I l recupero è il rapporto dialettico tra conservazione e innovazione, tra permanenza ed emergenza. Restaurare e conservare significa restituire la ricchezza della storia in chiave moderna. All’uomo moderno il compito di rispettare l’estetica delle stratificazioni attraverso il riconoscimento, l’analisi e la valorizzazione. 3/ restauro e recupero di edifici esistenti 3 IM_01 Restauro chiesa-fortezza di S. Pietro Primo premio Categoria 3 Migliore realizzazione in assoluto tra le cinque premiate Cipressa (IM) Anno di realizzazione: 2006-2010 L’ intervento rifunzionalizza il bene culturale reinterpretando le duplici anime che lo contraddistinguono: la Chiesa e la Fortezza. È infatti questa duplice identità che viene assunta alla base del processo progettuale e che viene illustrata al visitatore anche attraverso un percorso espositivo appositamente predisposto che lo accompagna fino alla copertura da dove si colgono le altre fortificazioni di quel tratto di costa con cui la fortezza interagisce. Si tratta di esempio forse unico di edificio religioso (risalente alla metà del XIII secolo) trasformato, per ragioni difensive, in fortezza all’epoca delle invasioni barbaresche che colpirono per la seconda volta il ponente della Liguria a metà del sec. XVI. L’edificio ben si prestava a questo nuovo ruolo: era costruito in zona ripida con buona visibilità verso il mare, all’ingresso del nucleo, con solidi ed alti muri. In questa fase, l’intervento di fortificazione porta alla chiusura dell’ingresso laterale, alla sostituzione della copertura originaria con una volta con soprastante terrazza circondata da alti muri bucati da feritoie, all’inserimento delle caditoie sopra il portone centrale e sul lato nord, ed alla realizzazione di due garitte agli angoli della copertura. L’intervento, oltre a lavorazioni specifiche di conservazione del bene, cerca di introdurre elementi di innovazione che si affiancano alla preesistenza e che risultano eventualmente removibili. Si tratta di nuove “parti” comunque necessarie a rifunzionalizzare il bene dotandolo degli impianti tecnologici indispen- 66 sabili per “ri-usare” adeguatamente il monumento. L’intervento di restauro ha previsto le seguenti principali lavorazioni: 1) consolidamento di fondazioni, murature e volte di copertura; 2) restauro di pavimentazioni, intonaci ed elementi architettonici; 3) restauro di serramenti ed apparati decorativi. 4) Restauro delle coperture dell’abside e del campanile settecentesco. Il progetto del “nuovo” si contraddistingue soprattutto attraverso i seguenti elementi: 1) realizzazione della pavimentazione sopraelevata a livello terra smontabile e rimontabile a seconda dei diversi usi del monumento; 2) realizzazione della copertura in rheinzink con soprastante percorso pedonale; 3) Realizzazione del percorso di collegamento verticale. La nuova pavimentazione Per consentire nuovi usi all’interno della Chiesa, dotandola dei necessari impianti tecnologici, è stata realizzata una pavimentazione in legno sopraelevata da strutture in acciaio corten sotto cui sono collocati gli impianti tecnologici. Due grandi campi centrali conservati con la pietra originale, in occasione di manifestazioni pubbliche, verranno chiusi da una pavimentazione removibile, sempre in legno, sostenuta da una struttura in acciaio ed alluminio realizzata con pedane modulari sostenute da piedi regolabili. La nuova copertura La parte superiore della volta di copertu- ra, reinterpretando la situazione storica del terrazzo di copertura, è stata ricostruita e consolidata con calce NHL2. Interamente ricoperta con assito di legno e materiali impermeabilizzanti/coibentanti, è stata rivestita con lamiera di “rheinzink”. Lungo i lati nord e sud, dove probabilmente ci si affacciava per difendersi e controllare gli ingressi al paese, è stata appoggiata una passerella pedonale che consente di raggiungere le garitte esistenti ed ammirare il panorama di quel tratto di costa ligure. Il percorso verticale L’accesso al percorso sulla copertura è garantito da due sistemi di scale in acciaio corten interrotti e tenuti insieme da un soppalco, destinato ad esposizione permanente, collocato sopra l’ingresso principale del monumento. Capogruppo: Arch. Luca Dolmetta Progettisti: Arch. Luca Dolmetta, Arch. Aldo Panetta, Ing. Giacomo Saguato, Ing. Roberto Luccoli Collaboratori: Lorenzo Monarca, Erika Romagna, Ilaria Cargiolli Titolo dell’opera: Restauro chiesa-fortezza di S. Pietro Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Cipressa (IM) Anno di realizzazione: 2006-2010 Committenza: Amministrazione Comunale di Cipressa Progettista strutturale: Ing. Giacomo Saguato (Imperia) Progettista impianto termico, condizionamento ed idrico sanitario: Ing. Roberto Luccoli (Genova) Progettista impianto elettrico ed illuminazione: Ing. Roberto Luccoli (Genova) Direttore dei lavori: Arch. Luca Dolmetta - Genova IMPRESE ESECUTRICI Negro F.lli Costruzioni Generali Spa - Imperia Artes Srl - Cuneo Extravega - Milano IM.EL. Impianti Elettrici - Savona Negro Impianti Idraulici - Imperia ZP Zunino Pietre Snc - Imperia LRM - Genova 67 3 CN_02 Ex Asilo cattolico Bono Restauro e risanamento conservativo con rifunzionalizzazione degli spazi Diocesi di Cuneo / Uffici Giornale La Guida / Uffici e redazione Sale convegni Cuneo Anno di realizzazione: 2010-2011 interno e silicati puri di potassio per esterno. - Rimaneggiatura del manto di copertura compresa la pulizia delle grondaie. - Rimozione di pavimentazione esterna per nuova sistemazione come da disegni di progetto. - Trasformazione dello spazio interno a tutta altezza in ambiente a doppia altezza mediante realizzazione di soletta in acciaio e legno mantenendo altezze interne a norma di legge. - Creazione di nuovi servizi igienici al piano secondo le nuove funzioni ospitate. - Installazione di montacarichi di dimensioni e forma a norma per l’abbat- timento delle