Settore M-STO/07 - CFU 6 - Semestre II Docente: Elena Zocca Storia del cristianesimo I - Codice 1024849 Storia del cristianesimo I A -Codice 1024849 Storia del cristianesimo II A - Codice 1024853 Cdl associati: - L-42 Storia, Antropologia, Religioni - 15943 ; - L-11 Lingue, Culture, Letterature, Traduzione - 15941; - L-12 Mediazione linguistica e interculturale - 26001 LAUREA TRIENNALE – a.a. 2014-2015 Da Gesù a Cristo Perché da Gesù a Cristo? Programma sul sito: «Il corso intende illustrare ed esplorare alcune fra le contemporanee teorie scientifiche sul cosiddetto “Gesù storico” e sulle origini della religione cristiana. Verranno dunque prese in considerazione: la “Ricerca sul Gesù storico”, la natura dei documenti paleocristiani, le origini di un nuovo movimento religioso come questo si trasformò in una religione “strutturata”» Ma perché da «Gesù» a «Cristo»? Quale differenza? Gesù Cristo = Iesous Christos • Gesù Cristo, non è un nome proprio, • ma una preposizione nominale con copula sottintesa: Gesù (è) il Cristo • Christos = participio aggettivato di Chrio, verbo greco che significa «ungo» Gesù è il Cristo = Gesù è l’unto Che corrisponde all’ebraico Gesù è il Messia (Mashiah) • Gesù Cristo, quindi non è un nome proprio ma una confessione di fede • Il rabbi che cominciò a percorrere le strade della terra di Israele e raccogliere intorno a sé un gruppo di discepoli si chiamava infatti : Yehoshua ben Yosef - Gesù Figlio di Giuseppe • E’ a partire dalle antiche fonti cristiane e poi nella costruzione teologica successiva che compare il qualificativo «Cristo» Perché? • Studiare la storia del cristianesimo • Indagare quale rapporto leghi questa religione alla persona che ne costituisce il presupposto necessario: il Gesù terreno ed il Gesù annunciato/confessato • Ricostruire come e perché si siano sviluppate alcune idee, pratiche, usi, mentalità • Può aiutarci a comprendere meglio • Il nostro passato culturale • Ma anche e non secondariamente • il nostro presente Le domande di partenza • Gesù fa parte della storia del cristianesimo e delle chiese? • Possiamo immaginare o è conoscibile un Gesù a prescindere dalle chiese? • Come valutare le fonti che ne riportano storia e messaggio? Michelangelo Merisi da Caravaggio, La Cena in Emmaus, 1601-1602, conservato presso la National Gallery di Londra. Il Gesù Storico Quando i discepoli di Gesù si riferivano a lui chiamandolo Iesous Christos (= Gesù [è] il Cristo ) Esprimevano Un giudizio Proclamavano una professione di fede Sembrerebbe dunque potersi distinguere fra: L’uomo Gesù l’oggetto dell’annunzio e della fede degli Apostoli Il Gesù Storico • L’Età antica e Medioevo – non dubitarono della perfetta identità fra il Gesù della Storia ed il Cristo della Fede, né supposero mai che potesse esserci una discontinuità o addirittura uno iato fra l’uomo e l’altro MA • Il prodursi di nuovi fattori culturali cominciò a far sorgere dei dubbi: – Il progredire degli studi filologici in generale e neotestamentari in particolare – Lo svilupparsi di una mentalità scientifica – E , non ultimo, il Concilio di Trento …. Il Gesù Storico il Concilio di Trento (1545-1563) aveva proclamato la perfetta identità tra: Gesù della storia: personaggio nato e vissuto in un certo luogo e in un certo tempo Gesù Cristo biblico: l’immagine del Gesù morto e risorto come scaturisce dalle antiche fonti crist. Il Cristo dogmatico: l’immagine del Dio-uomo quale è stata definita nei grandi concili Per reazione ci si propose di recuperare per una via autonoma i caratteri del Gesù che visse in Palestina, ripudiando la mediazione Biblico-dogmatica: “lasciare Cristo in cielo e ricollocare Gesù nel nostro mondo ben piantato con i Piedi per terra” (B. Bauer) Il Gesù Storico Secondo lo schema classico proposto dagli studiosi di lingua tedesca La PRIMA FASE della Ricerca sul Gesù storico • sarebbe nata con l’illuminismo e in part. con Reimarus, un professore amburghese di lingue orientali: – Fra il 1774 e il 1778, E. Lessing (filosofo e drammaturgo tedesco) pubblica i Frammenti dell’Anonimo di Wolfenbüttel, in realtà di Reimarus • Il più celebre di questi frammenti, il settimo “Sullo scopo di Gesù e dei suoi discepoli” afferma che: – Gesù in realtà sarebbe stato uno dei tanti profeti/messia dalla fine sfortunata – Alla sua morte, alcune frange dell’ebraismo gli avrebbero attribuito il titolo di Messia – Questo gruppo ben presto sarebbe rimasto vittima della repressione romana – Gli apostoli, che provenivano da attività lavorative molto gravose, non volendo tornare alle loro normali occupazioni, » avrebbero allora trasposto la vicenda di questo derelitto, crocifisso dai Romani, sul piano mitico facendone il Cristo Risorto La prima ricerca • Nonostante la soluzione proposta da Reimarus sia apparsa immediatamente inadeguata e troppo rozza • per la prima volta: – si distingueva in maniera sistematica fra il Gesù della storia e l’elaborazione su di lui operata dai discepoli – si poneva il problema delle ragioni della definizione di Gesù come “Cristo” • Dal problema così posto nasce dunque la cosiddetta “Prima ricerca sul Gesù Storico” • Suo scopo precipuo fu raggiungere nuove conoscenze – sulla figura storica di Gesù di Nazareth, sul suo tempo, sulla società contemporanea Le reazioni alla “prima ricerca” •Martin Kähler (1896), –Distingue fra l’uomo di Nazareth (Gesù) e il salvatore predicato dalla chiesa (Cristo), –Afferma che solo il Cristo biblico è comprensibile per noi, ed egli solo ha significato durevole per la fede •Rudolf Bultmann (1929) aggiunge: – “Io sono indubbiamente del parere che noi non possiamo sapere più nulla della vita e della personalità di Gesù, poiché le fonti cristiane non si sono interessate al riguardo se non in modo molto frammentario e con taglio leggendario, e perché non esistono altre fonti su Gesù”. • A suo avviso: – gli evangelisti non erano interessati a ricostruire la figura storica di Gesù, » poiché loro scopo primario ed esclusivo era l’annuncio di lui (Kerigma) come Cristo, Figlio di Dio. – Nei Vangeli pertanto si sarebbe potuto trovare solo il Cristo della fede; – il personaggio di Gesù era sicuramente esistito, ma la fede di cui è stato fatto oggetto lo ha completamente sottratto alla storia e sarebbe assurdo pretendere di ricostruirne la vita a partire dai Vangeli – Del resto, quand'anche si riuscissero a elaborare delle le ricostruzioni storiche, queste non avrebbero nulla da dire al credente, » perché egli, con la sua fede, salta la storia a piè pari, se ne disinteressa. Bibliografia M.Kähler, Der sogenannte historische Jesus und der geschichtliche, biblische Christus, Munchen, Kaiser, 1896; trad. ital. Il cosiddetto Gesù storico [historisch] e l’autentico [geschichtlich] Cristo biblico Napoli, D’Auria, 1993 ; R. Bultmann, Jesus, Berlin, Deutsche Bibliothek, 1929; trad. ital. Gesù, Brescia, Queriniana, 1972, in part. p. 103. Le reazioni a Bultmann e la New quest • Ernst Käsemann nel 1953 reagì alle posizioni del maestro nell’ articolo: Il problema del Gesù storico, – Vi venivano avanzate tre tesi importanti: 1. 2. 3. • • L’intervento di Käsemann dà inizio della cosiddetta Nuova ricerca sul Gesù storico. La novità sta soprattutto nell’orizzonte teologico in cui essa si inseriva: – – – • Venendo meno ogni connessione tra il Cristo della fede e il Gesù della storia, il cristianesimo diviene un mito astorico, e l’annuncio cristiano un annuncio docetista Se la Chiesa antica aveva così poco interesse per la storia di Gesù, perché produsse i Vangeli, con quel forte richiamo alla storia ad ogni passo? Anche se i Vangeli sono un prodotto della fede postpasquale, essi richiedono una fiducia nell’identità tra Gesù terreno e Signore risorto. mentre la ricerca precedente aveva contrapposto un Gesù storico alla predicazione dei suoi discepoli; e Bultmann, copovolgendone l’impostazione, si era concentrato sulla predicazione, resa indipendente dal Gesù storico; la «nuova ricerca» voleva ricomporre la frattura tra i due elementi. Fu Käsemann per primo ad elaborare una serie di criteri grazie ai quali sarebbe stato possibile risalire dai Vangeli al Gesù storico e pronunciarsi, con un buon grado di probabilità, sulla storicità effettiva di questo o quel detto o fatto di Gesù. Bibliografia E. Käsemann, Das Problem des historischen Jesu, in «Zeitschrift für Theologie und Kirche» LI (1954), pp. 125-153; trad. ingl. The Problem of Historical Jesus, in Essays on New Testament Themes, SBT 41, London, 1964, pp. 15-47; Idem., Saggi esegetici, Trad. ital. Casale Monferrato, 1985 I criteri • • • • • Criterio dell’imbarazzo (o contraddizione): Criterio della discontinuità (o dissomiglianza o originalità o doppia irriducibilità): Criterio della molteplice attestazione: Criterio della coerenza (o concordanza): Criterio di spiegazione necessaria (o sufficiente): Alcuni autori preferiscono raggruppare alcuni dei criteri precedenti sotto una denominazione unica: criterio di plausibilità storica – Attento agli effetti esercitati da Gesù sulla tradizione e viceversa esercitati su di lui o il suo insegnamento dal contesto storico in cui ha operato. l'applicazione di questi criteri, i quali hanno un valore diverso tra loro, non è assolutamente meccanica, ma tiene conto di diversi fattori e gradi di probabilità. Essi, inoltre, vengono utilizzati in modo convergente: cum plurima cuncurrunt, maiora sunt indicia. Criterio dell’imbarazzo (o contraddizione) • È molto improbabile che la Chiesa abbia creato qualcosa che le causasse imbarazzo. La tendenza negli stadi successivi della tradizione è piuttosto quella di attenuarlo (ad esempio, il battesimo di Gesù da parte di Giovanni, che poteva offuscare la superiorità di Gesù di fronte al Battista). – N.B. non necessariamente ciò che a noi può sembrare imbarazzante lo era per la Chiesa primitiva. La pena della crocifissione • Imbarazzante per il mondo giudaico – Cfr. Dt 21,23: 22 Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l’avrai messo a morte e appeso a un albero, 23 il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l’appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ti dá in eredità. • Gal 3,13-14: 13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno,14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito. • Imbarazzante per il mondo romano: – Cicerone chiama la crocifissione • crudelissimum taeterrimumque supplicium (Cic. Verr. 2.5.165); il summum supplicium [sommo supplizio] o l’estrema forma di punizione (Verr. 2.5.168). – I Romani usavano la crocifissione per sedare ammutinamenti delle loro truppe, per stroncare la volontà dei popoli vinti e per indebolire la resistenza di città ribelli assediate, per condannare predoni e briganti • era impiegata soprattutto come servile supplicium [supplizio per gli schiavi], (servitutis extremum summumque supplicium (Cic. Verr. 2.5. 169) ed era una pena considerata indegna di un cittadino romano (Cic. Pro Rabirio, 16) Criterio della discontinuità (o dissomiglianza o originalità o doppia irriducibilità): Sono da ritenersi storicamente autentici i dati evangelici non riconducibili né alle concezioni del giudaismo, né al linguaggio, alla prassi e al pensiero della Chiesa delle origini. Questo criterio è stato recentemente un ridimensionato, in quanto la sua applicazione radicale fa di Gesù un isolato dall’ambiente di origine e separato dalla Chiesa che lo considera suo fondatore, insistendo troppo sulla unicità e sulla superiorità di Gesù su di essi. Si tende allora a ritenerlo comunque valido in senso positivo e non in negativo: con questo criterio si può stabilire un nucleo sicuro di detti o fatti a Gesù certamente attribuibili, ma non si possono escludere gli altri in blocco. D'altra parte occorre ricordarsi che la nostra conoscenza del giudaismo e del “cristianesimo” dell'epoca è pur sempre imperfetta. Criterio della coerenza (o concordanza): Sono considerati probabilmente autentici i detti o le azioni conformi all'ambiente o all'epoca di Gesù e coerenti con il suo insegnamento, la sua prassi e la sua immagine in generale. – Questo criterio interviene dopo che una certa quantità di materiale storico è stato isolato dai criteri precedenti. Va comunque ricordato che la predicazione di Gesù, che non ci è nota in forma di esposizione di una dottrina sistematica, non sempre può essere valutata sulla base di questo criterio. Criterio di spiegazione necessaria (o sufficiente) Sono probabilmente storici quegli elementi la cui autenticità è necessario riconoscere per comprendere altri elementi storicamente accertati. • Questo criterio può avere una duplice funzione: – da una parte, utilizzando dati già certi, esso cerca di individuare una spiegazione necessaria dei fatti, che sia coerente e sufficiente, la quale illumini e disponga armoniosamente tutti questi elementi (che altrimenti rimarrebbero inspiegabili); – dall'altra, quando l'interpretazione necessaria è nota, può essere di aiuto nell'isolare gesti e parole che la supportino. • È il caso della spiegazione del perché Gesù fu sottoposto al supplizio capitale (qualcuno parla di un apposito criterio del rifiuto e dell'esecuzione): c'è già un dato di fatto (ovvero la condanna a morte di Gesù da parte delle autorità): il compito diviene quello di cercare gli elementi nei testi che la giustificano. Allo stesso modo, quei dati storici la cui autenticità è già stata verificata servono a spiegarci il motivo della sua condanna, e ne confermano indirettamente la storicità. Non può in questo senso essere storico un Gesù blando, semplice creatore di simboli che parlava per enigmi e non minava alle radici le persone, specie le autorità giudaiche e romane che ne decretarono la morte; la sua esecuzione, infatti, risulterebbe incomprensibile. Criterio della molteplice attestazione: È da considerare probabilmente storico ciò che è attestato unanimemente da più tradizioni neotestamentarie (e/o non neotestamentarie) o che si può ritrovare presente in più forme differenti (narrazioni, controversie, discorsi, ecc.). – Occorre però tener conto che l’attestazione di una singola fonte non è un motivo sufficiente per escludere un racconto, e non è impossibile che un detto non autentico ma molto antico sia potuto entrare in più linee della tradizione (relativa antichità non = gesuanità). Il logion di Cesare Mc 12,13-17 Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no? ”. 15 Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: “Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda”. 16 Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione? ”. Gli risposero: “Di Cesare”. 17 Gesù disse loro: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. E rimasero ammirati di lui. Mt 22, 15-22 15 Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16 Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. 17 Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? ”. 18 Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate? 19 Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. 20 Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione? ”. 21 Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. 22 A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono. Continua… Sopra: Denarius di Tiberio: con Pontifex Maximus sul verso Sotto: denarius di Cesare con Venere sul verso Logion di Cesare/2 Lc 20,20-26 20 Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. 21 Costoro lo interrogarono: “Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. 22 È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare? ”. 23 Conoscendo la loro malizia, disse: 24 “Mostratemi un denaro: di chi è l’immagine e l’iscrizione? ”. Risposero: “Di Cesare”. 25 Ed egli disse: “Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. 26 Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero. Vangelo di Tommaso (100) « Mostrarono a Gesù una moneta d'oro e gli dissero "La gente dell'imperatore romano ci chiede tasse". Egli rispose loro "Date all'imperatore quello che appartiene all'imperatore, date a a Dio quello che appartiene a Dio e date a me ciò che è mio". » Papiro Egerton (3,1-6, frammentario): « Vennero da lui e lo interrogarono per metterlo alla prova. Chiesero "Maestro, Gesù, noi sappiamo che tu sei [da Dio], in quanto le cose che fai ti mettono sopra tutti i profeti. Dicci, allora, va permesso di pagare ai governanti ciò che è loro dovuto? Dobbiamo pagarli o no?" Gesù sapeva cosa stavano facendo, e si indignò. Poi disse loro "Perché mi chiamate maestro, ma non [fate] ciò che dico? Con quanta precisione Isaia profetizzò di voi dicendo «Questa gente mi onora con le labbra, ma i loro cuori restano molto lontani da me; la loro adorazione per me è vuota [in quanto insistono su insegnamenti che sono umani] comandamenti […]»" » L’impurità • Marco 7,15 – non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo”. • Matteo 15,11 – Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo! • Tommaso 14 – Ciò che entrerà nella vostra bocca, questo non vi renderà impuri; ma ciò che esce dalla vostra bocca, questo vi farà impuri Diversa partizione delle fasi della ricerca • Alcuni studiosi non condividono la cronistoria proposta dai colleghi tedeschi e spesso ripetuta nei manuali: – Sottolineano • Che un Interesse per l’ebraicità di Gesù emerge già dal XVIs. • Fattori culturali di vario genere – – – – Sviluppo degli studi filologici di fine ‘800 Il modernismo La repressione antimodernista e la reazione che ne derivò La pubblicazione da parte di Pio XII nel 1943 dell’enciclica Divino afflante Spiritu (che apriva all’uso del metodo storico-critico negli studi biblici) – La riforma del Concilio Vaticano II (funzione della Bibbia nella vita della Chiesa e preoccupazione per eventuali letture che distogliessero dalla fede) – Ecc. ecc. ecc. tutti comunque convengono sull’importanza dei criteri stabiliti dal dibattito critico,sebbeneseneauspichiunimpiego quantopiùpossibile cauto La terza ricerca • Nell’ultimo decennio del ‘900 prende avvio la cosiddetta “Terza Ricerca”, questa rivolge tre critiche alla precedente: – l’eccessiva analiticità e importanza della storia delle forme; – Il criterio di dissomiglianza isola in modo innaturale Gesù dal suo ambiente – Eccessiva enfasi posta sul Kerigma come criterio per il recupero di Gesù. • La terza ricerca si caratterizza anche per: – rifiutare la tendenza precedente a negare o demitizzare i racconti miracolosi, dei quali cerca di ritrovare non la spiegazione scientifica o metafisica, bensì la percezione popolare. – una maggior fiducia nel valore storico delle fonti primarie: Vangeli canonici e apocrifi – Più forte attenzione ai contesti storico-culturali – Abbandono o messa fra parentesi della preoccupazione teologica – Tuttavia, nonostante le solenni dichiarazioni di neutralità storica, talora affiorano le motivazioni ideologiche: • neo-positivismo (E. P. Sanders), • teologia della liberazione (Marcus J. Borg, Douglas E. Oakman Richard A. Horsley), • rapporto con l’ebraismo in senso eccessivamente giudaizzante (E. P. Sanders) o troppo scarsamente (J. D. Crossan). • Per il resto si notano prospettive anche molto divergenti: – Valorizzazione dell’ebraicità di Gesù – Grande attenzione al vangelo di Tommaso, nel senso di un Gesù quasi «gnostico», puramente sapienziale, la cui ebraicità è pesantemente cancellata. – e ancora: Gesù rivoluzionario o pacifista, restauratore di Israele, stoico-cinico o mago. Alcuni interventi L’allontanamento dalla problematica teologica • Ed Parish Sanders, Gesù e il giudaismo, 1985 (tr. It. 1992) • Suo scopo : «Indagare quale sia stato l’intento di Gesù e di conseguenza quali siano state le relazioni da lui avute con con i suoi contemporanei all’interno del giudaismo» • • • • • • • • • Il suo interesse non si rivolge ai «detti» ma ai «fatti» di Gesù ed in particolare: attività pubblica e sue conseguenze J.D Crossan, The Historical Jesus. The Life of a Mediterranea Jewish Peasant, 1991 Gerd Theissen – A. Merz, Il gesù storico. Un manuale, 1996, tr. It 1999 J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù Storico, 3vv., 1991-2001,tr. it. 2001 Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea. Indagine storica, 2002 James D. Dunn., Gli albori del cristianesimo, 3vv., 2006-2007, tr. It 2011-12 A. Destro- M. Pesce, L’Uomo Gesù. Luoghi, giorni, incontri di una vita, Milano, Mondadori, 2008. A. Destro- M. Pesce, La Morte di Gesù. Indagine su un mistero, Milano, Rizzoli, 2014. A. Destro- M- Pesce, Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli, Roma, Carocci, 1914 Le ultime fasi della ricerca • Diversa Lettura e valutazione delle fonti • Ricorso a metodologie dedotte dalla antropologia, psicologia (formazione delle memorie), scienze umane in generale • Attenzione spostata dai «detti» o dall’ «insegnamento» • A fatti, pratiche, luoghi • Nuove analisi «stratigrafiche dei testi» • • Non più limitate al Nuovo Testamento Ma ampliate sino a comprendere tutti i testi che tramandano le più antiche memorie cristiane o del contesto: • Letteratura extra canonica • Apocrifi • Letteratura giudaica del tempo Appendici Per approfondire (oltre i testi sopra citati) • Il Gesù storico nelle fonti del I-II secolo. Atti del X Convegno di Studi Neotestamentari (Foligno, 11-13 settembre 2003), a cura di A. Pitta, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005 (= “Ricerche Storico Bibliche” XVII/2, 2005) (con articoli, fra gli altri di Gianotto, Jossa, Norelli, Pesce) • C. Gianotto, E. Norelli, M. Pesce, L’enigma Gesù. Fonti e metodi della ricerca storica , a c. di E. Prinzivalli, Roma, Carocci 2008 • G. Gaeta, Il Gesù moderno, Torino, Einaudi, 2009 • Un altro Gesù? I vangeli apocrifi, il Gesù storico e il cristianesimo delle origini, a c. di A. Guida- E.Norelli, Trapani 2009 • Newsletter del Gruppo di Ricerca sul Gesù Storico, in «Annali di Storia dell’Esegesi» ASE 27/2 (2010) 183-184; ASE 29/1 (2012) 175-210 Tradizioni, Tradenti, Scritti Affresco raffigurante Gesù, Commodilla, fine IV-inizi V sec . Roma, catacombe di • Come si formano le tradizioni su Gesù? • Come si trasmettono? • Come si coagulano in testi? • Quali sono le più antiche fonti: • (proto) Cristiane? • Giudaiche? • «Pagane»? I luoghi: Bacino Mediterraneo e Terra di Israele Augusto 63 a.C. - 14 d.C Tiberio 42 a.C – 37 d.C. Tito 39-81 Domiziano 51-96 Traiano 98-117 Adriano 76 -138 Gli inizi della storia Gesù Nasce sotto il regno di Ottaviano Augusto ( 14 d.C.), mentre ancora viveva Erode il Grande ( 4 a.C.) Viene crocifisso a Gerusalemme, mentre ne è governatore Ponzio Pilato (26-36 d.C.) E’ ebreo, figlio di ebrei, e per lui si compiono i riti comuni al popolo ebraico: Circoncisione (Lc 2,21) Presentazione al tempio (Lc 2,22-23) festeggia la Pasqua a Gerusalemme con i genitori secondo l’uso (Lc 2,41) In età adulta segue Giovanni il Battista, un profeta ebreo, forse vicino al movimento degli esseni e da lui riceve il battesimo Dopo un periodo con lui, comincia, la sua predicazione, preferendo alle città villaggi e campagne Raccoglie intorno a sé un gruppo di discepoli Lascia ai suoi il compito di “andare e predicare” (Mc 16,15) Prime fasi della trasmissione Ricostruzione di A. Destro- M- Pesce, Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli, Roma, Carocci, 1914, p. 26 a) Prima fase b) Periodo di interruzione, re-inizio, interpretazione c) s . Racconti della vicenda di Gesù dopo la morte Terza fase e) Morte di Gesù e ripensamento dei seguaci Buon Pastore fra le pecorelle. Roma Catacombe di Priscilla. III Seconda fase d) Vicende di Gesù, condivise dai seguaci Messa per iscritto di parole, atti, vicende Quarta fase Continua la trasmissione orale precedente Rioralizzazione delle opere precedenti Nuovi Scritti Scena di Battesimo. Roma. Catacombe di S. Callisto. III s. Continua% Ricostruzione di A. Destro- M- Pesce, Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli, Roma, Carocci, 1914, pp. 81-82 Cristo fra gli Apostoli, affresco nelle Catacombe di Domitilla, IV sec Paradigma dei flussi a) Pluralità, sin dall’inizio, dei flussi di trasmissione dei materiali su Gesù b) Pluralità dei gruppi che divulgarono informazioni su di lui c) Pluralità dei luoghi in cui avvenne la trasmissione d) Parzialità dell’informazione che ciascun gruppo aveva su Gesù Una esemplificazione Sicuramente in ciascun villaggio in cui risiedevano seguaci di Gesù vennero trasmesse notizie e opinioni su di lui Diedero, inoltre, informazioni su di lui quei seguaci che lo avevano seguito da vivo e accompagnato a Gerusalemme dove fu ucciso Quindi diffusero notizie su Gesù, in luoghi disparati, i predicatori che percorsero la terra di Israele, nonché zone diverse del Mediterraneo e Vicino oriente antico (nei primi decenni dopo la scomparsa) Le notizie portate da questi ultimi furono conservate dalle persone che vivevano nelle località così raggiunte . Come presentano il problema della «tradizione» le fonti più antiche? Paolo 1 Cor. 11,23-25: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. 1 Cor 15,3-5: Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. Luca Prologo (al Vangelo): Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto Cristo insegna agli Apostoli, altorilievo di un sarcofago in marmo, da Rignieux-le-Franc. Parigi, Louvre, IV s. Continua% Papia (120/125) Ireneo di Lione, Adversus haereses V, 33, 4, su Papia: «Uditore di Giovanni e compagno di Policarpo uomo del tempo antico» (Per Giovanni si intende qui l’apostolo, per Policarpo il vescovo di Smirne, vissuto a cavallo fra I e IIs.,che a sua volta era stato discepolo di Gv o degli Apostoli) Di Papia circolano dei libri (cinque) che sono intitolati anche Esposizione dei detti del Signore «Non esiterò a disporre in ordine per te, includendolo tra le interpretazioni, anche tutto ciò che un tempo ho appreso dai presbiteri (=anziani) e ben redatto, garantendone la verità. Infatti non traevo piacere, come fa la moltitudine, da coloro che parlano molto, ma da coloro che insegnano la verità; né da coloro che tramandano la memoria dei precetti. Estranei, ma da coloro che tramandano la memoria dei precetti dati dal Signore alla fede e provenienti dalla verità stessa. Se poiu per caso veniva anche qualcuno che era stato discepolo dei presbiteri, chiedevo le parole dei presbiteri, che cosa aveva detto Andrea, che cosa Pietro, che cosa Filippo, che cosa Tommaso o Giacomo, che cosa Giovanni o Matteo o qualunque altro dei discepoli del Signore. Infatti non pensavo che le cose tratte dai libri, mi giovassero tanto quanto le cose provenienti da una voce viva e permanente» Il passaggio dall’oralità alla Scrittura: Vangeli canonici e altri scritti del Nuovo Testamento (schema di ricostruzione classico) Prime notizie su scritti cristiani autorevoli • Giustino (Flavia Neapolis, ? - Roma, 165) • Papia di Gerapoli (c. 70- c. 130) (vedi sopra) – afferma che le "Memorie degli apostoli“,, erano lette in chiesa nel giorno del Signore insieme agli scritti dei profeti, prima della cena eucaristica (I Apol. 67,3), – Nell’opera Spiegazione, dei detti del Signore (circa primi decenni del IIs.), conosciuta frammentariamente tramite Ireneo e Eusebio, dà alcune notizie esplicite su Mc e Mt: • • • Ireneo di Lione (ultime decadi IIs.) sui 4 Vangeli. (Adv. Haer. III,11,8): • • «Anche questo diceva il presbitero : 'Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse accuratamente ma non certo in ordine quanto si ricordava di ciò che il Signore aveva detto o fatto'. Infatti non aveva ascoltato direttamente il Signore né era stato suo discepolo, ma in seguito, come ho detto, era stato discepolo di Pietro. Questi svolgeva i suoi insegnamenti in rapporto con le esigenze del momento, senza dare una sistemazione ordinata ai detti del Signore. Sicché Marco non sbagliò affatto trascrivendone alcuni così come ricordava. Di una cosa sola infatti si preoccupava: di non tralasciare nulla di quanto aveva udito e di non dire nulla di falso in questo". … "Matteo dunque ha composto una raccolta di detti in lingua ebraica, e ciascuno li ha interpretati secondo le sue capacità». Eus., Hist. Eccl. III,39,15) i Vangeli possono essere solo 4, né di meno né di più: 4 come i punti cardinali e i venti, 4 come i Viventi dell'Apocalisse (cfr. Ap 4, individua poi una precisa corrispondenza Viventi-Vangeli determinando un'attribuzione di simboli che rimarrà nella tradizione, cfr. Infra: ) Taziano • Verso il 170/175 (comunque dopo la morte di Giustino e probabilmente dopo il rientro in Siria) il diatessaron (Διὰ τεσσάρων "attraverso i Quattro") scrisse una armonia evangelica, composta a partire dai 4 vangeli canonici (ma forse non solo ). L’originale sembra sia stato in greco (si è ritrovato un frammento in questa lingua risalente al 254), ma fu tradotto quasi immediatamente in siriaco. Incontrò larghissima diffusione divenendo testo ufficiale nella Chiesa di Siria. Nel V sec., però, affermatasi lì definitivamente l'ortodossia, i vescovi rifiutarono il testo e ne bruciarono le copie, nuocendo probabilmente ad esso la fama di eretico (encratita) formatasi attorno al suo autore. Il canone delle Scritture: dai Primi tentativi… • Prima notizia di un canone : Canone di Marcione (c. 150) – Marcione rifiutava tutto l'AT, in quanto espressione di un Dio diverso e inferiore rispetto a quello della nuova economia, accettava come "Scrittura" solo gli scritti cristiani che meno erano influenzati dall'AT, quindi: – Paolo (10 lettere, escluse le pastorali e Eb) – il Vangelo di Luca, discepolo di Paolo (ma con tagli: ad esempio, dei primi 2 capp. e delle parti in cui comparivano riferimenti all'AT: cfr. Ireneo, Adv. Haer. I,27,2). • Primo canone noto di ambito romano (“ortodosso”), Canone Muratoriano verso la fine del II s. (scoperto dal Muratori nel 1740) • • • Il frammento, del VII secolo, è lacunoso manca sia l’inizio sia la fine del testo. Alcuni elementi presenti nel testo permettono di affermare che si tratti della traduzione dal greco di un originale databile fra il 170 e il 200 d. C: – l’autore si riferisce al pontificato di Pio (142 - 157) come a evento recente I testi accolti sono: – 4 vangeli (citati nominalmente solo Lc e Gv) – Atti degli Apostoli – 13 lettere di Paolo (esclusa quella agli Ebrei) – Lettera di Gd e 2 lettere di Gv – Apocalisse di Gv e Apocalisse di Pt – Cita poi tra le opere non canoniche (autore troppo recente e non risalente all'epoca apostolica), quali il Pastore di Erma, che il testo dice fratello di papa Pio I. Il canone delle Scritture: alla FISSAZIONE definitiva • Nel IV secolo Eusebio di Cesarea ancora distingue fra scritti homologoumena, cioè comunemente accettati, e antilegomena, cioè discussi: – homologoumena: Mt ,Mc, Lc, Gv, At., epp. Paolo, 1Gv, 1Pt e forse Ap – antilegomena: • quelli che godono di prestigio presso la maggioranza: Gc, Gd, 2 Pt, 23 Gv • spuri: Atti di Paolo, Pastore di Erma, Apocalisse di Pietro, Lettera di Barnaba, Didaché • IN ORIENTE si ha una fissazione del canone del NT con Atanasio, patriarca di Alessandria nel 367 • IN OCCIDENTE la prima formulazione completa si trova nei Concili di Ippona del 393 e di Cartagine del 397 • Fissazione definitiva del canone cattolico (AT e NT): Concilio di Trento nel 1563 Il Nuovo Testamento 27 SCRITTI 4 VANGELI: Matteo, Marco e Luca (sinottici) Giovanni ATTI DEGLI APOSTOLI CORPUS PAOLINO 13 lettere attribuite a Paolo o o o Lettera agli Ebrei 7 LETTERE CATTOLICHE: 7 sicuramente autentiche: Rm, 1-2Cor, Gal, 1 Tess, Fil, Flm. Altre dell’ambiente: Ef. Col., 2Tess Miniatura irlandese, circa VIII s., Recante i simboli dei quattro evangelisti Lettere pastorali: 1-2 Tim., Tit. (Ez 15,1 e Ap. 4,7: i 4 viventi): Giacomo, 1-2 Pietro, 1-3 Giovanni, Giuda APOCALISSE Marco = il leone Inizio vangelo: predicazione del Battista nel deserto Matteo = uomo alato Inizio vangelo: discendenza di Gesù, annunciazione dell’angelo Luca = Bue Inizio vangelo:,Zaccaria nel tempio, dove si compiva il sacrificio animale; Giovanni = l'aquila. Inizio vangelo: contemplazione di Dio Gli scritti più antichi Paolo Il gruppo delle sette lettere autentiche si colloca negli anni 49 e 56/60 (a seconda delle diverse datazioni ipotiuzzati per le epp.) Le lettere dell’ambiente si attribuiscono alla seconda generazione cristiana La lettera agli ebrei forse metà IIs. Nelle lettere paoline sicuramente possono individuarsi delle forme letterarie derivanti dalla tradizione pre-redazionale della chiesa primitiva: confessioni di fede, acclamazioni, dossologie, inni, cataloghi di vizi e virtù, codici domestici Non si hanno certezze su di una loro preesistenza in forma scritta, bisogna comunque sempre tener presente, in rapporto al mondo in cui vennero scritte, la possibilità di tradizioni mnemoniche codificate Lastra del loculo di Asellus- sec IV Musei Vaticani L’inno di Filippesi 2,6-11 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9 Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre Il Gesù di Paolo Giudaicità di Gesù (Gal 4,4; Rm 9,5) e sua discendenza davidica (Rm 1,3) Fu consegnato di notte (1Cor 11,23) Gli ebrei ebbero una responsabilità nella sua morte (1Tess 2,15) Memoria della morte di Gesù, avvenuta per crocifissione (1Cor 1,13.17.18.23; 2,2.8; ecc.) Memoria tradizionale dell’ultima cena (1 Cor. 11,23-25) Ripresa di alcuni precetti di Gesù, in part: divieto del Divorzio (1Cor 7,10-11); liceità del trarre sostentamento dalla predicazione del vangelo (1Cor 9,14); la parusia (1Tess 4,16-17); l’impurità (Rm 14,14) Sembra conoscere una prima collezione di detti di Gesù, che utilizza nella sua argomentazione (talvolta senza citarla), grazie alla quale è possibile individuare la struttura fondamentale dell’etica di Gesù: fondata sull’amore (Gal 5,14, cfr Mc 12, 29-31) e sulla coerenza essenziale fra la vita e la morte di Gesù stesso (2Cor 8,9; Gal 1,3; Rm 2,24s.) Si comprende che le persone con cui Paolo parla avevano accesso ad una tradizione che riguardava Gesù e gli avvenimenti principali della sua storia, che Paolo non ritiene necessario ripetere Paolo sembra relativamente poco interessato ai detti e fatti di Gesù, la sua attenzione si concentra tutta sull’evento della croce e della resurrezione, comprese come manifestazione dell’azione salvatrice di Dio Paolo scrive per il presente, Per costruire il modo di vita ed il pensiero di destinatari reali, non necessariamente per raccontare il passato Permane la necessità «strategica» di un riferimento al passato, M si tratta di parole che, appunto, considera note e presenti, servono per fondare la vita attuale, non per ricordare il passato Paolo e Gesù Roma, catacomba di Via Dino Compagni, IV s. Vangeli sinottici: Vangeli secondo Marco, Matteo, Luca Scritti fra gli anni 60 e 80 del I s. d.C. (in greco) Sono detti Sinottici perché, nel caso si ponessero su colonne parallele, sarebbe possibile leggerli in “sinossi”, trovando una nutrita serie di coincidenze, ma anche delle distinzioni: Papiro 45 P. Chester Beatty I, Egitto, circa 250,, contiene Mt 20-21 e 25-25, Mc 4-9 e 11-12, Lc 6-7 e 9-14, Gv 4-5 e 10-11, AT 4-17, il più antico manoscritto contenente tutti i 4 vang. canonici Teorie delle 2 fonti • quando Marco, Matteo e Luca concordano fra di loro, • • Matteo e Luca derivano da Marco (che sarebbe il più antico) . quando Matteo e Luca concordano fra loro ma non con Marco • • Le fonti dei sinottici Derivano da una fonte comune , detta Q Sia Matteo che Luca hanno inoltre fonti proprie Altre tradizioni Altre tradizioni La Fonte “Q” Q = Quelle =“fonte” in tedesco Così si designa il materiale comune a Matteo e Luca, ma assente in Marco, Nel momento in cui viene utilizzata da Mt e Lc potrebbe essere già esistita in forma scritta, in greco Circa 40 pericopi, relative (quasi esclusivamente) a: ma presupposta come Probabilmente di origine Galilea, elaborata tra il 40 e il 60 che si ritiene derivante da una fonte perduta spiegazione necessaria delle concordanze Mt-Lc “detti” di Gesù (=loghia) talvolta incorniciati in brevi racconti (apoftegmi o Chreiai) Gli unici passi narrativi sono i racconti di: Battesimo (cf Lc 3,2122); Tentazioni (cf Lc 4,1-13); guarigione del figlio del centurione (cf Lc 7,1-10); un esorcismo (cf Lc 11,14-15. 