucleo
montano in Val Ellero
Roccaforte di Mondovì (CN)
Anno di realizzazione: 2006-2009
I
l nucleo rurale oggetto dell’intervento di recupero si colloca al di fuori
della frazione Rastello, nel comune
di Roccaforte Mondovì in Val Ellero. Per
i suoi caratteri formali e compositivi,
quasi integralmente conservati, il nucleo presenta i tratti tipici dell’architettura montana della valle ed un innegabile valore paesaggistico.
All’atto dell’acquisizione il lotto era costituito da un fabbricato parzialmente
recuperato e da due altri corpi parzialmente diroccati. In questi ambiti il PRG
vigente prevede la possibilità di recupero degli edifici diroccati e dei ruderi
con un limite dimensionale determinato dalla volumetria originale, se individuabile, o per analogia, dal riferimento
alla tipologie esistenti circostanti.
La richiesta della committenza è stata
fin dall’inizio di una progettazione che
si muovesse nell’assoluto rispetto dei
caratteri formali e tipologici tradizionali. Il nucleo rurale doveva essere recuperato mantenendo il sapore originale
delle frazioni montane pur adattandolo ad un uso residenziale che fosse in
grado di soddisfare le attuali esigenze
abitative.
Elemento fondante il processo progettuale ci è parso essere il rapporto tra
i tre piccoli volumi che fin dalle origini hanno articolato lo spazio intorno
all’aia. Le dimensioni particolarmente contenute, lo spessore dei muri in
pietra che ulteriormente riducono le
superfici interne, ci hanno portato ad
individuare funzioni diverse e specifiche per ogni singolo fabbricato.
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Il primo edificio, prospiciente la strada
di accesso al lotto e posizionato perpendicolarmente alle curve di livello,
accoglie al suo interno gli spazi a giorno, la cucina/pranzo ed il soggiorno;
la zona notte trova collocazione in un
fabbricato già in parte recuperato dove
si sono ricavate due camere e relativi
bagni di servizio; il terzo volume, più
piccolo ed intermedio ai due precedenti, è una vera e propria stanza da
bagno; unica concessione alla destinazione d’uso è il percorso passante
appoggiato al muro contro-terra posteriore.
La frammentazione dello spazio abitativo nelle diverse unità che lo compongono è ricucito dalla spina connettiva
posteriore costituita, in direzione del
volume della zona giorno, dall’ampia
intercapedine percorribile – intercapedine richiesta dall’ASL 16 al momento
del rilascio della precedente concessione edilizia – ed in direzione del volume della zona notte, da un porticato
coperto.
La coerenza tra aspetto formale e tecnica costruttiva è l’altro punto essenziale del progetto: la muratura è quindi
elemento portante e su di essa appoggia la struttura di lignea copertura.
Le sezioni dei muri restano importanti
anche nelle parti degli edifici che vengono ricostruite; unica concessione
rispetto alla tradizione, è la composizione del setto murario, costituito da
pietra a secco per l’esterno, intercapedine coibentata intermedia e laterizio
interno.
Il tetto a vista è stato coibentato
anch’esso ed impermeabilizzato con
guaina traspirante.
Materiali
Pietra e legno; la scelta dei materiali
è logica conseguenza dell’approccio
progettuale avanti espresso. Delle murature esterne e del tetto ligneo si è
già detto. La pietra, più precisamente
la pietra verde della Val Roia, è scelta
anche per la realizzazione dei rivestimenti e delle pavimentazioni dei locali
di soggiorno.
Il legno ritorna negli infissi e nelle pavimentazioni della zona notte.
Capogruppo/Progettista Arch. Paola Garello
Titolo dell’opera: Recupero di un nucleo montano
in Val Ellero
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Roccaforte Mondovì (CN)
Anno di realizzazione: giugno 2006 – maggio 2009
Committenza: privata
Progettista strutturale: Studio d’Ingegneria
Ing. Lorenzo Eula (CN)
Direttore dei lavori: Arch. Paola Garello (CN)
IMPRESE ESECUTRICI
Dho Pierino Impresa Edile - Roccaforte Mondovì (CN)
Dho Ezio Falegnami - Roccaforte Mondovì (CN)
71
3 CN_04
Riqualificazione
d’una vecchia casa
Genola (CN)
Anno di realizzazione: 2005-2008
N
el centro di Genola, sul lato orientale di Via Combattenti, esistono
due fabbricati,contigui ed importanti, appartenuti entrambi ai Tapparelli. Quello a nord, un po’ più alto, era un
castello ed ora una filiale della Cassa di
Risparmio di Savigliano. In aderenza sud,
il secondo con serra, accessori ed altro
fabbricato (ex scuderia), all’interno di
grande zona parco recintata tutt’attorno. Sottoutilizzato, in procinto d’essere
frammentato e trasformato in condominio, è stato riacquistato da famigliari di
proprietari precedenti che, determinati a
trasferirvisi, ne hanno deciso il recupero,
oggetto dell’attuale presentazione. Nella
sua Storia di Genola ‘97, il Sig. Lorenzo
Cera annota passaggi di proprietà ed in
una planimetria metà XVIII secolo il palazzo compare. Il prof. Rinaldo Comba,
in un Bollettino 1967 della Società Studi
Storici, Archeologici ed Artistici Prov. di
Cuneo, ricorda che nel 1346 la famiglia
Tapparelli è proprietaria di vasti beni a
Genola ed ottiene dal siniscalco Roberto
di Luinardo l’investitura del feudo e facoltà di costruirvi una fortezza.. Del 1770
un “Somario d’investiture” dei Conti Tapparelli e nel secolo successivo fabbricati
e giardini sono spiegati dall’ing. Bultuvini. Nel sottotetto, la parete nord, testimone di variazioni di coperture, permette di formulare ipotesi di trasformazioni
edilizie. L’antico edificio, più stretto, parrebbe essere stato ampliato ad est nel
settecento con dotazione d’un loggiato
a terzo piano dell’avancorpo centrale.