barriere architettoniche. -Realizzazione di scala esterna di accesso al primo livello I muri esterni sono stati intonacati con calce idraulica naturale e tinteggiati con ciclo ai silicati puri di potassio con colori pastello. Le altezze interne dei locali sono superiori ai 2,70 m e le superfici finestrate (maggiori di 1/8 della superficie del pavimento) rispettano le norme igienico-sanitarie. Tutti i locali interni sono stati intonacati e tinteggiati con tinte a calce a colori pastello. I sistemi di oscuramento sono costituiti da tende interne a rullo e scuri in legno a seconda delle esigenze di progetto e delle caratteristiche formali del fabbricato. In riferimento alla normativa per il superamento delle barriere architettoniche (Legge 13 del 1989 e s.m.i.) l’edificio rispetta i requisiti di accessibilità e visitabilità da parte di persone con ridotte capacità motorie: il montacarichi di nuova realizzazione e tutte le porte d’accesso presentano le dimensioni minime richieste e ad ogni piano saranno presenti servizi igienici adatti. Il progetto non prevede l’aggiunta di nuovi volumi ad esclusione del vano montacarichi (vano tecnico) e le sagome esterne dell’edificio non sono state modificate nel pieno rispetto del costruito storico e dell’edificio vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004 con la sola esclusione della superfetazione angolo nord-est del cortile. Le nuove funzioni in progetto vedono la collocazione del giornale “La Guida” al piano terreno (area di lavoro e sportelli pubblici accessibili a persone con ridotte capacità motorie) con la relativa grafica pubblicitaria al piano primo del fabbricato 2 (area di lavoro accessibile a mezzo scala o montacarichi per persone con ridotte capacità motorie) e uffici diocesani al piano secondo (area di lavoro accessibile a mezzo scala o montacarichi per persone con ridotte capacità motorie). Inoltre al piano terreno trovano spazio locali comuni di incontro per la Diocesi. L’ intervento di restauro e risanamento con rifunzionalizzazione degli spazi dell’ex asilo infantile cattolico Bono ha previsto le seguenti opere: - Lavori di sgombero materiale accastato presso il cortile interno e il cortile divisorio con relativo abbattimento delle strutture provvisorie esistenti secondo normativa in materia di sicurezza, accatastamento e/o smaltimento in luogo autorizzato secondo le direttive della D.L. e lavori di sgombero materiale accatastato presso le cantine - Demolizione completa di superfettazione angolo nord-est del cortile. - Rimozione ordinata dei vecchi impianti idrosanitario ed elettrico compresi gli accessori e successiva installazione di nuova impiantistica secondo la normativa vigente e la nuova rifunzionalizzazione degli spazi. - Rimozione accurata dei serramenti in legno con rimozione del telaio, recupero e deposito nell’ambito del cantiere per successivo restauro in laboratorio. - Demolizione in breccia di muratura per regolarizzazione aperture esterne -Demolizione e creazione di tramezzi interni in base alla nuova rifunzionalizzazione degli spazi e sostituzione del controsoffitto ligneo del corpo di fabbrica ad un solo piano - Demolizione di pavimenti interni. - Demolizione dell’intonaco e di quello esterno con successiva formazione di nuovo intonaco di calce idraulica naturale e tinteggio a base di calce per 68 Capogruppo/Progettista: Arch. Igor Violino Collaboratori: Arch. Stefania Manfredi, Arch. Enrica Vaschetti Titolo dell’opera: Ex Asilo cattolico Bono. Restauro e risanamento conservativo con rifunzionalizzazione degli spazi. Diocesi di Cuneo / Uffici. Giornale La Guida / Uffici e redazione. Sale convegni Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Cuneo (CN) Anno di realizzazione: 2010-2011 Committenza: Diocesi di Cuneo Progettista strutturale: Ing. Stefano Avagnina Progettista impianto termico, condizionamento ed idrico sanitario: Ing. Stefano Avagnina Progettista impianto elettrico ed illuminazione: Ing. Ettore Fechino Progettista prevenzione incendi: Ing. Stefano Avagnina Direttore dei lavori: Arch. Igor Violino, Arch. Giampiero Danni, Ing. Stefano Avagnina - impianto termico, Ing. Ettore Fechino - impianto elettrico IMPRESE ESECUTRICI Impresa Stefano Allisiardi Dario Vola - Impianti elettrici 69 3 CN_03 Recupero di un nucleo montano in Val Ellero Roccaforte di Mondovì (CN) Anno di realizzazione: 2006-2009 I l nucleo rurale oggetto dell’intervento di recupero si colloca al di fuori della frazione Rastello, nel comune di Roccaforte Mondovì in Val Ellero. Per i suoi caratteri formali e compositivi, quasi integralmente conservati, il nucleo presenta i tratti tipici dell’architettura montana della valle ed un innegabile valore paesaggistico. All’atto dell’acquisizione il lotto era costituito da un fabbricato parzialmente recuperato e da due altri corpi parzialmente diroccati. In questi ambiti il PRG vigente prevede la possibilità di recupero degli edifici diroccati e dei ruderi con un limite dimensionale determinato dalla volumetria originale, se individuabile, o per analogia, dal riferimento alla tipologie esistenti circostanti. La richiesta della committenza è stata fin dall’inizio di una progettazione che si muovesse nell’assoluto rispetto dei caratteri formali e tipologici tradizionali. Il nucleo rurale doveva essere recuperato mantenendo il sapore originale delle frazioni montane pur adattandolo ad un uso residenziale che fosse in grado di soddisfare le attuali esigenze abitative. Elemento fondante il processo progettuale ci è parso essere il rapporto tra i tre piccoli volumi che fin dalle origini hanno articolato lo spazio intorno all’aia. Le dimensioni particolarmente contenute, lo spessore dei muri in pietra che ulteriormente riducono le superfici interne, ci hanno portato ad individuare funzioni diverse e specifiche per ogni singolo fabbricato. 