1723) Introduce Gesù in stretto rapporto con il Battista (cf Lc 3,7 9,16s) Sono assenti i 12 Mancano i racconti della passione e della pasqua 7Q5: IL VANGELO DI MARCO A QUMRAN? Luogo: Nella grotta 7Q (Qumran) sono stati ritrovati frammenti papiracei in lingua greca compilati solo da un lato (quindi provenienti da rotoli e non da codici). Datazione: le grotte di Qumran furono sigillate nel 68 d.C. a causa dell'invasione romana del territorio, i testi sono dunque precedenti a tale data. Secondo i papirologi, lo stile in cui sono scritti i papiri 7Q, indicherebbe una datazione tra il 50 a.C. e il 50 d.C. Contenuto: Il papirologo O'Callaghan identifica il Fr. 7Q5, con Mc 6, 52-53: “In realtà non avevano ben capito il fatto dei pani perché il loro cuore era indurito. E avendo attraversato il lago verso terra giunsero a Genesaret e sbarcarono”. L’identificazione farebbe di questo papiro la testimonianza più antica in assoluto, ma l’interpretazione appare allo stato attuale altamente ipotetica Ipotesi di ricostruzione Il Gesù dei Sinottici Scritti fra gli anni 60 e 80 del I s. d.C. Essi offrono ritratti teologici di Gesù, frutto della loro comprensione di fede trasmettono tradizioni molto antiche in un tempo ancora assai vicino ai fatti narrati ed in cui molti testimoni oculari possono ancora essere viventi Tracciano una storia “a grandi linee” della vita di Gesù: l’inizio è: in Mc e “Q”: il battesimo In Mt e Lc: genealogia e narrazione della nascita (Gv invece ha un prologo sulle origini divine, il protoevangelo di Gc si spingerà oltre, fino alla vita di Maria) esposizione dei fatti e delle parole più importanti secondo uno schema topografico e cronologico (sommario) prima in Galilea e poi a Gerusalemme (con differenze fra gli evenagelisti) L’attività pubblica di Gesù si svolge in un arco di tempo di circa un anno racconto assai esteso di: ma potrebbero avere una informazione parziale sia dei fatti che dei detti passione, morte e resurrezione Essi conservano inoltre memoria di alcuni elementi peculiari e qualificanti della vita del Nazareno: annuncio del regno guarigioni ed esorcismi, Parole in forma di parabola e detti sapienziali Riportano l’insegnamento di Gesù con accentuazioni peculiari a ciascuno Gesù guarisce l’emorroissa (Mc 3,10, Mt 9, 10-20, Lc 8, 40-48) Roma, Catacombe di Marcellino e Pietro, Pittura murale, III s. Il Gesù di Giovanni Scritto intorno agli anni 90 Il quarto vangelo, nonostante la sua forte impostazione teologica, resta comunque memoria del Gesù terreno, di cui traccia a grandi linee una “Biografia” origine divina attività pubblica: introdotto sulla scena da Giovanni Battista Gesù è stato suo seguace ed egli stesso ha battezzato (Gv 3, 22-24.) è circondato da discepoli, alcuni dei quali provengono dalla cerchia del Battista (Gv 1, 35ss.) Si muove tra la Galilea e la Giudea La sua missione pubblica occupa all’incirca un triennio, essendo scandita da tre Pasque (Gv 2, 13.23; 6,4; 11,55; 12,1; 13,1) Appare proteso verso un momento culminante: la glorificazione della croce Racconto dettagliato della passione che si conclude con la morte alla vigilia di Pasqua udienza presso il sommo sacerdote non preceduta da alcun processo giudaico Gesù processato e condannato dal tribunale di Ponzio Pilato (18,12ss.) Papiro 52 E' il più antico ms del N.T. Sembra risalire al 125. Tra la redazione finale di Gv (verso fine Is. d.C) . e questo papiro intercorrono meno di 50 anni. Appartiene alla John Rylands Library di Manchester. Prova definitivamente che Gv, benché scritto probabilmente in Asia, era già conosciuto verso il 120-130 nella valle del Nilo, da cui proviene P52. Sul recto si leggono vv. 31-33 e sul verso i vv. 37-38 di Gv 18 Alcune caratteristiche MARCO Sembra voler distinguere tra le parole di Gesù e la loro successiva interpretazione Nel mistero del regno di Dio (Mc 4,10-13) Questo non è chiaro a tutti (quelli di fuori) e deve essere spiegato Il suo vangelo si propone come un chiarimento, una soluzione a problemi, domande, incertezze Distingue infatti fra il messaggio pubblico di Gesù e quello riservato ai discepoli, che consisterebbe Non semplice ripetizione di una tradizione, ma sua correzione ed esplicitazione Gesù vi è presentato come figura autorevole: preannunciato da Giovanni il Battista Ma intende proporlo anche ad un ambiente non giudaico come un leader religioso comprensibile e dotato di autorità secondo i parametri religiosi della cultura cui si appartiene. Di Gesù vengono sottolineate le capacità personali di esorcista, taumaturgo Le sue capacità di maestro si rivelano soprattutto nell’insegnamento riservato all’interno (esoterico) Alcune caratteristiche % MATTEO Intende mostrare la legittimità di una svolta Il messaggio di Gesù viene rivolto anche i non giudei, nonostante egli avesse dato ordine di limitarsi alle «pecore perdute della casa di Israele» (Mt 10,5; 15,24) la legittimità di rivolgersi ai non giudei viene fondata sulle Scritture Ma si aggiungono anche criteri conoscitivi accettabili nel modo ellenistico romano: Afferma inoltre che le parabole di Gesù «devono essere comprese», cioè interpretate Ed anche per questo è necessario fare ricorso alla sapienza degli scribi, dunque alle Scritture giudaiche Per MT narrare Gesù significa immetterlo nella storia giudaica, Sogno e rivelazione astrologica intesa comunque come parte di una storia universale (REGNO: legittima Gesù, tramite una genealogia, risalente ad Abramo, che afferma la sua discendenza davidica) In lui Gesù è raffigurato soprattutto come Messia, Maestro, interprete della legge LUCA Non intende solo confermare la verità dell’annuncio dei seguaci di Gesù, ma vagliare criticamente le tradizioni confuse trasmesse su Gesù effettuando una indagine che può avere anche i caratteri di tipo giudiziale La vicenda di Gesù deve essere immessa nella storia politica Romana: la genealogia segnala il carattere di universalità risalendo a Adamo Alcune caratteristiche %% GIOVANNI Anche lui si oppone ad errate interpretazioni della vicenda di Gesù e ne propone una propria Vuole legittimare una particolare forma aggregativa di seguaci (gruppi giovannisti) Fa appello ad una comprensione dei fatti interpretazione dello spirito santo Tale appello riflette una concezione tipicamente giudaica del passato alla luce della Meccanismo della memoria ispirata: un ricordare che, grazie ad una ispirazione soprannaturale, permette di capire atti e parole di Gesù meglio di quanto avessero fatto i discepoli che gli erano stati vicini nel corso della sua vita (allontanamento dai primi tempi) Ritiene fondante la testimonianza di un discepolo che ha vissuto con Gesù Egli avrebbe trasmesso quello che afferma il vangelo Anche per lui rimane importante verificare la veridicità di ciò che il discepolo ha trasmesso La legittimazione di Gesù è qui data mediante l’appello ad una entità divina che si fa presente in lui Egli è espressione del logos che, secondo la teologia giudaico ellenistica, manifesta il Dio giudaico nella sua dimensione universale Permane la legittimazione mediante le Scritture giudaiche, in quanto si rivolge sia a giudei che a non giudei Il lui Gesù è rappresentato come un essere soprannaturale che offre agli esseri umani la possibilità di raggiungere uno stato perfetto della vita in un contesto iniziatico, in un contatto inscindibile con Gesù stesso Vangeli apocrifi e letteratura extra-canonica Papiro Egerton 2, in greco, forse Is. o inizi II 5 frammenti recto/verso contenenti 4 pericopi: 1. Una disputa tra Gesù e gli uomini della legge, che cercano invano di lapidarlo; 2. Una guarigione di un lebbroso; 3. Una disputa circa la legittimità del pagamento delle tasse; 4. Un miracolo (indefinito) di Gesù presso il Giordano Frammento del Fayum, in greco, databile al III s. Riporta una violenta disputa di Gesù sulla spianata del Tempio con un sacerdote fariseo di nome Levi (cfr Mc 7,1-23) relativa alle norme di purità; una visita di Gesù e dei suoi discepoli al tempio Papiro di Ossirinco 1224, in greco, databile fine II – inizi IVs. contiene una rielaborazione di materiale sinottico (cfr. Mc 14,27.29-30), originariamente appartenente con ogni probabilità a un vangelo sconosciuto. Papiro di Ossirinco 840, in greco, databile al IV-Vs. Presenta paralleli con il vangelo di Gv , forse databile al I s. Riporta una controversia e qualche parola Papiro dettoVangelo della moglie di Gesù, in copto, forse copia di un testo del II s. 1 frammento recto/verso contenente 8 righe: tra le parole leggibili (quasi tutte sul recto) compare la frase " Gesù ha detto loro: 'mia moglie...' ", da cui il nome del frammento Reso noto nel Congresso Internazionale di Studi Copti. Roma, 18/09/2012. La letteratura extra-canonica: I FRAMMENTI Poche citazioni conservate da autori crist. antichi o semplice menzione di: Vangelo dei nazareni noto grazie alla testimonianza di Girolamo (IV-V sec.); Vangelo degli ebioniti Notizia da Epifanio di Salamina, autore cristiano del IV s., che ne cita alcuni passi all’interno di un’opera antieretica; Vangelo degli ebrei Parzialmente accessibile attraverso le citazioni di autori, quali Clemente (II sec.) e Origene (III sec.), e ancora Girolamo Vangelo di Pietro Noto fin dall’antichità (cfr. Eus.. H.E. VI,12,2-6), ne fu scoperto un ampio frammento in greco (racconto Passione Gesù) nel 1886-87, quindi uno più piccolo (dialogo Pietro-Gesù) nel 1993 il testo tradisce una marcata polemica antigiudaica: la responsabilità della morte di Gesù viene attribuita esclusivamente ad Erode Antipa ed ai capi giudaici) Datato dalla maggioranza degli studiosi alla I metà del II s.; per Crossan possibile risalire da questo testo ad un primitivo vangelo della croce del 40; Discussa è la possibilità che conservi tradizioni indipendenti rispetto a quelle confluite nei sinottici Eusebio in H.E. VI,12,2-6 riporta un brano d’una lettera o trattato di Serapione, vescovo di Antiochia (190-203) relativa a questo Vangelo che, adottato da alcuni membri della comunità di Rhossos, aveva lì creato delle discussioni. Il vescovo in un primo tempo, non avendo letto il testo, pur ritenendolo pseudoepigrafo, ne aveva consentito la lettura per riportare la pace all’interno della comunità. Successivamente, informato di possibili contenuti eterodossi, compie una indagine più accurata, dalla quale conclude che «In quel vangelo molte cose concordavano con la retta fede del Salvatore, e che alcune erano state aggiunte», con riferimento ad una interpolazione successiva operata da aderenti al docetismo Un ostrakon del Vi-VII s. dimostra che questo vangelo era ancora utilizzato in Egitto diversi secoli più tardi Vangelo di Tommaso Nel 1948 ne fu ritrovata nella biblioteca di Nag Hammadi una copia completa in copto risalente alla metà del IV s. A cavallo del ‘900 ne erano stati già trovati dei frammenti in greco (Papiri di Ossirinco I, 654, 655) risalenti, rispettivamente, al 200 e al 250, contenenti all’incirca la metà del vangelo, con materiale identico, ma disposto diversamente (il che indica un lungo cammino redazionale) E’ un "vangelo di detti", simile alla fonte Q Contiene 114 logia, quasi tutti introdotti con: “Gesù disse” Non vi si trovano racconti, solo pochi dialoghi e brevi riferimenti all’ambiente sociale Per la metà sono detti di Gesù paralleli a quelli presenti nei vangeli canonici, altri invece sono nuovi DATAZIONE: la sua origine è posteriore al 70, perché il detto 71 si riferisce alla catastrofe di Gerusalemme Si attribuisce in genere all’inizio del IIs. Si pensa come ambiente di origine alla Siria Si discute se i detti del Vangelo di Tommaso: dipendano dai vangeli canonici (p. es. J. Majer) o se invece derivino da antiche tradizioni orali indipendenti (p. es. Robinson e Crossan) La maggioranza degli studiosi propende oggi per una verifica caso per caso Vangelo segreto di Marco nel 1958 fu scoperta una copia di lettera di Clemente Alessandrino ad un certo Teodoto, contenente un frammento di questo vangelo: racconto della resurrezione di un giovane, simile alla narrazione della resurrezione di Lazzaro in Gv (problema: Gv dipende dal fr. o il fr. da Gv?) Clemente lo considera “una seconda versione più spirituale del vangelo di Mc, stilata dallo stesso Mc ad Alessandria per promuovere la conoscenza (gnosis) di cristiani progrediti” Lo scopritore, Morton Smith, l’ha utilizzato come base per affermare la sua teoria di “Gesù Mago” Vangelo di Giuda Ritrovato nel deserto dell'Egitto (National Geographic Society) e pubblicato nel 2006, Il ms. (codice Tchacos) contiene, oltre al vangelo di Giuda, altri tre trattati, due dei quali già presenti nei codici V e VIII di Nag Hammadi ). Il codice è composto di 66 pagine; il vangelo di Giuda occupa le pagine 33-58. L'esistenza era nota sin dall’anjtichità: Ireneo di Lione (180 circa), Adv. Haer. I,31,1: la setta gnostica dei Cainiti "ha prodotto una composizione da loro chiamata Vangelo di Giuda" Il manoscritto risale al III o al IV secolo d.C.; la chiara provenienza gnostica e il contenuto dello scritto suggeriscono di datare la stesura dell'originale non più tardi del 180 d.C. (epoca in cui Ireneo già ne testimonia l'esistenza) ma certamente non prima dell'inizio del II secolo. L'originale fu scritto in greco, ma è pervenuto solamente in una traduzione copta Protovangelo di Giacomo il più antico titolo reperibile nei mss: Natività di Maria. Rivelazione di Giacomo testo in greco, trasmesso da numerosi mss. fra gli altri si trova in un ms del IVs. che presenta già tratti secondari, ritrovato anche in antiche traduzioni che riportano strati anteriori del testo. Non descrive la vita e il ministero di Gesù. la sua nascità è punto d’arrivo del racconto. Pseudoepigrafo: si presenta come scritto da Giacomo, “fratellastro” di Gesù a Gerusalemme (25,1), suggerisce come autore Giacomo il Giusto (m. 62 d.C.), fratello (o cugino) del Signore, primo capo della comunità di Gerusalemme, identificato dalla tradizione cattolica con Giacomo il Minore figlio di Alfeo L’A. combina i racconti di MT e Lc, ma ha accesso anche ad altre tradizioni, di cui si serve liberamente Il Scarsa conoscenza della Palestina e dei suoi usi testo insiste ossessivamente sulla purezza di Maria, è quindi posteriore alla polemica giudaica sulla vergine Composto Egitto prima della fine del IIs., forse in Siria oppure in Il testo prende l’avvio dalla “preistoria” della nascita di Maria, quindi descrive la sua infanzia e il matrimonio con Giuseppe, nascita di Gesù, i Magi, la strage degli innocenti e la fuga in Egitto Gli agrapha Diversi scritti cristiani di età antica riportano parole di Gesù non attestate nei vangeli canonici Oltre i casi citati, occorre ricordare: autori di età patristica antichi testi liturgici Sulla loro autenticità gesuana si discute ancora vivacemente Anche per gli agrapha la critica propende per una valutazione caso per caso. La più recente raccolta in italiano (con testo originale a fronte) è stata curata da M. Pesce per la fondazione Lorenzo Valla (2004) Le fonti esterne testimonianze dal mondo Giudaico e Romano Flavio Giuseppe Testimonianze sul cristianesimo Tito Flavio Giuseppe (Titus Flavius Iosephus; Ἰώσηπος Φλάβιος, Gerusalemme, 37 circa –Roma, 100 circa) storico, politico e militare. Lingua di scrittura: greco. In Antichità giudaiche, XX.200 cita Giacomo il Giusto come fratello di Gesù, e, parlando del processo a lui intentato, scrive: « Anano [...] convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati. » In Antichità giudaiche, XVIII, 63-64 si trova il cosiddetto Testimonium Flavianum Antichità giudaiche, XVIII, 63-64 « Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. » « Γίνεται δὲ κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον Ἰησοῦς σοφὸς ἀνήρ, εἴγε ἄνδρα αὐτὸν λέγειν χρή: ἦν γὰρ παραδόξων ἔργων ποιητής, διδάσκαλος ἀνθρώπων τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων, καὶ πολλοὺς μὲν Ἰουδαίους, πολλοὺς δὲ καὶ τοῦ Ἑλληνικοῦ ἐπηγάγετο: ὁ χριστὸς οὗτος ἦν. καὶ αὐτὸν ἐνδείξει τῶν πρώτων ἀνδρῶν παρ᾽ ἡμῖν σταυρῷ ἐπιτετιμηκότος Πιλάτου οὐκ ἐπαύσαντο οἱ τὸ πρῶτον ἀγαπήσαντες: ἐφάνη γὰρ αὐτοῖς τρίτην ἔχων ἡμέραν πάλιν ζῶν τῶν θείων προφητῶν ταῦτά τε καὶ ἄλλα μυρία περὶ αὐτοῦ θαυμάσια εἰρηκότων. εἰς ἔτι τε νῦν τῶν Χριστιανῶν ἀπὸ τοῦδε ὠνομασμένον οὐκ ἐπέλιπε τὸ φῦλον. » La critica • • Il testo viene riportato nella forma sopra citata in tutti i manoscritti antichi dell’opera di Flavio Giuseppe . • Esso tuttavia non appare coerente con la mentalità dell’autore Gli studiosi che hanno esaminato la questione si dividono grosso modo in tre correnti: 1. 2. 3. il testo è originale e autentico così come ci è stato tramandato il testo è stato interpolato successivamente da un autore cristiano il testo è una interpolazione nella sua totalità Pro e contro l’autenticità PRO 1.la tradizione testuale è forte: CONTRO 1. Origene (metà IIIs.) In Comm. Matth X,17, attribuisce Giuseppe l’affermazione che Gerusalemme fu distrutta per castigo divino in punizione del martirio dell’apostolo Giacomo, aggiungendo: “E la cosa sorprendente è che egli, pur non ammettendo che Gesù fosse il Cristo, ciò nondimeno rese a Giacomo attestazione di tanta giustizia” In un’altra opera riprende il medesimo concetto, facendo egualmente rilevare come Giuseppe dica queste cose “sebbene non credente in Gesù come il Cristo” Tuttavia Origene sembra non conoscere bene l’opera di Giuseppe Fl. Poiché egli in nessun passo afferma che per il martirio di Giacomo Gerusalemme si attirò la punizione divina. Errore in cui cade anche Eusebio, che attribuisce a Giuseppe la medesima sentenza.. 2. L’espressione «ammesso che lo si possa chiamare uomo», tradisce una fede nella divinità di Cristo da parte di chi scrive, cosa che non poteva essere per Giuseppe Flavio); 3. L’affermazione «questi era il Cristo», è chiaramente tipica di chi 4. L’affermazione «apparve loro il terzo giorno, di nuovo vivo, avendo i divini profeti detto queste cose su di lui e altre meraviglie», che rimanda alla fede nella resurrezione crede che Gesù è il Cristo, cioè il Messia; 1.Tutti i manoscritti greci delle opere di Giuseppe che noi possediamo dal secolo XI in giù, contengono questo passo nella medesima forma; 2.Esusebio lo cita due volte (inizi IV s.) nella medesima forma 2.Le espressioni «uomo saggio», «opere straordinarie»; «con piacere accolgono la verità» sono tipiche di Flavio Giuseppe; 3.L’affermazione «convinse molti Giudei e Greci» riecheggia la realtà di Roma nel momento in cui vi soggiorna Flavio Giuseppe; 4.l’accento posto sull’esecuzione ad opera di Pilato rispecchia una conoscenza diretta delle condizioni giuridiche della Giudea; 5.La designazione dei cristiani come «tribù» denuncerebbe un tono dispregiativo, non coerente con un interpolatore cristiano. IPOTESI la forma originaria di Giuseppe avrebbe potuto essere : «Questi era detto il Cristo» oppure «Questi era creduto il Cristo dai suoi discepoli» Una simile forma risulterebbe coerente con altre due espressioni sicuramente autentiche: Una interna allo stesso brano: «continua a esistere la tribù dei cristiani che da lui prende il nome» L’altra relativa al passo su Giacomo di Ant.Giud. XX, 199-203: «Gesù che é detto il Cristo» Bibl.: Il Gesù storico nelle fonti del I-II secolo. Atti del X Convegno di Studi Neotestamentari (Foligno, 11-13 settembre 2003), a cura di A. Pitta, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005 (= “Ricerche Storico Bibliche” XVII/2, 2005), pp. 137-147. Testimonium flavianum: tentativi di soluzione Versione araba del X secolo Nel 1971 Shlomo Pinés dell'Università Ebraica di Gerusalemme pubblicò una traduzione araba del Testimonium, rinvenuta in un manoscritto del Xs. contenente l’opera d’uno storico arabo cristiano, Agapio di Hierapolis Agapio riporta in modo approssimativo il titolo dell'opera di Giuseppe ed afferma di basarsi su una antica cronaca in siriaco di Teofilo di Edessa (morto nel 785, l’opera è perduta) questo il testo in traduzione italiana: «In questo tempo viveva un uomo saggio che si chiamava Gesù, e la sua condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e morire. E quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria lealtà per lui. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo. Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie». Ipotesi di ricostruzione del testimonium sulla base della versione araba «In quel tempo comparve Gesù, un uomo saggio. Si diceva che compisse delle opere straordinarie, insegnava alla gente che con piacere ricevono la verità: e attirò a sé molti discepoli sia fra Giudei che fra gente di origine Greca. E quando Pilato, a causa di un accusa fatta dai maggiori responsabili del nostro popolo, lo ha condannò alla croce, coloro che lo amarono fin dall’inizio non cessarono di farlo e fino ad oggi la tribù dei cristiani (che da lui prende il nome) continua ad esistere» Giustino e «l’ebreo Trifone» Giustino intorno al 160 scrive il Dialogo col giudeo Trifone Egli intende dimostrare che il cristianesimo era la naturale continuazione dell’ebraismo. L’opera è strutturata in forma di dialogo: fra l’autore e l’ebreo Trifone Secondo alcuni questi non sarebbe un personaggio fittizio ma il famoso Rabbi Tarphon ( cfr. J. MAIER in Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia 1994, p. 219-220). o Se così fosse (ma l’ipotesi non è confermata il dialogo sarebbe l’eco di una reale discussione avvenuta tra i due ad Efeso intorno al 135. In ogni caso il testo trasmette una «lettura» di Gesù corrente fra gli ebrei al tempo dell’autore In Dial. 108,2 Giustino ricorda un avvertimento che sarebbe stato inviato dagli Ebrei palestinesi ai Giudei della diaspora: «E’ sorta un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che è risorto dai morti e asceso al cielo» L’accusa relativa al trafugamento del corpo e conseguente inganno dei seguaci di Gesù risulta confermata da una fonte di poco posteriore a Giustino Tertulliano, De Spectaculis 30 (scritta fra il 198 e il 206) Gesù nelle fonti rabbiniche Johann Maier ha preso in esame tutti quei passi della tradizione rabbinica in cui tradizionalmente si sono viste allusioni al cristianesimo. Secondo lo studioso solo pochi reggerebbero ad un’indagine critica. “Per il giudaismo il cristianesimo fu in un primo tempo un fenomeno marginale tra altri; più tardi, il cristianesimo innalzato a religione di stato fu a tal punto visto come la prosecuzione di «Roma», che elementi specificamente cristiani non vennero nemmeno percepiti in quanto tali. Le affermazioni anticristiane contenute nei testi rabbinici riposano su interpolazioni e rielaborazioni posteriori, e sono quindi da considerarsi come fonti per la conoscenza dei rapporti tra giudaismo e cristianesimo non nell’antichità bensì nel primo medioevo” (J. Maier, Gesù e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia 1994). Il Talmud babilonese riporta il seguente racconto, tra parentesi quadre le parole contenute solo in alcuni manoscritti (cfr. Maier, p. 204; R. Penna, l’ambiente storico culturale delle origini cristiane, Bresci 1994, pp. 244-5): “Viene tramandato: [al venerdì] alla sera della Parasceve si appese Ješu [ha-nôserî = il cristiano]. Un araldo per quaranta giorni uscì davanti a lui: «Egli [Ješu ha-nôserî] esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui». Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero [al venerdì] alla sera della Parasceve. Disse Ulla: «Credi tu che egli [Ješu ha-nôserî] sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore all’idolatria, e il Misericordioso ha detto «Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa!». Con Ješu fu diverso, perché egli stava vicino al regno” (Sanhedrin B, 43b) Giudaismo - Lessico MIDRASH (ricerca) Metodo di indagine applicato alle leggi (Scrittura); l’indagine stessa; la raccolta degli esiti dell’indagine MISHNAH Legge orale (II/IIIs.) di carattere particolare; le norme applicative della legge generale GHEMARAH Studio e completamento della Mishnah (riflette le discussioni delle scuole rabbiniche) TALMUD Mishnah + Ghemarà = Talmud; la redazione del Talmud Palestinese si chiude nel 425; la redazione del Talmud babilonese viene ultimata alla fine del VIs. Gesù nelle fonti rabbiniche Un altro passo in cui compare il nome di Gesù, è conservato nel Talmud babilonese (‘Aboda Zara 16b); ne esistono però altre due recensioni relativamente differenti (Tosefta Hullin 2,24 e Midrash Qohelet Rabba 1,1.8). Richiamerebbe un racconto di rabbi Eli‘ezer ben Hyrkanos (I-II sec.). Tosefta Hullin “Mentre una volta passeggiavo lungo la strada di Sepphoris, trovai Giacomo, un uomo di Kfar Siknin, e mi disse una parola di eresia in nome di Ješûa‘ ben Pntjrj: Midrash Qohelet Rabba “Io, una volta, andavo lungo la strada di Sepphoris. Mi venne incontro un uomo e Giacomo da Kfar Siknaja era il suo nome. Egli mi disse una parola in nome di Ješû ben Pndr’ e questa parola mi ha fatto piacere: ‘Aboda Zara “Io, una volta, passeggiavo sulla strada superiore di Sepphoris, e trovai un uomo dei discepoli di Ješu ha-nôserî e Giacomo da Kfar Siknaja era il suo nome. Egli mi disse Continuando con la sola recensione babilonese: «Sta scritto nella vostra Torà: Tu non devi portare il prezzo del meretricio e del cane nella casa del Signore Dio tuo [Deut. 23,19]. Si può dunque fare una latrina per il sommo sacerdote?» Ma io gli risposi di no. Egli mi disse: «Così mi ha insegnato Ješu ha-nôserî: Dal prezzo del meretricio è raccolto, al prezzo del meretricio deve tornare [Mic. 1,17]. Dal luogo della sporcizia sono venuti, al luogo della sporcizia devono tornare». E la cosa mi piacque, e per questo sono stato arrestato, per eresia” Ipotesi: un detto di Gesù riportato da una fonte rabbinica, che richiama la sua lotta all’osservanza (possibile parallelo Mt 27,6-7) condannata da rabbi Eli‘ezer riferimento a Gesù, ma logion inventato dai Giudei per screditarlo il passo originariamente non aveva nulla a che fare con Gesù e la confusione sarebbe frutto di una maldestra interpolazione medievale (cfr. J . MAIER, pp. 143-16) N.B. Esistono numerose citazioni rabbiniche di un certo Ješûa‘ ben Pandera o Panteri/Pantera‘; il fatto che fonti non ebraiche (Celso) parlassero di un certo Gesù figlio di Panther fa pensare alla stessa persona (corruzione del greco parthénos, vergine, o nome di soldato romano?). Cfr. p, successiva Polemica su Gesù di ambito giudaico Origene, Contra Celsum I,28-I,71 (data opera Origene: 248; data opera Celso: 178c.) (Origene trascrive qui il passo dell’opera di Celso in cui l’autore, introducendo un dialogo fittizio fra un ebreo e Gesù, riporta le critiche circolanti sulla vita e l’opera di quest’ultimo in ambiente giudaico) I, 28 Ti inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario da un villaggio della Giudea e figlio di una donna da quel villaggio, che viene in povertà, filando a giornata. Inoltre costei, convinta di adulterio fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò quale figlio furtivo (espressione omerica – Il. VI,24 – riferita al frutto di un amore segreto). Spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe Facoltà per le quali gli egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quelle facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio. I,32: Tua madre, dunque fu scacciata dal Falegname, che l’aveva chiesta in moglie, perché convinta di adulterio e fu resa incinta da un soldato di nome Pantera ( Così la tradizione rabbinica, dalla quale Gesù è chiamato Ben Pandera o Panthera – figlio di P. – confutata dagli apologisti, i quali sostenevano che Ben Pandera era il nonno di Gesù o un antenato comune di Giuseppe e Maria. Commentando Osea Eusebio di Cesarea confutava ancora questa calunnia. Il nome Panthera – che si ritrova in iscrizioni di soldati romani in Palestina – è stato anche spiegato come fraintendimento o storpiatura dell’espressione “Figlio della vergine” – gr. parthenos). Polemica sui cristiani in ambito giudaico Šemônê ‘esre - le Diciotto benedizioni, che apriva la celebrazione sinagogale, non ci è pervenuto nel testo originario, ma in diverse redazioni, una delle quali (quella di un frammento della Genizah del Cairo) conserva esplicita menzione dei cristiani (o “nazareni”) all’interno della dodicesima benedizione: “Che per gli apostati non vi sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il dominio dell’usurpazione, e periscano in un istante i Cristiani (nôserîm) e gli eretici (minim): siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti con i giusti. Benedetto sei tu, Signore, che schiacci gli arroganti”(cfr. J. MAIER, p. 63, con altri passi paralleli; R. PENNA, p. 248.). La maledizione dei Giudei nei confronti dei Cristiani all’interno della preghiera, è testimoniata anche da Giustino (I Apol.31; 49,5), Girolamo (Ep. 112,13; Amos 1,11-12; Isaia 5,18-19; 49,7; 52,2-6) ed Epifanio ( Panarion I,2,29,9) Giustino, in particolare, rinfaccia ai Giudei di maledire nelle sinagoghe coloro che si son fatti cristiani. (cfr. W. HORBURY, The Benediction of the Minim and Early Jewish-Christian Controversy, in «Journal of Theological Studies» XXXIII (1982), pp. 19-61). TUTTAVIA solo la redazione citata nomina esplicitamente i cristiani, mentre le altre versioni nominano genericamente i minim (eretici). Non è sicuro se esistesse una sola redazione della preghiera, uguale per tutti, benché essa, secondo la tradizione talmudica, sarebbe originaria di Jamnia, negli anni ’80 del I secolo, sotto rabbi Gamaliele I. Inoltre, la ricostruzione delle varie redazioni del testo è alquanto difficile, ed è stato messo in dubbio il valore assoluto del frammento della genizah. Le tensioni fra giudei e cristiani attirano l’attenzione dell’impero Suetonio (70-126), Vitae Caes., (l’opera è pubblicata fra il 119 e il 122) Claudius 25,4: Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulit (Scacciò da Roma i giudei che tumultuavano continuamente per istigazione di Cresto) L’episodio è inserito all’interno di una rassegna relativa a misure amministrative Alcuni studiosi lo datano al 41, altri (ipotesi prevalente) al 49 Sebbene alcuni abbiano interpretato Chrestus come nome proprio di un capopolo del tempo, oggi è opinione pressoché unanime che si tratti di un fraintendimento per Christus avvalorano l’ipotesi: Tacito, Ann. 15,44 : quos… vulgos appellabat CHRESTIANOS (citato infra ) Tertulliano, Apologeticum 3, 5: "Christianus" vero, quantum interpretatio est, de unctione deducitur. Sed et cum perperam "CHRESTIANUS" pronuntiatur a vobis ---- nam nec nominis certa est notitia penes vos ----, de suavitate vel benignitate compositum est. Oditur itaque in hominibus innocuis etiam nomen innocuum ('cristiano', stando al significato, deriva da 'unzione'. Ma anche quando si pronunzia da voi malamente crestiano, nemmeno la conoscenza esatta del nome c'è tra di voi), risulta da parola che 'soavità' o 'bontà' significa). Tertulliano, Ad Nationes 1.3, 9: Etiam cum corrupte a uobis CHRESTIANI pronuntiamur ... Conferma indiretta dell’evento in At 18,3: Paolo incontra a Corinto “Aquila, un ebreo originario del Ponto, venuto dall’Italia insieme alla moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei” lo stesso Paolo nomina la coppia in 1Cor1,14ss; 16,19; Rm 16,3-5. Disordini sappiamo essere accaduti anche altrove (fonte: Atti) come conseguenza della missione fra le comunità giudaiche. Tacito (c. 55- c. 117), Annales 15,44 La composizione degli Annali va situata dopo il proconsolato in Asia di Tacito, avvenuto fra il 112 e il 114, le notizie fornite dall’autore riguardano avvenimenti in relazione con il disastroso incendio prodottosi a Roma a partire dal 19 luglio 64. L’affermazione è isolata fra gli autori pagani, e per un certo tempo anche fra i cristiani (cfr. Melito, Apol. In Eus H.E. IV, 26,9 ; Tert, Apol. 5,3 ; Eus, H.E., II, 35). Così Nerone, per soffocare le voci che correvano, indicò come colpevoli, e colpì con castighi ricercatissimi, quelli che, odiosi per le loro nefandezze, erano chiamati Cristiani. All’origine di questo nome era Cristo che, al tempo dell’impero di Tiberio, era stato messo a morte per ordine del procuratore Ponzio Pilato; repressa sul momento, la funesta setta di fanatici allora nuovamente andava diffondendosi, e non solo in Giudea, terra di origine di quella calamità, ma perfino a Roma dove convergono e prosperano criminose turpitudini di ogni provenienza. Per prima cosa, dunque, vennero presi coloro che confessavano, poi, indicate da questi, furono incriminate moltissime persone, non certo colpevoli del delitto di incendio, ma a causa del loro odio verso l’umanità. Ai condannati a morte si aggiunse la derisione: vennero fatti perire sbranati dai cani, dopo essere stati mascherati da bestie selvagge, oppure crocefissi e dati alle fiamme, al calar del giorno, fatti ardere ad uso di fiaccole per rischiarare la notte. Nerone aveva concesso i propri giardini per questo spettacolo offrendo nell’occasione anche esibizioni da circo, mescolandosi alla plebe in tenuta d’auriga, oppure in piedi su di un carro. Perciò, nei confronti delle vittime, che pure erano esseri nocivi e meritevoli di esemplare rigore, nasceva un sentimento di pietà, dal momento che erano evidentemente sacrificati non al pubblico bene, ma alla crudeltà di un singolo. Ergo abolendo rumori Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis affecit, quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos appelabat. 3. Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque. 4. Igitur primum correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitudo ingens haud proinde in crimine incendii quam odio humani generis convicti sunt. Et pereuntibus addita ludibria, ut ferarum tergis contecti laniatu canum interirent aut crucibus adfixi atque flammati, ubi defecisset dies, in usu(m) nocturni luminis urerentur. 5. Hortos suos ei spectaculo Nero obtulerat et circense ludicrum edebat, habitu aurigae permixtus plebi vel curriculo insistens. Unde quamquam adversus sontes et novissima exempla meritos miseratio oriebatur, tamquam non utilitate publica, sed in saevitiam unius absumerentur. PLINIO IL GIOVANE, governatore della Bitinia, Epist. X,96 a TRAIANO (111-113). “Signore, è per me una regola sottoporti tutte le questioni sulle quali ho dei dubbi. Chi infatti potrebbe meglio dirigere la mia incertezza o istruire la mia ignoranza? Non ho mai partecipato a inchieste sui cristiani, non so pertanto quali fatti e in quale misura si debbano punire o perseguire, e con non poca esitazione mi sono chiesto se non vi siano discriminazioni a motivo dell’età o se la tenera età debba essere trattata diversamente dall’adulta; se si deve perdonare a chi si pente oppure se a chi è del tutto cristiano nulla giova abiurare; se viene punito il solo nome anche se mancano atti delittuosi, o i delitti (flagitia) connessi a quel nome. Frattanto, ecco come mi sono comportato con quanti mi sono stati deferiti come cristiani. Domandai a loro stessi se fossero cristiani. A quelli che lo ammisero, ripetei due o tre volte la domanda, minacciando il supplizio; quelli che perseveravano li ho fatti uccidere. Non dubitavo, infatti, qualsiasi cosa fosse ciò che essi confessavano, che si dovesse punire almeno tale pertinacia e inflessibile ostinazione. Altri, presi dalla stessa follia, poiché erano cittadini romani, li misi in nota per mandarli a Roma. Ben presto, come accade in simili casi, estendendosi il crimine con il proseguire dell’inchiesta si presentarono molti casi differenti. Fu presentata una denuncia anonima contenente i nomi di molte persone. Coloro che negavano di essere cristiani o di esserlo stati, se invocavano gli dèi secondo la formula che avevo imposta e se facevano sacrifici con incenso e vino davanti alla tua immagine che avevo fatto recare a tale scopo, e inoltre maledicevano Cristo – tutte cose che mi dicono è impossibile ottenere da quanti sono veramente cristiani – ho ritenuto che dovessero essere rilasciati. Altri, il cui nome era stato fatto da un denunciatore, dissero di essere cristiani e poi lo negarono; lo erano stati, ma poi avevano cessato di esserlo, alcuni da tre, altri da più anni, altri perfino da vent’anni. Anche tutti costoro hanno adorato la tua immagine e la statua degli dèi e maledissero Cristo. D’altra parte essi affermavano che tutta la loro colpa era consistita nell’abitudine di riunirsi in un giorno stabilito prima dell’alba, e di cantare alternatamente un inno a Cristo come a Dio e di obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto ma a non commettere furti o brigantaggi o adulteri, a non mancare alla parola data né a negare se invitati, a effettuare un deposito. Compiuti questi riti avevano l’abitudine di separarsi e di riunirsi ancora per prendere cibo, ma comune e innocente. Perfino da questa pratica avevano desistito dopo il mio decreto con il quale vietavo le associazioni secondo i tuoi ordini. Ho ritenuto tanto più necessario strappare la verità anche con tortura a due schiave che venivano dette ministrae, ma non scoprii altro che una superstizione irragionevole e smisurata perciò, dopo aver sospeso l’inchiesta, ricorro a te per consiglio. Dal Gesù della Storia al Cristo delle Chiese Cristo Pantocratore. Duomo di Monreale (Palermo) Catino Absidale. Mosaico XII-XIIIs. L’autocomprensione di Gesù Non attribuisce mai a se stesso il titolo di Messia Sono gli altri che lo chiamano in tal modo Pietro in forma affermativa (Mc 8,29; Mt 16,5 e Lc 9,20) Il Sommo sacerdote durante il processo in forma interrogativa (Mc 14,61) In entrambi i casi accetta la qualifica. Nel primo però (versione sinott.) impone il silenzio: Fu privo di coscienza messianica? O l’avrebbe sviluppata successivamente? Segreto messianico? Gesù qualifica se stesso con i titoli: Figlio dell’uomo Figlio (in Gv anche Figlio di Dio) Volontà di evitare fraintendimenti connessi con il titolo? L’autocomprensione di Gesù Il titolo “figlio dell’uomo“ prima di Gesù Originariamente un semitismo = uomo Nell’apocalittica giudaica designa una figura misteriosa, superumana Daniele 7,13ss. Figura individuale Cfr. testo Figura collettiva Personificazione del popolo eletto chiamato a dominare i gentili Verrà sulle nubi del cielo Daniele 7, 13-14 Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto. Libro di Enoch (strati più recenti?) Primo libro di Enoc, 37-71 Il Figlio dell’uomo…Eletto… Giusto… Messia … fu scelto e nascosto innanzi a Dio prima che fosse creato il mondo… siederà sul trono della gloria e giudicherà Azazel e tutta la sua compagnia… giudicherà le azioni dei santi dall’alto dei cieli… tutto il male passerà dalla faccia della terra”. Figura individuale, celeste, superiore agli angeli, preesistente alla creazione del mondo, partecipe della Cfr. testo saggezza divina a metà fra il divino e l’umano. Disceso sulle nuvole alla fine dei tempi, eserciterà sulla terra un potere, secondo alcuni eterno, secondo altri destinato ad essere sostituito da Dio stesso, a conclusione della rivoluzione cosmica. L’autocomprensione di Gesù Il titolo “figlio dell’uomo“ nei vangeli can. L’espressione sembra rivestire un ruolo fondamentale soprattutto se collegata con le tematiche del “regno di Dio” e del servo sofferente di JHVH (Is. 53) Cfr. scheda 3 La maggior parte della critica la ritiene gesuana, anche se − − Alcuni distinguono tre gruppi di detti concernenti il Figlio dell’uomo: 1. Detti sul Figlio dell’uomo venturo, in cui Gesù non si identificherebbe ma lo distinguerebbe da sé 2. Detti sul Figlio dell’uomo nella sua attività terrene 3. Detti sul Figlio dell’uomo in rapporto a Passione e resurrezione Cfr scheda 4-6 Solo il primo gruppo sarebbe autenticamente Gesuano: Il criterio di questa esegesi è: Cosa avrebbe potuto effettivamente dire di sé Gesù in quel contesto storico-culturale? Altri (ed in part. l’esegesi cattolica) notano che esiste una concordanza o almeno una possibilità di armonizzazione nelle versioni più antiche che induce ad accreditare l’autenticità gesuana dell’insieme dei detti L’autocomprensione di Gesù : Il titolo di “figlio“ Mc13,32 (Mt 24,32-36; Lc 21, 25-27) 28 Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; 29 così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Mt 11,27 (cfr. Lc 10 21-22) 25 In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Cosa pensò Gesù di sé? le domande e la critica moderna Gesù quando prese coscienza della sua missione? Gesù proclamò il regno come presente o futuro? lo avrebbe compreso gradualmente, man mano che constatava il fallimento della sua predicazione Gesù quale senso attribuì alla sua morte, poté percepirsi come il campione dell’attacco portato sin dentro il regno del male da cui sarebbe emerso vittorioso? differenti prospettive nell’evoluzione della sua “carriera” Gesù ebbe coscienza della fine che lo aspettava? al momento del battesimo La concezione della sua vicenda come offerta sacrificale, gesto estremo e sostitutivo del culto del tempio sarebbe una costruzione a posteriore dei discepoli, sgomenti di fronte alla sconfitta rappresentata dalla sua morte ignominiosa Gesù si comprese come Messia? non si autoqualifica mai in tal modo, sarebbe quindi una attribuzione dei discepoli Cosa pensarono di lui i suoi primi seguaci? Qualcuna delle prime risposte Profeta? Figlio? UomoDio? Chi dite che io sia? – Le confessioni di Pietro MARCO 8,27-29 : Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia? ”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”. Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia? ”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. LUCA 9,20 : Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: “Chi sono io secondo la gente? ”. Essi risposero: “Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia? ”. Pietro, prendendo la parola, rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. MATTEO 16,13-20 : Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? ”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia? ”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. GIOVANNI 6, 67-71: Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene? ”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo! ”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici. Chi dite che io sia? – Altre confessioni: il centurione Il centurione romano ai piedi della croce: Mc 15,39: Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! ”. Mt 27,54: Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio! ”. Lc 23,47: Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: “Veramente quest’uomo era giusto”. Chi dite che io sia? – Altre confessioni: I discepoli I discepoli di fronte a Gesù che Cammina sulle acque: Mt 14,24-33. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. 2 Ed egli disse: “Vieni! ”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ”. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio! ”. Chi dite che io sia? – Altre confessioni: La voce dal cielo MARCO 1,9-11 (cfr. Mt 13-17; Lc 3,21-22; Gv 1, 29-34): Battesimo In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. MARCO 9,2-8 (Mt 17,1-3: Lc 9,28-36): Trasfigurazione Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia! ”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo! ”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Chi dite che io sia? – La proclamazione battesimale MATTEO 28,19; Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 1 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. DIDACHÉ 7,1 Circa il battesimo così battezzate: dopo ogni premessa, nell’acqua viva, battezzate nel nome del padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dalle prime risposte …. …. I primi problemi ….. 1 Cor 3,1-23 (c. 53/57) Le vostre discordie e le vostre divisioni dimostrano che voi ancora pensate e vi comportate come gli altri. Quando uno di voi dice: "Io sono di Paolo", e un altro ribatte: "Io invece di Apollo!", non fate forse come fanno tutti? Ma chi è poi Apollo? E chi è Paolo? Semplici servitori per mezzo dei quali voi siete giunti alla fede. A ciascuno di noi Dio ha affidato un compito. Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere. 1 Gv 4,1-3 (c..90): “O miei cari, non vogliate credere ad ogni spirito, ma esaminate se gli spiriti siano da Dio, perché molti falsi profeti sono penetrati nel mondo. Da questo dovete conoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio; e ogni spirito che non confessa Gesù, non è da Dio” Ignt. Antioch. (prima del 117) Agli Efesini 9,1-2: Vi sono alcuni che portano il nome ma compiono azioni indegne di Dio. Bisogna scansarli come bestie feroci. Sono cani idrofobi che mordono furtivamente. Occorre guardarsene, perché sono incurabili. Non c’è che un solo medico, materiale e spirituale, generato e ingenerato, fatto Dio in carne, vita vera nella morte, nato da Maria e da Dio, prima passibile poi impassibile, Gesù Cristo nostro Signore. Ai Tralliani 6,1. Prendete solo l’alimento cristiano e astenetevi dall’erba estranea che è l’eresia. Fra scismi ed eresie Gli antichi ritennero che la pura e incorrotta fede delle origini fosse stata deformata da teorie sorte successivamente che avevano deformato la verità originaria I moderni considerano invece che all’origine vi furono molti “cristianesimi”, “declinazioni” dell’insegnamento e della “lettura” di Gesù e solo progressivamente alcune “versioni” sarebbero state rifiutate come “eretiche”, cioè difformi rispetto a quello che si riteneva essere il contenuto originario e fondamentale della fede, mentre altre avrebbero mantenuto intatto il depositum fidei E’ qualificata come ERESIA una difformità sul piano dottrinario: Le eresie antiche di maggior rilievo riguardarono: o o o o Visioni dualiste della realtà: Gnosticismo Manicheismo Il dibattito trinitario Monarchianismo Modalismo, Patripassiani, ecc. Arianesimo Il dibattito cristologico Ebionismo Docetismo Apollinare Nestorianesimo Monofisismo La questione della grazia Pelagianesimo e derivati E’ qualificata come SCISMA una difformità sul piano disciplinare Gli scismi antichi di maggior rilievo riguardarono la polemica sul perdono dei “Lapsi” e la validità dei sacramenti impartiti da lapsi ed eretici • • • • • Dibattito fra Callisto e l’Ippolito Romano Novaziani Dibattio fra Cipriano di Cartagine e Stefano di Roma Donatismo Scisma meleziano Il quesito posto dalla «identità» di Gesù Se Gesù è: Il Figlio dell’uomo Il Cristo (messia) Il Signore (kyrios) Il Figlio Il Figlio di Dio Come si conciliano in lui umano e divino ? Come si concilia questo con il monoteismo ? Ne nascono due linee di riflessioni: a) Riflessione sulla Cristologia: la figura di Gesù Cristo qua Deus qua Homo b) Riflessione sul rapporto fra il figlio e il Padre: questioni Trinitarie La cristologia: primi passi (IIs.) L’indicazione divina è uno scandalo per il giudaismo Giudeo-cristianesimo (Pseudo-Clementine): Ebioniti (già considerati eretici IIs.) Messianismo tradizionale: mero uomo dotato di particolari carismi divini (cfr. scheda 7-8) Ambienti giudeo-crist. Moderati (interni alla grande chiesa, poi gradualmente esclusi) L’unione dei due estremi è uno scandalo per la filosofia Cristologia angelica: Cristo-angelo (Michele o Gabriele)→ essere soprannaturale che si manifesta, essere divino di rango inferiore Gnosticismo cristologia pneumatica con rivestimento mitico (eretici sin dal IIs.): (nell’ambito di una moltiplicazione delle emanazioni divine) Logos = Cristo preesistente, emanato dal Padre, a lui inferiore, artefice di tutto il successivo sviluppo della storia del mondo divino e umano Negando ogni salvezza alla materia, ritengono che egli non abbia assunto un corpo reale: Corpo come mera apparenza = docetismo Corpo consistente ma non materiale (cfr. Gnosticismo e schede 9-10) Ambienti giudeo-ellenistici o etno-cristiani (prevarrà dopo qualche difficoltà iniziale) Cristologia pneumatica (per lo stoicismo Pneuma= sostrato, sostanza divina partecipata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo) nome personale di Cristo qua deus , Figlio reale del Padre, talvolta Logos (cfr. Logoschristologie e scheda 11) Lo gnosticismo: • • Notizie da: – eresiologi antichi, quali Ireneo, Tertulliano, l’autore dei Philosophoumena (ps-Ippolito), Epifanio di Salamina – Ritrovamenti di fonti dirette per lo più provenienti dalla biblioteca gnostica di Nag.Hammadi Ipotesi sulle origini – Teoria greca: ellenizzazione acuta del cristianesimo (Von Harnak) – Teoria orientale: religione sincretistica, di origine orientale, precedente al cristianesimo, che affonda le sue radici in • Antichi miti dualistici sull’origine del mondo e del male e misteri di redenzione di origine iranica e babilonese – Teoria relativa al giudaismo: • • O derivazione diretta dal giudaismo (e in part. ad alcune sue correnti) O derivazione per reazione al giudaismo (e in part. ad alcune sue correnti) – Teoria della “gnosi religione mondiale” (con possibilità di tracciarne una storia) • allargando lo sguardo anche all’india antica ed a fenomeni religiosi del Medioevo occidentale, bizantino e islamico Lo gnosticismo • In ambito ellenistico-romano per gnosi si intendeva: – Gnosi (gr. Gnosis) = “conoscenza” ( sapere chiaro e preciso) Rivelata, • • O in quanto comunicata direttamente da un essere divino (o semi divino) a chi la riceve per trasmetterla ad altri O in quanto ricavata (da colui che dovrà trasmetterla) da un esame approfondito di una dottrina precedentemente rivelata ovvero da un racconto tradizionale riguardante la divinità – La gnosis si distingue da: • • Qualsiasi conoscenza “dal basso” , osservazione dei fenomeni per dedurne le cause, perciò da – Mathesis: apprendimento, informazione, istruzione – Episteme: la scienza Ma anche da forme più “ingenue” come: – La doxa: l’opinione, seguita dai più, ma fondata su un’apparenza ingannevole non verificabile criticamente – La pistis: la fede, che basta a se stessa e non chiede il supporto di motivazioni razionali – La gnosi, benché “rivelata” non implica rinuncia all’uso della ragione, ne riconosce tuttavia i • limiti, in quanto racchiusa nella contingenza e pertanto incapace di travalicarla per raggiungere la comprensione dell’assoluto Caratteristica comune di tutti i sistemi gnostici è il DUALISMO – risposta al quesito che esso pone è appunto la gnosis, cioè una illuminazione dall’alto – Essa assume forma compatibile con i modi dell’espressione umana nel MITO • • – • Del quale va rintracciato il significato profondo e riposto La comprensione del mito è riservata a pochi ELETTI A coloro, cioè nei quali ancora vive, fioca ma suscettibile d’essere ravvivata, la SCINTILLA DIVINA rimasta nell’uomo pur dopo lo sconvolgimento cosmico narrato dal mito La gnosi è la dottrina salvifica capace di produrre la REINTEGRAZIONE Lo gnosticismo Protagonisti e grandi sistemi a Roma • SIMON MAGO – – – – • At 8,9-25: un uomo dedito alla magia, nativo della Samaria, che lì aveva molti seguaci secondo i quali egli era “la potenza di Dio chiamata grande”. Viene convertito e battezzato da Filippo, ma quando Pietro e Giovanni si recarono da lui per conferirgli lo Spirito Santo, Simone offre ricchezze per ottenere il potere di imporre le mani. Pietro allora lo redarguisce e Simone chiede che preghino per lui. Giustino, I Apol 26,3: Simone a Tiro trasse dal postribolo una Elena, che lo accompagnava e sarebbe stato “il primo pensiero” (Ennoia) di Dio. Sarebbe stato venerato come un Dio a Roma, con un’iscrizione In testi successivi della letteratura apocrifa, quali gli Atti di Pietro o nelle Pseudo-clementine, si avvia una costruzione leggendaria del personaggio: secondo la quale Simon Mago si sarebbe trovato a Roma durante i regni di Claudio e Nerone, ottenendo fama e gloria, ma, sfidato ad un confronto pubblico da Pietro e Paolo sarebbe morto, dimostrando la fallacia della sua dottrina. Secondo Ireneo (Adv Haer. I, 23-4) Simone si sarebbe presentato come un redentore venuto a liberare la Ennoia creatrice degli angeli e poi tenuta prigioniera da essi (ispiratori della legge mosaica, tenuta prigioniera nel corpo umano prostituito). La stessa liberazione sarebbe stata poi estesa, ovviamente, agli uomini CARPOCRATE, di cui Marcellina propagandò la dottrina a Roma, fu attivo in Egitto tra il 120 ed il 150c., – – Adozionista, insegnava che Gesù, figlio di Giuseppe, ricevette dal Padre ingenerato una potenza grazie alla quale poté sfuggire al dominio degli Arconti inferiori, artefici del mondo, i quali tenevano le anime prigioniere dei corpi. In tal modo Gesù poté annullare le passioni e risalire al Padre Ugualmente possono liberarsi coloro che lo imitano, a condizione di sperimentare, in una serie di reincarnazioni (metensomatosi), o nel corso di una sola esistenza, sino all’esaurimento, tutti i vizi – cioè quelli considerati tali dalle leggi umane, violatrici dell’iniziale giustizia ed uguaglianza- sino all’esaurimento, liberandosi così dell’elemento corporeo. Lo gnosticismo: Protagonisti e grandi sistemi a Roma VALENTINO,di origine egiziana operò a Roma fra il 135 ed il 165 (circa). – Autore di un sistema molto complesso, noto grazie: • – – A fonti esterne: gli eresiologi Fonti interne: Vangelo di verità, Vangelo di Filippo, Ep. a Regino sulla resurrezione, Trattato tripartito e frammenti CARATTERISTICHE • • Mondo sensibile = immagine imperfetta di quello invisibile e vivente Trascendenza assoluta del divino – Mondo divino formato da coppie- sigizie (raffigurazione mitica); Le componenti maschile e femminile si completano a vicenda e danno origine all’emanazione delle coppie successive: » Ogdoade (le prime 8 coppie) 1. » » » L’Essere primo e perfetto, invisibile, eterno, increato, non nominabile, indicato come “Abisso” ha accanto a sé in figura femminile il Silenzio-Sige, o Nozione-Ennoia, o Grazia-Charis, essi emanano Intelletto e Verità, che emanano Verbo e Vita, che emanano Uomo e Chiesa. 2. 3. 4. Decade deriva dalla terza coppia, Verbo e Vita, che emana 10 eoni maschili e femminili Dodecade deriva invece dall’ultima coppia, che emana 12 eoni maschili e femminili TUTTI INSIEME COSTITUISCONO IL PLEROMA » – L’ultimo eone generato, Sophia, concepisce però un desiderio smodato di vedere il Padre, per questo decade, il Padre la ferma mandando Horos, il limite, ma dalla sua angoscia e disperazione nascono gli angeli, i quali formano l’uomo. Nell’uomo rimane però un germe immesso dalla sostanza superiore (uomo primigenio), grazie al quale può parlare in modo così elevato da lasciare sbigottiti » » » Il germe superiore però è solo in alcuni, sicché nel genere umano si distinguono: 1. 2. 3. Pneumatici – gli spirituali Psichici – gli animati Ilici – i materiali Ai pneumatici fu mandato il Salvatore Cristo, il corpo di lui era incorruttibile, esente dalle debolezze umane (o apparente?), impartì la gnosi, Gli Psichici grazie alla gnosi ed alla purità di cuore possono anch’essi salvarsi Schede 9-10 CRISTOLOGIA: La Logoschristologie Il punto di partenza scritturistico Evoluzione dottrinale La cristologia Paolo e paolinismo La contrapposizione riguarda più le due condizioni di Cristo che le due nature: L’abbassamento, legato all’incarnazione L’esaltazione che viene dalla potenza dello Spirito Nell’inno di Fil 2,5-11: nella prima metà (vv. 6-8): annuncia il Cristo preesistente, uguale a Dio, che nella sua manifestazione storica assume la forma di un servo, destinata alla croce. l’attenzione è rivolta (più che a due forme di Cristo) al suo cammino di umiliazione nell’incarnazione che si conclude con la morte sulla croce nella seconda (vv. 9-11): Dio esalta colui che è stato crocifisso e lo fa “Signore”, che riceve l’omaggio universale •In Col 1,15-20: viene proclamato l’ordine del creato, la salvezza mediante la morte e resurrezione di Cristo Cristo inaugura il mondo nuovo, l’universo che dimora in lui riceve una nuova realtà, in cui tutte le cose sono riconciliate Al primato di Cristo nella creazione corrisponde il suo primato nella riconciliazione. Immagine di Dio e primogenito della creazione, viene costituito principio in quanto primogenito dei morti, alla creazione degli inizi si aggiunge la creazione dei tempi ultimi con la resurrezione di Cristo Giovanni Gesù è il Logos e Figlio di Dio Mediatore del Padre nella creazione In quanto Figlio di Dio, Dio unigentito: tramite della rivelazione del Padre Verbo di Dio fatto carne per l’umanità In quanto Figlio si rivolge a Dio in quanto mediatore di salvezza si rivolge agli uomini, si lascia cogliere dai sensi, si fa uomo L’antitesi tra Figlio di Dio e Figlio dell’uomo è altrettanto netta quanto è decisa la sintesi Logos-Sarx Logoschristologie e riflessione teologica del II s. Ireneo (fine II s.), (Contro gli gnostici): DIO, IL PADRE Adversus haereses 2,1,1: “E’ bene che noi partiamo dalla prima e più importante proposizione, e cioè dal creatore (a demiurgo deo), che fece il cielo e la terra ed ogni cosa in essi; il Dio che essi (=gli gnostici) descrivono in modo blasfemo come un aborto; e noi dovremmo dimostrare che non vi è nulla sotto o dopo di Lui… poiché egli solo è Dio, Egli solo Signore, egli solo Creatore, Egli solo Padre; Egli contiene tutte le cose e dà loro l’esistenza” Demonstratio apostolica 6: “Dio è Padre, non creato, non generato, invisibile, una e sola divinità, creatore dell’universo” Adversus haereses 2,10,4 (l’orizzonte semitico): (Dio esercita la sua attività creatrice attraverso il proprio Verbo e la sua Sapienza o Spirito, ex nihilo:) “Gli uomini non possono fare nulla dal nulla, ma solo da una materia che sta già innanzi a loro; da questo primo punto di vista Dio è superiore agli uomini perché Egli stesso ha dato la materia per la sua creazione, sebbene essa non esistesse in precedenza Demonstratio apostolica 4 (il contributo della filosofia greca): “Le cose create devono necessariamente trarre il principio della loro esistenza da una causa prima: Dio è principio di tutto. Egli non viene da nessun altro Dio, e tutte le cose vengono da lui, …fra tutte le cose è incluso ciò che noi chiamiamo mondo, e nel mondo l’uomo. Quindi anche questo mondo è stato creato da Dio” CRISTO, IL FIGLIO: Unità Dio-Uomo (no separazione Cristo celeste/uomo Gesù), Parola eterna incarnata, “uno e lo stesso” (funzione soteriologia), vero Dio e vero uomo ► ►Cristo secondo Adamo, in cui si ricapitola l’intero sviluppo dell’umanità (cfr. testo successivo ) Ireneo di Lione, Adversus Haereses III, 18, 1-2.7; 20,2; 22,3 Quando il Figlio di Dio si incarnò e divenne uomo, ricapitolò in se stesso la lunga storia degli uomini, procurandoci in compendio la salvezza, affinché ricuperassimo in Cristo Gesù ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè l'essere a immagine e somiglianza di Dio. Infatti, non essendo possibile che l'uomo, una volta vinto e spezzato dalla disobbedienza fosse plasmato di nuovo e ottenesse il premio della vittoria, ed essendo ugualmente impossibile che ricevesse la salvezza colui che era caduto sotto il peccato, il Figlio ha operato l'una e l'altra cosa: egli che era il Verbo di Dio, discese dal Padre e si incarnò, discese fino alla morte e portò a compimento l'economia della nostra salvezza. [...] Ora, se appariva come carne senza essere divenuto carne, la sua opera non era vera. Ma egli era ciò che appariva: Dio che ricapitola in sé la sua antica creatura, che è l'uomo, per uccidere il peccato, distruggere la morte e vivificare l'uomo. E per questo le sue opere sono vere. [...] Come il medico dà prova di sé in coloro che sono malati, così Dio si manifesta negli uomini. Perciò appunto Paolo dice: "Dio ha rinchiuso tutte le cose nell'incredulità per essere misericordioso con tutti" (Rm 11,32). Questo lo diceva [...] dell'uomo che fu disobbediente a Dio e fu allontanato dall'immortalità, ma poi ottenne misericordia mediante il Figlio di Dio ricevendo l'adozione