Rifatta la copertura, innalzato il colmo,
il fabbricato assunse pianta a T. A piano
72
primo, il solaio del salone centrale fu sostituito da grande volta che, più alta dei
soffitti adiacenti, rese il piano superiore
a due livelli con tamponamenti parziali
d’un paio d’aperture ed inserimento di
tiranti e lunghi bolzoni in facciata. Cornici, fasce, finti bugnati ed alcune finestre
“trompe l’oeil” costituivano l’apparato
decorativo esterno. Ottocentesco, un
nuovo intervento con tamponamento
del loggiato, inserimento di poggioli in
pietra. Coevi, realizzazioni decorative
orizzontali, fasce attorno alle nuove
aperture, festoni su architravi, ripristini
di bugne angolari. Una nuova fase decorativa non più a marmorino come la
precedente. Dello stesso periodo, realizzazione di serra ed accessori, un paio
di tettoie-legnaie, scala tra parte bassa
ed alta del giardino. Accanto, una garitta era utilizzata come cappelletta.
Nel Novecento, s’amplia a piano primo
l’ala sud-est, s’altera la pianta a T, coprendo decori e modificando aperture
della scala. Vi è un nuovo innalzamento
e disassamento di colmo. S’accentuano
imbarcamenti di murature sud ed ovest
cui si tenta di rimediare con rinforzi di
puntoni. Per limitare ulteriori variazioni
di pendenza di falde, s’eseguono tagli
di copertura e tamponamenti murari al
disopra del cornicione. Di poco successive, modifiche d’aperture,d’ingresso
pedonale ed un’intercapedine, coperta
da lastroni in cemento e vetrocemento,
viene posta verso il giardino alto di le-
vante. Ogni piano aveva camere, servizio
e cucina che i precedenti proprietari utilizzavano secondo le stagioni.L’edificio
necessitava ora d’interventi urgenti.
Motivo di particolari apprensioni l’imbarcamento di murature e cornicioni. Gli
intonaci esterni, specie nelle parti basse,
mostravano stacchi, rigonfiamenti e sfarinature. All’interno, le decorazioni erano
solo intuibili poiché nascoste da spessi
strati d’intonaci e controsoffittature. In
cattivo stato serramenti e persiane, impianti termici ed elettrici. L’ampliamento
sud-est a primo piano e l’asimmetria di
colmo e pendenze tetto si denunciavano come elementi estranei. Il primo è
stato rimosso tornando a pianta a T, la
copertura è stata rifatta, previo rinforzi
scuci-cuci, inghisaggi, iniezioni armate
per murature e cornicione. Il colmo è ora
in asse alla manica e le falde hanno la
stessa pendenza. Gli intonaci esterni del
fabbricato e muro di recinzione staccati
o fatiscenti sono stati ripresi al di sopra di zoccolatura in pietra pure usata
per i marciapiedi con eliminazione delle lastre in cemento e vetrocemento. Il
vecchio androne è stato ripristinato e
mantenuto integrandolo su strada con
un nuovo accesso carraio. Gli interni
sono stati riorganizzati, inserendo pure
un ascensore, rifacendo impianti e ponendo nel sottotetto la centrale termica.
Pavimenti ed intonaci sono stati il più
possibile mantenuti. Si sono ritinteggiate, previo esami stratigrafici, le facciate
privilegiando quanto ancor esistente di
cornici, decorazioni originarie e trompe
l’oeil con ripristino in sottotono di parti
mancanti. Procedura analoga per i riquadri del cornicione e le maschere dell’androne carraio. Cautele d’intervento interno anche maggiori per pareti, volte e
cassettoni oggetti di restauro così come
elementi in cotto, lapidei, lignei e metallici che hanno coinvolto anche serra,
fontane ed androne carraio.