70 Il primo edificio, prospiciente la strada di accesso al lotto e posizionato perpendicolarmente alle curve di livello, accoglie al suo interno gli spazi a giorno, la cucina/pranzo ed il soggiorno; la zona notte trova collocazione in un fabbricato già in parte recuperato dove si sono ricavate due camere e relativi bagni di servizio; il terzo volume, più piccolo ed intermedio ai due precedenti, è una vera e propria stanza da bagno; unica concessione alla destinazione d’uso è il percorso passante appoggiato al muro contro-terra posteriore. La frammentazione dello spazio abitativo nelle diverse unità che lo compongono è ricucito dalla spina connettiva posteriore costituita, in direzione del volume della zona giorno, dall’ampia intercapedine percorribile – intercapedine richiesta dall’ASL 16 al momento del rilascio della precedente concessione edilizia – ed in direzione del volume della zona notte, da un porticato coperto. La coerenza tra aspetto formale e tecnica costruttiva è l’altro punto essenziale del progetto: la muratura è quindi elemento portante e su di essa appoggia la struttura di lignea copertura. Le sezioni dei muri restano importanti anche nelle parti degli edifici che vengono ricostruite; unica concessione rispetto alla tradizione, è la composizione del setto murario, costituito da pietra a secco per l’esterno, intercapedine coibentata intermedia e laterizio interno. Il tetto a vista è stato coibentato anch’esso ed impermeabilizzato con guaina traspirante. Materiali Pietra e legno; la scelta dei materiali è logica conseguenza dell’approccio progettuale avanti espresso. Delle murature esterne e del tetto ligneo si è già detto. La pietra, più precisamente la pietra verde della Val Roia, è scelta anche per la realizzazione dei rivestimenti e delle pavimentazioni dei locali di soggiorno. Il legno ritorna negli infissi e nelle pavimentazioni della zona notte. Capogruppo/Progettista Arch. Paola Garello Titolo dell’opera: Recupero di un nucleo montano in Val Ellero Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Roccaforte Mondovì (CN) Anno di realizzazione: giugno 2006 – maggio 2009 Committenza: privata Progettista strutturale: Studio d’Ingegneria Ing. Lorenzo Eula (CN) Direttore dei lavori: Arch. Paola Garello (CN) IMPRESE ESECUTRICI Dho Pierino Impresa Edile - Roccaforte Mondovì (CN) Dho Ezio Falegnami - Roccaforte Mondovì (CN) 71 3 CN_04 Riqualificazione d’una vecchia casa Genola (CN) Anno di realizzazione: 2005-2008 N el centro di Genola, sul lato orientale di Via Combattenti, esistono due fabbricati,contigui ed importanti, appartenuti entrambi ai Tapparelli. Quello a nord, un po’ più alto, era un castello ed ora una filiale della Cassa di Risparmio di Savigliano. In aderenza sud, il secondo con serra, accessori ed altro fabbricato (ex scuderia), all’interno di grande zona parco recintata tutt’attorno. Sottoutilizzato, in procinto d’essere frammentato e trasformato in condominio, è stato riacquistato da famigliari di proprietari precedenti che, determinati a trasferirvisi, ne hanno deciso il recupero, oggetto dell’attuale presentazione. Nella sua Storia di Genola ‘97, il Sig. Lorenzo Cera annota passaggi di proprietà ed in una planimetria metà XVIII secolo il palazzo compare. Il prof. Rinaldo Comba, in un Bollettino 1967 della Società Studi Storici, Archeologici ed Artistici Prov. di Cuneo, ricorda che nel 1346 la famiglia Tapparelli è proprietaria di vasti beni a Genola ed ottiene dal siniscalco Roberto di Luinardo l’investitura del feudo e facoltà di costruirvi una fortezza.. Del 1770 un “Somario d’investiture” dei Conti Tapparelli e nel secolo successivo fabbricati e giardini sono spiegati dall’ing. Bultuvini. Nel sottotetto, la parete nord, testimone di variazioni di coperture, permette di formulare ipotesi di trasformazioni edilizie. L’antico edificio, più stretto, parrebbe essere stato ampliato ad est nel settecento con dotazione d’un loggiato a terzo piano dell’avancorpo centrale. Rifatta la copertura, innalzato il colmo, il fabbricato assunse pianta a T. A piano 72 primo, il solaio del salone centrale fu sostituito da grande volta che, più alta dei soffitti adiacenti, rese il piano superiore a due livelli con tamponamenti parziali d’un paio d’aperture ed inserimento di tiranti e lunghi bolzoni in facciata. Cornici, fasce, finti bugnati ed alcune finestre “trompe l’oeil” costituivano l’apparato decorativo esterno. Ottocentesco, un nuovo intervento con tamponamento del loggiato, inserimento di poggioli in pietra. Coevi, realizzazioni decorative orizzontali, fasce attorno alle nuove aperture, festoni su architravi, ripristini di bugne angolari. Una nuova fase decorativa non più a marmorino come la precedente. Dello stesso periodo, realizzazione di serra ed accessori, un paio di tettoie-legnaie, scala tra parte bassa ed alta del giardino. Accanto, una garitta era utilizzata come cappelletta. Nel Novecento, s’amplia a piano primo l’ala sud-est, s’altera la pianta a T, coprendo decori e modificando aperture della scala. Vi è un nuovo innalzamento e disassamento di colmo. S’accentuano imbarcamenti di murature sud ed ovest cui si tenta di rimediare con rinforzi di puntoni. Per limitare ulteriori variazioni di pendenza di falde, s’eseguono tagli di copertura e tamponamenti murari al disopra del cornicione. Di poco successive, modifiche d’aperture,d’ingresso pedonale ed un’intercapedine, coperta da lastroni in cemento e vetrocemento, viene posta verso il giardino alto di le- vante. Ogni piano aveva camere, servizio e cucina che i precedenti proprietari utilizzavano secondo le stagioni.L’edificio necessitava ora d’interventi urgenti. Motivo di particolari apprensioni l’imbarcamento di murature e cornicioni. Gli intonaci esterni, specie nelle parti basse, mostravano stacchi, rigonfiamenti e sfarinature. All’interno, le decorazioni erano solo intuibili poiché nascoste da spessi strati d’intonaci e controsoffittature. In cattivo stato serramenti e