filiale che viene da lui. L'uomo infatti, avendo, senza orgoglio e iattanza, una giusta concezione delle cose che sono state create e di colui che le ha create - che è il Dio più potente di tutte le cose e che a tutte le cose ha concesso di esistere - e rimanendo nel suo amore nella sottomissione e nel ringraziamento, riceverà da lui una gloria maggiore, progredendo sino a divenire simile a Colui che è morto per lui. Infatti egli stesso si è fatto a somiglianza della carne del peccato per condannare il peccato e, dopo averlo così condannato, allontanarlo dalla carne e richiamare l'uomo alla sua somiglianza, assegnandolo a Dio come suo imitatore e riconducendolo al regno del Padre e augurandogli di vedere Dio e di comprendere il Padre: egli, il Verbo di Dio che abitò nell'uomo e divenne Figlio dell'uomo per abituare l'uomo ad accogliere Dio e abituare Dio ad abitare nell'uomo secondo il beneplacito del Padre. [...] Perciò Luca presenta una genealogia che va dalla nascita del Signore nostro fino ad Adamo e comprende settantadue generazioni: congiunge la fine al principio e dimostra che egli stesso ha ricapitolato in se stesso tutte le genti disseminate fin dal tempo di Adamo e tutte le lingue e generazioni umane insieme ad Adamo stesso. Cristo, secondo Adamo GIUSTINO, TAZIANO, TEOFILO (Apologisti) II s. LOGOS E SPIRITO “mezzi” attraverso i quali il Padre realizza la salvezza • “intermediari” fra il Padre e il mondo (influssi medioplatonici = divinità minore, intermedia tra Dio trascendente e Mondo): LOGOS (ripresa titoli giudaici indicanti origine divina: Nome, legge, Luce, Inizio) immagine di Dio, Figlio di Dio, Dio egli stesso, MA inferiore al Padre, da lui distinto personalmente Preesistente, connnesso con l’attività creativa Coeterno in lui (endiatheton= immanente) come sua Parola o sua Sapienza, e quindi «proferito” (Prophorikos) ai fini della creazione SPIRITO: origine divina (s. profetico) dono messianico La confessione trinitaria (Teofilo fine IIs.: Triva" - Trias; Novaziano, metà IIIs: Trinitas) Assume sfumature e terminologia della metafisica, è compresa nella dimensione dell’essere (housia) sostanza, immutabilità, partecipazione divina CRISTO ha assunto tutto ciò che ha salvato ► spirito e corpo La sua azione redentrice non si limita all’incarnazione, MA si esplica in modo graduale e progressivo : attraverso l’economia VT a partire dal peccato di Adamo: il Logos è il Funzione redentrice dell’incarnazione: insegnamento, modello da imitare, abitua l’uomo ad entrare in contatto con Dio, si è fatto uomo per far diventare l’uomo Dio, RICAPITOLA TUTTO IN SE’ soggetto delle teofanie VT per culminare nell’incarnazione LA CRISTOLOGIA: la Logoschristologie IIIs. PS-IPPOLITO (O AUTORE DELL’ELENCHOS), TERTULLIANO, NOVAZIANO (prima metà III s.) Approfondiscono la riflessione: Oikonomia- Dispensatio è il termine con il quale viene designato il piano salvifico di Dio e l’incarnazione all’interno di esso • Per estensione, la distinzione del Figlio e dello Spirito Santo dall’unico Padre, in quanto manifestata nello sviluppo del piano di redenzione Tertulliano nell’Adversus Praxean afferma che: • I tre sono numericamente distinti, si possono contare, ma non separare: sono Unum (= neutro) una cosa sola • Il Figlio è unius substantiae con il Padre, • Figlio e Spirito sono consortes substantiae patris, sono portio dell’intera (►stoicismo) • sostanza paterna, senza che ciò implichi alcuna divisione Ma sono anche tres personae (prosopa) la distinzione Padre/Figlio non compromette l’unità divina l’unione di divino e umano in Cristo non compromette l’unità del soggetto: questa viene espressa con i termini prosopon in Ps-Ippolito e persona in Tertulliano e Novaziano Affermano l’integrità della natura umana assunta: Tertulliano in particolare parla di duae substantiae unite ma non confuse nella persona di Cristo, in modo tale che ogni sostanza conservasse le sue proprietà (Adv Prax. 27,11-12) N.B. il termine «persona» non rimanda ancora all’idea di autocoscienza in senso moderno La logostheologie si contrappone ai Monarchiani Monarchianesimo (fine II prima metà III secolo) Dalla difficoltà di trovare un equilibrio Unità - distinzione derivano: Tendenze subordinazioniste (interne al trinitarismo economico) • Motivazione di fondo: difendere il dogma monoteista contro tendenze “divisive”: – • Tendenze monarchiane o modaliste per es. la cristologia del Logos, preesistente e distinto da Padre) Gli studiosi distinguono: – monarchianesimo moderato: – • P. es. la teologia romana e di Callisto (inizi IIIs.): un solo Spirito divino assomma in sé tutta la divinità: sia il Padre che il Figlio, divenuto uomo in Maria monarchianesimo esasperato: • Figlio, Padre e Spirito Santo considerati meri “modi” di rappresentazione della divinità, donde anche la definizione di “modalismo”, – Sabelliani: un solo Dio si manifesta come Padre nell’AT, come Figlio nell’incarnazione, e come Spirito Santo nella Pentecoste – sarebbe stato lo stesso Padre, in figura di Figlio, a patire sulla croce, donde l’altra qualifica di “Patripassiani” (Noeto di Smirne), Callisto (217-222), vescovo di Roma, adottò una soluzione di compromesso ed escluse dalla comunità sia Sabellio, monarchianismo modalista, che un personaggio per noi anonimo, lo Ps-Ippolito, sostenitore della Cristologia del Logos Origene (metà IIIs.) Visione Cosmo-soteriologica Il Padre, “interamente monade e, anzi, enade” (De princ. 1,1,6) , fonte e fine di tutta l’esistenza, trascendente la mente e lo stesso essere; egli solo Dio in senso stretto (autotheos) perché solo ingenerato (agennetos), perfetta bontà e potenza, ha tratto all’esistenza un mondo di esseri spirituali o anime su cui esercitarle, a lui coeterne. Il Logos, Figlio del Padre, sua immagine espressa, Mediatore fra Dio e il Molteplice, luogo di incontro d’una molteplicità di aspetti (epinoiai = corrispettivo delle idee platoniche), essendo al di fuori della categoria del tempo, la sua generazione è eterna. E’ Dio, sebbene la sua divinità sia derivata ed egli sia perciò un Dio secondario: deuteros theos Spirito Santo, il più onorato di tutti gli esseri portati all’esistenza attraverso il Verbo e il primo di tutti gli esseri originati dal Padre attraverso Cristo, incorporeo, distinto da tutte le creature, assume il ruolo dell’anima mundi platonica, interno alla Trinità Relativamente alla vita intradivina: accentua la distinzione delle 3 ipostasi (realtà individualmente sussistente) Padre, Figlio e Spirito Santo sono “tre persone” (hypostaseis), distinte da tutta l’eternità e non solo in quanto manifestate nell’economia, unità dinamica di volere e agire del Padre e del Figlio: uno in unanimità, armonia e identità di volontà non «da» 1 sostanza divina partecipata dalle 3 ipostasi (rischio divisione del sostrato, diverso impianto filosofico) Origene (metà IIIs.) Relativamente a Cristo: Concepisce in modo strettissimo l’unione in Cristo di Logos divino e umanità assunta, formula: il concetto di anima mediante: l’anima (spirituale) è la “sede” in cui si renderebbe possibile l’unione fra umano e divino il principio della communicatio idiomatum: in forza dell’unione è possibile predicare dell’uomo i caratteri della divinità, e di Dio i caratteri dell’umanità (Princ. II,6,3) Azione pedagogica di Cristo-Logos: morte di Gesù come espiazione e riscatto, presenza del Logos nell’intimo di ogni cristiano, il Logos si adatta continuamente alle sempre mutevoli condizioni spirituali dell’individuo per operare su di lui con azione persuasiva (e non coattiva della sua libertà) si vale dell’umanità assunta come approccio propedeutico Difficoltà: Non distingue sufficientemente: generazione eterna del Figlio/ creazione temporale esseri razionali Non affronta la processione dello Spirito Non formula con chiarezza uguaglianza e unione eterna delle tre persone LA TRINITA’:Ario e Nicea Simbolo Nicea ARIO (Prete di Alessandria, condannato a Nicea nel 325) Per difendere il monoteismo e la trascendenza divina Contro la dottrina del suo vescovo Alessandro: Logos generazione eterna e “da” Dio No “generazione da”Dio” ► significherebbe attribuire alla divinità mutamento No Logos coeterno al Padre ► 2 ingenerati ed eterni sarebbero 2 dèi non 1 Dio No “da” (ek = causa materiale, comunicazione di materia) ► introdurrebbe divisione nell’essenza divina (sarebbe composta anziché assolutamente semplice Quindi: Figlio creato, non dalla sostanza del Padre, bensì dal nulla (ex ouk onton) Intermediario fra Dio Padre trascendente e il mondo Dio anche il figlio, ma creato in vista della rimanente creazione Non coeterno al Padre, ma creato prima del mondo, fuori del tempo (prima dei secoli), primogenito di tutta la creazione Il Logos aveva assunto in Gesù il posto dell’anima umana Nicea (325) Il Figlio: Dio vero da Dio vero Generato, non creato Della stessa sostanza del Padre (homousios – consusbstantialis) Fatto uomo Costantinopoli (381) Lo Spirito Pienamente divino consustanziale al Padre N.B.L’arianesimo avrebbe costituito un serio problema per la Chiesa, che vi ravvisò la più temibile delle eresie, e per l’impero, che non voleva veder vanificata l’opera di unificazione religiosa avviata da Costantino Concilio di NICEA 325: Simbolo Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. Ed in un solo Signore, Gesù Cristo, figlio di Dio, generato, unigenito, dal Padre, cioè dalla sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre [consustanziale], mediante il quale sono state fatte tutte le cose, sia quelle che sono in cielo, che quelle che sono sulla terra. Per noi uomini e per la nostra salvezza egli discese dal cielo, si è incarnato, si è fatto uomo, ha sofferto e risorse il terzo giorno, salì nei cieli, verrà per giudicare i vivi e i morti. Crediamo nello Spirito Santo. Ma quelli che dicono: Vi fu un tempo in cui egli non esisteva; e: prima che nascesse non era; e che non nacque da ciò che esisteva, o da un’altra ipostasi o sostanza che il Padre, o che affermano che il Figlio di Dio possa cambiare o mutare, questi la chiesa cattolica e apostolica li condanna. Scheda Nicea La cristologia: I grandi concili cristologici L’antefatto: • Nel 268 ad Antiochia è condannato Paolo di Samosata, esponente del monarchianismo adozionista • I suoi oppositori, vescovi di area siropalestinese, professano (per la prima volta) una dottrina cristologica del tipo logos/sarx (verbo/carne): – nell’uomo Gesù il logos divino esercita la funzione che in ogni uomo viene svolta dall’anima • Lo schema logos/sarx si diffonde rapidamente in area alessandrina: – accettato sia da Ario che da Atanasio, inizialmente non viene rilevato nella polemica. • gli ariani pongono in relazione il loro forte subordinazionismo di ambito Trinitario con la cristologia e riferiscono allo stesso Logos (essere divino, ma creato, inferiore al Padre e da lui dissimile per natura) le passioni attribuite a Cristo dal Vangelo La cristologia: i due schemi Logos-Sarx ATANASIO, Vescovo di Alessandria, (c.295-373) • Punto di partenza: Io 1,14: Il Logos divenne carne, non è entrato in un uomo • Interesse soteriologico: –Il Logos per la nostra salvezza amò l’uomo al punto di nascere in un corpo umano” • Assumendo la carne non diventa diverso, ma rimane lo stesso • Prese la carne o si plasmò un corpo nella vergine, ed in questo dimorò come in un Tempio, servendosene come di uno strumento (organon) • Il rapporto con il corpo non è casuale o accidentale: il Logos se ne appropria, è il suo stesso corpo • Il Logos è principio attivo in Gesù Cristo hegemonikon, soggetto di tutti i detti e le esperienze dei vangeli: –distinzione fra ciò che è proprio del Logos nel suo essere eterno e.. –ciò che gli è proprio come incarnato • alla natura carnale di Cristo vanno attribuite tutte le limitazioni, debolezze e passioni descritte nei vangeli • Non sembra che prima del concilio del 362 considerasse la presenza di un’anima razionale, comunque non le attribuiva alcuna funzione Logos-Anthropos EUSTAZIO, Vescovo di Antiochia (c. 324-337) • In Cristo distingueva una dualità di nature, usa l’espressione: L’uomo e il Dio • Il Logos dimora nell’umanità servendose come di un tempio, una casa, una tenda: –analogo al dimorare del Logos nei profeti ispirati – diverso in quanto inabitazione costante • Punto di incontro l’anima umana • L’incarnato può essere definito”un uomo che porta Dio” –Anthropos theophoros • Accetta la communicatio idiomatum alessandrina –la vergine partorì Dio: Theotokos • MA: –Attribuisce all’anima umana di Cristo (o alla sua mente razionale) le sofferenze (l’anima ne era il soggetto) –Quindi non comm. idiom.: Dio come agnello condotto al macello, Il logos morì sulla croce La cristologia: verso Calcedonia/3 Sinodo di Alessandria del 362 • • • Convocato per riunire il fronte antiariano che rischiava di dividersi sulle questioni cristologiche Si raggiunge il consenso sulla formula «Il signore non ebbe un corpo privo di anima, di sensibilità, di intelligenza» – oj sw~ma a[yucon, oujd’ajvnaisqhton, oujd’ajnovhton ei\cen (o soma apsychon, oud’anaistheton, oud’anoeton eichen) Era impossibile che essendo divenuto uomo per noi avesse un corpo anoeton, la salvezza non solo del corpo ma anche dell’anima si compì mediante il Logos stesso TUTTAVIA: – Il riconoscimento di un’anima umana sembra essere stato puramente formale, in quanto non le veniva attribuita alcuna reale funzione • • Il Logos, archetipo della mente o anima, si era unito alla propria carne Fu questo il senso in cui lo intese Apollinare di Laodicea (amico di Atanasio) La cristologia: Apollinare di Laodicea Avverte un pericolo nell’insegnamento di Eustazio e dopo di lui Diodoro di Tarso ecc., influenzato a suo avviso dalle idee di Paolo di Samosata (adozionista: un altro e un altro) • Protesta contro quanti confessano: – • non il Dio incarnato MA un uomo congiunto con Dio, due figli, uno di Dio e uno di Maria E’ guidato da un forte interesse soteriologico: – se in Cristo si separa il divino dall’umano, la redenzione dell’uomo è in pericolo • Contro ogni rischio di separazione nell’unico Cristo, afferma: – – Cristo non 2 ma 1: e{n, miva fuvsi" (hen mia fysis) schema logos/sarx rigoroso: • Cristo = Dio incarnato, qeoV" e{nsarko“ (Theos hensarkos), • Dio nato da Donna, unità assoluta di essere alla divinità fin dal concepimento: una sola natura composta di divinità impassibile e carne passibile miva fuvsi" tou~ qeou~ lovgou sesarcomevnh (mia physis tou theou logou sesarkomene) una sola natura del logos di Dio incarnata • il Logos prende il posto dell’anima umana in Cristo. Si assicura così una stretta unione nel composto teandrico: il Logos sostituì in Cristo la normale psicologia umana: – • L’assenza di una normale psicologia umana in Cristo: – – • • Nel Dio-uomo : l’energia divina adempie le funzioni dello spirito animatore (yuch~ - psukè) e della mente umana (nou~" nous). Il logos costituisce la vita unica del Dio uomo, che gli infonde energia vitale e movimento anche a livello puramente fisico e biologico escludeva la possibilità di due volontà e intelligenze contrastanti, contraddittorie in Cristo Assicurava l’essere senza peccato (impeccantia) del Salvatore Accetta e sfrutta a fondo la tipica communicatio idiomatum alessandrina, essendo Cristo una unità organica vitale è possibile un reale scambio di attributi Con l’eucarestia la natura divina viene impartita ai fedeli: partecipando all’alimento della carne deificata del redentore essi stessi vengono deificati La cristologia: verso la condanna di Apollinare • Laodicea, però non apparteneva all’area Alessandrina, essendo in Siria, e la tradizione asiatica (di cui Eustazio era erede) aveva sempre posto un accento particolare su una piena e completa umanità di Cristo • Gli Antiocheni reagirono immediatamente ed Apollinare venne condannato in una serie di Sinodi: • Nel 367 a Roma, concilio tenutosi sotto papa Damaso: “Et ubi erit, illud dictum Domini, venit filius Hominis salvare quod perierat totum? Id est in anima et in corpore, in sensu atque in tota substantia suae naturae. Si ergo totus homo perierat necesse fuit ut id quod perierat salvaretur.” (PL 13, 351-352) – Sinodo di Alessandria del 368, – di Antiochia del 369 – di COSTANTINOPOLI DEL 381 La cristologia: Costantinopoli (381) Simbolo Teodosio (imperatore) pose Apollinare sotto Censura della Res publica e mise fuori legge i suoi seguaci •L’accusa fodamentale: – virtuale docetismo: non vero uomo, ma solo apparenza umana • Gli assunti di partenza: – il rifiuto per una normale psicologia umana: • • • • faceva dell’umanità di Cristo qualcosa di mostruoso e l’unione così concepita dava origine ad un tertium quid urtava contro il dato evangelico minava la soteriologia Gregorio di Nazianzo (ep. 101,7) “Ciò che non è assunto non è sanato” Fu il nous di Adamo a violare il comandamento • Dall’esigenza di coniugare dato evangelico, presenza in Cristo di una psicologia umana e di una libera volontà umana finalizzata alla redenzione (e impeccantia) nasce la riflessione cristologica che animerà il dibattito successivo e vedrà una netta contrapposizione fra gli antiocheni, sostenitori dello schema logos-anthropos, e gli alessandrini, sostenitori dello schema logos-sarx. Gli schemi cristologici Costantinopoli (381) il SImbolo Scheda Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Crediamo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo Battesimo per Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. il perdono dei peccati. Il Can. 3 sancisce che spetta a Costantinopoli il II posto d’onore dopo Roma, in quanto nuova Roma il canone verrà rifiutato dal vescovo di Roma La cristologia: Antiochia ed Alessandria schemi cristologici a confronto Alessandrini – Cirillo (cfr. sch. 12-13) Antiocheni –Teodoro di Mopsuestia • • • Valorizza al massimo l’umanità assunta dal Logos divino e la sua capacità operativa Figlio di Dio e Figlio dell’uomo: soggetti correlati Terminologia dell’Homo Assumptus: – – • Si preoccupa di sottolineare e l’unione fra le componenti umana e divina: – – – • Il Logos divino assume in sé l’umanità inabita nel Tempio rappresentato dal corpo non si può parlare di 2 Signori e 2 figli le due nature sono unite in modo ineffabile ed eternamente indissolubile un solo prosopon L’unione viene soprattutto come: – – caratterizzata Sunapheia – congiunzione kat’eudokian – per compiacenza, condiscendeza (rivalità politica con Costantinopolit e gli antiocheni) •(Physis simile a hypostasis individuo concreto o esistente indipendentemente) •Rappresentante dello schema logos-sarx •pensava in termini di due fasi o momenti dell’esistenza del Logos • uno anteriore, l’altro posteriore all’incarnazione •Il logos • pur continuando ad esistere eternamente nella forma di Dio, vi aggiungeva di prendere la forma del servo •Sia prima che dopo l’incarnazione • rimaneva la stessa persona, immutata nella sua divinità essenziale •La natura o hypostasis che era il verbo divenne incarnata: miva fuvsi" tou~ qeou~ lovgou sesarcomevnh - una sola natura del logos di Dio incarnata •L’unione era definita henosis, unione ipostatica • essa era indissolubile, senza confusione né mutamento, Cristo: uno di due –eis