Capogruppo: Arch. Bartolomeo Buscatti
Progettisti: Arch. Bartolomeo Buscatti,
Arch. Marialuisa Durando, Ing. Giuseppe
Pistone, p.i. Franco Gullino e p.i. Giuseppe
Aragno
Titolo dell’opera: Riqualificazione d’una vecchia casa
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Genola (CN)
Anno di realizzazione 16/11/05 - 27/06/08
Committenza: Privata
Progettista strutturale: Ing. Giuseppe Pistone
Progettista impianto termico ed idrico sanitario:
P.I. Franco Gullino
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
P.I. Giuseppe Aragno
Direttore dei lavori: Arch. Marialuisa Durando
Sicurezza: Ing. Gianfranco Brunetti
IMPRESE ESECUTRICI
Opere edili: Impresa C.E.M. di Chiavassa e C.
Via Marconi - Marene (Cn)
Pavimenti e rivestimenti: MAES - Savigliano (Cn)
Serramenti: Cobola Falegnameria - Sanfront (Cn)
Impianto elettrico: B2 Elettrica Snc di Bosio Eraldo,
Valerio & C. - Savigliano (Cn)
Impianto termico ed idrosanitario: Gobetti Sergio
& C. Savigliano (Cn)
Opere di restauro: Ditta di Restauro Marello
Angelo&Bianco Rita Cocconato (AT); Il Giglio
di Francesco Segreti Castelletto Stura (Cn)
73
3 CN_05
Restauro e riuso del complesso
ecclesiale di Santa Maria
del Belvedere
Cervasca (CN)
Anno di realizzazione: 2009-2011
L
a Pieve di Santa Maria del Belvedere è stata restaurata secondo
principi di osservazione, documentazione, applicazione tecnica,
ricalcando la sua storia, cominciata
da una dimensione devozionale e plasmatasi nel tempo fino a diventare un
binomio di culto e quotidianità. Riconoscere e ammettere l’autenticità della
stratificazione storica è stato il presupposto per i nuovi interventi, secondo
il principio della distinguibilità, volti a
contemperare l’esigenza di ordine filologico per assicurare la riconoscibilità
delle parti aggiunte senza falsificare
l’immagine originale d’insieme.
Si tratta di un costruito molto antico,
sorto tra l’XI e il XII secolo, istituito a
Pieve nel primo quarto del XIV secolo.
Vi si è riconosciuta una soluzione formale adatta al culto, espressa dalla tipologia dell’aula ad unica navata mono
absidata con orientamento est-ovest.
La copertura era definita da un tetto a
due falde in legno e manto in tegole di
ardesia; fu estesa con l’addossamento di un nuovo corpo di fabbrica che
precluse, prima del 1740, l’originale accesso all’aula; in seguito, la casa colonica costituì un ulteriore, radicale sviluppo del complesso finora raggiunto.
Per ragioni di interesse archeologico
intrecciate a necessità strutturali, le
indagini condotte sul manufatto hanno
rilevato l’intero apparato murario nella
sua forma e consistenza e determinato il ritrovamento di un ossario e della
74
fossa di fusione per la realizzazione
di una campana: sono ben evidenti i
residui delle operazioni di cottura e i
resti dello stampo in argilla cotta. In
corrispondenza del catino absidale, gli
affreschi di metà Quattrocento attribuibili a Pietro da Saluzzo, straordinaria
testimonianza che necessita di un restauro conservativo, sono rientrati nella campagna stratigrafica conoscitiva
condotta. La paternità della pittura è
stata sostenuta da indagini comparative condotte su altre opere del Maestro
in Piemonte, come nelle cappelle della
SS. Trinità a Scarnafigi e di S. Salvatore a Macra, e ancora nellle chiese dei
Santi Filippo e Giacomo a Verzuolo e di
Santa Maria ad Nives a Centallo.
Gli interventi di recupero e riuso della
fabrica, coerenti nell’impiego di materiali, disegni e modelli, hanno riguardato la porzione orientale del manufatto
che denuncia la presenza dell’antica
Pieve, con la riapertura di numerose finestre in corrispondenza dell’abside, e
si sono estesi all’intero complesso mediante opere di miglioramento statico
e di riconversione dei locali a fini abitativi. Il ripristino delle coperture, con
reimpiego dell’attuale manto in lose,
ha implicato il recupero, ove possibile,
di elementi strutturali lignei altrimenti
reintegrati con essenze e lavorazioni
affini all’esistente. Sul lato nord, una
datazione stratigrafica storica delle
tettoie ne ha predisposto il riutilizzo
mediante un tamponamento contem-
poraneo in linea con il genius loci, per
la reperibilità del legno e la coerenza di
questo materiale con le fasi costruttive
del complesso.
Internamente, lo spazio del vano fienile
è stato ripartito in due livelli attraverso
la realizzazione di una struttura indipendente a telaio in profilato metallico,
visibile e denunciata per non sottrarre
materia alle murature, ma permettere
e preservare la loro lettura cronologica. Le partizioni interne sono state
strutturate con materiali reversibili e
coerenti, gli intonaci rifatti con utilizzo di malte a base di calce idraulica
naturale e le tinteggiature, nelle tonalità concordate con la Soprintenden-
za, eseguite con latte di calce e terre
d’ombra.
Nel rispetto dei modelli originali, serramenti e opere lignee sono stati realizzati su disegno con applicazione
di tecnologie correnti per necessità di
coibenza termica e acustica.