persiane, impianti termici ed elettrici. L’ampliamento sud-est a primo piano e l’asimmetria di colmo e pendenze tetto si denunciavano come elementi estranei. Il primo è stato rimosso tornando a pianta a T, la copertura è stata rifatta, previo rinforzi scuci-cuci, inghisaggi, iniezioni armate per murature e cornicione. Il colmo è ora in asse alla manica e le falde hanno la stessa pendenza. Gli intonaci esterni del fabbricato e muro di recinzione staccati o fatiscenti sono stati ripresi al di sopra di zoccolatura in pietra pure usata per i marciapiedi con eliminazione delle lastre in cemento e vetrocemento. Il vecchio androne è stato ripristinato e mantenuto integrandolo su strada con un nuovo accesso carraio. Gli interni sono stati riorganizzati, inserendo pure un ascensore, rifacendo impianti e ponendo nel sottotetto la centrale termica. Pavimenti ed intonaci sono stati il più possibile mantenuti. Si sono ritinteggiate, previo esami stratigrafici, le facciate privilegiando quanto ancor esistente di cornici, decorazioni originarie e trompe l’oeil con ripristino in sottotono di parti mancanti. Procedura analoga per i riquadri del cornicione e le maschere dell’androne carraio. Cautele d’intervento interno anche maggiori per pareti, volte e cassettoni oggetti di restauro così come elementi in cotto, lapidei, lignei e metallici che hanno coinvolto anche serra, fontane ed androne carraio. Capogruppo: Arch. Bartolomeo Buscatti Progettisti: Arch. Bartolomeo Buscatti, Arch. Marialuisa Durando, Ing. Giuseppe Pistone, p.i. Franco Gullino e p.i. Giuseppe Aragno Titolo dell’opera: Riqualificazione d’una vecchia casa Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Genola (CN) Anno di realizzazione 16/11/05 - 27/06/08 Committenza: Privata Progettista strutturale: Ing. Giuseppe Pistone Progettista impianto termico ed idrico sanitario: P.I. Franco Gullino Progettista impianto elettrico ed illuminazione: P.I. Giuseppe Aragno Direttore dei lavori: Arch. Marialuisa Durando Sicurezza: Ing. Gianfranco Brunetti IMPRESE ESECUTRICI Opere edili: Impresa C.E.M. di Chiavassa e C. Via Marconi - Marene (Cn) Pavimenti e rivestimenti: MAES - Savigliano (Cn) Serramenti: Cobola Falegnameria - Sanfront (Cn) Impianto elettrico: B2 Elettrica Snc di Bosio Eraldo, Valerio & C. - Savigliano (Cn) Impianto termico ed idrosanitario: Gobetti Sergio & C. Savigliano (Cn) Opere di restauro: Ditta di Restauro Marello Angelo&Bianco Rita Cocconato (AT); Il Giglio di Francesco Segreti Castelletto Stura (Cn) 73 3 CN_05 Restauro e riuso del complesso ecclesiale di Santa Maria del Belvedere Cervasca (CN) Anno di realizzazione: 2009-2011 L a Pieve di Santa Maria del Belvedere è stata restaurata secondo principi di osservazione, documentazione, applicazione tecnica, ricalcando la sua storia, cominciata da una dimensione devozionale e plasmatasi nel tempo fino a diventare un binomio di culto e quotidianità. Riconoscere e ammettere l’autenticità della stratificazione storica è stato il presupposto per i nuovi interventi, secondo il principio della distinguibilità, volti a contemperare l’esigenza di ordine filologico per assicurare la riconoscibilità delle parti aggiunte senza falsificare l’immagine originale d’insieme. Si tratta di un costruito molto antico, sorto tra l’XI e il XII secolo, istituito a Pieve nel primo quarto del XIV secolo. Vi si è riconosciuta una soluzione formale adatta al culto, espressa dalla tipologia dell’aula ad unica navata mono absidata con orientamento est-ovest. La copertura era definita da un tetto a due falde in legno e manto in tegole di ardesia; fu estesa con l’addossamento di un nuovo corpo di fabbrica che precluse, prima del 1740, l’originale accesso all’aula; in seguito, la casa colonica costituì un ulteriore, radicale sviluppo del complesso finora raggiunto. Per ragioni di interesse archeologico intrecciate a necessità strutturali, le indagini condotte sul manufatto hanno rilevato l’intero apparato murario nella sua forma e consistenza e determinato il ritrovamento di un ossario e della 74 fossa di fusione per la realizzazione di una campana: sono ben evidenti i residui delle operazioni di cottura e i resti dello stampo in argilla cotta. In corrispondenza del catino absidale, gli affreschi di metà Quattrocento attribuibili a Pietro da Saluzzo, straordinaria testimonianza che necessita di un restauro conservativo, sono rientrati nella campagna stratigrafica conoscitiva condotta. La paternità della pittura è stata sostenuta da indagini comparative condotte su altre opere del Maestro in Piemonte, come nelle cappelle della SS. Trinità a Scarnafigi e di S. Salvatore a Macra, e ancora nellle chiese dei Santi Filippo e Giacomo a Verzuolo e di Santa Maria ad Nives a Centallo. Gli interventi di recupero e riuso della fabrica, coerenti nell’impiego di materiali, disegni e modelli, hanno riguardato la porzione orientale del manufatto che denuncia la presenza dell’antica Pieve, con la riapertura di numerose finestre in corrispondenza dell’abside, e si sono estesi all’intero complesso mediante opere di miglioramento statico e di riconversione dei locali a fini abitativi. Il ripristino delle coperture, con reimpiego dell’attuale manto in lose, ha implicato il recupero, ove possibile, di elementi strutturali lignei altrimenti reintegrati con essenze e lavorazioni affini all’esistente. Sul lato nord, una datazione stratigrafica storica delle tettoie ne ha predisposto il riutilizzo mediante un tamponamento contem- poraneo in linea con il genius loci, per la reperibilità del legno e la coerenza di questo materiale con le fasi costruttive del complesso. Internamente, lo spazio del vano fienile è stato ripartito in due livelli attraverso la realizzazione di una struttura indipendente a telaio in profilato metallico, visibile e denunciata per non sottrarre materia alle murature, ma permettere e preservare la loro lettura cronologica. Le