ek duo-, il singolo, unico Cristo è di due nature diverse •Sfruttava a fondo la communicatio idiomatum Anatematismi La cristologia: NESTORIO • • • • Esponente della ctistologia antiochena Rifiuta per la Vergine il titolo di Theotokos (Madre di Dio) Preferisce parlare di Christotokos (=madre di Cristo, cioè Gesù nella sua unione con il Logos) Contro apollinaristi e ariani vuole: – – • salvaguardare l’integrità della natura umana di Cristo (=personalità completa, capace di libera iniziativa) mantenere accuratamente distinte le proprietà delle due nature e, di conseguenza, gli appellativi che ad esse si riferiscono Contro l’accusa di predicare due Cristi: – – ribadisce l’indivisibilità e unità di Cristo, il Logos incarnato unione= henosis ineffabile (come in Cirillo), MA SOPRATTUTTO – Sunapheia = congiunzione kat’eudokian – per compiacenza, condiscendeza (=come gli antiocheni) • Accetta la communicatio idiomatum, rifiutandone le implicazioni fondamentali: – – rifiuta di Parlare del Figlio di Dio che nasce da Maria e muore sulla croce preferisce parlare di Cristo che, in un solo propon congiunge le proprietà della natura umana e divina Nota Bene Dietro il dibattito teologico si agitano anche problemi di rivalità fra le sedi (cfr schede relative) La cristologia: la rivalità fra le sedi Problemi di geopolitica ecclesiastica dietro il dibattito teologico Canoni Conciliari relativi alle sedi episcopali Fonte: H. DENZINGER, Enchiridion Symbolorum, P. HÜNERMANN (a cura di), Bologna 1995 (versione on-line) • Concilio di Nicea (325) – – • VI. Della precedenza di alcune sedi, dell'impossibilità di essere ordinato vescovo senza il consenso del metropolita. In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute le antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria abbia autorità su tutte queste province; anche al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una simile autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano conservati alle chiese gli antichi privilegi. Inoltre sia chiaro che, se qualcuno è fatto vescovo senza il consenso del metropolita, questo grande sinodo stabilisce che costui non debba esser vescovo. Qualora poi due o tre, per questioni loro personali, dissentano dal voto ben meditato e conforme alle norme ecclesiastiche degli altri, prevalga l'opinione della maggioranza. Concilio di Costantinopoli (381) – – – (N.B. La fondazione di Costantinopoli, nuova Roma, è voluta da Costantino nel 324, il natale della città è posto tradizionalmente al 330. Alla morte dell’imp. nel 337, molti edifici sono ancora in costruzione) I. Che le decisioni di Nicea restino immutate; della scomunica degli eretici. La professione di fede dei trecentodiciotto santi Padri, raccolti a Nicea di Bitinia non deve essere abrogata, ma deve rimanere salda; si deve anatematizzare ogni eresia, specialmente quella degli Eunomiani o Anomei, degli Ariani o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sabelliani, dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi. I. Che le decisioni di Nicea restino immutate; della scomunica degli eretici. La professione di fede dei trecentodiciotto santi Padri, raccolti a Nicea di Bitinia non deve essere abrogata, ma deve rimanere salda; si deve anatematizzare ogni eresia, specialmente quella degli Eunomiani o Anomei, degli Ariani o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sabelliani, dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi. segue % La cristologia Problemi di geopolitica ecclesiastica dietro il dibattito teologico /2 • Concilio di Costantinopoli (381) /continua – – • II. Del buon ordinamento delle diocesi, e dei privilegi dovuti alle grandi città dell'Egitto, di Antiochia, di Costantinopoli; e del non dover un vescovo metter piede nella chiesa di un altro. I vescovi preposti ad una diocesi non si occupino delle chiese che sono fuori dei confini loro assegnati né le gettino nel disordine; ma, conforme ai canoni, il vescovo di Alessandria amministri solo ciò che riguarda l'Egitto, i vescovi dell'Oriente, solo l'oriente, salvi i privilegi della chiesa di Antiochia, contenuti nei canoni di Nicea; i vescovi della diocesi dell'Asia, amministrino solo l'Asia, quelli del Ponto, solo il Ponto, e quelli della Tracia, la Tracia. A meno che vengano chiamati, i vescovi non si rechino oltre i confini della propria diocesi, per qualche ordinazione e per qualche altro atto del loro ministero. Secondo le norme relative all'amministrazione delle diocesi, è chiaro che questioni riguardanti una provincia dovrà regolarle il sinodo della stessa provincia, secondo le direttive di Nicea. Quanto poi alle chiese di Dio fondate nelle regioni dei barbari, sarà bene che vengano governate secondo le consuetudini introdotte ai tempi dei nostri padri. III. Che dopo il vescovo di Roma, sia secondo quello di Costantinopoli. Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato d'onore dopo il vescovo di Roma, perché tale città è la nuova Roma. Concilio di Calcedonia, 451. – – XXVIII.Voto sui Privilegi della sede di Costantinopoli. Seguendo in tutto le disposizioni dei santi padri, preso atto del canone [III] or ora letto, dei 150 vescovi cari a Dio, che sotto Teodosio il Grande, di pia memoria, allora imperatore si riunirono nella città imperiale di Costantinopoli, nuova Roma, stabiliamo anche noi e decretiamo le stesse cose riguardo ai privilegi della stessa santissima chiesa di Costantinopoli, nuova Roma. Giustamente i padri concessero privilegi alla sede dell'antica Roma, perché la città era città imperiale. Per lo stesso motivo i 150 vescovi diletti da Dio concessero alla sede della santissima nuova Roma, onorata di avere l'imperatore e il senato, e che gode di privilegi uguali a quelli dell'antica città imperiale di Roma, eguali privilegi anche nel campo ecclesiastico e che fosse seconda dopo di quella. Di conseguenza, i soli metropoliti delle diocesi del Ponto, dell'Asia, della Tracia, ed inoltre i vescovi delle parti di queste diocesi poste in territorio barbaro saranno consacrati dalla sacratissima sede della santissima chiesa di Costantinopoli. E’ chiaro che ciascun metropolita delle diocesi sopraddette potrà, con i vescovi della sua provincia, ordinare i vescovi della sua provincia, come prescrivono i sacri canoni; e che i metropoliti delle diocesi che abbiamo sopra elencato, dovranno essere consacrati dall'arcivescovo di Costantinopoli, a condizione, naturalmente, che siano stati eletti con voti concordi, secondo l'uso, e presentati a lui. Il papa Leone Magno si opporà al Can. 28 e rifiuterà di sottoscriverlo La cristologia: verso Calcedonia Le fasi del conflitto • Cirillo: si mette in moto per far porre sotto accusa Nestorio – – • Concilio di Efeso del 431: – – – • – Fra gli orientali alcuni partigiani di Nestorio rifiutarono l’unione e diedero origine ad una chiesa nestoriana scismatica che ebbe successo soprattutto nelle zone interne della Siria sotto poste ai persiani e ancor oggi sopravvive in Mesopotamia (non avrebbe accettato neanche Calcedonia) Alcuni esponenti alessandrini estremisti non accettarono l’affermazione relativa alle due nature in Cristo Eutiche, un monaco partigiano di Cirillo, cominciò a professare un dottrina dichiaratamente monofisita: – • il concilio è interamente dominato da Cirillo e dai suoi suffraganei. Il gruppo degli antiocheni e degli orientali e praticamente estromesso dalle decisioni Si condanna Nestorio Editto di unione del 433 – • Papa Celestino riunisce a Roma un sinodo nel 430 in cui fa condannare Nestorio, ed incarica Cirillo di trasmettergli le decisioni Cirillo: esegue la notifica aggiungendovi gli ANATEMATISTI (in cui fra l’altro parla di henosis physike) (cfr. schede 12/13) fu condannato dal vescovo di Costantinopoli Flaviano in un sinodo locale nel 448 Flaviano: – • • Cristo non solo deriva da due nature ma esiste in due nature, unite in una sola ipostasi e in un solo prosopon Dioscoro, vescovo di Alessandria e successore di Cirillo, si erge a difensore di Eutiche Leone Magno, vescovo di Roma scrive una epistola dogmatica a Flaviano – (Tomus ad Flavianum: (cfr. schede 14/15) fotocopie): in Cristo due nature una persona • • Concilio di Efeso del 449 (latrocinium efesinum) Concilio di Calcedonia 451, fatto riunire dall’imperatrice) La cristologia: Leone e Calcedonia • • • Il “nestorianesimo” suona ad un orecchio “alessandrino” come l’aberrante ma logica conseguenza di una cristologia divisiva L’eresia di Eutiche, estremizzando le punte più avanzate del “monofisismo apparente” di Cirillo elimina ogni dualità da Cristo Leone Magno (cfr. Tomus ad Flavianum, sch. 14-15)sintetizza brillantemente gli elementi più significativi delle due correnti di pensiero: – coesistenza senza mescolanza né separazione delle 2 nature nell’unica persona di Cristo • da cui discende: – una dualità di operazioni Tomus – In relazione alla doppia operazione egli parla di una doppia volontà, perfettamente concorde nell’operare la salvezza, in quanto nel salvatore, mancando il peccato, manca qualsiasi opposizione di voleri • Questa impostazione cristologica fu sostanzialmente recepita dal Concilio Calcedonese, (cfr. schede 16/18) che curò di: Simbolo – trovare un giusto equilibrio fra duplicità di nature ed unità della persona – Sancì la doppia consustanzialità: • Consustanziale al Padre per quanto riguarda la divinità • Consustanziale all’uomo per quanto riguarda l’umanità La cristologia: Dopo Calcedonia Sia il Tomus Leonis che il calcedonese trovarono molta difficoltà a farsi accettare • • I teologi alessandrini ritennero che il concilio di Calcedonia, canonizzando il difisismo nestoriano, offendesse la memoria di Cirillo Calcedonia in realtà non aveva rigettato il pensiero di Cirillo, accogliendone anzi le istanze più siginificative in difesa dell’unità di persona – ne aveva però rifiutato le punte estreme • • era stato rifiutato il monofisismo reale di Eutiche che intendeva physis nel senso di ousia MA era stato accolto il monofisismo apparente di Cirillo che intenedeva physis similmente a prosopon Ciononostante le contestazioni furono molto e le chiese monofisite si distaccarono dal corpo della grande Chiesa – Per la sempre più frequente commistione fra questioni religiose e questioni politiche la ribellione al Calcedonese si congiunse con l’avversione per l’impero che voleva imporne le deliberazioni, al punto che i fedeli al concilio vennero chiamati Melkiti, cioè imperiali – L’adesione al monofisismo e la ribellione al Calcedonese favorirono le mire espansionistiche dei Persiani ed anche la conquista dell’Islam, • l’Egitto monofisita preferì i nuovi padroni di un’altra fede agli odiati melkiti La cristologia Dopo Calcedonia: le conseguenze • L’Occidente accettò pienamente i deliberati del Concilio – Calcedonia divenne stabilmente la pietra di confronto per l’ortodossia cristologica. – Il vescovo di Roma tuttavia si rifiutò di firmare a causa del canone 28 che proclamava la supremazia per l’Oriente di Costantinopoli • In Oriente Calcedonia segnò l’inizio di una nuova fase della controversia, – nonostante i decisi interventi del potere imperiale, i monofisiti non accettarono il simbolo di fede proposto dal Concilio • Soprattutto in Egitto e Siria (dove contavano diversi seguaci) si mantennero fermi nelle loro posizioni – La dottrina dell’unica natura (con ruolo egemone della componente divina) veniva avvertita come più confacente agli interessi soteriologici, » i fedeli infatti potevano così sentire la divinità più intima e vicina nella preghiera – La dottrina difisita, che era sembrata prevalere nell’impostazione cristologica emanata dal Concilio, lasciava comunque insoddisfatte alcune frange marginali, che avrebbero desiderato la riabilitazione di Nestorio – Componenti politiche ed etniche avrebbero poi aggravato lo stato di tensione SCHEDE TESTI Scheda 1 Daniele 7,13ss. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto. Scheda 2 Primo libro di Enoc, 37-71 “Il Figlio dell’uomo…Eletto… Giusto… Messia … fu scelto e nascosto innanzi a Dio prima che fosse creato il mondo… siederà sul trono della gloria e giudicherà Azazel e tutta la sua compagnia… giudicherà le azioni dei santi dall’alto dei cieli… tutto il male passerà dalla faccia della terra”. Testo 2 Scheda 3 Isaia 53 Il canto del servo sofferente di IHVH 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? e non aprì la sua bocca. 2 È cresciuto come un virgulto davanti a lui 8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; e come una radice in terra arida. chi si affligge per la sua sorte? Non ha apparenza né bellezza Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per attirare i nostri sguardi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. non splendore per provare in lui diletto. 9 Gli si diede sepoltura con gli empi, 3 Disprezzato e reietto dagli uomini, con il ricco fu il suo tumulo, uomo dei dolori che ben conosce il patire, sebbene non avesse commesso violenza come uno davanti al quale ci si copre la faccia, né vi fosse inganno nella sua bocca. era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. 10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. 4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, Quando offrirà se stesso in espiazione, si è addossato i nostri dolori vedrà una discendenza, vivrà a lungo, e noi lo giudicavamo castigato, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. percosso da Dio e umiliato. 11 Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce 5 Egli è stato trafitto per i nostri delitti, e si sazierà della sua conoscenza; schiacciato per le nostre iniquità. il giusto mio servo giustificherà molti, Il castigo che ci dá salvezza si è abbattuto su di lui; egli si addosserà la loro iniquità. per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, 6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, dei potenti egli farà bottino, ognuno di noi seguiva la sua strada; perché ha consegnato se stesso alla morte il Signore fece ricadere su di lui ed è stato annoverato fra gli empi, l’iniquità di noi tutti. mentre egli portava il peccato di molti 7 Maltrattato, si lasciò umiliare e intercedeva per i peccatori. e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, Torna Scheda 4 Il Figlio dell’uomo/1 Mc 13, 24-27 24 In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25 e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Torna Mc 14,60-65 60 Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? ”. 61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? ”. 62 Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”. 63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare? ”. Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65 Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: “Indovina”. I servi intanto lo percuotevano. Figlio dell’uomo /2 Mt 25,31-46 31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”. Mt 8,18-20 (cfr. Lc 9,58) 18 Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all’altra riva. 19 Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: “Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai”. 20 Gli rispose Gesù: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Scheda 5 Figlio dell’uomo /3 Luca 12, 8-10: 8 Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9 ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. 10 Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. Luca 17,24: 22 Disse ancora ai discepoli: “Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. 23 Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. 24 Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. 25 Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. Marco 8, 34-38: 34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36 Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37 E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Matteo 10,33: 32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Scheda 6 EBIONITI 1/2 Ireneo di Lione, Adversus Hareses I,26 (c. 180) : “Quelli che si chiamano ebioniti ammettono che il mondo è stato fatto da Dio, ma su quello che concerne il Signore pensano come Cerinto e Carpocrate; usano solo il vangelo di Matteo e rifiutano l’apostolo Paolo dicendo che è apostata della Legge. […] Si fanno circoncidere e conservano le consuetudini della legge e il modo di vivere dei Giudei”. Origene, Contra Celsum V,61 (c.248): “Vi è la duplice setta degli Ebioniti: gli uni confessano come noi che Gesù nacque da una vergine, gli altri che nacque non verginalmente ma come tutti gli uomini”. Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica III,27 (c. 310): “L’osservanza della legge mosaica era per loro di imprescindibile necessità, poiché secondo loro la sola fede in Cristo e la vita condotta conforme a questa fede non bastavano a salvare. Altri, che portavano il medesimo nome, mettevano anch’essi tutto lo zelo possibile nell’adempiere le prescrizioni della legge intesa in senso carnale. Giudicavano da rigettarsi le epistole di Paolo e chiamavano l’Apostolo apostata della legge: si servivano solo del vangelo detto degli Ebrei e degli altri facevano poco conto”. Scheda 7 EBIONITI 2/2 Epifanio, Panarion XXX,13 (c. 375): Ecco il principio del loro vangelo: “Al tempo di Erode, re di Giudea, Giovanni si presentò battezzando con il battesimo di penitenza nel fiume Giordano. Di lui si diceva che fosse della stirpe del sacerdote Aronne, in quanto figlio di Zaccaria e di Elisabetta. E tutti accorrevano da lui”. Quindi dopo aver riferito molte altre cose, continua: “Mentre era battezzato il popolo, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. E salito che fu dall'acqua, si aprirono i cieli, e Giovanni vide discendere ed entrare in lui lo Spirito Santo, in forma di colomba. Poi ci fu una voce dal cielo che disse: "Tu sei il mio figlio diletto. In te mi sono compiaciuto". Ed ancora: "Oggi ti ho generato". E il luogo fu subito irradiato da una grande luce. Quando Giovanni vide il fatto – racconta il vangelo- gli chiese: "Chi sei tu, Signore?". E di nuovo risuonò una voce dal cielo rivolta a lui: "Questo é il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto". Allora gli cadde innanzi e prese a dirgli: "Ti supplico, Signore, battezzami tu!". Ma egli lo distolse dicendogli: "Lascia! Conviene, infatti, che così si compia ogni cosa". Scheda 8 Cristologie gnostiche 1/2 Ipostasi degli arconti, scritto sethiano scoperto a Nag Hammadi Io dissi: “Signore, quanto tempo si dovrà attendere?”