La ripulitura delle parti in pietra a vista
è avvenuta con interventi a dosaggio
controllato e ristilatura dei giunti. Pavimenti in cotto proveniente da recuperi
e tavoloni lignei contraddistinguono gli
ambienti interni, differenziati nell’uso;
all’esterno, un acciottolato apre uno
strascico nel verde, intervallato dalle
lastre in pietra a spacco delle trottatoie.
Capogruppo: Arch. Luca Soave
Progettisti: Arch. Luca Soave con Studio Geom.
Emilio Dalmasso – Geom. Diego Tardivo
Collaborator: Arch. Dario Basso, Arch. Valentina
Bernardi
Titolo dell’opera: Restauro e riuso del complesso
ecclesiale di Santa Maria del Belvedere
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Cervasca (CN)
Anno di realizzazione: 2009-2011
Committenza: Eleonora Garino
Soprintendenza Beni Architettonici e Ambientali
del Piemonte: Dott.ssa Arch. Elena Frugoni
Soprintendenza Beni storico-artistici del Piemonte:
Dott. Walter Canavesio
Soprintendenza archeologica: Dott.ssa Maria
Cristina Preacco
Progettista strutturale: Dott. Ing. Luigi Lerda
Progettista impianto termico, condizionamento
ed idrico sanitario: Studio Risso Ingegneria
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
Studio Guasco e Fronzè
Direttore dei lavori: Dott. Arch. Luca Soave
IMPRESE ESECUTRICI
“La Passatore Costruzioni” Srl
Impresa Edile Cornaglia F.lli Srl, Caraglio (CN)
Opere di restauro architettonico: Marmorestauro
di Luigi Pellegrino
Assistenza archeologica: F.T. Studio Srl, Peveragno
(CN)
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3 SV_06
Restauro delle facciate
della Palazzina del Duca
di Tursi
Savona
Anno di realizzazione: 2008-2009
L’
edificio denominato “Palazzina del
Duca di Tursi”, sito in Savona, fraz.
Santuario, è individuato nel fabbricato a tre piani che si diparte perpendicolarmente alla navata laterale destra della
Basilica del Santuario. Eretto contemporaneamente ad essa, tra il 1536-1550, fu
modificato nel 1633 e nel 1636, quando
gli ambienti soprastanti furono concessi
a Carlo Doria, duca di Tursi, da cui prese
il nome, che vi dimorò per concessione
della Città, in riconoscenza e per grandi
meriti nel beneficiare il Santuario.
Eseguiti saggi stratigrafici manuali degli
strati pittorici per mettere in luce, in ordine cronologico, gli strati applicati ed i colori originali, si è esaminata attentamente
tutta la superficie, al fine di rilevare tracce
di decorazione incise nell’intonaco e le
integrazioni succedutesi nel tempo. Conducendo un’analisi delle tracce di colore
e dei materiali con esame visivo, analisi
di laboratorio per la composizione degli
intonaci, supportati dalla documentazione storica, si è completato il rilievo delle
facciate, dando forma alle informazioni
raccolte e redigendo, attraverso elaborati e campionature che tenessero conto
del periodo storico di esecuzione, una
soluzione di decorazione pittorica che
risalisse all’intento originario. Gli studi
proseguirono anche durante l’esecuzione
del restauro e studiando ed analizzando
le superfici, si adottarono le tecniche di
restauro più idonee al tipo di decorazione preesistente. Oggi, dopo il restauro,
la facciata perpendicolare alla Basilica si
presenta modulata e fusa nei colori ocra,
delle terre, nella gamma dei bruni molto
76
accesi, mentre il prospetto longitudinale
ci appare differenziato nei toni generali
meno accesi e nei particolari assai diversi rispetto alla facciata principale, ma
coincidenti con quelli (il cornicione a forte aggetto con massicce mensole binate
alternate a metope riccamente ornate, la
cornice marcapiano e quella marca davanzale, i timpani triangolari). Le tre facciate presentavano differenze sia nelle
forme architettoniche sia nella decorazione pittorica, proprio perché realizzate in
periodi diversi, motivo della scelta di esecuzione di metodologie di restauro molto
complesse e differenti. La prima fase è
stata quella di preconsolidare l’intonaco,
eliminandone le parti in fase di distacco
e i rappezzi cementizi. La pulizia delle superfici è avvenuta mediante spazzolatura
e lavaggio con idropulitrice a 100°, cui è
seguita, su tutti le superfici, anche decorate, la stesura di un antivegetativo biocida, posato per circa ventiquattrore, rimosso e idrolavato. Si sono rilevate le tracce
di decorazione ancora visibili, mediante
gli spolveri che poi sono serviti per a restituire le decorazioni, in scala 1:1, sia su
nuovi spolveri, completati con le informazioni progettuali e storiche, sia su cartoni
per le prove delle cromie. Per la reintegrazione degli intonaci degradati e spicconati
si sono utilizzate malte confezionate in
cantiere, secondo le risultanze emerse
dalle indagini eseguite, impiegando materiali con essi compatibili. L’intonaco
alla base della muratura, spicconato fino
a circa due metri da terra per eliminare il