partizioni interne sono state strutturate con materiali reversibili e coerenti, gli intonaci rifatti con utilizzo di malte a base di calce idraulica naturale e le tinteggiature, nelle tonalità concordate con la Soprintenden- za, eseguite con latte di calce e terre d’ombra. Nel rispetto dei modelli originali, serramenti e opere lignee sono stati realizzati su disegno con applicazione di tecnologie correnti per necessità di coibenza termica e acustica. La ripulitura delle parti in pietra a vista è avvenuta con interventi a dosaggio controllato e ristilatura dei giunti. Pavimenti in cotto proveniente da recuperi e tavoloni lignei contraddistinguono gli ambienti interni, differenziati nell’uso; all’esterno, un acciottolato apre uno strascico nel verde, intervallato dalle lastre in pietra a spacco delle trottatoie. Capogruppo: Arch. Luca Soave Progettisti: Arch. Luca Soave con Studio Geom. Emilio Dalmasso – Geom. Diego Tardivo Collaborator: Arch. Dario Basso, Arch. Valentina Bernardi Titolo dell’opera: Restauro e riuso del complesso ecclesiale di Santa Maria del Belvedere Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Cervasca (CN) Anno di realizzazione: 2009-2011 Committenza: Eleonora Garino Soprintendenza Beni Architettonici e Ambientali del Piemonte: Dott.ssa Arch. Elena Frugoni Soprintendenza Beni storico-artistici del Piemonte: Dott. Walter Canavesio Soprintendenza archeologica: Dott.ssa Maria Cristina Preacco Progettista strutturale: Dott. Ing. Luigi Lerda Progettista impianto termico, condizionamento ed idrico sanitario: Studio Risso Ingegneria Progettista impianto elettrico ed illuminazione: Studio Guasco e Fronzè Direttore dei lavori: Dott. Arch. Luca Soave IMPRESE ESECUTRICI “La Passatore Costruzioni” Srl Impresa Edile Cornaglia F.lli Srl, Caraglio (CN) Opere di restauro architettonico: Marmorestauro di Luigi Pellegrino Assistenza archeologica: F.T. Studio Srl, Peveragno (CN) 75 3 SV_06 Restauro delle facciate della Palazzina del Duca di Tursi Savona Anno di realizzazione: 2008-2009 L’ edificio denominato “Palazzina del Duca di Tursi”, sito in Savona, fraz. Santuario, è individuato nel fabbricato a tre piani che si diparte perpendicolarmente alla navata laterale destra della Basilica del Santuario. Eretto contemporaneamente ad essa, tra il 1536-1550, fu modificato nel 1633 e nel 1636, quando gli ambienti soprastanti furono concessi a Carlo Doria, duca di Tursi, da cui prese il nome, che vi dimorò per concessione della Città, in riconoscenza e per grandi meriti nel beneficiare il Santuario. Eseguiti saggi stratigrafici manuali degli strati pittorici per mettere in luce, in ordine cronologico, gli strati applicati ed i colori originali, si è esaminata attentamente tutta la superficie, al fine di rilevare tracce di decorazione incise nell’intonaco e le integrazioni succedutesi nel tempo. Conducendo un’analisi delle tracce di colore e dei materiali con esame visivo, analisi di laboratorio per la composizione degli intonaci, supportati dalla documentazione storica, si è completato il rilievo delle facciate, dando forma alle informazioni raccolte e redigendo, attraverso elaborati e campionature che tenessero conto del periodo storico di esecuzione, una soluzione di decorazione pittorica che risalisse all’intento originario. Gli studi proseguirono anche durante l’esecuzione del restauro e studiando ed analizzando le superfici, si adottarono le tecniche di restauro più idonee al tipo di decorazione preesistente. Oggi, dopo il restauro, la facciata perpendicolare alla Basilica si presenta modulata e fusa nei colori ocra, delle terre, nella gamma dei bruni molto 76 accesi, mentre il prospetto longitudinale ci appare differenziato nei toni generali meno accesi e nei particolari assai diversi rispetto alla facciata principale, ma coincidenti con quelli (il cornicione a forte aggetto con massicce mensole binate alternate a metope riccamente ornate, la cornice marcapiano e quella marca davanzale, i timpani triangolari). Le tre facciate presentavano differenze sia nelle forme architettoniche sia nella decorazione pittorica, proprio perché realizzate in periodi diversi, motivo della scelta di esecuzione di metodologie di restauro molto complesse e differenti. La prima fase è stata quella di preconsolidare l’intonaco, eliminandone le parti in fase di distacco e i rappezzi cementizi. La pulizia delle superfici è avvenuta mediante spazzolatura e lavaggio con idropulitrice a 100°, cui è seguita, su tutti le superfici, anche decorate, la stesura di un antivegetativo biocida, posato per circa ventiquattrore, rimosso e idrolavato. Si sono rilevate le tracce di decorazione ancora visibili, mediante gli spolveri che poi sono serviti per a restituire le decorazioni, in scala 1:1, sia su nuovi spolveri, completati con le informazioni progettuali e storiche, sia su cartoni per le prove delle cromie. Per la reintegrazione degli intonaci degradati e spicconati si sono utilizzate malte confezionate in cantiere, secondo le risultanze emerse dalle indagini eseguite, impiegando materiali con essi compatibili. L’intonaco alla base della muratura, spicconato fino a circa due metri da terra per eliminare il degrado dell’umidità ascendente, è stato ripristinato con rinzaffo consolidante an- tisale e stesura di intonaco deumidificante, finito con rasatura a base della stessa malta usata per il resto della facciata. Sulle parti di prospetto non spicconate e con presenza dell’antica decorazione, sono stati ripetuti spolveratura accurato lavaggio, operazioni che hanno consentito il ritrovamento di tracce originali d’incisioni e che hanno evidenziato la qualità della decorazione eseguita. Ove piccole porzioni di intonaci risultavano distaccate, ma decorate, sono state eseguite iniezioni con leganti idraulici adittivati. La pulizia delle facciate, l’integrazione degli intonaci eliminati e l’ancoraggio delle parti decorate al supporto