. Egli mi rispose: “Fino a quando il vero Uomo che è il Salvatore, si manifesti in una creatura. Lo Spirito della verità, che il Padre ha inviato loro, quello li istruirà su ogni cosa. Egli li ungerà con l’unguento della vita eterna, che gli fu dato dalla stirpe senza re. Allora essi getteranno lontano da sé il pensiero cieco e calpesteranno la morte delle potenze. Essi saliranno alla luce senza confini, dove abita questo seme. Allora le potenze abbandoneranno i tempi del loro dominio. I loro angeli piangeranno della loro rovina; i loro demoni deploreranno la loro morte. Allora tutti i figli della luce conosceranno davvero la verità e la loro radice, il Padre del tutto e lo Spirito Santo. Apocalissi di Giacomo (seconda), scritto valentiniano scoperto a Nag Hammadi Gesù era colui che non è stato visto dal creatore del cielo e della terra, essendo prima di lui. Egli era quegli che è la vita. Egli era la luce. Egli era quegli che sarà; di nuovo perfezionerà ciò che ha avuto inizio e darà inizio a ciò che verrà perfezionato. Egli era lo Spirito Santo e l’invisibile, che non è sceso giù sulla terra. Egli era la Vergine, e ciò che vuole, per mezzo suo succede. Io l’ho visto nudo, senza alcun vestito. Il suo beneplacito è per lui realtà Il trattato del grande Seth, scoperto a Nag Hammadi Cercai una casa corporea, scacciai colui che vi abitava prima e vi entrai. E la moltitudine degli arconti fu tutta presa da turbamento, e con essa tutta la materia degli arconti assieme alle potenze nate dalla terra, che cominciavano a tremare quando vedevano l’aspetto composito della mia immagine. Io ero in essa e non rassomigliavo affatto a colui che vi si trovava prima. Costui era un uomo di questo mondo. Io invece sono al di sopra dei cieli e non mi sono rifiutato nemmeno di essere il Cristo per loro, ma non mi sono manifestato a loro con l’amore che si effondeva da me. Ho mostrato la mia estraneità rispetto alle regioni inferiori. In tutto il mondo terreno vi era un gran tumulto, con confusione e precipitazione. Vi era anche il cordoglio degli arconti. Alcuni si erano convinti vedendo i miracoli che facevo. E quelli che fuggirono si unirono alla razza inferiore Scheda 8bis Cristologie gnostiche 2/2 Sophia di Gesù Cristo, scritto gnostico conservato in varie recensioni, due delle quali provenienti da Nag Hammadi Chiesero di nuovo i suoi discepoli: «Cristo, spiegaci chiaramente come dai non manifesti esistenti, dagli immortali si è scesi giù nel mondo mortale ». Il perfetto Salvatore rispose: «Il Figlio dell'Uomo convenne con Sophia, sua compagna, e si rivelò con una grande luce, maschio e femmina. La sua mascolinità è chiamata il Salvatore, produttore di ogni cosa; la sua femminilità è detta invece Sophia, genitrice universale, che alcuni chiamano Pistis. Chiunque viene al mondo lo ha inviato lui, come goccia, dalla luce al mondo dell'onnipotente, per custodirlo con il suo aiuto", Ma la catena del suo oblio lo ha cinto per la decisione di Sophia, perché questa circostanza si manifesti al mondo tutto, nella povertà a causa del suo orgoglio, della sua cecità e ignoranza,perché esso ha ricevuto nome. lo invece sono venuto dai luoghi celesti per volere della grande Luce. Sciolsi quella creatura, infransi l'opera del sepolcro di ladri. lo la destai perché quella goccia, inviata da Sophia, desse frutto abbondante per mezzo mio; perché si perfezionasse e non fosse perciò indigente, ma con il mio aiuto divenisse feconda. - lo sono il grande salvatore! - Perchè la sua gloria si manifestasse; perché anche Sophia fosse assolta da quella macchia; perché dunque i suoi figli non fossero indigenti, ma raggiungessero onore e gloria, salissero al Padre loro e conoscessero la via delle parole della luce. Voi siete stati inviati dal Figlio, mandato perché voi siate illuminati e vi allontaniate dall'oblio delle potenze e mai più dunque, per quanto riguarda voi, compaia la consuetudine immonda, procedente dal fuoco pauroso, uscita dalla loro carnalità. Voi calpesterete la sua prudenza» . Scheda 9 L’emanazionismo gnostico: i Valentiniani Scheda 10 Da Ireneo, Adv. Haer. 1,1-8 (I Valentiniani) Dicono che nelle altezze invisibili e incomprensibili c’è un Eone Perfetto Preesistente: lo chiamano anche Preprincipio e Prepadre e Abisso. Era invisibile e incomprensibile, eterno e ingenerato e stava in grande tranquillità e solitudine nei tempi infiniti. Stava insieme con lui anche il Pensiero, che chiamano anche Grazia e Silenzio. Una volta l’Abisso meditò di emanare da sé un Principio di tutte le cose, e depose a guisa di seme questa emanazione, che meditò di emanare, nel Silenzio che esisteva insieme con lui, come in una matrice. Essa, avendo accolto questo seme ed essendo diventata pregna, partorì Intelletto, simile e uguale a colui che aveva emanato, il solo che comprendesse la grandezza del Padre. Tale Intelletto chiamano anche Unigenito e Padre e Principio di tutte le cose. Con lui fu emanata Verità; ed è questa la prima e primigenia tetractys pitagorica, che chiamano anche radice di tutte le cose: ci sono infatti Abisso e Silenzio, poi Intelletto e Verità. L’Unigenito, comprendendo per qual motivo era stato emanato, emanò a sua volta Logos e Vita, Padre di tutti gli esseri che sarebbero esistiti dopo di lui, e principio e formazione di tutto il Pleroma. Dal Logos e dalla Vita sono stati emanati in sizigia Uomo e Chiesa: questa è l’Ogdoade primigenia, radice e sostanza di tutte le cose, chiamata da loro con quattro nomi, Abisso, Intelletto, Logos, Uomo, infatti ognuno di essi è androgino, così: per primo il Prepadre, è unito in sizigia col suo Pensiero, l’unigenito- cioè l’Intelletto – è unito con la Verità, il Logos con la Vita, l’Uomo con la Chiesa. Questi Eoni, emessi a gloria del Padre, volendo anche essi di per sé glorificare il Padre, emanano emanazioni in sizigia: il Logos e la Vita, dopo aver emanato l’Uomo e la Chiesa, ne emanano altri dieci, i cui nomi sono: Profondo e Mescolanza, Sempre Giovane e Unione, Autogenerato e Piacere, Immobile e Mistione, Unigenito e Beata. Tali i dieci Eoni che dicono emanati da Logos e Vita. A sua volta l’Uomo emana insieme con la Chiesa dodici Eoni ai quali son dati questi nomi: Paracleto e Fede, Paterno e Speranza, Materno e Carità, Sempre Pensante e Intelligenza, Ecclesiastico e Beatitudine, Desiderato e Sophia. Questi sono i trenta Eoni del loro errore, taciuti e non conosciuti. Questo è secondo loro il Pleroma invisibile e spirituale, diviso in tre parti: Ogdoade, Decade, Dodecade. Per questo dicono che il Salvatore (non lo vogliono chiamare Signore per trent’anni non ha fatto nulla di manifesto, volendo mostrare il mistero di questi Eoni. LA TRINITA’: Le prime “Regulae fidei” Probabilmente per reagire a quelli che venivano avvertiti come i primi attacchi alla fede ma anche per poter disporre di una sorta di “condensato della fede” da fornire ai battezzati vennero elaborate le “regulae fidei” Ireneo (130/140 – dopo 198) Dimostrazione della predicazione apostolica 6 Ecco la regola della nostra fede, il fondamento dell’edificio, e ciò che rende salda la nostra condotta: Dio Padre, increato, non circoscritto, invisibile, unico Dio, creatore dell’universo; è questo il primo articolo della nostra fede. Il secondo articolo è questo: Il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, Cristo Gesù nostro Signore, che si è manifestato ai profeti in forme diverse secondo il genere della loro profezia e secondo i disegni provvidenziali del Padre; per la cui opera è stata creata ogni cosa; che poi, alla fine dei tempi, s’è fatto uomo tra gli uomini per ricapitolare ogni cosa, s’è fatto visibile e tangibile, per distruggere la morte, rivelare la vita e operare l’unità tra Dio e gli uomini. Il terzo articolo è questo: Lo Spirito Santo, per mezzo del quale i profeti hanno profetato, i Padri hanno appreso la scienza di Dio, e i giusti sono stati guidati nella via della giustizia; che alla fine dei tempi è stato diffuso in modo nuovo sull’umanità, per far nuovo l’uomo su tutta la terra, e riportarlo a Dio. LA TRINITA’: Le prime “Regulae fidei” Tertulliano (metà II s.– dopo 220) Tertulliano, De praescriptione haereticorum, 13 Si chiama regola della fede – per far subito professione della dottrina che qui si difende – quella per cui si crede che vi è assolutamente un solo Dio, un unico creatore del mondo; il quale trasse l’universo dal nulla mediante il verbo suo, emesso prima d’ogni cosa; e che questo verbo, chiamato Figlio di lui, nel nome di Dio apparve in vario modo ai patriarchi, si fece udire sempre nei profeti, e infine, disceso per lo Spirito e la potenza di Dio Padre nella Vergine Maria, si fece carne nel suo seno e, nato da lei, fu Gesù il Cristo; il quale poi predicò la nuova legge e la promessa nuova del regno dei cieli; compì dei miracoli; fu crocifisso e il terzo giorno risuscitò; salito al cielo sedette alla destra del Padre; mandò, in propria vece, la potenza del Santo Spirito a dirigere i credenti; e tornerà in splendore per trarre i santi al godimento della vita eterna e delle promesse celesti, e per condannare gli empi al fuoco perpetuo, dopo aver compiuta degli uni e degli altri la resurrezione nella carne LA TRINITA’: Le prime “Regulae fidei” Simbolo Romano (simbolo del apostoli) Il simbolo Romano era in uso a Roma nella liturgia battesimale fra la fine del II e l’inizio del III s., probabilmente la versione più antica, in forma di domande rivolte al battezzando, si trova nella Tradizione Apostolica, mentre la più antica versione in forma dichiarativa viene riportata da Rufino nell’opera Expositio Symboli (spiegazione del credo) PS-Ippolito, Tradizione Apostolica (inizio IIIs.? Roma?) Rufino Expositio Symboli (credi in Dio Padre onnipotente?) credi in Cristo Gesù, Figlio di Dio, che è nato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine, e fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e morì e fu sepolto, e il terzo giorno risuscitò vivo dai morti, e ascese ai cieli e siede alla destra del Padre, verrà a giudicare i vivi e i morti? Credi nello Spirito Santo e la santa chiesa e la resurrezione della carne? Credo in Dio Padre onnipotente; e in Cristo suo unico Figlio, nostro Signore, Che nacque dallo Spirito Santo e da Maria vergine, che sotto Ponzio Pilato fu crocifisso e sepolto, Il terzo giorno è resuscitato dai morti, è salito al cielo, siede alla destra del Padre, Donde verrà a giudicare i vivi e i morti; e nello Spirito Santo; La santa Chiesa, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne Cirillo di Alessandria: i 12 anatematismi 1/2 1. Se qualcuno non confessa che l'Emmanuele è Dio nel vero senso della parola, e che perciò la santa Vergine è madre di Dio perché ha generato secondo la carne, il Verbo fatto carne (40), sia anatema. 2. Se qualcuno non confessa che il Verbo del Padre assunto in unità di sostanza l'umana carne, che egli è un solo Cristo con la propria carne, cioè lo stesso che è Dio e uomo insieme, sia anatema. 3. Se qualcuno divide nell'unico Cristo, dopo l'unione le due sostanze congiungendole con un semplice rapporto di dignità, cioè d'autorità, o di potenza, e non, piuttosto con un'unione naturale, sia anatema. 4. Se qualcuno attribuisce a due persone o a due sostanze le espressioni dei Vangeli e degli scritti degli apostoli, o dette dai santi sul Cristo, o da lui di se stesso, ed alcune le attribuisce a lui come uomo, considerato distinto dal Verbo di Dio, altre, invece, come convenienti a Dio, al solo Verbo di Dio Padre, sia anatema. 5. Se qualcuno osa dire che il Cristo è un uomo portatore di Dio, e non piuttosto Dio secondo verità, come Figlio unico per natura, inquantoché il verbo si fece carne (41) e partecipò a nostra somiglianza della carne e del sangue (42), sia anatema. 6. Se qualcuno dirà che il Verbo, nato da Dio Padre è Dio e Signore del Cristo, e non confessa, piuttosto, che esso è Dio e uomo insieme, inquantoché il Verbo si è fatto carne (43) secondo le Scritture, sia anatema. 7. Se qualcuno afferma che Gesù, come uomo, è stato mosso nel Suo agire dal Verbo di Dio, e che gli è stata attribuita la dignità di unigenito, come ad uno diverso da lui, sia anatema. Scheda 12 Cirillo di Alessandria: i 12 anatematismi 2/2 8. Se qualcuno osa dire che l'uomo assunto dev'essere con-adorato col Verbo di Dio, conglorificato e con-chiamato Dio come si fa di uno con un altro (infatti la particella con che accompagna sempre queste espressioni, fa pensare ciò), e non onora, piuttosto, con un'unica adorazione l'Emmanuele, e non gli attribuisce una unica lode, in quanto il Verbo si è fatto carne (44), sia anatema. 9. Se qualcuno dice che l'unico Signore Gesù Cristo è stato glorificato dallo Spirito, nel senso che egli si sarebbe servito della sua potenza come di una forza estranea, e che avrebbe ricevuto da lui di potere agire contro gli spiriti immondi, e di potere compiere le sue divine meraviglie in mezzo agli uomini, sia anatema. 10. La divina Scrittura dice che il Cristo è divenuto pontefice e apostolo della nostra confessione (45), e che si è offerto per noi in odore di soavità a Dio Padre (46). Perciò se qualcuno dice che è divenuto pontefice e apostolo nostro non lo stesso Verbo di Dio, quando si fece carne e uomo come noi, ma, quasi altro da lui, l'uomo nato dalla donna preso a sé; o anche se qualcuno dice che ha offerto il sacrificio anche per sé, e non, invece, solamente per noi (e, infatti, non poteva aver bisogno di sacrificio chi noia conobbe peccato), sia anatema. 11. Se qualcuno non confessa che la carne del Signore è vivificante e (che essa è la carne) propria dello stesso Verbo del Padre, (e sostiene, invece, che sia) di un altro, diverso da lui, e unito a lui solo per la sua dignità; o anche di uno che abbia ricevuto solo la divina abitazione; se, dunque, non confessa che sia vivificante, come abbiamo detto inquantoché divenne propria del Verbo, che può vivificare ogni cosa, sia anatema. 12. Se qualcuno non confessa che il Verbo di Dio ha sofferto nella carne, è stato crocifisso nella carne, ha assaporato la morte nella carne, ed è divenuto il primogenito dei morti (47), inquantoché, essendo Dio, è vita e dà la vita, sia anatema. Scheda 13 Leone Magno, Tomus Ad Flavianum 1/2 Che vi può essere infatti di peggio, che essere empio e non volersi sottomettere ai più saggi e ai più dotti? Cadono in questa stoltezza quelli che, quando incontrano qualche oscura difficoltà nella conoscenza della verità, non ricorrono alle testimonianze dei profeti, alle lettere degli apostoli o alle affermazioni dei Vangeli, ma a se stessi, e si fanno, quindi, maestri di errore proprio perché non hanno voluto essere discepoli della verità. Quale conoscenza può avere dalle pagine sacre del nuovo e dell'antico Testamento chi non sa comprendere neppure i primi elementi del Simbolo? Ciò che viene espresso in tutto il mondo dalla voce di tutti i battezzandi non è ancora compreso dal cuore di questo vecchio. Non sapendo perciò quello che dovrebbe pensare sulla incarnazione del Verbo di Dio, e non volendo applicarsi nel campo delle sacre scritture per attingervi luce per l'intelligenza, avrebbe almeno dovuto ascoltare con attenzione la comune e unanime confessione, con cui l'insieme dei fedeli professa di credere in Dio padre onnipotente, e in Gesù Cristo suo unico figlio, nostro signore, nato dallo Spirito santo e da Maria vergine: tre affermazioni da cui vengono distrutte le costruzioni di quasi tutti gli eretici. Se infatti si crede che Dio è onnipotente e padre, si dimostra con ciò che il Figlio è a lui coeterno, in nessuna cosa diverso dal Padre, perché è Dio nato da Dio, onnipotente da onnipotente, coeterno da eterno; e non è a lui posteriore nel tempo, inferiore per potenza, dissimile nella gloria, diverso per essenza. Questo eterno unigenito dell'eterno padre, inoltre, è nato dallo Spirito santo e da Maria vergine; e questa nascita nel tempo non ha tolto nulla, come nulla ha aggiunto, a quella divina ed eterna nascita, ma fu consacrata interamente alla redenzione dell'uomo, che era stato ingannato,- e a vincere la morte, e a distruggere col suo potere il diavolo, che aveva il dominio della morte (2). Noi non avremmo potuto vincere l'autore del peccato e della morte, se non avesse assunto e fatta sua la nostra natura colui che il peccato non avrebbe potuto contaminare e la morte avere in suo dominio. Egli infatti fu concepito dallo Spirito santo nel seno della vergine Madre, che lo diede alla luce nella sua integrità verginale, così come senza diminuzione della sua verginità l'aveva concepito. Se poi Eutiche, non era capace di attingere da questa purissima fonte della fede cristiana il genuino significato, perché aveva oscurato lo splendore di una verità così evidente con la propria cecità, avrebbe dovuto sottomettersi alla dottrina del Vangelo. Matteo dice: Libro della genealogia di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo (3). Egli avrebbe dovuto consultare anche l'insegnamento della predicazione apostolica; e leggendo nella lettera ai Romani: …… (segue una lunga serie di citazioni scritturistiche) Scheda 14 Leone Magno, Tomus Ad Flavianum 2/2 (…) Salva quindi la proprietà di ciascuna delle due nature, che concorsero a formare una sola persona, la maestà si rivestì di umiltà, la forza di debolezza, l'eternità di ciò che è mortale; e per poter annullare il debito della nostra condizione, una natura inviolabile si unì ad una natura capace di soffrire; e perché, proprio come esigeva la nostra condizione, un identico mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (12) potesse morire secondo una natura, non potesse morire secondo l'altra. Nella completa e perfetta natura di vero uomo, quindi, è nato il vero Dio, completo nelle sue facoltà, completo nelle nostre. Quando diciamo "nostre", intendiamo quelle facoltà che il creatore mise. in noi da principio, e che ha assunto per restaurarle. Quegli elementi, infatti, che l'ingannatore introdusse, e che l'uomo, ingannato, accettò, non lasciarono alcuna traccia nel Salvatore. Né perché volle partecipare a tutte le umane miserie, fu anche partecipe dei nostri peccati. Egli prese la forma di servo (13) senza la macchia del peccato, elevando ciò che era umano, senza abbassare ciò che era divino; perché quell'abbassamento per cui egli da invisibile si fece visibile, e, pur essendo creatore e signore di tutte le cose, volle essere dei mortali, fu condiscendenza della misericordia non mancanza di potenza. Perciò chi rimanendo nella forma di Dio fece l'uomo, si fece uomo nella forma di servo. Ciascuna natura, infatti, conserva senza difetto ciò che le è proprio. E come la natura divina non sopprime quella di servo, così la natura di servo non porta alcun pregiudizio a quella divina. Il diavolo, infatti, si gloriava che l'uomo, ingannato dalla sua frode, aveva perduto i doni divini; che era stato spogliato della dote dell'immortalità ed era andato incontro ad una dura sentenza di morte; che, quindi, egli, il diavolo, nei suoi mali aveva trovato un certo conforto nella comune sorte del prevaricatore; e che anche Dio, secondo la esigenze della giustizia verso l'uomo (quell'uomo che aveva innalzato a tanto onore, creandolo) aveva dovuto mutare il suo disegno. Fu necessario, allora, che, nell'economia del suo segreto consiglio, Dio, che è immutabile, e la cui volontà non può esser privata della stia innata bontà, completasse per così dire il primitivo disegno della sua benevolenza verso di noi con un misterioso e più profondo piano divino, e così l'uomo, spinto alla colpa dall'inganno della malvagità diabolica, non perisse contro il disegno di Dio. Scheda 15 Simbolo del Concilio di Calcedonia a. 451. ACO II,1,2, 129-130 1/3 Scheda 16 Simbolo del Concilio di Calcedonia a. 451. ACO II,1,2, 129-130 2/3 Scheda 17 Simbolo del Concilio di Calcedonia a. 451. ACO II,1,2, 129-130 3/3 Scheda 18