degrado dell’umidità ascendente, è stato
ripristinato con rinzaffo consolidante an-
tisale e stesura di intonaco deumidificante, finito con rasatura a base della stessa
malta usata per il resto della facciata. Sulle parti di prospetto non spicconate e con
presenza dell’antica decorazione, sono
stati ripetuti spolveratura accurato lavaggio, operazioni che hanno consentito il
ritrovamento di tracce originali d’incisioni
e che hanno evidenziato la qualità della
decorazione eseguita. Ove piccole porzioni di intonaci risultavano distaccate, ma
decorate, sono state eseguite iniezioni
con leganti idraulici adittivati. La pulizia
delle facciate, l’integrazione degli intonaci
eliminati e l’ancoraggio delle parti decorate al supporto murario hanno costituito
la base per la ripresa della decorazione
esistente e per l’integrazione delle parti
mancanti. Iniziato il tracciamento della
decorazione si è eseguita un’accurata
battitura manuale per individuare i distacchi più superficiali dell’intonaco decorato,
che sono stati risanati con micro iniezioni,
previa pulitura e veicolazione con acqua e
alcool. Le stuccature sono state realizzate
in più strati, secondo la profondità della
porzione, quelle più superficiali sono state
fatte a livello, avendo cura di ripulire i bordi con spugne e lasciando trasparire le sinopie ancora visibili. La facciata perpendicolare alla Basilica è stata così risanata e
sulla parete si è proceduto alla stesura di
pittura confezionata in cantiere con latte
di calce pigmentato con terre naturali diluite in acqua e resina, applicata come acquarello, trasparente, da usarsi con velatura tono su tono per ricostruire le forme
architettoniche tracciate con gli spolveri.
E tra le due finestre del primo piano si è
riproposta la meridiana, della quale era
ancora presente lo stilo ed erano evidenti
le tracce incise delle linee orarie. La facciata longitudinale, anch’essa modificata
in più tempi, presentava tre situazioni differenti. Su tutta la parte di cornicione e
del lato orologio, dove erano ancora ben
visibili le decorazioni, sono stati rimossi tutti i depositi incoerenti e sono stati
effettuati impacchi con carbonato d’ammonio. In seguito le parti mancanti sono
state integrate con stesura di marmorino,
tinteggiate con pigmenti e resina acrilica,
effettuate per mezzo di velature sottotono ad acquarello. Nel volume emergente
del prospetto longitudinale, sotto ad un
sottile strato di intonaco è emersa la decorazione antica picchettata. Si è rimosso con cura detto strato e, dopo il ciclo di
pulizia come sopra descritto, le superfici
sono state stuccate in tutti i segni della
picchettatura e la risarcitura delle pitture è avvenuta per mezzo di velatura ad
acqua di calce pigmentata. Nel 1849 fu
posto in alto l’orologio con campana. La
parte superiore della muratura, è stata
ripristinata e protetta con ardesie da cm
2. Eliminato completamente lo spesso
strato di intonaco sono comparse una
parte di decorazione antica e le incisioni tracciate a suo tempo. Con l’ausilio di
documentazione storica si sono restituiti
gli spolveri per l’esecuzione della decorazione e disegno dell’orologio, riproponendo le tinte sotto ritrovate. Due serie
di ingranaggi ed i meccanismi ne assicurano il corretto funzionamento. A fianco
all’ingresso si trova una lapide in marmo
con busto bronzeo di Papa Pio VII (L.E.
Tissoni 1930). Il busto è stato trattato e
protetto con prodotti differenti a seconda
dello stato di conservazione dell’opera.
Sul prospetto lato orologio il monumento ad A.Bazzano (O.Toso 1921), ha subito
nelle parti lapidee un trattamento di pulizia per rimuovere i depositi superficiali,
un preconsolidamento ed una stuccatura e microstuccatura per reintegrazione
delle cornici, anche con tasselli in acciaio. La rimozione di depositi superficiale
è avvenuta con impacchi di seppiolite e
carbonato di ammonio, rimossi mediante
irrorazione di acqua nebulizzata e applicazione a finire di un polisilossano. Sulla
statua marmorea la coesione si è ristabilita tramite impregnazione ad impacco
con silicato di etile.
Capogruppo/Progettista: Arch. Rosanna
Venturino
Collaboratori: Geom. Silvia Bottelli,
Arch. Liana Rivetti
Titolo dell’opera: Restauro delle facciate della
Palazzina del Duca di Tursi
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Savona (SV)
Anno di realizzazione: 2008-2009
Committenza: Azienda pubblica di servizi alla
persona “Opere Sociali di N.S. di misericordia”
Ricostruzione astronomica della meridiana:
Prof. Lorenzo Basano - Dipartimento di Fisica
dell’Università degli Studi di Genova
Analisi mineralogica-petrografica e tessiturale:
Geologo Roberto Ricci
Direttore dei lavori: Arch. Rosanna Venturino
IMPRESE ESECUTRICI
MA.IM Srl, Via Renata Bianchi 23/10 - Genova
La Bottega Snc di Sanni G. e Dagnino G.