murario hanno costituito la base per la ripresa della decorazione esistente e per l’integrazione delle parti mancanti. Iniziato il tracciamento della decorazione si è eseguita un’accurata battitura manuale per individuare i distacchi più superficiali dell’intonaco decorato, che sono stati risanati con micro iniezioni, previa pulitura e veicolazione con acqua e alcool. Le stuccature sono state realizzate in più strati, secondo la profondità della porzione, quelle più superficiali sono state fatte a livello, avendo cura di ripulire i bordi con spugne e lasciando trasparire le sinopie ancora visibili. La facciata perpendicolare alla Basilica è stata così risanata e sulla parete si è proceduto alla stesura di pittura confezionata in cantiere con latte di calce pigmentato con terre naturali diluite in acqua e resina, applicata come acquarello, trasparente, da usarsi con velatura tono su tono per ricostruire le forme architettoniche tracciate con gli spolveri. E tra le due finestre del primo piano si è riproposta la meridiana, della quale era ancora presente lo stilo ed erano evidenti le tracce incise delle linee orarie. La facciata longitudinale, anch’essa modificata in più tempi, presentava tre situazioni differenti. Su tutta la parte di cornicione e del lato orologio, dove erano ancora ben visibili le decorazioni, sono stati rimossi tutti i depositi incoerenti e sono stati effettuati impacchi con carbonato d’ammonio. In seguito le parti mancanti sono state integrate con stesura di marmorino, tinteggiate con pigmenti e resina acrilica, effettuate per mezzo di velature sottotono ad acquarello. Nel volume emergente del prospetto longitudinale, sotto ad un sottile strato di intonaco è emersa la decorazione antica picchettata. Si è rimosso con cura detto strato e, dopo il ciclo di pulizia come sopra descritto, le superfici sono state stuccate in tutti i segni della picchettatura e la risarcitura delle pitture è avvenuta per mezzo di velatura ad acqua di calce pigmentata. Nel 1849 fu posto in alto l’orologio con campana. La parte superiore della muratura, è stata ripristinata e protetta con ardesie da cm 2. Eliminato completamente lo spesso strato di intonaco sono comparse una parte di decorazione antica e le incisioni tracciate a suo tempo. Con l’ausilio di documentazione storica si sono restituiti gli spolveri per l’esecuzione della decorazione e disegno dell’orologio, riproponendo le tinte sotto ritrovate. Due serie di ingranaggi ed i meccanismi ne assicurano il corretto funzionamento. A fianco all’ingresso si trova una lapide in marmo con busto bronzeo di Papa Pio VII (L.E. Tissoni 1930). Il busto è stato trattato e protetto con prodotti differenti a seconda dello stato di conservazione dell’opera. Sul prospetto lato orologio il monumento ad A.Bazzano (O.Toso 1921), ha subito nelle parti lapidee un trattamento di pulizia per rimuovere i depositi superficiali, un preconsolidamento ed una stuccatura e microstuccatura per reintegrazione delle cornici, anche con tasselli in acciaio. La rimozione di depositi superficiale è avvenuta con impacchi di seppiolite e carbonato di ammonio, rimossi mediante irrorazione di acqua nebulizzata e applicazione a finire di un polisilossano. Sulla statua marmorea la coesione si è ristabilita tramite impregnazione ad impacco con silicato di etile. Capogruppo/Progettista: Arch. Rosanna Venturino Collaboratori: Geom. Silvia Bottelli, Arch. Liana Rivetti Titolo dell’opera: Restauro delle facciate della Palazzina del Duca di Tursi Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Savona (SV) Anno di realizzazione: 2008-2009 Committenza: Azienda pubblica di servizi alla persona “Opere Sociali di N.S. di misericordia” Ricostruzione astronomica della meridiana: Prof. Lorenzo Basano - Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Genova Analisi mineralogica-petrografica e tessiturale: Geologo Roberto Ricci Direttore dei lavori: Arch. Rosanna Venturino IMPRESE ESECUTRICI MA.IM Srl, Via Renata Bianchi 23/10 - Genova La Bottega Snc di Sanni G. e Dagnino G. Via di Santa Chiara 25-27R - Genova Bignone Martino Fabbro di Scarfò F. Via Molinero 12 - Savona Ditta Roberto Trebino, Via Cannoni 7 - In Uscio (GE) 77 3 IM_07 Aira Antiga Ceriana (IM) Anno di realizzazione: 2009-2012 L a casa “Aira Antiga di Ceriana consiste di un piccolo complesso edilizio in pietra locale con coperture in struttura di legno e coppi (abitato fino a circa la metà dello scorso secolo), che insiste su un terreno a fasce terrazzate a uliveto e bosco sul versante sud di una collina tra Ceriana e Baiardo, in località Madonna della Villa. Quando è stato acquisito (2007) l’immobile era costituito da tre piccoli edifici in pietra in pessimo stato di conservazione. Rovi e sarmentose invasive avevano avvolto tutti i manufatti edilizi, che non erano più stati usati da oltre cinquant’anni. Il Progetto Il complesso degli edifici dell’immobile in oggetto è stato recuperato a fini residenziali. Il progetto è caratterizzato dalla combinazione di due distinte volontà : 1.preservare le caratteristiche planivolumetriche dell’esistente, e 2.creare percorsi di collegamento tra i diversi edifici e relativi vani. A tal fine è stata identificata una soluzione che nel rispetto delle volumetrie concesse, mediasse tra preservazione delle preesistenze e soddisfacimenti di nuove funzioni residenziali. Gli Ampliamenti Gli ampliamenti realizzati consistono nelle opere cosi dettagliate. - Corpo di collegamento (edificio D) tra gli edifici A e B Si tratta di una nuova costruzione (ad 78 uso cucina) caratterizzata da copertura in coppi e amplia vetrata sul fronte sud. Il collegamento all’edificio A è garantito da un raccordo coperto e di piccole dimensioni (anch’esso vetrato) sopraelevato dal terreno al fine di consentire il normale deflusso delle acque piovane laddove anticamente previsto. - Sopraelevazione dell’edificio B L’edificio B è