Via di Santa Chiara 25-27R - Genova
Bignone Martino Fabbro di Scarfò F.
Via Molinero 12 - Savona
Ditta Roberto Trebino, Via Cannoni 7 - In Uscio (GE)
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3 IM_07
Aira Antiga
Ceriana (IM)
Anno di realizzazione: 2009-2012
L
a casa “Aira Antiga di Ceriana consiste di un piccolo complesso edilizio in pietra locale con coperture in
struttura di legno e coppi (abitato fino a
circa la metà dello scorso secolo), che
insiste su un terreno a fasce terrazzate a uliveto e bosco sul versante sud
di una collina tra Ceriana e Baiardo, in
località Madonna della Villa.
Quando è stato acquisito (2007) l’immobile era costituito da tre piccoli edifici in
pietra in pessimo stato di conservazione. Rovi e sarmentose invasive avevano avvolto tutti i manufatti edilizi, che
non erano più stati usati da oltre cinquant’anni.
Il Progetto
Il complesso degli edifici dell’immobile in oggetto è stato recuperato a fini
residenziali. Il progetto è caratterizzato
dalla combinazione di due distinte volontà :
1.preservare le caratteristiche planivolumetriche dell’esistente, e
2.creare percorsi di collegamento tra i
diversi edifici e relativi vani.
A tal fine è stata identificata una soluzione che nel rispetto delle volumetrie
concesse, mediasse tra preservazione
delle preesistenze e soddisfacimenti di
nuove funzioni residenziali.
Gli Ampliamenti
Gli ampliamenti realizzati consistono
nelle opere cosi dettagliate.
- Corpo di collegamento (edificio D) tra
gli edifici A e B
Si tratta di una nuova costruzione (ad
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uso cucina) caratterizzata da copertura
in coppi e amplia vetrata sul fronte sud.
Il collegamento all’edificio A è garantito da un raccordo coperto e di piccole
dimensioni (anch’esso vetrato) sopraelevato dal terreno al fine di consentire
il normale deflusso delle acque piovane
laddove anticamente previsto.
- Sopraelevazione dell’edificio B
L’edificio B è sopraelevato di 120 centimetri. Date le caratteristiche dell’esistente il corpo edilizio è stato demolito
e ricostruito, nonché rifinito solo sul
fronte sud da paramano in pietra locale
dello spessore di 15 cm. L’edificio B non
presenta altre aperture esterne che sul
proprio fronte sud.
La copertura è in coppi e delle stesse
caratteristiche di quelli usati per l’edificio A, D e C.
- Scala esterna coperta per il collegamento tra i due livelli del corpo A nord
Quest’ultimo ampliamento insiste
sulla traccia di un preesistente terrapieno che forniva accesso al piano
dell’edificio A nord. A recupero dell’antica funzione questo volume ospita un
vano scala: unico collegamento tra i
due livelli dell’A nord. È caratterizzato da una muratura rivestita in pietra
orientata su asse nord-sud (tagliata da
una fascia finestrata longitudinale), e
un’ampia vetrata sul fronte sud (con
accesso al giardino) affiancata da rifinitura della facciata in doghe di legno
orizzontali.
Gli Impianti
L’impianto fognario è caratterizzato da
una vasca IMHOFF e un bacino di fitodepurazione con sistema sub-superficiale a flusso orizzontale (vassoio o
letto assorbente). Il vassoio assorbente
consiste di un bacino a tenuta stagna (5
m2 per abitante equivalente) riempito
da due strati di pietrame e separato da
torba e terreno vegetale attraverso un
telo di “tessuto non tessuto”. Particolari
specie arbustive (Bambu, Cornus Florida, Laurus Cerasus, Thuya Canadensis,
Aucuba Japonica, Kalmia Latifolia, Cornus Stolonifera, Spirea Salicifolia, ecc.)
e piante (Elynus Arenarius, Felci, Litrium
Officinalis, Iris Pseudoacornus, Auruncus Silvester, Iris Kaempferi, Petasites
Officinalis, ecc) sono state messe a
dimora nel vassoio per garantire l’elimanazione delle acque reflue per evaporazione e traspirazione delle piante
stesse.
L’impianto di riscaldamento consiste
di un termocamino a legna ubicato
nell’edificio B e pavimento riscaldato,
integrato da termoconvettori alimentati
da pannelli fotovoltaici.
Capogruppo/Progettista: Arch. Corrado Minervini
Titolo dell’opera: Aira Antiga
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Ceriana (IM)
Anno di realizzazione: 2009-2012
Committenza: Arch. Corrado Minervini,
Dott. Marialuisa Quintavalle
Progettista strutturale: arch. Corrado Minervini
Progettista impianto termico, condizionamento
ed idrico sanitario: Ing. P. Magna
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
Arch. Corrado Minervini
Direttore dei lavori: arch. Corrado Minervini
IMPRESE ESECUTRICI
EDIL EURO di Pagano Vincenzo (struttura in c.a.)
Ardian Dani (opere murarie)
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3 IM_08
Realizzazione di albergo
diffuso “Relais del maro”
nel Comune di Borgomaro
Borgomaro (IM)
Anno di realizzazione: 2009-2012
L’
albergo diffuso è una proposta
ricettiva concepita per offrire agli
ospiti un esperienza di vita in un
paese potendo contare su tutti i servizi
alberghieri. Si alloggia in case e camere che distano non oltre 250 metri dal
“cuore” della struttura in questo caso
Casa Madre, l’edificio dove sono situati
il ricevimento e gli altri ambienti comuni.
L’Albergo Diffuso è anche un modello di
sviluppo del territorio con un basso impatto ambientale, infatti è concepito per
recuperare e ristrutturare, mettendo poi
in rete quello che già esiste. L’Albergo
Diffuso funge anche da “presidio sociale” e anima i centri storici stimolando
iniziative e coinvolgendo i produttori locali considerati come componente chiave dell’offerta.
La Casa Madre
Il fabbricato principale, affacciato alla
via Guglieri e al ponte che porta alla
chiesa di Borgomaro, era la sede della
vecchia macelleria del paese che offriva
una carne di eccellente qualità preparata dal nonno Peppin e nonna Evelina,
ora è la sede centrale dell’albergo con la
reception, il ristorante per la colazione,
il giardino con piscina e 7 camere.
La Casa del Borgo e Fienile
Gli altri due fabbricati risultano all’interno del centro storico tra vicoli e carruggi; nella prima si trovano 6 camere
e una bella terrazza, ideale per leggere
in pace un bel libro e nella seconda, più
distante ma più intima, formata da due
sole camere.
Affiliazione Eco World Hotel
Il Relais del Maro fa parte della catena
EcoWorldHotel, primo Gruppo in Italia di
alberghi e bed&breakfast eco-sensibili
animati da una filosofia innovativa per
un progetto che mira alla salvaguardia
dell’ambiente. Il tutto è stato realizzato
con particolare attenzione nel salvaguardare la natura adottando concrete
misure di risparmio energetico, impiegando tecnologie a basso impatto ambientale e utilizzando il più possibile
energie provenienti da fonti rinnovabili.
Qui a Borgomaro, grazie al forte impegno dedicato sia al progetto che ai
lavori di ristrutturazione ed alla gestione quotidiana, la proprietà ha ottenuto il Marchio di Qualità Ambientale
EcoWorldHotel.
Capogruppo: Ing. Michele Calcagno
Progettisti: Arch. Alessandro Ravioli,
Ing. Michele Calcagno
Titolo dell’opera: Realizzazione di albergo diffuso
“Relais del Maro” nel Comune di Borgomaro
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Borgomaro (IM)
Anno di realizzazione 21/12/2009 – 02/04/2012
Committenza: Claudio Scalambrin, Legale
rappresentante della società Relais del Maro Srl
Indirizzo: Via A.Guglieri, 1 - Borgomaro (IM)
Progettista strutturale: Ing. Michele Calcagno
Progettista impianto termico condizionamento ed
idrico sanitario: Ing. Emiliano Bronzino, Genova.
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
P.I. Ing. Marco Canepa
Progettista prevenzione Incendi: Ing. Michele
Calcagno, Via XX settembre 32, Imperia
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Progettista acustico: Ing. Alessandra Fantini, Genova
Progettista Energetico Casa Clima: Ing. Ludovica
Migliorini, Genova.
Direttore dei lavori: Ing. Michele Calcagno,
Geom. Alessio Fazzari, Arma di Taggia
IMPRESE ESECUTRICI
Impresa Oscar di Arrigo Calogero, Via Clavi 52, 18100
Imperia (IM)
Impianto idraulico, termico, condizionamento:
Tutto-Gas Klima, V. Nazionale 1/A - 18100 Imperia (IM)
Impianto elettrico: EL.SE.R. di Balestra E. e Fascina E.
& C. Sas, Via Airenti 14-A-B - 18100 Imperia (IM)
Opere di restauro: Sinopia di Enrico Remori, San
Casciano Val di Pesa (FI).
Serramenti: L’infisso srl, Via di Col lungo 13, 38070
Pietramurata di Dro (TN)
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Progetto di recupero
fabbricato a fini abitativi
Sanremo (IM)
Anno di realizzazione: 2011
L’
area ove si colloca l’edificio oggetto dell’intervento è la fascia
costiera sottostante l’abitato di
Bussana, frazione di San Remo, in provincia di Imperia, ove tutti i fabbricati si trovano allineati lungo la Via al Mare, nella
maggior parte dei casi in aderenza l’uno
all’altro. Nel caso specifico il manufatto
si trova alla fine della schiera di costruzioni che viene appunto interrotta, per
poi proseguire ancora per un breve tratto, dalla presenza, sul versante orientale,
della scalinata pubblica, “Salita al Santuario”, che unisce il paese superiore alle
spiagge. Sul retro dell’immobile corre la
pista ciclabile, dove prima vi era la galleria ferroviaria. L’edificio non è visibile dalla sovrastante Via Aurelia per la presenza
di un altro fabbricato.