sopraelevato di 120 centimetri. Date le caratteristiche dell’esistente il corpo edilizio è stato demolito e ricostruito, nonché rifinito solo sul fronte sud da paramano in pietra locale dello spessore di 15 cm. L’edificio B non presenta altre aperture esterne che sul proprio fronte sud. La copertura è in coppi e delle stesse caratteristiche di quelli usati per l’edificio A, D e C. - Scala esterna coperta per il collegamento tra i due livelli del corpo A nord Quest’ultimo ampliamento insiste sulla traccia di un preesistente terrapieno che forniva accesso al piano dell’edificio A nord. A recupero dell’antica funzione questo volume ospita un vano scala: unico collegamento tra i due livelli dell’A nord. È caratterizzato da una muratura rivestita in pietra orientata su asse nord-sud (tagliata da una fascia finestrata longitudinale), e un’ampia vetrata sul fronte sud (con accesso al giardino) affiancata da rifinitura della facciata in doghe di legno orizzontali. Gli Impianti L’impianto fognario è caratterizzato da una vasca IMHOFF e un bacino di fitodepurazione con sistema sub-superficiale a flusso orizzontale (vassoio o letto assorbente). Il vassoio assorbente consiste di un bacino a tenuta stagna (5 m2 per abitante equivalente) riempito da due strati di pietrame e separato da torba e terreno vegetale attraverso un telo di “tessuto non tessuto”. Particolari specie arbustive (Bambu, Cornus Florida, Laurus Cerasus, Thuya Canadensis, Aucuba Japonica, Kalmia Latifolia, Cornus Stolonifera, Spirea Salicifolia, ecc.) e piante (Elynus Arenarius, Felci, Litrium Officinalis, Iris Pseudoacornus, Auruncus Silvester, Iris Kaempferi, Petasites Officinalis, ecc) sono state messe a dimora nel vassoio per garantire l’elimanazione delle acque reflue per evaporazione e traspirazione delle piante stesse. L’impianto di riscaldamento consiste di un termocamino a legna ubicato nell’edificio B e pavimento riscaldato, integrato da termoconvettori alimentati da pannelli fotovoltaici. Capogruppo/Progettista: Arch. Corrado Minervini Titolo dell’opera: Aira Antiga Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Ceriana (IM) Anno di realizzazione: 2009-2012 Committenza: Arch. Corrado Minervini, Dott. Marialuisa Quintavalle Progettista strutturale: arch. Corrado Minervini Progettista impianto termico, condizionamento ed idrico sanitario: Ing. P. Magna Progettista impianto elettrico ed illuminazione: Arch. Corrado Minervini Direttore dei lavori: arch. Corrado Minervini IMPRESE ESECUTRICI EDIL EURO di Pagano Vincenzo (struttura in c.a.) Ardian Dani (opere murarie) 79 3 IM_08 Realizzazione di albergo diffuso “Relais del maro” nel Comune di Borgomaro Borgomaro (IM) Anno di realizzazione: 2009-2012 L’ albergo diffuso è una proposta ricettiva concepita per offrire agli ospiti un esperienza di vita in un paese potendo contare su tutti i servizi alberghieri. Si alloggia in case e camere che distano non oltre 250 metri dal “cuore” della struttura in questo caso Casa Madre, l’edificio dove sono situati il ricevimento e gli altri ambienti comuni. L’Albergo Diffuso è anche un modello di sviluppo del territorio con un basso impatto ambientale, infatti è concepito per recuperare e ristrutturare, mettendo poi in rete quello che già esiste. L’Albergo Diffuso funge anche da “presidio sociale” e anima i centri storici stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali considerati come componente chiave dell’offerta. La Casa Madre Il fabbricato principale, affacciato alla via Guglieri e al ponte che porta alla chiesa di Borgomaro, era la sede della vecchia macelleria del paese che offriva una carne di eccellente qualità preparata dal nonno Peppin e nonna Evelina, ora è la sede centrale dell’albergo con la reception, il ristorante per la colazione, il giardino con piscina e 7 camere. La Casa del Borgo e Fienile Gli altri due fabbricati risultano all’interno del centro storico tra vicoli e carruggi; nella prima si trovano 6 camere e una bella terrazza, ideale per leggere in pace un bel libro e nella seconda, più distante ma più intima, formata da due sole camere. Affiliazione Eco World Hotel Il Relais del Maro fa parte della catena EcoWorldHotel, primo Gruppo in Italia di alberghi e bed&breakfast eco-sensibili animati da una filosofia innovativa per un progetto che mira alla salvaguardia dell’ambiente. Il tutto è stato realizzato con particolare attenzione nel salvaguardare la natura adottando concrete misure di risparmio energetico, impiegando tecnologie a basso impatto ambientale e utilizzando il più possibile energie provenienti da fonti rinnovabili. Qui a Borgomaro, grazie al forte impegno dedicato sia al progetto che ai lavori di ristrutturazione ed alla gestione quotidiana, la proprietà ha ottenuto il Marchio di Qualità Ambientale EcoWorldHotel. Capogruppo: Ing. Michele Calcagno Progettisti: Arch. Alessandro Ravioli, Ing. Michele Calcagno Titolo dell’opera: Realizzazione di albergo diffuso “Relais del Maro” nel Comune di Borgomaro Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Borgomaro (IM) Anno di realizzazione 21/12/2009 – 02/04/2012 Committenza: Claudio Scalambrin, Legale rappresentante della società Relais del Maro Srl Indirizzo: Via A.Guglieri, 1 - Borgomaro (IM) Progettista strutturale: Ing. Michele Calcagno Progettista impianto termico condizionamento ed idrico sanitario: Ing. Emiliano Bronzino, Genova. Progettista impianto elettrico ed illuminazione: P.I. Ing. Marco Canepa Progettista prevenzione Incendi: Ing. Michele Calcagno, Via XX settembre 32, Imperia 80 Progettista acustico: Ing. Alessandra Fantini, Genova Progettista Energetico Casa Clima: Ing. Ludovica Migliorini, Genova. Direttore dei lavori: Ing. Michele Calcagno, Geom. Alessio Fazzari, Arma di Taggia IMPRESE ESECUTRICI Impresa Oscar di Arrigo Calogero, Via Clavi 52, 18100 Imperia (IM) Impianto idraulico, termico, condizionamento: Tutto-Gas Klima, V. Nazionale 1/A - 18100 Imperia (IM) Impianto elettrico: EL.SE.R. di Balestra E. e Fascina E. & C. Sas, Via Airenti 14-A-B - 18100 Imperia (IM) Opere di restauro: Sinopia di Enrico Remori, San Casciano Val di Pesa (FI). Serramenti: L’infisso srl, Via di Col lungo 13, 38070 Pietramurata di Dro (TN) 81 3 IM_09 Progetto di recupero fabbricato a fini abitativi Sanremo (IM) Anno di realizzazione: 2011 L’ area ove si colloca l’edificio oggetto dell’intervento è la fascia costiera sottostante l’abitato di Bussana, frazione di San Remo, in provincia di Imperia, ove tutti i fabbricati si trovano allineati lungo la Via al Mare, nella maggior parte dei casi in aderenza l’uno all’altro. Nel caso specifico il manufatto si trova alla fine della schiera di costruzioni che viene appunto interrotta, per poi proseguire ancora per un breve tratto, dalla presenza, sul versante orientale, della scalinata pubblica, “Salita al Santuario”, che unisce il paese superiore alle spiagge. Sul retro dell’immobile corre la pista ciclabile, dove prima vi era la galleria ferroviaria. L’edificio non è visibile dalla sovrastante Via Aurelia per la presenza di un altro fabbricato. Le lavorazioni in progetto si sono rese necessarie in conseguenza alle fatiscenti condizioni in cui si trovava l’intero fabbricato, risalente ai primi del secolo scorso e mai oggetto di ristrutturazione, in particolare per le significative infiltrazioni dal tetto e per l’umidità di risalita dalle fondazioni. L’intervento di recupero si è basato sui principi della compatibilità ambientale utilizzando materiali e tipologie architettoniche locali ed ha previsto il recupero abitativo della costruzione per mantenerla a residenza, sfruttando i nuovi locali ricavati nel sottotetto e la contestuale sistemazione del giardino circostante. Sia le murature esterne che il tetto hanno avuto bisogno di interventi significativi dal punto di vista strutturale. Il risanamento strutturale ha coinvolto numerosi ele- 82 menti del fabbricato. La particolarità della costruzione, eretta in pietra e mediante porzioni successive slegate tra loro, ha richiesto un notevole sforzo sia dal punto di vista architettonico che strutturale. A partire dalle fondazioni il fabbricato ha subito notevoli interventi: sono stati creati alcuni cordoli in fondazione per realizzare oltre al consolidamento fondazionale, anche un supporto per la formazione di un vespaio areato di circa 30 cm utilizzando elementi in plastica tipo iglu; è stato ricostruito il solaio di sottotetto realizzando nel contempo un orizzontamento rigido per la distribuzione delle azioni sismiche al fine di conferire un comportamento scatolare all’edificio; è stata aumentata la capacità portante dell’intera muratura in pietra mediante la realizzazione di un consolidamento strutturale con l’utilizzo di reti in fibra di vetro che sono state applicate a sandwich sulle pareti all’interno ed all’esterno. Per le murature perimetrali del sottotetto sono stati utilizzati blocchi in laterizio portante tipo poroton con isolante espanso all’interno per conferire capacità strutturali e termiche alle pareti stesse. Il tetto è stato ricostruito interamente utilizzando travi e travetti in legno di larice, è di tipo “a due falde”. L’isolamento è garantito da pannelli coibentanti di spessore 10 cm montato su tavolato il legno di larice di 2 cm di spessore; il manto di copertura è stato realizzato con tegole in laterizio rosso del tipo “porto- ghese” e finito con lattonerie in rame. Le due falde sono rese più “interessanti” dalla presenza di quattro abbaini simmetrici che migliorano le condizioni di vivibilità degli ambienti grazie ad un maggior apporto di aria e luce naturale. Gli stessi, sul prospetto principale, danno accesso a due balconcini, con impagabile vista sul mare. Di ridotte dimensioni e forma tondeggiante sono racchiusi da una ringhiera semplice e lineare e conferiscono al fabbricato un aspetto architettonico di pregio che ben si inserisce nel contesto ambientale circostante, oltre a “spezzare” la facciata principale. Sul retro, a ridosso del manufatto “ex galleria ferroviaria”, è stato realizzato un balcone con annesse scale di accesso esterno al locale sottotetto. Lateralmente al fabbricato si trovano due ampie terrazze al servizio dei relativi alloggi: quella ad Ovest, racchiusa “tra le mura”, ha il parapetto costituito da una balaustra, mentre quella ad Est, confinante con la scalinata pubblica, viene protetta da una ringhiera zincata che riprende e dà continuità alla recinzione del giardino. Anche gli interventi impiantistici sono degni di nota. L’impianto idro-termosanitario, pur mantenendo l’impostazione classica, è stato realizzato con soli due generatori a gas che servono le unità immobiliari ciascuna con controllo indipendente, da segnalare la predisposizione impiantistica per l’installazione di pannelli solari termici sulla copertura con accumulo di 1.5 mc per alloggio. L’impianto elettrico, realizzato con materiali di prima scelta, è di tipologia tradizionale. Le soluzioni adottate mitigano l’intervento di recupero conferendo un miglioramento estetico sia del fabbricato stesso che della relativa panoramicità dalla viabilità della vicina cittadina di Arma di Taggia. Capogruppo/Progettista: Ing. Fabio Sappia Titolo dell’opera: Progetto di recupero fabbricato a fini abitativi Categoria: Restauro e recupero di edifici esistenti Ubicazione: Comune di Sanremo (IM) Anno di realizzazione: 2011 Committenza: Della Volta Caterina in Ricolfi Progettista strutturale: Ing. Fabio Sappia Progettista impianto termico, condizionamento ed idrico sanitario: Ing. Fabio Sappia Progettista impianto elettrico ed illuminazione: Ing. Fabio Sappia Direttore dei lavori: Ing. Fabio Sappia IMPRESE ESECUTRICI Scaramozzino & C. opere edili - Imperia Giordano Davide opere impiantistiche elettriche - Imperia Fabretti Marco opere impiantistiche idrotermo sanitarie - Imperia 83