Le lavorazioni in progetto si sono rese
necessarie in conseguenza alle fatiscenti
condizioni in cui si trovava l’intero fabbricato, risalente ai primi del secolo scorso
e mai oggetto di ristrutturazione, in particolare per le significative infiltrazioni
dal tetto e per l’umidità di risalita dalle
fondazioni. L’intervento di recupero si
è basato sui principi della compatibilità
ambientale utilizzando materiali e tipologie architettoniche locali ed ha previsto
il recupero abitativo della costruzione
per mantenerla a residenza, sfruttando
i nuovi locali ricavati nel sottotetto e la
contestuale sistemazione del giardino
circostante.
Sia le murature esterne che il tetto hanno
avuto bisogno di interventi significativi dal
punto di vista strutturale. Il risanamento
strutturale ha coinvolto numerosi ele-
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menti del fabbricato. La particolarità della
costruzione, eretta in pietra e mediante
porzioni successive slegate tra loro, ha
richiesto un notevole sforzo sia dal punto di vista architettonico che strutturale.
A partire dalle fondazioni il fabbricato
ha subito notevoli interventi: sono stati
creati alcuni cordoli in fondazione per
realizzare oltre al consolidamento fondazionale, anche un supporto per la formazione di un vespaio areato di circa 30
cm utilizzando elementi in plastica tipo
iglu; è stato ricostruito il solaio di sottotetto realizzando nel contempo un orizzontamento rigido per la distribuzione
delle azioni sismiche al fine di conferire
un comportamento scatolare all’edificio;
è stata aumentata la capacità portante
dell’intera muratura in pietra mediante la
realizzazione di un consolidamento strutturale con l’utilizzo di reti in fibra di vetro
che sono state applicate a sandwich sulle pareti all’interno ed all’esterno. Per le
murature perimetrali del sottotetto sono
stati utilizzati blocchi in laterizio portante
tipo poroton con isolante espanso all’interno per conferire capacità strutturali e
termiche alle pareti stesse.
Il tetto è stato ricostruito interamente
utilizzando travi e travetti in legno di larice, è di tipo “a due falde”. L’isolamento è
garantito da pannelli coibentanti di spessore 10 cm montato su tavolato il legno
di larice di 2 cm di spessore; il manto
di copertura è stato realizzato con tegole in laterizio rosso del tipo “porto-
ghese” e finito con lattonerie in rame.
Le due falde sono rese più “interessanti”
dalla presenza di quattro abbaini simmetrici che migliorano le condizioni di vivibilità degli ambienti grazie ad un maggior
apporto di aria e luce naturale.
Gli stessi, sul prospetto principale, danno
accesso a due balconcini, con impagabile vista sul mare. Di ridotte dimensioni
e forma tondeggiante sono racchiusi da
una ringhiera semplice e lineare e conferiscono al fabbricato un aspetto architettonico di pregio che ben si inserisce nel
contesto ambientale circostante, oltre a
“spezzare” la facciata principale.
Sul retro, a ridosso del manufatto “ex
galleria ferroviaria”, è stato realizzato un
balcone con annesse scale di accesso
esterno al locale sottotetto.
Lateralmente al fabbricato si trovano
due ampie terrazze al servizio dei relativi alloggi: quella ad Ovest, racchiusa
“tra le mura”, ha il parapetto costituito
da una balaustra, mentre quella ad Est,
confinante con la scalinata pubblica, viene protetta da una ringhiera zincata che
riprende e dà continuità alla recinzione
del giardino.
Anche gli interventi impiantistici sono
degni di nota. L’impianto idro-termosanitario, pur mantenendo l’impostazione
classica, è stato realizzato con soli due
generatori a gas che servono le unità immobiliari ciascuna con controllo indipendente, da segnalare la predisposizione
impiantistica per l’installazione di pannelli solari termici sulla copertura con
accumulo di 1.5 mc per alloggio. L’impianto elettrico, realizzato con materiali
di prima scelta, è di tipologia tradizionale.
Le soluzioni adottate mitigano l’intervento di recupero conferendo un miglioramento estetico sia del fabbricato stesso che della relativa panoramicità dalla
viabilità della vicina cittadina di Arma di
Taggia.
Capogruppo/Progettista: Ing. Fabio Sappia
Titolo dell’opera: Progetto di recupero fabbricato
a fini abitativi
Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti
Ubicazione: Comune di Sanremo (IM)
Anno di realizzazione: 2011
Committenza: Della Volta Caterina in Ricolfi
Progettista strutturale: Ing. Fabio Sappia
Progettista impianto termico, condizionamento
ed idrico sanitario: Ing. Fabio Sappia
Progettista impianto elettrico ed illuminazione:
Ing. Fabio Sappia
Direttore dei lavori: Ing. Fabio Sappia
IMPRESE ESECUTRICI
Scaramozzino & C. opere edili - Imperia
Giordano Davide opere impiantistiche elettriche
- Imperia
Fabretti Marco opere impiantistiche idrotermo
sanitarie - Imperia
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